L`Iran e l`atomica? Le solite farneticazioni

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L’UNIONE SARDA
www.unionesarda.it - sabato 29 settembre 2012
Cultura
Redazione Cagliari
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In visita a Cagliari per avviare scambi su turismo e trasporti
Dopo il gesto all’Onu
«L’Iran e l’atomica?
Le solite farneticazioni»
Netanyahu
cerca e ottiene
l’ok di Obama
L’ambasciatore Hosseini risponde a Israele
o aveva già detto giovedì seL
ra, incontrando gli studenti
cagliaritani nella facoltà di
Economia. L’ha ribadito ieri
mattina, nella conferenza
stampa che ha chiuso l’intensa
due giorni sarda. «Dichiarazioni assurde. Da ridere. Irresponsabili». Così Mohammad
Ali Hosseini, ambasciatore iraniano in Italia, ha liquidato le
frasi - accompagnate da un disegno - del premier israeliano
Netanyahu all’Onu, in cui asseriva che l’Iran sia ormai vicino alla bomba atomica. Un
assist troppo facile, e l’ambasciatore non ha perso tempo
ad affondare con le parole il
nemico Israele, con cui da tempo i rapporti sono sull’orlo di
una guerra molto temuta dalla
comunità internazionale.
FARNETICAZIONI. «Sono le farneticazioni del responsabile di
un regime sionista che vuole
approfittare della tribuna delle Nazioni Unite, e non è la prima volta, per gettare nel panico l’opinione pubblica mondiale». Quindi, la difesa di parte:
«Le nostre attività nucleari sono pacifiche, hanno fini civili
per la produzione di energia.
Gli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) lo hanno già certificato per 25 volte: non abbiamo
mai deviato dal programma».
Poi la precisazione: «Dal punto di vista etico e religioso ci
siamo impegnati a non andare
mai verso la produzione, utilizzo e stoccaggio di alcuna arma di distruzione di massa come il nucleare, rispettando la
fatwa dall’ayatollah Khomeini,
che lo definì haram ovvero un
divieto assoluto secondo le leggi della religione islamica». Infine, Ali Hosseini ha rovesciato il punto di vista: «Israele ha
il più grande arsenale nucleare, ma nessuno sa quante testate possiede, nessuno fa i
controlli che impongono a
noi». E ancora: «Non siamo
noi ad essere preoccupati di
un eventuale isolamento internazionale, deve esserlo chi costruisce intorno a sé muri così
alti da separarsi dal resto del
mondo».
DIPLOMAZIA. Modi pacati,
concetti chiari e tranchant,
Mohammad Ali Hosseini, 52
anni, già viceministro degli Affari Esteri, ha vestito i panni
diplomatici dell’ambasciatore
con navigata intelligenza. Ri-
spondendo a tutte le domande, talvolta circumnavigando il
concetto per non approfondire il tema scomodo. È arrivato
in Sardegna invitato dall’associazione Assadakh, Centro Italo Arabo per il mediterraneo,
promotore il segretario generale Raimondo Schiavone e
partecipare alla presentazione
del libro Lebanon (Arkadia editore) curato da Alessandro
Aramu. «Una missione esplorativa» ha sintetizzato il diplomatico, per capire quali eventuali accordi stringere tra Iran
e Sardegna, «soprattutto nei
campi del turismo, cultura e
trasporti marittimi». Incontri
istituzionali con il vicepresidente regionale La Spisa, il
prefetto Balsamo, il presidente
dell’Autorità portuale Massidda, il presidente della Provincia Quaquero, rappresentanti
dell’Anci e della Confindustria.
Non c’era il sindaco Zedda che aveva l’agenda già impegnata - e che in serata ha precisato di non aver snobbato
l’appuntamento ma anzi di
aver messo i funzionari del Comune a disposizione dell’ambasciata.
VISITA A CAGLIARI. Cagliari è
una tappa del viaggio in Italia
che sta impegnando Ali Hosseini da due anni, da quando è
ambasciatore. «Vedere e parlare con enti e imprenditori
delle diverse regioni per capire dove ci sono programmi di
sviluppo maggiore». La Sardegna potrebbe essere un luogo
interessante per il trasporto
marittimo «non per la vicinanza geografica - ha precisato con l’area islamica del Nord
Africa: noi non abbiamo bisogno di basi strategiche» ma
sotto il profilo turistico che è
una «ricchezza di questa Isola». L’idea è di organizzare una
settimana di scambi fra Sardegna e Iran «perché la cultura
riesce a mettere in relazione
direttamente i popoli». E poi
verificare quali possibilità ci
possano essere per le imprese
sarde in Iran, e viceversa. Tutto è da progettare. «Fateci proposte - ha detto Ali Hosseini noi le valuteremo».
SANZIONI E COMMERCIO. Ma le
sanzioni internazionali imposte dall’Onu, cui aderisce anche l’Italia, non hanno alcun
effetto su questi eventuali accordi? Si possono fare affari
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D
da imporre al programma nucleare
iraniano, tra il presidente degli Stati UniL’ambasciatore iraniano
Mohammad Ali Hosseini
in visita nel duomo di Cagliari
monito, oppure vige l’antico
detto pecunia non olet? La domanda è sorta spontanea durante l’incontro e l’ambasciatore ha spiegato che «le sanzioni non vietano il commercio, il 90 per cento dei beni
non rientra in quel monito,
quindi è tutto legittimo». Addirittura negli ultimi anni «gli
scambi fra Iran e Stati Uniti sono aumentati». Certo, le risoluzioni hanno frenato i rapporti
ma non li hanno bloccati. Se è
calato l’interscambio con l’Europa, «è cresciuto quello con la
Cina e con l’India». I rapporti
con l’Italia sono buoni, «fondati su cultura e civiltà di antico corso, c’è un vivo rapporto
accademico e scientifico, in
cinque facoltà si studia la lingua persiana» e il nostro paese resta «il primo partner commerciale», logico che si continui a dialogare.
