Ritorno alla lingua madre Le poesie in siciliano di Goliarda Sapienza

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Ritorno alla lingua madre Le poesie in siciliano di Goliarda Sapienza
LA SICILIA
22.
ggi
GIOVEDÌ 14 FEBBRAIO 2013
Cultura
SCAFFALE/1
SCAFFALE/2
La suggestione del bosone di Higgs
Sei racconti non ordinari
Diceva Galileo che l’universo è scritto in lingua matematica e che senza di essa
sarebbe come brancolare sperduti in un oscuro labirinto. Oggi abbiamo una visione
sostanzialmente unitaria della Natura dovuta anche all’individuazione di alcuni
principi di simmetria che regolano le leggi fondamentali del nostro Universo. Queste
simmetrie sembrano legate a una visione ben più alta, le cui conseguenze hanno
portato alla teorizzazione e alla scoperta di quella che oggi è nota come
“antimateria”. Paolo Berra nel suo saggio “Simmetrie dell’universo. Dalla scoperta
dell’antimateria a LHC” (Edizioni Dedalo, 2013), si cimenta in un appassionante
racconto che cerca di ripercorrere le tappe attraverso cui hanno avuto origine tutte le
più recenti scoperte della fisica moderna, dalle teorie sull’antimateria fino alle recenti
scoperte sull’origine dell’Universo con l’“avvistamento” della particella di Dio, il
bosone di Higgs. I numerosi aneddoti legati alle grandi personalità della scienza che
hanno contribuito in modo decisivo alla formulazione delle nuove teorie si intrecciano
con le particelle elementari e con i viaggi interstellari, e impreziosiscono una trama
ricca e suggestiva. Alla fine del viaggio si viene condotti nel tunnel del “Large Hadron
Collider” al Cern di Ginevra dove vengono mostrati in modo semplice gli affascinanti
esperimenti che riproducono i primissimi istanti di vita del nostro Universo.
Una raccolta di sei storie non ordinarie, nate e scritte da sei diversi autori nell’ambito
di un laboratorio di scrittura creativa: «Racconti. Sopra le righe» (Inkwell). C’è
l’assedio di Costantinopoli raccontato attraverso gli occhi di una giovanissima suora
che, il 29 maggio 1453, è costretta a lasciare il convento conservando il ricordo di una
notte orrenda fatta di «sgomento, saette, sassi: urla e fuoco! ». Una fine che è anche
un inizio per Irene, che si apre ad una nuova vita “Come acqua nel deserto” (di Clara
Artale). Ma c’è anche l’assedio interiore causato dallo “straniero” che rimorchia
giovani ragazzi nei centri commerciali, lasciando dietro di sé denaro, squallore e
sconforto. Almeno fino all’abbraccio consolatorio di un padre che, “Strada facendo”
(di Alfredo Musumeci), comprende lo smarrimento del figlio adolescente. In mezzo,
un ritorno al futuro, anzi un “Ritorno a Catania” (di Susanna Basile), che si snoda sui
binari della fantascienza. Il blocco dello scrittore che ritrova l’ispirazione scrivendo
“L’ultima lettera” alla donna che ama (di Salvo Cavallaro). L’incredulo smarrimento
di una ragazza che non si dà pace per non aver impedito il suicidio del suo più caro
amico, imparando che “Non è mai il momento sbagliato per crescere” (di Benedetta
Intelisano). Il sapore di salsedine che lasciano le “Vacanze estive” (di Daniela
Massimino) nell’animo di chi ha dato una svolta dopo avere ritrovato le proprie radici.
SALVATORE DE MAURO
ORNELLA SGROI
«Siciliane», la raccolta di 18 testi
brevi, edita per la prima volta
dalle edizioni «Il Girasole» di
Angelo Scandurra, rivela l’anima
catanese della grande scrittrice
La poesia
Ciatu miu
ciatu
si rispiru
rispiro
pa to vucca.
Si talìu
talìu pri to’ occhi
Appressu a tia
imparu a circari
intra l’ortichi
a trazzera ca porta
a lu mari.
