bus separati per - Telefilm Central
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bus separati per - Telefilm Central
magazine amatoriale di attualità allegato a www.telefilm-central.org • numero 02 - luglio-agosto-settembre 2009 scrap Twilight: dalla carta alla pellicola la storia di un successo Dall’Olanda il format che “difende il diavolo” Foggia: Bus separati per gli immigrati Teatro: Intervista teatrale a Chiara Tomarelli Game: Popmundo la pop-vita in un browser Ambiente: l’energia solare editoriale Magazine amatoriale gratuito allegato di Telefilm-Central.org Magazine Anno I Numero 02 www.telefilm-central.org [email protected] Redazione: Maura Pistello, Giulia Possenti Supervisione: Maura Pistello Eccoci qui, ci siamo finalmente. Il neonato Scrap, con un solo numero all’attivo ne ha già subite di trasformazioni!! Il capo redattore e l’ideatrice del giornale ci ha lasciate per dedicarsi ad altro e noi della redazione ci siamo dovuti reinventare un posto per potere “sopravvivere”, ecco che è arrivata un’occasione impedibile: la partnership con la Fanzine di Telefilm-central.org. Scrap diventa così l’allegato trimestrale, il prolungamento della Fanzine del portale italiano più importante di serie TV. Un numero estivo molto ricco che ci auguriamo vi piacerà quanto la Fanzine, ormai ampiamente collaudata. E se leggerlo vi ha fatto venir voglia di partecipare attivamente, non temete c’è posto per tutti!! Scrivete a [email protected], inviando la vostra candidatura, Scrap Magazine ha sempre bisogni di nuova linfa. Maura Pistello Progetto grafico: Valentina Colombo Impaginazione: Valentina Colombo Hanno collaborato a questo numero: Stanislao Bardadin, Federica Capogna, Vincenzo Carusi, Nicola Clemente, Maria Sara De Marco, Angela Farinelli, Daniela Gonnella, Roberta Lemma, Micaela Motta, Sabrina Paronetto, Simone Roselli, Arianna Screpanti, Veronica Verrastro. © copyright 2009 Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione dei contenuti, totale o parziale, in ogni genere e linguaggio è espressamente vietata. Tutte le immagini e i marchi citati sono di proprietà dei rispettivi aventi diritto. sommario Attualità 06 Tra i due litiganti il terzo muore di Vincenzo Carusi vera pirateria torna a largo della Somalia 06 La di Vincenzo Carusi 07 Trapianto mani e viso in Francia di Federica Capogna 07 Medico denuncia partoriente: ma non era clandestina di Roberta Lemma 07 Bus separati per gli immigrati: succede a Foggia di Roberta Lemma News il format che “difende il diavolo” 08 Dall’Olanda di Arianna Screpanti 09 Nuove tecnologie del MIT: batterie dai virus 16 Scoperta di Sabrina Paronetto Ambiente 18 Analisi e prospettive delle politiche in materia di energia solare di Nicola Clemente Arte & Cultura Popmundo 20 Game: di Simone Roselli Cultura underground: Project 28 millimetres 24 Arte: di Veronica Verrastro 26 Teatro: Intervista teatrale a Chiara Tomarelli per lo spettacolo teatrale “Donna Bomba” di Daniela Gonnella Dalla strada alla passerella: lo stile clochard è ancora ispirazione di Maria Sara De Marco Cinema cura di Angela Farinelli 10 aChe l’argentino 12 Duplicity Io & Marley Twilight di Micaela Motta attualità Tra i due litiganti il terzo muore Malta e L’italia: disputa sul soccorso ai clandestini Un morto e 153 persone in pericolo di vita. I naufraghi che il 17 aprile stavano cercando di raggiungere la cosiddetta terra promessa sono stati tratti in salvo, tranne uno, da una nave turca che poi si è fermata, la “Pinar E”. Il motivo è che la Pinar E è stata chiamata d’urgenza, passando per le vicinanze di un barcone, con a bordo i disperati, che si trovava in acque extraterritoriali, a 45 miglia marine da Lampedusa e a 115 da Malta. Malta si è assunta il ruolo di capofila, ha chiamato la Pinar E e ha invitato l’Italia a inviare una sua imbarcazione. Qui inzia la disputa fra i due ministri degli interni, Maroni e Bonnici, su chi debba fare cosa e perché. L’Italia non ha autorizzato l’ingresso della nave turca nelle proprie acque territoriali, ritenendo che il compito spetti a Malta, la quale ha ragionato allo stesso modo, chiedendo al comandante di dirottare sulla Tunisia. Aspettando Godot. Vincenzo Carusi LA VERA PIRATERIA TORNA A LARGO DELLA SOMALIA Politica internazionale spiazzata A metà tra Rambo e Robin Hood. I pirati somali, “pescatori semplici, che guadagnano danaro lavorando duramente”, come racconta uno di loro, catturato e ora in carcere nello Yemen, assaltano navi cisterne, mercantili, portagranaglie, pescherecci e rimorchiatori senza distinzioni di sorta. Chiunque transiti al largo delle coste del Puntland, la regione somala che li ospita, respira il loro odore di baie e porti. Dopo aver liberato il capitano della Maersk Alabama, Richard Phillips, i bucanieri hanno intensificato la guerra totale contro il naviglio costretto a passare per il Golfo di Aden, fra lo Yemen e il Corno d’Africa. Il 4 aprile scorso sono state sequestrate altre due navi, mentre una terza è stata crivellata di colpi e l’ha scampata per miracolo. In Italia ci si divide tra chi appoggia la soluzione diplomatica e chi p r o pende per la linea dura, come l ’ a r matore Messina che, temendo il peggio, mostra sintonia con la comunità internazionale. Le bande, solo nel 2008, hanno incassato dagli assalti ben 80 milioni di dollari. I filibustieri sfruttano la tecnologia – internet, radar - per trattare lo smercio del bottino e per seguire le rotte. Pur senza uccidere, anche loro sono global, ma almeno non spacciano le loro scorribande per guerre di religione, di cui, educatamente, se ne fregano. Vincenzo Carusi Trapianto mani e viso in francia Medico denuncia partoriente: ma non era clandestina. Per la prima volta in Francia è stato effettuato un trapianto contemporaneamente su viso e mani. E’ accaduto il 6 Aprile nell’ospedale Henri Mondor di Creteil (periferia di Parigi). Il paziente trentenne, rimasto gravemente ferito da un incidente stradale nel 2004, è stato il primo al mondo a subire un intervento di questo tipo sulla parte superiore del viso. Davvero sensazionale quello che sono riuscite a fare diverse equipe mediche in trenta ore di intervento. Il mondo dunque è piacevolmente in continua evoluzione. O forse no. Altrimenti non saremmo stati costretti ad affiancare ad una tale bella notizia il continuo aggiornamento dei morti, feriti, sfollati Abruzzesi che ormai da qualche giorno, come fantasmi, si aggirano per le tendopoli adagiate per loro, o in giro per il paese, o intorno alle loro abitazioni (o quel che ne resta), senza sapere cosa fare, cosa pensare. Il lavoro che si sta facendo è senza ombra di dubbio davvero solidale, dai volontari, ai donatori, alle banche, alle stesse istituzioni...ma doveroso. E’ doveroso stringerci tutti insieme nazionalmente attorno a tali accadimenti, è doveroso fare qualcosa. E’ doveroso attribuire la colpa a qualcuno? Anzitutto E’ DOVEROSO indagare. E bene. Se alle case Il 5 marzo 2009 al Fatebenefratelli di Napoli una donna ivoriana si precipita al pronto soccorso in preda alle doglie: nel mentre metteva al mondo suo figlio, nell’altra stanza, un medico la denunciava alla polizia. A far scattare la denuncia un permesso di soggiorno scaduto; con se la donna teneva solo la fotocopia del passaporto. Il medico avrebbe in questo modo applicato una legge non ancora varata: mostrandosi d’accordo con il decreto che vedrebbe i camici bianchi legittimati a denunciare i propri pazienti. La donna in questione si è vista strappare dalle braccia il figlio, non lo ha potuto nemmeno allattare: da anni in Italia entrata come rifugiata politica dopo l’esser stata resa vedova da un gruppo di miliziani che le ha ucciso in patria il marito. Se in questi anni, il nostro governo, gli avesse accettato lo status di rifugiata politica la donna non sarebbe stata così maltrattata: tuttavia ora, è serenamente a casa con il bambino. Questa notizia arriva dopo le tante polemiche sulle iniziative parlamentari in materia immigrati. Roberta Lemma Bus separati per gli immigrati: succede a Foggia A Foggia un’ordinanza comunale ha istituito due linee di pullman: uno per i residenti, l’altro per gli immigrati. Naturalmente la popolazione locale non ha gradito questa ordinanza nata, secondo una nota comunale, a fronte della microcriminalità. Qualche intellettuale sfida l’ordinanza comunale urlando allo scandalo: accettare tale decisione è come tornare durante l’apartheid. Secondo molti non è in questo modo che si combatte la clandestinità o la criminalità: queste azioni non fanno che inasprire i sottili rapporti di tolleranza