CHIGIANA Unico Settimana 2011 OK

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23-06-2011
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ri e inquiete aspirazioni. Sul piano biografico ne abbiamo un segno
nella rottura del fidanzamento con Agathe. Sul piano creativo questo lato oscuro e passionale trovava la sua manifestazione nella
lunga e travagliata gestazione del Concerto in re minore per pianoforte e orchestra.
Non così per le Serenate, nate a Detmold per Detmold. La
prima, in particolare, nacque per un piccolo organico cameristico
per 1 flauto, 1 corno, 2 clarinetti, 1 fagotto e quartetto d’archi.
Nella prima versione avrebbe avuto i quattro tempi canonici delle
piccole Sinfonie di Haydn o del giovane Mozart: così almeno l’aveva conosciuta Clara Schumann nel 1858. Ma la scelta del genere
oscillò, fino al 1859, tra la piccola Sinfonia e la Cassazione per
fiati con accompagnamento di archi. Già alla prima esecuzione pubblica il 28 marzo del 1859 ad Amburgo i tempi erano divenuti sei.
Ciò provocò un certo qual risentimento in Clara che, dopo aver
ricevuto il programma del concerto, scrisse: “Mi sono meravigliata
di leggere sul programma che i tempi sono sei, mentre io ne ho
conosciuti solo quattro. Oppure hai inserito altri due tempi che io
conosco già?”. Con buona pace di Clara, non erano stati aggiunti
brani precedentemente composti, bensì il primo Scherzo e i Minuetti I e II.
Con queste aggiunte Brahms aveva scelto di seguire, dichiaratamente, i modelli delle Serenate e delle Cassazioni settecentesche.
Ma, all’indomani della prima esecuzione, si pose un altro problema:
quello dello squilibrio tra il gruppo dei fiati e quello del quartetto
d’archi, che, per alcuni punti, gli era stato fatto notare da Joachim
e che evidentemente Brahms aveva dovuto constatare in occasione
dell’esecuzione pubblica. Sorse allora il dilemma se la Serenata
dovesse diventare una Sinfonia a piena orchestra.
Non diventò una Sinfonia: con questo tipo di ispirazione serena e addirittura gioiosa, con queste forme regolarissime e questa
armonizzazione tonica-dominante-tonica, sarebbe stata una provocazione negli anni dell’ascesa di Berlioz, Liszt e Wagner; una provocazione, intendo, maggiore di quella che portò Brahms a sottoscrivere il goffo appello contro i nuovi-tedeschi apparso sulla Neue
Zeitschrift für Musik nel 1860.
Non rimase però neppure un organico compatibile con un
Serenata: l’orchestra classica con i fiati a 2 ritrovava una comprovata certezza di equilibrio con gli archi raddoppiati.
In questa ultima versione la composizione andò alla prima esecuzione a Hannover, sotto la direzione di Joachim il 3 marzo del
1860, e venne ripresa nel 1862 a Oldenburg (in marzo) e a Vienna
(a dicembre). In una delle sue primissime recensioni su Brahms,
Eduard Hanslick mostrò di capire molto bene che, se l’orchestrazio-