PINELLA LEOCATA
olo nella poesia trovò le parole per
dire l’immenso dolore per la morte
della madre, per raccontare l’amore,
il rimpianto, la rabbia, la dolcezza, il
calore, il buio e la luce che rappresentava
nella sua vita. Solo allora Goliarda Sapienza,
la grande scrittice catanese, la donna che
partorì Modesta, la rivoluzionaria personaggia de’ «L’arte della gioia», cominciò a scrivere versi. «Ancestrale» è il nome evocativo dato alla raccolta delle sue poesie, ancora inedite. Secondo Angelo Pellegrino la parola poetica di Goliarda nasce da quell’evento, nel
1953, ma quella più antica, ancestrale, affiora dopo, dopo il tentato suicidio e il travaglio
dell’analisi. E’ a quel periodo, successivo al
1962, che fa risalire un gruppo di diciotto
poesie brevi in lingua siciliana raccolte in
«una serie di fogli non inframmezzati da altri componimenti in italiano».
«Siciliane» è il titolo con cui adesso, per la
prima volta, vengono pubblicate da Angelo
Scandurra nella collana «Efesto» per le raffinate edizioni «Il Girasole» di Valverde. Una
raccolta di versi struggenti e vitali che «raccontano soprattutto l’anima siciliana e catanese di Goliarda Sapienza, quella più autentica, più diretta, più antica». «Questa raccolta
- dice Angelo Scandurra - è l’incunabulo di
tutta la sua produzione successiva e manifesta la vera anima di Goliarda che qui rivela la
sua fragile fierezza. E’ l’incipit di un racconto
esistenziale che si svilupperà per tutta la vita. In questi versi c’è tutta lei, lei che ama la
natura, i suoi problemi esistenziali, i suoi
sentimenti familiari e sociali, il suo stare nel
mondo vivendolo con passione e partecipazione e, nello stesso tempo, con quell’intelligenza tagliente capace di oggettivarlo in maniera speculativa. In queste poesie si esprime
la trama conflittuale del suo rapporto con la
madre e con il padre e allo stesso tempo il
sentimento profondo che provava per entrambi. Queste poesie, che costituiscono un
corpus unico, sono la carta d’identità di Goliarda Sapienza. Ed una carta d’identità che
parla della Civita, dell’Opera dei Pupi, del cinema Mirone, della sua Catania. Per questo
sono particolarmente felice che questa perla si sia aggiunta ad una collana che racchiude testi di autori prestigiosi. E sono orgoglioso della pubblicazione di un libro che restituisce questa figlia, e il suo animo catanese, alla città. Ed è importante che Catania, fi-
S
A fianco, una rara
foto di Goliarda
Sapienza
bambina, a
Catania, tra la
madre, la grande
sindacalista Maria
Giudice, prima
donna a dirigere
la Camera del
Lavoro di Torino,
e il padre, il
catanese
avvocato Peppino
Sapienza
U
Pellegrino ascolta gentile e prende tempo.
Chiede che gli mandi uno dei testi che ha
pubblicato. E quando lo ha tra le mani, ne vede la qualità e la fattura e sente l’amore artigiano da cui nasce, allora, decide che è a questa casa editrice catanese e alle mani amorevoli del poeta editore Angelo Scandurra che
vanno affidate le poesie siciliane di Goliarda
Sapienza, che è alla sua terra che devono
tornare per iniziare il viaggio nel mondo, come tutte le altre sue opere. E lo decide perché
sa, come scrive nel risvolto di copertina, che
a Goliarda, nel suo andare indietro nel tempo, attivato dal percorso analitico, «la versificazione in lingua italiana non era sufficiente»,
che per lei era diventato necessario trovare le
parole per ritornare alle origini e queste pa-
carle e non ho voglia e poi però penso che non ho
niente oltre alle parole che (non) possiedo, che il
senso è tutto lì, nelle parole, ma che le parole non
“significano” nulla, perciò bisogna metterle insieme
con cura come le tessere di un mosaico e inventare
un disegno per dirsi e per dire, e offrirlo in dono a
chi vorrà leggerne tutte le sfumature e le imperfezioni.
“SoloMinuscolaScrittura” nasce da un corpus di
riflessioni di questo tipo rielaborate, poi, in una
sorta di racconto. Se c’è un’uscita possibile da quel
labirinto di non senso e solitudine e vuoto in cui a
volte (ci) si (s) finisce, per me - conclude la Rosa - è
proprio nello spazio di quel cammino, una parola
dopo l’altra tesa come una mano in una carezza in
un gesto di resa in un saluto, a indicare il mondo e
a pronunciarlo sulla punta della lingua, come fosse
una preghiera».
