Il settore audiovisivo
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Il settore audiovisivo
SOMMARIO 1. L’INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA ITALIANA ..................................................................2 1.1 ASPETTI GENERALI ............................................................................................................2 1.2 IL MERCATO CINEMATOGRAFICO NAZIONALE ...................................................................4 2. LA COMPOSIZIONE DEL MERCATO CINEMATOGRAFICO ITALIANO.................................10 2.1 PRODUZIONE ..................................................................................................................10 2.2 DISTRIBUZIONE ................................................................................................................10 2.3 MERCATI DI SBOCCO .....................................................................................................11 3. I DIRITTI DI UTILIZZAZIONE E SFRUTTAMENTO ECONOMICO ..............................................13 4. PROSPETTIVE DEL SETTORE CINEMATOGRAFICO ITALIANO.............................................13 Il settore audiovisivo 1. L’industria cinematografica italiana L’industria cinematografica rappresenta da sempre uno dei cardini dell’industria culturale italiana, segnandone profondamente la sua identità; il cinema ha fortemente influenzato la cultura, i costumi sociali, le mode, il linguaggio e gli stili di vita degli italiani. Le sequenze di alcuni film si sono fissate nell’immaginario collettivo contribuendo in modo decisivo alla creazione di un sentimento di appartenenza per il popolo italiano. Ancora oggi, all’estero l’immagine dell’Italia è fortemente segnata dal proprio cinema; le scene e le ambientazioni dei film di Fellini, Antonioni e Tornatore sono uno specchio eloquente del nostro paese. Tuttavia, negli ultimi anni, le distorsioni del mercato cinematografico hanno messo sempre più a rischio la specificità culturale del cinema italiano, mortificandone la forza creativa, impoverendone la capacità produttiva e limitandone la diffusione sul territorio nazionale e in Europa. 1.1 Aspetti generali La polverizzazione delle imprese cinematografiche italiane – caratterizzate da dimensioni ridotte, scarsa patrimonializzazione ed alto tasso di mortalità – unita ad una forte presenza delle major americane sul versante distributivo e dell’esercizio (da qualche anno anche su quello produttivo) hanno determinato una forte presenza sul mercato nazionale di film commerciali ad alto budget, di origine per lo più statunitense. Dunque, negli anni si è sempre più configurato un mercato del cinema italiano incapace di sostenere i prodotti filmici a matrice culturale, caratterizzati da una domanda non sufficientemente ampia ed esposti ad un processo generalizzato e continuo di costi di produzione crescenti; in sostanza, un mercato tendente a configurare per poche grandi realtà societarie orientate al prodotto commerciale una posizione prossima a quella dominante. La fragilità strutturale dell’industria cinematografica italiana riviene in parte da quella europea, che affonda le radici in primo luogo nella difficoltà di riportare all’unità un insieme di mercati nazionali, separati da diversità linguistiche, culturali, sociali e da differenti sistemi di offerta; in un settore come quello cinematografico, che si sviluppa per fasi produttive e distributive interdipendenti tra loro, pesa in maniera significativa la mancanza a livello europeo di un coordinamento strategico tra le sue diverse parti. Tutto ciò ha comportato un freno allo sviluppo dell’intero comparto ed in Italia, come in altri Paesi europei, ha determinato una moltiplicazione delle strutture di piccole dimensioni, finanziariamente deboli e prive di un assetto stabile; le imprese non sono state in grado di acquisire