La fitoterapia occidentale nella cura del paziente emicranico

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La fitoterapia occidentale nella cura del paziente emicranico
La fitoterapia occidentale nella cura del paziente emicranico.
Una riflessione preliminare:
Tra le cefalee primarie le forme più frequenti e disabilitanti sono rappresentata dall’
emicrania (IHS1 – ICD10 G43) e dalla cefalea di tipo tensivo (IHS2 – ICD10 G44.2).
Dedichiamo la nostra attenzione all’emicrania senza aura (IHS1.1 – ICD10 G43.0) ed
alla emicrania con aura (IHS1.2 – ICD10 G43.1)e rimandiamo alla Classificazione IHS,
ICHD-II per la trattazione delle relative caratteristiche cliniche. (1)
Le cefalee primarie citate possono essere collocate tra le 10 patologie assolutamente più
disabilitanti che colpiscono entrambi i sessi, tra le 5 maggiori nelle donne.(2)
La terapia non convenzionale viene in genere percepita dai pazienti come maggiormente
efficace e con ridotti effetti collaterali rispetto a quella corrente è largamente ricercata e
utilizzata da parte dei profani che trovano in Internet la “lampada di Aladino” per i propri
desideri anche se, così facendo, si espongono al rischio di utilizzare prodotti di scarsa
qualità quando addirittura non nocivi. Il medico curante è, spesso, meno informato del
paziente sull’argomento, di conseguenza non in grado di fornire una consulenza
adeguata.
In seguito ad un esame estemporaneo delle indicazioni tradizionali della fitoterapia nella
“cefalea” sono emerse tra le più utilizzate le seguenti droghe vegetali:
Salix spp. Corteccia (willow), Harpagophytum Procumbens radice ( devil’s claw),
Tanacetum parthenium foglia (fewerfew), Scutellaria Lateriflora herbs (skullcap),
Eschscholzia Californica (California Poppy), Passiflora incarnata (passion flower),
Valeriana spp. (valerian), Piscidia Piscipula (jamaica Dogwood), Pueraria Montana var.
lobata (Kudzu), Angelica Sinensis (dong quai), Actae racemosa (black cohosh), Petasites
hybridus (butterbur), Ginkgo Biloba (ginkgo), Zingiber officinale (ginger), Fumaria
officinalis l. (fumitory), Spiraea Ulmaria (meadowsweet), Lavandula officinalis
(lavander), Melissa officinalis (lemon balm). (3-4-5)
Abbiamo deciso di interrogare la letteratura disponibile per selezionare quelle tra di esse
che potessero essere “razionalmente” utilizzabili nel trattamento dell’emicrania.
Tra le cefalee primarie probabilmente la forma più frequente è rappresentata dalla
cefalea di tipo tensivo ; l’avere ristretto la trattazione alle forme emicraniche non vuole
costituire un limite di questo breve lavoro. L’ICHD-II tende a distinguere nettamente le
due forme di cefalea ed, eventualmente, ad attribuire ad un paziente che presenti le
caratteristiche di entrambe una doppia diagnosi. Questa modalità classificativa, benché
estremamente utile ai fini della ricerca, tende ad essere confondente e poco pratica per
il medico nella pratica corrente.
Più aderente alla realtà clinica potrebbe essere considerata una corrente di pensiero che
definisce cefalea di tipo tensivo ed emicrania come due sindromi accomunate dai
medesimi meccanismi fisiopatologici. (6)
Se queste due entità cliniche dovessero, realmente, rappresentare gli estremi opposti
della medesima patologia di conseguenza risulterebbe verosimile che un prodotto
fitoterapico, efficace per l’emicrania, risulti tale anche nel trattamento di una cefalea di
tipo tensivo.
Lo scopo di questo lavoro è quello di identificare un possibile approccio al paziente
emicranico utilizzando quei farmaci e prodotti naturali che accomunino all’uso
tradizionale anche una evidenza scientifica di efficacia, valutando nel contempo il loro
utilizzo secondo una strategia di approccio al paziente di tipo “convenzionale”.
Per fare questo abbiamo esaminato le banche dati Pubmed e Google Scholar e nella
selezione abbiamo privilegiato al massimo le pubblicazioni “free-access” che ci potevano
fornire, grazie al testo integrale, una maggiore possibilità di approfondimento di quanto
scritto.
