bus separati per - Telefilm Central

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bus separati per - Telefilm Central
magazine amatoriale di attualità allegato a www.telefilm-central.org •
numero 02 - luglio-agosto-settembre 2009
scrap
Twilight: dalla carta alla pellicola
la storia di un successo
Dall’Olanda il format che
“difende il diavolo”
Foggia: Bus separati per gli immigrati
Teatro: Intervista teatrale
a Chiara Tomarelli
Game: Popmundo
la pop-vita in un browser
Ambiente: l’energia solare
editoriale
Magazine amatoriale gratuito allegato di Telefilm-Central.org Magazine
Anno I
Numero 02
www.telefilm-central.org
[email protected]
Redazione:
Maura Pistello, Giulia Possenti
Supervisione:
Maura Pistello
Eccoci qui, ci siamo finalmente.
Il neonato Scrap, con un solo numero all’attivo
ne ha già subite di trasformazioni!!
Il capo redattore e l’ideatrice del giornale ci ha lasciate per dedicarsi ad
altro e noi della redazione ci siamo dovuti reinventare un posto per potere
“sopravvivere”, ecco che è arrivata un’occasione impedibile:
la partnership con la Fanzine di Telefilm-central.org.
Scrap diventa così l’allegato trimestrale, il prolungamento della Fanzine
del portale italiano più importante di serie TV.
Un numero estivo molto ricco che ci auguriamo vi piacerà quanto
la Fanzine, ormai ampiamente collaudata.
E se leggerlo vi ha fatto venir voglia di partecipare attivamente, non temete
c’è posto per tutti!! Scrivete a [email protected], inviando la vostra
candidatura, Scrap Magazine ha sempre bisogni di nuova linfa.
Maura Pistello
Progetto grafico:
Valentina Colombo
Impaginazione:
Valentina Colombo
Hanno collaborato a questo numero:
Stanislao Bardadin, Federica Capogna, Vincenzo Carusi, Nicola Clemente,
Maria Sara De Marco, Angela Farinelli, Daniela Gonnella, Roberta Lemma,
Micaela Motta, Sabrina Paronetto, Simone Roselli, Arianna Screpanti, Veronica Verrastro.
© copyright 2009
Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione dei contenuti, totale o parziale,
in ogni genere e linguaggio è espressamente vietata.
Tutte le immagini e i marchi citati sono di proprietà dei rispettivi aventi diritto.
sommario
Attualità
06 Tra i due litiganti il terzo muore
di Vincenzo Carusi
vera pirateria torna a largo della Somalia
06 La
di Vincenzo Carusi
07 Trapianto mani e viso in Francia
di Federica Capogna
07 Medico denuncia partoriente: ma non era clandestina
di Roberta Lemma
07 Bus separati per gli immigrati: succede a Foggia
di Roberta Lemma
News
il format che “difende il diavolo”
08 Dall’Olanda
di Arianna Screpanti
09
Nuove tecnologie
del MIT: batterie dai virus
16 Scoperta
di Sabrina Paronetto
Ambiente
18 Analisi e prospettive delle politiche in materia
di energia solare
di Nicola Clemente
Arte & Cultura
Popmundo
20 Game:
di Simone Roselli
Cultura underground: Project 28 millimetres
24 Arte:
di Veronica Verrastro
26 Teatro: Intervista teatrale a Chiara Tomarelli
per lo spettacolo teatrale “Donna Bomba”
di Daniela Gonnella
Dalla strada alla passerella: lo stile clochard è ancora
ispirazione
di Maria Sara De Marco
Cinema
cura di Angela Farinelli
10 aChe
l’argentino
12
Duplicity
Io & Marley
Twilight
di Micaela Motta
attualità
Tra i due litiganti il terzo muore
Malta e L’italia: disputa sul soccorso ai clandestini
Un morto e 153 persone in pericolo di vita. I naufraghi che il 17 aprile
stavano cercando di raggiungere la cosiddetta terra promessa sono stati
tratti in salvo, tranne uno, da una nave turca che poi
si è fermata, la “Pinar E”. Il motivo è che la Pinar E
è stata chiamata d’urgenza, passando per le vicinanze di un barcone, con a bordo i disperati, che si
trovava in acque extraterritoriali, a 45 miglia marine
da Lampedusa e a 115 da Malta. Malta si è assunta il ruolo di capofila, ha chiamato la Pinar E e
ha invitato l’Italia a inviare una sua imbarcazione.
Qui inzia la disputa fra i due ministri degli interni, Maroni e Bonnici, su chi debba fare cosa e
perché. L’Italia non ha autorizzato l’ingresso della nave turca nelle proprie acque territoriali, ritenendo che il compito spetti a Malta, la quale ha
ragionato allo stesso modo, chiedendo al comandante di dirottare sulla Tunisia. Aspettando
Godot.
Vincenzo Carusi
LA VERA PIRATERIA TORNA A LARGO
DELLA SOMALIA
Politica internazionale spiazzata
A metà tra Rambo e Robin Hood.
I pirati somali, “pescatori semplici, che guadagnano danaro lavorando duramente”, come
racconta uno di loro, catturato e ora in carcere
nello Yemen, assaltano
navi cisterne, mercantili,
portagranaglie, pescherecci e rimorchiatori senza distinzioni di sorta.
Chiunque transiti al largo
delle coste del Puntland,
la regione somala che li
ospita, respira il loro odore di baie e porti. Dopo
aver liberato il capitano
della Maersk Alabama, Richard
Phillips, i bucanieri hanno intensificato la guerra totale contro il
naviglio costretto a passare per il
Golfo di Aden, fra lo Yemen e il
Corno d’Africa. Il 4 aprile scorso
sono state sequestrate altre due
navi, mentre una terza è stata crivellata di colpi e l’ha scampata
per miracolo.
In Italia ci si divide tra chi appoggia la
soluzione
diplomatica
e chi
p r o pende
per la
linea
dura,
come
l ’ a r matore
Messina che,
temendo
il peggio,
mostra sintonia con la comunità
internazionale.
Le bande, solo nel 2008, hanno incassato dagli assalti ben
80 milioni di dollari. I filibustieri
sfruttano la tecnologia – internet,
radar - per trattare lo smercio del
bottino e per seguire le rotte.
Pur senza uccidere, anche loro sono
global, ma almeno
non spacciano le loro
scorribande per guerre di religione, di cui,
educatamente, se ne
fregano.
Vincenzo Carusi
Trapianto mani e
viso in francia
Medico denuncia partoriente: ma non
era clandestina.
Per la prima volta in Francia è stato effettuato un trapianto contemporaneamente su viso e mani. E’
accaduto il 6 Aprile nell’ospedale
Henri Mondor di Creteil (periferia di Parigi). Il paziente trentenne, rimasto gravemente ferito da
un incidente stradale nel 2004, è
stato il primo al mondo a subire
un intervento di questo tipo sulla
parte superiore del viso. Davvero
sensazionale quello che sono riuscite a fare diverse equipe mediche in trenta ore di intervento. Il
mondo dunque è piacevolmente
in continua evoluzione. O forse
no. Altrimenti non saremmo stati
costretti ad affiancare ad una tale
bella notizia il continuo aggiornamento dei morti, feriti, sfollati
Abruzzesi che ormai da qualche
giorno, come fantasmi, si aggirano per le tendopoli adagiate per
loro, o in giro per il paese, o intorno alle loro abitazioni (o quel che
ne resta), senza sapere cosa fare,
cosa pensare. Il lavoro che si sta
facendo è senza ombra di dubbio
davvero solidale, dai volontari, ai
donatori, alle banche, alle stesse
istituzioni...ma doveroso. E’ doveroso stringerci tutti insieme nazionalmente attorno a tali accadimenti, è doveroso fare qualcosa.
E’ doveroso attribuire la colpa a
qualcuno? Anzitutto E’ DOVEROSO indagare. E bene. Se alle case
Il 5 marzo 2009 al Fatebenefratelli di Napoli una donna ivoriana si precipita al pronto soccorso in preda alle doglie: nel mentre metteva al
mondo suo figlio, nell’altra stanza, un medico la denunciava alla polizia. A far scattare la denuncia un permesso di soggiorno scaduto; con
se la donna teneva solo la fotocopia del passaporto. Il medico avrebbe
in questo modo applicato una legge non ancora varata: mostrandosi
d’accordo con il decreto che vedrebbe i camici bianchi legittimati a
denunciare i propri pazienti. La donna in questione si è vista strappare
dalle braccia il figlio, non lo ha potuto nemmeno allattare: da anni in
Italia entrata come rifugiata politica dopo l’esser stata resa vedova da
un gruppo di miliziani che le ha ucciso in patria il marito. Se in questi
anni, il nostro governo, gli avesse accettato lo status di rifugiata politica la donna non sarebbe stata così maltrattata: tuttavia ora, è serenamente a casa con il bambino. Questa notizia arriva dopo le tante
polemiche sulle iniziative parlamentari in materia immigrati.
Roberta Lemma
Bus separati per gli immigrati: succede a Foggia
A Foggia un’ordinanza comunale ha istituito due linee di pullman: uno
per i residenti, l’altro per gli immigrati.
Naturalmente la popolazione locale non ha gradito questa ordinanza nata, secondo una nota comunale, a fronte della microcriminalità.