GRAZIA CALANNA
PAOLO FAI
role erano nella sua lingua madre: il siciliano,
il catanese. Ma la lingua madre di Goliarda
non è l’italiano forbito della pavese Maria
Giudice, ma quella del padre, Peppino Sapienza, l’«avvocato dei poveri», l’uomo che la
guidò nella conoscenza di uomini, cose, idee,
colui che le insegnò «un amore senza dio». E
non sorprende che, per il gioco dei contrari,
l’ultima poesia della raccolta, quella dedicata al padre, sia anche l’unica in italiano. Una
dichiarazione d’amore a colui che «m’indicava / fra la folla dei turchi e i paladini / la bellissima Angelica fremente / di bagliori di latta e nel frastuono / di ferrame vociante quel
tuo riso / luceva attorcigliato sul clamore / alla spada d’Orlando sguainata / in difesa del
giusto e del meschino».
LA PRESENTAZIONE
«L’Antigattopardo»
e «Siciliane»
libro e
documentario
sabato 16 al King
«Siciliane», il raffinato volume
edito da Angelo Scandurra per
la collana «Efesto» de Il Girasole
Edizioni, sarà presentato
sabato 16, alle ore 16, al
cinema King, contestualmente
alla proiezione, anche questa in
prima nazionale, del
documentario
«L’Antigattopardo. Catania
racconta Goliarda Sapienza»
che ripercorre la tre giorni
catanese dedicata alla grande
scrittrice nel settembre scorso,
promossa e curata da Pina
Mondolfo. Il documentario di
Alessandro Aiello e Giuseppe Di
Maio, con le interviste di
Ornella Sgroi, è sostenuto
dall’Associazione Documenta
e dalla Società italiana delle
Letterate. All’incontro
interverranno Pinella Leocata,
Pina Mondolfo, Angelo
Scandurra, Alessandro Aiello e
Giuseppe di Di Maio. Letture di
Egle Doria e Daniela Orlando.
“SOLOMINUSCOLASCRITTURA” DI SILVIA ROSA
Versi taciturni, parole «carne dell’anima»
«I
LA COPERTINA DEL VOLUME
Viaggio
di fede
tra i misteri
della Chiesa
n merito notevole della
Newton Compton è quello
di pubblicare libri di qualità
a basso prezzo. Tra questi è
da mettere l’ultimo lavoro di Simone Venturini, attualmente Officiale
dell’Archivio Segreto Vaticano e docente di Esegesi del Pentateuco alla
Pontificia Università della Santa Croce di Roma. «I grandi misteri irrisolti della Chiesa», 2012, pagg. 280 e un
ricco apparato bibliografico, euro
9,90, è un libro che si legge d’un fiato e con piacere dalla prima all’ultima pagina, perché Venturini, pur
trattando una materia molto controversa per sua natura come la religione, in cui il fattore “fede” spesso rimuove gli interrogativi della
scienza, della ragione, sa porre le
questioni e soprattutto sa raccontarle.
Che è sempre il modo migliore
per catturare i lettori, soprattutto
gli scettici o gli indifferenti. Perché,
e questo è un merito dell’autore,
Venturini non dà certezze, non fa
del suo racconto argomento di fede.
Pone questioni. E questo, al lettore
attento, basta.
Conoscitore delle lingue che alle
parole di Gesù Cristo hanno dato
diffusione universale, il greco e il latino, ma anche della lingua che Gesù apprese infante e in cui predicò,
l’ebraico, Venturini fonda ogni sua
analisi sul significato delle parole,
specialmente per fatti e personaggi
dell’Antico Testamento, dove il rapporto tra parola e significato è molto stretto e cogente.
È un viaggio affascinante attraverso momenti della storia della
Chiesa che ancora sollecitano domande, che intrigano perché si collocano nella dimensione liminare
tra umano e sovrumano.
