UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA TESI DI MASTER Relatore

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA TESI DI MASTER Relatore
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA
MASTER DI I LIVELLO
EDUCATORE ESPERTO PER LA DISABILITÀ SENSORIALI
TESI DI MASTER
BARRIERE ARCHITETTONICHE VIRTUALI E ACCESSIBILITÀ
Relatore
Dott. W.J. Bertozzo
Specializzanda
Dott.sa Viviana Mannoia
Anno Accademico
2010-2011
2
Sommario
Introduzione ............................................................................................................... 4
Capitolo I .......................................................................................................................... 17
1.1 Definizione di ipovedente e non vedente .................................................... 17
1.2 storia dell’educazione del non vedente........................................................ 23
1.2.1 l’antichità all’età dei lumi ........................................................................................ 23
1.2.3 Valentin HAÜY ....................................................................................................... 26
1.2.4 louis braille .............................................................................................................. 27
1.2.5 il metodo braille ....................................................................................................... 29
capitolo II.......................................................................................................................... 32
la normativa italiana .......................................................................................... 32
2.1. la legge stanca e l’accessibilità .................................................................................. 35
capitolo III......................................................................................................................... 39
i prodotti d’ausilio............................................................................................................. 39
3.1 gli strumenti hardware ................................................................................................ 41
3.1.1 display o barra braille............................................................................................... 42
3.1.2 l’optacon .................................................................................................................. 45
3.1.3 stampanti braille....................................................................................................... 46
3.1.4 videoingranditori (cctv) ........................................................................................... 46
3.2 i software..................................................................................................................... 46
3
3.2.1 screen readers........................................................................................................... 46
3.2.2 i browser testuali:lynx.............................................................................................. 49
3.2.3 i browser vocali........................................................................................................ 50
conclusioni ........................................................................................................................ 60
sitografia................................................................................................................. 63
4
INTRODUZIONE
"L'uomo è un animale sociale.
Le persone non sono fatte per vivere da sole".
Seneca
L’uomo, in quanto animale sociale, ha bisogno di comunicare e,
in questi ultimi velocissimi 20 anni, la comunicazione è stata
strettamente legata alla rete, a internet, alla rapita trasmissione di
saperi e informazioni. La comunicazione da esigenza è diventata
necessità: in un mondo in cui l’azione del comunicare è inclusione,
intesa come sopravvivenza e acculturazione, chi non ha accesso
alle ICT è tagliato fuori dai circuiti dello scambio globale.
Grazie alle nuove tecnologie, e a tutto ciò che esse celano, è
possibile, infatti, annullare le distanze geografiche, concludere
transazioni e diffondere informazioni senza lo spostamento fisico
di uomini e/o cose. Tanto più sorprende, e fa riflettere,
l’indispensabilità del computer nel nostro quotidiano.
Considerando la sua recentissima invenzione sembra quasi assurdo
immaginare oggi la società moderna senza un PC collegato a
internet. La rete è una risorsa incommensurabile, che allarga gli
orizzonti e intesse una rete che abbraccia e stringe tutto il globo,
offrendo possibilità infinite e impensabili fino a qualche decennio
fa. Oggi è possibile comunicare in video-conferenza pur essendo a
migliaia di chilometri di distanza, di effettuare scambi commerciali
5
d’ogni tipo, inviare messaggi scritti e ricevere istantaneamente una
risposta, parlare in chat con persone sconosciute o amici troppo
distanti. Come scrive McLuhan 1 “con l’avvento del telegrafo i
messaggi poterono viaggiare più in fretta del messaggero. con il
telegrafo l’informazione si era staccata da materie solide come la pietra
e il papiro. il termine comunicazione è stato ampiamente usato con
riferimento alle strade, ai ponti, alle rotte navali, ai fiumi e canali, prima
di trasformarsi con l’era elettronica in movimento di informazione
successivamente all’invenzione del telefono”.
Se in passato si sosteneva che, con l’invenzione del telefono,
l’umanità fosse attaccata ad un filo, ora i fili si sono moltiplicati e
intrecciati diventando una rete. È come se il mondo si fosse
ristretto, le distanze annullate e il reale avesse proiettato la sua
immagine in un mondo che è, contemporaneamente, parallelo e
integrato.
Ma cosa accade a chi è escluso dall’accesso alle nuove tecnologie?
E chi per motivi fisici, congeniti o acquisiti, non riesca ad accedere
alla nuova comunicazione, è condannato a vivere fuori dalla
società? Da anni si è cercato di rispondere a questi quesiti
proponendo sempre la questione dell’accessibilità.
1
M. McLuhan, La galassia Gutenberg. Nascita dell’uomo tipografico, Roma, 1962.
6
Se già dagli anni Settanta del Novecento si è iniziato a studiare il
concetto di barriera architettonica, inteso alla creazione di percorsi
accessibili a tutti e senza ostacoli per le case, scuole, uffici e città
(pur avendo ancora molta strada da fare) anche nelle nuove
tecnologie esistono “barriere” architettoniche non meno difficili da
superare e la parola che appare in ogni testo è sempre la stessa:
accessibilità.
Ma cos’è l’accessibilità e come si è cercato negli ultimi vent’anni
di rispondere a questo quesito?
Il dizionario di DE MAURO, consultabile in rete, incorre però in
un’incoerenza particolarmente curiosa: da un lato offre una definizione di
“accessibilità” assolutamente generica, quale quella sopra riportata,
dall’altro mostra ben visibile, sulla prima pagina del proprio sito internet,
la seguente avvertenza:
Accessibilità. coloro che per la navigazione utilizzano strumenti diversi
da monitor, mouse o tastiera, che utilizzano un browser testuale o che
hanno difficoltà visive possono inviare le proprie impressioni d’uso al
webmaster.
Insomma, la parola “accessibilità”, almeno per i curatori del sito del DE
MAURO PARAVIA
online, ha un evidente significato specialistico, del
quale però non si trova riscontro nella corrispondente definizione del
dizionario. Occorre allora che ci si rivolga ad un’altra parola, seguendo
l’implicito consiglio dei vocabolari: se, cioè, l’accessibilità è la proprietà
7
dell’essere accessibile, forse possiamo saperne di più capendo cosa vuol
dire “accessibile”.
Riguardo a questa parola, la situazione è per fortuna molto più chiara.
Accanto ad alcuni significati figurati (“persona accessibile” nel senso di
affabile, cordiale, disponibile, e “prezzo accessibile” nel senso di
modico), tutte le fonti concordano nel riportare due significati, uno
proprio e uno figurato.
Per il VOCABOLARIO TRECCANI DELLA LINGUA ITALIANA, il significato
proprio di “accessibile” è: a cui è possibile accedere, che è di facile
accesso: “una località poco accessibile; rocca accessibile da due lati”.
In modo simile, il DE MAURO riporta: a cui si può accedere,
raggiungibile: “spiaggia accessibile solo dal mare” E così anche
il DIZIONARIO GARZANTI: cui si può accedere; raggiungibile: “un luogo
accessibile; una città non accessibile dal mare”.
Tutte e tre le fonti sono d’accordo anche sul significato figurato della
parola:
di nozione che s’intende facilmente: “sono concetti accessibili anche ai
fanciulli” (TRECCANI). di qualcosa comprensibile: “libri accessibili
anche ai bambini” (DE MAURO). comprensibile: “concetto accessibile”
(GARZANTI).
Si sono ottenute così abbastanza informazioni per arrivare a una prima
importante certezza: “accessibile” significa raggiungibile ma non
raggiungibile con difficoltà, come sarebbe la vetta di un’alta montagna
8
innevata ma raggiungibile con facilità, senza troppi sforzi, come per
esempio un citofono montato alla nostra altezza. Inoltre “accessibile” può
significare sia raggiungibile fisicamente, per mezzo del corpo, sia
raggiungibile mentalmente, con la comprensione, come un libro scritto
con semplicità.
L’accessibilità non è però soltanto il risultato del rispetto di un insieme di
norme tecniche ma anche e soprattutto di un modo diverso di pensare e
progettare i contenuti e la struttura dei siti rendendoli effettivamente
utilizzabili “da tutti”. Un sito accessibile è certamente fruibile dai
disabili, che hanno particolari esigenze e usano tecnologie assistive, ma è
anche navigabile, ad esempio, utilizzando connessioni lente, o media di
accesso tecnologicamente avanzati, come PDA, Palm, SmartPhone ed è
facilmente comprensibile senza avere bisogno di particolari competenze
specialistiche.
E’ quindi, in una parola, di semplice uso.
Presupponendo che la tecnologia debba migliorare e facilitare la vita e
non innalzare nuove barriere, nasce l’esigenza di progettare e realizzare
un sito accessibile e per farlo bisogna abbracciare una cultura di internet
differente da quella affermatasi finora. Rendere i siti web accessibili vuol
dire, infatti, offrire un contributo in termini di democratizzazione della
Rete, garantendo pari opportunità a tutti coloro che desiderano
comunicare attraverso internet ed allo stesso tempo allargando la base di
utenti che possono essere raggiunti da informazioni e servizi. Un sito
9
accessibile deve essere utilizzato pienamente da tutti: sia da chi ha una
disabilità fisica e/o sensoriale che rende necessario l’uso di tecnologie
assistive, sia da coloro che hanno difficoltà ad accedere al web a causa di
limitazioni tecniche (un computer meno recente, l’uso di strumenti
diversi dal PC, una connessione lenta...) o di scarsa dimestichezza con
internet.