PRIMAVERA ARABA E SIRIA. Sugli altri temi caldi internazionali Ali Hosseini non si è tirato indietro. La primavera araba? «Un ritorno all’identità
islamica, all’Islam delle origini
che non è fondamentalista e
non è in contrasto con la democrazia: questo è quello che
la gente ha chiesto». Khomeini? «Dopo 33 anni il suo pensiero è ancora attuale, la nostra repubblica è erede di quelle idee. Grandi principi religiosi che chiamano gli uomini alla giustizia, alla pace, all’uguaglianza». Sul caso Siria, paese
amico dell’Iran, scatta la difesa d’ufficio. «L’opposizione ha
voluto contestare con le armi
un governo legittimamente
eletto, e ha sbagliato. Serve un
immediato cessate il fuoco e
dare ai siriani la possibilità politica di decidere fra di loro.
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cidentali, che c’è sempre stata
nelle questioni del Medioriente».
DIRITTI UMANI. Più cauto ed
evasivo sulla questione del bavaglio all’opposizione e dei diritti umani. «Il presidente Ahmadinejad è ogni giorno contestato, liberamente. E abbiano a cuore per cultura e civiltà
i diritti dell’uomo, che vengono
violati in tutti i paesi. Ma contro di noi se ne fa un uso strumentale per fini politici». Sull’ultimo rapporto di Amnesty
International Mohammad Ali
Hosseini glissa e ricama sul
concetto del “nessuno è perfetto”. «Il nostro è un sistema democratico che deve migliorare, come devono fare anche gli
altri. Ma l’Iran è prigioniero di
una immagine stereotipata cucita dai vostri mass media: non
siamo come ci dipingete».
Sergio Naitza
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ti Obama e il premier israeliano Benjamin
Netanyahu sembra esserci una schiarita:
i due leader si sono parlati ieri al telefono
e, secondo quanto ha reso noto la Casa
Bianca, si sono trovati «completamente
d’accordo» sulla necessità di impedire che
Teheran riesca a dotarsi di ordigni nucleari.
Nel corso della telefonata, Netanyahu ha
anche espresso apprezzamento «per l’impegno del presidente Obama davanti all’
Assemblea generale dell’Onu», quando ha
detto che gli Stati Uniti faranno «ciò che
devono» per fermare la corsa di Teheran
verso gli armamenti atomici.
L’intervento ad effetto di Netanyahu dal
podio dell’Onu ha scatenato i media americani : la bomba alla Tom e Jerry mostrata dal premier è stata pubblicata dal New
Yorker che ha invitato i lettori a mettere
una didascalia sotto l’immagine.
ARRESTI IN IRAN. Intanto dall’Iran arrivano notizie tutte da decifrare. I tre arresti
eccellenti che hanno segnato le cronache
giudiziarie negli ultimi giorni hanno un
sapore tutto politico che rimanda ai posizionamenti in corso in vista delle decisive
elezioni presidenziali dell’anno prossimo.
Secondo un’interpretazione circolata a Teheran, i provvedimenti avrebbero colpito
i figli dell’ex-presidente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani e il consigliere per i media
di Mahmud Ahmadinejad, Ali Akbar Javanfekr, per dimostrare che la giustizia
iraniana può spingersi oltre la «linea rossa» tracciata a difesa degli uomini più vicini al presidente in scadenza.
Fonti che, vista la delicatezza del tema,
preferiscono rimanere anonime definiscono «una sceneggiata» la carcerazione di
Faezeh Rafsanjani, la figlia dell’ex presidente, un’ ex avvocato e attivista per diritti femminili per la quale sabato scorso è
scattata una sentenza a sei mesi di reclusione per «diffusione di propaganda antistatale» pronunciata all’inizio dell’anno
per fatti risalenti ai sanguinosi moti di
piazza del 2009.
IL CASO RAFSANJANI. Nonostante fosse
stato ampiamente preannunciato il suo
arresto al momento di rientrare in patria
dall’informale esilio auto-imposto in Gran
Bretagna, lunedì è stato arrestato pure il
fratello, Mehdi Hashemi Rafsanjani, 43
anni, anch’egli accusato di propaganda
contro il sistema con l’aggiunta di illeciti
nel settore pubblico dei carburanti. Due
ingressi nel famigerato carcere di Evin,
nella ricca periferia nord di Teheran, che
sono apparsi apparsi confezionati ad hoc
e accolti con un commento molto istituzionale e comprensivo da parte di Rafsanjani-padre: più o meno «i miei figli sono
uguali a quelli degli altri».
Ma l’ex presidente (1989/’97) e cofondatore della repubblica islamica accanto all’ayatollah Khomeini nel 1979 è ancora
potente nonostante le simpatie riformiste
mostrate in occasione dei moti del 2009.
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