Compagnia della MAGNOLIA - 14-15 - GAi
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Compagnia della MAGNOLIA - 14-15 - GAi
PICCOLA COMPAGNIA DELLA MAGNOLIA > distribuzione 2014 - 2015 ATRIDI / METAMORFOSI DEL RITO creazione 2014 > progetto IL VIAGGIO DEGLI ATRIDI 14/16 Piccola Compagnia della Magnolia in coproduzione con Europe&Cies/Festival Printemps d' Europe-Lyon, Festival Benevento Città Spettacolo, con il sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia regia di Giorgia Cerruti con Davide Giglio, Giorgia Coco, Camilla Sandri, Ksenija Martonivic, Matteo Rocchi, Virginia Ruth Cerqua ZELDA / Vita e morte di Zelda Fitzgerald creazione 2014 Produzione Piccola Compagnia della Magnolia Uno spettacolo di Giorgia Cerruti e Davide Giglio Con Giorgia Cerruti HAMM-LET / Studio sulla Voracità Trilogia dell’Individuo – Prima creazione Da Shakespeare, Laforgue, Muller, Pasi, Moscato con Davide Giglio, Giorgia Cerruti, Agla Germanà Regia di Giorgia Cerruti Piccola Compagnia della Magnolia con il sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia, in collaborazione con Théâtre Durance / Scène Conventionnée (France) e Corte Ospitale di Rubiera (Mo) OTELLO / Studio sulla Corruzione dell’ Angelo Trilogia dell’Individuo – Seconda creazione Da Shakespeare e John Milton con Davide Giglio, Giorgia Cerruti, Anna Montalenti Regia di Giorgia Cerruti Piccola Compagnia della Magnolia con il sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia, in collaborazione con Théâtre Durance / Scène Conventionnée (France) e Corte Ospitale di Rubiera (Mo) TITUS / Studio sulle Radici Trilogia dell’Individuo – Terza creazione Da Shakespeare con Davide Giglio Regia di Giorgia Cerruti Piccola Compagnia della Magnolia con il sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia LA CASA DI BERNARDA ALBA / spettacolo per marionette vive Da Federico Garcia Lorca COPRODUZIONE PICCOLA COMPAGNIA DELLA MAGNOLIA e THÉÂTRE DE L’ÉPÉE DE BOIS – CARTOUCHERIE DE VINCENNES di Parigi Regia di Antonio Díaz-Floriàn con Giorgia Cerruti, Luisa Accornero, Andrea Romeri, Agla Germanà, Cecilia Bozzolini, Ksenja Martinovic MOLIERE O IL MALATO IMMAGINARIO da Molière COPRODUZIONE PICCOLA COMPAGNIA DELLA MAGNOLIA e THÉÂTRE DE L’ÉPÉE DE BOIS – CARTOUCHERIE DE VINCENNES di Parigi Con il sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia Regia di Antonio Díaz-Floriàn con Davide Giglio, Giorgia Cerruti, Fabrizia Gariglio, Anna Montalenti, Pierpaolo Congiu, Luca Busnengo. 1 ATRIDI / METAMORFOSI DEL RITO creazione 2014 > progetto IL VIAGGIO DEGLI ATRIDI 14/16 Piccola Compagnia della Magnolia in coproduzione con Europe&Cies/Festival Printemps d' Europe-Lyon, Festival Benevento Città Spettacolo, Teatro Abitato / Teatro Fassino di Avigliana, con il sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia, in partenariato con Alliance Française/Torino. regia di Giorgia Cerruti con Davide Giglio, Giorgia Coco, Camilla Sandri, Ksenija Martonivic, Matteo Rocchi, Virginia Ruth Cerqua Contributi da Hofmannsthal, Yourcenar, Eschilo, Sofocle, Euri pide, Maraini, Manfridi , Gi raudoux, Strauss, Sartre Realizzazione scene, suono e luci: atelier Pcm – Riccardo Polignieri Realizzazione costumi: atelier Pcm – Gaia Paciello ATRIDI / Metamorfosi del Rito è la voglia di continuare a ragionare (dopo Hamm-Let, Otello, Titus), sui rapporti familiari nell’ attimo esatto in cui degenerano, collassano, trasformano la forza proficua dell’amore in incontrollata passione; è la voglia di interrogarsi sul limite che