Terapia:
La terapia farmacologica convenzionale per l’emicrania si distingue essenzialmente in
terapia dell’attacco acuto (abortive therapy) e terapia profilattica (preventative
therapy).(7)
Questo tipo di approccio tende a trascurare un aspetto fondamentale: l’evoluzione di un
attacco emicranico più che con un succedersi di fasi distinte evolve in un continuum di
meccanismi fisiopatologici che andrebbero considerati e trattati integralmente.
Un approccio di tipo olistico quale quello fitoterapico potrebbe integrare favorevolmente
questa strategia.
La crisi emicranica è in genere preceduta da sintomi premonitori di tipo somatico e fisico
e, quando presente, dall’aura con sintomi di tipo neurologico.
Questa fase può precederla di ore ma anche di giorni; quando riconosciuti i sintomi
premonitori che sono rappresentati da disturbi dell’umore e del comportamento,
iperattività, alterazioni della motilità intestinale, sensazione di stanchezza e malessere
generale, affaticamento, potrebbero avviare ad un inizio tempestivo della terapia per
evitare o ridurre gli effetti della crisi conclamata. (8-9)
La fase premonitoria non viene citata nell’ICHD-II ed in effetti non vi sono terapie di
tipo convenzionale proposte in tale frangente. Anche per la fitoterapia non abbiamo
trovato in letteratura lavori o studi dedicati.
Un utilizzo “anticipato” in tale fase di prodotti sintomatici della farmacologia
convenzionale deve essere scoraggiato al fine di evitare lo sviluppo di una cefalea da
“medication overuse”. (10)
Potrebbe, invece, essere interessante l’utilizzo di prodotti erboristici selezionati che non
si limitino alla pura azione sintomatica ma abbiano come possibile bersaglio i
meccanismi fisiopatologici della crisi emicranica.
Per quanto riguarda il trattamento “abortivo” della cefalea, la terapia dell’attacco
acuto viene convenzionalmente proposta come unico trattamento nei pazienti che
presentano meno di due attacchi al mese o che debbano utilizzare il farmaco per meno
di due volte la settimana. (7)
In realtà la gravità del quadro clinico dei singoli attacchi varia nei diversi pazienti e per il
medesimo paziente nei diversi attacchi. La maggior parte dei pazienti ritarda l’inizio della
terapia cercando di quantificare la gravità dell’attacco ai fini di modulare l’utilizzo del
farmaco sintomatico. Spesso in fase iniziale i pazienti utilizzano solo farmaci OTC, infatti
il 57% degli emicranici riferisce di utilizzare solo questi e tra di essi il 59% solo lo stesso
OTC negli ultimi 10 anni. (11)
L’utilizzo iniziale di OTC e l’uso ritardato di prodotti specifici, quali i triptani che hanno
dimostrato di essere maggiormente efficaci se somministrati nella fase di dolore “lieve”
di una crisi che presumibilmente diverrà “severa”, conduce ad una diminuzione di
efficacia della terapia.
I pazienti ritarderebbero l’utilizzo di farmaci specifici quali i triptani anche per la paura
degli effetti collaterali; di conseguenza potrebbe essere ragionevole e gradita la proposta
di una terapia “abortiva” con prodotti fitoterapici dei quali fosse stata dimostrata
l’efficacia.
Nel caso della fitoterapia Roger K, Kady (2005) ha somministrato per via sublinguale
una combinazione di feverfew e ginger a pazienti emicranici la cui crisi era solita
progredire da lieve fino ad un livello di dolore severo.
I pazienti presentavano da 2 a 8 attacchi al mese ma erano sofferenti per meno di 15
giorni mensili. Il prodotto utilizzato, Gelstat Migraine®, era contenuto in confezioni
monodose da 2ml il cui contenuto veniva trattenuto dal paziente per almeno 60 secondi
prima di essere deglutito. Una seconda dose era ripetuta dopo 5 minuti e in caso di
persistenza del dolore il paziente poteva assumere dosi aggiuntive a 1 ora e 24 ore.(12)
Dopo due ore dal trattamento iniziale il 48% dei soggetti era privo di dolore, il 34%
accusava un dolore lieve nel 17% il dolore era progredito a severo. Il 29% dei soggetti
liberi dal dolore ebbero nelle 24 ore seguenti una ricaduta. Il 59% dei pazienti si dichiarò
soddisfatto della terapia e tra di essi il 41% dei pazienti che avevano utilizzato in
precedenza triptani ed OTC in associazione dichiararono di preferire l’associazione
feverfew/ginger. Furono segnalati effetti collaterali nel 19% dei pazienti sotto forma di
alterazioni del gusto e sensazione passeggera di bruciore sotto la lingua.