tra gli italiani e gli stranieri creando una profonda spaccatura e innescando possibili ritorsioni. Roberta Lemma che si sono sbriciolate come fatte di pane secco poteva essere risparmiata una sorte simile, è giusto che chi vi abitava lo sappia. La giustizia di certo non riporta indietro le persone, ma può forse aiutare chi c’è ancora, chi ci sarà. Le zone dove il rischio di un agguato da parte di calamità naturali è così alto devono essere guardate con occhio necessariamente corrispondentemente adeguato. “Alla Natura si comanda soltanto ubbidendole.” (Francesco Bacone). Federica Capogna scrapmagazine news Dall’Olanda il format che “difende il diavolo” L’Olanda non smetterà mai di stupire! Da buon Paese liberale quale è, riesce a offrire un palinsesto televisivo sempre ricco di spunti e riflessioni. Da qui, infatti, arrivano tutti i programmi più particolari. E anche più discutibili, se vogliamo dirla tutta, come quel format nel quale i concorrenti giocavano per avere un organo trapiantato: reality che in realtà era uno scherzo, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della donazione degli organi. Advocaat van de Duivel (L’avvocato del diavolo) è solamente l’ultima provocazione: ma questa volta è vera. Si tratta di uno programma giuridico (ben diverso dal nostrano “Forum”!) trasmesso dalla rete pubblica Avro, nel quale una giuria popolare, composta da cinque persone, giudica alcune tra le personalità più note. Nello show, che è iniziato la prima settimana di aprile e che terminerà il 13 maggio, l’avvocato incaricato di difendere l’imputato fa il suo discorso al termine del quale la giuria esprime il verdetto. Il dibattito ha una durata di 35 minuti. Nella prima puntata il personaggio sotto accusa è stato Osama Bin Laden, assolto dalla giuria popolare in merito agli attacchi dell’11 settembre. Nella seconda, invece, l’avvocato ha dovuto difendere papa Benedetto XVI da ben 3 capi d’accusa relativi a: “la responsabilità del Papa di milioni di morti per Aids” per le sue frasi in merito all’uso del preservativo, “la legittimazione dell’antisemitismo” per non aver preso subito le distanze dal vescovo lefebvriano Richard Williamson, e “la posizione discriminatoria nei confronti delle donne e degli omosessuali”. Questa volta, però, la giuria popolare ha ritenuto Benedetto XVI colpevole. C’è da dire che il nuovo format olandese ha sollevato, sin dalla prima puntata, numerose polemiche, anche se la casa di produzione Palm Plus è convinta che il programma avrà presto molto successo. A questo punto, viene naturale chiedersi se l’Olanda riuscirà mai ad esportare questo format all’estero, magari in Italia, patria dei reality ereditati, genere televisivo che, nonostante le accuse di trash, sembra non conoscere crisi. Arianna Screpanti DALLA STRADA ALLA PASSERELLA: LO STILE DEI CLOCHARD è ANCORA ISPIRAZIONE Le ultime tendenze si appellano al vero e al vissuto. La loro bandiera? La camicia Sciatto è glamour! Dall’abbigliamento delle star allo “Shabby Chic, il trasandato-chic che è stato creato dalla famosa designer americana Rachel Ashwell, oggi il logoro è un must per tutti coloro che seguono le ultime tendenze e, ahimè, anche per coloro che alle mode non ci fanno caso. Il trasandato, così, diventa il denominatore comune tra fashion victim e non, tra persone che passano ore davanti allo specchio per comunicare il loro essere e persone che sono in preda alla frenesia quotidiana al punto da non avere il tempo per descriversi con gli abiti. In particolare, dalla strada si fanno largo le camicie stropicciate anche per gli uomini. Se solo cinque anni fa erano le donne a sfoggiare camicie e giacche con pieghe imperfette, talvolta con provocanti trasparenze, talaltra pudiche e adatte persino a situazioni più formali, oggi l’uomo rivendica la propria libertà. Infatti, si può parlare di un vero e proprio inno alla libertà, quello colto dalle case di moda che hanno creato per l’uomo di oggi delle camicie che non hanno bisogno di essere stirate. Già il marchio Dockers, adesso acquisito dalla Levi’s, aveva pensato ad un abbigliamento casual fatto apposta per un uomo single, che non ha voglia e tempo di stirare e che vuole essere impeccabile tutto il giorno, nonostante le sue mancanze casa- linghe. Nascono così, in casa Dockers, i pantaloni no-stiro, pronti per l’uso appena messi fuori dall’asciugatrice. Seguono i tops, camicie country o casual che non hanno bisogno del tanto odiato ferro da stiro. Sulla stessa onda, Dean e Dan Caten, gli stilisti di Dsquared2, oggi ci propongono le camicie stropicciate: capi non solo comodi ma, anche un’espressione del vissuto. Così, diventa moda la necessità dell’uomo single, e dell’uomo che è costretto a stare fuori casa anche sedici ore al giorno. Dai clochard agli uomini in carriera, gli stilisti propongono modelli di ogni genere e fantasia, per accontentare i gusti di tutti, senza tralasciare alcun particolare. Che siano camicie di taglio sartoriale o delle regular fit, che abbiano colli tradizionali o alla coreana, il tessuto privilegiato è il cotone, materiale adatto a conferire al capo l’effetto stropicciato e vissuto dello stile sciatto. Perciò, si può dire che siano bandite le impersonali camicie stirate alla perfezione dalle mamme e dalle mogli, in nome di uno stile vero e tangibile, intimo, aderente alla personalità di ogni uomo. Una possibilità di espressione di essenza dell’essere, che sia consapevole o inconsapevole, perché, come affermato in casa Dsquared, “la camicia senza pieghe è come la maglia di un calciatore senza sudore: finta!” Maria Sara De Marco scrapmagazine cinema Che l’argentino Il 26 novembre 1956 un gruppo di ottanta uomini guidato dal giovane avvocato Fidel Castro parte per Cuba dal Messico allo scopo di rovesciare la dittatura di Fulgencio Batista. Tra questi Ernesto Guevara, giovane medico argentino che abbandonata la patria, decide di abbracciare la lotta armata, affascinato dalla rivoluzione castrista. E’ un eroe dalle palpebre gonfie e lo sguardo malinconico quello interpretato da Benicio Del Toro nel tanto atteso film di Soderbergh. Un vero combattente: sia nelle foreste tropicali di Cuba Io e Marley che nell’aula delle Nazioni Unite. Amato dai compagni, temuto dai nemici, rigoroso e poco disponibile ai compromessi ma pronto a prestare soccorso ai soldati avversari. Salti temporali e spaziali ci mostrano il Che guerrigliero della Sierra Maestra: un leader temerario, sempre in prima linea, eroe simbolo di una nazione, e il Che che firma autografi e concede interviste, scortato dalle guardie del corpo e insofferente ai riflettori. L’evoluzione, soprattutto interiore, di un personaggio la cui peculiarità si perde a causa della mancanza di accento nel doppiaggio italiano. Il combattente argentino che lotta a Cuba per Cuba. La sceneggiatura è completamente al servizio del “mito”. Ne risalta il pensiero, ne evidenzia il carattere. Nulla è fine a se stesso in questa completa esaltazione di un eroe romantico e carismatico, la cui particolare umanità è stata forse un po’ travisata, rendendo il guerrigliero argentino più simile ad un tipico combattente americano, uno di quelli che si gettano nella battaglia al grido di “Patria o Morte”. Angela Farinelli Duplicity Tony Gilroy (già regista di Michael Clayton e sceneggiatore della saga di Jason Bourne) dirige Clive Owen e Julia Roberts in questa love story ambientata nel mondo dello spionaggio industriale. Una situazione perfetta per descrivere il delicato rapporto di coppia, fatto di insicurezze, sospetti e rischio. In particolar modo se poi gli amanti sono due ex spie governative che, trascorsa insieme una notte di passione a Dubai, si incontrano cinque anni dopo scoprendo di lavorare per la stessa azienda e riscoprendo l’attrazione reciproca. Incaricati di rubare la formula di un nuovo e segretissimo prodotto annun10 ciato dall’industria rivale, Ray e Claire daranno via ad un astuto doppio e triplo gioco contro i rivali, contro la propria azienda e forse l’uno contro l’altra. Una brillante spy-comedy raccontata in tanti flashback tra New York, Londra, Roma, Dubai, Miami. Con buon ritmo e sceneggiatura intelligente ci viene racconta una storia d’amore e di intrighi mai scontata e ricca di colpi di scena, dove la regola del sospetto vige incontrastata. In amore, così come nello spionaggio industriale, fidarsi è bene. Non fidarsi però è decisamente meglio. Angela Farinelli John e Jenny (Owen Wilson e Jennifer Aniston) sono due giovani sposi che trascorrono la loro vita nel clima di eterna vacanza della Florida. Quando comincia a