sancisce la separazione dell’ Eros dai legami di sangue. In questo voluminoso affresco di famiglia rappresentato dagli Atridi, troviamo la piccola e la grande storia dell’umanità e crediamo di scorgere una parte di noi stessi in ogni vissuto dei protagonisti. È sconvolgente scoprire fino a che punto i legami familiari tra gli Atridi siano incisi nella nostra memoria collettiva come archetipi: stiamo evocando amori sconfinati tra padre e figlia, lutti che la memoria non supera, segreti che le crepe dei muri a stento trattengono, solitudini imposte che gridano vendetta. Ogni famiglia nel mondo ha le proprie regole, sconosciute all’esterno, ha i propri “panni sporchi” con cui fare i conti e ogni elemento di quel “clan” vive il proprio dramma individuale. Eppure ci pare che “i fatti” accaduti agli Atridi possano invece rivelare il dramma di tutti, con una temperatura vitale che allerta la coscienza personale e collettiva. Le ragioni del teatro e della vita si sono assimilate davanti ai nostri occhi, fino a mostrarci urgente la creazione di questo nuovo lavoro. Intensificando una personale ricerca teatrale sull’antinaturalismo, Magnolia prosegue anche qui l’indagine etica ed estetica sulla verità nella finzione, dichiarando una teatralità ostinatamente tesa a veicolare un senso attraverso l’emozione. ATRIDI / Metamorfosi del Rito è il cuore artistico de “IL VIAGGIO DEGLI ATRIDI”: un progetto politico e artistico che cerca di creare luoghi e modi per far stare insieme la gente, perché le persone si conoscano e capiscano. Lo spettacolo getta ancora una volta - nella storia della Piccola Compagnia della Magnolia - le basi per la creazione di una troupe internazionale permanente. E lo fa con un’ équipe che mescola nuovi compagni con elementi storici della compagnia. Lo spettacolo - in distribuzione da giugno 2014 - porterà inoltre la troupe in giro per l’Europa nell’arco del 2014-16 nell’ambito di residenze artistiche che permetteranno al lavoro di avanzare grazie all’incontro con le persone, grazie alla raccolta di interviste, materiali fotografici e video chiamati RITRATTI DI FAMIGLIA: una carovana di volti e voci che si accumuleranno e che porteremo con noi in ogni tappa del percorso. Durante le varie tappe del viaggio, vi saranno alcuni SGUARDI MAESTRI, momenti in cui interrogarsi sull’arte grazie all’incontro tra la Piccola Compagnia della Magnolia e maestri dell’arte contemporanea, a cavallo tra teatro, arte visiva e cinema. Connettere tra loro le persone, gli artisti, e dall’incontro raccogliere il senso impellente del fare teatro oggi. Dal 2016, le testimonianze raccolte diverranno un prezioso materiale di indagine sull’individuo/famiglia, sfoceranno in un film-documentario dal titolo ATRIDI – RITRATTI DI FAMIGLIE e saranno una rete viva di relazioni raccontate al pubblico dei teatri che accoglieranno ATRIDI / Metamorfosi del Rito. Recensioni e foto sul sito www.piccolamagnolia.it LINK VIDEO http://www.youtube.com/watch?v=Be30d6ApA6c TAMBURO DI KATTRIN – AMILIO NIGRO: … competenza, dedizione al lavoro, padronanza della materia e talento puro. Un teatro d’arte. KLP – GABRIELLA ZENO: …lo stile sempre molto forte della Cerruti, che unisce una matrice grotowskiana ad interessanti apporti da discipline artistiche orientali. 