Ogni dose di prodotto conteneva 4 mg di feverfew standardizzato al 1,2% di
parthenolide pari a 0,024 mg di parthenolide e 12,5 mg di Ginger.(13)
Se confrontate con le dosi usualmente utilizzate di questi prodotti (14) quelle
somministrate in questo lavoro appaiono decisamente irrisorie; la motivazione data dal
produttore è che la somministrazione sub linguale del farmaco non esponendo lo stesso
all’acidità gastrica ed eliminando il cosiddetto effetto di “primo passaggio” ne garantiva
comunque un dosaggio sufficiente.
Il magnesio viene proposto nel trattamento dell’emicrania in seguito alla verifica di bassi
livelli cerebrali dello stesso durante un attacco emicranico. (15) I lavori sull’utilizzo del
magnesio per vie endovenosa durante l’attacco emicranico hanno fornito risultati
contradditori. (16-17-18)
Il Ginger è stato studiato in un report osservazionale. La somministrazione per os di
500/600 mg di estratto secco iniziata all’insorgenza dell’aura, ripetuta ogni 4 ore per 4
giorni ha determinato un netto miglioramento
dei sintomi già dopo 30’ dalla
somministrazione. (20) Purtroppo lo studio è
stato effettuato su di una sola paziente.
Una delle promettenti vie di ricerca nella
terapia abortiva dell’emicrania è
rappresentata dai farmaci agonisti del
recettore per il CGRP (calcitonin gene related
peptide) (32).
In uno studio sperimentale Peng (2009) la
somministrazione orale a ratti cefalalgici della
componente volatile di Rizoma Ligustici
Hort ha dimostrato di potere elevare la soglia
del dolore in modo significativo ed essere
associata ad una contemporanea riduzione dei
livelli plasmatici di CGRP. (33)
Gao Ben è la denominazione cinese della pianta che supporta le indicazioni tradizionali
cinesi per cefalea, nevralgia facciale e contrattura nucale da aggressione del vento
freddo. Le dosi comunemente utilizzate in MTC variano dai 3 ai 9 grammi al giorno di
radice e rizoma.(34)
Nella terapia profilattica il trattamento convenzionale consiste nella somministrazione
quotidiana di un farmaco per un periodo che può variare dai 3 ai 12 mesi. Il fine è quello
di ridurre la frequenza e la severità delle crisi, ridurre la disabilità e l’utilizzo di farmaci
abortivi il cui eccesso costituisce un fattore determinante per la cronicizzazione.
Sono candidabili alla terapia profilattica i pazienti con due o più attacchi per settimana
quando questi durino più di 48 ore, oppure non siano rispondenti alla terapia o
quest’ultima sia controindicata.(19)
Quanto detto vale anche per i trattamenti non convenzionali ed a maggior ragione
quando sussistano controindicazioni al trattamento convenzionale oppure il paziente non
desideri sottoporvisi.
Anche nei pazienti curati con la fitoterapia è indispensabile l’utilizzo di strumenti che
permettano al medico di monitorare durante le varie visite frequenza, intensità e durata
delle crisi di emicrania e la disabilità prodotta. Strumenti idonei sono il diario del dolore;
la scala MIDAS (Migraine Disability Assessment Questionnaire) e L’Headache Impact test
(vedi allegati 1 e 2).
Tanacetum Parthenium o Feverfew è uno dei prodotti maggiormente utilizzati. Il
principale costituente è il partenolide che è considerato il principio efficace per l’effetto
antiemicranico. Esso agirebbe attraverso l’inibizione del rilascio di serotonina ed inibendo
l’aggregazione piastrinica; in aggiunta
possiederebbe attività antinfiammatoria e di
inibizione della sintesi di prostaglandine e di
fosfolipasiA.
Sinclair(1999) suggerisce come dose minima 125
mg di estratto secco standardizzato allo 0,2% di
parthenolide. (20)
Dopo i primi promettenti lavori in cui era stata
utilizzata la pianta in polvere quelli successivi, in
cui era stato impiegato un estratto etanolico non
adeguato, hanno fornito risultati contradditori,
questo probabilmente anche in relazione alla
scarsa stabilità di tale tipo di preparazione .(21)
Pittler (2004) autore di una Cochrane Review
conclude che non esistono evidenza che provino
che l’azione di feverfew sia superiore al placebo.
