Indicazioni per un cammino di incontro tra
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Indicazioni per un cammino di incontro tra
DIOCESI DI BRESCIA INDICAZIONI PER UN CAMMINO DI INCONTRO TRA CRISTIANI CATTOLICI E CREDENTI DI ALTRE RELIGIONI 25121 BRESCIA – Via Tosio 1/E Casella postale 394 Tel. 0303754560 - Fax 0303751497 E-mail: [email protected] 12 Ufficio per il Dialogo Interreligioso 6. BIBLIOGRAFIA INTRODUZIONE La presenza sul nostro territorio, e quindi nelle nostre comunità cristiane, di fratelli e sorelle immigrati porta indubbiamente a problematiche nuove a cui spesso le comunità stesse non sono preparate, soprattutto per quanto riguarda richieste, atteggiamenti, situazioni che coinvolgono il dialogo interreligioso. Per aiutare chi volesse avere sotto mano qualcosa di agile ma sicuro, l’Ufficio per il Dialogo Interreligioso’ propone questo strumento “INDICAZIONI PER UN CAMMINO DI INCONTRO TRA CRISTIANI CATTOLICI E CREDENTI DI ALTRE RELIGIONI”. Come dice il titolo sono delle indicazioni, che provengono da documenti e prassi di varie Diocesi italiane, e che, in certa misura e per certe situazioni, rivestono anche carattere normativo. Il Dialogo è definito qui un ‘cammino di incontro’ sapendo che non sono certo le norme a definire lo stile del dialogare ma che, comunque, la chiarezza della propria identità religiosa, la convinzioni dei propri valori, la consapevolezza delle proprie scelte di vita sono la base per un dialogo autentico e proficuo per tutte le parti. È altrettanto vero che dialogare è faticoso, visto che vengono a confronto elementi di cultura, di tradizione, di religione profondamente interconnessi e chi pensa e vive con modelli di riferimento diversi non è immediatamente disposto all’ascolto e alla comprensione. Offriamo alle parrocchie questo piccolo sussidio a cui seguirà un documento più completo sugli elementi per una “Pastorale del Dialogo Interreligioso” che dovrà sempre più far parte del nostro orizzonte pastorale. L’evangelizzazione, cioè l’annuncio del Vangelo, è ora più che mai compito della Chiesa locale e il Dialogo è lo stile con cui il cristiano incontra i fratelli e le sorelle di tutte le Religioni. - Concilio Ecumenico Vaticano II, Lumen Gentium e Nostra Aetate - Card. Carlo Maria Martini, Noi e l’Islam, 1990, Milano - Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Dialogo e Annuncio, 1991, Roma - Commissione Triveneta per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso, Cristiani e Musulmani in dialogo, ed. Dehoniane, Bologna 1992. - Diocesi di Brescia, I matrimoni tra cattolici e musulmani. Istruzione, Brescia 1995. - Bernard–Marie o.f.m., La fede a tre voci, CADR, Milano, agosto 1998. - Conferenza Episcopale dell’Emilia e Romagna, Islam e Cristianesimo, ed. Dehoniane, Bologna 2000. - Tino Negri, Chiesa e Islam: alcuni nodi concreti, in Al hiwâr, Centro Peirone, Torino, marzo-aprile 2002. - Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) Conferenza delle Chiese Europee (KEK), Comitato ‘Islam in Europa, Cristiani e Musulmani: Pregare insieme? Riflessioni e Testi, 2003. - Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, Erga migrantes caritas Christi. Istruzione, 2004. - Conferenza Episcopale siciliana-facoltà teologica di Sicilia, Per un discernimento cristiano sull’Islam. Sussidio pastorale, Ed. Paoline, Milano, 2004. - CEI, I matrimoni tra cattolici e musulmani in Italia, Indicazioni della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, 29 aprile 2005, n. 19 ss. - P. Agostino Montani, I Matrimoni fra cattolici e musulmani. Orientamenti pastorali, in La rivista del clero italiano, 1 febbraio 2007, p. 151. Nota - Consultorio familiare ONLUS, via Volturno, 42, Brescia. Don Raffaele, Padre Mario e Suor Ester 3 settembre 2007 2 11 1. MOTIVAZIONI