La strega di Portobello

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La strega di Portobello
LIBRO
IN ASSAGGIO
LA STREGA DI
PORTOBELLO
DI PAULO COELHO
La strega di Portobello
DI PAULO COELHO
PER S.F.X., SOLE CHE DIFFUSE LUCE E CALORE OVUNQUE, FULGIDO
ESEMPIO PER TUTTI COLORO CHE SANNO PENSARE OLTRE I PROPRI
ORIZZONTI.
Prima che tutte queste testimonianze lasciassero la mia scrivania per seguire
il destino che io avevo stabilito per esse, mi ero prefisso di trasformarle in un
libro tradizionale, nel quale una storia reale viene raccontata al termine di una
ricerca esaustiva.
Ho cominciato a leggere una serie di biografie che potessero aiutarmi a
scrivere il libro; e sono arrivato a una conclusione: l’opinione dell’autore nei
confronti del protagonista della vicenda finisce con l’influenzare il risultato
delle sue ricerche. Dal momento che non avevo la precisa intenzione di
esporre la mia personale opinione sui fatti, bensì di mostrare come la storia
della “strega di Portobello “ era stata vista dai suoi interpreti principali, ho
deciso di abbandonare l’idea del libro, pensando che fosse meglio trascrivere
semplicemente quello che mi era stato raccontato.
Heron Ryan, 44 anni, giornalista
Nessuno accende una lampada per nasconderla dietro la porta: lo scopo della
luce è diffondere dell’altra luce intorno, far aprire gli occhi, mostrare le
meraviglie circostanti.
Nessuno offre in sacrificio la cosa più importante che possiede: l’amore.
Nessuno consegna i propri sogni nelle mani di coloro che possono
distruggerli. Eccetto Athena.
Molto tempo dopo la sua morte, la sua antica maestra mi chiese di
accompagnarla nella cittadina di Prestonpans, in Scozia. Lì, avvalendosi di
una legge feudale che sarebbe stata abolita il mese successivo, la città aveva
concesso ufficialmente il perdono a 81 persone — e ai loro gatti — giustiziate
per pratiche di stregoneria tra il XVI e il XVII secolo.
Secondo il portavoce dei baroni di Prestoungrange e Dolphinstoun, “la
maggior parte di quegli individui era stata condannata senza alcuna prova
concreta, unicamente sulla base di testimoni d’accusa che avevano dichiarato
di avvertire la presenza di spiriti maligni”.
E perfettamente inutile ricordare di nuovo gli eccessi dell’Inquisizione, le sue
sale di tortura e i suoi roghi ardenti di odio e di vendetta. Ma, durante il
viaggio, Edda ripeté varie volte che, in quel gesto, c’era qualcosa che non
poteva accettare: il quattordicesimo barone di Prestoungrange e Dolphinstoun
e la città stavano “concedendo il perdono” a persone giustiziate crudelmente.
“Siamo nel XXI secolo, e i discendenti dei veri criminali — quelli che uccisero
degli innocenti — si ritengono ancora in diritto di ‘perdonare’. E qualcosa che
sai bene, Heron.
Lo sapevo. Sta cominciando a diffondersi una nuova caccia alle streghe:
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questa volta l’arma non è il ferro arroventato, bensì l’ironia o la repressione.
Chiunque scopra casualmente di possedere un dono e osi parlare della
propria capacità, viene guardato con diffidenza. E allora il marito, la moglie, il
padre, il figlio — il beneficiano di una simile grazia — invece di esserne
orgoglioso, finisce per proibire qualsiasi accenno all’argomento, per paura di
esporre la famiglia al ridicolo.