2 ZELDA / Vita e morte di Zelda Fitzgerald creazione 2014 Produzione Piccola Compagnia della Magnolia Uno spettacolo di Giorgia Cerruti e Davide Giglio Con Giorgia Cerruti Zelda Sayre Fitzgerald (Montgomery, 1900 – Asheville, 1948). Fu moglie dello scrittore Francis Scott Fitzgerald. Autrice nel 1932 del meraviglioso romanzo autobiografico Save Me the Waltz (Lasciami l'ultimo valzer), morì all'età di quarantasette anni in circostanze oscure nell'incendio dell'ospedale psichiatrico sull'altopiano di Asheville - l'Highland Hospital - in cui era ricoverata a causa della sua instabilità mentale dovuta ad una grave forma di schizofrenia e a frequenti problemi con alcol e droghe. Per i suoi atteggiamenti anticonvenzionali e spregiudicati è stata spesso considerata una sorta di proto-femminista. Zelda e Fitzgerald, uniti da una tormentosa e struggente storia d’amore, sono stati un'icona della nuova Età del jazz in America e successivamente sono diventati negli anni ’20 un modello per l’Europa, attraversata dalla coppia durante i lunghi ed estenuanti ricoveri di Zelda. Zelda è sepolta assieme al marito al St. Mary's Catholic Cemetery di Rockville, Maryland. Con questo lavoro Piccola Compagnia della Magnolia approfondisce ulteriormente la propria ricerca teatrale nella sintesi tra ricerca formale e densità emotiva, affidando alla figura irriducibile di Zelda la metafora di un’inesausta ricerca del sublime. Uno spettacolo delicato e struggente, che alterna momenti poetici e tratti grotteschi, avvolgendoli in un nauseabondo odore di rose rosa. In distribuzione da maggio 2014 3 TRILOGIA DELL’INDIVIDUO – PRIMA CREAZIONE HAMM-LET / Studio sulla Voracità Da Shakespeare, Laforgue, Muller, Pasi, Moscato Piccola Compagnia della Magnolia con il sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia, in collaborazione con Théâtre Durance / Scène Conventionnée (France) e Corte Ospitale di Rubiera (Mo) con Giorgia Cerruti – Gertrude Agla Germanà – Ofelia Davide Giglio – Hamm-Let ELABORAZIONE e REGIA Giorgia Cerruti Musiche di Nyman, Armstrong, Morin, Transiberian Orchestra, Portishead, Rita Pavone, Mia Martini REALIZZAZIONE SCENOGRAFIA E COSTUMI Claudia Martore, Alessandro Di Blasi – Atelier PCM DISEGNO LUCI Riccardo Polignieri EFFETTI SONORI G.u.p. GRAFICA Fabio Sgorlon FOTO DI SCENA e VIDEO Alessandro Mattiolo Da tempo la PCM sentiva la necessità di lavorare sul mondo di Amleto per indagarne due aspetti precisi: da un lato - quello più strettamente tecnico – c’era l’urgenza di misurarsi con il verso shakespeariano, cercando di capire come “dirlo” in scena rispettandone la metrica e la musicalità e attraversando la lingua inglese per poi tornare al nostro italiano. Una ricerca tesa a veicolare la plasticità, l’intelligibilità e la potenza evocativa dei versi del drammaturgo con una modalità che potesse gettare un ponte tra l’antico e la nostra contemporaneità così inquieta e poetica. Dall’altro lato l’interesse per Shakespeare si è focalizzato sulla storia personale di Hamlet che si insinua tra le più trionfali vicende del regno di Danimarca. L’uomo Hamlet e il sentimento dell’Amore quando oscilla tra le pulsazioni dell’innamoramento e il vizio della possessione. Hamm-Let/Studio sulla Voracità diventa così uno spettacolo sull’ Amore quando l’Amore è cortese, spietato, vorace, quando è agli inizi e sembra per tutta la vita ma poi un tradimento arriva a negarne l’esistenza, quando l’Amore diventa sfrenata ed incestuosa lussuria, quando si ride d’amore e ci si sente immortali, quando Amleto è il frutto della Donna e dalla donna è divorato, quando non si dovrebbe mai parlare d’amore perché le parole tradiscono e l’intelletto cristallizza il nostro umano sentire in maniera ineluttabile. Partendo dall’inesauribile