(22)
Diener (2005) utilizzando un estratto della pianta
in CO2 supercritica alla dose di 6,25 mg t.i.d. ha
dimostrato l’fficacia del trattamento e un
favorevole rapporto rischio beneficio. (21)
Maizels (2004) in un lavoro che utilizzava 100
mg di feverfew associati a 400 di Riboflavina e
300 di magnesio versus un placebo costituito da 25 mg di riboflavina non è riuscito a
dimostrare una efficacia superiore al placebo. (23)
Questo lavoro è stato oggetto di critiche di tipo metodologico, in particolare è stata
considerata irrisoria la dose di partenolide utilizzato pari a 0,7 mg /die utilizzando un
prodotto di scarsa stabilità. (14)
Shrivastava (2006) ha utilizzato feverfew 300 mg in associazione a Salix Alba 300 mg
(Mig-RL) b.i.d. ottenendo la riduzione in frequenza, durata ed intensità degli attacchi
emicranici. (24)
Le azioni attraverso le quali il Butterbur o Petasites influenzerebbe favorevolmente
l’emicrania sarebbero collegate alla inibizione della sintesi dei leucotrieni ed alla
riduzione del Ca intracellulare con rilassamento della muscolatura liscia e in particolar
modo di quella dei vasi cerebrali.
Grossman (2000) trattò 33 pazienti con la somministrazione di 50 mg di estratto
standardizzato di butterbur privo di alcaloidi pirollizidinici; due dosi giornaliere per 12
settimane. (25) Alla fine di questo periodo il numero degli attacchi per mese scese da
3,3 a 1,7 (-49%) ed il numero totale dei giorni di cefalea da 3,4 a 1,7.
Lipton (2004) ha trattato 245 pazienti suddivisi in tre gruppi utilizzando lo stesso
estratto (Petadolex®) alla dose di 75 mgx2, 50mgx2, oppure placebo. (26) Dopo 4 mesi
di trattamento la frequenza degli attacchi nei tre
gruppi era ridotta rispettivamente del 46%, 36% e
26%.
Agosti (2006) in una review basata
essenzialmente sui due studi precedenti concluse
per una moderata evidenza di efficacia con seri
dubbi per la sicurezza del trattamento a lungo
termine in quanto nel gruppo che aveva ottenuto i
migliori risultati era stato utilizzato un dosaggio
maggiore di quello consigliato dal produttore.
Pothman(2005) ha trattato 109 bambini ed
adolescenti con una riduzione della frequenza di
emicrania del 50% in almeno il 77% dei
pazienti.(28)
Oelkers (2008) ha confrontato musicoterapica,
placebo e butterbur in bambini. La dose di
Petasites iniziale era di 25 mg per due dagli 8 ai 9
anni e 50 mgx2 dai 10 ai 12 anni.Al termine del
follow up butterbur e musicoterapica risultarono
essere superiori al placebo.(29)
Giovanni D’andrea (2009) ha utilizzato una
combinazione di 60 mg di frazione terpenica
di Ginkgo Biloba (ginkgolideB), 11 mg di
Coenzima Q e 8,7 mg di Riboflavina somministrati
due volte al giorno a 50 pazienti che erano affetti
da emicrania con aura. I risultati hanno
dimostrato una riduzione significativa di frequenza
e durata dell’emicrania. Alla fine del periodo di
trattamento (2 bimestri) vi è stata la totale scomparsa delle crisi nel 42,2% dei soggetti.
(30)
La fase postdromica pur non essendo menzionata nel ICHD-II, benché non così
disabilitante come la fase algica, è in grado di prolungare lo stato di sofferenza del
paziente. I sintomi più frequenti in tale fase sono stanchezza, difficoltà di
concentrazione, hungover, disturbi intestinali, alterazioni dell’umore, senso di debolezza
e vertigine.(31)
Questi sintomi possono essere considerati come l’espressione di una deplezione
cerebrale dai neurotrasmettitori consumati nelle crisi emicranica, uno stato paragonabile
a quello post commotivo.