farsi strada l’idea di avere dei figli John, spaventato da questo cambiamento radicale, decide di regalare alla moglie un cucciolo di labrador per distrarla e soddisfare così il suo istinto materno. Marley però (questo il nome del cane) renderà un caos turbinoso le vite dei due coniugi: vivace, irrequieto, indomabile, finirà per essere cacciato anche dalla scuola di addestramento. Quando poi i figli comunque ar- riveranno, John e Jenny non riusciranno più a conciliare lavoro, famiglia e cane e saranno costretti a sacrificare qualcosa di ciò che amano. Dopo il successo ottenuto con il Diavolo Veste Prada, David Frankel porta sullo schermo il romanzo autobiografico del giornalista Joe Grogan. Per la prima metà una commedia che poi si tinge di dramma nella seconda parte. Raccontare tutti gli aspetti di una vita è difficile, specialmente se si decide di non rinunciare a niente. Quando si vuole narrare dettagliatamente ogni evento bisogna fare i conti con una spiacevole mancanza di ritmo. Se in un libro la ripetizione e l’estensione di periodi narrativi più o meno rilevanti è possibile, in un film questo non è tollerabile. La fotografia impeccabile e i dialoghi mediamente brillanti ne fanno un classico film da serata-tv a casa ma la troppa carne al fuoco e un po’ di stucchevole moralità di sottofondo farebbero cambiare canale dopo poco. Al cinema questo non è possibile ma la tentazione c’è. Si va sperando nella storia di un cane comico e dolce e si rimane delusi dal solito dramma della famiglia americana media. Angela Farinelli scrapmagazine11 cinema Twilight LA FAMIGLIA CULLEN La famiglia Cullen è guidata dal “padre” Carlisle, nato a Londra intorno al 1640 da un Pastore anglicano a capo di un gruppo per la caccia a streghe, lupi mannari e vampiri. E’ proprio durante una di questi pattugliamenti, nel 1663, che Carlisle subisce il morso di un vampiro che, lasciandolo in vita, lo trasforma. Una volta accortosi di cose era diventato ne è totalmente disgustato e, dopo aver cercato invano di togliersi la vita, scopre di poter sopravvivere bevendo anche solo sangue animale. Carlisle prende quindi una strada inesplorata dai suoi simili e cerca di vivere da essere umano, non arrendendosi mai, e questa sua tenacia lo p o rterà a diventare un brillan- 12 libri Tutto iniziò nell’ottobre del 2005 quando venne pubblicato negli Stati Uniti (in Italia uscì nel giugno 2006) il primo libro della saga dal titolo omonimo Twilight. Stephany Meyer, l’autrice dei quattro libri, racconta di essersi svegliata una mattina con il ricordo di questo splendido sogno: una ragazza e un vampiro sdraiati su un prato, uno affianco all’altra. Da questa piccola frazione ha poi ricostruito tutto il mondo che i twilighters ben conoscono. Twilight USA ottobre 2005 – Italia giugno2006 New Moon USA settembre 2006 – aprile 2007 Eclipse USA agosto 2007 – Italia novembre 2007 Breaking Dawn USA agosto 2008 – Italia ottobre 2008 te medico. Dopo aver vissuto per quasi 300 anni da solo, nel 1918 incontra Edward a Chicago, dove si trovava per curare la febbre spagnola. Il ragazzo ha appena perso la madre a causa di questa terribile malattia ed è oramai in fin di vita. Spinto anche dalle richieste che gli aveva fatto la madre affinché facesse in possibile per salvare almeno suo figlio, Carlisle decide di provare a trasformare il giovane. Edward diventa così un vampiro e, resterà quasi sempre al fianco del “padre”. Nel 1921 Esme fu portata all’ospedale, creduta già morta, dopo che aveva tentato il suicidio butttandosi da una rupe in seguito alla perdita del figlio. Egli ebbe pietà di lei e la trasformò in un vampiro ed Esme divenne per lui la compagna di vita a tal punto che si sposarono lo stesso anno. Desideroso di dare una compagna anche ad Edward, Carlirle trasformo nel 1933 anche Rosalie, una ragazza di diciotto anni che era stata stuprata e picchiata a sangue dal suo futuro marito e dai suoi amici. Il primo atto che Rosalie compì una volta diventata vampira fu quello di uccidere tutte le persone che l’avevano ferita quella notte. Pochi anni dopo ella trovò nei boschi del Tennessee un ragazzo che era stato assalito da un orso e, vedendolo oramai in fin di vita, lo portò a Carlisle per trasformarlo. Il ragazzo si chiamava Emmett e in seguitò sposò Rosalie più volte. Negli anni ’50 si uniranno alla famiglia anche Alice e Jasper, due vampiri molto legati tra loro. Jasper era nato in Texas nel 1843 e era stato trasformato nel 1863 da una vampira di nome Maria. La svolta nella sua vita avvenne nel 1948 quando, in un bar di Philadelphia, incontrò una giovane ed avvenente vampira: Alice. La storia di Alice è invece più confusa in quando lei stessa ha solo dei vaghi ricordi. Nasce nel 1901 in Mississipi e fin da piccola viene ricoverata in un manicomio dove verrà notata da un vampiro che, innamoratosi di lei, deciderà di trasformarla. reranno quando lei è ancora una neonata e la madre la porterà con sé a Phoenix in Arizona. All’età di 17 anni, d o p o che la madre si è risposata, Bella decide di trasferirsi dal padre per lasciare soli i due neosposi. Il primo giorno nella nuova scuola Bella viene fa la conoscenza della famiglia Cullen. Rimane, in p a r t i c o l a re , affascinata d a l più giovane, Edward Cullen che con il suo aspetto attira la sua attenzione. Edward sarà costretto a svelarle la sua vera natura dopo averla salvata da un incidente stradale. I due ragazzi cominciano a frequentarsi e nonostante la grande differenza che li allontana, inizia tra loro una grande storia d’amore. TRIBÙ DEI QUILEUTE La tribù degli indiani Quileute vive da molti anni nello stato di Washington e ha una sua riserva, vicino alla cittadina di Forks, chiamata La Push. Le leggende degli indiani Quileute narrano della loro discendenza dai lupi e dell’esistenza di esseri metà uomini e metà lupi. Fa parte di questa tribù Jacob Black, figlio di Billy Black, un anziano della trib ù dei Quileut e , e di- BELLA Isabella Marie Swan nasce il 13 settembre 1987, figlia di Renée e Charlie Swan, una giovane coppia che abita nella cittadina di Forks, Washington. I suoi genitori si sepa- scend e direttamente dal capostipite della scrapmagazine13 cinema sua razza. Jacob non ha mai creduto alle leggende sui vampiri che vivono nella zona di Forks e, quando incontra Bella ad un falò sulla spiaggia di La Push, racconta alla ragazza delle storie su que- sti personaggi ironizzando sulla discendenza della sua tribù dai lupi. Proprio questo suo racconto aiuterà Bella a comprendere la vera natura di Edward. Ma Jacob è destinato a cambiare idea quando il gene del licantropo si manifesta su di lui dopo un’uscita al cinema con Bella e lo porta a ricredersi su tutta la faccenda delle sue origini. Una volta compresa la veridicità delle vecchie leggende, il suo atteggiamento nei confronti della famiglia Cullen, e soprattutto di Edward, cambia drasticamente. Hardwicke si trovava, nel 2007, nel ruolo di giurata al Sundance Film Festival dove incontrò alcuni dirigenti della Summit, tra i quali Eric Feig (con cui aveva già collaborato come designer di produzione per Vanilla Sky nel 2001). Catherine, dopo aver letto la prima sceneggiatura, accetta l’incarico di regista ma richiede supervisione della stessa scrittrice Stephenie Meyer, che ne approvò il progetto. Room, del 2002 con Jodie Foster, e Into the Wild - Nelle terre selvagge, per la regia di Sean Penn). Catherine Hard- Film Nel 2007 Il libro era ormai diventato un best-seller in tutto il mondo e aveva iniziato a suscitare la curiosità del pubblico e dei vari produttori indipendenti. Una delle prime case di produzione a notare questo fenomeno è la Summit Entertainment, specializzata in finanziamenti a produzioni minori. Il presidente della Summit, Erik Feig, stava cercando un progetto da mandare avanti e, ad un i n c o n t ro con Karen Rosenfeld (presidente di produzione della Paramount MTV Films), gli viene segnalato appunto che alla Paramount MTV Films stavano scandendo i termini per i diritti di Twilight. Feig, sotto consiglio della Rosenfeld, si assicurò i diritti per la pellicola nel febbraio del 2006. La regista Catherine 14 una nuova stesura della sceneggiatura che dovrà rispecchiare il più possibile il manoscritto originale. La nuova sceneggiatura venne affidata a Melissa Rosenberg, con la CAST Una delle più grandi difficoltà nel trasportare un romanzo sul grande schermo è quella della scelta degli interpreti e in questo caso i ruoli più difficili da assegnare erano quelli dei due protagonisti che avrebbero interpretato Bella Swan e Edward Cullen. Le legioni di fan di