capolavoro di Shakespeare e attraversando il linguaggio cruento di Muller, Hamm-Let/Studio sulla Voracità racconta di Amleto-Gertrude-Ofelia, tre nature che per amore si annullano a vicenda eliminando il proprio doppio, quella parte malagevole di sé che ha contagiato l’altro e che ora si ritorce sui protagonisti come una macchina infernale che divora i rapporti tra una madre ed un figlio e tra due amanti. La ricerca su Hamlet ci ha mostrato - dietro alla tragedia di vendetta - un nodo non risolto nell’animo di Amleto rispetto alla femmina da lui ingigantita quasi a divenirne il fantoccio e immediatamente negata sino a causarne la morte. Solo così Amleto “digerisce” la donna e può finalmente morire da intellettuale, dando voce e nome al silenzio che lo ricopre. Il lavoro nelle prove è devoto alla parola e cerca le possibilità per contenere il verso shakespeariano e allo stesso tempo cogliere una modalità estetizzante che avvolga il freddo testo di Muller. Sono dunque le parole a plasmare i volti e i corpi degli attori, a governarli secondo la loro musica, a renderli poetici. E la partitura musicale può diventare un’ossessione elettronica che informa l’agire degli attori in scena oppure un’aria straziante che accompagna Ofelia verso l’acqua o ancora Gertrude che - bulimica – consuma il suo lauto pranzo sul corpo senza vita di Hamm-Let sulle note di Mia Martini. Le suggestioni rispetto all’ambiente, ai costumi e all’ “aria che si respira” arrivano dal teatro giapponese, dall’opera barocca ma anche da un mondo sacro, quasi che il regno di Hamm-Let fosse una cattedrale in rovina tra macerie di debordante femminilità. Proseguendo il lavoro della compagnia sull’antinaturalismo e sull’artificio come devianza dal verosimile, ecco che i corpi tesi, le voci deformate, la scomposizione gestuale si sposano alla ricerca sui costumi e sul trucco fornendo l’accesso ad uno spettacolo poetico e crudele, dove si affonda nella carne viva, dove ancora e sempre sia l’emozione a veicolare il senso. Recensioni e foto sul sito www.piccolamagnolia.it - Link Video http://vimeo.com/4614397 LA MARSEILLAISE – AVIGNON OFF : …Un superbe travail de mise en scène de Giorgia Cerruti et on remarque le jeu d’acteur de Davide Giglio dans le rôle de Hamlet. LA STAMPA – OSVALDO GUERRIERI : …Un bel lavoro, impegnato e denso di motivi poetici salutato alla fine da scroscianti applausi. KLP – Bruno Bianchini: …fra barocco e kabuki, in una cifra stilistica fortemente orientata verso la tradizione orientale, Shakespeare incontra anche Nekrosius. 4 TRILOGIA DELL’INDIVIDUO – SECONDA CREAZIONE OTELLO / Studio sulla Corruzione dell'Angelo Dall’opera di William Shakespeare e Paradiso Perduto di John Milton Piccola Compagnia della Magnolia con il sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia, in collaborazione con Théâtre Durance / Scène Conventionnée (France) e Corte Ospitale di Rubiera (Mo) Con Anna Montalenti / Desdemona Davide Giglio / Otello Giorgia Cerruti / Iago ELABORAZIONE e REGIA Giorgia Cerruti REALIZZAZIONE SCENOGRAFIA Alberto Pastore e Blumig Ferrofficina DISEGNO LUCI E SUONO Riccardo Polignieri REALIZZAZIONE COSTUMI Atelier PCM - Alessandro Di Blasi OTELLO Studio sulla Corruzione dell'Angelo è la seconda creazione di un percorso definito “Trilogia dell'Individuo” che ha avuto inizio con HAMMLET/Studio sulla Voracità e che termina con TITUS / Studio sulle Radici. Cosa avviene quando un individuo viene spinto sul ciglio dell’abisso da una passione corrotta? È possibile ancora tornare