il peso industriale necessario per raggiungere posizioni competitive ed affrontare i mercati internazionali, magari ricorrendo al percorso delle coproduzioni internazionali. Per molto tempo il cinema italiano è stato vittima di una mentalità diffusa secondo la quale esso andava considerato, in quanto forma d’arte, come una sorta di alto artigianato, con la conseguente tendenziale estromissione dei caratteri culturali e professionali tipici dei normali settori industriali. Diverso è il mercato USA dove le major, seppur limitate dall’avvento della TV, hanno mantenuto una posizione strategica nella distribuzione, condizionando sia la produzione sia l’esercizio e coordinando in maniera efficace tutti gli stadi dell’industria cinematografica. Se dunque in questi anni non ci fosse stato il sostegno pubblico, nonostante il nostro glorioso passato, probabilmente non esisterebbe più da tempo cinema italiano di qualità. In ossequio alle direttive comunitarie, lo Stato deve comunque intervenire in via sussidiaria senza mai sostituirsi ai privati; questo principio è alla base dei nuovi incentivi fiscali a sostegno del settore cinematografico, introdotti dalla Legge Finanziaria del 2008 e in fase di attuazione, che mirano a rafforzare la competitività delle imprese nazionali mediante un intervento da parte dello Stato di natura “indiretta”, da affiancare ai tradizionali sovvenzionamenti diretti del Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS). Nuovi strumenti agevolativi, dunque, ritenuti idonei per il rilancio del settore e capaci di rendere più robusto e dinamico il tessuto delle imprese operanti lungo l’intera “filiera” (produttori, distributori, esercenti, industrie tecniche), creando così un sistema ricco e solido che possa garantire una estensione del pluralismo espressivo e della pluralità di soggetti imprenditoriali. Nel 2007 gli investimenti (pubblici e privati) del settore cinematografico italiano sono stati pari ad euro 312 milioni (257 milioni nel 2006), con una quota d’investimento statale che sale al 20% dal 17% del 2006. Nonostante l’incremento registrato nell’ultimo anno, l’ammontare dell’investimento medio per film, pari ad euro 2,5 milioni, ed il numero di film prodotti, 121 film prodotti nel 2007 contro i 116 del 2006, denotano una debolezza strutturale rispetto agli altri principali mercati europei (Francia, Germania, Regno Unito, Spagna), che rende indispensabile l’incremento di risorse finanziarie al settore finalizzate alla creazione di produzioni dotate di maggiori capitali e di migliori opportunità commerciali in Italia ed all’estero. Film italiani prodotti nel 2006-2007 2007 2006 Film prodotti 90 90 Film coprodotti 31 26 17 coprod. maggioritarie 11 coprod. maggioritarie 14 coprod. minoritarie 15 coprod. minoritarie 121 116 Totale F ONTE : A NICA U FFICIO S TUDI Numero di film prodotti nei cinque paesi europei più importanti (2006-2007) Paese 2007 2006 Francia 228 203 Spagna 172 150 Germania 129 122 Italia 121 116 Regno Unito (UK) 112 135 Totale 762 726 F ONTE : M EDIA S ALLES , V ARIETY , F RANCIA : CNC, G ERMANIA : FFA, S PAGNA : M INISTERO UK: F ILM C OUNCIL DE C ULTURA , 1.2 Il mercato cinematografico nazionale Il mercato cinematografico italiano ha vissuto un 2007 particolarmente positivo e gli importanti successi conseguiti con i film “Gomorra” e “Il Divo” dimostrano come un settore così importante per la cultura del Paese stia vivendo una nuova stagione e come stia rinascendo un cinema italiano forte, impegnato, diretto da validi registi, interpretato da valenti attori italiani e capace di competere sul mercato internazionale. La “rinascita” è comunque frutto di un costante lavoro di questi ultimi anni in cui la produzione cinematografica italiana, supportata dalla presenza sul mercato di imprese nazionali verticalmente integrate e capaci di sostenere e stimolare la produzione nazionale, si