In particolare, i lavoratori musulmani hanno l’esigenza di astenersi dal lavoro nelle loro due feste principali: la rottura del Digiuno alla fine del Ramadan e la Festa del Sacrificio (giorni non lavorativi nei paesi a maggioranza musulmana). Solitamente, per mezzo di trattative private, ottengono questi due giorni. Si dovrà curare che nei contratti nazionali dei lavoratori, nei vari settori, si tengano presenti le nuove esigenze. • Luoghi di culto e di aggregazione Va rispettato il diritto di tutti di crearsi un proprio luogo di culto. E’ compito delle Amministrazioni concedere questi permessi e vigilare che tutto sia secondo le leggi. Da parte delle comunità ecclesiali pensiamo sia doveroso incontrare, conoscere queste realtà anche per chiarimenti utili alla convivenza, all’integrazione e al dialogo di vita, di opere e di fede. • Le consulte comunali per gli stranieri Meritano la nostra attenzione e collaborazione per favorire il dialogo interreligioso, le Consulte comunali per gli stranieri che diventano un luogo di incontro, di cammino insieme, di conoscenza e integrazione fra culture. A Brescia si sta costituendo la Rete Civica ‘Brescia aperta e solidale’. 5. SUSSIDI e STRUMENTI Sussidi utili per le problematiche accennate si possono trovare presso l’Ufficio Diocesano per il Dialogo Interreligioso, e/o consultando il sito della Diocesi di Brescia. La convivenza civile con persone appartenenti ad altre religioni e che si sono stabilite nella Diocesi e nella Provincia di Brescia ci sollecita a delle riflessioni riguardo ad alcune problematiche contingenti. Lo spirito evangelico ci chiede di “farci prossimo” nei loro confronti. E' importante stabilire con loro relazioni di reciproca conoscenza, nella valorizzazione di ciò che è comune e nel rispetto delle differenze e partecipare loro la buona novella evangelica. Le motivazioni per il dialogo interreligioso si basano su documenti e riflessioni della Chiesa, su studi sociologici e giuridici, su esperienze italiane ed europee tra le quali riteniamo particolarmente significative quelle pastorali delle Diocesi italiane. 2. RIFERIMENTI E PROSPETTIVE Ambito di riferimento è l’Ufficio Diocesano per il Dialogo Interreligioso, che si pone nella dimensione del Servizio alla pastorale del Dialogo, affinché lo stesso sia vissuto e realizzato dalle comunità e dalle persone con strumenti che lo rendano possibile là dove vivono i credenti. E’ importante percorrere un cammino di incontro e di dialogo interreligioso e promuovere sempre nuove iniziative atte a favorire, attraverso la testimonianza cristiana, quel “dialogo di vita”, tanto importante. 3. PREMESSA NECESSARIA Per affrontare qualsiasi discernimento è necessario rilevare la precisa situazione dei credenti di altre religioni, oggi, nel nostro territorio e conoscere alcune sensibilità, quali le paure, i pregiudizi, eventuali preconcetti, sia da parte cristiana, sia da parte loro. 4. ORIENTAMENTI PER UNA CORRETTA CONVIVENZA Si propongono di seguito delle indicazioni che si ritengono, attualmente, più opportune per il comportamento della nostra comunità diocesana nei confronti degli appartenenti ad altre religioni. Presentiamo una serie di momenti, situazioni e circostanze che possono costituire ostacolo ad una giusta convivenza, ma che, al tempo stesso, 10 3 possono offrire spazi da valorizzare per l’incontro, il dialogo e l’integrazione. 