indietro? E quella passione distruttrice di cui parla Shakespeare può potenzialmente travolgerci tutti o si insinua soltanto negli animi fragili, dove trova abissi da popolare? Domande attorno alle quali si è costruito il nostro studio. Otello probabilmente è debole in amore: sente la forza dell'Eros ma non sa niente dell'amore come dono, come passione attiva, lo confonde con il benessere che prova nel sentirsi amato. E poi è un guerriero nel mondo, i nemici li incontra “in battaglia” – fuori da sé: di un nemico interno non ha idea; che nello stesso uomo si dia battaglia, neanche se l'immagina. Ecco perché Iago risulta pericoloso. Ed ecco perché, se c'è un traditore in questo dramma, secondo noi è Otello: è lui che si abbandona a Iago e fa di Desdemona un demonio. “Gli uomini dovrebbero essere sempre quello che sembrano”: questo sapiente comandamento diventa la causa scatenante della tragedia umana di Otello, Desdemona e Iago – accomunati dall’essere una cosa e sembrarne o diventarne un’altra agli occhi altrui. Iago prima e Otello dopo: come Satana, sono due angeli caduti, vittime della propria corruzione e di un fraintendimento della realtà; Desdemona diventa un sacrificio capace di scatenare il PanDemonio. Ecco dunque che Shakespeare – attraverso il sintomo della gelosia – indaga su una malattia difficilmente debellabile: il male e come esso penetra nel mondo. Iago ci indica che forse la Parola è lo strumento di questa rovina; la straordinaria forza con cui attecchisce nei cervelli di noi essere umani, ci fa vedere le cose, "incanta", fa incantesimi. La perdita di contatto con il reale, l’oscuramento del mondo, lo smarrimento, la non coscienza del potere abnorme della parola non sono tratti caratteriali di Otello ma un’universale e attualissima riflessione sulla friabilità dei rapporti tra noi esseri umani. Cosa avrebbe potuto salvare Desdemona, Iago e Otello ? Forse la Com-Passione, quel meraviglioso moto dell’animo, quella spontanea risposta dell’amore che ci fa immedesimare con l’altro, patire insieme, soffrire i mali altrui. Due attori in scena: gli "indivisibili" Otello e Desdemona e sopra di loro – isolato su una macchina scenografica incombente in legno e ferro - ecco provenire Iago/demiurgo/regista/sadico bambino/ragno predatore/agente del male. Un'atmosfera cupa e quasi medievale incontra il mondo di Shakespeare e - attraverso Iago - si burla metateatralmente del nostro, per riflettere in ultimo sulla cecità dello sguardo, di ieri e di oggi. L’indagine condotta prosegue il lavoro della PCM sull’innesto tra tradizione e ricerca, sull'antinaturalismo, sull'’abbraccio tra artificio / dichiarata teatralità e densità emotiva, alla ricerca di un senso tutto contemporaneo dell'agire umano. Recensioni e foto sul sito www.piccolamagnolia.it Link Video https://vimeo.com/37580003 5 TRILOGIA DELL’INDIVIDUO – TERZA CREAZIONE TITUS / Studio sulle Radici Ispirato a Titus Andronicus di William Shakespeare Piccola Compagnia della Magnolia con il sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia Con Davide Giglio ELABORAZIONE e REGIA - Giorgia Cerruti REALIZZAZIONE COSTUMI Atelier PCM - Alessandro Di Blasi TITUS / Studio sulle Radici è la terza tappa di un percorso shakespeariano denominato “Trilogia dell’Individuo” inaugurato con HAMM-LET / Studio sulla Voracità e proseguito con OTELLO / Studio sulla Corruzione dell’ Angelo. Dopo aver appena sfiorato Amleto e poi lottato con l’arduo Otello, Magnolia prova a spingere lo sguardo verso un nuovo Shakespeare, carico