Per realizzare un sito accessibile occorre seguire le precise norme di
progettazione stabilite dal WAI (Web Accessibility Initiative);
egualmente importante, però, è anche cambiare la mentalità con la quale
il sito stesso viene costruito. Un impegno che deve accomunare tutti
coloro che contribuiscono a realizzare un sito, dall’information architect
al designer fino allo sviluppatore, per trovare soluzioni alternative che
siano accessibili, e davvero usabili, per tutti. Un sito realizzato secondo
questi criteri sarà facilmente accessibile con i più diffusi sistemi
impiegati dai disabili (sintetizzatori vocali, ingranditori, strumenti braille,
dispositivi diversi da tastiera e mouse), mentre la struttura dei contenuti e
i servizi offerti risulta flessibile e adeguata anche agli utenti del web
meno esperti, nel rispetto dei principi di usabilità. Un sito accessibile,
quindi, è senza “barriere digitali” e idealmente va incontro alle esigenze
di tutti: a quelle dei disabili e a quelle dei “disabili tecnologici”, ovvero
tutte quelle persone che in un dato momento della vita, per diversi fattori
sociali, economici, fisici, di età, non riescono a utilizzare internet con
facilità.
10
Nel 1994 Tim Berners-Lee, l’inventore del web, fonda il World Wide
Web Consortium (W3C), l’organismo che si occuperà di elaborare tutte le
specifiche che sono alla base del web, per incentivare uno sviluppo
ottimale della Rete. Con il passare degli anni, l’impatto del web sulla
vita delle persone appare sempre più evidente: su internet si trova
l’informazione quotidiana, si possono seguire delle lezioni, si può cercare
lavoro, si può lavorare a distanza, si possono ottenere certificati e
documenti. Grazie alla Rete si può entrare in possesso di libri, relazioni,
discorsi. Un’opportunità per tutti, ma ancora di più per le persone
disabili. Per rispondere alle esigenze di quanti si vedevano tagliati fuori
da questo insieme di opportunità, nel 1997 il W3C dà vita alla Web
Accessibility Initiative (WAI), riunendo in gruppi di lavoro intorno al
tema dell’accessibilità i maggiori esperti mondiali di internet. Poiché
l’accessibilità è un problema complesso, il WAI ha deciso di affrontarlo
su cinque diversi livelli di studio con altrettanti gruppi di lavoro: il primo
si occupa di studiare come le tecnologie web possano supportare
l’accessibilità; il secondo sviluppa le linee guida per l’accessibilità; il
terzo si occupa di migliorare gli strumenti per valutare l’accessibilità dei
siti e quelli per modificarli in modo da renderli accessibili; il quarto
realizza materiale didattico per diffondere la cultura dell’accessibilità; e il
quinto coordina le attività degli altri e li mette in contatto con i laboratori
di ricerca e sviluppo.
11
Nel 1999 il WAI ha pubblicato le linee guida sull’accessibilità (WCAG
1.0 – Web Content Accessibility Guidelines): un insieme di quattordici
regole destinate agli ideatori ed ai programmatori di siti internet che
vogliano realizzare un sito web accessibile.
Le linee guida analizzano i problemi legati all’accessibilità e forniscono
soluzioni per la progettazione, così da abbattere le barriere digitali senza
dover rinunciare alle componenti multimediali. Le raccomandazioni
prendono in considerazione tutti quegli aspetti che possono rendere la
navigazione di un sito un’impresa impossibile per un utente. Durante la
progettazione gli sviluppatori devono infatti considerare le possibili
diverse condizioni in cui si trova ad operare l’internauta. E se è vero che
ci sono diverse situazioni da considerare, ogni scelta di design accessibile
porta però, contemporaneamente, dei benefici a molti gruppi di disabili e
all'intera comunità del web.
Le linee guida si basano sui due principi generali:“assicurare una
trasformazione elegante” e rendere il contenuto comprensibile e
navigabile: infatti, l’utilizzo di ausili non devono interferire con
l’eleganza della struttura della pagina web che si deve trasformare senza
stravolgersi, rimanendo accessibile e usabile nonostante le limitazioni
che possono derivare dal dover essere utilizzabili per persone con
disabilità fisiche, sensoriali e dell'apprendimento, piuttosto che da
barriere tecnologiche. Rendere il contenuto comprensibile e navigabile,
oltre all'adozione di un linguaggio chiaro e semplice, significa anche
12
fornire meccanismi facilmente comprensibili per la navigazione
all'interno della stessa pagina e tra pagine diverse. Dotare sempre le
pagine di strumenti di navigazione e informazioni di orientamento ne
massimizza l'accessibilità e l'utilizzabilità. Non tutti gli utenti sono in
grado di utilizzare indicazioni visive come immagini sensibili, frame
affiancati, o comunque elementi grafici che guidano nella navigazione gli
utenti normodotati; gli utenti, inoltre, possono perdere informazioni
relative al contesto qualora riescano a vedere solo una parte della pagina,
ad esempio perché accedono alla pagina stessa leggendo una parola
(oppure una sezione) per volta. E’ evidente quindi che senza l’aggiunta di
informazioni “di contesto” che favoriscano l'orientamento nel contenuto
possono non essere affatto comprensibili per alcune categorie di utenti.
Le norme stabilite dal WAI si articolano su tre livelli di priorità, di
importanza crescente, che identificano tre livelli di gravità nei problemi
relativi all'accessibilità dei siti, e di conseguenza tre diversi livelli di
adesione alle norme.
• Priorità 1. Norme che devono essere rispettate da tutti, pena
l'impossibilità per alcuni gruppi di utenti di accedere alle
informazioni. I siti conformi a tutti i punti di controllo della
priorità 1 ottengono il livello di conformità A.
• Priorità 2. Norme che dovrebbero essere soddisfatte, pena una
difficoltà di accesso ad alcune informazioni da parte di uno o più
13
gruppi di utenti. I siti conformi a tutti i punti di controllo delle
priorità 1 e 2 ottengono il livello di conformità AA.
• Priorità 3. Norme che potrebbero essere soddisfatte, con l'obiettivo
di rendere ancora migliore l'accesso a uno o più gruppi di utenti. I
siti conformi a tutti i punti di controllo delle priorità 1, 2 e 3
ottengono il livello di conformità AAA.
Il termine che indica la buona organizzazione dei contenuti e della
navigazione di un sito è usabilità. Tale concetto si basa sull'osservazione
diretta del comportamento dell’utente alle prese con un sito e su alcune
norme fondamentali. Gli elementi di base per la definizione di usabilità
sono la possibilità di rendere e comprensibili tutti quegli strumenti che
consentono all'utente di capire immediatamente dove si trova; qual è
stato il percorso che lo ha portato in quella pagina e come è possibile
ritornare alle pagine precedenti; la presentazione chiara del nome del sito,
delle sezioni e dei percorsi; la coerenza cromatica delle sezioni senza
cambi di grafica improvvisi.2
Un codice “sporco” (una scrittura confusa, una struttura ripetitiva e
percorsi di navigazione poco chiari) rende prima di tutto un sito poco
La linea guida 12, ad esempio, invita a fornire informazioni per la contestualizzazione e l'orientamento,
così da aiutare gli utenti a comprendere pagine o elementi complessi. Allo stesso modo, ai fini
dell’accessibilità è considerato fondamentale fornire all’utente dei meccanismi di navigazione chiari e
coerenti (barre di navigazione, una mappa del sito ecc.) così da aumentare le probabilità che una
persona trovi quello che sta cercando (linea guida 13).
2
14
usabile e, in secondo luogo, inaccessibile.3 Anche l'uso di un linguaggio
chiaro e semplice è imposto dalla linea guida 14, che recita proprio:
“Assicurarsi che i documenti siano chiari e semplici”. L'accesso
all'informazione scritta può essere, infatti, difficile per persone con
disabilità cognitive o dell'apprendimento e, in genere, un testo confuso
non aiuta nessuno. L'uso di un linguaggio chiaro e semplice giova anche
alle persone la cui madrelingua è diversa da quella in cui è scritto il sito,
comprese le persone che comunicano essenzialmente con il linguaggio
dei segni.
In Italia a portare all’attenzione della Pubblica Amministrazione il
problema dell’accessibilità è stata la Circolare Bassanini n. 3/2001 del 13
marzo, "Linee guida per l'organizzazione, l'usabilità e l'accessibilità dei
siti web delle pubbliche amministrazioni"; essa invitava ufficialmente
tutti gli enti di Pubblica Amministrazione e Pubblica Utilità a integrare e
conformare i propri siti internet e servizi on-line allo standard sancito
dalle linee guida WAI.
Il 6 Settembre 2001 viene quindi resa pubblica la circolare
Cr/32dell’AIPA (l’Autorità per l’Informatica nella Pubblica
Amministrazione) che descrive nei dettagli gli strumenti e i metodi per
migliorare l’accessibilità dei siti web.
3
P. Bertini, M. Trevisan, E-banking: quando il servizio non è accessibile. Milano, 2002.
15
L’adesione a questo documento ed al precedente è però volontaria. Il 16
dicembre 2002 è stata presentata la proposta di legge Campa-Palmieri
secondo cui i siti web della pubblica amministrazione italiana “devono
essere accessibili”.
In altre parole devono essere disegnati in modo da assicurare una buona
consultazione anche a cittadini diversamente abili seguendo le linee
guida definite a livello internazionale dal Consorzio mondiale del Web
(W3C). Inoltre, secondo il testo, un sito accessibile per definirsi tale deve
poter essere visitato da qualsiasi utente indipendentemente dal computer,
dalla velocità del collegamento, dal browser, dall’interfaccia utente, dalle
periferiche alternative utilizzati. Ma sembra che oramai i tempi siano in
qualche modo maturi per arrivare a breve alla definizione di un adeguato
apparato legislativo che dia impulso allo sviluppo di una effettiva cultura
dell’accessibilità infatti il 4 aprile 2003 il Consiglio dei Ministri vara il
disegno di legge presentato dal Ministro per l’Innovazione e le
Tecnologie, Lucio Stanca, per abbattere le barriere virtuali che i disabili
incontrano nell’accesso agli strumenti informatici.4
Nel testo si afferma che il Dipartimento per l’Innovazione e le
Tecnologie del Ministero del Consiglio “valuta, su richiesta dei privati,
l’accessibilità dei loro siti internet o del materiale informatico da loro
prodotto o distribuito”.
4
Diodati, Accessibilità. Guida completa, Milano 2007.