4.1 Conoscenza reciproca – conferenze – tavole rotonde Per conoscere le altre religioni e i loro mondi culturali, è opportuno che le Parrocchie e/o altri soggetti ecclesiali organizzino giornate di studio, conferenze e tavole rotonde. Si consigliano, per un primo approccio, due o più incontri, meglio se ravvicinati nel tempo: i primi sull’aspetto conoscitivo e gli altri sulle relazioni tra noi e loro, tenendo presente che, più che di un dialogo su contenuti teologici, si tratta di un dialogo tra persone credenti appartenenti ad altre religioni. Questa prima presentazione venga fatta da esperti cristiani, pur con una presenza dei fedeli della religione oggetto dell’incontro, soprattutto se abitanti nel luogo dove si tiene la conferenza. Solo in un secondo momento è possibile organizzare incontri e tavole rotonde anche con relatori di altre religioni. Per tematiche più specifiche, quali gli aspetti comuni alle diverse religioni e le loro differenze, per le problematiche sociali, occorrerà far riferimento a persone veramente competenti, vista la delicatezza di tali argomenti e la conoscenza ancora scarsa. L’Ufficio Diocesano per il Dialogo Interreligioso potrà fornire indicazioni per reperire esperti per tali conferenze e dibattiti. Si tenga presente che è importante organizzare queste conferenze anche in collaborazione con Enti diversi presenti sul territorio. 4.2 La preghiera • Scuola La scuola è uno dei luoghi privilegiati per l’incontro e il dialogo, ma è facile che proprio in ambito scolastico sorgano difficoltà e incomprensioni. Ad esempio, i musulmani non dovrebbero accampare assurde pretese di eliminare feste e segni cristiani cari alla nostra tradizione, solo a causa della loro presenza nelle scuole statali. Sono da favorire quelle iniziative in cui la presenza di alunni di etnia e religione diversa è occasione preziosa per la reciproca conoscenza. Le scuole cattoliche che accolgono alunni di genitori appartenenti a religioni non-cristiane hanno l’occasione di praticare il Dialogo, promuovendo momenti comuni per la reciproca conoscenza. • Ospedali – Funerali – Carceri Capita che persone di altre religioni ricoverate in ospedale, o i loro parenti, si rivolgano al prete cattolico, magari conosciuto o addirittura amico. E’ nostro dovere prestare attenzione e portare conforto. In occasione della morte, a livello personale, può essere buona testimonianza partecipare al rito funebre. Si sappia che i musulmani fanno anche richiesta di spazi riservati nei cimiteri e chiedono la sepoltura secondo le loro norme; questa è materia di competenza dei Comuni. Anche nelle carceri l’assistenza religiosa dovrebbe essere garantita e, spesso, si tratta di giovani, provati dalla solitudine e che vivono il disagio dell’immigrato. Sia il cristiano a compiere gesti di attenzione. • Luoghi di lavoro Di fronte alle richieste di pregare insieme in occasioni particolari (ad esempio: per la pace o in occasione di funerali, nascite, matrimoni, ecc.) è opportuno accettare, ma occorre essere prudenti. E’ possibile ‘stare insieme per pregare’, in silenzio, o esprimendo preghiere della propria religione, evitando di condividere formule ed espressioni, con il rischio di ingenerare equivoci e di urtare sensibilità. È da escludere la partecipazione diretta e attiva a qualsiasi forma di preghiera liturgica. L’ambito del lavoro è forse il luogo dove cristiani e appartenenti ad altre religioni vivono fianco a fianco più che altrove. I lavoratori cristiani hanno occasioni preziose di testimonianza; occorre che vengano preparati all’incontro e al dialogo e siano in grado di dare prova di solidarietà concreta, soprattutto in situazioni di disagio. La pastorale del lavoro e le varie organizzazioni dei lavoratori cristiani sono coinvolte in questo senso. I datori di lavoro cristiani devono dare l’esempio nel rispettare la giustizia, evitando ogni forma di sfruttamento del lavoratore immigrato. 