di potenza immaginifica e straziato nel cogliere il senso dei legami di sangue, la lotta permanente dell’ Uomo tra vendetta e perdono, il dilemma della definizione di civiltà versus barbarie in seno ad una Società democratica, ma dove la Natura con le sue leggi primordiali ha la meglio perché viene prima e viene da dentro all’ Uomo. Studiare le Radici. È studiare il sangue, i rapporti primari di parentela o comunque i rapporti senza mediazioni, di rito e mito. È dire a qualcuno “sangue mio” perché lui scorre in te, perché se recidono lui recidono te; lo dice un genitore al figlio, è un legame complesso e dolente che è al suo vertice tra padre e figlia nel Titus e che può essere accettato o respinto ma mai negato. È la recisione del legame essenziale della parte con il tutto: il legame tra figli e genitori, tra fratelli, il legame con i cari nonni che ti facevano ballare sulle ginocchia, un tuo bigliettino d’auguri che la nonna ha conservato scrupolosamente per anni e che - per sua volontà scritta - dovrà essere posto con lei nella tomba, il legame tra gli arti (mani, lingua….) e la totalità corporea. Si taglia sempre da un intero ! E pensiamo che inevitabilmente questo senso delle Radici - legato allo scorrere del Tempo – abbracci la percezione quotidiana e pacata della morte. “C’è la mia bambina qui ? C’è la mia bambina qui ?” chiede ripetutamente dolce e sfinito, tutto il giorno, il vecchio che osservo in una Clinica per malattie nervose. Cosa è successo ? Gli hanno reciso “l’arto” ? E ora la sua mente - non più lucida - zampilla sangue a fiotti. Questo signore non lo sa ma grazie a lui inizierà questo spettacolo. Partendo dal capolavoro di Shakespeare, abbiamo immaginato un viaggio fisico e mentale nell'esistenza di Titus: padre, soldato, corpo di Stato, un cortocircuito di sensazioni che riaffiorano alla memoria e non danno tregua. Titus diventa tragedia di Vendetta per vendicare le Radici offese. Titus è un tempo di lavoro sincero e turbolento, ancora una volta attorno a Shakespeare: un attore in scena - Davide Giglio, tra i fondatori della PCM - incarna Tito e inscena la propria vita instancabilmente, teme i fantasmi da sé stesso evocati, commemora e onora senza sosta i morti come un' espiazione o un dovere, pesca nel lago della memoria tessere di un mosaico di facce care e amate. Uno spazio scenico scarno, alcuni oggetti catalizzatori che infiammano il ricordo, un vasi di fiori su cui pregare, morti da lasciar andare e un cerchio che deve chiudersi per riposare, finalmente. C’è aria che si sprigiona tra le vesti, nella recitazione attenta a rispettare Shakespeare ma aperta anche al nostro dire, un’estetica antinaturalistica sempre attenta a dichiarare il teatro, la sua finzione, ma ostinatamente volta a cercare la verità e la densità emotiva in un equilibrio difficile da trovare ma che continua febbrilmente ad appassionarci. Recensioni e foto sul sito www.piccolamagnolia.it – Link Video http://vimeo.com/54785697 TAMBURO DI KATTRIN – EMILIO NIGRO: …Grotowski con fattezze da nouvelle vague. Artaud in camicia di forza, libero solo del fraseggiare.(…) Giglio è un animale da palco. Onda d’urto. Dermica. LA STAMPA – OSVALDO GUERRIERI: …Interpretato con profonda consapevolezza da un Davide Giglio che è un po’ padre e un po’ clown, un po’ giustiziere e un po’ vittima. KLP – RENZO FRANCABANDERA: …Piccola Compagnia della Magnolia è un sodalizio ormai consolidato fra i più fecondi e interessanti del nord ovest italiano.