Un milione di euro in meno alle organizzazioni primarie

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Un milione di euro in meno alle organizzazioni primarie
REGIONE
Ripartiti i fondi della legge di tutela 38/01 per l’anno 2014
Un milione di euro in meno
alle organizzazioni primarie slovene
Il taglio si aggiunge a quello operato dalla Repubblica di Slovenia
N
el 2014 la Regione Friuli Venezia Giulia assegnerà
alla comunità slovena in Italia un importo complessivo pari a 5.441.407 euro, dei quali 4.465.000 alle
organizzazioni primarie, 101.407 euro alle iniziative rivolte alla valorizzazione del patrimonio storico e 500 mila euro
alle cosiddette organizzazioni slovene minori. Le organizzazioni slovene più rappresentative, l’Unione culturale economica slovena-Skgz e la Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso riceveranno 150 mila euro ciascuna.
Per gli interessi sui vecchi debiti, il Teatro stabile sloveno
di Trieste-Ssg ha ricevuto 75 mila euro e l’associazione Bor
per lo stadio 1° maggio un contributo straordinario di 50
mila euro.
Questo è in cifre l’esito della recente riunione, che ha avuto
luogo venerdì 6 giugno presso la sede della Regione a
Trieste, tra la Commissione consultiva regionale e l’assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti.
Quest’anno le organizzazioni primarie slovene hanno subito un taglio di un milione sui contributi ricevuti rispetto allo
scorso anno. Se a questo si aggiunge il taglio del 20% sui
contributi stanziati dal governo sloveno il quadro della situazione si complica ulteriormente e grava, non di poco, sull’attività delle istituzioni slovene.
Aggiungiamo che la cooperativa Most, che pubblica il quindicinale di ispirazione cattolica “Dom” e il bollettino d’informazione sulla minoranza slovena “Slovit”, ha subito un taglio
di 54.060 euro, pari a più di un terzo dei contributi percepiti nel 2013. Dato questo inaccettabile, se consideriamo
che nessun’altra istituzione slovena è stata penalizzata in
tale misura.
Nel corso dell’incontro Torrenti ha sottolineato quanto la
Regione apprezzi l’operato di tutte le istituzioni e organizzazioni slovene, che ha esortato a unire le forze e ha invitato la minoranza a puntare su priorità e qualità.
La commissione regionale consultiva sta già programmando
il prossimo incontro finalizzato alla ridefinizione dell’intero
sistema finanziario per l’anno 2015.
(Dom, 15. 6. 2014)
TRIESTE-TRST
Torrenti soddisfatto per l’ok della Giunta
È stata espressa soddisfazione dall'assessore regionale alla
Cultura, Gianni Torrenti, per l'ok dato dalla Giunta del Friuli
Venezia Giulia alla delibera riguardante il riparto dei fondi
2014 a favore della minoranza slovena.
Oggi (venerdì 13 giugno) è stata confermata la suddivisione
che è stata approvata la scorsa settimana all'unanimità dalla
Commissione regionale consultiva per la minoranza linguistica. Le risorse, provenienti dallo Stato, verranno quin-
di quest'anno distribuite dalla Regione agli enti e alle organizzazioni della minoranza «in base a criteri di continuità,
ma anche d'innovazione rispetto al passato», ha commentato l'assessore Torrenti e ha aggiunto che la Regione
«si è attivata per far fare un passo indietro alla Repubblica
di Slovenia, che ha deciso quest'anno di ridurre significativamente le risorse a favore della comunità slovena in Friuli
Venezia Giulia».
L'assessore Torrenti si è soffermato anche sulla necessità
di inserire già il prossimo anno altri elementi «coraggiosi
e innovativi» nel sistema di riparto dei contributi: gli enti della
comunità linguistica dovrebbero proseguire anche sulla strada di una maggiore razionalizzazione dei costi. Infine
Torrenti ha menzionato l'intenzione della Giunta regionale di assegnare anche, con l'assestamento di Bilancio,
«delle risorse per supportare alcune piccole criticità presenti tra gli enti e le organizzazioni della comunità linguistica slovena».
Arc/Mch
(www.regione.fvg.it)
TRIESTE-TRST
Penalizzata soprattutto
la componente moderata
La denuncia della Confederazione delle organizzazioni
slovene-Sso
Le novità della proposta di legge sulla distribuzione dei
finanziamenti alle organizzazioni degli sloveni in Italia dell’assessore alla cultura, Gianni Torrenti, e confermate dalla
Commissione consultiva per gli sloveni, hanno penalizzato soprattutto le organizzazioni che lavorano nell’ambito
dello Sso, in primo piano la scuola di musica “Emil Komel”
e la cooperativa “Goriœka Mohorjeva”. Lo Sso rivela, oltretutto, che anche la composizione della commissione non
è equilibrata. Questi i contenuti della riunione del direttivo
dello Sso, tenutosi mercoledì (11 giugno, ndt.) nella sede
di Trieste e dedicata soprattutto alla distribuzione dei finanziamenti.
Come è scritto nel comunicato stampa, i tre rappresentanti
dello Sso, durante la riunione della commissione, hanno
votato a favore della proposta solamente grazie alla promessa di Torrenti di garantire i finanziamenti che limiteranno
un ulteriore taglio rispetto a quello che le organizzazioni
slovene hanno già subito durante l’assegnamento dei finanziamenti della Slovenia per il 2014. Si è parlato anche del
disequilibro all’interno della commissione. Lo Sso si chiede se abbia senso che i commissari che rappresentano gli
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amministratori e l’istruzione possano in una certa misura,
tramite preaccordi, intervenire nei contenuti che riguardano le organizzazioni slovene e le associazioni.
Il presidente Drago Œtoka ha parlato anche di tutte le proteste dei membri dello Sso, soprattutto dell’“Emil Komel”
e della “Goriœka Mohorjeva”, che edita il “Novi Glas”, che
si interrogano sul loro futuro e considerano il pericolo che
dopo decenni di intensa attività possa finire la loro importante missione per la comunità nazionale slovena. Sono
state presentate anche delle alternative intermedie, proposte durante la riunione della commissione dai membri
dello Sso, che non sono state prese in considerazione.
Bisogna sottolineare che il Novi glas è uno dei rari, se non
l’unico esempio di una tanto celebrata e cercata unione,
visto che è nato nel 1996 dall’unione del “Katoliœki glas” e
del “Novi list”, si legge ancora nel comunicato.
Durante la discussione, i membri del direttivo hanno parlato anche dell’aumento dei finanziamenti per il Primorski
dnevnik (quotidiano sloveno di Trieste, ndt.) e l’Unione dei
circoli sportivi sloveni-Zsœdi. Lo Sso è d’accordo sul fatto
che il quotidiano sia di importanza fondamentale per la
comunità slovena in Fvg, come anche che le associazioni e le organizzazioni sportive meritino un maggior sostegno. Si chiede, tuttavia, se sia davvero urgente l’aumento dei contributi che ha cambiato, di fatto, il criterio di suddivisione dei finanziamenti e ha sproporzionatamente diminuito i contributi alle altre organizzazioni, soprattutto ai membri dello Sso. La Confederazione esprime preoccupazione per il fatto che i prossimi passi, nell’ambito di una necessaria riforma dei finanziamenti delle organizzazioni slovene, possano essere fatti in questo senso, visto che la pluralità, che spesso si sottolinea debba essere la base della
nostra società, dovrebbe esserci anche nella società civile della comunità nazionale slovena in Fvg.
Il presidente Œtoka ha anche parlato del suo incontro con
il nuovo sindaco di Malborghetto, Boris Preschern, sulla
necessità di mantenere i corsi di lingua slovena, cosa di
cui si deve occupare l’amministrazione regionale, visto che
la varietà linguistiche della Val Canale è una ricchezza storica e culturale.
(Primorski dnevnik, 15. 6. 2014)
TRIESTE-TRST
Diminuzione del 23% dei contributi
stanziati dalla Slovenia
La Slovenia deve confermare i contributi agli sloveni in Italia
e, quindi, cancellare l’abbassamento dei finanziamenti deciso dal governo Bratuœek. Questo ha detto, a margine della
riunione (di venerdì 13 giugno) della Giunta regionale del
Fvg, che ha assegnato i finanziamenti per il 2014 alle istituzioni e organizzazioni slovene, l’assessore regionale alla
Cultura, Gianni Torrenti. Sulle conseguenze negative dell’abbassamento dei contributi dalla Slovenia, a suo tempo,
aveva messo in guardia anche la presidente del Fvg,
Debora Serracchiani. Del tutto invano.
Nel 2013 la Repubblica di Slovenia aveva dato alle istituzioni e associazioni slovene oltreconfine 6.780.162 euro
che sono stati così suddivisi: 3.318.650 euro (48,95%)
all’Italia, 2.664.400 euro (39,30%) all’Austria, 498.600 euro
(7,35%) all’Ungheria e 298.512 (4,40%) alla Croazia. Nel
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2014, invece, la Slovenia ha assegnato alle istituzioni e
associazioni slovene oltreconfine 5.554.580 euro, così suddivise: all’Italia 2.557.580 euro (44,29%), all’Austria
2.368.600 euro (41,02%), all’Ungheria 598.100 euro
(10,36%) e alla Croazia 250.300 euro (4,33%).
Da ciò si deduce che il taglio complessivo per le organizzazioni slovene d’oltreconfine tra il 2013 e il 2014 è stato
di poco meno del 15% (esattamente del 14,83%). È preoccupante, però, che questa riduzione riguardi soprattutto le
organizzazioni della minoranza slovena in Italia, piuttosto
che quelle degli altri Stati. Le organizzazioni e le istituzioni slovene in Italia nel 2014 hanno ottenuto il 23% in meno
rispetto all’anno precedente, mentre la riduzione dei finanziamenti per la minoranza slovena in Croazia è stata del
16%, in Austria dell’11%. In Ungheria, invece, hanno preso
il 20% in più dell’anno precedente.