è impegnata per riaffermare la propria identità culturale e la propria capacità imprenditoriale, prestando forte attenzione alla qualità produttiva per un miglior contatto con il pubblico. Italia - quote di mercato su incassi box office per aree di provenienza (2002 / 2007) Provenienza 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Italia 15,9 12,5 14,0 18,7 20,5 26,9 Coproduzioni* 6,3 9,2 6,3 6,0 4,3 4,8 Sub-totale Italia 22,2 21,8 20,3 24,7 24,8 31,7 Europa 12,6 8,3 10,9 19,6 11,2 11,6 USA 60,1 64,5 61,9 53,8 61,9 55,4 Altre nazionalità 5,1 5,5 6,9 1,9 2,1 1,3 100% 100% 100% 100% 100% 100% Totale * Componenti di costo per l’Italia F ONTE : A NICA U FFICIO S TUDI /CED SU DATI C INETEL I grandi successi del 2007 hanno trascinato la crescita degli incassi al botteghino (box office) dove la quota dei film italiani, comprese le crescenti co-produzioni internazionali in cui la Francia si conferma partner principale, ha superato il 31% mentre le produzioni americane si sono attestate al 55%. Si nota, dunque, un consolidamento della struttura del mercato cinematografico con un ruolo sempre dominante delle produzioni americane ed una posizione crescente dei film nazionali a discapito delle altre produzioni estere. La favorevole tendenza è confermata anche nel 2008 dove si è registrata una lieve flessione rispetto al 2007, annata record con 116 milioni di spettatori. La “top ten” del botteghino dal 1° gennaio a fine luglio è equamente ripartita tra film italiani ed americani, con la quota box office delle produzioni italiane in crescita al 32 %. Quote di mercato 2008 32% 2007 32% 2006 0% 13% 55% 13% 62% 25% 20% 40% Italia e coproduzioni F ONTE : 10% 58% ELABORAZIONE CENTRO STUDI 60% USA 80% 100% Altri C INECITTÀ H OLDING SU DATI S IAE E C INETEL ( DATI AL 31/07/2008) TOP 10 ITALIA – Incassi 2007 (periodo: 01/12/2006 – 30/11/2007) Titolo Distributore Incasso euro Data di uscita 1 NATALE A NEW YORK FILMAURO 23.569.676 15/12/2006 2 MANUALE D’AMORE 2 FILMAURO 19.031.518 19/01/2007 CAPITOLI SUCCESSIVI 3 HO VOGLIA DI TE WARNER 13.805.996 09/03/2007 4 NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI-OGGI 01 DISTRIBUTION 12.158.782 14/02/2007 5 OLE’ MEDUSA 8.276.158 15/12/2006 6 SATURNO CONTRO MEDUSA 7.749.223 23/02/2007 7 IL 7 E L’8 MEDUSA 7.742.348 16/03/2007 8 MATRIMONIO ALLE BAHAMAS MEDUSA 6.884.538 16/11/2007 9 MIO FRATELLO E’ FIGLIO UNICO WARNER 6.351.660 20/04/2007 10 COME TU MI VUOI (al 30/11) MEDUSA 6.310.525 09/11/2007 Incasso euro Data di uscita F ONTE : C INETEL TOP 10 ITALIA – Incassi 2008 (periodo 01/12/2007 - 27/07/2008) Titolo Distributore 1 NATALE IN CROCIERA FILMAURO 23.461.775 14/12/2007 2 UNA MOGLIE BELLISSIMA MEDUSA 20.029.983 14/12/2007 3 GRANDE, GROSSO E VERDONE FILMAURO 12.932.624 07/03/2008 4 SCUSA MA TI CHIAMO AMORE MEDUSA 12.665.714 25/01/2008 5 GOMORRA 01 DISTIBUTION 9.849.443 16/05/2008 6 PARLAMI D’AMORE 01 DISTIBUTION 7.488.429 14/02/2008 7 CAOS CALMO 01 DISTIBUTION 5.361.660 08/02/2008 8 BIANCO E NERO 01 DISTIBUTION 4.953.713 11/01/2008 9 UN’ESTATE AL MARE MEDUSA 4.450.183 27/06/2008 10 IL DIVO LUCKY RED 4.384.876 28/05/2008 F ONTE : C INETEL Nonostante la manifesta ripresa del cinema italiano, il mercato cinematografico nazionale è comunque ritenuto dagli operatori ancora fragile per gli elementi strutturali che lo caratterizzano: x x x x x pochi grandi produttori e molti di piccole dimensioni per lo più sottocapitalizzati e deboli finanziariamente; un mercato interno ristretto, basato su pochi broadcaster in grado di finanziare adeguatamente i film e per di più integrati verticalmente nella produzione e distribuzione cinematografica. Sarebbe invece auspicabile un maggior numero di operatori adeguatamente strutturati, così da favorire una più intensa dinamicità di settore, sia in termini di mercato della produzione che di sbocco. un circuito di sale cinematografiche debole e mal