16
17
CAPITOLO I
1.1 DEFINIZIONE DI IPOVEDENTE E NON VEDENTE
Prima di iniziare a trattare il percorso che condurrà all’analisi
dell’accessibilità del web per i disabili della vista è opportuno fare un
approfondimento su cosa siano queste disabilità e cosa comporti essere
un’ipovedente o un non vedente.
Le persone con deficit visivo sono generalmente affette da una
menomazione agli organi e alle strutture anatomiche riguardanti la vista,
o interessate da un’alterazione delle funzioni collegate a questo senso. Le
menomazioni delle funzioni e delle strutture corporee, le limitazioni delle
attività e le restrizioni alla partecipazione sono gli elementi descrittivi
della Classificazione ICF (Classificazione del funzionamento della
Disabilità e della Salute), che è lo strumento ufficiale
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (da qui O.M.S.) per
descrivere e misurare la salute e la disabilità delle popolazioni. L’ ICF è
il risultato di 7 anni di un lavoro svoltosi in 65 Paesi, pubblicato nella sua
prima versione nel 2001 in seguito alla revisione della vecchia
classificazione ICIDH del 1980. Recentemente l’OMS ha pubblicato la
prima classificazione del funzionamento della disabilità e della Salute
18
(ICF-CY ICF version for Children and Youth) applicabile a bambini e
adolescenti.
5
Come punto di partenza, è importante tenere presenti almeno tre diversi
aspetti della situazione di minorazione visiva, affinché sia possibile
iniziare ad orientarsi.
• Dimensione percettiva: Indica la quantità e, specialmente, la
qualità delle informazioni visive disponibili per la persona.
Saranno, quindi, presi in considerazione fattori riguardanti la cecità
rispetto all’ipovisione.
• Dimensione temporale: Indica la storia clinica della minorazione
visiva, il periodo in cui è insorta e si è modificata, la prognosi
eventualmente possibile sull’evoluzione futura. La variabile
concerne la natura primaria della minorazione rispetto a quella
acquisita.
• Dimensione del funzionamento globale: indica la correlazione con
altri fattori di salute e sviluppo, che possono condizionare le capacità
di una persona, specialmente se altri deficit vanno ad intaccare
proprio le risorse utili all’organismo per compensare la minorazione
visiva.
La legge n.138/2001 classifica le persone con problemi visivi in:
• Ipovedenti: lievi, medi, medio-gravi e gravi;
5
M.L. Gargiullo, V. Dadone, Crescere Toccando. Aiutare il bambino con deficit visivo attraverso il
gioco sonoro. Uno strumento per educatori e terapisti, Milano 2009, p.17
19
• Ciechi: parziali o totali, a seconda del campo visivo e dell’acuità
della vista.
Esistono tuttavia molti altri fattori, che concorrono a determinare le
numerose situazioni di ipovisione.6 Le persone ipovedenti, sebbene
siano in grado di utilizzare alcune informazioni visive, possono avere
differenti carenze nelle loro funzione visiva: ciò determina sia una
qualità delle immagini visive sia una capacità di utilizzare la vista che
varia da persona a persona. Ci possono essere problemi nel
riconoscere i colori, le sfumature intermedie tra chiaro e scuro, le
forme, le distanze, problemi a vedere immagini poste in una
determinata area del campo visivo o più di una di queste limitazioni
messe insieme e con differenti livelli di gravità.
Si intuisce quindi che, mentre è abbastanza comprensibile sul piano
percettivo che cosa si intenda per cieco, non è possibile a priori
stabilire quale sia la condizione visiva di una singola persona
ipovedente.
Secondo l’OMS un soggetto è cieco quando l'acuità visiva corretta
nell'occhio migliore è inferiore a 1/20, mentre è
considerato ipovedente quando essa è compresa tra 3/10 e 1/20. Sono
state definite cinque categorie (International Classification of
6
Lo strumento che descrive specificamente la qualità e quantità delle informazioni visive a disposizione
di una persona si chiama diagnosi funzionale visiva. Questa non deve essere confusa con la diagnosi
clinica, che è la descrizione delle patologie che sono causa della minorazione.
20
Diseases - 9threvision).
La prima e la seconda riguardano l’ipovedente:
1° cat. = visus 3/10-1/10;
2° cat. = visus 1/10-1/20.
Le altre tre categorie riguardano, invece, il soggetto
cieco:
3° cat. = visus 1/20-1/100 ;
4° cat. = visus 1/100-P.L. ;
5° cat. = visus spento.
In Italia il concetto legale di cecità-ipovisione è stato ridefinito con la
legge 3 aprile 2001, n. 138: “Classificazione e quantificazione delle
minorazioni visive e norme in materia di accertamenti oculistici”. Le
innovazioni introdotte da questa legge, promossa e ottenuta dall’Agenzia
internazionale per la prevenzione della cecità-Sezione italiana e
dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, sono state a lungo
auspicate da tutti gli addetti ai lavori e da tutti i portatori di deficit visivo.
Suo merito principale è quello di prendere in esame, per la valutazione
del danno, non solo lo stato della visione centrale ma anche lo stato della
visione periferica (il campo visivo). La precedente legge (n. 382/70)
quantificava la menomazione visiva sulla base di un solo parametro (il
visus); succedeva così che un paziente, affetto da retinite pigmentosa7 o
7
Si tratta di una patologia oculare che appartiene a un gruppo di malattie ereditarie caratterizzate da
una degenerazione progressiva della retina, che provoca nel tempo la perdita della visione notturna e
21
da glaucoma8 in fase avanzata (con un campo visivo ridotto a meno di 5 10 gradi), non fosse nemmeno riconosciuto ipovedente.
I dati o, meglio, le stime parlano chiaro: secondo le valutazioni dell'OMS
i ciechi nel mondo erano, nel 1972, poco di più di 10 milioni; nel 1990,
38 milioni e nel 1996. Attualmente9 si stima che siano circa 40 milioni,
mentre gli ipovedenti sono 245 milioni. Tra i fattori che causano cecità e
ipovisione ci sono il forte incremento demografico e le scarse risorse
sanitarie nei Paesi in via di sviluppo (dove si stima che vivano 9 ciechi o
ipovedenti su 10) e l’allungamento della vita media nei Paesi
industrializzati con il conseguente aumento delle patologie, che causano
un abbassamento della vista, legate all’età.
In Italia i dati non sono meno preoccupanti. Secondo le stime Istat10 sono
362mila le persone prive della vista; inoltre, si calcola che gli ipovedenti
siano circa un milione e mezzo.11
del campo visivo periferico. In molti casi vi è una perdita dellʹacutezza visiva, che può condurre
allʹipovisione e progredire fino alla cecità. Può insorgere dopo lʹadolescenza e si manifesta con un
progressivo restringimento del campo visivo.
8
Il glaucoma è causato da un progressivo danneggiamento del nervo ottico, di solito derivante da
unʹanormale pressione allʹinterno dellʹocchio. Progredisce lentamente e non presenta sintomi evidenti
nei primi stadi. È frequente una diminuzione del campo visivo che allʹinizio non è in genere avvertita
dai pazienti. Esami oculistici di routine e test specifici del campo visivo sono la chiave per
diagnosticare sin dallʹinizio un glaucoma. In fase avanzata, il danno al nervo ottico causa
unʹirreparabile perdita di visione periferica con pesante riduzione del campo visivo (visione tubolare,
o a cannocchiale) e in casi estremi può portare alla cecità.
9
Dati OMS 2010
10
2005
11
S. Minchiotti, L’importanza della prevenzione visiva nei bambini: la prospettiva dell’OMS, atti della
“Giornata Mondiale della vista 14 ottobre 2010”, Roma 2010
22
Secondo le leggi del 27 maggio 1970 n°382 e 138/2001 sono considerati
Ciechi Civili, ai fini del diritto alle provvidenze economiche previste
dalla legge,
coloro che in sede di visita medica presso la competente commissione
sanitaria siano stati riconosciuti:
Ciechi Assoluti - LEGGE 382/70:
coloro che hanno un residuo visivo 00 in entrambi gli occhi, con
eventuale correzione, ovvero coloro che hanno la totale mancanza della
vista o la mera percezione dell'ombra o della luce.
Ciechi Totali - LEGGE 138/2001:
a) coloro che sono colpiti da totale mancanza della vista in entrambi gli
occhi;
b) coloro che hanno la mera percezione dell'ombra e della luce o del
moto della mano in entrambi gli o nell'occhio migliore;
c) coloro il cui residuo perimetrico binoculare è inferiore al 3%.
Ciechi Parziali (o ventesimisti) - LEGGE 382/70:
coloro che hanno un residuo visivo non superiore ad 1/20 in entrambi gli
occhi con eventuale correzione.
Ciechi Parziali - LEGGE 138/2001:
a) coloro che hanno un residuo visivo non superiore a 1/20 in entrambi
gli occhi o nell'occhio migliore, anche con eventuale correzione;
b) coloro il cui residuo perimetrico binoculare è inferiore al 10 %.
Ciechi Decimisti
23
coloro che hanno un residuo visivo non superiore ad 1/10 in entrambi
gli occhi, sempre con eventuale correzione ottica.
La definizione data dalla legge, soprattutto nell’ottica della previdenza
sociale ha compiuto degli enormi progressi nella comprensione e
individuazione dei molteplici aspetti legati ai deficit visivi.
1.2 STORIA DELL’EDUCAZIONE DEL NON VEDENTE
1.2.1 L’ANTICHITÀ ALL’ETÀ DEI LUMI
La cecità ha esercitato, fin dall’antichità, un fascino misto a pietà e
terrore; i ciechi erano isolati dalla società o ascoltati come oracoli ma
sempre al di fuori dalla comunità. L’esempio più eclatante fu il grande
poeta cieco Omero con le sue grandi opere l’Iliade e l’Odissea, ed è in
quest’ultima che Ulisse incontra Tiresia il grande indovino cieco che gli
consente il tramite con l’Aldilà.