(Primorski dnevnik, 15.6.2014)
IL COMMENTO
Storia dei contributi alla minoranza slovena
All’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, la legge per
le aree di confine (della quale il principale promotore è stato
il senatore Stojan Speti@) pose le fondamenta per il finanziamento sistematico statale delle istituzioni slovene. Il
Consiglio regionale evidenziò quali prime cosiddette istituzioni primarie il Teatro stabile sloveno-Ssg, la scuola di
musica Glasbena matica, la Biblioteca nazionale e degli
studi-Nœk e l’Istituto di ricerche sloveno-Slori. L’allora presidente del Friuli Venezia Giulia, Adriano Biasutti, nel corso
di una seduta del Consiglio regionale aveva chiesto a gran
voce all’allora consigliere regionale Bojan Brezigar di cosa
si occupasse in realtà lo Slori. Brezigar fu convincente e
lo Slori diventò la quarta istituzione primaria slovena.
Da allora sono trascorsi 25 anni e le istituzioni slovene primarie, che ricevono annualmente il contributo della
Regione, sono salite nel frattempo a 21, e non sono poche.
Questo da una parte denota la pluralità, la ramificazione
e l’operosità della minoranza slovena; dall’altra, invece, evidenzia la sua grande frammentarietà, che non è di natura geografica. Il numero delle istituzioni primarie è cresciuto
di anno in anno. Nel corso degli anni dall’elenco è stata
esclusa solo l’Unione dei cori parrocchiali, che l’ha vissuto come un torto. Comprensibile, dal momento che i criteri per l’inserimento nell’elenco erano condizionati dalla politica (partiti e società civile slovena) e non dall’amministrazione pubblica.
L’elenco delle istituzioni primarie subì una crescita esponenziale all’epoca dell’amministrazione regionale Illy
(2003-2008). Allora anche i quadri dirigenti nella minoranza
slovena lo consideravano un sistema valido, che garantiva alle organizzazioni slovene una solida base finanziaria.
L’allora presidente della Regione, Riccardo Illy, non si immischiò nella questione; le decisioni venivano assunte dall’allora assessore alla Cultura, Roberto Antonaz, il cui punto
di riferimento principale erano gli sloveni. Un sistema corretto e utile, ma anche miope a giudicare con gli occhi di
oggi. La crisi economica era lontana, la Slovenia era nel
fior fiore della sua crescita e anche le condizioni politiche
nella minoranza erano diverse (di gran lunga migliori) dalle
attuali. Dopo 25 anni ci troviamo in una situazione che non
avremmo voluto. La crisi economica e l’instabilità politica
all’interno della minoranza, nell’ambito della quale ha preso
il sopravvento un clima di sfiducia, hanno condotto la questione dei contributi in un vicolo cieco. Per fortuna, in un
momento chiave l’assessore regionale alla Cultura, Gianni
Torrenti, ha deciso in autonomia a favore di chi in questo
momento ha maggiore bisogno di sostegno. Peccato per
la minoranza, che si è “nascosta” dietro il consenso unanime della Commissione regionale consultiva.
Sandor Tence
(Primorski dnevnik, 14. 6. 2014)
L’OPINIONE
Nella Slavia lo Stato riconosce
la minoranza slovena
Quando 35 anni fa stavo lavorando alla mia tesi di laurea
su «Problemi di identificazione in bambini sloveni in provincia di Udine», erano gli anni seguenti al trattato di Osimo
(1975), che, tra l’altro, rendeva definitive la frontiere tra
l’Italia e la Jugoslavia e Andreotti aveva da poco istituito
la Commissione Cassandro col compito di affrontare finalmente i problemi della minoranza linguistica slovena.
Il fatto che la prof.ssa Crucil, preside delle medie di S.
Leonardo, mi proibisse tassativamente di fare qualsiasi
indagine in ambito scolastico sulla problematica linguistica locale mi sconcertò. «Qui non ci sono sloveni!» fu la lapidaria risposta.
Oggi è cambiato qualcosa? Sì, molto, in meglio e in peggio. Ed il peggio si vede soprattutto nelle aule scolastiche
contando il numero degli alunni, sintomo di un malessere
esistenziale che, di questo passo, porta all’estinzione.
Siamo ridotti a poco più di 5000 abitanti.
Vedo l’insensatezza della divisione della comunità valligiana, parte della quale storicamente, socialmente, politicamente – scusatemi – piscia controvento, con le inevitabili conseguenze. Ho citato Osimo e Cassandro, per ricordare che, passando per mille diatribe, l’Italia ha capito, solo
alla fine secolo scorso, neanche 15 anni fa, che non poteva non riconoscere legalmente le comunità slovena al suo
confine orientale. Ci sono le leggi 482 del 1999 e la 38 del
2001. Non vanno bene? Può darsi, ma meglio che niente; almeno queste ci sono ed è da stupidi non usarne i pochi
benefici.
Oggi pare si sia ricompattato il fronte contrario all’identità
slovena della Slavia. È un bene? Potrebbe anche esserlo, se, finalmente, i responsabili del bene comune affrontassero seriamente e responsabilmente il problema.
Emblematico mi pare il fatterello capitato in Regione al consigliere Sibau Giuseppe di San Leonardo. Aveva chiesto
di giurare nella lingua (?) locale (il nediœko? Il re@ansko?);
non gli è stato concesso; non per cattiveria di qualcuno;
semplicemente perché non è lingua riconosciuta dallo Stato
italiano. Lo sloveno, sì! Si vuole sviluppare e potenziare le
particolari parlate locali? Perché no. E previsto specificamente da una legge regionale, ma, si badi bene, ciò è possibile in quanto «varianti» della lingua slovena. La logica
sta tutta qui. Per questo è veramente incomprensibile l’atteggiamento autolesionista del rifiuto dell’etichetta di «sloveno» che, comunque qualche positività ce l’ha. Ormai è
scoperto il gioco subdolo che vuol confondere appartenenza
nazionale e appartenenza ad uno Stato. Giocare la sorte
delle nostre valli su questo banale equivoco dimostra igno-
ranza e insensatezza; è ovvio che dichiararsi sloveni non
ha nulla a che fare con l’appartenenza alla Slovenia. È una
questione giuridica. Mi piacerebbe che i nostri nuovi eletti, o rieletti, riflettessero su queste evidenze: siamo cittadini italiani dal 1866, come cittadini che trattamento abbiamo avuto? Lo si è visto. Da una decina d’anni lo Stato riconosce la nostra specialità di minoranza e ci garantisce per
legge un certo credito. Che senso ha la lotta fratricida contro la parte della nostra comunità che riesce ad accedere
a qualche beneficio? Questa è la carrozza su cui salire tutti
insieme, perché per ora non ce ne sono altre. Per cinque
anni la responsabilità è nelle mani di sette sindaci. Saranno
capaci di salvare il salvabile se riusciranno a guarire – e
far guarire la nostra gente – dall’atavica dissociazione identitaria collettiva.
Riccardo Ruttar
(Dom, 15. 6. 2014)
TRIESTE-TRST
Comitato paritetico, la Regione
ha nominato sei membri
Mancano solo i nomi del Governo
La Regione Fvg ha recentemente nominato sei membri del
Comitato istituzionale paritetico per la minoranza slovena.
Si tratta di Peter Mo@nik e Damjan Terpin (nominativi proposti dalla Confederazione delle organizzazioni sloveneSso) nonché Jole Namor e Livio Semoli@ (proposti
dall’Unione culturale economica slovena-Skgz), mentre la
Regione ha nominato Patrizia Vascotto e Franco Miccoli.
In base alla legge di tutela due membri ciascuno devono
essere proposti dalle due organizzazioni slovene più rappresentative, Skgz e Sso, e due vengono scelti autonomamente dalla Regione. La Skgz ha confermato i membri
che finora hanno fatto parte del Comitato, Semoli@ e Namor,
la quale dopo le dimissioni di Bojan Brezigar è subentrata alla presidenza del Comitato; la Sso ha optato, invece,
per Terpin e Mo@nik, in sostituzione di Ivo Jevnikar e
Damjan Paulin. Patrizia Vascotto è una nota operatrice culturale a Trieste (per lungo tempo ha presieduto il Gruppo
85), mentre il goriziano Miccoli è stato, a suo tempo, consigliere comunale di centrosinistra.
Finora sono sedici i membri nominati del nuovo Comitato
istituzionale paritetico. Dall’assemblea dei rappresentati sloveni eletti nel territorio di tutela sono stati nominati: Fabrizio
Dorbolò (Udine), Marco Jarc (Gorizia) e Stefano Ukmar
(Trieste), che sono subentrati rispettivamente a Davide
Clodig, Mario Lavren@i@ e Andrej Berdon.
Sono sette i componenti nominati dal Consiglio regionale:
Nives Cossutta, Julijan #avdek, Aron Coceancig, Giuseppe
Marinig, Sabrina Morena, Mario Minetto e Fulvio Tamaro.
Dei precedenti membri è stata confermata solo Nives
Cossutta.
Per completare la rosa dei venti nuovi membri del
Comitato paritetico mancano ancora quattro nominativi, che
devono essere nominati dal governo di Matteo Renzi. I rappresentanti del governo hanno una certa voce in capitolo,
mentre il presidente e il vicepresidente vengono eletti dal
Comitato.