distribuito sul territorio nazionale, che determina una localizzazione del consumo di cinema; la maggior parte degli schermi, infatti, è localizzata nell’Italia settentrionale mentre al Sud l’offerta di schermi è la metà rispetto alla percentuale di popolazione residente (al nord si vendono più della metà dei biglietti venduti ogni anno); una stagione cinematografica compressa in 8 mesi (settembre/aprile), sebbene si registrino interessanti esperimenti messi in campo negli ultimi anni dai distributori (nel corso dell’estate 2008 sono arrivati sul grande schermo alcune nuove produzioni che hanno registrato un buon successo al box office); uno sfasamento temporale dei flussi finanziari richiesti e generati dall’attività (costi / ricavi), che definisce ogni produzione come una stat-up caratterizzata dall’accumulo dei costi nella fase iniziale e da un incasso graduale dei flussi attesi. ll settore cinematografico ha una struttura a “clessidra”: numerose imprese a monte cedono i prodotti che realizzano ad un numero inferiore di imprese a valle che li distribuiscono al mercato, quest’ultimo costituito da più numerose imprese cui si rivolgono i consumatori finali. Al 31 agosto 2007 negli elenchi della Direzione Generale per il Cinema, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, risultavano 2.677 imprese attive nel settore cinematografico. Imprese attive iscritte negli elenchi nella Direzione Generale per il Cinema al 31/08/2007 Attività Numero Percentuale % Imprese di produzione 782 29,21 Imprese integrate (produzione, distribuzione, esportazione) 81 3,03 1.808 67,54 0 0,22 2.677 100,00 Esercenti Industrie tecniche Totale F ONTE : ELABORAZIONE CENTRO STUDI C INECITTÀ H OLDING S PA SU DATI DGC_M I BAC Tra le società di produzione iscritte negli elenchi della Direzione Generale per il Cinema si rileva che negli ultimi 8 anni (2000 – 2007) sono solo 276 le imprese che hanno prodotto più di 1 o 2 film all’anno e di queste 127 hanno registrato un incasso medio inferiore ad euro 50.000. Mappa film prodotti/incasso medio Italia 01/01/2000 – 31/08/2007 Box Office Medio Numero imprese N° Film prodotti Nessuno da 1 a 49.999 da 50.000 a 99.999 da 100.000 a 499.999 da 500.000 a 999.999 da 1.000.000 a 9.999.999 10.000.000 e oltre 313 0 313 0 0 0 0 0 0 217 da 1 a 2 0 127 20 42 10 16 2 30 da 3 a 4 0 11 2 8 0 8 1 20 da 5 a 9 0 5 4 6 2 3 0 4 da 10 a 19 0 0 0 1 2 0 1 5 20 oltre 0 0 0 0 0 5 0 313 143 26 57 14 32 4 589 F ONTE : ELABORAZIONE CENTRO STUDI C INECITTÀ H OLDING S PA SU DATI SIAE Rispetto alla produzione, il mercato della distribuzione presenta invece molti meno soggetti attivi, circa 40, molti dei quali operano in modo disomogeneo e saltuario. In sostanza, circa il 94 % della quota di mercato è riconducibile a nove sole imprese, tra cui le grandi major americane, e tale concentrazione è favorita dalla presenza di significative barriere d’ingresso legate alla necessaria forza di penetrazione nei mercati di sbocco e al fabbisogno di capitale. Anno solare 2007 – Top 10 società di distribuzione per incasso Società di distribuzione n. film Incasso in euro Quote su totale incasso MEDUSA FILM 75 106.934.274 17,33 % WARNER BROS ITALIA 61 84.167.673 13,64 % UNIVERSAL /UIP 49 80.911.050 13,11 % 20TH CENTURY FOX ITALIA 45 67.862.870 11,00 % 01 DISTRIBUTION 67 61.106.029 9,90 % WALT DISNEY/BUENA VISTA 48 57.060.063 9,25 % FILMAURO 13 50.637.115 8,21 % SONY PICTURES 45 39.201.634 6,35 % EAGLE PICTURES 42 22.714.396 3,68 % MOVIMAX 17 11.473.849 1,86 % F ONTE : UFFICIO STUDI /CED A NICA SU DATI C INETEL 2. La composizione del mercato cinematografico italiano Il mercato cinematografico nazionale, come nel resto del mondo, si compone di una filiera costituita da produzione, distribuzione e mercati di sbocco. Le funzioni svolte dalle diverse fasi possono essere sintetizzate come riportato nel seguito. 