Qualche intellettuale sfida l’ordinanza comunale urlando allo scandalo: accettare tale decisione è come tornare durante l’apartheid.
Secondo molti non è in questo modo che
si combatte la clandestinità o la criminalità:
queste azioni non fanno che inasprire i sottili
rapporti di tolleranza tra gli italiani e gli stranieri creando una profonda spaccatura e innescando possibili ritorsioni.
Roberta Lemma
che si sono sbriciolate come fatte
di pane secco poteva
essere risparmiata una
sorte simile, è giusto
che chi vi abitava lo
sappia. La giustizia di
certo non riporta indietro le persone, ma può
forse aiutare chi c’è
ancora, chi ci sarà. Le zone dove
il rischio di un agguato da parte
di calamità naturali è così alto devono essere guardate con occhio
necessariamente corrispondentemente adeguato. “Alla Natura si
comanda soltanto ubbidendole.”
(Francesco Bacone).
Federica Capogna
scrapmagazine news
Dall’Olanda il format che “difende il diavolo”
L’Olanda non smetterà mai di
stupire! Da buon Paese liberale
quale è, riesce a offrire un palinsesto televisivo sempre ricco di
spunti e riflessioni. Da qui, infatti,
arrivano tutti i programmi più particolari. E anche più discutibili, se
vogliamo dirla tutta, come quel
format nel quale i concorrenti giocavano per avere un organo trapiantato: reality che in realtà era
uno scherzo, per sensibilizzare
l’opinione pubblica sul tema della donazione degli organi. Advocaat van de Duivel (L’avvocato
del diavolo) è solamente l’ultima
provocazione: ma questa volta è
vera. Si tratta di uno programma
giuridico (ben diverso dal nostrano “Forum”!) trasmesso dalla rete
pubblica Avro, nel quale una giuria popolare, composta da cinque
persone, giudica alcune tra le personalità più note.
Nello show, che è iniziato la prima
settimana di aprile e che terminerà
il 13 maggio, l’avvocato incaricato di difendere l’imputato fa il suo
discorso al termine del quale la
giuria esprime il verdetto. Il dibattito ha una durata di 35 minuti.
Nella prima puntata il personaggio sotto accusa è stato Osama
Bin Laden, assolto dalla giuria
popolare in merito agli attacchi
dell’11 settembre. Nella seconda,
invece, l’avvocato ha dovuto difendere papa Benedetto XVI da
ben 3 capi d’accusa relativi a: “la
responsabilità del Papa di milioni
di morti per Aids” per le sue frasi
in merito all’uso del preservativo,
“la legittimazione dell’antisemitismo” per non aver preso subito le
distanze dal vescovo lefebvriano
Richard Williamson, e “la posizione discriminatoria nei confronti
delle donne e degli omosessuali”.
Questa volta, però, la giuria popolare ha ritenuto Benedetto XVI
colpevole.
C’è da dire che il nuovo format
olandese ha sollevato, sin dalla
prima puntata, numerose polemiche, anche se la casa di produzione Palm Plus è convinta che
il programma avrà presto molto
successo. A questo punto, viene naturale chiedersi se l’Olanda
riuscirà mai ad esportare questo
format all’estero, magari in Italia,
patria dei reality ereditati, genere
televisivo che, nonostante le accuse di trash, sembra non conoscere crisi.
Arianna Screpanti
DALLA STRADA ALLA PASSERELLA: LO STILE DEI CLOCHARD è ANCORA ISPIRAZIONE
Le ultime tendenze si appellano al vero e al vissuto. La loro bandiera? La camicia
Sciatto è glamour! Dall’abbigliamento delle star allo
“Shabby Chic, il trasandato-chic che è stato creato
dalla famosa designer americana Rachel Ashwell,
oggi il logoro è un must per tutti coloro che seguono le ultime tendenze e, ahimè, anche per coloro
che alle mode non ci fanno caso.
Il trasandato, così, diventa il denominatore comune
tra fashion victim e non, tra persone che passano ore davanti allo specchio per comunicare il loro
essere e persone che sono in preda alla frenesia
quotidiana al punto da non avere il tempo per descriversi con gli abiti.
In particolare, dalla strada si fanno largo le camicie
stropicciate anche per gli uomini. Se solo cinque
anni fa erano le donne a sfoggiare camicie e giacche con pieghe imperfette, talvolta con provocanti
trasparenze, talaltra pudiche e adatte persino a situazioni più formali, oggi l’uomo rivendica la propria libertà.
Infatti, si può parlare di un vero e proprio inno alla
libertà, quello colto dalle case di moda che hanno creato per l’uomo di oggi delle camicie che non
hanno bisogno di essere stirate.
Già il marchio Dockers, adesso acquisito dalla Levi’s, aveva pensato ad un abbigliamento casual fatto apposta per un uomo single, che non ha voglia
e tempo di stirare e che vuole essere impeccabile
tutto il giorno, nonostante le sue mancanze casa-
linghe. Nascono così, in casa Dockers, i pantaloni
no-stiro, pronti per l’uso appena messi fuori dall’asciugatrice. Seguono i tops, camicie country o
casual che non hanno bisogno del tanto odiato ferro da stiro.
Sulla stessa onda, Dean e Dan Caten, gli stilisti di
Dsquared2, oggi ci propongono le camicie stropicciate: capi non solo comodi ma, anche un’espressione del vissuto. Così, diventa moda la necessità
dell’uomo single, e dell’uomo che è costretto a stare fuori casa anche sedici ore al giorno.
Dai clochard agli uomini in carriera, gli stilisti propongono modelli di ogni genere e fantasia, per accontentare i gusti di tutti, senza tralasciare alcun
particolare. Che siano camicie di taglio sartoriale o
delle regular fit, che abbiano colli tradizionali o alla
coreana, il tessuto privilegiato è il cotone, materiale
adatto a conferire al capo l’effetto stropicciato e
vissuto dello stile sciatto.
Perciò, si può dire che siano bandite le impersonali
camicie stirate alla perfezione dalle mamme e dalle
mogli, in nome di uno stile vero e tangibile, intimo,
aderente alla personalità di ogni uomo. Una possibilità di espressione di essenza dell’essere, che sia
consapevole o inconsapevole, perché, come affermato in casa Dsquared, “la camicia senza pieghe è
come la maglia di un calciatore senza sudore: finta!”
Maria Sara De Marco
scrapmagazine cinema
Che l’argentino
Il 26 novembre 1956 un gruppo di ottanta uomini guidato dal
giovane avvocato Fidel Castro
parte per Cuba dal Messico allo
scopo di rovesciare la dittatura
di Fulgencio Batista. Tra questi Ernesto Guevara, giovane
medico argentino che abbandonata la patria, decide di abbracciare la lotta armata, affascinato dalla rivoluzione castrista.
E’ un eroe dalle palpebre gonfie
e lo sguardo malinconico quello
interpretato da Benicio Del Toro
nel tanto atteso film di Soderbergh. Un vero combattente: sia
nelle foreste tropicali di Cuba
Io e Marley
che nell’aula delle Nazioni Unite. Amato dai compagni, temuto dai nemici, rigoroso e poco
disponibile ai compromessi ma
pronto a prestare soccorso ai
soldati avversari. Salti temporali e spaziali ci mostrano il Che
guerrigliero della Sierra Maestra:
un leader temerario, sempre
in prima linea, eroe simbolo di
una nazione, e il Che che firma
autografi e concede interviste,
scortato dalle guardie del corpo
e insofferente ai riflettori. L’evoluzione, soprattutto interiore, di
un personaggio la cui peculiarità
si perde a causa della mancanza
di accento nel doppiaggio italiano. Il combattente argentino che
lotta a Cuba per Cuba. La sceneggiatura è completamente al
servizio del “mito”. Ne risalta il
pensiero, ne evidenzia il carattere. Nulla è fine a se stesso in
questa completa esaltazione di
un eroe romantico e carismatico, la cui particolare umanità è
stata forse un po’ travisata, rendendo il guerrigliero argentino
più simile ad un tipico combattente americano, uno di quelli
che si gettano nella battaglia al
grido di “Patria o Morte”.
Angela Farinelli
Duplicity
Tony Gilroy (già regista di Michael Clayton e sceneggiatore
della saga di Jason Bourne) dirige Clive Owen e Julia Roberts
in questa love story ambientata
nel mondo dello spionaggio industriale. Una situazione perfetta per descrivere
il delicato rapporto di coppia,
fatto di insicurezze, sospetti e
rischio. In particolar modo se
poi gli amanti sono due ex spie
governative che, trascorsa insieme una notte di passione a
Dubai, si incontrano cinque anni
dopo scoprendo di lavorare per
la stessa azienda e riscoprendo
l’attrazione reciproca. Incaricati
di rubare la formula di un nuovo
e segretissimo prodotto annun10
ciato dall’industria rivale, Ray e
Claire daranno via ad un astuto
doppio e triplo gioco contro i
rivali, contro la propria azienda e forse l’uno contro l’altra.
Una
brillante
spy-comedy raccontata in tanti flashback tra New York, Londra, Roma, Dubai, Miami.
Con buon ritmo e sceneggiatura intelligente ci viene racconta una storia d’amore e di
intrighi mai scontata e ricca di
colpi di scena, dove la regola
del sospetto vige incontrastata. In amore, così come nello
spionaggio industriale, fidarsi è
bene. Non fidarsi però è decisamente meglio.