S. T.
(Primorski dnevnik, 5. 6. 2014)
SLOVIIT N° 6 del 30/6/14 pag. 3
L'INTERVISTA
A colloquio con Cristiano Shaurli, capogruppo del Pd in Consiglio regionale
«Sulle lingue tutti i partiti devono fare
un coraggioso salto culturale»
Il Friuli Venezia Giulia ha aderito al «Network to promote linguistic diversity
I
l Friuli Venezia Gilia è entrato nella rete europea delle
minoranze linguistiche «Network to promote linguistic
diversity» (Npdl). Cosa significa questa adesione? Lo
abbiamo chiesto a Cristiano Shaurli, capogruppo del Pd in
Consiglio regionale, che a Leeuwarden (Olanda) ha partecipato all’assemblea in cui la nostra Regione è stata accolta nella realtà europea più dinamica e avanzata nella promozione delle lingue diverse da quelle maggioritarie negli
Stati.
«Si tratta di un importantissimo segnale sia dal punto di
vista politico, sia sotto il profilo pratico – ha risposto Shaurli
–. Per una volta mi sembra più importante l’aspetto politico, anche perché c’è da chiedersi come mai una Regione
come la nostra, crocevia delle tre più grandi culture europee, non abbia mai pensato di valorizzare la propria collocazione geografica nonché il proprio patrimonio identitario e linguistico anche attraverso queste reti europee, che
rendono le minoranze parte attiva dell’Europa».
Il dato pratico, invece, qual è?
«Stiamo parlando di un organismo con membri assolutamente autorevoli. Paesi Baschi, Catalogna, Galizia,
Scozia, Galles, Frisia… sono realtà molto importanti, che
attraverso questa rete riescono a trovare canali di finanziamento europeo per valorizzare le proprie identità. Mi ha
colpito il fatto che Leeuwarden, la città dove ci siamo riuniti, capoluogo della Frisia, 80 mila abitanti, molto più piccola di Udine, è capitale europea della cultura 2018, proprio grazie al tema delle minoranze».
Sei anni fa l’allora presidente regionale Renzo Tondo aveva
lanciato l’idea di Udine centro delle minoranze linguistiche
europee. Non se n’è fatto niente. Perché?
«Tondo aveva annunciato l’impegno di portare qui la sede
dell’Agenzia europea per le lingue minoritarie. L’ambizione
era ed è legittima, ma non è possibile pensare di raggiungere l’obiettivo senza discuterne con catalani, baschi,
bretoni… In cinque anni non è stato fatto niente in quella
direzione. Entrare nel Npdl è finalmente un atto concreto
e quindi possiamo riproporre l’ambizione».
In Spagna la repressione franchista delle minoranze linguistiche è stata terribile. Ma in un paio di decenni si è recuperato molto, mentre da noi il processo di assimilazione
non si è mai davvero invertito…
«A Leeuwarden ho sentito direttamente l’intervento del
responsabile linguistico dei Paesi Baschi. Vent’anni fa parlava in euskera, in basco, il 20 per cento della popolazione, mentre ora sono al 44 per cento e la crescita è dovuta tutta ai giovani. La sfida sta, dunque, nell’insegnamento bilingue nelle scuole e nel ridare status alla lingua».
Come farlo in Friuli Venezia Giulia?
SLOVIIT N° 6 del 30/6/14 pag. 4
«Da noi abbiamo alcune realtà che sono state per tanto
tempo vissute come minoranze nazionali nel nostro
Paese. Prima si è tentata la loro assimilazione, quindi c’è
stato il riconoscimento senza tenere conto che si tratta di
minoranze linguistiche a tutti gli effetti. Da parte sua, il friulano, parlato ancora da tantissimi, nel dopoguerra ha perso
in prestigio ed è diventato davvero una lingua rurale. Uno
come me, quando da Faedis si recava a Udine per studiare,
si vergognava di parlarla. In Spagna e altrove hanno fatto
un grande lavoro, oltre che sull’insegnamento, sul recupero
dello status della lingua, promuovendola come vantaggio
e orgoglio. Mi ha impressionato lo spot con protagonisti
famosi calciatori baschi, che nello spogliatoio parlano di tutto
in euskera. Lì i massimi esponenti dello sport, della cultura e dello spettacolo non si vergognano di parlare la lingua locale e ciò ha grande presa sull’opinione pubblica».
E c’è un uso pubblico diffuso della lingua. Addirittura i bancomat hanno tra le opzioni linguistiche anche catalano, galiziano e basco.
«Con le nuove tecnologie fare questo non è difficile. Ma
da noi ci vuole un salto culturale, all’interno di tutte le forze
politiche, per superare la fase folcloristica o l’atteggiamento
del Ciriani di turno che considera spreco di denaro il cartello bilingue. La strada da fare è davvero tanta. Abbiamo
bisogno di un grande investimento culturale e politico sul
nostro patrimonio linguistico e identitario. Questo anche perché in passato l’abbiamo giocato come elemento di chiusura anziché di apertura».
Ezio Gosgnach
(Dom, 30. 6. 2014)
VALLI DEL NATISONE
NEDIŒKE DOLINE
Nediœko, re@ansko, ponaœin?
Sullo sloveno non si torna indietro
La recente campagna elettorale nelle Valli del Natisone ha
evidenziato che la negazione dell’identità slovena è un problema ancora molto attuale. «Sembra si sia riproposto un
referendum pro o contro la minoranza slovena. Si tratta di
un errore per chi l’ha promosso, in quanto ha avuto gioco
fin troppo facile nell’agitare le solite vecchie paure – afferma Cristiano Shaurli, capogruppo del Pd in consiglio regionale —. Ma devo dire anche che tutti noi dobbiamo fare
un salto di qualità per non dare mai adito a discussioni di
questo tipo. Dobbiamo essere i primi a dire che non siamo
a rappresentare una parte della popolazione, bensì tutti.
Altrimenti chi su queste paure ha costruito tutta la propria
carriera politica, i Novelli e i Sibau di turno, ha gioco fin troppo facile».
A proposito del tentativo di formare un cartello politico che
si oppone al riconoscimento delle parlate locali come appartenenti alla lingua slovena, Shaurli è esplicito. «Se i neoeletti sindaci pensano di rimettere in discussione il riconoscimento della minoranza slovena nei loro territori – avverte –, si assumano fino in fondo le proprie responsabilità,
in quanto non saranno solo antistorici, ma porteranno veramente le loro comunità, le loro vallate allo spopolamento
e al disastro. È bene mettere le cose subito in chiaro, perché ci si può scontrare sulle visioni, ma non riconoscere i
diritti e soprattutto non capire che sono scelte da cui non
si può tornare indietro porrebbe a rischio fortissimo il futuro delle Valli del Natisone».
In relazione a disquisizioni su nediœko, ponaœin, re@ansko…,
il capogruppo del Pd taglia corto. «Non voglio lanciarmi in
disquisizioni linguistiche – afferma –, ma è chiaro che a
scuola si insegna la lingua standard. Eppoi neanche il più
convinto assertore della minoranza, addirittura chi ha una
visione nazionalista nella parte slovena, ha mai pensato
di negare a chiunque la possibilità di esprimersi nel proprio dialetto. Una cosa è l’espressione popolare all’interno dei rapporti interpersonali, una cosa è l’insegnamento
che deve essere fatto nella lingua standard e che è anche
un elemento competitivo e di crescita per i nostri ragazzi.
Spero che non si torni a discutere anche di questo. Vale
lo stesso per il friulano. Nessuno ha mai detto che si debba
parlare in coinè, però è ovvio che ci vuole una lingua standard d’insegnamento. Questo è stato nel passato, e spero
non torni nel futuro, uno di quegli elementi usati artatamente
per creare polemica e divisione».
(Dom, 30. 6. 2014)
L'EDITORIALE
Il siparietto ed il merito intellettuale
Novelli: «Ma come mai tanti linguisti hanno affermato che
quella che io considero una lingua sarebbe uno dei dialetti della lingua slovena?»
Bonessa: «Più che altro come hanno potuto fare queste
affermazioni in assenza di documenti scritti, che non c'erano fino a quando Nino Specogna ha pubblicato vocabolario e grammatica? Il sospetto è che ci siano alle spalle delle volontà che vanno al di là del merito intellettuale».
Il siparietto, che sarebbe una scena degna del Teatro dell'assurdo – e non ce ne voglia da lassù il grande Ionesco
– è andata in scena a Cividale durante un convegno di
Slavia viva.
Dire in una sola battuta – con nonchalance – che non esistevano documenti nella parlata delle valli, insinuare che
tutti gli slavisti (sloveni, olandesi, italiani) siano in malafede, sottointendere che oltre allo scritto non si siano avvalsi magari di registrazioni audio – cosa che invece in molti
hanno fatto –, ci sembra quasi un record di concentrazione di superficialità.
Ignorare catechismi, concorsi di poesia dialettale, canzoni popolari, gli scritti del Novi Matajur, quelli del Dom... (e
potremmo andare avanti a lungo) per uno storico locale non
significa per forza che sia in malafede. Ma che ignori una
parte della materia, per non parlare dei più elementari princìpi di linguistica, ci sembra pure una realtà.
Non bastano quegli scritti, il duale, le radici, la sintassi, per
dimostrare l'appartenenza al diasistema sloveno?
Per certi personaggi no. Forse perché noi scriviamo po sloviensko e non in nediœko e simili. Se il fatto che sia sempre stato chiamato così costituisce per qualcuno un problema identitario ci dispiace, soprattutto per loro. Restiamo
comunque convinti che una lingua si possa codificare
seguendo un metodo scientifico. Ma non inventare.
Nemmeno per mascherare evidenti convenienze politiche.
(Novi Matajur, 18. 6. 2014)
REGIONE
Elettrodotto transfrontaliero,
ora il no del Fvg è ufficiale
Delibera “preventiva” contro il progetto di Terna ed Eles
La Giunta regionale ha espresso con una deliberazione formale, nella riunione dello scorso 6 giugno, il no del Friuli
Venezia Giulia all’elettrodotto transfrontaliero da Udine Sud
a Okroglo e ha dato mandato alla direzione centrale
Ambiente ed energia di comunicarla ai ministeri dello
Sviluppo economico e dell’Ambiente, nonché alla società
Terna.
