Corso Video-Fotografia digitale

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Corso Video-Fotografia digitale
Corso Video-Fotografia digitale
CORSO di VIDEO FOTOGRAFIA DIGITALE (parte 1)
Quello che segue è un Corso Base rivolto sia a chi utilizza la Videocamera (che spesso
permette anche di scattare delle fotografie) sia a chi usa la Macchina Fotografica, digitale o
non. Le informazioni di base sono comuni, perché in entrambi i casi si vuole riprendere un
soggetto illuminato dalla luce, o con uno scatto singolo (macchina fotografica) od in movimento
(telecamera).
La prima parte potrebbe essere considerata troppo tecnica, ma le conoscenze di base sono
necessarie per proseguire nell'apprendimento che altrimenti risulterebbe incomprensibile..
* L'APPARECCHIATURA
La macchina fotografica di oggi è il risultato del perfezionamento della camera oscura nata
oltre un secolo fa, con l'aggiunta di una serie di lenti e di una pellicola, od un
ccd
, nel caso dell'apparecchio digitale.
Il principio delle camera oscura è: la luce attraversa il foro (detto foro stenopeico e che oggi è
nell'obiettivo ) e l'immagine si va a comporre sulla parete opposta (dove c'è la pellicola od il
nastro magnetico). Questo foro (ovvero il diaframma) ha un comportamento analogo a quello
dell'occhio umano, che si allarga o si restringe adeguandosi alle condizioni di luce. Negli ultimi
anni la tecnica e la tecnologia hanno fatto passi da giganti e quello che troviamo in una
apparecchio foto o video è molto complesso, ma i concetti di base sono sempre gli stessi
Possiamo catalogare le macchine fotografiche in:
1. Macchine fotografiche a telemetro – Le prime vere macchine fotografiche maneggevoli
e portatili, anche con obiettivo intercambiabile. Fanno uso di
pellicole 35 mm
(
24x36 mm
). Il modello per antonomasia è la
Leica
.
2. Reflex – Macchine che permettono di vedere esattamente ciò che stiamo riprendendo
tramite la stessa ottica in cui passa la luce che poi impressionerà la pellicola. Possono utilizzare
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pellicole 35 mm ( 24x36 mm ), o pellicole di formato superiore ( 4.5x6 mm, 6x6
cm, 6x7 cm con rullo 120 e 220
).
3. Reflex biottiche – Hanno 2 obiettivi, uno per vedere l'immagine ed il secondo per
scattare la foto. Quasi esclusivamente nel formato
6x6 cm . Molto poco
usate. Ricordiamo le
Rolleiflex
.
4. Macchine Professionali - Fanno uso di pellicola piana e non di pellicola in caricatore ( 3
5 mm
) od in rullo (
120 e 220
). I formati più usati sono:
9x12 cm / 4x5"
,
13x18 cm / 5x7"
e
18x24 cm / 8x10"
. Sono macchine altamente professionali che permettono di poter basculare l'obiettivo rispetto
al piano focale, con costruzione a banco ottico.
5. Compatte - I modelli compatti, a partire dall' Usa e Getta , sono molto diffusi perché
costano poco, sono automatiche e normalmente fanno foto accettabili soprattutto nel formato di
stampa 9x12 che noi tutti utilizziamo. Ne esistono anche modelli con flash e subacquee.
6. Digitali - Le macchine digitali hanno preso piede da alcuni anni nel mercato mondiale.
Sono molto simili alle compatte od alle reflex. Non usano la pellicola (che deve essere
sviluppata con un procedimento chimico), ma l'immagine viene catturata da un CCD ovvero un
sensore in grado di convertire la luce in segnali analogici che vengono poi trasformati in serie di
bit. Quindi l'immagine è digitale e serve un computer per poterla vedere sul monitor, per
stamparla e per elaborarla.