(…) 6 LA CASA DI BERNARDA ALBA spettacolo per marionette vive di F.G. Lorca COPRODUZIONE PICCOLA COMPAGNIA DELLA MAGNOLIA e THÉÂTRE DE L’ÉPÉE DE BOIS – CARTOUCHERIE DE VINCENNES di Parigi REGIA Antonio Dìaz-Floriàn con Giorgia Cerruti, Luisa Accornero, Andrea Romeri, Cecilia Bozzolini, Agla Germanà, Ksenija Martinovic “È la deformità delle nane che abbiamo scelto per rivelare la bellezza dell’anima. Nello spazio chiuso in cui gli uomini le costringono, le figlie di Bernarda aprono la breccia del sogno e dell’amore” Antonio Dìaz-Floriàn La casa di Bernarda Alba è l’estremo capolavoro di García Lorca, completato nel giugno 1936. Prima di partire per l’ultimo viaggio, nel tentativo di raggiungere la sua famiglia a Granada, Lorca affidò all’amico Nadal le pagine del manoscritto, dicendogli: ‘prendi questo, nel caso mi succedesse qualcosa’. Il 18 agosto, catturato dai nazionalisti, il poeta trovò la morte davanti al plotone d’esecuzione. La Bernarda Alba del regista Antonio Dìaz-Floriàn è uno spettacolo di grande impatto emotivo e visivo, che chiama il pubblico a condividere con gli attori un rituale di morte fortemente evocativo ; è una messa da requiem in cui la forza creativa di Lorca trova perfetta rispondenza nel travestimento grottesco cui sono sottoposte le attrici, costrette in una condizione fisica di nane tale da recitare in ginocchio. L’ispirazione deriva dalle Meninas di Velasquez e dalle figure terribili di Goya, in cui il dettaglio raccapicciante tocca vertici di purezza assoluta. La recitazione insistita, “barocca”, la mimica facciale ed il gesto vicini al gioco di maschera, il trucco straniante ed i costumi contribuiscono a creare quell’impressione di alterità e di devianza che è una condizione fisica ma soprattutto uno stato emotivo ed un nodo tematico evocato da Lorca. Lo spettacolo è realizzato in coproduzione con il Théâtre de l’Épée de Bois della Cartoucherie di Parigi, ed è il rifacimento italiano di una messa in scena che Antonio Díaz-Florián e la sua troupe hanno creato nel 2001, al Teatro Espada de Madera di Madrid. Si tratta di una collaborazione di grande prestigio per la Piccola Compagnia della Magnolia e un’occasione unica di mostrare al pubblico italiano il lavoro di un maestro del teatro europeo. Il Théâtre de l’Épée de Bois è stato fondato nel 1969 da Antonio Díaz-Florián, e ha sede presso la Cartoucherie de Vincennes (Parigi), insieme al Théâtre du Soleil di Ariane Mnouchkine. La troupe si caratterizza per una ricerca che combina il lavoro dell’attore, lo studio dello spazio scenico e il coinvolgimento dello spettatore. Gli autori che accompagnano la ricerca della troupe, sin dagli inizi, sono Shakespeare, Lope de Vega, Tirso de Molina, Camus, Lorca, Calderon, Marlowe. L’Épée de Bois si interessa inoltre a numerosi autori contemporanei, mettendo a confronto il lavoro della troupe con le contraddizioni dell’eredità storica della nostra società, attraverso una ricerca che unisce Teatro e Storia. Recensioni e foto sul sito www.piccolamagnolia.it TEATRO.ORG – ELENA SIRI: …Piccola Compagnia della Magnolia in un panorama culturale nazionale allo sfascio, in un paese che non è meritocratico, continua a produrre spettacoli meravigliosi... LA REPUBBLICA – GIULIO BAFFI: … In scena sette attrici in sorprendente gioco di squadra, per immagini strappate a crudeli dipinti di cupe nane in delirio dei sensi. EOLO – MARIO BIANCHI: …Un esempio coraggioso di come la tradizione possa essere coniugata alla ricerca. LA REPUBBLICA - ALFONSO CIPOLLA: … una capacità attoriale di grande levatura, una ricerca ritmica capace di segmentare e armonizzare al millimetro parola e gesto, il rigore assoluto mai fine a se stesso, la sensibilità per il tragico calato nel grottesco, l’essenzialità della scena che vive degli attori e del disegno registico. 