Si tratta di un’azione preventiva, dettata dall’opportunità,
come si legge nel documento, «che già ora, in occasione
della presentazione del piano di sviluppo 2014 di Terna,
la Giunta regionale manifesti la propria posizione in merito all’opera in questione che, come già dichiarato lo scorso gennaio, non rappresenta sicuramente una priorità».
L’assessore all’Ambiente ed energia, Sara Vito, ha evidenziato che «l’elettrodotto andrebbe ad attraversare una
delle più belle e incontaminate zone del Friuli Venezia Giulia
– le Valli del Natisone – e un territorio che comprende un
sito protetto dall’Unesco». E si tratterebbe di un deturpamento ingiustificato, in quanto «il bilancio energetico della
nostra Regione per quanto riguarda l’elettricità (come anche
desumibile dagli stessi documenti forniti da Terna) è pressoché in pareggio. L’import da Slovenia, Austria e Veneto
supera del 10 per cento l’export; si tratta di maggior consumo rispetto alla produzione. Il trend di produzione fotovoltaica però è incrementato dal 2011 al 2012 dell’1,5 per
cento e la tendenza delle fonti rinnovabili è in crescita. Ciò
significa che l’elettricità importata dalla Slovenia verrebbe
sostanzialmente passata al Veneto».
Soddisfatto il capogruppo del Pd, Cristiano Shaurli.
«Questa è la dimostrazione – ha dichiarato – che l’amministrazione regionale rispetta gli impegni con il territorio, a
differenza di chi esprimeva dubbi strumentali che sono stati
montati in campagna elettorale». E ancora, aggiunge l’esponente del Pd in Consiglio regionale, «lo sviluppo delle
Valli del Natisone non può certamente passare attraverso
tali opere impattanti, ma attraverso lo sviluppo turistico delle
bellezze tipiche di questi luoghi». La distruzione di boschi,
prati e campi determinerebbe un gravissimo impatto
ambientale ed economico su territori che hanno come uniche prospettive di sviluppo il turismo e l’agricoltura». Nello
specifico, sottolinea ancora Shaurli «è rilevabile anche la
presenza del vincolo paesaggistico su un fitto reticolo di
corsi d’acqua iscritti nell’elenco acque pubbliche, tra cui
spicca il fiume Natisone, oltre alle aree boschive che ricoprono tutta la zona collinare.
SLOVIIT N° 6 del 30/6/14 pag. 5
Soddisfazione viene espressa anche dal vicepresidente del
Consiglio regionale, Igor Gabrovec, della Slovenska
Skupnost, che segue la questione fina dall’inizio e già nel
mese di ottobre dell’anno scorso aveva indirizzato alla presidente della Regione, Debora Serracchiani, un’interrogazione sul tema.
La decisione della Giunta regionale è molto importante,
anche se non decisiva. L’elettrodotto Udine-Okroglo resta,
infatti, tra i progetti energetici prioritari della Commissione
europea e del Governo sloveno, il cui interlocutore, come
ha evidenziato mesi fa il responsabile delle infrastrutture
della società Eles, non è Trieste, ma Roma.
(Dom, 30. 6. 2014)
ROMA-RIM
Nel nuovo senato un seggio
per gli sloveni del Friuli Venezia Giulia
A differenza delle altre regioni a statuto autonomo, il Friuli
Venezia Giulia ha il diritto ad un mandato aggiuntivo, dedicato alla rappresentanza della comunità linguistica slovena. È quanto afferma l’emendamento del senatore di Trieste
del Pd, Francesco Russo, alla proposta del governo di istituire un nuovo Senato delle autonomie.
Se il Parlamento farà passare la proposta di Russo, la
Regione Friuli Venezia Giulia sarà rappresentata nel nuovo
Senato da dieci rappresentanti (mentre attualmente ne ha
tre), e cioè accanto al presidente della Regione, dai sindaci di Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone, dal senatore
che rappresenta la minoranza slovena, da due senatori che
verranno nominati dal Consiglio regionale e da altri due
nominati direttamente dai sindaci in assemblea regionale.
Il rappresentante sloveno verrà nominato sulla base delle
determinazioni di legge, valide per l’elezione del nuovo
Senato.
(Primorski dnevnik, 5. 6. 2014)
ROMA-RIM
Salva la sede regionale Rai in Fvg
Delibera della commissione senatoriale
Salva la sede dell’ente pubblico radiotelevisivo Rai in ciascuna delle regioni e province autonome, unitamente alle
redazioni giornalistiche e ai servizi e strutture di produzione. È quanto afferma l’integrazione che l’assemblea senatoriale ha incluso nel cosiddetto “decreto Irpef”, che contempla anche la riorganizzazione finanziaria Rai.
L’emendamento originario dei senatori del Pd del Friuli
Venezia Giulia, Francesco Russo, Isabella De Monte, Carlo
Pegorer e Lodovico Sonego, è stato integrato con il testo
che riguarda la sede Rai di Bolzano e cioè la programmazione televisiva e radiofonica in lingua tedesca e ladina, che è stato presentato dal senatore del Sudtiroler
Volkspartei-Svp, Karl Zeller. L’integrazione di quest’ultimo
non fa riferimento ai programmi radiotelevisivi in lingua slovena, ma riassume la posizione del Partito democratico
sulla tutela delle attuali sedi regionali.
L’amministrazione provinciale di Bolzano avrà d’ora in poi
SLOVIIT N° 6 del 30/6/14 pag. 6
maggiore voce in capitolo sull’attività della sezione Rai autonoma in lingua tedesca e ladina.
La Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso ha
espresso soddisfazione sull’approvazione dell’emendamento del senatore Zeller all’articolo 21 del decreto Irpef,
con il quale ha ottenuto la tutela delle sedi autonome Rai
nelle regioni e province autonome, per la presenza delle
minoranze linguistiche e per l’importante ruolo dell’ente
radiotelevisivo pubblico nel valorizzare la specificità linguistica e culturale locale e auspicando che un giorno diventino sedi di produzione decentralizzate. È questo un obiettivo fondamentale, come sottolinea il presidente dello Sso,
Drago Œtoka e come gli è stato recentemente confermato
dal direttore della sede regionale Rai, Guido Corso. È
essenziale, quindi, tutelare il servizio radiotelevisivo sia per
le minoranze linguistiche che per l’intero territorio regionale
sulla base della Costituzione e dei trattati internazionali.
(Primorski dnevnik, 5. 6. 2014)
TRIESTE-TRST
«Lo Stabile sloveno minacciato dall’interno»
Il direttore artistico uscente Diana Koloini a muso duro
Collaborazioni che si consolidano e altre, stimolanti e significative, che si stipulano per la prima volta, una produzione appena inserita nel cartellone del massimo festival sloveno, un percorso teso a unire le forze in un territorio fecondo e multilingue con un occhio sempre attento ai giovani
talenti emergenti sia davanti che dietro le quinte. A stagione
non ancora conclusa e dopo un periodo piuttosto travagliato,
per i vertici del Teatro Stabile Sloveno più che di bilanci è
tempo di lanciare il nuovo programma 2014-2015, galvanizzati dalla notizia appena arrivata dell'inserimento della
loro produzione “No moderni” di Yukio Mishima all'interno
del festival Borœtnik, il più importante della Slovenia, e dove
l'unica nota dissonante resta l'addio del direttore artistico,
addio non privo di amarezze.
Tanti e vari gli eventi della prossima stagione presentati
ieri dalla presidente Breda Pahor, grata al direttore artistico Diana Koloini per essere rimasta, a nomina scaduta, per
garantire continuità e firmare l'intero nuovo cartellone, complesso e ambizioso. Prendendo a prestito i versi di Ivan
Cankar. “Percorsi e ricorsi: avanti tutta” è il titolo della stagione, incentrata sui cento anni dallo scoppio della prima
guerra mondiale interpretati però in un contesto più ampio,
che guarda al moto circolare della storia e alla ciclicità degli
eventi fino ai nostri giorni.
Saranno cinque, illustra Koloini, le nuove produzioni del teatro che innerveranno il programma base aperto da due
importanti coproduzioni. Mentre la prima consolida una collaborazione già fruttuosa con il Teatro Nazionale Drama
di Lubiana, trattando la nascita della nuova Europa del
periodo prebellico nell'adattamento da Thomas Mann “La
Montagna incantata”, la seconda invece è nuova di zecca
e riunisce per la prima volta due Stabili di prosa triestini, il
Tss e quello del Friuli Venezia Giulia, insieme alla Casa
del lavoratore teatrale. Due lingue, due testi – di Marko
Sosi@ e Carlo Tolazzi - due immagini della guerra si incroceranno in “1914-1918. Trieste, una città in guerra”, con
la regia di Igor Pison. «Non si parlerà di guerra né di trincee – sottolineano Maria Grazia Plos e Adriano Giraldi –
ma di sofferenza degli uomini, guardando alla memoria sto-
rica particolarmente dolorosa di una città dalle molte anime
come la nostra».
Cambio di tono, quindi, con “Anfitrione” di Moliere, con la
regia del promettente Marko Ceh, per tornare ad accenti
drammatici con un classico, «purtroppo molto attuale» della
drammaturgia slovena, “I Servi” di Ivan Cankar, nel cui cast
sarà possibile apprezzare tre giovani attori dalle radici triestine: Patricija Jurincic, Matija Rupel e Jure Kopuœar. Due
giovani fidanzati e i loro genitori single saranno invece al
centro dell'ultima produzione “Visite” di Vinko Möderndorfer,
uno dei massimi esponenti della drammaturgia slovena, che
firma anche la regia.