Twilight, avevano già in mente delle immagini dei vari personaggi presenti tra le pagine del libro e molti di loro ancora oggi non sono soddisfatte delle scelte fatte dalla produzione e ripropongono il proprio “dream cast”. KRISTEN STEWART / BELLA SWAN La prima ad essere ingaggiata fu Kristen Stewart (già vista in precedenza in film come Panic wicke la sceglie per questo ruolo perché vede nel suo volto la giusta miscela di innocenza e desiderio. ROBERT PATTINSON / ED- INCASSI I record iniziano WARD CULLEN Edward viene descritto in Twilight come “bello come un Dio greco” e proprio per questo motivo la produzione era certa che non sarebbe stato possibile accontentare milioni di persone con una sola scelta. Sul sito ufficiale di Stephenie Meyer apparve una lista di potenziali attori che avrebbero potuto ricoprire il ruolo di Edward Cullen e tra questi appariva proprio quello di Robert Pattison (gli altri erano Henry Cavill, Hayden Christensen, Orlando Bloom e Gerard Way). Dopo un primo provino con la co-protagonista tutti i dubbi della regista e di Stephanie Meyer, presente durante il provino, svanirono alla vista della chimica tra i due. Stephanie Meyer permise a Robert di leggere l’inedito manoscritto di Midnight Sun (in cui viene narrata la trama di Twilight dal punto di vista di Edward) per permettergli di calarmi al meglio nella parte. già con il primo trailer del film che, nella prima settimana di messa in onda su MySpaces Trailerpark, è stato visionato da circa tre milioni di utenti. Il secondo trailer, uscito nel luglio 2008, è stato scaricato dai fan 1,6 milioni di volte. Twilight ha incassato più di 7 milioni di dollari dalla mezzanotte del primo spettacolo il 21 novembre 2008 e si colloca al 14° posto, secondo le stime della Fandango, nella classifica dei maggiori incassi nel primo giorno di proiezione. In Italia la pellicola ha incassato in tutto € 11.411.000. Il film ha il record di essere il film per vampiri con il maggior incasso internazionale. SEQUEL Visto il grandissimo successo ottenuto da Twilight era logico che la Summitt Entertainment decidesse di procedere alla realizzazione del primo sequel intitolato come il secondo libro della saga, New Moon. La sceneggiatura è stata nuovamente affidata a Melissa Rosemberg mentre Catherine Hardwicke sarà sostituita alla regia da Chris Weitz (About a Boy - Un ragazzo e La bussola d’oro). Micaela Motta Premi e Candidature 2009 Academy of Science Fiction, Fantasy & Horror Films, USA (Saturn Award); • Nomination miglior film fantasy; 2009 Young Artist Awards: • Premio miglior attrice emergente a Christian Serratos ; 2009 MTV Movie Awards: • Premio al miglior film; • Premio alla miglior performance femminile a Kristen Stewart; • Premio alla miglior performance rivelazione maschile a Robert Pattinson; • Premio per il miglior combattimento; • Premio per il miglior bacio; • Nomination per la miglior canzone per Decode cantata dai Paramore scrapmagazine15 nuove tecnologie SCOPERTA DEL MIT: BATTERIE DAI VIRUS Questo titolo un po’ avvenieristico e un po’ inquietante, vuole annunciare una nuova scoperta,che poi tanto nuova non è,visto che il team di scienziati del MIT di Boston ,che hanno fatto la scoperta lavorano da anni assieme e già dal 2006 erano corse le prime voci di questi studi. Batterie dai virus:già il termine di cinque lettere virus di solito non promette mai nulla di buono,ma d’ora in poi sembra che possa essere positivo,visto che proprio dai virus potrebbe derivare in futuro proprio l’energia. I ricercatori del prestigioso Massachusetts Institute of Technology hanno scoperto un microorganismo per am il entare batterie per cellulari, i-pod e forse perfino automobili.Il virus modificato geneticamente,riesce a riprodurre sia il polo negativo che positivo delle batterie al litio. Angela Belcher, capofila in questa ricerca,docente di Scienza 16 dei materiali e ingegneria biologica sostiene che “Il nuovo virus produci-batterie ha la stessa capacità energetica e la stessa potenza delle batterie ricaricabili che usiamo oggi per caricare la macchina, ma potranno essere utilizzate anche per caricare i normali dispositivi elettronici”.Le nuove batterie inoltre potranno essere smaltite in maniera ecologica e sicura,senza lasciare traccia di dispersione nell’ambiente di solventi e metalli pesanti. Ma con precisione che funzione ha il virus batteriofago denominato M13 ,innocuo per l’uomo,nella pila energetica?Due ricercatori hanno progettato questo virus in maniera che si comporti come un catodo,che ricoprendosi di fosfato di ferro,possa creare una rete ad altissima conduttività. L’incorporazione di nanotubi al carbonio,aumenta ancor di più la conduttività e ha il vantaggio di non aumentare il peso della batteria. Secondo i test ,le batterie con il nuovo materiale catodico,possono ricaricarsi e scaricarsi fino a cento volte,ma i ricercatori sono sicuri che si possa arrivare anche a un numero più elevato. Il prototipo è costruito similmente a una comune batteria ,solo che più leggero,maneggevole e sicuro.La nuova invenzione è già stata presentata alla Casa Bianca e al nuovo presidente degli Stati Uniti,Barack Obama,anzi la presidentessa del Mit, Susan Hockfield, si è soffermata a lungo con lui per discut e re della necessità e dell’opportunità di investire soldi in ricerca di tecnologie di produzione di energia pulita. Adesso che i ricercatori hanno dimostrato di saper elettrizzare le batterie con un virus ,vogliono provare a sostituire il litio ,minerale di non facile reperibilità e la cui concentrazione risiede principalmente in miniere di paesi del Sud-America,come il Bolivia con governi non propriamente filoamericani. Molti esperimenti stanno vertendo verso l’utilizzo del fosfato di nickel e il fosfato di magnesio. Quando la fase sperimentale sarà terminata ,finalmente i prototipi potranno entrare in produzione e essere immessi nel mercato. In quanto tempo?Non meno di tre anni ,assicurano dal Mit,intanto noi continuiamo ad utilizzare le nostre vecchie e pesanti pile. Sabrina Paronetto Sei un fanatico dei Telefilm e non puoi vivere senza l’ultimo episodio di Lost, CSI, Dexter... ? tc telefilm -central .org Vieni su www.telefilm-central.org e scopri tutte le curiosità, le interviste, le recensioni delle tue serie televisive preferite. Telefilm-Central.org, una comunità virtuale per soli telefilm maniacs dove potrai incontrare altri fanatici di telefilm. scrapmagazine17 ambiente Analisi e prospettive delle politiche in materia di energia solare L’utilizzo di tecnologie termosolari è fondamentale per intraprendere la via del risparmio e del rispetto per l’ambiente. Il funzionamento dei pannelli solari termici è semplicissimo: catturano l’energia dei raggi solari e la utilizzano per p r o durre acqua c a l da. Se la vostra casa o l’edificio in cui abitate hanno un’area esposta al sole (quale potrebbe essere un giardino o un terrazzo con una superficie non necessariamente molto estesa) siete già a buon punto: il preventivo varierà in base alla minore o maggiore accessibilità della zona designata per l’installazione dell’impianto e le spese iniziali potranno essere ammortizzate in breve tempo, grazie al risparmio in bolletta. L’installazione di pannelli termosolari consente di risparmiare energia elettrica ed alleviare la morsa dell’inquinamento causato dagli idrocarburi. I benefici sono tanti e vanno dalla riduzione di emissione di CO2, ossidi di zolfo, azoto e pm10, alla mancata immissione di calore nell’ambiente. Se consideriamo che il costo di un impianto termosolare si ammortizza in 5-8 anni, visto che la 18 durata minima è di 15-20 anni, diventa facile ed economico salvaguardare l’ambiente senza rinunciare alle nostre comodità. Oltre al risparmio sulle bollette di elettricità e gas (stimato intorno all’80-95% nelle stagioni a media insolazione e addirittura al 100% in quelle più soleggiate), il termosolare garantisce un buon margine di guadagno in caso di vendita dell’immobile , visto che la presenza di questo tipo di impianti ne aumenta il valore commerciale. Negli ultimi dieci anni, i risultati ottenuti dai governi nel campo delle energie rinnovabili sono stati altalenanti. 