Per quanto riguarda le Videocamere , tralasciando le vecchie cineriprese, la differenza
consiste nel tipo di pellicola che si utilizza:
1. MiniVHS – usa lo stesso nastro delle comuni VHS, ma con un caricatore più piccolo.
Oggi è poco usato sia perché poco maneggevole e sia perché di bassa risoluzione.
2. Video 8 – è un supporto analogico/digitale creato dalla Sony.
3. Mini DV – è il nuovo supporto digitale, il più usato negli ultimi anni. E' impiegato con
apparecchiature molto piccole e maneggevoli. Viene utilizzato non solo da noi comuni mortali,
ma anche a livello semiprofessionale.
* IL CORPO MACCHINA
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Il corpo macchina è quella parte della macchina fotografica che serve a contenere l'elemento
sensibile (pellicola o CCD). Contiene anche tutti i meccanismi per poter valutare l'esposizione e
regolare il tempo di esposizione, come pure le parti che permettono di controllare l'inquadratura.
* L'OBIETTIVO
L'obiettivo è l'insieme delle lenti attraverso le quali passa la luce che, trasferendosi
sull'elemento sensibile, cattura l'immagine. L'obiettivo può essere: standard, grandangolare o
teleobbiettivo. Vi sono poi gli zoom e le ottiche speciali. In molte macchine fotografiche e nelle
videocamere professionali, l'obiettivo può essere intercambiabile.
N.B. Solo per quanto riguarda i valori numerici riportati come riferimento, ci riferiamo ora ad un
apparecchio fotografico che usa pellicola 35mm. I concetti, invece, valgono per tutte le
macchine fotografiche e per le telecamere.
L'obiettivo standard
L'obiettivo standard è quello che ha all'incirca una lunghezza focale di 50 mm ovvero un
angolo di campo che si avvicina al campo di visuale dell'occhio umano (l'obiettivo standard
corrisponde alla diagonale del formato della pellicola). E' l'obiettivo che spesso è in dotazione
all'apparecchio fotografico. E' un obiettivo tuttofare, ideale per i principianti.
Il grandangolare
Il grandangolare offre una visione prospettica di grande impatto in quanto riescono a catturare
un'immagine molto più ampia di quella dell'occhio umano. La loro lunghezza focale parte da 4
0 mm
per arrivare fino al
20 mm
, che è una focale che ha già una discreta distorsione. E' adatto per effettuare riprese in luoghi
chiusi, per riprendere paesaggi, per lavori di architettura.
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Il teleobiettivo
Il teleobiettivo, invece, diminuisce la distanza tra il fotografo e un soggetto lontano. Cioè, fa
apparire più grande il soggetto ripreso. La loro lunghezza focale parte da 85 mm per arrivare
fino al
300
mm.
E' l'ideale per fotografie di sport e di azione. Da tenere presente che aumentando la focale,
diminuisce la profondità di campo e la prospettiva si appiattisce. Per ridurre le vibrazioni, è
preferibile utilizzarlo con un cavalletto,
Lo zoom
Gli zoom sono diventati estremamente diffusi poiché permettono una maggiore flessibilità e
comodità rispetto agli obiettivi a focale fissa, in quanto, utilizzando un solo obiettivo, posso
usare delle focali che spaziano dal grandangolo al tele. Un esempio di zoom è: obiettivo con lu
nghezza focale
da
35 mm
a
135 mm.
Oggi un buon obiettivo zoom ha ottime qualità ottiche essendo composto da molte lenti interne.
E' una valida alternativa ad una dotazione di varie ottiche. Il suo uso è ottimale in reportage e
foto d'azione.
Altri obiettivi
Da usare in casi particolari, anche perché molto costosi:
obiettivi macro – che mettono a fuoco a distanze minime, fino ad un centimetro od anche meno.