2.1 Produzione Attività finalizza alla realizzazione definitiva di un film (negativo o master) che è all’origine del processo di moltiplicazione da cui si ottengono le copie poi commercializzate. Il produttore interviene nella creazione dell’opera - mediante il reperimento, l’organizzazione, il controllo dei servizi dedicati (tecnici, creativi, finanziari) – assumendosi il rischio imprenditoriale relativo alla produzione ed al completamento del film. Tecnicamente sono produttori coloro che detengono la titolarità dei diritti di utilizzazione e sfruttamento economico del film prodotto. Diversa è la figura del “produttore esecutivo” che, senza acquisire la titolarità dei citati diritti di sfruttamento, si limita a svolgere per conto terzi l’intera produzione, percependo quale compenso per il suo operato una commissione definita appunto “producer fee” la cui entità è normalmente compresa tra il 10% ed il 20 % del costo di produzione. L’attività di produzione si compone di tre sottofasi: x x x pre-produzione, con l’elaborazione del soggetto e della sceneggiatura, lo studio di fattibilità e lo sviluppo del progetto filmico; la produzione, con la definizione del cast, le location, le scenografie, i costumi, le riprese; la post- produzione, con tutta l’attività necessaria per la realizzazione della definitiva copia campione (o master). Nel settore della produzione audiovisiva un ruolo sempre più importante e crescente è rivestito dalla fiction televisiva che con 158 imprese, di cui il 75% ubicate a Roma e rappresentative dell’83% del fatturato nazionale, vale circa 500 milioni di euro del complessivo valore del settore pari ad oltre 1,6 miliardi di euro. 2.2 Distribuzione La distribuzione cinematografica consiste in primis nella duplicazione del master in più copie destinate alla proiezione nelle sale cinematografiche; in sostanza, il distributore interviene nella fase di utilizzazione dell’opera svolgendo, dietro compenso, un ruolo economico di intermediazione tra il produttore e il mercato, non assumendosi dunque il rischio imprenditoriale della produzione. Spesso il produttore affida a terzi la distribuzione del film e, in questa ipotesi, il distributore provvede (di solito) a spesare direttamente l’attività di promozione e lancio del film. Oltre all’immediato recupero delle spese sostenute per la promozione e lancio del film, effettuato a valere sulla quota di spettanza del produttore degli incassi box office, il distributore percepisce una commissione per il suo servizio orientativamente pari al 25% degli incassi box office. Dopo quello cinematografico, l’altro importante canale di distribuzione è rappresentato dall’Home Video, che si differenzia in base alla tipologia di consumo (affitto o vendita) e al canale distributivo (negozi specializzati, grande distribuzione organizzata, edicola). Un elemento ricorrente nei contratti di distribuzione è quello del “minimo garantito” (o “license fee”), clausola che sostanzialmente rappresenta un’anticipazione in denaro mediante la quale il concessionario assicura che lo sfruttamento del film nella sede concordata realizzerà a favore del produttore un ammontare minimo di introiti. Il distributore in seguito avrà il diritto di recuperare l’importo anticipato a decurtazione degli importi spettanti al concedente accettando, peraltro, di non chiedere la restituzione della parte di minimo garantito che dovesse risultare eccedente rispetto a quanto maturato dal produttore. Il distributore, inoltre, si impegna a riconoscere al produttore le ulteriori spettanze eccedenti il minimo garantito (i cosiddetti “superi”) che dovessero generarsi per effetto dello sfruttamento economico dei diritti concessi in distribuzione. 