Come il significato del divieto di
mangiare dall’albero del bene e del
male e del peccato originale. O il
grande mistero di Enoch, salvato dal
diluvio e rapito nel cielo da Dio nella condizione di estasi, poi sperimentata da Pietro e Paolo. O il rapimento di Elia su un carro di fuoco, su
cui – scrive Venturini – è lecito chiedersi se si tratti di Unidentified
Flying Objects, ossia di Ufo. Se Elia
sia stato rapito da alieni, aggiunge lo
studioso, non è possibile rispondere.
Tuttavia, una cosa si può dire: quelle visioni di intensa luminosità celeste («gran parte delle apparizioni
appartengono al mondo di Dio, fondamentalmente costituito dalla luce») avvengono sempre in momenti di crisi epocale, «così come – precisa Venturini – le apparizioni mariane, soprattutto le più importanti
come quelle di Fatima e Medjugorje,
si verificano sempre in periodi difficili, come per esempio quello che la
Chiesa e il mondo stanno attraversando».
Le dimissioni, inattese, impreviste, stupefacenti, già entrate nella
Storia, di papa Benedetto XVI dal
soglio pontificio, ne sono – senza
alcun dubbio – il segno più drammaticamente eloquente.
Ritorno alla lingua madre
Le poesie in siciliano
di Goliarda Sapienza
nalmente, scopra questa sua grande figlia».
La pubblicazione di queste preziose poesie
inedite, le uniche in siciliano, avviene per le
imperscrutabili vie delle affinità elettive. Angelo Scandurra, con il suo potente e generoso amore per la sua terra e i suoi figli ribelli,
aveva promosso la presentazione della prima
biografia di Goliarda Sapienza alla Biblioteca
universitaria regionale e poi, nel settembre
scorso, si è fatto parte attiva del «Viaggio
sentimentale e letterario nella Catania di Goliarda Sapienza» voluto e realizzato da Pina
Mondolfo per la Società delle Letterate. Di qui
l’idea di rivolgersi al marito e curatore delle
opere di Goliarda Sapienza per potere pubblicare un testo della scrittrice catanese nella
sue pregiate edizioni «Il Girasole». Angelo
M I L SAGG I O M
l linguaggio è uno specchio della mente in
un senso profondo e significativo; è un
prodotto dell’intelligenza umana, ricreato ex novo in ogni individuo mediante
operazioni che si situano ben oltre il limite della volontà e della consapevolezza». Leggendo “SoloMinuscolaScrittura” di Silvia Rosa, edito da “La Vita Felice”, prefato da Giorgio Bàrberi Squarotti, sovviene
la riflessione di Chomsky. Siamo in presenza di una
prosa poetica che non sfugge il silenzio, bensì lo accoglie in policroma (faconda) pienezza. Taciturne,
“le parole sono carne tenera dell’anima, l’alfabeto di
occhi mani labbra che siamo, eterni a svanire”.
Con verità cristallina, “a denti stretti”, l’autrice
partecipa il lettore del proprio “precipitare nell’ansa nuda di parole”. Indaga le geografie del tempo,
pur (talvolta) assente da se stessa, instancabile, pur
(talvolta) stanca dell’immobilità che la “preme contro i minuti sbeccati taglienti dei giorni che scorro-
no in fretta, e si sbriciolano”. Sveste i propri dubbi
esistenziali, “bolo indigesto che ulcera la coscienza”.
Sul “candore delle pagine” adagia desideri cosmici,
riconoscibili, anche quando taciuti, “vorrei che ci
scambiassimo le fiabe, e le dolcezze che teniamo
nascoste al mondo intero, […], il tempo di un sospiro di piacere che tremi il cuore e frani cielo e terra
fino all’origine di (un) noi - possibile”. Ebbene, cardine è l’amore, che, insegna Feuerbach, è passione,
contrassegno della vita, senza il quale, ricorda semplicemente l’autrice, “i giorni (e le notti) precipitano nel vuoto”. «Scrivo per raccontare il mondo, visto coi miei occhi, a me e a gli altri, come si raccontano le fiabe perché aiutino a superare la notte e a
guardare senza (troppa) paura le ombre, e poi scoprire che le ombre nascono dalla luce che si muove
intorno ai nostri passi - spiega la Rosa -. Scrivo per
necessità, non vorrei scrivere, scrivo con difficoltà e
fatica, le parole molte volte non ci sono, devo cer-