Spesso vengono usati dei soffietti che, con lo spostamento fisico dell'obiettivo, permettono una
ripresa di minimi particolari;
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grandangoli estremi – arrivano ad una focale di 10-14 mm. Esistino anche i fisheye, obiettivi
che permettono di poter fotografare “dietro le spalle” in quanto possono raggiungere una visione
di 220° (superando quindi i 180°)!
teleobiettivi estremi – invece arrivano ad una focale di 1000 e 2000 mm. Fra questi possiamo
annoverare anche i catadiottrici, ovvero obiettivi di lunga focale che però, grazie a degli
accorgimenti ottici, sono molto corti nella loro dimensione.
Dicevamo che i dati fin qui riportati fanno riferimento all'uso di una pellicola di 35mm. Infatti nel
caso di una Videocamera con pellicola miniDV i valori cambiano: ad esempio uno zoom con
lunghezza focale da 2,5 mm a 25 mm corrisponde ad una focale 48 mm – 480 mm su pellicola
35mm, quindi è uno zoom quasi per nulla grandangolare ma molto teleobiettivo.
* L'ESPOSIMETRO
Oggi ogni apparecchio (sia Video che Foto) contiene un esposimetro (cioè il misuratore della
luce), ovvero quella tecnologia che permette di regolare, anche automaticamente, i valori del
tempo e del diaframma per ottenere un risultato pressoché perfetto (tranne in condizioni di luce
troppo particolari).
Esistono vari metodi di lettura della luce tramite l'esposimetro: media (cioè su tutto il campo
inquadrato) che è il più usato o spot (misurazione solo su una piccola porzione di immagine).
Molti apparecchi permettono di controllare manualmente tali valori e correggerli per dare una
personalizzazione al risultato finale. L'automatismo serve solo per aiutarci.
* IL TEMPO ed IL DIAFRAMMA
L'esposizione corretta viene determinata dall'accoppiata Tempo / Diaframma, ovvero tramite
questi 2 parametri si determina la giusta quantità di luce per registrare l'immagine che si sta
riprendendo o fotografando. Il primo (il tempo) determina appunto la durata del tempo in cui
l'otturatore resta aperto per far entrare la luce che deve impressionare la pellicola od il ccd; il
valore viene espresso normalmente in frazioni di secondo, come 1/50” o 1/125” od 1/1000”. Il
secondo (il diaframma) imposta l'apertura, cioè l'estensione dello spazio di entrata (ad esempio:
foro tutto aperto f:1,6 o mediamente aperto f:5,6 o poco aperto f:16).
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I tempi d'esposizione, espressi in frazioni di secondo, più comuni per la macchina fotografica
sono: (t) 1/8 – 1/15 – 1/30 – 1/60 – 1/125 – 1/250 – 1/500 – 1/1000. Nel caso della videocamera
i tempi cambiano leggermente perché devono adattarsi alla visione tramite un televisore, e sono
del tipo:
1/6 – 1/12 - 1/25 1/50 – 1/120 – 1/250.
I valori dei diaframmi invece sono: (f) 1.4 - 2 - 2.8 - 4 - 5.6 – 8 - 11 - 16 - 22 – 32 . Il valore
massimo, cioè quello più aperto e che caratterizza la focale dell'apparecchiatura può variare in
f:1,6 od f:1,8 o f:3,5. Talvolta, quando si usa uno zoom, si ha un doppio valore, es: f:1,6 – 2,9
Questo significa che il primo valore si riferisce alla posizione grandangolo dllo zoom, il secondo
alla posizione teleobiettivo,
Per prima cosa si deve quindi determinare un'accoppiata Tempo / Diaframma che faccia
passare la giusta quantità di luce, poi si possono variare detti valori con le seguenti regole:
Se diminuiamo il tempo di un valore (esempio da 1/125” ad 1/250” ) si dimezza il tempo di
passaggio della luce, quindi per far passare la giusta quantità di luce che impressiona la
pellicola, dobbiamo raddoppiare il valore del diaframma (es. da f:11 ad f:8)
Se aumentiamo il tempo di un valore (esempio da 1/250” ad 1/125” ) si raddoppia il tempo di
passaggio della luce, quindi per far passare la giusta quantità di luce che impressiona la
pellicola, dobbiamo dimezzare il valore del diaframma (es. da f:8 ad f:11)
Analogamente, se aumentiamo o diminuiamo il diaframma, dobbiamo diminuire od aumentare il
valore del tempo.
