ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO ANTON NANUT direttore
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ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO ANTON NANUT direttore
Comune di Monfalcone Servizio 1 - Attività Culturali e di Promozione Territoriale Discografia con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività CulturaliDirezione Generale per lo Spettacolo dal Vivo Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia Brahms: Sinfonie n. 2 e n. 3 Karajan/Deutsche Grammophon Bernstein/Deutsche Grammophon Metha/Elicon Abbado/Deutsche Grammophon Celibidache/Deutsche Grammophon Walter/Sony Baremboim/Warner Gardiner/Soli Deo Gloria in collaborazione con Fazioli Pianoforti Bogaro&Clemente Assessore alla Cultura Paola Benes Teatro Comunale di Monfalcone Musica 2011-2012 Programma Direttore artistico Filippo Juvarra Dirigente del Servizio Giovanna D’Agostini Informazioni [email protected] www.teatromonfalcone.it www.facebook.com/teatromonfalcone Stampa a cura di ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO ANTON NANUT direttore Discografia a cura di Stylus Phantasticus - Via dei Calzolai, 2 - Udine Venerdì 13 aprile 2012 ore 20.45 Integrale delle Sinfonie di Johannes Brahms ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO ANTON NANUT direttore Programma Johannes Brahms (1833 - 1897) Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90 Allegro con brio Andante Poco allegretto Finale: Allegro Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73 Allegro non troppo Adagio non troppo Allegretto grazioso. Presto ma non assai Allegro con spirito Gli interpreti L’Orchestra di Padova e del Veneto si è costituita nell’ottobre 1966 e nel corso di quarant’anni di attività si è affermata come una delle principali orchestre da camera italiane nelle più prestigiose sedi concertistiche in Italia e all’estero. L’Orchestra è formata sulla base dell’organico del sinfonismo “classico”. Peter Maag - il grande interprete mozartiano ne è stato il direttore principale dal 1983 al 2001, mentre Piero Toso ne ha ricoperto il ruolo di primo violino solista dalla fondazione al 2009. Alla direzione artistica si sono succeduti Claudio Scimone (dalla fondazione al 1983), Bruno Giuranna (dal 1983 al 1992), Guido Turchi (1992-93) e, come direttore musicale, Mario Brunello (2002-2003). L’attuale programmatore artistico dell’Orchestra è Filippo Juvarra (Premio della Critica Musicale Italiana “Franco Abbiati” 2002). Nella sua lunga vita artistica l’Orchestra annovera collaborazioni con i nomi più insigni del concertismo internazionale tra i quali ricordiamo: S. Accardo, P. Anderszewski, M. Argerich, V. Ashkenazy, J. Barbirolli, Y. Bashmet, R. Buchbinder, M. Campanella, G. Carmignola, R. Chailly, C. Desderi, G. Gavazzeni, R. Goebel, N. Gutman, Z. Hamar, A. Hewitt, C. Hogwood, L. Kavakos, T. Koopman, A. Lonquich, R. Lupu, M. Maisky, V. Mullova, A.S. MutterM. Perahia, I. Perlman, M. Quarta, J.P. Rampal, S. Richter, M. Rostropovich, H. Shelley, J. Starker, R. Stoltzman, H. Szeryng, U. Ughi, S. Vegh, K. Zimerman. L’Orchestra è l’unica Istituzione Concertistico - Orchestrale (I.C.O.) operante nel Veneto e realizza circa 120 concerti l’anno, con una propria stagione a Padova, concerti nella regione Veneto, in Italia per le maggiori Società di concerto e Festival, e tournée all’estero. Tra gli impegni più recenti si ricordano i concerti diretti dal Maestro Tan Dun per il Festival Pianistico Internazionale “A. B. Michelangeli”, il concerto al Festival “In terra di Siena” diretto dal Maestro Vladimir Ashkenazy, i concerti a Milano per il Festival MITO SettembreMusica 2009 con il pianista e direttore Olli Mustonen, e a Venezia per il 53° e il 54° Festival Internazionale di Musica Contemporanea (2009 e 2010) e per il 7° Festival Internazionale di Danza Contemporanea (2010) della Biennale di Venezia, tutti appuntamenti che hanno riscosso l’unanime plauso della critica. Nel settembre 2010, su invito della Pontificia Accademia delle Scienze, l’Orchestra ha eseguito il Requiem K 626 di W.A. Mozart con la direzione del Maestro C. Desderi alla presenza di Sua Santità Benedetto XVI. A partire dal 1987 l’Orchestra ha intrapreso una vastissima attività discografica con oltre cinquanta incisioni per le più importanti etichette, tra le quali si segnalano: i Concerti BWV 1054 e BWV 1058 di Bach e il Concerto K 503 di Mozart con S. Richter e Y. Bashmet (Teldec), i Concerti