1) Il programma “Diecimila tetti fotovoltaici” ideato dal Ministero dell’Ambiente nel 2001, c o n l’ausilio dell’Enea, riguarda la realizzazione di piccoli impianti fotovoltaici da integrare nelle abitazioni con un contributo pari al 75% della spesa per l’investimento ed il finanziamento gli impianti di piccola potenza da 1 a 20 kwp. Obiettivo del Gover- no è portare 10 mila case all’autosufficienza energetica. Nonostante il numero alto di richieste da parte degli utenti, il programma ha subito numerose critiche a causa degli ingenti costi e degli sgravi fiscali non sufficienti 2) Discreto successo ha riscosso,invece, Il programma “Lenzuolata Verde”, voluto dal Governo Prodi che incentiva gli utenti a divenire produttori di energia elettrica, grazie alla concessione di prestiti a tasso agevolato da parte delle banche per l’installazione dell’impianto fotovoltaico. I cittadini possono accedere alla tariffa incentivante che tocca 0,49 euro e risparmiare i costi di spesa del proprio fabbisogno. L’energia prodotta dall’utente è immessa in rete e venduta ai gestori ad un prezzo che consente di rientrare dell’investimento. L’obiettivo è installare 3.000 MW entro il 2016. Produttiva ed efficace si è rivelata la scelta, di coinvolgere nel sistema di incentivi scuole, ospedali e comuni con meno di 5 mila abitanti. 3) Il Progetto Archimede, lanciato dall’ENEA nel 2001, ha condotto nel 2003 alla realizzazione di un piccolo impianto sperimentale termosolare da 4 MW a Montalto di Castro. Secondo il premio Nobel Carlo Rubbia, sostenitore del progetto, la centrale di Priolo sarebbe dovuta diventare la prima dimostrazione su scala industriale della nuova tecnologia che «dovrà ottenere energia pulita , continuamente disponibile e condurrà ad una maggiore indipendenza energetica e alla riduzione dei gas serra». L’impianto solare aumenterà la potenza di 20 MW e la produzione di 1 kWh di energia costerà poco meno di 8 eurocent. L’idea riprende il funzionamento degli specchi ustori di Archimede e senza bisogno di fondi pubblici, grazie ai finanziamenti bancari. Il funzionamento si basa sulla concentrazione di raggi solari su una superficie di specchi di grande precisione che raggiungono temperature altissime. Il risultato è quello di produrre vapore, che viene mandato a un turbina per generare elettricità. Purtroppo il Governo Berlusconi ha negato a Rubbia, allora Presidente dell’Enea, di realizzare la centrale, costringendolo ad emigrare in Spagna per attuare il progetto. Il Nobel, dopo aver accusato il Governo italiano di realizzare una pessima politica di ricerca scientifica, ha subito persino l’onta del licenziamento dall’Enea nel luglio del 2005. 4) “Il Decreto anticrisi”del 2008 che prevede incentivi per i contribuenti che installano pannelli solari termici, nonostante sia andato incontro a giuste polemiche per aver ridotto le agevolazioni fiscali, è comunque un buon punto di partenza, anche vari derivati del petrolio o di gas artificiale. Un modello da imitare per il nostro Paese è il “Progetto Andasol”, messo a punto a Gaudix, in Spagna, che porterà alla realizzazione della più grande centrale ad energia solare del mondo con se maggiori investimenti nella ricerca e nello sviluppo degli impianti sarebbero doverosi. C’è da sottolineare in conclusione che la carta vincente dell’energia solare risieda soprattutto nella sua versatilità, una centrale infatti è costituita da molti moduli uguali tra loro: variandone il numero è possibile ottenere la potenza che si desidera. Usando la medesima tecnologia di base si possono realizzare piccoli impianti destinati a servire località difficilmente raggiungibili o centrali collegate alla rete. Inoltre il calore accumulato potrebbe anche essere usato in processi industriali come la produzione di un polo di produzione di 200 MW di potenza. Il programma prevede tre fasi che coincidono con la realizzazione di tre centrali che saranno in grado di erogare energia elettrica anche di notte a costi minori se paragonati agli impianti fotovoltaici e culminerà nel 2010 con l’edificazione Andasol 3. Le centrali termosolari saranno dotate di pannelli parabolici che scaldano olio minerale a 400 gradi e di una capiente cisterna che consentirà di produrre elettricità anche in presenza di perturbazioni atmosferiche o altre variabili come le radiazioni solari. Nicola Clemente scrapmagazine19 arte & cultura Popmundo Il gioco di cui parliamo in questo numero non è il classico videogame da acquistare in un qualunque negozio specializzato. Si tratta invece di un browser-game in gran parte testuale, dunque tutto ciò che ci servira per poterlo giocare è il nostro browser preferito per la navigazione su Internet. L’indirizzo internet per raggiungerlo è www.popmundo. com Di cosa parliamo dunque? Di un gioco gestionale per definirlo in due parole. Un gioco la cui curva di coinvolgimento è lunga così come la sua longevità, caratteristiche che lo rendono un gioco utile per chi non ha tantissimo tempo da dedicare ai videogames, ma allo stesso tempo non vuole rinunciare a rimanere in contatto con questa forma di divertimento. Ci troveremo a gestire il destino di un personaggio alle prese con la sua vita in un mondo virtuale in cui l’obiettivo principale è diventare una star nel mondo della musica. Per fare questo, dovremo fare in modo che il nostro personaggio impari a suonare uno strumento, impari le base storiche e tecniche di un genere, impari le nozioni base di composizione musicale e poetiche per i testi, più una serie innumerevole di abilità personali – ma non tutte fondamentali in questo caso – che vanno dalla produzione musicale per registrare i dischi, alla regia, dalla recitazione nel caso volessimo un giorno girare dei video, ad altre abilità utili per la sopravvivenza quotidiana 20 all’interno del Pop-mondo e alle abilità intrattenitive per eseguire azioni spettacolari sui palchi durante i concerti. I PRIMI PASSI Una volta sbrigate le pratiche di iscrizione al sito, ci verrà chiesto di scegliere un nome e cognome per il nostro personaggio. E’ il sito stesso a fornire una lista di nomi random, ed è possibile sbizzarrirsi nello scegliere il più bizzarro o semplicemente quello che più ci colpisce. Completate queste operazioni preliminari, verremo portati dal sito alla schermata principale del nostro personaggio. Un link nella parte alta della pagina ci farà notare l’esistenza della nostra mamma. Non si tratta di folklore: la mamma è semplicemente la prima fonte di azioni per familiarizzare con l’interfaccia di gioco e con le varie azioni da compiere. Completare i suoi vari desideri senza rifiutarne ci permetterà non solo di imparare come muoverci fra le varie schermate del gioco, ma anche di ottenere una skill (Galateo) gratuitamente e al massimo del livello raggiungibile tramite lo studio personale e solitario. VOGLIO DIVENTARE UNA STAR! Calma, calma! La Pop-vita va costruita un mattoncino alla volta. Seguendo i desideri della mamma noteremo subito l’importan- za di diverse cose: intanto una corretta gestione delle due barre di stato del personaggio relative alla sua Salute e al suo Umore. Sarà importante imparare a farlo subito perchè sarà una delle occupazioni principali una volta che saremo star della musica e saremo in tour in giro per il mondo. Per farlo avremo a disposizioni diverse attività di Tempo Libero che gioveranno all’una o all’altra barra in particolare, o ad entrambe – ma in misura minore – nel caso della passeggiata. Uno dei desideri materni sarà il trovarvi un lavoro, in modo tale che avrete un introito su base settimanale per le vostre spese principali. Per le prime settimane otterrete punti-esperienza per aumentare le vostre caratteristiche personali in maniera del tutto automatica. Solo dopo qualche settimana dovrete guadagnarvi ogni singolo punto con le vostre attività musicali e non (ma all’inizio saranno solo musicali probabilmente). Per iniziare a costruire la vostra carriera di star dovrete iniziare a scegliere che genere suonare e in che strumento cimentarvi, e dunque cercare nell’Università della vostra città qualche maestro delle skill necessarie – sono altri giocatori come voi - oppure mettere da parte i soldi necessari per com- prare i libri nelle librerie. Ottenute le abilità basterà settarsi su Migliora Abilità nelle Attività di Carriera per iniziare a studiare e a far crescere il num e ro di stelle nelle abilità, f i n o ad un massimo di 5. P e r crescere oltre infatti, dovremo metterci ad insegnare a nostra volta le suddette skill. L’INIZIO DELLA POP-CARRIERA Una volta in possesso delle skill di base dello strumento e del genere, potremo tecnicamente iniziare a muovere i primi passi nella musica. Mentre impariamo le skill di Composizione e di Poesia per iniziare a scrivere le nostre prime canzoni presentabili, potremo creare il nostro artista e iniziare a cercare canzoni di altri gruppi da presentare nei nostri primi concerti. La schermata-band consente di navigare tra i locali della