Lettere da Laodicea Dipingi la pace 1/8/2006
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Lettere da Laodicea Dipingi la pace 1/8/2006
Lettere da Laodicea – Dipingi la pace 22. 08. 06 Dipingi la pace ha lavorato intensamente in tutto questo periodo di vacanze accogliendo centinaia di giovani da diversi parti d’Europa per costruire assieme un mondo di pace, un mondo migliore. Ci siamo anche noi. Crediamo agli occhi degli innocenti. Crediamo che è possibile la pace senza conflitti, senza i caschi blu e le armi. Crediamo ai sogni dei piccoli. Crediamo al rispetto di tutti i popoli. Crediamo al rispetto di ogni fede. Crediamo che ogni uomo è “ mio fratello”. Crediamo e ci siamo soprattutto ad amare, soprattutto a perdonare, soprattutto a credere al coraggio, alla forza del bene. Crediamo all’ottimismo, crediamo all’equilibrio, crediamo alla pazienza, crediamo alla mitezza, crediamo alle beatitudini di Gesù Cristo e di ogni uomo. Noi crediamo e per questo ci siamo. Dipax 1 Conosco solo l’alfabeto del perdono Abito ancora nel dolore, dentro sorge l’anima. E cammino e cammino dove abita l’amore. L’uomo vive dove abita il coraggio. E non ha lo scopo di abbattere la sua e altrui volontà per rendersi incapace a qualsiasi resistenza. Noi resistiamo al tempo dell’odio. Noi resistiamo al tempo delle guerre. Non siamo lottatori di armi, ma duellanti che offrono solo perdono e comprensione. I muri delle vendette sono invalicabili. La salvaguardia del creato è opporre la resistenza. Resistere. Resistere è salvare l’umanità dalla decadenza della diffidenza e della indifferenza. Qui sono in vacanza con un angelo. E nella selva delle difficoltà spesso vengo morso da più vipere. Il veleno dei serpenti non fa niente all’anima. E dentro mi son trovato uno specchio che mi riflette tutte le meraviglie non solo della terra. E’ l’unico specchio che non riflette te stesso. E’ lo specchio dell’umiltà. Chi si specchia è saggio di tutte le sapienze e vuoto di superbia. Qui ho sposato la saggezza anche se fuori mi incarno d’amore. Non sono in carestia di bene e né verso dell’acqua della mia delizia in una brocca infranta. La forza dell’amore non può essere vinta da nessuna tempesta, anche la più acida. L’acido del cuore avvelena solo chi odia. L’amore vince la morte. Essa uccide solo gli infingardi. Puoi sparare all’anima, essa non 2 cade. I colpi non trapanano l’invisibile. Lotto solo con la luce e i colori. Conosco l’alfabeto dei colori e dei versi. Balbetto il pentagramma dei suoni. Nel sangue scorrono soltanto note. Le mie vene vibrano delizie spirituali. Combatto la notte e uccido le tenebre. Il mio cervello spadaccina intuizioni che saranno comprensibili solo tra secoli. La poesia quieta il corpo e lo rende invulnerabile alle passioni. Danzo con steli fioriti di agavi, su scogliere spumeggianti di alghe e di vento. Mi addormentano le onde e sogno abissi di meraviglie marine. Scommetto l’oceano in una tazza di corallo e brindo nelle vene l’infinito. Sono pazzo del presente che è nel futuro. Le morbide lenzuola mi ritmano sogni non miei. Giacobbe sogna una scala per conquistare il cielo, io solo una scala per raccogliere ciliegie. Giuditta, di strangolare Oloferne, io di bruciare le armi e di convertire le mille industrie italiani di armi in campi di grano. Dio non parla solo nei sogni. Dio ha sognato il creato per parlarci. Conosco la clessidra del tempo: è solo un mezzo per amare Dio. Nel tempo conosco già l’immenso. In una casa dove abita un cuore duro, non entra uno spiraglio di sole. Cristo è la parola della croce. Perché suscita uno scandalo tale da condurlo alla condanna? Egli annulla la legge come via alla salvezza. Ecco il primo scandalo. Veramente capovolge tutta la legge antica e dà forza alla voce dei profeti, massacrati dalla legge stessa. Si schiera con l’uomo e non con la legge. L’umanità è l’altro dentro se stessi. E il nemico che ti odia è dentro di te. E Cristo per amarlo si fa uccidere. E’ l’assurdo che l’uomo non può comprendere. La croce è il banchetto dell’amore che salva. La verità è amare. La verità dell’amore ci rende liberi. E’ uno scandalo scardinare l’auto - realizzazione attraverso la legge e il sopruso 3 conquistato dalla legge stessa. Cristo è lo scandalo perché la sua prerogativa è rivolgersi ai ladri, ai peccatori, alle prostitute. Non perché approvi il peccato, ma perché l’uomo è padrone del bene, del sabato, vale più di ogni legge. Per Gesù i peccatori sono degli ammalati gravi e Lui è la medicina. La misericordia è la medicina. La conversione