La fitoterapia potrebbe studiare l’effetto su questo stato delle droghe vegetali con
riconosciuta azione sul SNC. A tale riguardo riteniamo interessante una combinazione di
droghe denominata Ze 185 che è stata testata in pazienti affetti da disturbi
somatoformi.(35)
I soggetti sono stati trattati con tre compresse al giorno per dodici giorni; ogni
compressa era composta da Butterbur 90 mg (DER 7-14:1 etanolo 90%), 90 mg
Valeriana radice (DER 5-8:1 Metanolo 45%), Passionflower 90 mg (DER 3–6:1etanolo
50%), Lemon balm 60 mg (DER 3.55-5:1 etanolo 20%).
L’emicrania presenta un ampio spettro di comorbilità; depressione, disturbi bipolari,
fibromialgia, colonpatia funzionale, disturbi di tipo ossessivo compulsivo, ansia
condizionano, spesso in modo significativo, la gestione del paziente. Il fitoterapeuta
attento deve sempre valutare la possibilità di associare alla terapia prescritta per la
cefalea anche prodotti che influenzino favorevolmente questi disturbi coesistenti.
Vorremmo proporre una breve digressione sulla possibilità di utilizzare una terapia
“topica” nell’emicrania; questo capitolo meriterebbe un’ampia trattazione soprattutto per
l’importanza dei meccanismi neurofisiologici che coinvolge; ci limitiamo per chi avesse
intenzione di approfondire l’argomento, a presentare una lista di parole chiave inerenti:
“central
sensization”,
“peripheral
sensization”,
“allodynia”, “pain
referral”, “ TRP
(transient receptor
potential)”,
“TRPV1”, “TRPM8”.
I prodotti più
utilizzati sono la
capsaicina ed il
mentolo contenuto
nell’olio essenziale
di menta piperita
(Pepper mint oil).
La capsaicina è
stata applicata con
una crema allo
0.075% due volte
al giorno sull’area di
maggiore dolore in
pazienti affetti da
dolore facciale o
perioculare. (36)
Il mentolo è empiricamente utilizzato da tempo nei pazienti sofferenti di cefalea da
tensione muscolare; lavori recenti ne stanno testando l’utilizzo anche nel trattamento
acuto dell’emicrania comune. Borhani Haghghi (2008) ha utilizzato una soluzione
etanolica di mentolo al 10% applicato sulla
regione temporale di pazienti affetti da un
attacco acuto di emicrania con risultati
soddisfacenti. (37)
Interazioni ed effetti collaterali
Dobbiamo essere consapevoli del fatto che
uno dei grossi problemi della moderna
fitoterapia sia costituito dalla ampia
variabilità nella titolazione in principio
attivo degli estratti disponibili sul mercato
e dalla sicurezza che quanto dichiarato
dalla ditta produttrice sia conforme alla
realtà.
Bauer (2006) ha dimostrato mediante
un’analisi utilizzando il metodo HPLCDAD/MS che su sei prodotti di Petasites
solo due possedevano il contenuto in
petasina/isopetasina dichiarato (38).
L’utilizzo di prodotti sottodosati può
condurre ad errori nella condotta clinica causa la mancata risposta al trattamento. A
maggior ragione vorremmo sottolineare che questa incertezza soprattutto per prodotti
come butterbur che, quando non adeguatamente purificati potrebbero risultare nocivi
per la salute, toglie al medico la sicurezza del proprio operato.
Firenzuoli (2008) ha pubblicato in lingua italiana un testo che tratta delle interazioni e
delle controindicazioni dei farmaci fitoterapici. (39)
Ginkgo Biloba; i più comuni effetti collaterali sono nausea,vomito, diarrea e cefalea;
sono presenti in letteratura tre casi di sindromi emorragiche cerebrali in pazienti che lo
assumevano. E’ controindicato in gravidanza o allattamento, periodo preoperatorio,
pazienti con turbe della coagulazione, Steve Johnson, epilessia, epatopatie,
chemioterapia in atto. Potenzia l’azione di nifedipina, diltiazem, diossina e
antiaggreganti, papaverina, trazodone, farmaci chemioterapici. Riduce l’effetto di
omeprazolo, tiazidici, nicardipina, ipoglicemizzanti. Si consiglia di evitare l’associazione
con ASA, warfarin, ergotamina, estratti di aglio e di salice, meliloto.
Tanacetum Parthenium: effetti collaterali dermatiti allergiche e ulcerazioni delle
mucose solo per il contatto con la pianta fresca in soggetti predisposti, vomito, diarrea,
cefalea e insonnia. Controindicato in caso di gravidanza e allattamento, periodo preoperatorio, gastrite, ulcera. Può dare sommazione di effetti con farmaci ad attività
antiaggregante piastrinica, anticoagulanti orali, Fans, diuretici.