Angela Farinelli
John e Jenny (Owen Wilson e
Jennifer Aniston) sono due giovani sposi che trascorrono la loro
vita nel clima di eterna vacanza
della Florida. Quando comincia
a farsi strada l’idea di avere dei
figli John, spaventato da questo
cambiamento radicale, decide
di regalare alla moglie un cucciolo di labrador per distrarla
e soddisfare così il suo istinto
materno. Marley però (questo il
nome del cane) renderà un caos
turbinoso le vite dei due coniugi:
vivace, irrequieto, indomabile,
finirà per essere cacciato anche
dalla scuola di addestramento.
Quando poi i figli comunque ar-
riveranno, John e Jenny non riusciranno più a conciliare lavoro,
famiglia e cane e saranno costretti a sacrificare qualcosa di
ciò che amano. Dopo il successo ottenuto con il Diavolo Veste
Prada, David Frankel porta sullo
schermo il romanzo autobiografico del giornalista Joe Grogan.
Per la prima metà una commedia
che poi si tinge di dramma nella
seconda parte. Raccontare tutti
gli aspetti di una vita è difficile,
specialmente se si decide di non
rinunciare a niente. Quando si
vuole narrare dettagliatamente
ogni evento bisogna fare i conti
con una spiacevole mancanza di
ritmo. Se in un libro la ripetizione
e l’estensione di periodi narrativi
più o meno rilevanti è possibile,
in un film questo non è tollerabile. La fotografia impeccabile e i
dialoghi mediamente brillanti ne
fanno un classico film da serata-tv a casa ma la troppa carne
al fuoco e un po’ di stucchevole
moralità di sottofondo farebbero
cambiare canale dopo poco. Al
cinema questo non è possibile
ma la tentazione c’è. Si va sperando nella storia di un cane comico e dolce e si rimane delusi
dal solito dramma della famiglia
americana media.
Angela Farinelli
scrapmagazine11
cinema
Twilight
LA FAMIGLIA CULLEN
La famiglia Cullen è guidata dal
“padre” Carlisle, nato a Londra
intorno al 1640 da un Pastore anglicano a capo di un gruppo per
la caccia a streghe, lupi mannari e vampiri. E’ proprio durante
una di questi pattugliamenti, nel
1663, che Carlisle subisce il morso di un vampiro che, lasciandolo
in vita, lo trasforma. Una volta accortosi di cose era diventato ne
è totalmente disgustato e, dopo
aver cercato invano di togliersi la
vita, scopre di poter sopravvivere
bevendo anche solo sangue animale. Carlisle prende quindi una
strada inesplorata dai suoi simili e
cerca di vivere da essere umano,
non arrendendosi mai, e questa
sua tenacia lo
p o rterà
a diventare un
brillan-
12
libri
Tutto iniziò nell’ottobre del 2005 quando venne pubblicato negli Stati Uniti (in Italia uscì nel giugno 2006) il primo libro della saga dal
titolo omonimo Twilight. Stephany Meyer, l’autrice dei quattro libri,
racconta di essersi svegliata una mattina con il ricordo di questo
splendido sogno: una ragazza e un vampiro sdraiati su un prato, uno
affianco all’altra. Da questa piccola frazione ha poi ricostruito tutto il
mondo che i twilighters ben conoscono.
Twilight USA ottobre 2005 – Italia giugno2006
New Moon USA settembre 2006 – aprile 2007
Eclipse USA agosto 2007 – Italia novembre 2007
Breaking Dawn USA agosto 2008 – Italia ottobre 2008
te medico.
Dopo aver vissuto per quasi 300
anni
da
solo,
nel
1918 incontra Edward
a Chicago, dove
si trovava
per curare
la febbre
spagnola.
Il ragazzo
ha appena perso
la madre
a causa
di questa
terribile malattia ed è oramai in fin
di vita. Spinto anche dalle richieste che gli aveva fatto la madre
affinché facesse in possibile per
salvare almeno suo figlio, Carlisle
decide di provare a trasformare il
giovane. Edward diventa così un
vampiro e, resterà quasi sempre
al fianco del “padre”.
Nel 1921 Esme fu portata all’ospedale, creduta già morta,
dopo che aveva tentato il suicidio butttandosi da una rupe in
seguito alla perdita del figlio. Egli
ebbe pietà di lei e la trasformò in
un vampiro ed Esme divenne per
lui la compagna di vita a tal punto
che si sposarono lo stesso anno.
Desideroso di dare una compagna anche ad Edward, Carlirle
trasformo nel 1933 anche Rosalie, una ragazza di diciotto anni
che era stata stuprata e picchiata
a sangue dal suo futuro marito e
dai suoi amici. Il primo atto che
Rosalie compì una volta diventata
vampira fu quello di uccidere tutte le persone che l’avevano ferita
quella notte. Pochi anni dopo ella
trovò nei boschi del Tennessee
un ragazzo che era stato assalito
da un orso e, vedendolo oramai
in fin di vita, lo portò a Carlisle
per trasformarlo. Il ragazzo si
chiamava Emmett e in seguitò
sposò Rosalie più volte.
Negli anni ’50 si uniranno alla famiglia anche Alice e Jasper, due
vampiri molto legati tra loro. Jasper era nato in Texas nel 1843 e
era stato trasformato nel 1863 da
una vampira di nome Maria. La
svolta nella sua vita avvenne nel
1948 quando, in un bar di Philadelphia, incontrò una giovane ed
avvenente vampira: Alice. La storia di Alice è invece più confusa in
quando lei stessa ha solo
dei vaghi ricordi. Nasce
nel 1901 in Mississipi e
fin da piccola viene ricoverata in un manicomio
dove verrà notata da un
vampiro che, innamoratosi di lei, deciderà di
trasformarla.
reranno quando lei è ancora una
neonata e la madre la porterà con
sé a Phoenix in Arizona. All’età di
17 anni,
d o p o
che la
madre
si è risposata, Bella
decide di
trasferirsi
dal padre
per
lasciare soli
i due neosposi. Il primo giorno
nella nuova
scuola Bella
viene fa la
conoscenza
della famiglia Cullen.
Rimane,
in
p a r t i c o l a re ,
affascinata
d a l
più giovane, Edward Cullen che
con il suo aspetto attira la sua attenzione. Edward sarà costretto a
svelarle
la sua vera natura dopo averla
salvata da un incidente stradale. I
due ragazzi cominciano a frequentarsi e nonostante la
grande differenza
che li allontana,
inizia tra loro una
grande
storia
d’amore.
TRIBÙ DEI
QUILEUTE
La tribù degli
indiani Quileute vive da molti
anni nello stato
di Washington
e ha una sua
riserva, vicino
alla
cittadina di Forks,
chiamata La
Push. Le leggende degli
indiani Quileute narrano della loro discendenza dai lupi e dell’esistenza di esseri metà uomini
e metà lupi. Fa parte di questa
tribù Jacob Black, figlio di Billy
Black, un anziano della trib ù
dei
Quileut e ,
e di-
BELLA
Isabella Marie Swan
nasce il 13 settembre
1987, figlia di Renée
e Charlie Swan, una
giovane coppia che
abita nella cittadina di
Forks, Washington. I
suoi genitori si sepa-
scend
e
direttamente dal
capostipite
della
scrapmagazine13
cinema
sua razza.
Jacob non ha mai creduto alle
leggende sui vampiri che vivono nella zona di Forks e, quando incontra Bella ad un falò sulla spiaggia di La Push, racconta
alla ragazza delle storie su que-
sti personaggi ironizzando sulla
discendenza della sua tribù dai
lupi. Proprio questo suo racconto aiuterà Bella a comprendere la
vera natura di Edward.
Ma Jacob è destinato a cambiare idea quando il gene del licantropo si manifesta su di lui dopo
un’uscita al cinema con Bella e lo
porta a ricredersi su tutta la faccenda delle sue origini. Una volta
compresa la veridicità delle vecchie leggende, il suo atteggiamento nei confronti della famiglia
Cullen, e soprattutto di Edward,
cambia drasticamente.
Hardwicke si trovava, nel 2007,
nel ruolo di giurata al Sundance
Film Festival dove incontrò alcuni
dirigenti della Summit, tra i quali
Eric Feig (con cui aveva già collaborato come designer di produzione per Vanilla Sky nel 2001).
Catherine, dopo aver letto la prima sceneggiatura, accetta l’incarico di regista ma richiede
supervisione della stessa scrittrice Stephenie Meyer, che ne approvò il progetto.
Room, del 2002 con Jodie Foster, e Into the Wild - Nelle terre selvagge, per la regia di Sean
Penn). Catherine Hard-
Film
Nel 2007 Il libro era ormai diventato un best-seller in tutto il mondo e aveva iniziato a suscitare la
curiosità del pubblico e dei vari
produttori indipendenti. Una delle
prime case di produzione a notare questo fenomeno è la Summit
Entertainment, specializzata in
finanziamenti a produzioni minori. Il presidente della Summit, Erik
Feig, stava cercando un progetto da
mandare avanti
e, ad un
i n c o n t ro
con Karen
Rosenfeld (presidente di
produzione
della
Paramount
MTV Films),
gli viene segnalato appunto che
alla
Paramount MTV
Films stavano scandendo i termini
per
i
diritti di Twilight. Feig, sotto consiglio della Rosenfeld, si assicurò
i diritti per la pellicola nel febbraio
del 2006. La regista Catherine
14
una nuova stesura della sceneggiatura
che dovrà rispecchiare il più possibile il manoscritto originale. La
nuova sceneggiatura venne affidata a Melissa Rosenberg, con la
CAST
Una delle più grandi difficoltà nel
trasportare un romanzo sul grande schermo è quella della scelta
degli interpreti e in questo caso
i ruoli più difficili da
assegnare
erano
quelli dei due protagonisti che avrebbero
interpretato Bella Swan e
Edward Cullen.
