UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA TESI DI MASTER Relatore
Transcript
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA TESI DI MASTER Relatore
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA MASTER DI I LIVELLO EDUCATORE ESPERTO PER LA DISABILITÀ SENSORIALI TESI DI MASTER BARRIERE ARCHITETTONICHE VIRTUALI E ACCESSIBILITÀ Relatore Dott. W.J. Bertozzo Specializzanda Dott.sa Viviana Mannoia Anno Accademico 2010-2011 2 Sommario Introduzione ............................................................................................................... 4 Capitolo I .......................................................................................................................... 17 1.1 Definizione di ipovedente e non vedente .................................................... 17 1.2 storia dell’educazione del non vedente........................................................ 23 1.2.1 l’antichità all’età dei lumi ........................................................................................ 23 1.2.3 Valentin HAÜY ....................................................................................................... 26 1.2.4 louis braille .............................................................................................................. 27 1.2.5 il metodo braille ....................................................................................................... 29 capitolo II.......................................................................................................................... 32 la normativa italiana .......................................................................................... 32 2.1. la legge stanca e l’accessibilità .................................................................................. 35 capitolo III......................................................................................................................... 39 i prodotti d’ausilio............................................................................................................. 39 3.1 gli strumenti hardware ................................................................................................ 41 3.1.1 display o barra braille............................................................................................... 42 3.1.2 l’optacon .................................................................................................................. 45 3.1.3 stampanti braille....................................................................................................... 46 3.1.4 videoingranditori (cctv) ........................................................................................... 46 3.2 i software..................................................................................................................... 46 3 3.2.1 screen readers........................................................................................................... 46 3.2.2 i browser testuali:lynx.............................................................................................. 49 3.2.3 i browser vocali........................................................................................................ 50 conclusioni ........................................................................................................................ 60 sitografia................................................................................................................. 63 4 INTRODUZIONE "L'uomo è un animale sociale. Le persone non sono fatte per vivere da sole". Seneca L’uomo, in quanto animale sociale, ha bisogno di comunicare e, in questi ultimi velocissimi 20 anni, la comunicazione è stata strettamente legata alla rete, a internet, alla rapita trasmissione di saperi e informazioni. La comunicazione da esigenza è diventata necessità: in un mondo in cui l’azione del comunicare è inclusione, intesa come sopravvivenza e acculturazione, chi non ha accesso alle ICT è tagliato fuori dai circuiti dello scambio globale. Grazie alle nuove tecnologie, e a tutto ciò che esse celano, è possibile, infatti, annullare le distanze geografiche, concludere transazioni e diffondere informazioni senza lo spostamento fisico di uomini e/o cose. Tanto più sorprende, e fa riflettere, l’indispensabilità del computer nel nostro quotidiano. Considerando la sua recentissima invenzione sembra quasi assurdo immaginare oggi la società moderna senza un PC collegato a internet. La rete è una risorsa incommensurabile, che allarga gli orizzonti e intesse una rete che abbraccia e stringe tutto il globo, offrendo possibilità infinite e impensabili fino a qualche decennio fa. Oggi è possibile comunicare in video-conferenza pur essendo a migliaia di chilometri di distanza, di effettuare scambi commerciali 5 d’ogni tipo, inviare messaggi scritti e ricevere istantaneamente una risposta, parlare in chat con persone sconosciute o amici troppo distanti. Come