per violoncello di Boccherini con D. Geringas e B. Giuranna (Claves-Grand Prix du Disque 1989), La Betulia liberata di Mozart con P. Maag (Denon), l’Integrale delle Sinfonie di Beethoven con P. Maag (Arts), il Concerto K 466 di Mozart con M. Argerich e A. Rabinovitch (Teldec). Più recente è l’uscita dell’oratorio La Passione di Gesù Cristo di J.G. Naumann diretto da S. Balestracci (cpo) e del DVD Homage to Amadeus con François-Joël Thiollier, pianoforte (Multigram), mentre è di prossima pubblicazione un CD (Sony) dedicato alle musiche di G. Cambini con D. Dini Ciacci, oboe e direttore, P. Carlini, fagotto e P. Brunello, oboe. L’Orchestra di Padova e del Veneto è sostenuta da Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione del Veneto, Provincia di Padova, Comune di Padova e Fondazione Antonveneta. Anton Nanut ha compiuto i suoi studi presso l’Accademia musicale di Lubiana, ricevendo il suo primo incarico di docente presso l’Orchestra della città di Dubrovnik nel 1958, carica che ha rivestito fino al 1974. Nello stesso periodo è stato anche professore dell’Accademia di Musica di quella città e direttore ospite a Londra, Praga e Varsavia; con l’Orchestra di Dubrovnik si è esibito in Ungheria, Italia e Austria. Anton Nanut ha poi presieduto il Dipartimento di direzione orchestrale dell’Accademia Musicale di Lubiana e diretto l’Orchestra Filrmonica della Slovenia, con la quale ha tenuto concerti in Italia, Austria, Belgio, Germania, Polonia, Russia e Stai Uniti. Nel 1981 è diventato direttore principale dell’Orchestra Sinfonica della Radio della Slovenia, impegnandosi così non solo in registrazioni sia per la radio sia per la televisione, ma anche in tournée che l’hanno portato negli Stati Uniti (Carnegie Hall), in Austria, Polonia, Bulgaria, Germania, Italia, Francia, Svizzera e Ungheria. È stato inoltre direttore ospite di molte significative formazioni, tra cui la Dresden Staatskapelle, la Berlin Radio Symphony, la Filarmonica di Leningrado e quella di Praga, i Wiener Symphoniker, l’Orchestra Sinfonica della RAI di Milano, l’Orchestra Filarmonica di Città del Messico e molte altre ancora. Ha diretto l’Orchestra Sinfonica della Radio della Slovenia nella registrazione di oltre 150 CD, distribuiti in tutto il mondo. È anche attivo come direttore dell’Orchestra da Camera della Radio della Slovenia e noto in tutto il mondo per il suo gruppo vocale Ottetto della Slovenia. Per la sua opera ha ricevuto innumerevoli riconoscimenti: il premio “Milka Trnina”, il premio “Slobodna Dalmacija”, i premi “Zupancic” e “Presern”, quello della Società Jugoslava dei Musicisti; il “Carnegie Medal”, lo “Smetana Medal” ed il “Milano Medal”. Dal 1997 al 2000 è stato Direttore Artistico e Direttore principale dell’Orchestra Filarmonica di Udine. Note al programma Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90 È il 1883 quando a Vienna, presso la Gesellschaft der Musikfreunde, Hans Richter dirige l’Orchestra Filarmonica nella prima esecuzione della Terza Sinfonia di Brahms, divenuta subito “sfortunatamente troppo celebre”, per citare il piglio ironico dello stesso compositore, che accoglie il successo di questa pagina (testimonianza del consolidamento definitivo della sua fama) con un misto tra soddisfazione e sarcasmo. Scritta durante il soggiorno estivo a Wiesbaden, la Terza Sinfonia racchiude emblematiche conquiste per la scrittura brahmsiana e tra le sue caratteristiche principali annovera in primis la stupefacente densità musicale ed emotiva. Risulta, quindi, molto limitativo l’epiteto di “Eroica” affidato ad essa dallo stesso Richter, ma che Brahms non fece proprio. Certamente non mancano i toni epici e la magniloquenza degli ampli fraseggi, ma il vero miracolo di questa sinfonia è proprio la sublime sintesi formale e stilistica, la concisione e la coerenza che convivono con l’acutissima potenza espressiva. La perentorietà e l’efficacia del trattamento delle cellule tematiche sorprende da subito, con l’inizio poderoso affidato ai fiati, costruito sulla “nomenclatura alfabetica tedesca (F-a-F): le iniziali del motto giovanile Frei aber Froh, libero ma felice” (spiega Sablich). Il primo tema, che svela echi schumanniani, prosegue con un movimento sempre compatto e si alterna con una seconda proposta di carattere tenue ed ondeggiante, un tema intimo e altrettanto intenso che si innesca sul primo in una costruzione formale perfetta, con libertà armonica e strutturale lungo tutto il