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LEVIATHAN
(Russia - 2014 - 140’ - colore - drammatico)
TRAMA
Regia:
Andrey Zvyagintsev
Attori:
Aleksei Serebryakov,
Elena Lyadova,
Vladimir Vdovitchenkov,
Roman Madyanov
Sceneggiatura:
Oleg Negin,
Andrey Zvyagintsev
Fotografia:
Mikhail Krichman
Musiche:
Philip Glass
Montaggio:
Anna Mass
Produzione:
NON STOP PRODUCTION
Distribuzione:
ACADEMY TWO
Premio per la miglior
sceneggiatura al 67° Festival
di Cannes (2014).
Golden Globe 2015 come
miglior film straniero.
Candidato all’Oscar 2015
come miglior
film straniero.
Kolia vive con la giovane moglie Lilya e il figlio Roma, avuto da un precedente matrimonio, in
una piccola città nel nord della Russia, sul Mare di Barents, dove gestisce un’autofficina. Vadim
Cheleviat, il sindaco della città, propone a Kolia di vendergli il terreno, la casa e l’officina, ma
l’uomo non sopporta l’idea di perdere tutto ciò che possiede; non solo la terra, ma anche la
bellezza che lo circonda fin dalla nascita. Al rifiuto di Kolia, Vadim Cheleviat diventa più aggressivo...
CRITICA
“Luoghi magnifici, personaggi meschini. Spazi immensi e vite minuscole, o meglio tragicamente ordinarie, dominate dall’utile e dai rapporti di forza. Una Natura grandiosa e terribile, in cui tutto sembra parlare di Dio o almeno di speranza, e una società condannata al
peggior immobilismo, che come unica via d’uscita concede la vodka. (...) Strano film questo ‘Leviathan’ (...). Il titolo rimanda al mostro marino della Bibbia, ma anche al Leviatano di Hobbes. Che poi sarebbe lo Stato, mostro indomabile, padrone dell’uomo e del suo
destino. La fattura non potrebbe essere più classica. Ma il regista, leone d’oro a Venezia
anni fa col bellissimo ‘Il ritorno’, gioca a rimpiattino con lo spettatore nascondendo il senso del racconto dietro tempi dilatati e inquadrature perfette per come concentrano in una
sola immagine le peggiori bassezze e le altezze sublimi dell’ideale. (...)Evidentemente anche in Russia per fortuna i censori possono distrarsi. Ma con attori di questa portata, e immagini così potenti, lasciarsi sedurre è davvero il minimo.” (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’) “Foriero di suggestioni biblico/filosofiche, il titolo ‘Leviathan’ è quanto mai giustificato, eppure
se mettiamo un attimo da parte il suo impegnativo carico simbolico, vediamo che il nucleo
del nuovo film, il quarto, di Andrey Zvyagintsev è quello naturalistico di un dramma sociale avvitato a un triangolo sentimentale dagli esiti fatali. (...) La Russia di ‘Leviathan’ è un paese di uomini infelici, abbrutiti, aggressivi e ubriachi, dove una battuta di caccia si può trasformare nel goliardico tiro a segno contro i ritratti di insigni statisti da Krusciov a Gorbaciov
(ancora in attesa di «prospettiva storica» Eltsin e successori si salvano, in compenso una foto
di Putin spicca nell’ufficio dell’orrido Vadim). Scritto da Zvygintsev e Oleg Negin (premiati a
Cannes per la migliore sceneggiatura), il racconto si dipana con tempi ben calibrati assurgendo a livelli via via sempre più visionari; la musica di Philip Glass introduce metafisiche
atmosfere, la fotografia di Mikhail Krichman è di evocativa bellezza, dei personaggi interpretati da attori eccellenti si apprezza il nitido spessore letterario: il dostoevskiano Alexej Serebryakov, la cechoviana Elena Lyadova e lo scellerato Roman Madyanov che chissà quanto
sarebbe stato apprezzato dal nostro Franco Rosi.” (Alessandra Levantesi Kezich, ‘La Stampa’ “Strano destino quello di ‘Leviathan’, il controverso film. (...) Premiato all’ultimo Festival di
Cannes per la sceneggiatura, vincitore di numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il
Golden Globe per il miglior film straniero, è stato attaccato e censurato dal governo di Mosca, che pure lo aveva sovvenzionato con fondi pubblici. (...). E inserendosi nel solco di registi come Tarkovski e di quel cinema che si propone di avere anche una missione spirituale. Non aspettatevi però un briciolo di speranza, né la consolazione toccata a Giobbe in
vecchiaia, perché il Leviatano di cui parla Zviaguintsev è un mostro che appartiene al mondo. Chi alza la testa per rivendicare i propri diritti non potrà che essere schiacciato dai potenti, ciechi e sordi ai bisogni degli individui. E da sempre la legge del più forte, di chi è pronto a qualunque crimine e abuso in nome del denaro. (...).” (Alessandra De Luca, ‘Avvenire’)
“Il regista Leone d’oro a Venezia nel 2003 con il suo debutto «Il ritorno», e già premiato a Cannes
con i successivi «Elena» e «Izgnanie», ha realizzato un potente dramma d’ambientazione artica.
Una dura denuncia della Russia di oggi, che non fa sconti a potenti e corrotti, ma non risparmia
ironia neppure sul passato. (...). Il film di Zvyagintsev è rigoroso, visivamente molto bello ed
evocativo, tra relitti di barche e balene che nuotano o sono rimaste spiaggiate, resti di un mondo che non c’è più e segni di un’oppressione che resiste ai cambiamenti politici. «Leviathan»
appartiene a un filone abbastanza consolidato del recente cinema russo di denunciare la protervia e la corruzione dei politici che fanno riferimento al presidente russo....” (Nicola Falcinella,
‘L’Eco di Bergamo)
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