4 9 Si verificano anche casi di cristiani/e che si sarebbero “convertiti” alle altre religioni (a volte in occasione di matrimonio) ed esprimono il desiderio di tornare alla pratica religiosa cristiana. E’ bene non prendere la cosa alla leggera (ad esempio ritenendo che la conversione non fosse reale), ma è necessario ponderare bene caso per caso e soprattutto far riferimento all’Ordinario. Ancora, è bene far presente alle donne cattoliche (frequenti i casi di sudamericane e filippine) che desiderano sposare un musulmano, che non debbono necessariamente “convertirsi” all’Islam. Solo gli sciiti obbligano alla conversione. 4.8 Richiesta di locali parrocchiali per la preghiera o per altro Attualmente la prassi è di non concedere i luoghi di culto cristiani e nemmeno i locali parrocchiali per il culto rituale delle altre religioni (cfr. C.I.C. 1210-1211). E’ preferibile consigliare di far domanda agli organi competenti del territorio; nei confronti degli enti locali occorrerà avere un atteggiamento collaborativo, cercando di discernere insieme le soluzioni più adeguate. Per richiesta di locali parrocchiali per attività continuative non religiose, si valutino i singoli casi. Tali attività devono rientrare entro gli itinerari educativi e ricreativi dei singoli luoghi. Comunque le eventuali concessioni competono al Parroco, debitamente autorizzato dall’Ordinario Diocesano. 4.9 Attività parascolastiche E’ opportuno organizzare, anche nei nostri ambienti, quell’assistenza scolastica sempre tanto richiesta, corsi di lingua italiana, ecc., sia come occasione di incontro e di integrazione che come supplenza all’Istituzione Scolastica e ai Comuni. 4.3 Ragazzi e giovani di altre fedi religiose nei nostri Oratori Alcuni ragazzi/e, frequentando le stesse scuole dei loro coetanei cristiani, arrivano insieme, almeno per i momenti ricreativi, nei nostri ambienti. Riteniamo che possano essere accettati. Deve essere richiesto il rispetto e l’adeguamento alle regole educative stabilite circa i valori religiosi e umani. Tale presenza venga valorizzata anche come occasione di reciproca conoscenza, ove possibile, con il coinvolgimento dei genitori. Queste presenze richiedono un impegno educativo nuovo, che andrà sviluppato negli anni. Circa i valori religiosi si sottolineino quelli comuni e si evidenzino le differenze, senza compromessi o sincretismi. Sia sempre chiaro che non vanno interpretati come rifiuti i necessari momenti di separazione. Si chieda il rispetto dei tempi dedicati alla catechesi, alla formazione, al culto, durante i quali sono sospese qualsiasi attività ludica e sportiva. 4.4 Centri di ascolto, Caritas, gruppi di volontariato Quando le persone di altre religioni vengono nelle parrocchie a chiedere aiuto, si accettino innanzitutto come fratelli; si cerchi, poi, di soddisfare, come possibile, le loro richieste primarie (cibo, casa, lavoro…), come si fa per chiunque. Dal primissimo incontro è comunque necessario chiarire (anche con semplici informazioni scritte nelle loro lingue) le motivazioni del nostro operare, basate unicamente sul Vangelo, senza preoccupazioni di proselitismo. Si cerchino anche, con la dovuta delicatezza, momenti di incontro con la persona che ci interpella, cercando di capirla nella sua cultura, nelle sue tradizioni e nella sua religiosità. Si scopriranno valenze comuni su cui vivere e insieme lavorare. Sarà opportuno anche avere mediatori culturali. 4.5 Le feste 4.10 Altri ambiti di incontro Per gli ambiti di cui trattiamo in seguito, è evidente che sono materia di intesa tra Stato e Enti di rappresentanza; tuttavia si propongono delle riflessioni. Le feste musulmane sono essenzialmente due: quella della Rottura del Digiuno (‘id al-fitr’) dopo il mese di Ramadan (festeggia i doni ricevuti da Dio durante il mese di digiuno, con scambio di auguri e di regali) e 8 5 quella del Sacrificio del figlio di Abramo (‘id al-adha’) il 10° giorno del mese del pellegrinaggio “Hagg”. I buddisti celebrano la festa di ‘Vesakh’, in cui si ricordano tre momenti fondamentali