città per cercare una data utile, mentre nel menù Repertorio potremo controllare il livello di pratica nelle varie canzoni a repertorio. Per aumentare questo grado c’è ovviamente la necessità di settare delle jam-session nelle varie sale-prova presenti in città. Col tempo e con lo studio saremo in grado di comporre brani originali da suonare durante i concerti. Inizialmente i nostri risultati saranno demoralizzanti, inutile dir- lo. Diventare star è una strada lunga nella vita reale e non lo è da meno in Popmundo. Ma man mano che la band prenderà notorietà e le proprie canzoni cominceranno ad essere conosciute, miglioreranno anche i risultati sul pubblico e di conseguenza vedremo crescere anche l’indicatore della nostra Star Quality. FAMA E DENARI! Una volta che le canzoni avranno raggiunto un giusto livello di fama, dovremo preoccuparci di trovare un’etichetta disposta a produrci. Chiaramente non sarà difficile questo compito, essendo il gioco basato per buona parte sulla musica, magari non otterrete da subito top royalties ma potrete quasi subito trovare un produttore. A questo punto dovrete preoccuparvi di registrare i vostri brani – e qui per semplificarvi la vita, se avete l’abilità Produzione Musicale potete fare tutto da voi – e successivamente di compor- scrapmagazine21 arte & cultura re la lista dei brani da includere, soprattutto scegliere se produrre inizialmente un singolo o direttamente un album completo. Con l’arrivo dei primi soldi potrete quindi passare alla fase successiva della vostra carriera, ovvero c o m p r a re un vostro equipaggiamento sonoro e di luci, un mezzo per t r a s p o rtarli e una crew che si preoccuperà di fare manutenzione e di montare e smontare l’attrezzatura. Chiaramente aumenteranno i costi, ma l’attrezzatura stessa vi consentirà di guadagnare punti nella valutazione delle vostre esibizione, di conseguenza la fama delle canzoni aumenterà ed aumenteranno anche le vendite. A questo punto sarete completamente in pista e starà a voi decide come gestire per il meglio le cose, come organizzare tourneè, se partecipare ai concorsi e fare diverse altre cose che prima non vi erano consentite a causa della scarsità di fondi. Ad esempio con gli assistenti personali vi capiterà molto spesso di avere incontri galanti con le groupies dopo i concerti e il vostro Umore se ne gioverà. Potrete aumentare il vostro Fascino e il vostro Look grazie a tatuaggi e ad 22 altri interventi di chirurgia plastica – si sa, le star sono bizzarre e queste cose fanno presa sul pubblico! - oppure potrete decidere più liberamente di far parlare di spostati su altre attività che con la musica non c’entrano nulla. E qui subentra il lato economico della cosa: Popmundo è di base completamente gratis. E’ sono reward che vanno dalla qualità dei concerti, alla pubblicazione del primo disco, al numero di criminali arrestati e persino il numero di persone curate – ad esempio – durante la propria carriera di medico. Perchè in Popmundo è anche possibile ammalarsi e in periodi random – per fortuna non spessissimo – si creano epidemie di raffreddori di vario tipo che i medici possono curare utilizzando le loro abilità e pochi altri strumenti da comprare presso i negozi presenti in ogni città con i proventi delle proprie attività interne al gioco stesso. POPMUNDO, UN MONDO IN CONTINUA EVOLUZIONE voi decidendo di devastare l’albergo dove risiedete dopo ogni concerto per poi pagare i danni o scappare. L’unica cosa da tener presente è che oltre a cantanti e suonatori, in questo gioco ci sono tanti altri ruoli ricopribili come ad esempio il giudice ed il poliziotto, e che quindi fuggire dopo aver devastato un albergo potrebbe causare il vostro arresto. IL RESTO DEL POP-MONDO Il numero di abilità da imparare è pressocchè infinito, ed il tempo di vita del singolo personaggio difficilmente consente di impararle tutte, non solo...è anche inutile ai fini del gioco perchè non ci sarà materialmente il tempo di fare tutto. Ci sono moltissimi giocatori che dopo aver iniziato come star della musica si sono però possibile acquistare dei pacchetti-vip tramite Paypal, a costi variabili in base alla durata e al tipo di pacchetto, che consentono di accedere a dei menù semplificati e ad alcune azioni di gioco – non fondamentali, va sottolineato – altrimenti precluse. Si può ad esempio comprare una licenza da imprenditore per fondare società proprie ed aprire studi di registrazione, sale prove o locali commerciali. Essere vip consente addirittura di candidarsi come sindaco della propria città o semplicemente di iniziare a lavorare come poliziotti o giudici della propria città, attività che altrimenti non sarebbero disponibili da giocatori non paganti. Per dare sale a tutto questo sistema, il gioco prevede un congruo numero di reward per ogni obiettivo raggiunto nella pop-vita. Ci Con uno staff che monitora continuamente le attività del gioco, Popmundo è un microcosmo di gioco in continua evoluzione anche grazie all’assiduo lavoro di un solerte staff di programmatori. Come descritto brevemente – ma ci sarebbe stato molto di più da dire – le possibilità di intrattenimento all’interno del gioco sono molteplici. Si comincia dalla musica – ed è divertentissimo notare come le massime autorità del gioco come sindaci e presidenti di grandi aziende siano parallelamente grandissime star del rock o delle decine di altri generi presenti – per poi passare, se si vuole, a qualsiasi altra attività prevista. La cosa da sottolineare è che tutto è possibile e niente è obbligatorio, tantomeno investire soldi veri per un abbonamento vip. Il gioco è dunque godibile a molteplici livelli e ciascun giocatore può trovare la dimensione che più lo aggrada senza dover tenere conto di limitazioni particolari. Tu t t o è nelle mani di chi gioca che p u ò decid e r e liberamente – a differenza di altri browser game decisamente più invasivi in questo senso – quanto tempo dedicare al proprio personaggio e regolare di conseguenza il proprio livello di coinvolgimento. Non stiamo parlando ovviamente di un titolo con grafica da urlo o sequenze di gioco mozzafiato, ma di un ragionato gestionale che prevede soltanto la basilare conoscenza delle più comuni interfacce web. Un gioco dunque in cui misurare più le proprie abilità intellettuale che non i propri riflessi. Tutto questo, come detto, con la libertà di non dover a tutti i costi tenere d’occhio la situazione come molti altri browser game gestionali richiedono. Da segnalare in ultimo, la presenza di un forum interno al gioco sul quale socializzare con gli altri giocatori, ma anche gestire le proprie attività quali l’insegnamento ed eventuali simpatiche iniziative di tourneè in contemporanea con altre band. Simone Roselli scrapmagazine23 arte & cultura Cultura underground: Punti di svista… project 28 millimetres Adattarsi per arrivare a tempi migliori Non è stato semplice dare un aspetto uniforme a questa rubrica. Tanti sono i quesiti che vorrei proporre e analizzare, molti gli oggetti di discussione, differenti tra loro mache ruotano intorno allo stesso punto in comune: un universo globalizzato ma incapace di adattarsi a tale cambiamento necessario e, quindi, un mondo il nostro, ricco di falsità e paure. La globalizzazione, come ogni tappa della storia umana ha rivelato le sue potenzialità positive ma anche aspetti preoccupanti: sono apparsi nuovi particolarismi, nuove povertà e marginalità. Situazioni che bisogna accettare ,in quanto molte diversità sono presenti nel nostro quotidiano e il limite di oggi è che questa evoluzione ha radicato ancora di più nell’uomo la paura di tutto ciò che è diverso. Pregiudizi culturali che rischiano di portare ad una stagnazione socio-economica e culturale causata dalla diffusione di una mentalità protezionistica, legata ai valori morali; quando poi, nella realtà, nessuno vive seguendo tali canoni, tutti percorrono la via del consumismo, la via dell’apparenza. Se ci guardiamo bene intorno non è difficile accorgersi che viviamo in perenne malessere e questo si ripercuote su vari ambiti: affettivo, relazionale, lavorativo, creativo. La creatività in particolare ha acquisito delle sfumature più forti,di opposizione e, in questo ambito sono proprio le condizioni peggiori a rendere le cose straordinarie. Veronica Verrastro 24 Accanto alla storia ufficiale dell’arte, della grafica, del cinema, scorre un’altra storia.. Viene chiamata “underground “ perché nasce dall’esperienza diretta, dalla strada e sfugge ad ogni definizione. Underground significa – sottosuolo -. Questo termine, venne usato nel XIX secolo