Passiflora incarnata; è controindicata in gravidanza e allattamento, nel periodo
preoperatorio e in caso di aritmie cardiache. Prolunga il tempo di sonno dei barbiturici e
può aumentare l’effetto sedativo di farmaci sedativi o altre piante e dell’alcol.Determina
allungamento del QT e l’associazione con Iperico e Melissa ha provocato ipersonnia.
Melissa Officinalis; controindicata in gravidanza e allattamento, periodo preoperatorio,
ipotiroidismo. Aumenta l’effetto ipnotico del pentobarbital, interagisce con metimazolo.
Salix Alba; rari gli effetti collaterali quali nausea, vertigini, rusch cutanei o irritazioni
della mucosa gastroduodenale. E’ controindicato in gravidanza e allattamento e nel
periodo pre operatorio. Può interagire con alcol, sedativi e barbiturici; l’utilizzo
concomitante di farmaci gastrolesivi aumenta il rischio di ulcera o sanguinamento,
aumento della tossicità di metotrexate, riduc l’effetto antipertensivo degli Ace-inibitori e
potenzia l’azione delle sulfaniluree.
Valeriana Officinalis; è controindicata in gravidanza e allattamento e periodo
preoperatorio. Aumenta il tempo di sonno dei barbiturici e presenta possibile interazione
con benzodiazepine ed antistaminici.
Zingiber officinale; controindicato in caso di gravidanza e allattamento e periodo
preoperatorio. Aumenta il rischio di sanguinamenti da FANS, antiaggreganti piastrinici,
anticoagulanti orali; previene la nausea da ciclofosfamide, possibile riduzione di efficacia
dei farmaci metabolizzati dal CYP1A2 e dal CYP3A4.
Petasites officinalis; controindicato in caso di gravidanza e allattamento e nel periodo
preoperatorio. Attenzione alla presenza negli estratti non purificati di alcaloidi
pirrolizidinici tossici per il parenchima epatico dove provocano lesioni di tipo
infiammatorio cronico, circolatorio (trombosi venosa delle sovraepatiche) e tumorale.
Alcune riflessioni finali
La profilassi dell’emicrania comporta la somministrazione giornaliera di farmaci. Tutti i
farmaci di tipo convenzionale utilizzati possono presentare effetti collaterali spesso
importanti ed interferire con altri trattamenti utilizzati o altre condizioni patologiche del
paziente.
In conseguenza molti pazienti rifiutano questa opzione oppure dimostrano una scarsa
compliance terapeutica.
E’ un dato innegabile di come vi sia, a torto o a ragione, una comune percezione da
parte dei pazienti delle terapie non convenzionali come prive o con ridotti effetti
collaterali e, di conseguenza, maggiormente accettabili.
Forse anche a causa di questo le droghe vegetali iniziano ad essere considerate tra le
varie opzioni terapeutiche come possibile alternativa ai trattamenti convenzionali che
non sempre dimostrano l’efficacia promessa.
US Headache Consortium (Ramadan et al 2000) hanno inserito Feverfew, Magnesio e
Vit.B2 nel 2° gruppo di efficacia come prodotti con una limitata evidenza di efficacia ma
con effetti collaterali da lievi a moderati. (40)
Frederick R. (2006) riporta come utilizzabili in ordine decrescente di efficacia
Petadolex® ³ Magnesio > feverfew>Riboflavina> CoenzymeQ10>>Melatonina.(41)
D’amico (2008) riporta per Petasites (butterbur), Magnesio, Vit.B2(riboflavina) e
Coenzima Q10 una evidenza clinica di efficacia da studi clinici randomizzati di secondo
livello. Le dosi consigliate sarebbero 150 mg/die di Petasites, da 400 a 600 mg di
Magnesio chelato, da 25 a 400 mg di Riboflavina e 300 mg/die di coenzima Q10.(40)
Sun-Edelstein (2008) raccomanda in decrescente ordine di preferenza: Magnesio chelato
e magnesio ossido 400 mg/die; Petadolex® 75 mg due volte al giorno per 1 mese ed a
seguire 50 mg due volte al dì; Feverfew 100 mg/die; CoQ10 300 mg/die;
Riboflavina(vit.B2) 400 mg/die; Acido alfa lipoico 600 mg/die. (15)
In aggiunta l’utilizzo di magnesio endovena nella settimana precedente il mestruo
sarebbe utile nelle pazienti non rispondenti ad altra terapia.