Esistono molte versioni del mito di Tiresia e dell’origine della sua cecità:
punito da Era, perché aveva sostenuto Giove in una controversia, o da
Pallade poiché l’aveva vista nuda durante un bagno; comunque costante
nei miti è la concezione della cecità come punizione, magari
ricompensata con la profezia ma pur sempre condanna.
Nel Vangelo di Giovanni12è narrato l’episodio del miracolo della
guarigione del cieco, che rivoluziona l’antica visione del non vedente
come punito per peccati suoi o dei suoi avi.
12
Gv 9,1-41
24
Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi
discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato,
lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?".
Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori,
ma è così perché si manifestassero in lui le opere di
Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha
mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando
nessuno può più operare. Finché sono nel mondo,
sono la luce del mondo". Detto questo sputò per
terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango
sugli occhi del cieco e gli disse: "Và a lavarti nella
piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli
andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Il miracolo di Cristo stravolge la tradizione rabbinica che collegava la
malattia e la sofferenza alla punizione per il peccato. Tuttavia per secoli
ancora, nonostante le parole di Gesù, il cieco rimase il simbolo della
diversità; la cecità rappresenta una prova terribile a cui Dio sottopone
l'uomo per fare espiare i peccati e si propone agli altri come specchio e
monito. 13
13
M. Gecchele, Per una storia dell’educazione dei ciechi, dispense Master E.E.D.S. Verona 2011.
25
Il cieco diventa, per i cristiani, il fratello da aiutare con pie opere ed
elemosine e già dal secolo decimo quarto si hanno importanti
testimonianze di opere d’asilo e assistenza ai non vedenti.
Nel 1377 si ha la fondazione della Fraglia di Santa Maria dei ciechi a
Padova, nel cui statuto si legge come l’elemosina fosse considerata una
pratica decorosa, ricompensata dalle preghiere per la salvezza dell’anima
dei benefattori.
L’assistenza ai disabili era a carico o delle famiglie o dei monasteri, per
lo più legati alla regola benedettina.
Sull’assistenza ai cavalieri tornati ciechi dalle battaglie, si ha
testimonianza con la fondazione del Quinte-Vingt nel 1265 per volontà di
sua maestà re di Francia Luigi IX.
È importante, comunque, sottolineare come la principale missione fosse
quella di asilo non di fondazione di luoghi d’educazione. L’opinione
comune era infatti che l’apprendimento, così fortemente legato al mondo
visuale, fosse del tutto preclusa ai non vedenti e che quindi l’unica forma
di sussistenza fosse quella di mendicare.
L'egemonia della vista, nell'attività pratica e percettiva, ha fatto ritenere
la cecità una delle più grandi sventure; e ogni manifestazione di capacità
dei ciechi desta sorpresa, suscitando l'ipotesi di eccezionali compensi. In
verità i compensi, che in ogni caso sono scarsi, si conseguono solo con
26
l'educazione, la quale perciò è di gran lunga più necessaria per i
ciechi.14
Se nei secoli precedenti l’assistenzialismo e la solidarietà sociale avevano
caratterizzato il rapporto tra la società e il non vedente, dal XVI al XVII
secolo ebbe inizio l’oscuro fenomeno della grande reclusione, della
repressione, del vagabondaggio, della considerazione dei miseri, degli
accattoni, degli oziosi come parassiti da far scomparire. Ma durante il
Seicento si ebbero anche i primi studi scientifici sul fenomeno della
minorazione visiva e delle cause che la determinano.
Il pensiero illuminista pose l’accento sul rapporto tra cecità e
conoscenza.15 L’istruzione e, soprattutto, il diritto all’istruzione, divenne
un argomento sempre più pressante e movente fondamentale
dell’iniziativa filantropica: proprio grazie a questo ottimismo educativo
venne facilitata l'azione dei filantropi, che fondarono i primi istituti per
assistere, addestrare ed istruire i non vedenti.
1.2.3 VALENTIN HAÜY
Nel 1786 Valentin Haüy fondò a Parigi il primo Istituto per l'educazione
dei giovani ciechi, con l’intenzione di insegnare la lettura, la scrittura, la
musica e l’inserimento nel mondo del lavoro.
La grande intuizione di Haüy fu quella di capire l’importanza del tatto
per i privi della vista; grazie all’incontro con un giovane mendicante
14
Enciclopedia Italiana Treccani, 1950, alla voce.
15
A tal proposito il Trattato dei sensi di Condillac del 1740.
27
cieco, incontrato in una fiera, dove suonava un rudimentale violino.
Mosso da pietà per il giovane e da sdegno per la derisione della gente,
Haüy donò una moneta d’argento al mendico, il quale toccandola, si
accorse della preziosità del dono. Così Haüy meravigliato della capicità
del giovane di riconoscere al tatto forma e materiale della moneta,
cominciò a considerare l’importanza del tatto, senso sottovalutato dal
vedente.
Il primo tentativo fatto da Haüy per insegnare l’alfabeto ai non vedenti,
consistette nel tracciare a rilievo delle lettere molto grandi: fu un grande
passo in avanti ma la lettura rimaneva difficile e la scrittura impossibile.
Haüy cercò di superare tali difficoltà semplificando la scrittura corsiva
con l’eliminazione di linee intermedie, ornamenti, parti accessorie.
Tuttavia era un terreno ibrido, un sistema creato da vedenti che
cercavano di comprendere la sensibilità tattile, non riuscendo a liberarsi
dall’interpretazione visiva.
1.2.4 LOUIS BRAILLE
La situazione iniziò lentamente a cambiare quando, nel corso del
diciottesimo secolo, l'istruzione dei ciechi divenne un problema di
proporzioni socialmente significative, in particolare per quanto
riguardava i possibili modi della lettura e della scrittura.
La comunicazione e l’educazione sono strettamente legate alla parola
scritta; l’uscita dalla “preistoria” e l’ingresso dei non vedenti nella
28
“storia” , inteso come avvento della scrittura, avvenne grazie a Luois
Braille, un non vedente.
Louis Braille nasce a Coupvray nel 1809, in una famiglia povera, quarto
figlio di un sellaio. Il bambino è gracile ma pieno di curiosità. Spesso, si
avvicina al tavolo da lavoro del padre, incuriosito dai suoi strumenti.16
Un incidente domestico all’età di tre anni lo rende cieco da un occhio e
successivamente un’infezione in breve tempo lo privò del tutto della
vista.
Ma in paese, l'abate Palluy, il maestro Becheret e perfino il marchese
d'Orvilliers presero, a cuore la vicenda del bimbo e grazie al loro
interessamento fu mandato a studiare a Parigi, alla Regia Istituzione dei
Giovani Ciechi di Valentin Hauy.
Quest'ultimo aveva ideato un metodo di lettura a beneficio dei ciechi,
creando degli stampi in legno delle lettere da imprimere su un cartone
bagnato. Questo metodo, però, aveva innanzitutto il difetto di rendere
voluminoso anche un breve scritto, e poi, sebbene fosse ben visibile e
leggibile per i vedenti, le lettere erano difficili da distinguere per i non
vedenti e la loro composizione richiedeva parecchio tempo. Nonostante
tutto, questa era la breccia nel muro che impediva ai ciechi l’accesso
all’apprendimento grazie alla parola scritta.
16
G. Belvedere, Sistema Braille, Macrocopia dell’istituto per ciechi “Ardizzone Gioeni” Catania 1991
29
Louis Braille imparando questo metodo, comincia a pensare come
migliorarlo.
La svolta avviene quando Charles Barbier de la Serre, capitano
d'artiglieria, propone un nuovo metodo all'Istituto. Egli aveva creato un
sistema che doveva rendere più facile la comunicazione notturna nelle
file dell'esercito utilizzando punti e linee a rilievo da leggere con il tatto.
Questo metodo permette di scrivere con una stecca scorrevole forata, ma
senza tener conto di ortografia, di cifre e segni di interpunzione. Il
direttore del collegio Pignier lo prende in considerazione come metodo
accessorio di insegnamento ma Braille notò lacune e imprecisioni che lo
spronarono a cercare delle migliorie.
Finalmente dopo tante prove e ricerche, Braille inventa 63 combinazioni
di segni per le lettere dell'alfabeto, le vocali accentate, le cifre, i segni
matematici e i segni di interpunzione. Grazie al metodo Braille i ciechi
possono scrivere e leggere in maniera autonoma. Una nuova porta si
schiude al loro mondo. Per la sua invenzione, Braille viene nominato
istitutore ad appena 20 anni.
Ma la sua curiosità lo porta a continuare la ricerca ed inventa un
macchinario che permette ai non vedenti di scrivere esclusivamente per i
vedenti: si chiama rafigrafo, ma non ha grande applicazione perché
piuttosto complicata. Sarà l'invenzione della macchina da scrivere, poi, a
permettere questo tipo di comunicazione.
1.2.5 IL METODO BRAILLE
30
Come avviene la percezione tattile? Esistono delle analogie tra la Vista e
il Tatto: l’occhio riesce a distinguere due cose distanti tra loro un
centesimo di millimetro, le dita, al massimo, distanze superiori ai 2
millimetri, perché se più piccole possono essere associate ad un’unica
superficie. La percettibilità tattile di una linea non dipende solo dalla sua
larghezza, ma anche dallo spessore e dalla forma del suo rilievo, per cui
un rilievo arrotondato è meno efficace di uno più netto. Il tratteggio o il
puntinato sono molto più efficaci.
La grande innovazione del sistema Braille consiste proprio nell’aver
capito come un sistema di puntini in rilievo potesse agevolare
l’apprendimento della lettura e della scrittura, molto più che le lettere in
rilievo.
Il metodo braille consiste in simboli formati da un massimo di sei punti,
impressi con un punteruolo su fogli di carta spessa o, più raramente, di
plastica. Il punteruolo viene orientato, da chi scrive, entro caselle della
grandezza di circa 3 × 2 millimetri, inserite in un regolo in plastica o in
metallo di lunghezza variabile che viene fatto scorrere su un telaio
incardinato su una tavoletta scanalata dello stesso materiale, su cui si
blocca il foglio.