Prima di conoscere Athena, pensavo che si trattasse soltanto di una maniera
disonesta di sfruttare la disperazione degli uomini. Il mio viaggio in
Transilvania per il documentario sui vampiri era anche un modo per mostrare
come le persone vengano ingannate facilmente: per quanto assurde possano
sembrare, talune credenze permangono nell’immaginario degli esseri umani e
finiscono per venir usate da gente senza scrupoli. Quando visitai il castello di
Dracula — ricostruito solo per dare ai turisti la sensazione di trovarsi in un
luogo particolare —, fui avvicinato da un funzionario del governo: mi lasciò
intendere che, alla fine, avrei ricevuto un regalo “piuttosto significativo” (usò
queste parole) qualora il film fosse stato trasmesso dalla BBC. Secondo quel
tizio, stavo contribuendo ad accrescere l’importanza della leggenda, e questo
meritava di essere ricompensato generosamente. Una delle guide disse che il
numero di visitatori aumentava di anno in anno e che ogni riferimento al luogo
sarebbe risultato positivo, anche se si fosse affermato che il castello era un
falso, che il personaggio storico di Vlad Dracul non aveva alcun nesso con il
mito e che tutta la faccenda non era altro che il delirio di un irlandese (Nd.R.:
Bram Stoker), il quale non aveva mai visitato la regione.
In quel preciso momento capii che, per quanto rigorosamente avessi trattato i
fatti, avrei involontariamente collaborato alla mistificazione: anche se con il
mio servizio intendevo proprio demistificare quel luogo, sapevo che le
persone credono a ciò che desiderano. La guida aveva ragione: in fondo,
avrei collaborato a diffondere un’ulteriore propaganda. Rinunciai subito al
progetto, pur avendo investito una discreta somma nel viaggio e nelle
ricerche.
Comunque, alla fine, quel viaggio in Transilvania avrebbe avuto un impatto
enorme sulla mia vita: lì conobbi Athena, quando era alla ricerca della madre.
Il destino — un misterioso, implacabile destino — ci mise l’uno di fronte
all’altra in una hall insignificante di un albergo ancora più insignificante. Fui
testimone della sua prima conversazione con Deidre — o Edda, come ama
farsi chiamare. Quasi fossi lo spettatore di una scena recitata da me stesso,
assistetti all’inutile lotta intrapresa dal mio cuore per non lasciarmi sedurre da
una donna che non apparteneva al mio mondo. Applaudii quando la ragione
perse la battaglia, e mi rimase la sola alternativa di abbandonarmi e di
accettare che ero innamorato.
Questa passione mi ha portato ad assistere a rituali dei quali non avrei mai
immaginato l’esistenza, a due materializzazioni, a trance. Pensando di essere
accecato dall’amore, ho dubitato di tutto: ma, anziché paralizzarmi, il dubbio
mi ha spinto verso oceani di cui non ero in grado di ammettere nemmeno la
presenza. E stata questa forza che, nei momenti più difficili, mi ha permesso
di affrontare il cinismo di altri giornalisti amici e di scrivere di Athena e del suo
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lavoro. E visto che l’amore è ancora vivo, anche se ormai Athena è morta,
quella forza è sempre presente, sebbene io desideri soltanto dimenticare ciò
che ho visto e appreso. Avrei potuto navigare in quel mondo solo tenendo per
mano Athena.
Quelli erano i suoi giardini, i suoi fiumi, le sue montagne. Ora che se n’è
andata, ho bisogno che tutto torni rapidamente a essere come prima: mi
concentrerò maggiormente sui problemi del traffico, sulla politica estera della
Gran Bretagna, su come amministrano le entrate derivanti dalle nostre tasse.
Voglio tornare a pensare che il mondo della magia sia solo un trucco ben
congegnato. Che le persone siano superstiziose. Che le cose che la scienza
non può spiegare non abbiano alcun diritto di esistere.
Quando le riunioni a Portobello cominciarono a diventare incontrollabili,
innumerevoli furono le discussioni sul suo comportamento, anche se oggi
sono felice che lei non mi abbia mai ascoltato. Se può esistere una
consolazione nella tragedia di perdere qualcuno che amiamo profondamente,
essa è costituita dalla speranza — necessaria e insopprimibile — che forse è
stato meglio così.
Io mi sveglio e mi addormento con una simile certezza: è stato meglio che
Athena se ne sia andata prima di scendere negli inferi di questa terra. Non
avrebbe mai più potuto godere della pace dello spirito dopo gli avvenimenti
che la fecero diventare la “strega di Portobello”. Il resto della sua vita sarebbe
stato un amaro scontro tra i suoi sogni personali e la realtà collettiva.