Le legioni di fan di
Twilight, avevano
già in mente delle
immagini dei vari
personaggi
presenti tra le pagine
del libro e molti di
loro ancora oggi
non sono soddisfatte delle scelte
fatte dalla produzione e ripropongono il proprio
“dream cast”.
KRISTEN STEWART / BELLA
SWAN
La prima ad essere ingaggiata
fu Kristen Stewart (già vista in
precedenza in film come Panic
wicke la sceglie per questo
ruolo perché vede nel suo volto
la giusta miscela di innocenza e
desiderio.
ROBERT PATTINSON / ED- INCASSI
I record iniziano
WARD CULLEN
Edward viene descritto in Twilight come “bello come un Dio
greco” e proprio per
questo motivo la produzione era certa che
non sarebbe stato possibile accontentare milioni di persone con una
sola scelta. Sul sito ufficiale di Stephenie Meyer
apparve una lista di potenziali attori che avrebbero potuto ricoprire il
ruolo di Edward Cullen e
tra questi appariva proprio
quello di Robert Pattison
(gli altri erano Henry Cavill, Hayden Christensen,
Orlando Bloom e Gerard
Way). Dopo un primo provino con la co-protagonista
tutti i dubbi della regista e di
Stephanie Meyer, presente
durante il provino, svanirono
alla vista della chimica tra i
due. Stephanie Meyer permise a Robert di leggere l’inedito manoscritto di Midnight
Sun (in cui viene narrata la trama di Twilight dal punto di vista di Edward) per permettergli
di calarmi al meglio nella parte.
già con il primo
trailer del film che, nella prima settimana di messa in onda su MySpaces Trailerpark, è stato visionato da
circa tre milioni di utenti. Il secondo trailer, uscito nel luglio 2008, è
stato scaricato dai fan 1,6 milioni di
volte. Twilight ha incassato più di 7
milioni di dollari dalla mezzanotte
del primo spettacolo il 21 novembre 2008 e si colloca al 14° posto,
secondo le stime della Fandango,
nella classifica dei maggiori incassi
nel primo giorno di proiezione. In
Italia la pellicola ha incassato in tutto € 11.411.000. Il film ha il record
di essere il film per vampiri con il
maggior incasso internazionale.
SEQUEL
Visto il grandissimo successo ottenuto da Twilight era logico che
la Summitt Entertainment decidesse di procedere alla realizzazione del primo sequel intitolato
come il secondo libro della saga,
New Moon. La sceneggiatura è
stata nuovamente affidata a Melissa Rosemberg mentre Catherine Hardwicke sarà sostituita alla
regia da Chris Weitz (About a Boy
- Un ragazzo e La bussola d’oro).
Micaela Motta
Premi e Candidature
2009 Academy of Science Fiction, Fantasy & Horror Films, USA (Saturn Award);
• Nomination miglior film fantasy;
2009 Young Artist Awards:
• Premio miglior attrice emergente a Christian Serratos ;
2009 MTV Movie Awards:
• Premio al miglior film;
• Premio alla miglior performance femminile a Kristen Stewart;
• Premio alla miglior performance rivelazione maschile a Robert Pattinson;
• Premio per il miglior combattimento;
• Premio per il miglior bacio;
• Nomination per la miglior canzone per Decode cantata dai Paramore
scrapmagazine15
nuove tecnologie
SCOPERTA DEL MIT: BATTERIE DAI VIRUS
Questo titolo un po’ avvenieristico e un po’ inquietante, vuole annunciare una nuova scoperta,che
poi tanto nuova non è,visto che
il team di scienziati del MIT di
Boston ,che hanno fatto la scoperta lavorano da anni assieme
e già dal 2006 erano corse le prime voci di questi studi.
Batterie dai virus:già il termine di
cinque lettere virus di solito non
promette mai nulla di buono,ma
d’ora in poi sembra che possa
essere positivo,visto che proprio
dai virus potrebbe derivare in futuro proprio l’energia.
I ricercatori del prestigioso Massachusetts Institute of Technology hanno scoperto un microorganismo per
am
il entare
batterie per cellulari, i-pod e
forse perfino automobili.Il virus
modificato geneticamente,riesce
a riprodurre sia il polo negativo
che positivo delle batterie al litio.
Angela Belcher, capofila in questa ricerca,docente di Scienza
16
dei materiali e ingegneria biologica sostiene che “Il nuovo virus
produci-batterie ha la stessa
capacità energetica e la stessa
potenza delle batterie ricaricabili
che usiamo oggi per caricare la
macchina, ma potranno essere
utilizzate anche per caricare i
normali dispositivi elettronici”.Le
nuove batterie inoltre potranno
essere smaltite in maniera ecologica e sicura,senza lasciare traccia di dispersione nell’ambiente
di solventi e metalli pesanti.
Ma con precisione che funzione ha il virus batteriofago denominato M13 ,innocuo per
l’uomo,nella pila energetica?Due
ricercatori hanno progettato
questo virus in maniera
che si comporti come un
catodo,che ricoprendosi
di fosfato di ferro,possa
creare una rete ad altissima conduttività. L’incorporazione di nanotubi al
carbonio,aumenta ancor di più la conduttività e ha il vantaggio di
non aumentare il peso
della batteria. Secondo i test ,le batterie
con il nuovo materiale
catodico,possono ricaricarsi e scaricarsi
fino a cento volte,ma
i ricercatori sono sicuri che si
possa arrivare anche a un numero più elevato.
Il prototipo è costruito similmente a una comune batteria ,solo
che più leggero,maneggevole e
sicuro.La nuova invenzione è già
stata presentata alla Casa Bianca
e al nuovo presidente degli Stati
Uniti,Barack Obama,anzi la presidentessa del Mit, Susan Hockfield, si
è soffermata
a lungo con
lui per
discut e re
della
necessità e
dell’opportunità
di
investire
soldi in ricerca di tecnologie di
produzione di energia pulita.
Adesso che i ricercatori hanno
dimostrato di saper elettrizzare
le batterie con un virus ,vogliono
provare a sostituire il litio ,minerale di non facile reperibilità e la
cui concentrazione risiede principalmente in miniere di paesi
del Sud-America,come il Bolivia
con governi non propriamente
filoamericani. Molti esperimenti
stanno vertendo verso l’utilizzo
del fosfato di nickel e il fosfato di magnesio. Quando la fase
sperimentale sarà terminata ,finalmente i prototipi potranno
entrare in produzione e essere
immessi nel mercato. In quanto tempo?Non meno di tre anni
,assicurano dal Mit,intanto noi
continuiamo ad utilizzare le nostre vecchie e pesanti pile.
Sabrina Paronetto
Sei un fanatico dei Telefilm e non puoi vivere
senza l’ultimo episodio di Lost, CSI, Dexter... ?
tc
telefilm
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maniacs dove potrai incontrare altri fanatici di telefilm.
scrapmagazine17
ambiente
Analisi e prospettive delle politiche in materia
di energia solare
L’utilizzo di tecnologie termosolari
è fondamentale per intraprendere
la via del risparmio e del rispetto
per l’ambiente. Il funzionamento
dei pannelli solari termici è semplicissimo: catturano l’energia
dei raggi solari
e la utilizzano per
p r o durre
acqua
c a l da. Se
la vostra casa o l’edificio in cui
abitate hanno un’area esposta al
sole (quale potrebbe essere un
giardino o un terrazzo con una
superficie non necessariamente
molto estesa) siete già a buon
punto: il preventivo varierà in
base alla minore o maggiore accessibilità della zona designata
per l’installazione dell’impianto
e le spese iniziali potranno essere ammortizzate in breve tempo,
grazie al risparmio in bolletta.
L’installazione di pannelli termosolari consente di risparmiare
energia elettrica ed alleviare la
morsa dell’inquinamento causato dagli idrocarburi.
I benefici sono tanti e vanno dalla riduzione di emissione di CO2,
ossidi di zolfo, azoto e pm10, alla
mancata immissione di calore
nell’ambiente.
Se consideriamo che il costo di
un impianto termosolare si ammortizza in 5-8 anni, visto che la
18
durata minima è di 15-20 anni,
diventa facile ed economico salvaguardare l’ambiente senza rinunciare alle nostre comodità.
Oltre al risparmio sulle bollette di
elettricità e gas (stimato intorno
all’80-95% nelle stagioni a media insolazione e addirittura al
100% in quelle più soleggiate), il
termosolare garantisce un buon
margine di guadagno in caso di
vendita dell’immobile , visto che
la presenza di questo tipo di impianti ne aumenta il valore commerciale.
Negli ultimi dieci anni, i risultati
ottenuti dai governi nel campo
delle energie rinnovabili sono
stati altalenanti.