scrive McLuhan 1 “con l’avvento del telegrafo i messaggi poterono viaggiare più in fretta del messaggero. con il telegrafo l’informazione si era staccata da materie solide come la pietra e il papiro. il termine comunicazione è stato ampiamente usato con riferimento alle strade, ai ponti, alle rotte navali, ai fiumi e canali, prima di trasformarsi con l’era elettronica in movimento di informazione successivamente all’invenzione del telefono”. Se in passato si sosteneva che, con l’invenzione del telefono, l’umanità fosse attaccata ad un filo, ora i fili si sono moltiplicati e intrecciati diventando una rete. È come se il mondo si fosse ristretto, le distanze annullate e il reale avesse proiettato la sua immagine in un mondo che è, contemporaneamente, parallelo e integrato. Ma cosa accade a chi è escluso dall’accesso alle nuove tecnologie? E chi per motivi fisici, congeniti o acquisiti, non riesca ad accedere alla nuova comunicazione, è condannato a vivere fuori dalla società? Da anni si è cercato di rispondere a questi quesiti proponendo sempre la questione dell’accessibilità. 1 M. McLuhan, La galassia Gutenberg. Nascita dell’uomo tipografico, Roma, 1962. 6 Se già dagli anni Settanta del Novecento si è iniziato a studiare il concetto di barriera architettonica, inteso alla creazione di percorsi accessibili a tutti e senza ostacoli per le case, scuole, uffici e città (pur avendo ancora molta strada da fare) anche nelle nuove tecnologie esistono “barriere” architettoniche non meno difficili da superare e la parola che appare in ogni testo è sempre la stessa: accessibilità. Ma cos’è l’accessibilità e come si è cercato negli ultimi vent’anni di rispondere a questo quesito? Il dizionario di DE MAURO, consultabile in rete, incorre però in un’incoerenza particolarmente curiosa: da un lato offre una definizione di “accessibilità” assolutamente generica, quale quella sopra riportata, dall’altro mostra ben visibile, sulla prima pagina del proprio sito internet, la seguente avvertenza: Accessibilità. coloro che per la navigazione utilizzano strumenti diversi da monitor, mouse o tastiera, che utilizzano un browser testuale o che hanno difficoltà visive possono inviare le proprie impressioni d’uso al webmaster. Insomma, la parola “accessibilità”, almeno per i curatori del sito del DE MAURO PARAVIA online, ha un evidente significato specialistico, del quale però non si trova riscontro nella corrispondente definizione del dizionario. Occorre allora che ci si rivolga ad un’altra parola, seguendo l’implicito consiglio dei vocabolari: se, cioè, l’accessibilità è la proprietà 7 dell’essere accessibile, forse possiamo saperne di più capendo cosa vuol dire “accessibile”. Riguardo a questa parola, la situazione è per fortuna molto più chiara. Accanto ad alcuni significati figurati (“persona accessibile” nel senso di affabile, cordiale, disponibile, e “prezzo accessibile” nel senso di modico), tutte le fonti concordano nel riportare due significati, uno proprio e uno figurato. Per il VOCABOLARIO TRECCANI DELLA LINGUA ITALIANA, il significato proprio di “accessibile” è: a cui è possibile accedere, che è di facile accesso: “una località poco accessibile; rocca accessibile da due lati”. In modo simile, il DE MAURO riporta: a cui si può accedere, raggiungibile: “spiaggia accessibile solo dal mare” E così anche il DIZIONARIO GARZANTI: cui si può accedere; raggiungibile: “un luogo accessibile; una città non accessibile dal mare”. Tutte e tre le fonti sono d’accordo anche sul significato figurato della parola: di nozione che s’intende facilmente: “sono concetti accessibili anche ai fanciulli” (TRECCANI). di qualcosa comprensibile: “libri accessibili anche ai bambini” (DE MAURO). comprensibile: “concetto accessibile” (GARZANTI). Si sono ottenute così abbastanza informazioni per arrivare a una prima importante certezza: “accessibile” significa raggiungibile ma non raggiungibile con difficoltà, come sarebbe la vetta di un’alta montagna 8 innevata ma raggiungibile con facilità, senza troppi sforzi, come per esempio un citofono montato alla nostra altezza. Inoltre “accessibile” può significare sia raggiungibile fisicamente, per mezzo del corpo, sia raggiungibile mentalmente, con la comprensione, come un libro scritto con semplicità. L’accessibilità non è però soltanto il risultato del rispetto di un insieme di norme tecniche ma anche e soprattutto di un modo diverso di pensare e progettare i contenuti e la struttura dei siti rendendoli effettivamente utilizzabili “da tutti”. Un sito accessibile è certamente fruibile dai disabili, che hanno particolari esigenze e usano tecnologie assistive, ma è anche navigabile, ad esempio, utilizzando connessioni lente, o media di accesso tecnologicamente avanzati, come PDA, Palm, SmartPhone ed è facilmente comprensibile senza avere bisogno di particolari competenze specialistiche. E’ quindi, in una parola, di semplice uso. Presupponendo che la tecnologia debba migliorare e facilitare la vita e non innalzare