Uno spettacolo ospite, coproduzione dei teatri di Nova
Gorica e di Capodistria “Filumena Marturano” e tre programmi a scelta – rosso verde e blu – densi di spettacoli diversissimi, completano un cartellone in cui sinergie e
collaborazioni fanno la parte del leone, l'«unica via da percorrere» secondo il presidente dello Stabile regionale Miloœ
Budin e l'assessore Andrea Dapretto. Significative anche
quelle con la Glasbena Matica e Artisti Associati-Circuito
Danza FVG che animano i programmi paralleli tra musical, danze magiare, pièce di successo (“Piaf”), fiabe magiche riviste sotto una nuova lente (“Lo Schiaccianoci”) all'interno della stagione allestita da Diana Koloini. «Sono certa
di aver lavorato bene – commenta - ma anche delusa e
preoccupata. Penso che questo teatro non sia minacciato da forze esterne bensì proprio da quelli che dovrebbero occuparsene. Sicuramente non sono gli italiani ma gli
sloveni della nostra minoranza. Prego – conclude – che
questa comunità si renda conto dell'importanza che riveste questo teatro, della sue grande tradizione di oltre 110
anni di vita, e non che debba essere sfruttato per sviluppare interessi privati e politici».
Federica Gregori
(Il Piccolo, 13. 6. 2014)
TRIESTE-TRST
Eduard Miler nuovo coordinatore artistico
del Teatro stabile sloveno
Eduard Miler è il nuovo coordinatore artistico del Teatro stabile sloveno-Ssg a Trieste. La commissione, composta da
tre membri del consiglio di amministrazione, dal rappresentante della compagnia teatrale e da un commissario
esterno, ha scelto il nominativo del coordinatore in una rosa
di sei candidati. Il consiglio di amministrazione ha confermato la scelta di Miler, che si occuperà della programmazione, della gestione e dell’organizzazione delle stagioni
artistiche 2014/2015, 2015/2016 e 2016/2017.
Miler è un affermato autore teatrale con una lunga esperienza alle spalle e un profilo internazionale. Ha mosso i
primi passi nella sua carriera teatrale in vari teatri tedeschi
e austriaci, dove negli anni Ottanta ha firmato anche le sue
prime regie. Nel 1966 a Stuttgard ha fondato il suo teatro
Forum 3 e nel 1978 a Bielefeld il teatro Schlaulust.
Dal 1990 al 1994 è stato direttore artistico del Teatro giovanile sloveno di Ljubljana-Smg. Nelle stagioni 2009/2010
e 2010/2011 è stato consulente artistico del Regio teatro
di Cettigne in Montenegro; da febbraio 2010 a giugno 2011
è stato direttore artistico del Teatro popolare montenegrino a Podgorica. Nelle stagioni 2011/2012 e 2012/2013 è
stato direttore artistico del Teatro nazionale sloveno di
Ljubljana-Sng e ha stilato il programma delle stagioni teatrali 2012/2013 e 2013/2014. In quarantacinque anni di carriera teatrale in collaborazione con le più importanti compagnie teatrali slovene, croate, jugoslave, austriache e tedesche ha scritto oltre cento rappresentazioni, per le quali è
stato più volte premiato. Tra gli altri, nel 1987 ha ricevuto
il premio del fondo Preœeren, due premi Borœtnik per la regia
e tre corone di alloro al festival teatrale di Sarajevo Mess.
Al Teatro stabile sloveno di Trieste Miler subentra a Diana
Koloini, che vi ha ricoperto la carica degli ultimi due anni
e che ha allestito il cartellone della stagione 2014/2015.
Koloini non ha riproposto la propria candidatura.
TRIESTE-TRST
Un sussidiario e un cd per le scuole slovene
A cura dell’Ufficio scolastico regionale sloveno
L’Ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia, in
concreto l’Ufficio per le scuole slovene ha pubblicato recentemente due nuove pubblicazioni, corredate da cd, dedicate agli alunni delle scuole primarie con lingua d’insegnamento slovena. Si tratta di un libro di esercizi di scienze naturali per la classe prima dal titolo “˘ivali in rastline”
– (Animali e piante, ndt.) – ritagliamo, incolliamo, coloriamo, compiliamo, conosciamo insieme la natura; e di un
nuovo sussidiario di storia e geografia per la classe terza,
dal titolo “Zzz.zgo.zem.3.r.”. I due volumi sono stati presentati martedì 24 giugno negli spazi dell’Istituto comprensivo San Giacomo a Trieste. La presentazione è stata
allietata dall’intervento degli alunni della Scuola primaria
di Catinara-Katinara “Fran Mil@inski”.
Uno dei compiti dell’Ufficio per le scuole slovene presso
l’Ufficio scolastico regionale è provvedere a sussidiari destinati alle scuole slovene in Italia, come ha sottolineato
Toma¡ Sim@i@, rappresentante dell’Ufficio, del quale è stato
direttore fino a qualche tempo fa.
Il quaderno è il prodotto di una ristampa della pubblicazione
che era stata edita nel 2001 dalla Direzione didattica di
Opicina-Op@ine. L’obiettivo della pubblicazione, che è stata
curata dall’insegnante Olga Tav@ar insieme ad altre colleghe ed è suddivisa in quattro sezioni tematiche che riguardano le quattro stagioni, è offrire un prodotto scientifico vario
e divertente, con il cui supporto rendere avvincente la lezione. Il sussidiario è, invece, una pubblicazione completamente nuova, che è stata edita a febbraio ed è stata utilizzata in alcune scuole nel corso dell’anno scolastico da
poco concluso. La pubblicazione è stata curata, tra gli altri,
da Lu@ka Krizman@i@ e Bruna Visintin.
Sono in fase di stesura anche i sussidiari di storia e geografia destinati alle altre classi della scuola primaria.
I.˘.
(Primorski dnevnik, 25. 6. 2014)
Su internet ci trovate anche all’indirizzo
www.slov.it
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SLOVIIT N° 6 del 30/6/14 pag. 7
OPICINA-OP#INE
Simposio sullo scrittore Alojz Rebula
Per festeggiare il suo novantesimo compleanno
Il circolo slavista Triese-Gorizia-Udine, il circolo degli intellettuali sloveno-Dsi e il Club sloveno-Slovenski klub hanno
unificato le forze per festeggiare i novant’anni del fecondo intellettuale e scrittore sloveno Alojz Rebula. E lo hanno
fatto venerdì 6 giugno a Opicina-Op@ine nella sala del
Credito cooperativo del Carso con un simposio a lui dedicato.
Dopo il saluto in nome degli organizzatori portato in apertura dalla prof. Neva Zaghet, a nome di Rebula (assente
per problemi di salute) è intervenuto il poeta Miroslav
Koœuta, che ne ha letto il messaggio di saluto e di ringraziamento.
Koœuta ha parlato della sua corrispondenza con Rebula,
del quale ha ricordato soprattutto la preoccupazione di difendere la lingua dall’ingerenza della tecnologia. L’intervento
dello scrittore sloveno di Trieste, Boris Pahor, che non ha
potuto partecipare al simposio, è stato letto dalla redattrice della rivista “Mladika”, Nadia Roncelli. Pahor ricorda il
suo primo incontro e la collaborazione con Rebula, insieme al quale ha curato la rivista “Razgledi” e redatto una
pubblicazione di Kocbek.
La presidente del Circolo slavista, prof. Marija Pirjevec, si
è soffermata sul dramma della soppressione della lingua
slovena, vissuto da Rebula e che ne ha rafforzato l’attaccamento alla lingua madre. Lo stesso Rebula afferma che
la sua adolescenza è stata privata di un bene inestimabile, la scuola nella propria lingua madre. Da qui la sua vendetta al regime di Mussolini messa in atto perfezionando
al meglio la conoscenza della lingua slovena.
Igor Skamperle ne ha tratteggiato la figura di autore religioso sia sul piano spirituale che nell’orientamento ideale,
che emerge sia nei saggi di impronta sociale che nei racconti di viaggio e nelle relazioni. Il contenuto è spirituale e
dall’impronta universale, che travalica l’ambito sloveno.
Il docente ordinario di russo all’Università di Lubiana, il prof.
Aleksander Skaza, ha sottolineato come i romanzi di Rebula
l’hanno avvicinato all’era antica e ha evidenziato lo stile
ricercato ed esigente dello scrittore. Così anche la prof.
Martina O¡bot.
Lo scrittore, il traduttore e professore Miran Koœuta si è soffermato sul rapporto di Rebula con la letteratura italiana,
la lingua della sua formazione scolastica. Il credo letterario di Rebula è caratterizzato soprattutto dall’intuito sul piano
filosofico, nazionale e linguistico. I suoi modelli sono Dante
Alighieri, Leopardi e Manzoni; dal 1949 Scipio Slataper, Italo
Svevo e Claudio Magris. Soprattutto ha ricordato l’amicizia con Fulvio Tomizza, che è stato il primo scrittore a riconoscere l’esistenza della comunità slovena.
L’operatrice culturale, prof. Lojzka Bratu¡ si è soffermata
sulla raccolta di Rebula “Arhipel”, incentrata sul predicatore protestante Peter Kupelj della Gorenjska, realmente
esistito, che nel 1595 morì sul rogo in Campo dei fiori a
Roma.
Sono intervenuti, poi, il giornalista Martin Brecelj, sulla storia spirituale di Rebula, improntata sul nichilismo di
Nietzsche; il dr. Zoltan Jan, su come le opere di Rebula
sono state accolte nella realtà italiana; il redattore Jo¡e
Horvat, ha parlato delle sue interviste allo scrittore; e la filoSLOVIIT N° 6 del 30/6/14 pag. 8
loga Jadranka Cergol della letteratura antica come fonte
di ispirazione per Rebula.