EFNS (2009) linee guida sul trattamento dell’emicrania collocano al livello B nei farmaci
di seconda scelta Petasites alla dose di 75 mg x 2; tra i farmaci di terza scelta di
probabile efficacia sono presenti Magnesio 24mmol, Tanacetum Parthenium 3x6,25 mg,
Riboflavina 400 mg, CoenzimaQ10 300mg.
Il vaglio del nostro setaccio ha lasciato passare un ridotto numero di farmaci tra quelli
citti all’inizio dell’articolo. E’ anche evidente come sia limitato il numero di lavori
scientifici per ognuno dei prodotti rimanenti. Riteniamo che, anche se limitate, le
evidenze presentate consentano al medico attento di iniziare ad utilizzare, come
monoterapia o in associazione, questo gruppo di farmaci nella pratica clinica quotidiana.
Non alternativa bensì complemento od alternanza al trattamento convenzionale.
Sicuramente ne esistono i requisiti di sicurezza. Il loro utilizzo estensivo stimolerà come
logica conseguenza ulteriori e più ampie verifiche sperimentali di efficacia.
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Allegato 1. MIDAS (Migraine Disability Assessment Questionnaire)
Risponda ai seguenti quesiti facendo riferimento a tutti i mal di testa che ha avuto negli ultimi 3 mesi. Scriva la
risposta nella colonna a fianco di ogni quesito. Qualora non sia stato impegnato nelle attività menzionate nelle
varie domande scriva 0
Negli ultimi 3 mesi, quanti giorni di lavoro o scolastici ha perso a causa del suo mal di testa ?
Negli ultimi 3 mesi, per quanti giorni la sua produttività, in ambito scolastico o lavorativo, è stata ridotta di più
della metà a causa del suo mal di testa ? (Non consideri le giornate incluse nella ri-sposta 1)
Negli ultimi 3 mesi, per quanti giorni ha dovuto rinunciare a svolgere gli abituali lavori domestici a causa del
suo mal di testa ?
Negli ultimi 3 mesi, per quanti giorni la sua produttività nei lavori domestici è stata ridotta di più della metà a
causa del suo mal di testa ? (Non consideri le giornate incluse nella domanda 3)
Negli ultimi 3 mesi, per quanti giorni ha dovuto rinunciare ad attività sociali, famigliari o ricreative a causa del
suo mal di testa ?
Negli ultimi 3 mesi, per quanti giorni ha avuto mal di testa ?
Su una scala da 1 a 10, che valore darebbe mediamente all’intensità del suo mal di testa ?
Classificazione MIDAS
I Disabilità minima o infrequente, 0-5
II Disabilità lieve o infrequente, 6-10
III Disabilità moderata, 11-20
IV Disabilità severa, > 21
Allegato 2. Headache Impact Test
1. Quanto spesso il tuo mal di testa ha un’intensità severa?
Mai
Raramente
Qualche volta
Molto spesso
Sempre
2. Quanto spesso il tuo mal di testa limita le tue attività quotidiane (casa, scuola, famiglia, vita
sociale)?
Mai
Raramente
Qualche volta
Molto spesso
Sempre
3. Quando hai mal di testa, quanto spesso preferisci stare a riposo a letto?
Mai
Raramente
Qualche volta
Molto spesso
Sempre
4. Nelle ultime 4 settimane, quanto spesso ti sei sentito troppo stanco al lavoro o nelle tue
normali attività quotidiane a causa del tuo mal di testa?
Mai
Raramente
Qualche volta
Molto spesso
Sempre
5. Nelle ultime 4 settimane quanto spesso ti sei sentito irritato a causa del mal di testa?
Mai
Raramente
Qualche volta
Molto spesso
Sempre
6.. Nelle ultime 4 settimane, quanto spesso il tuo mal di testa ha ridotto la tua capacità di
concentrazione al lavoro o nelle tue normali attività quotidiane?
Mai
Raramente
Qualche volta
Molto spesso
Sempre
Punteggio: colonna 1= 6 punti; colonna 2= 8 punti, colonna 3= 10; colonna 4=11; colonna 5= 13
Punteggio totale= somma delle singole risposte