1) Il programma “Diecimila tetti
fotovoltaici” ideato dal Ministero
dell’Ambiente nel 2001,
c o n
l’ausilio dell’Enea,
riguarda
la
realizzazione
di piccoli
impianti
fotovoltaici da
integrare
nelle abitazioni con
un contributo
pari al 75% della spesa per l’investimento ed il finanziamento
gli impianti di piccola potenza da
1 a 20 kwp. Obiettivo del Gover-
no è portare 10 mila case all’autosufficienza energetica. Nonostante il numero alto di richieste
da parte degli utenti, il programma ha subito numerose critiche
a causa degli ingenti costi e degli
sgravi fiscali non sufficienti
2)
Discreto
successo
ha
riscosso,invece, Il programma
“Lenzuolata Verde”, voluto dal
Governo Prodi che incentiva gli
utenti a divenire produttori di
energia elettrica, grazie alla concessione di prestiti a tasso agevolato da parte delle banche per
l’installazione dell’impianto fotovoltaico.
I cittadini possono accedere alla
tariffa incentivante che tocca
0,49 euro e risparmiare i costi
di spesa del
proprio fabbisogno.
L’energia prodotta dall’utente è
immessa in rete e venduta ai gestori ad un prezzo che consente
di rientrare dell’investimento.
L’obiettivo è installare 3.000 MW
entro il 2016. Produttiva ed efficace si è rivelata la scelta, di
coinvolgere nel sistema di incentivi scuole, ospedali e comuni
con meno di 5 mila abitanti.
3) Il Progetto Archimede, lanciato
dall’ENEA nel 2001, ha condotto
nel 2003 alla realizzazione di un
piccolo impianto sperimentale
termosolare da 4 MW a Montalto di Castro.
Secondo il premio Nobel Carlo
Rubbia, sostenitore del progetto, la centrale di Priolo sarebbe
dovuta diventare la prima dimostrazione su scala industriale della nuova tecnologia che
«dovrà ottenere energia pulita
, continuamente disponibile e
condurrà ad una maggiore indipendenza energetica e alla riduzione dei gas serra». L’impianto
solare aumenterà la potenza di
20 MW e la produzione di 1 kWh
di energia costerà poco meno di
8 eurocent.
L’idea riprende il funzionamento
degli specchi ustori di Archimede
e senza bisogno di fondi pubblici, grazie ai finanziamenti bancari. Il funzionamento si basa sulla
concentrazione di raggi solari su
una superficie di specchi di grande precisione che raggiungono
temperature altissime. Il risultato
è quello di produrre vapore, che
viene mandato a un turbina per
generare elettricità.
Purtroppo il Governo Berlusconi
ha negato a Rubbia, allora Presidente dell’Enea, di realizzare
la centrale, costringendolo ad
emigrare in Spagna per attuare
il progetto. Il Nobel, dopo aver
accusato il Governo italiano di
realizzare una pessima politica
di ricerca scientifica, ha subito
persino l’onta del licenziamento
dall’Enea nel luglio del 2005.
4) “Il Decreto anticrisi”del 2008
che prevede incentivi per i contribuenti che installano pannelli
solari termici, nonostante sia
andato incontro a giuste polemiche per aver ridotto le agevolazioni fiscali, è comunque un
buon punto di partenza, anche
vari derivati del petrolio o di gas
artificiale.
Un modello da imitare per il nostro Paese è il “Progetto Andasol”, messo a punto a Gaudix, in
Spagna, che porterà alla realizzazione della più grande centrale
ad energia solare del mondo con
se maggiori investimenti nella
ricerca e nello sviluppo degli impianti sarebbero doverosi.
C’è da sottolineare in conclusione
che la carta vincente dell’energia
solare risieda soprattutto nella
sua versatilità, una centrale infatti è costituita da molti moduli
uguali tra loro: variandone il numero è possibile ottenere la potenza che si desidera. Usando
la medesima tecnologia di base
si possono realizzare piccoli impianti destinati a servire località
difficilmente raggiungibili o centrali collegate alla rete. Inoltre il
calore accumulato potrebbe anche essere usato in processi industriali come la produzione di
un polo di produzione di 200 MW
di potenza.
Il programma prevede tre fasi
che coincidono con la realizzazione di tre centrali che saranno
in grado di erogare energia elettrica anche di notte a costi minori
se paragonati agli impianti fotovoltaici e culminerà nel 2010 con
l’edificazione Andasol 3.
Le centrali termosolari saranno
dotate di pannelli parabolici che
scaldano olio minerale a 400 gradi e di una capiente cisterna che
consentirà di produrre elettricità
anche in presenza di perturbazioni atmosferiche o altre variabili come le radiazioni solari.
Nicola Clemente
scrapmagazine19
arte & cultura
Popmundo
Il gioco di cui parliamo in questo
numero non è il classico videogame da acquistare in un qualunque negozio specializzato. Si
tratta invece di un browser-game
in gran parte testuale, dunque
tutto ciò che ci servira per poterlo giocare è il nostro browser
preferito per la navigazione su
Internet. L’indirizzo internet per
raggiungerlo è www.popmundo.
com
Di cosa parliamo dunque? Di
un gioco gestionale per definirlo in due parole. Un gioco la cui
curva di coinvolgimento è lunga
così come la sua longevità, caratteristiche che lo rendono un
gioco utile per chi non ha tantissimo tempo da dedicare ai videogames, ma allo stesso tempo
non vuole rinunciare a rimanere
in contatto con questa forma di
divertimento. Ci troveremo a gestire il destino di un personaggio
alle prese con la sua vita in un
mondo virtuale in cui l’obiettivo
principale è diventare una star
nel mondo della musica. Per fare
questo, dovremo fare in modo
che il nostro personaggio impari
a suonare uno strumento, impari
le base storiche e tecniche di un
genere, impari le nozioni base di
composizione musicale e poetiche per i testi, più una serie innumerevole di abilità personali – ma
non tutte fondamentali in questo
caso – che vanno dalla produzione musicale per registrare i dischi, alla regia, dalla recitazione
nel caso volessimo un giorno girare dei video, ad altre abilità utili
per la sopravvivenza quotidiana
20
all’interno del Pop-mondo e alle
abilità intrattenitive per eseguire
azioni spettacolari sui palchi durante i concerti.
I PRIMI PASSI
Una volta sbrigate le pratiche di
iscrizione al sito, ci verrà chiesto
di scegliere un nome e cognome
per il nostro personaggio. E’ il sito
stesso a fornire una lista di nomi
random, ed è possibile sbizzarrirsi nello scegliere il più bizzarro
o semplicemente quello che più
ci colpisce. Completate queste
operazioni preliminari, verremo
portati dal sito alla schermata
principale del nostro
personaggio. Un link
nella parte alta della
pagina ci farà notare
l’esistenza della nostra mamma. Non si
tratta di folklore: la
mamma è semplicemente la prima fonte
di azioni per familiarizzare con l’interfaccia di gioco e con le
varie azioni da compiere. Completare
i suoi vari desideri
senza rifiutarne ci
permetterà non solo
di imparare come
muoverci fra
le varie schermate del gioco, ma anche di ottenere
una skill (Galateo) gratuitamente
e al massimo del livello raggiungibile tramite lo studio personale
e solitario.
VOGLIO DIVENTARE UNA
STAR!
Calma, calma! La Pop-vita va costruita un mattoncino alla volta.
Seguendo i desideri della mamma noteremo subito l’importan-
za di diverse cose: intanto una
corretta gestione delle due barre
di stato del personaggio relative
alla sua Salute e al suo Umore.
Sarà importante imparare a farlo
subito perchè sarà una delle occupazioni principali una volta che
saremo star della musica e saremo in tour in giro per il mondo.
Per farlo avremo a disposizioni
diverse attività di Tempo Libero
che gioveranno all’una o all’altra
barra in particolare, o ad entrambe – ma in misura minore – nel
caso della passeggiata. Uno dei
desideri materni sarà il trovarvi
un lavoro, in modo tale che avrete un introito su base settimanale per le vostre spese principali.
Per le prime settimane otterrete
punti-esperienza per aumentare
le vostre caratteristiche personali
in maniera del tutto automatica.
Solo dopo qualche settimana dovrete guadagnarvi ogni singolo
punto con le vostre attività musicali e non (ma all’inizio saranno
solo musicali probabilmente).
Per iniziare a costruire la vostra
carriera di star dovrete iniziare a
scegliere che genere suonare e
in che strumento cimentarvi, e
dunque cercare nell’Università
della vostra città
qualche
maestro
delle skill
necessarie – sono
altri giocatori
come voi
- oppure
mettere
da parte i soldi
necessari
per com-
prare i libri nelle librerie. Ottenute
le abilità basterà settarsi su Migliora Abilità nelle Attività di Carriera
per iniziare a studiare e a far crescere
il num e ro di
stelle
nelle
abilità,
f i n o
ad un
massimo
di 5.
P e r
crescere
oltre
infatti, dovremo metterci ad insegnare a nostra volta le suddette
skill.