infatti consiste nell’entrare in Lui e distaccarsi dal peccato. La legge tiene stetti a se i peccatori, quali ostaggi di guadagno e di poteri. Vivere di perdono è assurdo. E’ la medicina e la disciplina più difficile. La scandalo dello scandalo di Cristo Gesù è la pretesa di agire, di perdonare come Dio e addirittura la pretesa di essere Dio stesso. Così l’amore per i peccatori fa erigere la croce. Beato chi non si scandalizza di questo. Meglio sulla croce del Venerdì Santo che nel vuoto del Sabato Santo. P. Paolo Turturro Si può essere santi, ma avere anche delle idee sbagliate 4 Il ritmo della vita Lo stesso flusso di vita che mi scorre nelle vene notte e giorno scorre attraverso il mondo e danza seguendone il ritmo. E’ la stessa vita che esplode di gioia in innumerevoli fili d’erba ed erompe a ondate tumultuose nelle foglie e nei fiori. E’ la stessa vita che si dondola nell’oceano-culla della vita e della morte, nei flussi e riflussi. Sento che le mie membra sono rese gloriose dal tocco di questo mondo di vita. E il mio orgoglio deriva dal palpito vitale di secoli che danzano in questo momento nel mio sangue. Riesci a essere scosso, perduto e frantumato nel vortice di questa gioia spaventosa? Tutte le cose vanno avanti in fretta, senza fermarsi, senza guardarsi indietro, nessuna forza potrebbe trattenerle, loro sfrecciano via. Al passo con questa musica inquieta, rapida, le stagioni arrivano danzando e poi muoiono: colori, melodie e profumi scendono a cascate nella gioia abbondante che si spande, poi rinuncia e muore a ogni momento. Rabindranath Tagore. 5 La Genesi: inizio, origine della creazione. Scavare l’origine degli universi, del mondo e dell’uomo è affascinante, anche perché ad ogni uomo è dato il compito dell’impossibile. La Genesi riferisce la creazione dell’universo e dell’uomo (maschio- femmina). Lo scriba, riferente la mentalità del mondo aramaico, è preoccupato di dare una risposta certa, concreta ai popoli pagani circostanti che affidavano, contro la loro credenza, ai singoli dei l’origine degli elementi della natura, del mondo e del cosmo da loro conosciuto. Si eleva forte e imperante l’inno della creazione. E’ solo Jahve il creatore. L’unico creatore di tutto l’universo conoscibile. Allo scriba non interessa affermare come nasce il mondo, la sua origine, il suo continuo evolversi, il suo perenne divenire. E’ l’inno del creatore. Lo scopo principale è affermare, contro gli dei delle popolazioni circostanti che opprimevano il popolo d’Israele con le loro prepotenze umane, che Jahve è il creatore ed è il più potente, capace di ogni risposta alle loro presunzioni, al dolore di ogni uomo, alla stessa morte. Nell’inno della settimana creativa, come un poema d’amore e di fantasia divina, è racchiusa tutta la potenza e la gloria di Dio. L’uomo vivente è la gloria di Dio. Giorno dopo giorno lo scriba evince la bellezza e anche lo sforzo di Dio sempre più in divenire. La settimana si apre con la separazione della luce dalle tenebre. Le tenebre non hanno niente a che fare con il creato. Procede lo spartiacque tra la terra e il mare. S’innalza il poema della creazione con tutto il firmamento, con le stelle luminose nella notte, con i volatili e le meraviglie del cielo. Dio è impegnato su ogni fronte e sempre più a rendere solenne, splendida, ricca la sua opera. Sembra tuttavia insoddisfatto lo scriba nell’enumerare la varietà degli elementi della natura, tanto che non bastano sei giorni. Ed ecco il settimo giorno Dio si riposa dopo aver completato nel settimo giorno stesso la creazione. Si riposa perché ha in animo l’opera più grande. E’ la forza del settimo giorno che il Padre inizia e che suo Figlio stesso porterà a gloria, a compimento. E’ il giorno avvenire della ri-creazione, della risurrezione di tutto il creato. E’ suo figlio che porterà a compimento, a divinità, tutto il creato. Non basta creare materia e terra. Manca all’argilla l’alito di Dio. Manca all’uomo la divinità del Figlio di Dio. Ciò, non nasce solo dalla caduta originale, ma dallo stesso progetto di Dio di crearci a sua immagine e somiglianza. La caduta originale sembra sconquassare il progetto 6 creativo di Jahve. A mio avviso, proprio qui è insito, implicito nello scriba, il principio continuativo del fieri di Dio. E’ il divenire continuo, chiarito così bene da Rosmini. E’il divenire dei giorni (viventi che si evolvono) per giungere al Settimo Giorno di Cristo, il Giorno del Signore. In tutto l’inno della settimana creativa si loda la bellezza, il fascino dei viventi, il moto degli