I caratteri di questo sistema segno-grafico possono anche essere
riprodotti mediante una macchina detta "dattilobraille".
Questa macchina è formata principalmente da sei tasti ( per cui ogni tasto
imprime un punto sulla carta) più il tasto spaziatore. Con la
31
"dattilobraille" il non vedente è in grado di sentire subito ciò che scrive
mentre con la tavoletta Braille il cieco scrive al contrario rispetto al reale
posizionamento dei simboli. Il sistema Braille è pure utilizzato in
informatica; infatti, display tattili (display braille) che riproducono
caratteri ad otto punti consentono ad un non vedente di leggere i
contenuti che appaiono sullo schermo di un calcolatore. In questo caso si
utilizzano due punti in più per indicare in una sola casella ad esempio il
segno di maiuscola e la lettera in questione e il segna numero più il
numero mentre normalmente occorrerebbe utilizzare due caselle per
questo scopo.
32
CAPITOLO II
LA NORMATIVA ITALIANA
Gli anni tra il 1920 e il 1925 furono probabilmente il periodo più ricco di
avvenimenti e di iniziative a favore dei minorati della vista.
Il 26 ottobre del 1920 alcuni reduci della grande Guerra, che avevano
riportato ferite tanto gravi dall’aver perso la vista, si riunirono con i
primi ciechi laureati o musicisti e diedero vita a Genova all'Unione
Italiana Ciechi, un organismo che nei quattro anni successivi si ramificò
in tutta Italia e lottò per i diritti dei non vedenti affermando come scopo
fondamentale l'assistenza morale e materiale ai ciechi e l'impegno di
agire nei settori dell'istruzione, dell'avviamento al lavoro, dell'assistenza
agli invalidi.
Gli obiettivi dell’UIC erano:
• Diritto all’istruzione dei fanciulli ciechi;
• Lavoro per i ciechi abili;
• Previdenza sociale per tutti i ciechi;
• Assistenza per i ciechi anziani o inabili.
Nel 1921, le istituzioni italiane pro ciechi si riunirono in un organismo
che assunse la denominazione di "Federazione Nazionale delle
Istituzioni pro Ciechi" che si pose come scopo principale
l'approfondimento della ricerca nel settore della didattica e di tutte le
ricerche applicate alla scuola.
33
Nel 1922, per iniziativa del ministro della Pubblica Istruzione, Benedetto
Croce, presso il ministero stesso veniva costituita una commissione di
esperti per lo studio di una riforma dell'istruzione dei ciechi in Italia. Il
30 dicembre 1923, il Regio Decreto n. 2841, modificando la legge
17.7.1890, trasformava gli istituti per ciechi in istituti scolastici.
Questo epocale cambiamento di denominazione degli istituti
corrispondeva ad una fondamentale trasformazione nell'impostazione
stessa dell’organizzazione degli istituti e più ancora più importante ad
una sostanziale modifica nell'atteggiamento stesso dell'opinione pubblica
che non considerava più il fanciullo cieco mero oggetto d’assistenza ma
soggetto d’educazione al quale poteva essere esteso, con Decreto Regio
apparso ad un solo giorno di distanza da quello appena citato, l'obbligo
scolastico.
Nel 1924, oltre alla pubblicazione dei programmi e di un primo
regolamento destinato alle scuole per ciechi, con Regio Decreto
Legislativo 24.1 n.179, vennero stabilite norme per l'istruzione
professionale nelle scuole annesse agli istituti di ricovero e di patronato
per ciechi.
Una commissione del ministero delle Pubblica Istruzione, istituita nel
1924, sotto la guida di Romagnoli, visitava tutte le istituzioni pro ciechi
esistenti allora in Italia per indicare quelle idonee all'assolvimento del
compito dell'istruzione dei bambini non vedenti.
34
La riforma dell'istruzione dei ciechi si faceva concretamente strada negli
istituti e accanto agli antichi impianti, prevalentemente destinati a
ricovero, cominciavano a sorgere laboratori, piccole officine, spazi per la
ricreazione, campi sportivi.
Una questione tuttavia non era stata affrontata: cos’avrebbero fatto i
giovani non vedenti una volta usciti dagli istituti, quando si sarebbero
dovuti scontrare con una realtà quotidiana pregna di pregiudizi e
ignoranza? Dopo anni di lotta sociale per far ottenere maggiori diritti ai
ciechi si correva il rischio che inadeguate strutture sociali non
sufficientemente preparate alla corretta valutazione della minorazione
visiva, compromettessero irrimediabilmente tutto quanto era stato
precedentemente fatto nell'ambito specifico dell'istruzione.
Un vuoto legislativo inoltre aggravava il pregiudizio sociale, infatti
nonostante fosse stato sancito l’obbligo scolastico ai fanciulli non
vedenti, tuttavia permaneva una norma giuridica che non li riconosceva
soggetti di personalità giuridica idonei ad assolvere i diritti e i doveri
riconosciuti dal codice a tutti gli individui capaci di intendere e di volere.
Per conseguire la conquista di questa pienezza giuridica sarà necessario
attendere una riforma del codice civile del 1924.
Nel 1934 fu istituito l'Ente Nazionale Lavoro Ciechi che rapidamente
organizzò a Firenze un'industria capace di assorbire circa mille operai
privi della vista, impegnati nei settori della lavorazione del cuoio, della
cartotecnica e del maglificio. Il successo dell'iniziativa fu strepitoso,
35
tanto che negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, tutti i ciechi
qualificati dalle scuole professionali italiane per ciechi poterono trovare
occupazione nelle moderne fabbriche dell'Ente. Il ventennio successivo
alla seconda guerra mondiale fu caratterizzato dalla ricerca delle
soluzioni più adeguate ai vari problemi e verso la ricerca di tali soluzioni
si muovevano, non solo le organizzazioni dei non vedenti, ma anche gli
istituti scolastici con una più adeguata ed aggiornata impostazione
metodologica.
2.1. LA LEGGE STANCA E L’ACCESSIBILITÀ
Tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento la legislazione italiana ha
compiuto importanti progressi in materia di previdenza sociale nella
comprensione e individuazione dei molteplici aspetti legati ai deficit
visivi. Nel 1992 il varo della legge quadro 104 ha sancito l’importante
norma dell’inclusione sociale del disabile ma ancora era lontana una
chiara definizione di accessibilità delle risorse del sapere.
La definizione di accessibilità è data, nella legislazione italiana, dalla
legge promulgata il 17 gennaio 2004, detta Legge Stanca17. La legge
all’art.1 recita:
1. La Repubblica riconosce e tutela il diritto di ogni
persona ad accedere a tutte le fonti di informazione
e ai relativi servizi, ivi compresi quelli che si
17
L’intera legge si potrà leggere in Allegato A
36
articolano attraverso gli strumenti informatici e
telematici.
2. È tutelato e garantito, in particolare, il diritto di
accesso ai servizi informatici e telematici della
pubblica amministrazione e ai servizi di pubblica
utilità da parte delle persone disabili, in
ottemperanza al principio di uguaglianza ai sensi
dell'articolo 3 della Costituzione.
Con la legge Stanca la legislazione italiana in materia di disabilità
compie un passo importantissimo, dichiarando chiaramente come le
persone diversamente abili debbano necessariamente essere incluse nella
fruizione della formazione dichiarando innanzitutto l’incostituzionalità
dell’esclusione sociale. Perché un sito poco non accessibile, risorse poco
fruibili, testi non disponibili in Braille vengono meno all’ art. 3 della
Costituzione:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,
di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di
ordine economico e sociale, che, limitando di fatto
la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono
37
il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione
politica, economica e sociale del Paese.
Ma la legge Stanca non solo analizza l’accessibilità del web ma
soprattutto pone delle premesse fondamentali per l’inclusione scolastica.
Infatti l’art.8 recita:
1. Le amministrazioni di cui all'articolo 3, comma 1,
nell'ambito delle attività di cui al comma 4
dell'articolo 7 del decreto legislativo 30 marzo
2001,n. 165, nonché dei corsi di formazione
organizzati dalla Scuola superiore della pubblica
amministrazione, e nell'ambito delle attività per
l'alfabetizzazione informatica dei pubblici
dipendenti di cui all'articolo 27, comma 8, lettera g),
della legge 16 gennaio 2003, n. 3, inseriscono tra le
materie di studio a carattere fondamentale le
problematiche relative all'accessibilità e alle
tecnologie assistive.
2. La formazione professionale di cui al comma 1 è
effettuata con tecnologie accessibili.
38
3. Le amministrazioni di cui all'articolo 3, comma 1,
nell'ambito delle disponibilità di bilancio,
predispongono corsi di aggiornamento professionale
sull'accessibilità.
Ciò pone la basi per un criterio autentico di accessibilità del sapere che
non deve riguardare solo il web ma tutte le fonti di conoscenza. Dotare
scuole, biblioteche e università di postazioni dotate di ausili aiuta
concretamente l’apprendimento della persona che autonomamente può
orientarsi nel sapere.
39
CAPITOLO III
I PRODOTTI D’AUSILIO
Gli ausili sono strumenti tecnologici che consentono di superare certe
barriere all'accessibilità, o di compensare certe limitazioni funzionali al
fine di facilitare o rendere possibili determinate attività della vita
quotidiana.18
Cosa sono dunque gli ausili? Innanzitutto sono tecnologie.
Il termine tecnologia non sta solo ad indicare oggetti fisici, quali
dispositivi o apparecchiature, ma si riferisce più in generale a prodotti, o
a impianti organizzativi o a “modi di fare le cose” che si basano su
principi o componenti tecnologici. Per esempio, una “tecnologia per
l’accessibilità del trasporto pubblico” non è rappresentata solamente dal
parco di automezzi accessibili (ad esempio degli autobus con piattaforma
elevatrice), ma dall’intero sistema di trasporto comprendente il sistema di
controllo del traffico, il posizionamento delle fermate, le procedure di
informazione e di biglietteria, il servizio clienti, l’addestramento del
personale, ecc. In assenza di tale organizzazione alle spalle, il solo
veicolo non sarebbe in grado di offrire alcun “trasporto pubblico
accessibile”.