L’INIZIO DELLA POP-CARRIERA
Una volta in possesso delle skill
di base dello strumento e del genere, potremo tecnicamente iniziare a muovere i primi passi nella
musica. Mentre impariamo le skill
di Composizione e di Poesia per
iniziare a scrivere le nostre prime
canzoni presentabili, potremo
creare il nostro artista e iniziare
a cercare canzoni di altri gruppi da presentare nei nostri primi concerti. La schermata-band
consente di navigare tra i locali
della città per cercare una data
utile, mentre nel menù Repertorio potremo controllare il livello di
pratica nelle varie canzoni a repertorio. Per aumentare questo
grado c’è ovviamente la necessità di settare delle jam-session
nelle varie sale-prova presenti
in città. Col tempo e con lo studio saremo in grado di comporre
brani originali da suonare durante
i concerti.
Inizialmente i nostri risultati saranno demoralizzanti, inutile dir-
lo. Diventare star è una strada
lunga nella vita reale e non lo è
da meno in Popmundo. Ma man
mano che la band prenderà notorietà e le proprie canzoni cominceranno ad essere conosciute,
miglioreranno anche i risultati sul
pubblico e di conseguenza vedremo crescere anche l’indicatore della nostra Star Quality.
FAMA E DENARI!
Una volta che le canzoni avranno raggiunto un giusto livello di
fama, dovremo preoccuparci di
trovare un’etichetta disposta a
produrci. Chiaramente non sarà
difficile questo compito, essendo
il gioco basato per buona parte
sulla musica, magari non otterrete da subito top royalties ma potrete quasi subito trovare un produttore. A questo punto dovrete
preoccuparvi di registrare i vostri
brani – e qui per semplificarvi la
vita, se avete l’abilità Produzione
Musicale potete fare tutto da voi
– e successivamente di compor-
scrapmagazine21
arte & cultura
re la lista dei brani da includere,
soprattutto scegliere se produrre
inizialmente un singolo o direttamente un album completo. Con
l’arrivo dei
primi soldi
potrete quindi
passare
alla
fase
successiva
della vostra carriera, ovvero
c o m p r a re
un vostro
equipaggiamento
sonoro e
di luci, un
mezzo per
t r a s p o rtarli e una
crew che
si preoccuperà di fare manutenzione e di montare e smontare
l’attrezzatura. Chiaramente aumenteranno i costi, ma l’attrezzatura stessa vi consentirà di guadagnare punti nella valutazione
delle vostre esibizione, di conseguenza la fama delle canzoni aumenterà ed aumenteranno anche
le vendite. A questo punto sarete
completamente in pista e starà
a voi decide come gestire per il
meglio le cose, come organizzare
tourneè, se partecipare ai concorsi e fare diverse altre cose che
prima non vi erano consentite a
causa della scarsità di fondi. Ad
esempio con gli assistenti personali vi capiterà molto spesso di
avere incontri galanti con le groupies dopo i concerti e il vostro
Umore se ne gioverà. Potrete aumentare il vostro Fascino e il vostro Look grazie a tatuaggi e ad
22
altri interventi di chirurgia plastica – si sa, le star sono bizzarre e
queste cose fanno presa sul pubblico! - oppure potrete decidere
più liberamente di far parlare di
spostati su altre attività che con
la musica non c’entrano nulla.
E qui subentra il lato economico della cosa: Popmundo è di
base completamente gratis. E’
sono reward che vanno
dalla qualità dei concerti,
alla pubblicazione del primo disco, al numero di criminali arrestati e persino il
numero di persone curate
– ad esempio – durante la
propria carriera di medico.
Perchè in Popmundo è anche possibile ammalarsi
e in periodi random – per
fortuna non spessissimo
– si creano epidemie di raffreddori di vario tipo che i medici possono curare utilizzando le
loro abilità e pochi altri strumenti
da comprare presso i negozi presenti in ogni città con i proventi delle proprie attività interne al
gioco stesso.
POPMUNDO, UN MONDO IN
CONTINUA EVOLUZIONE
voi decidendo di devastare l’albergo dove risiedete dopo ogni
concerto per poi pagare i danni o
scappare. L’unica cosa da tener
presente è che oltre a cantanti e
suonatori, in questo gioco ci sono
tanti altri ruoli ricopribili come ad
esempio il giudice ed il poliziotto,
e che quindi fuggire dopo aver
devastato un albergo potrebbe
causare il vostro arresto.
IL RESTO DEL POP-MONDO
Il numero di abilità da imparare
è pressocchè infinito, ed il tempo di vita del singolo personaggio difficilmente consente di impararle tutte, non solo...è anche
inutile ai fini del gioco perchè non
ci sarà materialmente il tempo
di fare tutto. Ci sono moltissimi
giocatori che dopo aver iniziato
come star della musica si sono
però possibile acquistare dei
pacchetti-vip tramite Paypal, a
costi variabili in base alla durata
e al tipo di pacchetto, che consentono di accedere a dei menù
semplificati e ad alcune azioni
di gioco – non fondamentali, va
sottolineato – altrimenti precluse. Si può ad esempio comprare
una licenza da imprenditore per
fondare società proprie ed aprire
studi di registrazione, sale prove
o locali commerciali. Essere vip
consente addirittura di candidarsi come sindaco della propria
città o semplicemente di iniziare
a lavorare come poliziotti o giudici della propria città, attività che
altrimenti non sarebbero disponibili da giocatori non paganti. Per
dare sale a tutto questo sistema,
il gioco prevede un congruo numero di reward per ogni obiettivo raggiunto nella pop-vita. Ci
Con uno staff che monitora continuamente le attività del gioco,
Popmundo è un microcosmo di
gioco in continua evoluzione anche grazie all’assiduo lavoro di
un solerte staff di programmatori.
Come descritto brevemente – ma
ci sarebbe stato molto di più da
dire – le possibilità di intrattenimento all’interno del gioco sono
molteplici. Si comincia dalla musica – ed è divertentissimo notare come le massime autorità del
gioco come sindaci e presidenti
di grandi aziende siano parallelamente grandissime star del rock o
delle decine di altri generi presenti – per poi passare, se si vuole, a
qualsiasi altra attività prevista. La
cosa da sottolineare è che tutto è
possibile e niente è obbligatorio,
tantomeno investire soldi veri per
un abbonamento vip. Il gioco è
dunque godibile a molteplici livelli e ciascun giocatore può trovare
la dimensione che più lo aggrada
senza dover tenere conto di limitazioni
particolari.
Tu t t o
è nelle
mani di
chi gioca che
p u ò
decid e r e
liberamente
– a differenza di altri browser game decisamente più invasivi in questo
senso – quanto tempo dedicare
al proprio personaggio e regolare
di conseguenza il proprio livello
di coinvolgimento.
Non stiamo parlando ovviamente di un titolo con grafica da urlo
o sequenze di gioco mozzafiato,
ma di un ragionato gestionale
che prevede soltanto la basilare
conoscenza delle più comuni interfacce web. Un gioco dunque
in cui misurare più le proprie abilità intellettuale che non i propri
riflessi. Tutto questo, come detto,
con la libertà di non dover a tutti i
costi tenere d’occhio la situazione come molti altri browser game
gestionali richiedono.
Da segnalare in ultimo, la presenza di un forum interno al gioco sul
quale socializzare con gli altri giocatori, ma anche gestire le proprie attività quali l’insegnamento
ed eventuali simpatiche iniziative
di tourneè in contemporanea con
altre band.
Simone Roselli
scrapmagazine23
arte & cultura
Cultura underground:
Punti di svista… project 28 millimetres
Adattarsi per arrivare a tempi migliori
Non è stato semplice dare un
aspetto uniforme a questa rubrica. Tanti sono i quesiti che vorrei
proporre e analizzare, molti gli oggetti di discussione, differenti tra
loro mache ruotano intorno allo
stesso punto in comune: un universo globalizzato ma incapace
di adattarsi a tale cambiamento
necessario e, quindi, un mondo il
nostro, ricco di falsità e paure. La
globalizzazione, come ogni tappa
della storia umana ha rivelato le
sue potenzialità positive ma anche
aspetti preoccupanti: sono apparsi nuovi particolarismi, nuove
povertà e marginalità. Situazioni
che bisogna accettare ,in quanto molte diversità sono presenti
nel nostro quotidiano e il limite di
oggi è che questa evoluzione ha
radicato ancora di più nell’uomo la
paura di tutto ciò che è diverso.
Pregiudizi culturali che rischiano
di portare ad una stagnazione socio-economica e culturale causata dalla diffusione di una mentalità protezionistica, legata ai valori
morali; quando poi, nella realtà,
nessuno vive seguendo tali canoni, tutti percorrono la via del consumismo, la via dell’apparenza.
Se ci guardiamo bene intorno non
è difficile accorgersi che viviamo
in perenne malessere e questo si
ripercuote su vari ambiti: affettivo,
relazionale, lavorativo, creativo.
La creatività in particolare ha acquisito delle sfumature più forti,di
opposizione e, in questo ambito
sono proprio le condizioni peggiori a rendere le cose straordinarie.
Veronica Verrastro
24
Accanto alla storia ufficiale dell’arte, della grafica, del cinema,
scorre un’altra storia.. Viene
chiamata “underground “ perché nasce dall’esperienza diretta, dalla strada e
sfugge ad ogni
definizione. Underground significa – sottosuolo -.