esseri. Nessuna cosa è ferma, è statica, tutto è in divenire. E Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina. Non c’è spazio alla notte, come staticità, come male. Non c’è spazio alle tenebre, non c’è spazio all’inutilità, alla vanità. Tutto è bello. Tutto è buono. Sera e mattina si intrecciano nell’opera creatrice stessa. Giunge il momento più decisivo. Giunge il momento in cui il rapporto tra Dio e il creato diventa più intimo. Ecco la meraviglia: “Dio creò l’uomo (maschio e femmina) a sua immagine e a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. (Gn 1,27). Dio li benedisse e disse loro: “ Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra (Gn 1,28). Tengo a precisare che il verbo “dominare” qui non significa distruggere o opprimere il potere sui viventi, ma portarli a compimento e a maturazione. Ed ecco Dio è felice della sua opera. Cessa nel settimo giorno da ogni suo lavoro. E’ il giorno della Benedizione e il giorno dell’Attesa. Sarà felice e contento l’uomo (maschio e femmina)? Dio attende. E’ il principio infuso della libertà in tutto il creato. Dio attende. Adam (terra) non è del tutto contento. Non si può soddisfare degli alberi o dei pesci. Non si sazia di un tramonto. Non si sazia di terra. Ha dentro di sé un principio di vita che gli è stato donato, ad immagine e somiglianza di Dio stesso. Non si placa con il mare. Già va oltre. Sembra insito nel suo animo, nella stessa creazione, il principio dell’evoluzione, non solo a causa della sua insoddisfazione che proverà anche nella sua compagna (femmina). Va oltre perché Dio stesso gli ha infuso dentro il dna della cooperazione alla stessa creazione. Ma l’uomo (maschio e femmina) non comprende. Cosa può comprendere l’uomo solo di terra? Senza il moto intrinseco dello spirito, dell’energia divina? L’uomo non comprende il suo compito, da Dio affidatogli. Dio comunque non è lontano dall’uomo e dalle sue creature. E’ dentro più che mai. E’ nelle viscere stesse degli universi. Lo scriba insiste: Dio si avvicina, lo cerca, gli chiede: “ Uomo, dove sei?” Ma dov’è l’uomo senza Dio? L’uomo fugge dalla sua responsabilità di cooperare alla creazione. Fugge. Fugge. Si nasconde dietro l’albero della vita. Sente forte i passi di Dio. I passi di Dio non ci fanno male. Si copre. E’ troppo alto il compito. 7 Si veste di terra, per non vestirsi di luce. E’ troppo alto il compito della creazione. Non può da solo. E’ qui la sua non - coocreazione. Il suo no è fare da sé, da solo, senza Dio. La materia, si chiede lo scriba, può venire dal nulla? L’uomo, dinanzi a questo impari compito, si sente distrutto. Si sente nudo. Si, nudo di Dio. Può procreare figli ma senza Dio è nudo. Può navigare sulla luna, ma senza Dio è nudo. Ecco il peccato originale: essere senza Dio. Il creato che si autocrea. Il creato stesso è nudo, senza Dio. Ecco l’assoluta affermazione dello scriba della Genesi. E”, nel contempo, la prova della libertà. La libertà che ti crea, dentro gli universi stessi, il principio della sussistenza. Ogni vivente, e non solo l’uomo (maschio e femmina), nella libertà di Dio, trova ogni significazione, compimento, maturità e letizia. Paolo Turturro 8 La solidarietà è vita, è crescita sociale, è bene comune. Vaghi Edi di Como, Giacobbe Antonino di Messina, Cabibbo Angela di Messina, Truscello Paolo Daniele di Fondachelli (ME), Francesca Mensitieri di Reggio Calabria, Franzosi Gianni di Bolzano Novarese, Viganò Matteo di Saronno, Banzi Michael di Mirandola – Modena, Andrea Placani S. Giuliano Milanese (MI), Ferrara Carmelo Daniele Terme Vigliatore (ME), Bevilacqua Donato di Giovinazzo (BA), Ipplite Maria di Giovinazzo (BA). Ringraziamo vivamente il più piccolo socio benefattore_ Michael Banzi che con amore, mette da parte i suoi risparmi per collaborare con Dipingi la pace. E’ il volto nuovo della solidarietà. I piccoli apprendono ad essere solidali in questa nostra società in frantumi. Dai più piccoli viene la speranza di un mondo migliore. Grazie Michael! Dipax Sentinella a che punto siamo della notte, quando resta per l’aurora? Quando giunge il giorno per il nuovo cammino, per la nuova speranza, per il nuovo ritorno, per il ritorno alla propria casa? 9 OLTRE “Il mio mondo è quello con Te, nello spirito, un mondo di pace, dove si respira il Tuo profumo, il profumo d’incenso e di fiori, dove la mente può volare e spaziare tra distese di prati verdi e fiori colorati, distese di lavanda e rose profumate; dove la sincerità si respira come l’aria, dove la fanciullezza non ha vergogna.” Elena La Rocca 10