con le “ underground railroads “ ossia reti clandestine di case sicure per affrancare gli schiavi in fuga dal sud- est degli Stati Uniti. Un tempo la si poteva definire controcultura, ora invece è l’unica libera manifestazione di pensiero e, negli ultimi tempi è entrata di diritto nell’arte ufficiale. Viene data a tutti la possibilità di esprimersi mettendo loro a disposizione pareti per i murales, in quanto ci si è resi conto che molte di queste opere riqualificano parte del territorio urbano e vanno distinte dalle semplici scritte volgari senza alcun gusto estetico che spesso si trovano sui muri delle città. E’ questa la cultura della realtà ed è un arte difficile che sta tra i binari del ricordo-reale e la libera espressione. La musica elettronica, i writers, gli artisti di strada, non sono altro che l’espressione di tanti giovani, tante persone che rifiutano il mondo che li circonda, ricco solo di f a l sità, caos e confusion e . Ci si rifugia pertanto in un proprio universo, denso a l meno quello ancora di fascino e di mistero. Il progetto che ho preso in considerazione è di un giovane ragazzo francese, JR, un photographer – activist, che rappresenta la propria arte riducendola agli elementi essenziali, trasformando le sue fotoni poster, che prendono come testimonianza racconti di vita vera, di popolazioni intere, di nuove generazioni che vivono ai margini; trasformando le nostre strade in vere e proprie gallerie all’aperto. La sua prima rappresentazione, fu affissa illegalmen- te sui muri della parte orientale di Parigi, zona un tempo disabitata, ora residenza di artisti di strada, senza tetto, famiglie con condizioni disagiate, generazioni di immigrati dell’Africa ghettizzati in questi quartieri creati proprio per ammassare più gente possibile. Donne, bambini, giovani disagiati sono le fonti ispiratrici dell’artista. JR in collaborazione con Lady Ly, abitante del ghetto di Montfermeil ( Parigi ) ha esteso il suo progetto portando un po’ di felicità tra le donne e i bambini di Paesi come la Sierra Leone, il Kenya, il Soudan, la Liberia. E’ possibile vedere sul sito www.womenareheroes.be le interviste, la creazione del progetto con la collaborazione entusiasta di donne e bambini fino a giungere al compimento dell’opera. Sono immagini veritiere e di bellezza disarmante, i volti di cui si parla, raffigurano la società, la triste realtà .Rappresentazioni che hanno dato luo- go a giorni di aggregazione, di spensieratezza, in popolazioni dove la lotta alla sopravvivenza è prioritaria, dove si combatte ogni giorno tra la vita e la morte. Women are heroes si svolge in Sierra Leone, Paese che dopo una lunga colonizzazione inglese, è stata devastata da un’atroce guerra civile protrattasi fino al 2002. Le vittime più colpite sono state donne e minori Bambini costretti a diventare soldati, donne e bambine vittime di orribili violenze e abusi. Significativa l’intervista ad una donna ( in foto ) la quale racconta la guerra vista con i propri occhi, occhi colmi di lacrime e sofferenza. Violentata, picchiata dai soldati e ribelli, senza distinzione. Nessuno ha protetto queste povere anime. Oggi, il conflitto è terminato ma, la Sierra Leone rimane il primo Paese al mondo per mortalità infantile e materna. Credo che la maggioranza dell’opinione pubblica, non riesca a cogliere la bellezza artistica di queste esposizioni ma, personalmente ritengo che non bisogna criticare ad occhi chiusi, apriamoli, insieme anche alle nostre menti e non eleviamoci a giudici se non sappiamo neppure qual è poi l’efficacia del nostro essere nella società se non siamo poi in grado di avere un pensiero onnicomprensivo e di solidarietà. www.28millimetres.com www.womenareheroes.be EVENTI Edonismo metropolitano Edonismo metropolitano: identificare il bene con il piacere. Significativo ed inquietante il titolo della mostra di Guido Razzi, pittore romano dalla personalità intensa e originalissima. L’evento sarà ospitato nell’appartamento Barbo di Palazzo Venezia ( Roma ) dal 16 aprile al 20 maggio. Sono state selezionate ben 38 tele a olio di grandi dimensioni del pittore, in cui Roma è sempre presente. La città eterna viene rappresentata come vetrina di splendori antichi, in certe raffigurazioni bellissima e allo stesso tempo decadente. Anche i personaggi che la popolano – angeli, cardinali – vengono rappresentati in una sorta di vetrina. Questa scelta del pittore vuole far riflettere sulla nostra società in declino dove dominano l’apparenza e l’aspetto esteriore e dove si confonde il bene con il piacere. Per maggiori informazioni: www. zetema.it Veronica Verrastro scrapmagazine25 arte & cultura UN VIAGGIO LUNGO DODICI MINUTI E TRENTASEI SECONDI “ Le parole, le immagini, le emozioni di una “Donna Bomba” sotto coercizione, ossia con il ricatto. Sia che siano state sedotte, violentate o solo sospettate di promiscuità e di relazione extraconiugali, vengono obbligate ad Chiara Tomarelli interprete e regista de “La Donna Bomba” “ Partorirò la mia gravidanza sarà breve non vedrò la spaventosa smorfia di mio figlio il suo MAMMAAAA svanirà nel piagnisteo di qualcun altro la mia bomba mi scalda da dentro e mi gela da fuori. Lei è l’amante che non ho voluto il figlio che non ho mai concepito. In scena in questi giorni a Roma Donna Bomba, l’inedito testo di Ivana Sajko, una delle menti più fertili della nuova generazione di scrittrici e artiste croate, diretto e interpretato dalla bravissima Chiara Tomarelli. Donna Bomba è un testo sulle donne kamikaze, sulla guerra, un attacco alle forme di potere; è una riflessione estremamente contemporanea. Lo spettacolo è costruito intorno ai fatali dodici minuti e trentasei secondi di una giovane donna, quelli che ha davanti a sé prima di farsi esplodere in mezzo alla folla. Obiettivo è uno dei politici che gira sotto scorta, «un signore vip benefattore e bastardo» i cui movimenti sono spiati da tempo. All’interno di una dimensione onirica, dove già il linguaggio esprime una forte visionarietà, ascoltiamo i pensieri, le immagini le contraddizioni di una donna kamikaze. Si tratta di un monologo, dove il racconto della donna 26 viene interrotto dall’attrice che trasporta in scena riflessioni proprie e dell’autrice su questo tema tanto delicato quanto attuale. Il problema così viene analizzato, considerato dai suoi diversi punti di vista, generando ulteriori domande sulla vita, sulla società, sulla politica, sul mondo nel quale viviamo, e sul ruolo delle donne in alcune zone di guerra. Il linguaggio dell’autrice è molto differenziato, passa da una prosa quasi epistolare, ad una rit- mica poetica cadenzata, ad un impregnante linguaggio teatrale. La Sajko è scrittrice, drammaturga, attrice, autrice televisiva, le cui pièce sono state messe in scena, spesso interpretate da lei stessa, in numerosi teatri europei e americani e tradotte in diverse lingue. In questo suo testo ritroviamo, attraverso citazioni, il dramma profondo delle donne kamikaze: «Il reclutamento delle donne nelle unità suicide spesso si compie azioni suicide come gesto di riabilitazione sociale e di restituzione dell’onore ai loro familiari». La drammaturgia, netta, accurata, delle luci è tutto quello che Chiara Tomarelli ha a disposizione per veicolare da dentro, senza nessuna incertezza sentimentale, la tragedia della donna bomba, disponendo sul tavolo anatomico di una scena di guerra - guerra sociale, religiosa, privata - la tragedia della sopraffazione e della violenza. L’abbiamo intervistata per capire chi è Chiara Tomarelli, nella vita, nel lavoro e nelle emozioni del suo teatro: Cosa succede su quel palco? Non viene messa in scena la vita della donna-kamikaze, ma il racconto è interrotto da una serie di riflessioni. Ci spieghi. Lo spettacolo è un monologo. In scena vengono dilatati gli ultimi 12 minuti e 36 secondi della vita di un ipotetica donna bomba prima di farsi saltare in aria, per compiere l’attentato al politico di turno. Entriamo poeticamente nella mente di questa donna, cercando di coglierne i pensieri, le inquietudini, i disordini, le paure, le convinzioni, le condizioni. La stessa attrice, che da corpo e voce a questo ipotetico personaggio, si stacca continuamente da esso per portare allo spettatore le sue di domande, le sue di inquietudini, i suoi sogni rispetto a questo tema. Questo gioco sottolinea più marcatamente un confronto tra due donne che la vita e le condizioni hanno portato a compiere scelte diverse. Ma l’entrare così profondamente l’una nell’altra, il tentare di comprendersi, sottolinea fortemente il loro essere così distanti e così