Papà, mamma, mi date l`amicizia? - AC

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Papà, mamma, mi date l`amicizia? - AC
Papà, mamma, mi date l’amicizia?
Sembra una richiesta tramite Facebook e invece l’argomento che vorrei affrontare è
tutt’altro.
Può esistere amicizia tra genitore e figlio? Ma soprattutto è giusto che ci sia amicizia
tra genitore e figlio? O meglio, è vantaggioso per entrambi che genitore e figlio siano
amici?
Ne parlavo con un altro genitore durante la Carovana della Pace, sarà stato il freddo o
l’entusiasmo di condividere una bellissima esperienza come quella che abbiamo
vissuto con i nostri figli, gli educatori e tutti i presenti.
Tale tema è critico, da qualunque delle due parti esso venga affrontato. Quando ero
figlio mi chiedevo se avessi potuto considerare come amici i miei genitori o se lo
avessi potuto desiderare, visto che amici proprio non li ho mai considerati, né
tantomeno loro si sono prestati ad esserlo.
Ora da genitore mi domando se, volendomi dimostrare più moderno dei miei genitori,
devo essere amico di mio figlio, per condividere con lui le nostre confidenze ed
essere sullo stesso piano.
Neanche a farlo apposta, un capitolo di un libro ricevuto in Parrocchia, alla Sacra
Famiglia, ha risvegliato in me una serie di riflessioni, che mi erano state già
presentate diverse volte, ma che rispolverare aiuta sempre, fornendomi la risposta alle
domande che ci siamo posti in apertura.
L’inizio del capitolo è bellissimo. Riporta una citazione di Tagore che vorrei
condividere con voi. Il bambino chiama la mamma e domanda: “Da dove sono
venuto? Dove mi hai raccolto? La mamma ascolta, piange e sorride mentre stringe al
petto il suo bambino. “Eri un desiderio dentro al mio cuore”!
Ebbene è proprio così, ragazzi miei, noi genitori vi abbiamo desiderato tanto ed
avervi è stato il regalo più bello e più prezioso che mai potessimo ricevere e che mai
potremo sprecare o danneggiare.
E’ vero, siete solo in prestito, siamo gli archi dai quali voi frecce partirete lontano,
ma per sempre sarete il frutto del nostro desiderio e del nostro amore.
Il termine stesso di amore (a-mors, dal latino, che significa “senza morte”) indica che
questo sentimento è per sempre e per sempre noi vi ameremo. Questo però non
significa necessariamente essere vostri amici.
Un genitore non può essere amico del proprio figlio, al massimo può essere complice.
Il rapporto di complicità è qualcosa di totalmente diverso dal rapporto di amicizia. La
complicità tra genitore e figlio può essere sana. Non solo in famiglia, ma anche tra
alunno e insegnante, oppure tra colleghi di lavoro di età differenti.
Ma l’amicizia è un’altra cosa, riguarda sempre l’amore, deriva sempre dallo stesso
termine, ma esclude alcuni valori che invece l’essere genitore implica.
Quali? Il più importante. L’autorevolezza! Rinunciarvi sottintende una delega a
figure quali gli amici, appunto, o a insegnanti, nonni o altre figure in qualche modo
carismatiche, ma che non sono i genitori.
Senza l’autorevolezza noi genitori rischiamo di non essere più per voi figli un valido
punto di riferimento e di perdere ai vostri occhi quella funzione di guida legittimata
dalla natura, dalla società e dalla religione.
Lasciarvi senza guida, cari ragazzi, vi porterebbe a perdervi nel mare schiumoso e
attraente delle miriadi di informazioni e di falsi esempi offerti dai media, con il
rischio di ritrovarvi come un funambolo solitario in precario equilibrio su pericolose
e contorte funi di incertezza.
Per questo motivo, prosegue il capitolo, noi genitori abbiamo l’arduo quanto
affascinante compito di trasformare queste ondeggianti funi in sentieri di pietra,
forieri di identità e di speranza…da percorrere, specie nei tratti più impervi, insieme a
voi, cari figli!
Il nostro compito è quello di amarvi e di guidarvi e quello di essere vostri amici è
casomai solo una parte del nostro rapporto con voi, ma non si può fermare lì!
Il nostro amore, l’amore di noi genitori, supera qualunque altro sentimento, anche
quello dei vostri migliori amici o dei nonni o dei vostri fratelli e sorelle, l’amore di un
papà o di una mamma è insuperabile.
Voglio concludere quindi con un NO, cari figli, non vi diamo l’amicizia, perché non
siamo e non vogliamo essere i vostri amici, perché siamo molto di più, siamo i vostri
genitori!
Fulvio
Fonti: “La dispensa degli affetti” di Gigi Avanti e Sandro Montanari