della vita del Buddha storico. Ricorre sempre durante la luna piena del mese di maggio. La festa Sikh del ‘Baisakhi’, è una delle ricorrenze religiose più importanti e significative per gli indiani del Punjab. E’un momento di gioia e di festa che oltre a segnare l’inizio della primavera e della stagione del raccolto, è anche un’occasione per ricordare la propria identità religiosa. Le principali feste indu sono: ‘Divali’ la festa della luce (collocata nel periodo della prima luna piena di novembre) e la ‘Festa di primavera’. In queste occasioni la Chiesa Cattolica usa fare gli auguri con lettera del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso e anche il Vescovo scrive una lettera di augurio (in particolare ai musulmani e ai buddisti). Le parrocchie e le altre istituzioni cristiane potrebbero valorizzare la consegna di questi auguri ai fedeli di queste religioni abitanti nella loro zona. La ‘visita alle famiglie’ può diventare un’occasione di incontro anche con le famiglie di religioni non-cristiane magari facendo precedere una lettera che ne spieghi il significato. E’ auspicabile la collaborazione con i Consultori familiari diocesani e con quelli dei Comuni in materia di matrimoni di diversa religione (vedi Nota). • L’educazione religiosa dei figli Nel matrimonio tra coniugi di religione cristiana e non-cristiana, esiste la promessa dei genitori di fare quanto è in loro potere per educare nella propria fede i figli. E’ importante, quindi, che i genitori si occupino dell’educazione religiosa dei figli fin dalla più tenera età, presentando loro i valori comuni alle diverse religioni. Questo li educherà al rispetto, all’apertura, li aiuterà a non sentirsi a disagio nei confronti degli altri a causa della fede dei propri genitori, a non perdere il senso religioso. Sarà solo a partire dai 6-7 anni, quando il bambino verrà accompagnato a visitare i luoghi di culto di entrambi i genitori, che occorrerà far percepire che ci sono modi diversi di vivere la religiosità e la fede. Intorno ai dieci anni potrà cominciare ad accostarsi ai libri sacri, a capire e rispettare i contenuti delle religioni dei genitori e di altre ancora di cui venisse a conoscenza attraverso la scuola, o altre frequentazioni, ma sarà pronto all’accoglienza e al rispetto. Nell’adolescenza e nella giovinezza sarà portato ad approfondire le sue conoscenze, a fare le sue scelte, in libertà e consapevolezza. 4.7 Conversioni da una religione all’altra 4.6 Matrimoni con disparità di culto Per i matrimoni tra cristiani e non-cristiani occorre essere prudenti e prendersi cura di queste coppie, soprattutto se si presentano alla Chiesa, chiarendo loro le norme giuridiche e le tradizioni proposte dalle diverse religioni (vedi Documento CEI nella bibliografia). Per le disposizioni da seguire è bene rivolgersi all’ufficio di Cancelleria della Curia. Anche la celebrazione del rito andrà preparata con cura, tenendo conto della possibilità di una celebrazione senza eucaristia. E’ da favorire l’attenzione pastorale verso le coppie già esistenti, di religione diverse, per l’esperienza acquisita e in vista di una mediazione culturale. La conversione da una religione all’altra è una questione molto delicata soprattutto presso i musulmani e quindi è da affrontare con molta prudenza. Ci sono domande di adesione al cristianesimo di adulti e di minori. E’ prudente non dare corso con facilità e in poco tempo a questo cammino di conversione, ma è necessario approfondire la situazione, caso per caso, con cautela. Occorrerà inviare i richiedenti all’Ufficio Catechistico Diocesano che indicherà gli itinerari idonei. Ci sono casi di figli di coppie di diversa religione che, raggiunta la maggiore età, chiedono il Battesimo. Anche per loro valgono gli stessi suggerimenti. 6 7