Questo termine,
venne usato nel
XIX secolo con
le “ underground
railroads “ ossia
reti clandestine
di case sicure
per affrancare gli
schiavi in fuga
dal sud- est degli Stati Uniti. Un
tempo la si poteva definire controcultura,
ora
invece è l’unica
libera manifestazione di pensiero e, negli ultimi
tempi è entrata di
diritto nell’arte ufficiale. Viene data a tutti la possibilità di esprimersi mettendo loro
a disposizione pareti per i murales, in quanto ci si è resi conto
che molte di queste opere riqualificano parte del territorio urbano
e vanno distinte dalle semplici
scritte volgari senza alcun gusto
estetico che spesso si trovano
sui muri delle città. E’ questa la
cultura della realtà ed è un arte
difficile che sta tra i binari del
ricordo-reale e la libera espressione. La musica elettronica, i
writers, gli artisti di strada,
non sono altro che l’espressione di tanti giovani, tante
persone che rifiutano il mondo che li circonda, ricco solo
di
f a l sità,
caos
e confusion e .
Ci si
rifugia
pertanto
in un
proprio
universo,
denso
a l meno
quello
ancora di
fascino e di
mistero. Il progetto che ho preso
in considerazione è di un giovane
ragazzo francese, JR, un photographer – activist, che rappresenta la propria arte riducendola agli
elementi essenziali, trasformando
le sue fotoni poster, che prendono
come testimonianza racconti di
vita vera, di popolazioni intere, di
nuove generazioni che vivono ai
margini; trasformando le nostre
strade in vere e proprie gallerie
all’aperto. La sua prima rappresentazione, fu affissa illegalmen-
te
sui muri della
parte orientale di Parigi, zona un
tempo disabitata, ora residenza
di artisti di strada, senza tetto,
famiglie con condizioni disagiate,
generazioni di immigrati dell’Africa ghettizzati in questi quartieri
creati proprio per ammassare più
gente possibile. Donne,
bambini,
giovani
disagiati
sono
le
fonti
ispiratrici
dell’artista. JR in
collaborazione
con Lady
Ly, abitante del
ghetto di
Montfermeil ( Parigi ) ha esteso
il suo progetto portando un po’
di felicità tra le donne e i bambini
di Paesi come la Sierra Leone,
il Kenya, il Soudan, la Liberia. E’
possibile vedere sul sito www.womenareheroes.be le interviste, la
creazione del progetto con la collaborazione entusiasta di donne e
bambini fino a giungere al compimento dell’opera. Sono immagini
veritiere e di bellezza disarmante,
i volti di cui si parla, raffigurano la
società, la triste realtà .Rappresentazioni che hanno dato luo-
go a giorni di aggregazione, di
spensieratezza, in popolazioni
dove la lotta alla sopravvivenza
è prioritaria, dove si combatte
ogni giorno tra la vita e la morte. Women are heroes si svolge in Sierra Leone, Paese che
dopo una lunga colonizzazione inglese, è stata devastata
da un’atroce guerra civile protrattasi fino al 2002. Le vittime più
colpite sono state donne e minori
Bambini costretti a diventare soldati, donne e bambine vittime di
orribili violenze e abusi. Significativa l’intervista ad una donna ( in
foto ) la quale racconta la guerra vista con i propri occhi, occhi
colmi di lacrime e sofferenza.
Violentata, picchiata dai
soldati
e
ribelli,
senza
distinzione.
Nessuno ha
protetto
queste
povere
anime.
Oggi, il conflitto è terminato ma, la
Sierra Leone rimane il primo Paese al mondo per mortalità infantile
e materna. Credo che la maggioranza dell’opinione pubblica, non
riesca a cogliere la bellezza artistica di queste esposizioni ma,
personalmente ritengo che non
bisogna criticare ad occhi chiusi, apriamoli, insieme anche alle
nostre menti e non eleviamoci a
giudici se non sappiamo neppure qual è poi l’efficacia del nostro
essere nella società se non siamo
poi in grado di avere un pensiero
onnicomprensivo e di solidarietà.
www.28millimetres.com
www.womenareheroes.be
EVENTI
Edonismo metropolitano
Edonismo metropolitano: identificare il bene con il piacere. Significativo ed inquietante il titolo della
mostra di Guido Razzi, pittore romano dalla personalità intensa e
originalissima. L’evento sarà ospitato nell’appartamento Barbo di
Palazzo Venezia ( Roma ) dal 16
aprile al 20 maggio. Sono state
selezionate ben 38 tele a olio di
grandi dimensioni del pittore, in
cui Roma è sempre presente. La
città eterna viene rappresentata
come vetrina di splendori antichi,
in certe raffigurazioni bellissima e
allo stesso tempo decadente. Anche i personaggi che la popolano
– angeli, cardinali – vengono rappresentati in una sorta di vetrina.
Questa scelta del pittore vuole far
riflettere sulla nostra società in
declino dove dominano l’apparenza e l’aspetto esteriore e dove
si confonde il bene con il piacere.
Per maggiori informazioni: www.
zetema.it
Veronica Verrastro
scrapmagazine25
arte & cultura
UN VIAGGIO LUNGO DODICI MINUTI E TRENTASEI SECONDI
“
Le parole, le immagini, le emozioni di una “Donna Bomba”
sotto coercizione, ossia con il ricatto. Sia che siano state sedotte, violentate o solo sospettate di
promiscuità e di relazione extraconiugali, vengono obbligate ad
Chiara Tomarelli interprete e regista de “La Donna Bomba”
“
Partorirò
la mia gravidanza sarà breve
non vedrò la spaventosa smorfia di
mio figlio
il suo MAMMAAAA svanirà nel piagnisteo di qualcun altro
la mia bomba mi scalda da dentro e
mi gela da fuori.
Lei è l’amante che non ho voluto
il figlio che non ho mai concepito.
In scena in questi giorni a Roma
Donna Bomba, l’inedito testo di
Ivana Sajko, una delle menti più
fertili della nuova generazione di
scrittrici e artiste croate, diretto
e interpretato dalla bravissima
Chiara Tomarelli.
Donna Bomba è un testo sulle
donne kamikaze, sulla guerra,
un attacco alle forme di potere;
è una riflessione estremamente
contemporanea. Lo spettacolo
è costruito intorno ai fatali dodici minuti e trentasei secondi di
una giovane donna, quelli che ha
davanti a sé prima di farsi esplodere in mezzo alla folla. Obiettivo
è uno dei politici che gira sotto
scorta, «un signore vip benefattore e bastardo» i cui movimenti
sono spiati da tempo.
All’interno di una dimensione
onirica, dove già il linguaggio
esprime una forte visionarietà,
ascoltiamo i pensieri, le immagini le contraddizioni di una donna
kamikaze. Si tratta di un monologo, dove il racconto della donna
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viene interrotto dall’attrice che
trasporta in scena riflessioni proprie e dell’autrice su questo tema
tanto delicato quanto attuale. Il
problema così viene analizzato,
considerato dai suoi diversi punti
di vista, generando ulteriori domande sulla vita, sulla società,
sulla politica, sul mondo nel quale viviamo, e sul ruolo delle donne in alcune zone di guerra.
Il linguaggio dell’autrice è molto
differenziato, passa da una prosa quasi epistolare, ad una rit-
mica poetica cadenzata, ad un
impregnante linguaggio teatrale.
La Sajko è scrittrice, drammaturga, attrice, autrice televisiva,
le cui pièce sono state messe in
scena, spesso interpretate da lei
stessa, in numerosi teatri europei
e americani e tradotte in diverse
lingue.
In questo suo testo ritroviamo,
attraverso citazioni, il dramma
profondo delle donne kamikaze:
«Il reclutamento delle donne nelle unità suicide spesso si compie
azioni suicide come gesto di riabilitazione sociale e di restituzione dell’onore ai loro familiari».
La drammaturgia, netta, accurata, delle luci è tutto quello che
Chiara Tomarelli ha a disposizione per veicolare da dentro, senza
nessuna incertezza sentimentale,
la tragedia della donna bomba,
disponendo sul tavolo anatomico
di una scena di guerra - guerra
sociale, religiosa, privata - la tragedia della sopraffazione e della
violenza.
L’abbiamo intervistata per capire
chi è Chiara Tomarelli, nella vita,
nel lavoro e nelle emozioni del
suo teatro:
Cosa succede su quel palco?
Non viene messa in scena la
vita della donna-kamikaze, ma
il racconto è interrotto da una
serie di riflessioni. Ci spieghi.
Lo spettacolo è un monologo.
In scena vengono dilatati gli ultimi 12 minuti e 36 secondi della
vita di un ipotetica donna bomba
prima di farsi saltare in aria, per
compiere l’attentato al politico
di turno. Entriamo poeticamente nella mente di questa donna,
cercando di coglierne i pensieri,
le inquietudini, i disordini, le paure, le convinzioni, le condizioni.
La stessa attrice, che da corpo
e voce a questo ipotetico personaggio, si stacca continuamente
da esso per portare allo spettatore le sue di domande, le sue di
inquietudini, i suoi sogni rispetto a questo tema. Questo gioco
sottolinea più marcatamente un
confronto tra due donne che la
vita e le condizioni hanno portato a compiere scelte diverse.
Ma l’entrare così profondamente
l’una nell’altra, il tentare di comprendersi, sottolinea fortemente
il loro essere così distanti e così
vicine.
Come nasce questo progetto?