In chiusura del simposio, che è stato moderato da Olga
Lupinc, Loredana Umek e Eva Fi@ur, sono stati proclamati
i vincitori del concorso, che Mops e Skk hanno dedicato
ad Alojz Rebula. La commissione, formata da Lu@ka
Peterlin, Ne¡a Kravos e David Bandelj, tra i 33 concorrenti
ha assegnato il terzo premio a Vida Skerk, il secondo a
Ester Gomizel e il primo a Belinda Trobec, e ha segnalato i testi di altri concorrenti raccomandandone la pubblicazione nell’inserto giovanile “Rast”.
Metka Œinigoj
(Novi glas, 12. 6. 2014)
VERMEGLIANO-ROMJAN
La scuola intitolata alla poetessa
Ljubka Œorli
Festeggiamenti al centro “Lojze Bratu¡” di Gorizia
«L’impegno a promuovere una pacifica convivenza tra i
popoli che vivono su questo territorio è forse l’insegnamento
più prezioso che nella sua ricca eredità ci ha lasciato Ljubka
Œorli. In tutti noi è radicata la consapevolezza che la cultura è il fulcro di ogni popolo ed essa si rafforza nella convivenza con gli altri popoli; la vera cultura protegge fisicamente il popolo nei momenti peggiori, risveglia in esso la
consapevolezza di quanto siano profondamente radicate
le sue radici». Lo ha sottolineato la prof. Marija #eœ@ut nel
corso della manifestazione, durante la quale giovedì nel
centro culturale Lojze Bratu¡ a Gorizia hanno denominato ufficialmente la scuola con lingua d’insegnamento slovena di Vermegliano-Romjan dedicandola alla poetessa slovena Ljubka Œorli, che subì le angherie del fascismo (suo
marito, il musicista Lojze Bratu¡ morì per mano fascista).
Sul palco si sono esibiti i bambini che, attraverso il canto
e il ballo, hanno offerto una rappresentazione sulla vita di
Ljubka Œorli. È seguita l’esibizione canora dei “Mali romjanski muzikanti”. Nel suo intervento, la preside della scuola
di Vermegliano, Sonja Klanjœ@ek, ha ringraziato quanti, insegnanti e bambini, hanno concorso alla riuscita della serata. Le ha fatto eco la prof. Lojzka Bratu¡, figlia di Ljubka
Œorli.
In chiusura è stato letto il saluto scritto del parroco di
Vermegliano, Renzo Boscarol, che già da anni mette a
disposizione della scuola due stanze della canonica. È
seguita la consegna delle pagelle agli alunni che hanno concluso il ciclo elementare e, a sorpresa, l’esibizione dei loro
genitori che sono saliti sul palco e hanno cantato il brindisi “Kolkor kapljic, tolko let” in loro onore. Sono intervenuti, quindi, una delle mamme e uno dei padri, i quali hanno
sottolineato che i bambini, oltre ai contenuti, tra i banchi
di scuola hanno appreso anche il senso di fratellanza, di
amicizia e il rispetto della diversità. «Siete cresciuti nel bilinguismo, nella multiculturalità, nell’apertura a una lingua, che
nella maggior parte delle vostre famiglie non viene parlata. Vi sarà più facile vivere la realtà contemporanea, liberi da pregiudizi e barriere mentali. Diventerete adulti che
incarnano il vero spirito europeo. Siamo orgogliosi di voi
e della scelta che avete fatto», hanno concluso, ricevendo un caloroso applauso.
(Primorski dnevnik, 7. 6. 2014)
GORIZIA-GORICA
Ad multos annos, prof. Lojzka Bratu¡!
Gli ottant’anni della ricercatrice letteraria
Lo scorso 19 giugno ha compiuto ottant’anni la prof. Lojzka
Bratu¡, ricercatrice letteraria molto conosciuta nel Goriziano,
nell’area d’oltre confine e in tutta la Slovenia. Per la sua
attività letteraria, volta a evidenziare l’importanza e a tutelare il comune spazio culturale sloveno tra le due Gorizie,
lo scorso settembre ha ricevuto la cittadinanza onoraria a
Nova Gorica.
Nel 2004 il presidente della Slovenia, Janez Drnovœek, ha
consegnato a Bratu¡ un riconoscimento per i meriti conseguiti nell’affermazione, sviluppo e diffusione della cultura e lingua slovene in Italia e per l’operato scientifico e culturale.
Per oltre cinquant’anni la festeggiata ha dedicato le sue
energie alla ricerca storica e letteraria, i cui frutti sono raccolti in una nutrita bibliografia di 160 pubblicazioni. Tra queste vi sono 44 opere letterarie, delle quali è stata autrice
o coautrice. La qualità della sua attività di ricerca e pedagogica è stata sottolineata lo scorso dicembre a Grad
Kromberk, nel corso di una serata a lei dedicata, dal prof.
Zoltan Jan, che ha ricordato anche la sua lunga attività di
docente all’Università degli studi di Udine e nelle scuole
superiori con lingua d’insegnamento slovena a Gorizia.
Bratu¡ si è anche impegnata affinché venissero intitolate
ad autori sloveni le scuole con lingua d’insegnamento slovena a Gorizia e, in diverse occasioni, ha curato approfonditi programmi radiofonici dedicati alle scuole.
Ha collaborato alla stesura del sussidiario bibliografico sloveno del Litorale (Slovenski bibliografski leksikon). Ha fatto
per diversi anni parte del Circolo slavista Trieste-GoriziaUdine.
La prof. Lojzka Bratu¡, nata nel 1934 a Gorizia, è figlia della
poetessa slovena Ljubka Œorli e del compositore sloveno
Lojze Bratu¡, morto in circostanze tragiche per mano fascista. (…) Lojzka e il fratello Andrej (giornalista e operatore
culturale sloveno, deceduto nel 2011) hanno ereditato dai
genitori la vena musicale. Lojzka Bratu¡, per oltre vent’anni, dal 1950 ha diretto il coro femminile dell’associazione
“Marijina dru¡ba”. Per anni Bratu¡ è stata presidente dell’associazione dei cori parrocchiali di Gorizia. (…)
Le siamo grati per tutte le energie profuse a favore della
comunità slovena e le auguriamo di poterlo fare ancora per
molti anni. Tanti auguri, prof. Lojzka Bratu¡!
Iva Korsi@
(Novi glas, 19. 6. 2014)
Dopo il no dell’Ufficio scolastico regionale al progetto del Comprensivo di Tarcento LUSEVERA-TAIPANA
In forse l’avvio dell’insegnamento bilingue
La Val Cornappo non vuole andare sotto S. Pietro e in Alta Val Torre sono contrari molti genitori
I
l no dell’Ufficio scolastico regionale al progetto di avvio
graduale dell’insegnamento bilingue italiano-sloveno nei
plessi scolastici dei comuni di Lusevera e Taipana concordato, a fine marzo, in accordo tra gli istituti comprensivi di Tarcento e bilingue di San Pietro al Natisone, rischia
di minare l’estensione alle Valli del Torre del modello educativo che da ormai trent’anni miete crescente successo
nelle Valli del Natisone.
La direttrice scolastica regionale, Daniela Beltrame, ha
comunicato alle due amministrazioni comunali interessate, prima con una lettera e poi direttamente in un incontro
svoltosi il 18 giugno alla presenza anche dell’assessore
regionale all’istruzione, Loredana Panariti, che in ottemperanza alle disposizioni normative della legge di tutela della
minoranza slovena, non è possibile l’insegnamento bilingue italiano-sloveno nell’ambito dell’istituto comprensivo di
Tarcento e che questo si può attuare solamente nell’ambito dell’istituto comprensivo bilingue di San Pietro.
La necessità del passaggio delle proprie scuole da
Tarcento a San Pietro ha immediatamente provocato un
passo indietro dell’amministrazione di Taipana, la municipalità delle Valli del Torre che per prima aveva chiesto l’insegnamento bilingue. «Il Comune di Taipana – ha scritto
alle autorità competenti e ai genitori il sindaco, Claudio
Grassato – attualmente ritiene di non aderire all’offerta di
includere le proprie scuole dell’infanzia e primaria nel progetto di sperimentazione bilingue facente capo all’istituto
di San Pietro al Natisone».
In ogni caso la rinuncia alla scuola bilingue non è definiti-
va. Grassato fa sapere, infatti, di voler «osservare attentamente l’evolversi della situazione e di attivarsi in percorsi
possibili da concordare con istituzioni e genitori».
E per quanto riguarda Lusevera? «Al momento la situazione
è di stallo – afferma il sindaco Guido Marchiol –. La Regione
non ha deciso ancora niente. Il nostro Comune porterà
avanti il progetto di scuola bilingue nell’ambito dell’istituto
comprensivo di San Pietro al Natisone. Se ci riusciremo
bene, altrimenti si proseguirà come adesso, come vuole
Tarcento, per arrivare alla chiusura tra qualche anno».
Quanto alla tempistica del passaggio alla scuola bilingue
il primo cittadino non si sbilancia. «Se lo faremo – afferma – lo faremo con San Pietro al Natisone. Poi le tempistiche non ce le abbiamo, nessuno le sa ancora. Non si
può dire a settembre partiamo con la bilingue. Magari fosse
così! Ma non sarà così».
In tal modo Marchiol smentisce che nella riunione del 18
giugno in Regione si sia deciso l’avvio dell’insegnamento
bilingue fin dal prossimo settembre nella scuola dell’infanzia
di Vedronza. «C’è un documento inviato all’assessore regionale Panariti e alla direttrice Beltrame da una parte consistente dei genitori che avevano iscritto i bambini alla scuola dell’infanzia e alla primaria di Vedronza – evidenzia Lucio
Tollis, assessore di Tarcento – con la quale manifestano
indisponibilità al progetto di bilinguismo legato a San Pietro
e non graduale. E questo non riguarda solo l’avvio dalla
scuola dell’infanzia, ma anche il numero delle ore di insegnamento in sloveno. Mentre si trovavano d’accordo con
il progetto proposto dal nostro istituto comprensivo. Molti
SLOVIIT N° 6 del 30/6/14 pag. 9
iscritti provengono dal Comune di Tarcento e non parlano
in casa lo sloveno o il dialetto sloveno, per cui i genitori
sono preoccupati che i figli si trovino a disagio con un insegnamento totalmente bilingue».