2.3 Mercati di sbocco Il primo mercato è rappresentato dalla sala cinematografica e solo successivamente il film viene distribuito nei mercati “secondari”, così definiti in relazione a criteri temporali e non dimensionali, che non consentono il contemporaneo sfruttamento del prodotto sui diversi canali di diffusione. La tempistica di accesso ai mercati è dettata in parte dagli accordi contrattuali stipulati in sede di cessione dei diritti, in parte da prassi consolidate con cui il mercato stesso si autodisciplina e definisce i tempi di accesso dei prodotti alle diverse finestre di sfruttamento (cosiddetta regolamentazione delle windows). Negli ultimi anni però le prassi negoziali hanno portato elementi di incertezza rispetto alla tradizionale linearità della tempistica di accesso ai diversi mercati. In sostanza, le tradizionali finestre di sfruttamento ora non più in vigore (abrogate dalla legge 30/04/1998 n.122) e le consolidate prassi di mercato, comunque orientate su quelle storiche tempistiche, non rappresentano più degli standard negoziali di riferimento. La sala (theatrical) resta il mercato più delicato per ogni opera cinematografica perché rappresenta il primo banco di prova del film nonché il momento del più importante investimento promozionale e pubblicitario. L’andamento del theatrical influenza in maniera diretta l’andamento dei successivi canali di sfruttamento, condizionandone le strategie ed i risultati. I ricavi provenienti dal theatrical sono difficilmente ipotizzabili in quanto determinati in parte dalla qualità del prodotto e dalla forza del distributore di penetrare nel canale di sfruttamento ma soprattutto dal gradimento del pubblico. Tra i canali secondari di sfruttamento grande importanza riveste la Free Tv, grazie anche alla Legge 122/1998 che sancisce l’obbligo per le emittenti televisive di reinvestire nella produzione e diffusione di film (e fiction televisiva) italiani e comunitari una quota degli introiti derivanti dalla pubblicità e dal canone RAI. Le vendita televisiva sul canale free rappresenta per il cinema italiano la quota più consistente del fatturato di un film (fino al 40/50 per cento), nonostante una contrazione registrata negli ultimi anni a causa dei nuovi generi televisivi (fiction, reality show, sport) che hanno catalizzato l’audience e occupato progressivamente i più importanti spazi in palinsesto, sfrattando lentamente il prodotto cinematografico spesso relegato alla seconda serata. Rilevanti, seppur minori rispetto alla Free Tv, sono poi i ricavi del mercato Home Video che, dopo anni di continua crescita di fatturato, ha registrato dal 2006 una contrazione dei volumi prevalentemente dovuta alla crescente diffusione della Pay TV, che sposta la spesa dal noleggio al pay per view, e della pirateria audiovisiva su supporto rigido o attraverso il download illegale. Non esistono statistiche ufficiali sui ricavi Home Video dei film italiani ma normalmente l’apporto di questo canale di sfruttamento per un film di incasso fino a 5 milioni di euro può aggirarsi intorno al 20% dei ricavi totali di un film. Altro importante canale secondario di sfruttamento è la Pay TV, caratterizzata da un mercato ristretto (Rai, Mediaset, Sky), i cui flussi di norma possono rappresentare fino al 15% dei ricavi totali di un film (spesso il prezzo di acquisto dei diritti Pay è determinato sulla base degli incassi box office). Tra i mercati di sbocco rientra anche il canale estero che in Italia non presenta livelli significativi per il limitatissimo numero di vendite di film italiani all’estero. Una spiegazione di questo fenomeno è da ravvisarsi nelle carenze strutturali del settore e, in parte, anche nel fatto che i maggiori finanziatori del cinema italiano (televisioni generaliste e Stato) non hanno particolare interesse a produrre film “esportabili”, avendo come riferimento principale il mercato nazionale da una parte e la tutela della cultura nazionale dall’altra, creando così barriere linguistiche e culturali. D’altro canto, il produttore italiano che realizza i film di maggior successo al