Chiameremo poi una tecnologia ausilio, quando questa è specificamente
utilizzata per compensare limitazioni funzionali, facilitare la vita
18
Definizione tratta dal Piano di Lavoro del Programma TIDE: Commissione Europea 1995. Sinonimi ricorrenti
nella letteratura internazionale: assistive technologies, assistive devices,technical aids.
40
indipendente, e far sì che le persone anziane e le persone disabili possano
realizzare le loro piene potenzialità. Tale termine non si applica quindi
solo a tecnologie progettate specificamente per le persone disabili, si
estende anche a quelle tecnologie di uso comune che, organizzate in
modo opportuno, possono diventare quando necessario di ausilio a chi
ha una disabilità.
La più diffusa Classificazione degli Ausili è la Classificazione
Internazionale ISO 9999 / EN 29999. Ad essa si rifanno oggi tutte le
più importanti banche dati nel settore, i cataloghi delle maggiori aziende,
i nomenclatori dei sistemi pubblici di fornitura di ausili di vari Paesi, ed
anche il Nomenclatore Tariffario italiano19 (DM 332/1999), che è il
documento del Ministero della Sanità che stabilisce l’elenco delle
tipologie di protesi e ausili ammessi alla fornitura su prescrizione medica
a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Nell’universo degli ausili definiti da questa classificazione, troviamo
raccolte assieme quattro grandi tipologie di ausili, ciascuna delle quali
caratterizzata da differenti ruoli negli attori coinvolti, e a volte anche da
circuiti diversi di mercato.
Ci sono ausili che servono a compensare una menomazione, restituendo
la funzione lesa: pensiamo ad esempio ad una protesi acustica, che
restituisce l'udito; ad una protesi di arto, che sostituisce l’arto mancante;
19
http://portale.siva.it/files/nomenclatore_fondamenti.pdf
41
ad un’ortesi, che sostiene e integra la funzione presente ma
compromessa.
Altri servono a compensare una disabilità, consentendo lo svolgimento
di attività altrimenti impossibili: pensiamo ad una carrozzina elettronica,
ad una posata ad impugnatura facilitata, ad un telecomando per il
controllo dell'ambiente. Altri ancora a rimuovere barriere che
creerebbero handicap, quali un montascale per superare una scalinata in
carrozzina, o un software che consente ad un cieco di leggere le pagine
del www Internet sullo schermo del proprio computer. Altri infine
a rendere più sicuro e meno gravoso il compito della persona che assiste,
quali un sollevatore che facilita il trasferimento dalla carrozzina al letto.
3.1 GLI STRUMENTI HARDWARE
Esistono vari tipi di ausili informatici ma innanzitutto distinguiamo due
macro classi: hardware e software.
Con il termine hardware si indica la parte fisica di un PC, ovvero tutte
quelle parti elettroniche, meccaniche, magnetiche, ottiche che ne
consentono il funzionamento. Più in generale il termine si riferisce a
qualsiasi componente fisico di una periferica o di una apparecchiatura
elettronica. L'etimologia del vocabolo nasce dalla fusione di due termini
della lingua inglese, hard (duro, pesante) e ware (manufatto, oggetto), in
contrapposizione con il software, la parte logica (e perciò soft, "morbida,
leggera") che compone il personal computer costituendo insieme
all'hardware le cosiddette applicazione.
42
Gli ausili hardware più diffusi sono:
• Tastiere speciali;
• Sintesi vocali hardware;
• Display braille;
• Scanner;
• Stampanti braille
3.1.1 DISPLAY O BARRA BRAILLE
Refreshable Braille display o Braille terminal è un dispositivo elettromeccanico per visualizzare i caratteri Braille, solitamente per mezzo di
una raccolta di punti attraverso dei buchi su una superficie piana. Gli
utenti non vedenti, che non possono usare un normale monitor, lo usano
per leggere l'output. La sintesi vocale, (in inglese, Speech synthesizer) è
comunemente usata per lo stesso compito, e un utente cieco può scegliere
se usare uno dei due sistemi o entrambi allo stesso momento a seconda
delle circostanze.
A causa della complessità di produzione di un monitor affidabile, questi
dispositivi sono costosi. Di solito, solo 40 o 80 celle Braille vengono
visualizzate, ogni cella si compone di 8 punti, permettendo di
rappresentare tutti i 256 caratteri della codifica Ascii estesa.
Su alcuni modelli la posizione del cursore è rappresentata attraverso i
punti vibranti, e alcuni modelli hanno un pulsante associato con ogni
cella per spostare il cursore direttamente in essa.
43
Il meccanismo che solleva i punti utilizza il piezoelettrico di alcuni
cristalli, che si espandono quando gli viene applicata una tensione. Tale
cristallo è collegato ad una leva, che solleva a sua volta il punto. Ci deve
essere un cristallo per ogni punto del display, vale a dire otto per
carattere.
Il software che controlla il display è chiamato screen reader. Esso
raccoglie il contenuto dello schermo del sistema operativo, lo converte in
caratteri braille e lo invia al display. Lettori di schermo per la grafica dei
sistemi operativi sono particolarmente complessi, perché gli elementi
grafici come finestre o slidebars devono essere interpretati e descritti in
forma di testo. I sistemi operativi moderni in genere hanno un
Application Programming Interface per aiutare i lettori di schermo ad
ottenere queste informazioni, come ad esempio MSAA per Microsoft
Windows.
Un nuovo sviluppo, chiamato "rotating-wheel Braille display", è stato
sviluppato nel 2000 da parte della National Institute of Standards and
Technology (NIST) e un secondo "display rotante" è stato progettato a
Leuven University in Belgio, entrambi ancora in fase di
commercializzazione. I punti Braille vengono disposti sul bordo di una
ruota, che permette all'utente di leggere continuamente con un dito
mentre la ruota gira ad una velocità selezionata. I punti Braille sono
impostati in modo semplice e un attuatore fissa i caratteri. Come
risultato, la complessità di fabbricazione è stata notevolmente ridotta e i
44
"rotating-wheel Braille displays", quando saranno in produzione,
dovrebbero essere meno costosi dei tradizionali display Braille.
Esistono due tipologie di apparati:
• dispositivi solo terminale
• dispositivi con memoria integrata
La base di un display Braille è un puro terminale Braille. Lì, l'input è
eseguito da due gruppi di tre tasti e una barra spaziatrice, (come nel
Dattilobraille), mentre l'output avviene tramite un display braille
costituito da una fila di caratteri Braille elettromeccanici. Altre varianti
esistenti utilizzano una tastiera QWERTY per input e i perni Braille per
output. Nel 1951, David Abraham, un insegnante lavoratore del legno,
creò un terminale braille portatile.
1) Dispositivi solo terminale: Si compongono della sola riga braille e di
un certo numero di tasti funzione, alcuni necessari per muoversi
all'interno delle informazioni riportate sullo schermo, altri usati per
modificare le impostazioni del display braille stesso.
2) Dispositivi con memoria integrata: In questi strumenti, la riga braille è
affiancata da funzionalità tipiche delle agende elettroniche e dei
computer palmari. Essi possono essere utilizzati sia autonomamente per
prendere appunti, navigare in Internet, inviare mail, sia collegati ad un
computer, fornendo quindi la funzionalità di terminale braille. Il Braille
computer monitor è composto da righe e colonne di celle di forma
rettangolare. Le celle includono quattro righe e due colonne di punti che
45
servono per l'interpretazione da parte dell'utente. I perni sono guidati da
driver elettromeccanici a impatto e sono tenuti in posizione da cavi
elastici elastomerica. I driver impatto sono trasportati su un bidirezionale di stampa che viaggia sotto i pin mobili. Un meccanismo di
cancellazione abbasserà i perni per cancellare i caratteri stampati."
3.1.2 L’OPTACON
L'Optacon ha le dimensioni di un libro, pesa qualche etto ed è dotato di
una minuscola telecamera. Quest'ultima se viene posizionata, con una
mano, su di un testo o uno schermo, cattura una piccola porzione
d'immagine, come un carattere. La trasduzione termina con la
riproduzione in rilievo, su di un sensore tattile a matrice d'aghi, della
grafica così acquisita.
L'indice dell'altra mano ha il compito di rilevare i contorni, che la
denotano, e con un certo esercizio mentale, si riesce, in un tempo
efficace, a percepire l'informazione così catturata. Questo strumento
permette di comprendere immediatamente come sia rappresentato, e
distribuito, il particolare grafico in esame, fornendo una reale descrizione
dell'immagine.
Ovviamente tali risultati si ottengono solo con un duro e costante
addestramento, la velocità di lettura è di circa 80 caratteri al minuto, ma
la peculiarità più interessante è l'approccio all'aspetto grafico che offre.
Inoltre si caratterizza per la particolare autonomia che si ottiene col suo
uso.
46
Purtroppo per esigenze di mercato, la ditta, che lo commercializzava
(Telesensory), ha smesso di produrlo, orientando la sua attività su articoli
basati sul braille, come la barra di lettura.
3.1.3 STAMPANTI BRAILLE
Vi sono stampanti braille appositamente create per riprodurre in rilievo,
su carta, testi in formato ASCII : collegate al computer, funzionano
all'incirca come le normali stampanti, anche se presentano qualche
problema particolare legato soprattutto alla velocità di esecuzione poiché
devono codificare il testo prima di predisporlo per la stampa braille a sei
punti.
3.1.4 VIDEOINGRANDITORI (CCTV)
Un CCTV o televisore a circuito chiuso o più comunemente chiamato
Videoingranditore è uno strumento tecnologico che in modo molto
semplice consente di vedere ingrandito su video tutto ciò che viene posto
su di un leggio mobile e quindi sotto una telecamera a circuito chiuso.
Grazie ad uno zoom potrà mostrare tutto ingrandito a seconda delle
esigenze personali del paziente. Gli ingrandimenti possono raggiungere
60 volte l’immagine posta sotto la telecamera.