7 MOLIERE O IL MALATO IMMAGINARIO Da Molière COPRODUZIONE PICCOLA COMPAGNIA DELLA MAGNOLIA e THÉÂTRE DE L’ÉPÉE DE BOIS – CARTOUCHERIE DE VINCENNES di Parigi REGIA Antonio Dìaz-Floriàn Direzione d’attore - Giorgia Cerruti con Davide Giglio, Giorgia Cerruti, Fabrizia Gariglio, Anna Montalenti, luca Busnengo, Pierpaolo Congiu. Ideazione costumi Abel Alba Realizzazione costumi Monica Vitello e Paola Bertello (Istituto di moda Mara Scalon di Torino) Bruna e Luisa Accornero - Atelier PCM Scenografia David Léon Realizzazione maschere Claudia Martore Luci Quique Peña Il lavoro sulla pièce del Malato Immaginario ha messo in luce – dietro l’immagine stereotipata dell’autore di “Commedie” – l’avventura di un uomo di Teatro adulato e detestato, cortigiano e sovversivo, applaudito e censurato, in un’epoca in cui gli ori di Versailles non riescono a nascondere l’odio delle coalizioni integraliste. Durante le prove, l’adattamento del testo si è indirizzato verso l’esigenza primaria di far ascoltare la voce di Molière, rivelando le realtà complesse che legano lo spettacolo ed il suo creatore, l’attore e la propria vita. Argan si spoglia della maschera della Commedia dell’Arte – in cui il vecchio avaro e ipocondriaco affronta l’universo ridicolo dei medici – e si avvicina a Jean Baptiste Poquelin detto Molière, direttore di troupe e attore che recita gli ultimi istanti della sua vita incarnando questo personaggio. La scena associa indissolubilmente Argan e Molière di fronte all’evoluzione della malattia ed al suo epilogo che culmina - come narra la biografia dell’autore - nella quarta rappresentazione del Malato Immaginario. L’ultima sera... “Mandò a chiamare i suoi attori e disse loro che quella sera si sentiva più indisposto del solito e che non avrebbe recitato se non si fossero presentati alle quattro in punto per recitare la commedia; “in caso contrario, disse, non potrò esserci e potrete rendere il danaro”. Gli attori tennero i lampadari accesi ed il sipario si alzò alle quattro in punto. Molière recitò con molta difficoltà, e la metà degli spettatori si accorse che pronunciando juro nella cerimonia del Malato Immaginario gli venne una convulsione. Avendo notato lui stesso che se ne erano accorti, fece uno sforzo e nascose con un riso forzato quanto successo. Quando la pièce fu terminata, egli prese la sua vestaglia, andò nel camerino di Baron e gli chiese cosa si diceva a proposito della sua pièce. Il signor Baron gli rispose che le sue opere davano sempre un felice risultato esaminandole da vicino e che tanto più erano rappresentate quanto più venivano apprezzate. “Ma, aggiunse, mi sembrate peggiorato rispetto a prima. È vero, gli rispose Molière; sento un freddo che mi uccide”. “Vita di Molière” di Grimarest Recensioni e foto sul sito www.piccolamagnolia.it PICCOLA COMPAGNIA DELLA MAGNOLIA Direzione Giorgia Cerruti Compagnia sostenuta dalla Regione Piemonte ai sensi della L.R. 68 – art.6 Sede legale: Via Cenischia 50/7 – 10139 Torino C.F. e P.IVA 08857980018 Sede operativa: TEATRO ABITATO – TEATRO FASSINO Via IV Novembre 19, Avigliana (to) Tel 011 19826586 – mail [email protected] www.piccolamagnolia.it - teatroabitato.it Per la distribuzione: Cecilia Romeri cell. 348 8442070 –– [email protected] 8