Da parte sua, la dirigente dell’istituto comprensivo di
Tarcento, Annamaria Pertoldi, non vuole commentare la
situazione. Si limita a dire che non ha ricevuto alcuna risposta ufficiale al progetto, redatto assieme all’istituto bilingue
di San Pietro e accolto dai genitori a fine marzo.
E.G.
(Dom, 30. 6. 2014)
UDINE-VIDEN
Collezioni etnografiche tra le Alpi e il Carso
Convegno sui risultati delle ricerche nell’ambito
del progetto ZborZbirk
Durante l’incontro, svoltosi a Udine, giovedì, 29 maggio, i
relatori hanno presentato i risultati delle ricerche degli ultimi anni nell’ambito del progetto europeo ZborZbirk –
L’eredità culturale nelle collezioni tra Alpi e Carso. Il progetto si pone come obiettivo quello di rielaborare, valorizzare e promuovere le collezioni culturali storiche create dagli
abitanti locali in passato. «Tali collezioni – leggiamo nella
descrizione del progetto – rappresentano un elemento di
pregio degli abitati della Val Canale, Val Resia, Valli del
Natisone e del Torre sul versante italiano e della valle
Gornjesavska dolina, dell'area di Tolmino, Kambreœko, Lig
e Brda sul versante sloveno».
Nell’ambito di ZbirZbirk è stato recentemente aperto anche
a Biacis (Pulfero) un museo etnografico.
Mojca Ravnik ha spiegato come la tradizione e la storia uniscano le persone che vivono nelle valli del Natisone a quelli che vivono nella valle dell’Isonzo, nonostante siano state
per lunghi anni divise dal confine. Certo, le tradizioni specifiche di una determinata area possono aiutare allo sviluppo turistico della stessa, «ma – avverte l’antropologo
Gian Paolo Gri – bisogna fare attenzione, affinché queste
tradizioni non sfocino nel folclore, che tende a “congelare” una comunità nel passato, non favorendone il suo sviluppo».
Un buon esempio di turismo culturale c’è in val Resia.
«Nell’ambito del progetto “Conoscere Resia”, nella vallata negli ultimi vent’anni sono arrivati 80 mila turisti» ha detto
Sandro Quaglia, guida in val Resia. «Questo tipo di turismo si è sviluppato soprattutto grazie alla lingua slovena».
Saœa Poljak Isteni@ ha spiegato che il fattore bilinguismo
è molto importante nello sviluppo del turismo. In questo
senso i progetti europei incoraggiano la collaborazione transfrontaliera.
Inga Miklav@i@ Brezigar ha presentato l’attività del museo
di Gorizia, mentre Tanja Rijavec ha parlato della sua esperienza durante la raccolta del materiale etnografico nell’area di Most na So@i.
Durante il convegno si è parlato anche della tradizione orale.
Barbara Ivan@i@ Kutin ha affermato che durante la raccolta del materiale per i musei, molta importanza hanno le storie legati a questi oggetti.
Roberto Dapit e Monika Kropej hanno parlato della loro
esperienza di raccolta di testimonianze orali, il primo nella
fascia confinaria della provincia di Udine, la seconda sul
confine settentrionale tra Italia e Slovenia.
SLOVIIT N° 6 del 30/6/14 pag. 10
La tradizione orale è comunque importante anche per la
lingua che le persone usano. Dei dialetti sloveni occidentali ha parlato Danila Zuljan Kumar che ha presentato, in
particolare, le caratteristiche dei dialetti parlati in val Resia,
valli del Torre, del Natisone e Val Canale.
In questi territori la religione è strettamente legata con la
vita quotidiana delle persone e con la lingua slovena. Della
religiosità dei valcanalesi come elemento della realtà quotidiana ha parlato Nataœa Gliha Komac.
Nella parte pomeridiana del convegno sono state presentate alcune raccolte etnografiche nate nell’ambito di
ZborZbirk. Sono intervenuti Œpela Ledinek-Lozej, Igor Jelen,
Alen Carli, Zdenka Torhar Tahir, Stefano Morandini, Karla
Kafol e Tanja Gomirœek.
Il convegno è stato organizzato dal Dipartimento di Lingue
e letterature straniere dell’Università degli studi di Udine,
nella persona del professore di sloveno, Roberto Dapit, in
collaborazione con il centro di ricerca dell’Accademia delle
arti e delle scienze di Lubiana.
Ilaria Banchig
(Dom, 15. 6. 2014)
UDINE-VIDEN
Corso di lingua slovena a Maribor
Nell’ambito del progetto Intercultura
A Maribor ha avuto luogo recentemente un corso di sloveno, che è stato frequentato da dodici persone di nazionalità italiana, la maggior parte dalla periferia di Udine.
L’iniziativa rientra tra le attività in programma quest’anno
nell’ambito del progetto “Intercultura-conoscere la Slovenia
e la lingua slovena”, che già da quattro anni viene realizzato con successo dal Comune di Udine. A gestire direttamente il progetto è il medico (e consigliere comunale, ndt.)
Mario Canciani.
Nel progetto rientrano: il corso di lingua slovena, che annualmente d’inverno viene organizzato nel paese di Godia dalla
settima circoscrizione del Comune di Udine; gite in
Slovenia; tavole rotonde alle quali intervengono autorevoli personalità del mondo sloveno; serate musicali e, non da
ultimo, il gemellaggio con il Comune di Maribor. Tutte le
attività sono descritte nel sito internet www.associazionealpi.com (nella sezione attività sociali).
Durante il corso di sloveno quest’anno è stata espressa la
volontà di organizzare un corso di lingua slovena, della
durata di pochi giorni, in Slovenia, con l’obiettivo di approfondire ulteriormente la conoscenza della lingua slovena e per
conoscere da vicino le bellezze dei luoghi sloveni.
All’organizzazione del corso ha collaborato il Comune di
Maribor, occupandosi di un alloggio per i corsisti, del corso
di sloveno e del trasporto da Udine a Maribor. Il gruppo è
stato accompagnato dallo sloveno Alen Carli, che ha tenuto il corso invernale di sloveno e che già da anni segue il
progetto.
Al termine del corso a Maribor è stato consegnato l’attestato di partecipazione ai corsisti, i quali hanno espresso
la loro soddisfazione e sottolineato quanto il soggiorno nella
città slovena li abbia aiutati ad approfondire la conoscenza della lingua. Hanno espresso, inoltre, il desiderio di ripetere l’esperienza. Il successo dell’iniziativa dimostra quanto a Udine e periferia sia vivo l’interesse per la lingua slovena e che si sta realizzando l’obiettivo centrale del pro-
getto Intercultura, volto all’unificazione dei popoli e al superamento delle barriere mentali.
(Primorski dnevnik, 17. 6. 2014)
PUBBLICAZIONE
I tre volumi della Slavia di Podrecca
Nell’ambito del progetto transfrontaliero “JezikLingua”
Presso gli uffici dell'Istituto per la cultura slovena e, negli
orari d'apertura, presso il centro multimediale SMO, è disponibile gratuitamente e fino ad esaurimento delle copie, il
volume Slavia Italiana di Carlo Podrecca.
La riedizione dell'opera di Podrecca, realizzata nell'ambito del progetto transfrontaliero Jezik/Lingua e a cura del
Centro studi Nedi¡a, raccoglie in cofanetto i tre volumi pubblicati originariamente tra il 1884 e il 1887, Slavia italiana,
Polemica e Le Vicinie. L'opera di Podrecca fu già oggetto
di studio da parte del “Centro studi Nedi¡a” nei primi anni
'70, quando le attività dell'associazione presero avvio, e fu
il Nedi¡a stesso a curare la prima ristampa dei volumi
“Slavia italiana” e “Polemica”, entrambi corredati da
approfondite introduzioni a carattere biografico, storico e
documentario, scritte da Paolo Petricig.
All'appello mancava solo “Le Vicinie”, che ha dovuto attendere fino ad oggi (dal 1887) una prima ristampa, ora finalmente disponibile per il pubblico che volesse approfondirne lo studio. Come si legge nella presentazione dell'opera, i curatori sottolineano come «questa ristampa integrale della principale opera di Podrecca ci riporta al primo impegno della nostra associazione agli albori della sua costituzione. Impegno che crediamo sia stato determinante per
allargare ad un pubblico più vasto la conoscenza di questo fondamentale testo storico. Abbiamo ritenuto quindi che,
insieme alla ristampa anastatica dei tre volumi di “Slavia
italiana” editi tra il 1884 e il 1887, fosse opportuna e anzi
necessaria la ripubblicazione delle introduzioni redatte da
Paolo Petricig negli anni Settanta, divenute ormai a tutti gli
effetti – a nostro giudizio – parte integrante dell'opera stessa, e supporto imprescindibile per affrontarla con adeguati
strumenti di analisi e conoscenza».
(Novi Matajur, 18. 6. 2014)
S. PIETRO AL NAT.-ŒPIETAR
Un sistema letterario a pieno titolo
Partendo dal legame tra l’identità di un gruppo etnico e la
lingua che utilizza per arrivare all’analisi delle opere di alcuni dei più importanti autori locali, il convegno organizzato
la scorsa settimana a S. Pietro al Natisone dallo Slori sulla
letteratura contemporanea nella Slavia friulana tra tradizione
e nuove sfide, ha avuto il pregio di consolidare l’importanza
di un sistema letterario che può essere definito tale a pieno
titolo. Lo ha rilevato, tra gli altri, Mateja Curk, assistente di
linguistica presso l’università di Nova Gorica. Dalla sua ricerca sui testi letterari recenti, in particolare sull’antologia
‘Besiede tele zemlje’ e sulle raccolte di Marina Cernetig e
Silvana Paletti è scaturita l’idea che «l’uso del mezzo
espressivo dialettale funga da voce viva dell’ambiente sociale reale».