3.2 I SOFTWARE
3.2.1 SCREEN READERS
47
Lo screen reader è letteralmente il lettore di schermo ma questa
traduzione, ad ogni modo, è inefficace. Un semplice "lettore", infatti, si
limiterebbe a leggere sequenzialmente ciò che è scritto su uno schermo.
Lo screen reader, invece, prima di leggere, interpreta, filtra e dopo
restituisce in uscita le informazioni secondo una certa logica. Le
principali modalità di uscita di output dello screen reader sono due: il
Braille, con un display braille, e la voce, con la sintesi vocale.
La sintesi vocale si limita a vocalizzare le informazioni che lo screen
reader passa, occupandosi degli aspetti fonetici, delle eccezioni
linguistiche e tutto ciò che in generale riguarda la pronuncia. Dunque la
sintesi, hardware o software che sia, non fa altro che vocalizzare; lo
screen reader interpreta.
Il termine screen reader è nato con Windows ma in realtà sarebbe
corretto parlare di software di lettura dello schermo già con il DOS,
sebbene il lavoro sia molto più ridotto.
Fino all'avvento di Windows, tuttavia, nessuno si era mai premurato di
fare questa differenza, perché tutte le sintesi vocali esistenti avevano di
serie un software di lettura dello schermo. Così, ad esempio, per la sintesi
pc-vox c'era il filtro vocale; per difon2 il parla. Poi vi sono stati scambi
culturali fra le varie ditte, così è nato parla per audiologic e per apollo;
allo stesso tempo è nato hall per audiologic, per difon2 e tante altre
combinazioni. Tutti gli screen reader hanno incorporata almeno una
sintesi: è il caso di JAWS, di hall, o del vecchio outspoken.
48
Windots è uno screen reader che prevede come unica modalità di output
il braille. Ma naturalmente è stata prevista la possibilità di interfaccia tra
screen reader e le principali sintesi. Così JAWS si interfaccia con
audiologic, apollo, audiobraille, e tante altre.
L'avvento di Windows ha, comunque, importato variazioni anche in tal
senso. Esaminando la lista di sintetizzatori che JAWS offre sotto
Windows 98 e Windows 2000si notano impartanti differenze: Windows
2000, ad esempio, non supportava l'audiologic e tutte le sintesi vocali che
usano un protocollo di comunicazione SSIL, perché al fine di permettere
allo screen reader e la sintesi di interfacciarsi sono stati necessari dei
protocolli. Alcuni di questi girano in certi ambienti e non in altri. Il
protocollo SAPI, ad esempio, è un protocollo che gira sotto tutte le
versioni di Windows. Le sintesi che usano questo protocollo quindi,
come actor sapi, possono essere interfacciate con tutti gli screen reader
che le supportano e in ogni sistema operativo della serie windows. Le
sintesi seriali, come apollo, girano indifferentemente sotto ogni Windows
dato che la comunicazione seriale ancora è supportata sia da windows e
sia da linux! Uno screen reader è un applicativo che si appoggia al
sistema operativo e che ha come input le "chiamate" del sistema
operativo stesso e in output può avere sia una sintesi vocale (si
"appoggia" anche alla scheda audio) sia, e anche contemporaneamente,
una uscita su di un dispositivo Braille (barra braille). La differenza tra
screen reader e sintesi vocale è esattamente questa: uno screen reader
49
può usare come output sintesi vocali diverse mentre una sintesi vocale è
un "programma" che associa le stringhe che gli fornisce lo screen reader
a fonemi di cui è costituito. Esistono diversi screen reader per Windows
9x/ME/XP/2000/NT il più diffuso in Italia è il JAWS, ma anche
Window-Eyes.20
3.2.2 I BROWSER TESTUALI:LYNX
Lynx è un browser di solo testo utilizzabile su terminali con interfaccia a
riga di comando.
Per navigare con Lynx è necessario evidenziare il link scelto usando i
tasti per muovere il cursore, o avendo tutti i link della pagina numerati,
selezionare il numero del link. Le ultime versioni supportano SSL e
molte caratteristiche dell'HTML. Le tabelle perdono la loro struttura in
quanto ogni cella viene visualizzata di seguito all'altra, mentre i frame
vengono identificati da un nome e possono essere visualizzati come
fossero pagine indipendenti.
Lynx è un prodotto del Distributed Computing Group a sua volta
membro dell'Academic Computing Services dell'Università del Kansas ed
era originalmente sviluppato da Lou Montulli, Michael Grobe e Charles
Rezac. Garrett Blythe creò DosLynx e più tardi si unì al progetto Lynx.
Foteos Macrides portò gran parte di Lynx in VMS e lo gestì per un po'.
20
http://www.uiciechi.it/osi/03helpexpress/04f_a_q/02CorsiEDidattica/uhe00145.html
50
Nel 1995, Lynx fu rilasciato secondo la licenza GPL ed è ora sviluppato
da un gruppo di volontari.
Lynx era originariamente progettato per Unix e VMS e rimane uno dei
browser testuali più popolari su Linux. Ci sono versioni disponibili per
DOS tra cui quella chiamata DosLynx. Versioni recenti girano anche su
Microsoft Windows. Esiste anche una versione per Macintosh chiamata
MacLynx "per System 7 e successive", ma non è regolarmente
aggiornata.
Grazie alla sua interfaccia facilmente compatibile con il text-to-speech
(da testo a voce), Lynx era popolare tra gli utenti non vedenti, ma la
diffusione di migliori screen reader ne ha ridotto l'impiego in questo
ambito.
I suoi maggiori competitori sono Links (con le varianti Links2 and
ELinks) e w3m.
3.2.3 I BROWSER VOCALI
A questa categoria appartengono i software realizzati esplicitamente per
la navigazione dei siti web. Rispetto agli screen reader, che sono
strumenti per il controllo generico del sistema operativo e delle
applicazioni, un browser vocale può essere utilizzato esclusivamente
durante la visita ad un sito web oppure per scaricare la posta elettronica
da una finestra del browser dedicata.
Proprio perché si tratta di un’applicazione ad hoc, generalmente è più
semplice utilizzare un browser vocale in quanto è dotato di menù
51
standard. Per comandare uno screen reader è invece necessario utilizzare
delle combinazioni di tasti che non si trovino in conflitto con quelle
normalmente utilizzate dalle applicazioni che il sistema operativo sta
eseguendo.
I lettori vocali potrebbero così rappresentare una utile soluzione da
impiegare nelle postazioni pubbliche di accesso a Internet, come ad
esempio le biblioteche.
Ibm Home Page Reader è l’unico browser vocale degno di nota e dispone
di un buon supporto ai TAG ed attributi dell’Html accessibile.21
Oltre a riconoscere il cambio di lingua all’interno del testo (sempre che
chi realizza le pagine utilizzi l’attributo lang e l’utente configuri il reader
perché riconosca automaticamente la variazione) riesce ad interpretare in
modo efficace i numerosi tag e attributi per una navigazione efficace
all’interno delle tabelle.
L’operatore ha la possibilità di modificare la modalità di esecuzione di
Home Page Reader così da spostarsi agevolmente tra paragrafi, oppure
tra link, intestazioni e frame.
E’ da segnalare anche Connect Outloud di Freedom Scientific, che è
sostanzialmente una versione limitata di Jaws in grado di gestire
solamente Internet Explorer e Outlook Express per la posta elettronica. Il
suo funzionamento è identico al funzionamento dello screen reader nelle
21
http://speciali.html.it/speciale/start/9/accessibilita/
52
pagine web, ma ovviamente il suo costo è inferiore. Va comunque detto
che questi programmi dedicati sono poco diffusi, in quanto chi acquista
un computer vuole usarlo in tutti i suoi aspetti, quindi preferisce
acquistare uno screen reader piuttosto che singoli programmi dedicati a
funzioni particolari.
FUNZIONAMENTO
Per chi non può vedere il monitor, una grossa difficoltà è data dal non
avere una panoramica del contenuto della pagina: può solo cominciare a
leggerne il contenuto con lo screen reader, saltare tra le intestazioni o
selezionare un link tra quelli presentati.
E’ comunque impensabile che lo screen reader o i browser vocali leggano
proprio tutto quello che appare sullo schermo.
FUNZIONAMENTO GENERALE DI UNO SCREEN READER.
Lo screen reader dispone di meccanismi che selezionano di volta in volta
quale testo vocalizzare. Se ad esempio si apre il menu Start, lo screen
reader legge la prima voce del menu. Se ci si sposta con i tasti freccia, la
sintesi leggerà le varie voci del menu e darà informazioni aggiuntive, ad
esempio indicando se una determinata voce ha un sottomenu. Lo screen
reader fornisce anche messaggi che aiutano ad orientarsi, ad esempio
avverte se si è aperta una finestra di dialogo, se si è chiuso un menu, ecc.
In una finestra di dialogo dà informazioni sui diversi elementi (ad
esempio indica se ci troviamo su un pulsante, su una lista di elementi, su
un campo editazione, ecc.).
53
Lo screen reader rende disponibile un sistema di emulazione del mouse,
cioè consente di spostare il puntatore del mouse mediante le frecce e di
simulare il click sinistro e destro. Inoltre è possibile esplorare lo schermo,
cioè leggere lo schermo dall’alto verso il basso senza influire né sulla
posizione del cursore del computer, che del resto spesso non si può
spostare liberamente sullo schermo, né sulla posizione del mouse.
Durante l’esplorazione dello schermo con o senza spostamento del
puntatore del mouse, lo screen reader legge qualsiasi testo che incontra,
ma ovviamente non è in grado di interpretare le icone o di leggere il testo
presente al loro interno sotto forma di immagine.
Per questo motivo, nel realizzare una pagina web, è importante utilizzare
tutti i tag a disposizione per facilitare la lettura da parte di uno screen
reader. In questo caso particolare può essere impiegato l’attributo alt e
assegnarli una descrizione breve ma completa dell’immagine che lo
contiene. Vedremo nella parte pratica del corso come e quando utilizzare
questo attributo. Se invece l’attributo non è presente lo screen reader
indica semplicemente la presenza di un elemento grafico. E’ possibile
assegnare a questo elemento grafico un nome che verrà letto ogni volta
che lo si incontrerà di nuovo.