vicine. Come nasce questo progetto? Questo progetto nasce dal desiderio di portare in scena innanzitutto un argomento in qualche modo tabù, che tentiamo quotidianamente di allontanare, di sotterrare ancor prima di comprendere, ma che invece fa parte della nostra storia di adesso, che ci appartiene profondamente, e che secondo me abbiamo il dovere di indagare per capirlo, per mostrare chi sono queste donne che vanno a compiere un atto così atroce, tremendo, uccidendo con se decine di altre persone, compresi bambini. Indagando e non fermandoci al primo livello di superficie, scopriamo invece che dietro questi gesti ci sono storie di donne distrutte dalla guerra, da continui e efferati lutti familiari, storie di donne che vengono costrette e addestrate attraverso un vero e proprio lavaggio del cervello a compiere azioni terroristiche, donne alcune vittime dei cosiddetti “reclutatori di kamikazee” i quali vanno ad adescare e cercare proprio quelle donne dalla storia e dal vissuto più tragico (e in tempo di guerra, possiamo solo immaginarci quale sia il vissuto più tragico…). Poche sono quelle che lo fanno con consapevolezza, e se questa c’è è comunque scatenata da anni di orrori subiti. In questo non c’è ovviamente nessun tentativo di giustificazione all’atto in sè, ma bensì un tentativo di non semplificazione e di cercare di capire quali sono i contesti e come mai soprattutto una donna, biologicamente nata per generare e dare la vita, possa decidere di “partorire” la morte. Questa è una storia vera? Ivana Sajko non scrive di una storia in particolare, ma nella sua storia è possibile ritrovarle quasi tutte. Il suo è quasi un archetipo della donna bomba, nel suo corpo e nella sua mente. Cosa prova ad interpretare il ruolo di una donna kamikaze? E’ molto difficile. Molto dura. Non scrapmagazine27 arte & cultura immaginavo così tanto. Interpretare questo testo ti obbliga a immergerti profondamente con il corpo, con la mente, con le emozioni, con le lacrime e il sudore, con le pulsazioni che aumentano, con la fatica del conflitto interiore che diventa estenuante nella sua vorace lotta tra la morte e la vita. Tra il desiderio di morire e quello di vivere. Ogni volta interpretare questo monologo di 50 minuti è un’impresa davvero totale, e per questo anche molto dolorosa; ma esiste il piacere di essere consapevoli che quello che piano piano vai a mostrare sempre più crudemente, proprio attraverso la sua verità e forza ha la possibilità di emozionare e colpire il pubblico, lasciandogli almeno un pensiero, un’immagine, una domanda. Non è la prima volta che andate in scena con questo spettacolo: quali sono le sue emozioni sopra e sotto il palco? Il monologo di per sé ho scoperto essere una forma scenica davvero molto particolare. Prima di entrare in scena c’è sempre molta tensione e paura, non condivisibile con altri colleghi e questo ti porta a scoprire nuove risorse dentro te stesso. Una volta iniziato lo spettacolo, quando sei in scena le emozioni vengono poi incanalate nella forma dello spettacolo, con ovviamente qualità e colori ogni sera diversi. Che rapporto ha con il suo pubblico? Insisto, fare un monologo è una grande opportunità per “sentire” il pubblico, per entrarci in relazione. In modo molto intimo e forte. Il pubblico diventa un tuo alleato, ti segue nel percorso e, nelle se- 28 rate migliori, hai la percezione di guidare le sue emozioni. E questo per un attore è una delle sensazioni più belle… Ci reciti un pezzo toccante. “Partorirò la mia gravidanza sarà breve non vedrò la spaventosa smorfia di mio figlio il suo MAMMAAAA svanirà nel piagnisteo di qualcun altro la mia bomba mi scalda da dentro e mi gela da fuori. Lei è l’amante che non ho voluto il figlio che non ho mai concepito. Facciamo l’amore freddamente senza emozioni non andremo oltre i preliminari. L’hanno conficcata dentro di me hanno abbottonato, battuto, attaccato, infilato io devo soltanto calarla fuori senza dolori senza doglie come le altre donne senza un padre legittimo che mi tiene la mano e mi da coraggio senza un dottore insensibile che asserisce che è tutto sotto controllo senza urla devo soltanto spingerla fuori come una tenera vescichetta che eploderà nell’aria come una breve scorreggia dal suono inusuale bum Bi U eMme un semplice e banale bum che mi staccherà la pelle dalle ossa i muscoli dallo scheletro la pelle dalle membra il cuore dai polmoni il fegato dalle interiora nessuno più potrà ricompormi nessuno mi chiederà perchè questa è la mia domanda perchè SANTIDDIO PERCHE’??” Oltre ad essere attrice lei è anche regista di questo meraviglioso testo di Ivana Sajko: come mai questa scelta? Per il desiderio di essere creatrice completa del mio sentire rispetto al testo. Per poterlo affrontare in maniera davvero intima e personale, dato anche il tema così forte. Gli ultimi dieci giorni ho avuto l’occhio esterno (comunque indispensabile) di Veronica Cruciani. Testi, regia, personaggi, scenografia: è un mondo al femminile. La trovo una cosa molto bella e che mi ha incuriosito. E’ voluta? Era un’idea di partenza, vicina al progetto, che avrebbe voluto coinvolgere altre attrici. Poi è rimasto un monologo, ma sono arrivate altre “voci” femminili. Non credo sia un caso. Solo una donna forse può entrare così profondamente nell’animo femminile, e amarlo anche nei suoi lati più oscuri trovandone la poesia e traducendolo in qualcosa di artistico. In che modo si è avvicinata al teatro? E quanto questo fa parte della sua vita? Ho iniziato a fare teatro a diciotto anni e da lì non ho mai smesso. E’ di fatto la mia passione, il mio lavoro, gran parte della mia vita. Nel teatro scopro continuamente delle grandissime opportunità di espressione che coincidono fortemente con il mio modo di essere. Se dovesse ringraziare qualcuno chi sceglierebbe? Ivana Sajko per prima. Per aver scritto questo testo ed essersi avventurata così coraggiosamente in questi spazi; per avermi sostenuto e incoraggiato. Tutte le persone che hanno permesso la realizzazione di questo spettacolo. Il produttore indipendente Fabio Lovino che lo ha sostenuto con una fiducia completa e libera. E mio figlio, senza il quale questo spettacolo non ci sarebbe probabilmente mai stato. Si racconti in tre aggettivi. Non lo so fare! Pardon!! Prossimi progetti che può rivelarci?? Sto lavorando sul secondo testo della trilogia della Sajko che si chiama “Europa, monologo per madre coraggio”, sempre sul rapporto donna-guerra. E poi sul progetto “Madonne di Beslan” sulla tragedia dell’esplosione della scuola di Beslan, dalla parte delle madri che hanno subito la perdita più atroce: quella di un figlio. Questo soprattutto attraverso materiale preso dalla giornalista russa Anna Politkovskaja. Finiti questi progetti per forza un’esilarante commedia!!!!!!!! Daniela Gonnella scrapmagazine29 Pagina di foglia volta Poesie leggere baciare bruciando in una vampata inquiete e braci dall’una all’altra altalenando aliti. Allora la guarda, gli degusta l’occhio, il labbro le gode e grondano entrambi. Partigianerìa pretendi debba condurre dove. Né ora né mai, né ora né mai, ma sempre con te, ma sempre con me. L’ancora pesa durante le traversate. Cosa dice una poesia? Come comunica? Perché esiste? Le mie domande ti sembreranno audaci e vanitose, come se me la tirassi un po’. Bé, è proprio così. Me la tiro. Devo pur cominciare da qualche parte. Me la tiro, perciò immaginatemi che ad un certo punto esco di casa con una bomboletta spray e vado in giro a scrivere sui muri queste tre domande: “Cosa dice una poesia? Come comunica? Perché esiste?”. Poi mi finisce la vernice, ma io, anzi, decido di chiederlo direttamente alle persone che incontro per strada. Un pazzo. “Cosa dice una poesia? Come comunica? Perché esiste?”. No, forse un pazzo non sono, qualcuno mi risponde, altri sorridono e arrossiscono senza dir niente chiedendoselo invece tra sé e sé. Ma io mi innervosisco. C’è troppa gente per le strade, non riuscirò mai a chiederlo a tutte le persone. Un incubo. Incomincio a gridarle, urlo quelle tre maledette domande ovunque mi trovo. Poi arrivano i carabinieri e mi fermano. Documenti? Venga con noi. Venga. Alla fine sarò stanco, fiacco. Ecco, non trovo più il senso. Ma cosa ho fatto? Che senso ha? Mi sento perso. Mi vergogno. Mi autocommisero. Che ho fatto? Già, me la sono tirata. Intanto cammino. Guardo le cose, le persone, gli atteggiamenti, le espressioni. Poi ho voglia di parlare. Parlo. Poi di leggere. Allora mi siedo, prendo un libro di poesie. Leggo. E non ci capisco niente. Ma che significa? Intanto piglio fiato. Stanislao Bardadin