Questo progetto nasce dal desiderio di portare in scena innanzitutto un argomento in qualche
modo tabù, che tentiamo quotidianamente di allontanare, di
sotterrare ancor prima di comprendere, ma che invece fa parte
della nostra storia di adesso, che
ci appartiene profondamente, e
che secondo me abbiamo il dovere di indagare per capirlo, per
mostrare chi sono queste donne
che vanno a compiere un atto
così atroce, tremendo, uccidendo con se decine di altre persone, compresi bambini.
Indagando e non fermandoci al
primo livello di superficie, scopriamo invece che dietro questi
gesti ci sono storie di donne distrutte dalla guerra, da continui
e efferati lutti familiari, storie di
donne che vengono costrette e
addestrate attraverso un vero
e proprio lavaggio del cervello
a compiere azioni terroristiche,
donne alcune vittime dei cosiddetti “reclutatori di kamikazee” i
quali vanno ad adescare e cercare proprio quelle donne dalla storia e dal vissuto più tragico (e in
tempo di guerra, possiamo solo
immaginarci quale sia il vissuto
più tragico…). Poche sono quelle
che lo fanno con consapevolezza, e se questa c’è è comunque
scatenata da anni di orrori subiti. In questo non c’è ovviamente
nessun tentativo di giustificazione all’atto in sè, ma bensì un
tentativo di non semplificazione
e di cercare di capire quali sono
i contesti e come mai soprattutto
una donna, biologicamente nata
per generare e dare la vita, possa
decidere di “partorire” la morte.
Questa è una storia vera?
Ivana Sajko non scrive di una
storia in particolare, ma nella sua
storia è possibile ritrovarle quasi
tutte. Il suo è quasi un archetipo
della donna bomba, nel suo corpo e nella sua mente.
Cosa prova ad interpretare il
ruolo di una donna kamikaze?
E’ molto difficile. Molto dura. Non
scrapmagazine27
arte & cultura
immaginavo così tanto. Interpretare questo testo ti obbliga a immergerti profondamente con il
corpo, con la mente, con le emozioni, con le lacrime e il sudore,
con le pulsazioni che aumentano,
con la fatica del conflitto interiore
che diventa estenuante nella sua
vorace lotta tra la morte e la vita.
Tra il desiderio di morire e quello
di vivere.
Ogni volta interpretare questo
monologo di 50 minuti è un’impresa davvero totale, e per questo anche molto dolorosa; ma
esiste il piacere di essere consapevoli che quello che piano piano
vai a mostrare sempre più crudemente, proprio attraverso la sua
verità e forza ha la possibilità di
emozionare e colpire il pubblico,
lasciandogli almeno un pensiero,
un’immagine, una domanda.
Non è la prima volta che andate
in scena con questo spettacolo: quali sono le sue emozioni
sopra e sotto il palco?
Il monologo di per sé ho scoperto
essere una forma scenica davvero molto particolare. Prima di entrare in scena c’è sempre molta
tensione e paura, non condivisibile con altri colleghi e questo
ti porta a scoprire nuove risorse
dentro te stesso. Una volta iniziato lo spettacolo, quando sei in
scena le emozioni vengono poi
incanalate nella forma dello spettacolo, con ovviamente qualità e
colori ogni sera diversi.
Che rapporto ha con il suo pubblico?
Insisto, fare un monologo è una
grande opportunità per “sentire”
il pubblico, per entrarci in relazione. In modo molto intimo e forte.
Il pubblico diventa un tuo alleato,
ti segue nel percorso e, nelle se-
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rate migliori, hai la percezione di
guidare le sue emozioni. E questo per un attore è una delle sensazioni più belle…
Ci reciti un pezzo toccante.
“Partorirò
la mia gravidanza sarà breve
non vedrò la spaventosa smorfia
di mio figlio
il suo MAMMAAAA svanirà nel
piagnisteo di qualcun altro
la mia bomba mi scalda da dentro e mi gela da fuori.
Lei è l’amante che non ho voluto
il figlio che non ho mai concepito.
Facciamo l’amore
freddamente
senza emozioni
non andremo oltre i preliminari.
L’hanno conficcata dentro di me
hanno abbottonato, battuto, attaccato, infilato
io devo soltanto calarla fuori
senza dolori
senza doglie come le altre donne
senza un padre legittimo che mi
tiene la mano e mi da coraggio
senza un dottore insensibile che
asserisce che è tutto sotto controllo
senza urla
devo soltanto spingerla fuori
come una tenera vescichetta che
eploderà nell’aria
come una breve scorreggia dal
suono inusuale
bum
Bi U eMme
un semplice e banale bum che mi
staccherà
la pelle dalle ossa
i muscoli dallo scheletro
la pelle dalle membra
il cuore dai polmoni
il fegato dalle interiora
nessuno più potrà ricompormi
nessuno mi chiederà perchè
questa è la mia domanda
perchè
SANTIDDIO PERCHE’??”
Oltre ad essere attrice lei è
anche regista di questo meraviglioso testo di Ivana Sajko:
come mai questa scelta?
Per il desiderio di essere creatrice
completa del mio sentire rispetto
al testo. Per poterlo affrontare in
maniera
davvero
intima e
personale, dato
anche il
tema così
forte. Gli
ultimi dieci giorni
ho avuto
l’occhio
esterno (comunque indispensabile) di Veronica Cruciani.
Testi, regia, personaggi, scenografia: è un mondo al femminile. La trovo una cosa molto
bella e che mi ha incuriosito. E’
voluta?
Era un’idea di partenza, vicina
al progetto, che avrebbe voluto
coinvolgere altre attrici. Poi è rimasto un monologo, ma sono arrivate altre “voci” femminili. Non
credo sia un caso. Solo una donna forse può entrare così profondamente nell’animo femminile,
e amarlo anche nei suoi lati più
oscuri trovandone la poesia e traducendolo in qualcosa di artistico.
In che modo si è avvicinata al
teatro? E quanto questo fa parte della sua vita?
Ho iniziato a fare teatro a diciotto
anni e da lì non ho mai smesso.
E’ di fatto la mia passione, il mio
lavoro, gran parte della mia vita.
Nel teatro scopro continuamente
delle grandissime opportunità di
espressione che coincidono fortemente con il mio modo di essere.
Se dovesse ringraziare qualcuno chi sceglierebbe?
Ivana Sajko per prima. Per aver
scritto questo testo ed essersi
avventurata così coraggiosamente in questi
spazi; per avermi
sostenuto
e incoraggiato.
Tutte le persone
che hanno permesso la realizzazione di questo spettacolo.
Il produttore indipendente Fabio Lovino che
lo ha sostenuto con una fiducia
completa e libera. E mio figlio,
senza il quale questo spettacolo non ci sarebbe probabilmente
mai stato.
Si racconti in tre aggettivi.
Non lo so fare! Pardon!!
Prossimi progetti che può rivelarci??
Sto lavorando sul secondo testo della trilogia della Sajko che
si chiama “Europa, monologo
per madre coraggio”, sempre sul
rapporto donna-guerra.
E poi sul progetto “Madonne di
Beslan” sulla tragedia dell’esplosione della scuola di Beslan, dalla parte delle madri che hanno
subito la perdita più atroce: quella di un figlio. Questo soprattutto
attraverso materiale preso dalla
giornalista russa Anna Politkovskaja.
Finiti questi progetti per forza
un’esilarante commedia!!!!!!!!
Daniela Gonnella
scrapmagazine29
Pagina di foglia volta
Poesie leggere baciare bruciando
in una vampata inquiete e braci
dall’una all’altra altalenando aliti.
Allora la guarda,
gli degusta l’occhio,
il labbro le gode e grondano entrambi.
Partigianerìa pretendi
debba condurre dove.
Né ora né mai,
né ora né mai,
ma sempre con te,
ma sempre con me.
L’ancora pesa durante le traversate.
Cosa dice una poesia? Come comunica? Perché esiste? Le mie domande ti sembreranno audaci e vanitose, come se me
la tirassi un po’. Bé, è proprio così. Me la tiro. Devo pur cominciare da qualche parte. Me la tiro, perciò immaginatemi che
ad un certo punto esco di casa con una bomboletta spray e vado in giro a scrivere sui muri queste tre domande: “Cosa
dice una poesia? Come comunica? Perché esiste?”. Poi mi finisce la vernice, ma io, anzi, decido di chiederlo direttamente
alle persone che incontro per strada. Un pazzo. “Cosa dice una poesia? Come comunica? Perché esiste?”. No, forse un
pazzo non sono, qualcuno mi risponde, altri sorridono e arrossiscono senza dir niente chiedendoselo invece tra sé e sé. Ma
io mi innervosisco. C’è troppa gente per le strade, non riuscirò mai a chiederlo a tutte le persone. Un incubo. Incomincio a
gridarle, urlo quelle tre maledette domande ovunque mi trovo. Poi arrivano i carabinieri e mi fermano. Documenti? Venga
con noi. Venga. Alla fine sarò stanco, fiacco. Ecco, non trovo più il senso. Ma cosa ho fatto? Che senso ha? Mi sento perso.
Mi vergogno. Mi autocommisero. Che ho fatto? Già, me la sono tirata. Intanto cammino. Guardo le cose, le persone, gli
atteggiamenti, le espressioni. Poi ho voglia di parlare. Parlo. Poi di leggere. Allora mi siedo, prendo un libro di poesie. Leggo.
E non ci capisco niente. Ma che significa? Intanto piglio fiato.
Stanislao Bardadin