FUNZIONAMENTO CON LE PAGINE WEB
Inizialmente gli screen reader si limitavano a leggere in maniera
sequenziale dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra il testo che
appariva sullo schermo. Purtroppo le pagine web sono particolarmente
54
complesse e così spesso il testo è disposto su più colonne affiancate, vi
sono elementi grafici e animazioni, così la navigazione risultava assai
difficile.
Oggi gli screen reader entrano in una particolare modalità quando si
accorgono che è in esecuzione un browser e tentano di interpretare la
struttura della pagina attualmente visualizzata.
In particolare, con l’introduzione di Internet Explorer 5, Microsoft ha
fornito una libreria (Msaa) contenente una serie di funzioni cui gli screen
reader possono appoggiarsi per presentare le pagine web in maniera
alternativa.
Jaws e Window-Eyes hanno sviluppato un sistema che di fatto consente
di scorrere le pagine web con i tasti freccia come se ci si trovasse in un
word processor. Le pagine vengono decolonnizzate (o linearizzate),
cosicché il testo viene letto secondo un ordine logico.
Vengono descritti i principali elementi: in presenza di un link lo
screen reader dirà “link” seguito dal testo che lo contraddistingue.
Tutto ciò spiega perché il 90% dei ciechi utilizza Internet Explorer e
come screen reader Jaws o Window-Eyes.
Normalmente, quando una pagina web viene caricata, lo screen reader
inizia automaticamente a leggerla.
Jaws dà anzitutto una informazione sul numero di frame e di link presenti
sulla pagina, quindi legge il titolo della pagina, prelevandolo dal tag title
della sezione head del file Html. Window-Eyes legge invece solo il titolo.
55
Se scendendo con la freccia giù si incontra un'immagine, lo screen
reader dirà “grafico” seguito dalla descrizione alternativa che appare
nell’attributo alt dell’elemento IMG.
Se l’attributo alt non è presente o è vuoto, viene letto il nome del file
contenente l’immagine. Se l’immagine rappresenta un link, lo screen
reader dirà “link grafico” seguito dal testo descrittivo. In mancanza di
tale testo, lo screen reader può comportarsi in modo diverso: può leggere
il nome del file contenente l’immagine oppure può leggere l’Url ad essa
associato, o ancora può leggere il contenuto del tag title. Lo stesso accade
con le mappe immagine.
Jaws e Window-Eyes informano anche sulla presenza di tabelle,
indicando il numero di colonne e di righe.
Le tabelle vengono decolonnizzate, cioè vengono lette una cella dopo
l’altra. Ci sono dei comandi che consentono di muoversi all’interno delle
tabelle, ad esempio spostandosi di cella in cella in senso
verticale. Se per i titoli viene usato il tag th, lo screen reader è in grado
di identificare la cella corrispondente come titolo e di leggerlo a richiesta
dell’utente. Lo screen reader legge automaticamente il testo contenuto
nell’attributo summary prima di iniziare la lettura dei dati contenuti nella
tabella.
Ultimamente Jaws e Window-Eyes annunciano anche le intestazioni (tag
da h1 a h6) e consentono di spostarsi rapidamente tra le sezioni
identificate dalle intestazioni. Nelle pagine web ci si può sempre spostare
56
tra i link con il tasto Tab. Tuttavia questo non risulta molto agevole se
sulla pagina ci sono decine o centinaia di link. Perciò tutti gli screen
reader e i browser vocali prevedono una funzione che fa apparire sullo
schermo l’elenco di tutti i link, che può essere scorso con le frecce. I link
si attiveranno premendo Invio su quello desiderato. Per questo motivo è
importante che il testo associato ad ogni link sia significativo e non si
limiti a cose del tipo “clicca qui”, che lette al di fuori del contesto non
hanno alcun significato. Poiché Jaws e Window-Eyes utilizzano i tasti
freccia per muoversi all’interno della pagina web, hanno dovuto
introdurre una modalità particolare per la compilazione dei form. In Jaws
tale modalità si chiama “Modalità Maschere” e si attiva premendo Invio
all’interno di un campo editazione o di un altro elemento del form che
non sia un pulsante. In questa modalità lo screen reader cerca di
individuare il testo associato ad ogni controllo (ad esempio il testo che
indica cosa bisogna inserire in un determinato campo editazione). Per
fare ciò si basa sul tag label oppure sull’attributo name dell’elemento
input. Se tali elementi non sono presenti o non sono univoci, lo screen
reader può leggere informazioni sbagliate o non leggere assolutamente
nulla. Lo stesso accade se il testo che indica il dato da immettere è
costituito da una immagine. Jaws e Window-Eyes sono anche in grado di
annunciare automaticamente l’inizio e la fine dei frame, leggendone
anche il titolo. Per questo motivo il titolo dei frame deve essere
autoesplicativo e non limitarsi a cose del tipo “leftframe” o “superiore”.
57
Per quanto riguarda i tasti di accesso rapido (tag acceskey), Jaws e
Window-Eyes li annunciano automaticamente.
LIMITI E PECULIARITÀ
Quella delle tecnologie accessibili è una corsa ad inseguimento: la
tecnologia corre e gli sviluppatori dei software di sintesi vocale le
corrono dietro. Non si fa in tempo a raggiungere un traguardo che già la
tecnologia pone nuove sfide.
E’ stato così per Windows (solo nel 1995 sono usciti i primi programmi
che consentivano di accedere all’interfaccia grafica in maniera decente),
è stato così con la trasformazione del web da elemento prevalentemente
testuale e statico ad elemento prevalentemente grafico e dinamico.
Gli screen reader sono forniti con una serie di file di configurazione che
consentono di personalizzare il comportamento del software con i diversi
applicativi disponibili. Anche se è presente un editor per aggiungere o
personalizzare questi file, è comunque necessario mantenere la versione
dello screen reader il più aggiornata possibile.
C’è ancora molta strada da fare per realizzare dei software realmente
completi.
Attualmente gli screen reader non sono ad esempio in grado di
selezionare automaticamente la lingua sulla base del tag lang, sebbene
questa sia una delle raccomandazioni contenute nelle “User Agent
Accessibility Guidelines” del W3C.
58
Solo Home Page Reader di Ibm è in grado di rilevare automaticamente il
cambio di lingua, anche se questo ha come conseguenza il cambio di
interprete ed introduce una pausa durante la lettura del testo. Jaws può
anche non ripetere la lettura delle parti di una pagina che rimangono
invariate. È una caratteristica molto interessante, soprattutto
considerando che è impossibile per uno screen reader offrire
all’operatore una panoramica del contenuto nella pagina: non può che
iniziare la lettura dall’inizio. Questa opzione non sostituisce comunque la
necessità per lo sviluppatore di prevedere un link che salti al contenuto
della pagina. Anche se di solito Jaws riesce a saltare le parti ripetute
presenti sulle pagine web, basta che cambi anche un solo carattere perché
rilegga tutta la pagina. Per questo motivo spesso la cosa non funziona:
basti pensare alle pagine nelle quali cambia solamente il banner
pubblicitario posto all’inizio della pagina. Jaws inizia a leggere dal punto
in cui secondo lui il contenuto è diverso rispetto a quello della pagina
precedente. Inoltre lo screen reader non è in grado di leggere il testo
associato ad eventi scatenati dal mouse, tipicamente l’attributo
ouseover.Attualmente risultano inutilizzabili sia le applicazioni Java
presenti nelle pagine web sia le animazioni Flash contenenti link. Peraltro
sia Sun sia Macromedia sono impegnate nello sviluppo di plug-in che
consentano agli screen reader di “vedere” anche queste porzioni del web.
Tuttavia è necessario che gli sviluppatori predispongano le applicazioni
59
Java e le animazioni Flash seguendo determinati parametri illustrati nelle
pagine relative all’accessibilità di Macromedia e Sun.
60
CONCLUSIONI
La realizzazione di un sito accessibile e rendere usabili le risorse dei testi
scritti a tutti,indipendentemente dalle abilità o disabilità che si
possiedono, sono le sfide che oggi, chi si occupa di educazione ed
educazione speciale, deve necessariamente affrontare. Non solo perché la
legge lo impone ma soprattutto perché rendere autonoma la persona è
l’obiettivo primario dell’educatore.
Inclusione, autonomia, indipendenza sono gli obiettivi che ogni giorno
l’educatore e l’insegnante di sostegno si prefiggono di ottenere; un
bambino ipovedente o non vedente che può studiare da solo perché
possiede gli strumenti per affrontare i compiti quotidiani è un allievo
autonomo che si sente uguale agli altri studenti, che non avverte più
quell’esclusione, inevitabile, senza gli ausili.
Oggi molti passi in avanti sono stati compiuti, ma ancora il cammino è
lungo e ancora molte scuole sono lontanissime dall’adeguarsi all’art. 5
comma 2 della Legge Stanca che così recita:
Le convenzioni stipulate tra il Ministero
dell'istruzione, dell'università e della ricerca e le
associazioni di editori per la fornitura di libri alle
biblioteche scolastiche prevedono sempre la
fornitura di copie su supporto digitale degli
strumenti didattici fondamentali, accessibili agli
61
alunni disabili e agli insegnanti di sostegno,
nell'ambito delle disponibilità di bilancio.
Con quest’elaborato ho voluto suggerire l’importanza dell’utilizzo
delle nuove tecnologie informatiche per la formazione e
l’istruzione dei ragazzi non vedenti. Compito dei webmaster e
degli sviluppatori del web è quello di rendere quanto più
accessibile a tutti le risorse e la conoscenza che uno strumento
come internet offre quotidianamente all’utenza. Compito
dell’educatore e dell’insegnate di sostegno è di divulgare e
insegnare l’utilizzo delle nuove tecnologie per rendere sempre più
autonomo, nello studio, lo studente non vedente.
62
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