Per David Bandelj, ricercatore dello Slori e curatore dell’antologia di poesia slovena in Italia “Rod lepe Vide”, «i
poeti della Benecia hanno sviluppato un modello di poesia impegnata squisitamente contemporaneo, legato al rapporto con l’Altro, particolarmente attuale ed interessante
anche per l’uso dell’espressione dialettale».
Altri aspetti generali sono stati evidenziati dalle ricercatrici Danila Zuljan Kumar e Jadranka Cergol, mentre sullo sviluppo dell’espressività teatrale si è soffermata Bogomila
Kravos.
Gli autori resiani Silvana Paletti e Renato Quaglia sono stati
al centro degli interventi rispettivamente di Roberto Dapit,
professore dell’università di Udine, e di Janoœ Je¡ovnik,
ricercatore sul dialetto sloveno della Val Torre. Quest’ultimo
ha in particolare analizzato la traduzione delle opere di
Quaglia in sloveno da parte di Marko Kravos.
Dapit, affiancato dalla stessa Paletti, si è soffermato sulla
produzione per l’infanzia dell’autrice, chiedendosi poi «in
quale misura la sua visione del mondo influisca sullo sviluppo linguistico e sé esso sia conseguenza anche di un
cambiamento nel rapporto con la comunità resiana, che
forse non è il lettore per eccellenza al quale Paletti si riferisce con la propria creatività». Nell’occasione è stato anche
annunciato il progetto di una nuova antologia della poetessa
resiana.
La produzione poetica di Viljem #erno è stata al centro dell’intervento di Irena Novak Popov, docente dell’università
di Lubiana. Con la sua ultima raccolta quadrilingue “Ko
pouno no@i je sarce”, ha affermato, #erno ha superato i
confini reali della propria comunità linguistica e culturale.
In conclusione Michele Obit, poeta beneciano, ha raccontato la propria esperienza di curatore dell’antologia
“Besiede tele zemlje”, che per la prima volta ha permesso di avere uno sguardo complessivo sulla produzione letteraria in dialetto sloveno degli ultimi decenni, oltre che di
autore.
(Novi Matajur, 25. 6. 2014)
IL COMMENTO
La letteratura che guarda al futuro
Due sfide: quella dell’identità e quella della creatività.
Entrambe difficili, la prima soprattutto complicata spesso
da questioni tutte interne che frenano e spesso mettono
in imbarazzo. Ma è la letteratura in dialetto sloveno, allora, a porre qualche paletto, a dare un timbro, a raccontare e spiegare cosa siamo con le parole che in Benecia e
nella Val Resia si utilizzano da secoli.
Il convegno che si è tenuto a S. Pietro la scorsa settimana, primo evento con il quale si celebrano i 40 anni di attività dell’Istituto sloveno di ricerche, è stato forse qualcosa di più di una rassegna su quanto fatto: si è parlato, a
proposito di vari autori e varie realtà, di una «nuova concezione della dimensione locale»: dove l’identità non è più
un elemento a rischio ed il territorio interessato fà della propria diversità identitaria un punto di forza. In questo senso
raccogliere idee, opinioni, ricerche di studiosi italiani e sloveni è servito non solo a dare consapevolezza sulla presenza di una letteratura a tutti gli effetti presente e viva,
ma anche a pensarla, da oggi in poi, come uno strumento utile per rapportarci con un futuro che, per altri aspetti,
appare invece pieno di incognite.
(Novi Matajur, 25. 6. 2014)
SLOVIIT N° 6 del 30/6/14 pag. 11
GRIMACCO - GARMAK
La XXI Stazione di Topolò - Postaja Topolove
A colloquio con Donatella Ruttar che,
con Moreno Miorelli, ne cura la direzione artistica
Dall'11 al 20 luglio la 21a edizione della Stazione di Topolò
animerà il paese del comune di Grimacco, nelle valli del
Natisone. Abbiamo chiesto a Donatella Ruttar (che con
Moreno Miorelli cura la direzione artistica della kermesse)
di illustrarci in breve il programma di questa edizione.
La Postaja verrà inaugurata con l'apertura della Piccola
Biblioteca Libera di Topolò e con la presentazione della pubblicazione “Binari d’Europa” di Romano Vecchiet…
«Sì, iniziamo così, aprendo una Piccola Biblioteca Libera
nella nostra Stazione, una piccola casetta dove poter prendere e lasciare un libro, in uno scambio libero perché la
lettura è fondamento di conoscenza ed è, da sola, viaggio. L’inaugurerà il direttore della biblioteca di Udine,
Romano Vecchiet, che poi presenterà il suo libro, “Binari
d’Europa - Viaggi in treno fra biblioteche e stazioni”. Ricordo
che la Stazione ha una magnifica Sala d’aspetto nella quale,
ogni anno, possiamo ascoltare le Voci di poeti e scrittori
che raggiungono e incontrano Topolò. Chiuderemo con Pif,
autore televisivo, che torna per mettere in scena “Racconti
di mafia“ un teatro civile su un tema che è più vicino di quanto immaginiamo».
Quali sono i punti più importanti in programma. Cominciamo
con il cinema all'aperto…
«Abbiamo un cinema sotto le stelle nel quale da vent’anni si vedono film di qualità e a volte delle vere rarità.
Quest’anno il programma delle visioni è molto ricco. Il regista Gregor Bo¡i@ presenterà “Œuolni iz Trsta”, il corto che
ha girato in Bene@ija con protagonista Dora Ciccone.
Arriverà Alberto Fasulo con il suo film “Tir”, premiato a Roma
e con lui ci sarà il protagonista Branko Zavrœan, in una serata che con occhi curiosi scruterà il mondo slavo con le nuove
proposte dell’emergente cinema serbo, rarità che arrivano dal festival Kino otok con cui da anni collaboriamo. Un
altro importante film friulano, premiato a Locarno è “The
special need”, di Carlo Zoratti con i protagonisti Enea
Gabino e Alex Nazzi e poi perle come “Afghanistan 1969”
musicato dal vivo e ancora “An Anarchist Life” un film di
Ivan Bormann e Fabio Toich sulla vita dell’anarchico triestino Umberto Tommasini».
Ricco il programma musicale della Stazione…
«Odparti vrti (Orti aperti, ndt.), sono i laboratori e i progetti
aperti della Postaja, dedicati in particolare ai ragazzi.
Quest’anno ci saranno diversi laboratori musicali: uno sulla
musica dei Lager, curato da Davide Casali; uno dedicato
alle percussioni con Enrico Malatesta; il grande laboratorio della TMO che unisce studenti di musica e professionisti nella Topolovska Minimalna Orkestra. E ancora,
“Figurstreet...” dedicato a chi mai avrebbe pensato di suonare uno strumento, con Gabriella Ferrari. La ricerca musicale e sonora ci interessa molto. Lo scorso anno abbiamo
dedicato una giornata allo Œkampinjanje, antica tradizione
del suono delle campane. Quest’anno continuiamo sul tema
con due musicologi: Claudio Montanari e Giancarlo
Gasser che si incontreranno sul tema “Le campane: una
SLOVIIT N° 6 del 30/6/14 pag. 12
scrittura musicale negata“. Avremo molta musica dal vivo,
concerti e performance. Opere come video-concerti dal vivo:
“Cre(azioni)“ e “Il ritmo dell’acqua“. Il concerto-installazione del praghese Martin Jani@ek. Musica sacra antica in chiesa e le grandi orchestre: la TMO che con “Lep pozdrav InC“
per i cinquant’anni dell’InC, di Terry Riley e Remembering
Topolò dell’Udine Jazz Collective e, da tradizione, il concerto in piazza grande di LTdT».
Quali, invece, le escursioni in programma?
«Ci metteremo in cammino più volte per conoscere il paesaggio e le tracce che la storia ha depositato. Ricorderemo
la Grande guerra con una passeggiata “Sui passi di Carlo
Emilio Gadda“, a cura della Pro Loco Nediœke doline, insieme alla prof. Paola Italia, studiosa dell’opera gaddiana.
Passeggeremo anche lungo i terrazzamenti di Topolò per
scoprire che Le pietre raccontano (Kamani guorjo) la storia dei luoghi e lo faremo con i giovani della Stazione».
Che cosa ci riserveranno la Sala d'aspetto e il progetto
Koderjana?
«Dal 3 al 10 ottobre scorso la poetessa slovena Barbara
Korun ha vissuto a Topolò, ne è venuta fuori l’opera “#e@ica,
motnjena od ljubezni - #e@ica, turbata d’amore”, tradotta
dal curatore Miha Obit. Koderjana è un’edizione limitata e
di pregio, son libri che tengono vicine l’opera scritta dall’autore e un’opera visiva di un artista della Stazione.
Quest’anno il libro accoglierà i disegni di Serafino Loszach
di Topolò. Il progetto editoriale è realizzato insieme al
K.D.Ivan Trinko».
La Stazione di Topolò prosegue nonostante la crisi finanziaria che stiamo attraversando. Come riuscite a superare le difficoltà e a portare avanti un progetto così ambizioso?
«La Stazione-Postaja è un progetto conosciuto, apprezzato
e condiviso da molti, lo abbiamo capito lo scorso anno quando, dopo i tagli ai finanziamenti, sono accorsi a sostenerci da mezza Europa. È un progetto locale, ma è aperto alla
contemporaneità e al mondo propone un modo diverso di
lavorare insieme. Invitiamo tutti a venire alla Stazione, dove
si può assistere e partecipare a tutto gratuitamente».
Larissa Borghese
(Dom, 30. 6. 2014)
SLOVIT/SLOVENI IN ITALIA
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