Il tempo
Spesso in una macchina fotografica il tempo d'esposizione è regolabile sia manualmente sia
automaticamente. In una Videocamera questo è possibile solo nei modelli più sofisticati, oppure
quando sono presenti i cosiddetti “programmi” che impostano il tempo a seconda delle
esigenze: ad esempio programma sport (che usa un tempo più veloce per catturare le
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immagini) od il programma
di esposizione.
notte che allunga il tempo
Il diaframma
Analogamente per il diaframma che, se non è possibile regolare automaticamente, può essere
variato con un programma come quello dei ritratti , che apre il diaframma, od il programma pae
saggio
che lo chiude (es a f:16).
La sovraesposizione si ha q uando la coppia di valori tempi e diaframmi fa si che la luce che
colpisce la pellicola od il nastro sia troppa. Si può correggere l'esposizione chiudendo il
diaframma (da f:8 a f:11 ad esempio), oppure diminuendo il tempo d'otturazione (per esempio
da 1/125” a 1/250”). Un'immagine è sovraesposta quando l'immagine è chiara ed i colori
sbiaditi.
Chiamasi sottoesposizione q uando la coppia tempi e diaframmi fa passare poca luce. Si può
correggere il difetto aprendo il diaframma o aumentando il tempo d'otturazione. Un'immagine
sottoesposta risulterà buia.
Naturalmente è possibile fare uso creativo dell'esposizione, sovraesponendo o sottoesponendo
l'immagine, purchè il risultato sia piacevole ed artistico. Per questo, a chi inizia a fotografare si
consiglia di disinserire gli automatismi, in modo da effettuare varie prove per capire il
funzionamento della propria macchina fotografica e della videocamera (ove ciò sia possibile).
* LA LUCE
La fotografia si basa sulla luce, che viene scomposta nei tre colori “primari”, che sono il rosso ,
il
verde
e il
blu
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(da cui la sigla RGB); i tre colori “complementari” (opposti) ai primari sono il
magenta
, il
giallo
e il
ciano
(CMY).
I colori, così come noi li vediamo, non sono altro che una interpretazione del nostro cervello
della luce che colpisce gli oggetti e le persone. Cioè, il mio rosso (il rosso di un oggetto che io
guardo) non è esattamente uguale al tuo: infatti l'occhio filtra l'immagine (capovolgendola, come
il foro stenopeico ) e ciascun cervello poi deve interpretare le informazioni che riceve.
Per poter stabilire una certa omogeneità di confronto, si è stabilito di misurare la temperatura
cromatica delle sorgenti luminose tramite l'unità di misura della scala termometrica assoluta dei
gradi Kelvin ( K ). I suoi valori vanno da circa 2.000 K ad oltre 10.000 K. La luce bianca pulita ,
ovvero quella diurna ha una temperatura di circa 5.800 K. La luce bianca è formata
dall'insieme delle lunghezze d'onda
proprie di ogni colore. L'occhio umano non è in grado di percepire tutto lo spettro colore, infatti,
l'infrarosso e l'ultravioletto non vengono “visti”.
Con una temperatura colore bassa avremo una dominante rossa e gialla, mentre con una
temperatura colore alta ci sarà una dominante blu. Le pellicole a colori sono tarate normalmente
a 5.500 K, che è circa la temperatura colore della luce diurna.
Usando apparecchiature digitali come il video si sente parlare spesso di “bilanciamento” del
bianco, che significa? Che per effettuare delle buone riprese, ovvero con i colori il più vicino a
quelli reali, automaticamente o manualmente dobbiamo dire alla nostra telecamera quale è il
bianco pulito in quel momento. Tutti gli altri colori appariranno “reali” in relazione al bianco di
riferimento utilizzato.
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