botteghino, De Laurentis con le commedie natalizie, pur non ricorrendo né a finanziamenti statali né a prevendite televisive, realizza prodotti sostanzialmente inesportabili. Gli altri canali secondari di sfruttamento, tra cui internet e telefonia, sono ancora poco utilizzati ma presentano un forte potenziale di sviluppo. E’ utile evidenziare che le percentuali dei possibili ricavi rivenienti dallo sfruttamento di un film sui mercati secondari costituiscono un riferimento standard meramente indicativo, potendo in realtà variare da film a film. 3. I diritti di utilizzazione e sfruttamento economico I diritti di utilizzazione e sfruttamento economico, che consentono di accedere a tutti i canali distributivi correntemente praticabili nel mercato audiovisivo, sono di seguito riportati in successione temporale di utilizzo: x x x x x x diritti theatrical, relativi allo sfruttamento nelle sale cinematografiche; diritti home video, con i diversi canali rental, sellthru; diritti pay TV, relativi a tutte le forme di sfruttamento a pagamento mediante sia abbonamento che pagamento spot ( pay per view , near video on demand, video on demand); diritti free TV, relativi a tutte le forme di sfruttamento televisivo per le quali non sia previsto uno specifico pagamento correlato alla visione dei programmi; diritti ancillari, distinti in airline, ship, hotel; altri diritti, distinti in merchandising, publishing, multimedia, videogames, telefonia mobile, internet. I diritti di sfruttamento economico possono entrare a far parte del patrimonio di un’azienda (Library) in virtù delle proprie produzioni ovvero per l’acquisto da terzi: x x la produzione propria comporta un’acquisizione a titolo originario (legge n.633 del 22/04/1941 art. 45 “l’esercizio dei diritti di utilizzazione economica dell’opera cinematografica spetta a chi ha organizzato la produzione dell’opera stessa”) e la titolarità dei diritti ha durata pari a quella della protezione temporale accordata per legge al diritto di autore (legge n.633 del 22/04/1941 art. 25 “i diritti di utilizzazione economica dell’opera durano tutta la vita dell’autore e sino al termine del settantesimo anno solare dopo la sua morte”); l’acquisto da terzi, come tale, rappresenta un acquisto a titolo derivato che può prevedere la titolarità dei diritti con durata limitata, in dipendenza del termine contrattualmente stabilito, oppure perpetua con trasferimento a titolo definitivo e dunque soggetta alla scadenza fissata dalla legge per il diritto di autore. 4. Prospettive del settore cinematografico italiano In uno scenario globale sempre più agguerrito e competitivo, la capacità di attrazione di nuove risorse e la messa in campo di strumenti efficaci in grado di far affluire investimenti più massicci sul territorio, valorizzando la matrice culturale delle nostre opere ed aumentando il livello professionale degli addetti ai lavori, risulteranno i fattori strategici decisivi per reali prospettive di crescita dell’industria cinematografica nazionale e per recuperare il divario con i nostri competitors europei diretti. Le favorevoli aspettative di consolidamento e di ulteriore crescita del settore appaiono ben supportate dai brillanti risultati conseguiti negli ultimi anni, dal crescente interesse degli investitori stranieri (Warner, Universal, Sony) nella produzione nazionale nonché dal positivo ritorno atteso dall’imminente attuazione dei nuovi incentivi fiscali a favore degli operatori dell’intera filiera, agevolazioni che dovrebbero attirare capitali privati e stranieri rendendo più indipendenti e finanziariamente più solide le produzioni. In questo contesto diventa sempre più importante il supporto del sistema bancario, che analizzando dinamiche e tendenze in mutamento, deve essere capace di interpretare al meglio le specificità distintive del settore e supportarlo con adeguati strumenti finanziari.