movimento. Andante e Poco allegretto, le sezioni centrali, sono svincolate dal loro formale ruolo “sonatistico” e rappresentano piuttosto delle parentesi riflessive, quasi degli intermezzi. L’Andante è in forma sonata, ed apre con corni e legni impegnati in un tema di grande malinconia e nostalgia popolare, che si plasma attraverso le più varie manipolazioni formali impresse da un magistrale uso della variazione. L’intento di riflessiva attesa rimane nel Poco allegretto, che sfodera uno dei temi indimenticabili del catalogo brahmsiano, “gemma ineguagliata” del suo repertorio (citando nuovamente Sablich), che con i violoncelli a mezza voce apre una delle pagine più commoventi della letteratura sinfonica ottocentesca. L’intensità lirica è infinitamente toccante, e l’inciso del Trio, con una forma quasi irriconoscibile di danza stilizzata, sembra anticipare già il linguaggio mahleriano. È monumentale, invece, l’assetto del quarto movimento, Allegro in fa minore: l’inizio inquieto dei violoncelli prelude a uno slancio che si fa climax incessante fino alla fine della sezione. Il materiale tematico è esposto secondo tre idee diverse, elaborate con una pregnanza e una densità clamorose, che si innescano tra loro in variazioni, intrecci, sovrapposizioni, alternanze di travolgente potenza ritmica. Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73 “Per un mese prima non suonate altro che Berlioz, Liszt e Wagner: solo così capirete la sua tenera gaiezza”: con queste parole Brahms introduce agli orchestrali che andranno ad eseguire per la prima volta la sua Seconda Sinfonia (i Filarmonici di Vienna, diretti, come per la Terza, da Hans Richter, nel dicembre del 1877). È una pagina atipica del repertorio sinfonico del compositore di Amburgo, a cominciare dal fatto che è stata composta in pochi mesi (durante un soggiorno carinziano nel 1877), dopo che oltre 15 anni erano stati impiegati per comporre la Prima, e almeno 10 per il Primo Concerto per pianoforte. La spontaneità del carattere di questa sinfonia, e insieme l’ambiguità emotiva (le critiche sull’attitudine psicologica del carattere lirico della Seconda sono da sempre contraddittorie), ne fanno una pagina “sui generis”. Il clima della sinfonia si avvicina a un ambiente cameristico, sia per la cantabilità dei temi, sia per la leggerezza di certe esposizioni (Brahms stesso la definisce “una suite di valzer”, ponendo l’attenzione sull’uso dei tempi ternari e soavità danzante di essi), tanto da essere accostata alla Pastorale di Beethoven, o paragonata, per nitore stilistico, alla produzione strumentale mozartiana. Eppure non mancano, negli sviluppi di alcuni movimenti, delle parentesi più opache, degli inserti minacciosi, dei momenti nei quali l’elegia pura si trasforma in “meditazione a lutto” (ancora citando le parole di Brahms, in una lettera a Elizabeth von Herzogenberg, pianista e intima confidente, insieme a Clara Schumann, del Maestro), pur nella complessiva innocenza spirituale dell’opera. Il primo movimento dichiara il proprio “motto” musicale nelle prime tre note sussurrate dai registri gravi degli archi (contrabbassi e violoncelli) che - pur lasciando subito spazio a un maestoso tema affidato al corno, e a un susseguirsi di costrutti molto articolati nella ritmica e nell’elaborazione motivica - costituiscono il nucleo principale dell’intera sinfonia, più volte ripreso ed elaborato, e destinato a delineare l’intero clima emotivo, elegiaco e insieme sospeso, dell’opera. Ancora una volta nel movimento lento (in questo caso il secondo Adagio) Brahms consegna una delle migliori prove melodiche, con un indimenticabile canto struggente, tenero e malinconico che apre la sezione, per lasciar spazio ad altre due cellule, l’una più serena e lirica, l’altra più lirica ed elaborata da intenzioni più drammatiche. Lo Scherzo è una parentesi quasi neoclassica, rilassata e serena, fondata su un unico tema dell’oboe, accompagnato dai legni e sostenuto dai danzanti pizzicati dei violoncelli. Due i temi principali dell’ultimo Allegro con spirito, una gioiosa festa in cui, più che in tutti i movimenti precedenti, l’orchestra presta un suono completo e luminoso, allontanandosi dall’intimità più rivolta al camerismo: è in forma sonata e riprende il cromatico motto iniziale del primo movimento, che lascia il posto a un secondo tema nobile e di ampia cantabilità, per una conclusione esplosiva, trionfo sonoro di affermata serenità. Clara Giangaspero