Minosse, il giudice infernale

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Minosse, il giudice infernale
Dante Alighieri
Minosse (Inferno, vv. 1-24)
All’inizio del quinto canto dell’Inferno, Dante descrive Minosse, il mostruoso giudice infernale. Minosse si
trova all’ingresso (ne l’intrata) del secondo cerchio, dove giudica le anime dei dannati (essamina le colpe),
attorcigliando la sua coda attorno al corpo tante volte quanti sono i cerchi che l’anima dovrà scendere per
giungere al luogo della sua pena (giudica e manda secondo ch’avvinghia; cignesi con la coda tante volte /
quantunque gradi vuol che giù sia messa).
Al vedere Dante, unico vivo in mezzo alle anime dei morti, Minosse interrompe la sua importante opera
(lasciando l’atto di cotanto offizio) e si rivolge al poeta, per ammonirlo circa i rischi del viaggio che ha
intrapreso (guarda com’entri e di cui tu ti fide; / non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!). Gli risponde Virgilio, che
utilizzando le stesse parole già rivolte a Caronte, ammonisce il giudice infernale a non ostacolare un viaggio
voluto dal cielo (vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare).
Così discesi del cerchio primaio
giù nel secondo, che men loco cinghia
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e tanto più dolor, che punge a guaio.
Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l’intrata;
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giudica e manda secondo ch’avvinghia.
Dico che quando l’anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa:
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e quel conoscitor de le peccata
vede qual loco d’inferno è da essa;
Così scesi dal primo cerchio [dell’Inferno] al
secondo, che abbraccia meno spazio [perché è
più piccolo] ma contiene molto più dolore che
spinge i dannati a lamentarsi [perché
scendendo di cerchio in cerchio aumenta la
gravità del peccato].
Qui si trova Minosse, terrificante, ringhiando:
esamina le colpe [delle anime dei peccatori]
all’ingresso del cerchio; le giudica e le manda
al luogo della loro pena indicando il cerchio
infernale avvolgendo la coda intorno al corpo.
Sto dicendo che quando l’anima dannata si
presenta davanti a Minosse, confessa tutti i
suoi peccati: e quel giudice che conosce i
peccati vede quale sia il luogo dell’inferno
giusto per lei; [allora] si cinge con la coda tante
volte quanti sono i cerchi che l’anima dovrà
scendere.
cignesi con la coda tante volte
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quantunque gradi vuol che giù sia messa.
Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:
vanno a vicenda ciascuna al giudizio,
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dicono e odono e poi son giù volte.
«O tu che vieni al doloroso ospizio»,
disse Minòs a me quando mi vide,
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lasciando l’atto di cotanto offizio,
«guarda com’entri e di cui tu ti fide;
Davanti a lui [Minosse] ci sono sempre molte
anime: una alla volta si presentano per essere
giudicate, dicono [i loro peccati], ascoltanto [il
giudizio] e sono fatte precipitare [verso il
cerchio in cui saranno eternamente punite].
«O tu che vieni al luogo della sofferenza», mi
disse Minosse quando mi vide, abbandonando
il suo importante compito, «fai attenzione a
come entri e a di chi ti fidi [cioè Virgilio]; non ti
illuda la grandezza dell’entrata [cioè la facilità
di entrare nell’Inferno]!».
non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!».
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E ’l duca mio a lui: «Perché pur gride?
Non impedir lo suo fatale andare:
vuolsi così colà dove si puote
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ciò che si vuole, e più non dimandare».
E la mia guida [Virgilio] gli rispose: «Perché
continui a gridare? Non impedire il suo
viaggio voluto dal destino [fatale andare]: si
vuole così là dove si può fare ciò che si
desidera [ovvero in Paradiso], e non chiedere
altro».
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