Conoscendo la sua natura, avrebbe lottato sino alla fine, avrebbe sprecato le
proprie energie e la propria gioia nel tentativo di dimostrare qualcosa a cui
nessuno — assolutamente nessuno — è disposto a credere.
Chissà, avrà cercato la morte come un naufrago cerca un’isola. Avrà vagato
per molte stazioni della metropolitana all’alba, aspettando qualcuno che la
aggredisse — qualcuno che non arrivava. Avrà camminato per i quartieri più
malfamati di Londra, in cerca di un assassino che non si mostrava mai. Avrà
provocato l’ira dei rozzi, incapaci di dar sfogo alla loro rabbia.
Finché è riuscita a farsi assassinare brutalmente. Ma, in realtà, quanti di noi
rifuggono dal vedere le cose importanti della vita scomparire da un momento
all’altro? E non mi riferisco solo alle persone, ma anche ai nostri ideali e
sogni: possiamo resistere un giorno, una settimana, qualche anno, eppure
siamo sempre condannati a perdere. Il nostro corpo è ancora vivo ma, prima
o poi, la nostra anima finisce per subire un colpo mortale. Un delitto perfetto,
in cui non sappiamo chi abbia assassinato la nostra gioia, per quali motivi sia
stato perpetrato quel crimine e dove siano i colpevoli.
Ma questi colpevoli — che non dicono i loro nomi — avranno coscienza dei
propri gesti? No, penso di no, perché anch’essi sono vittime della realtà che
hanno creato — per quanto siano depressi, arroganti, impotenti e forti.
Non capiscono e non capirebbero mai il mondo di Athena. Per fortuna che mi
sto esprimendo così: “il mondo di Athena” Sto finalmente accettando che lei
era lì di Passaggio, alla stregua di un favore, come qualcuno che si trovi in un
bellissimo palazzo, mangi le pietanze più succulente, consapevole tuttavia
che si tratta solo di una festa, che quella magione non gli appartiene, che il
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cibo non è stato comprato con il suo denaro e che, a un certo momento, le
luci si spegneranno, i padroni di casa andranno a dormire, i domestici si
ritireranno nelle loro stanze, la porta si chiuderà... E allora si ritroverà di nuovo
fuori, in attesa di un taxi o di un autobus, per far ritorno alla mediocrità del
quotidiano.
Ecco, io sono sulla via del ritorno, O, per meglio dire, una parte di me sta
tornando verso questo mondo in cui ha senso soltanto ciò che vediamo,
tocchiamo e possiamo spiegare. Voglio vivere nuovamente le multe per
eccesso di velocità, le persone che discutono davanti ai bancomat, le eterne
lamentele sul tempo, i film dell’orrore e le gare di Formula 1. Questo è
l’universo con cui dovrò confrontarmi per il resto dei miei giorni: mi sposerò,
avrò dei figli, e il passato sarà un ricordo lontano che, alla fine, mi porterà a
domandarmi nelle ore del giorno: come ho potuto essere tanto cieco? Come
ho potuto essere così ingenuo?
So anche che, durante la notte, un’altra parte del mio essere continuerà a
vagare nello spazio, in contatto con cose che sono altrettanto reali del
pacchetto di sigarette e del bicchiere di gin che ho davanti a me. La mia
anima danzerà con quella di Athena; io sarò insieme a lei fintantoché dormirò;
mi sveglierà sudato, andrò in cucina a bere dell’acqua, comprenderà che per
combattere i fantasmi bisogna servirsi di mezzi che non appartengono alla
realtà. Allora, seguendo i consigli di mia nonna, metterà una forbice aperta sul
comodino, e così reciderà il seguito del sogno.
L’indomani, guarderò la forbice con un moto di pentimento. Ma io devo
riadattarmi a questo mondo, o finirò per impazzire.
Aggiornata il giovedì 17 aprile 2008
Edizione Mondolibri S.p.A., Milano
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