nuove barriere, nasce l’esigenza di progettare e realizzare un sito accessibile e per farlo bisogna abbracciare una cultura di internet differente da quella affermatasi finora. Rendere i siti web accessibili vuol dire, infatti, offrire un contributo in termini di democratizzazione della Rete, garantendo pari opportunità a tutti coloro che desiderano comunicare attraverso internet ed allo stesso tempo allargando la base di utenti che possono essere raggiunti da informazioni e servizi. Un sito 9 accessibile deve essere utilizzato pienamente da tutti: sia da chi ha una disabilità fisica e/o sensoriale che rende necessario l’uso di tecnologie assistive, sia da coloro che hanno difficoltà ad accedere al web a causa di limitazioni tecniche (un computer meno recente, l’uso di strumenti diversi dal PC, una connessione lenta...) o di scarsa dimestichezza con internet. Per realizzare un sito accessibile occorre seguire le precise norme di progettazione stabilite dal WAI (Web Accessibility Initiative); egualmente importante, però, è anche cambiare la mentalità con la quale il sito stesso viene costruito. Un impegno che deve accomunare tutti coloro che contribuiscono a realizzare un sito, dall’information architect al designer fino allo sviluppatore, per trovare soluzioni alternative che siano accessibili, e davvero usabili, per tutti. Un sito realizzato secondo questi criteri sarà facilmente accessibile con i più diffusi sistemi impiegati dai disabili (sintetizzatori vocali, ingranditori, strumenti braille, dispositivi diversi da tastiera e mouse), mentre la struttura dei contenuti e i servizi offerti risulta flessibile e adeguata anche agli utenti del web meno esperti, nel rispetto dei principi di usabilità. Un sito accessibile, quindi, è senza “barriere digitali” e idealmente va incontro alle esigenze di tutti: a quelle dei disabili e a quelle dei “disabili tecnologici”, ovvero tutte quelle persone che in un dato momento della vita, per diversi fattori sociali, economici, fisici, di età, non riescono a utilizzare internet con facilità. 10 Nel 1994 Tim Berners-Lee, l’inventore del web, fonda il World Wide Web Consortium (W3C), l’organismo che si occuperà di elaborare tutte le specifiche che sono alla base del web, per incentivare uno sviluppo ottimale della Rete. Con il passare degli anni, l’impatto del web sulla vita delle persone appare sempre più evidente: su internet si trova l’informazione quotidiana, si possono seguire delle lezioni, si può cercare lavoro, si può lavorare a distanza, si possono ottenere certificati e documenti. Grazie alla Rete si può entrare in possesso di libri, relazioni, discorsi. Un’opportunità per tutti, ma ancora di più per le persone disabili. Per rispondere alle esigenze di quanti si vedevano tagliati fuori da questo insieme di opportunità, nel 1997 il W3C dà vita alla Web Accessibility Initiative (WAI), riunendo in gruppi di lavoro intorno al tema dell’accessibilità i maggiori esperti mondiali di internet. Poiché l’accessibilità è un problema complesso, il WAI ha deciso di affrontarlo su cinque diversi livelli di studio con altrettanti gruppi di lavoro: il primo si occupa di studiare come le tecnologie web possano supportare l’accessibilità; il secondo sviluppa le linee guida per l’accessibilità; il terzo si occupa di migliorare gli strumenti per valutare l’accessibilità dei siti e quelli per modificarli in modo da renderli accessibili; il quarto realizza materiale didattico per diffondere la cultura dell’accessibilità; e il quinto coordina le attività degli altri e li mette in contatto con i laboratori di ricerca e sviluppo. 11 Nel 1999 il WAI ha pubblicato le linee guida sull’accessibilità (WCAG 1.0 – Web Content Accessibility Guidelines): un insieme di quattordici regole destinate agli ideatori ed ai programmatori di siti internet che vogliano realizzare un sito web accessibile. Le linee guida analizzano i problemi legati all’accessibilità e forniscono soluzioni per la progettazione, così da abbattere le barriere digitali senza dover rinunciare alle componenti multimediali. Le raccomandazioni prendono in considerazione tutti quegli aspetti che possono rendere la navigazione di un sito un’impresa impossibile per un utente. Durante la progettazione gli sviluppatori devono infatti considerare le possibili diverse condizioni in cui si trova ad operare l’internauta. E se è vero che ci sono diverse situazioni da considerare, ogni scelta di design accessibile porta però, contemporaneamente, dei benefici a molti gruppi di disabili e all'intera comunità del web. Le linee guida si basano sui due principi generali:“assicurare una trasformazione elegante” e rendere il contenuto comprensibile e navigabile: infatti, l’utilizzo di ausili non devono interferire con l’eleganza della struttura della pagina web che si deve trasformare senza stravolgersi, rimanendo accessibile e usabile nonostante le limitazioni che possono derivare dal dover essere utilizzabili per persone con disabilità fisiche, sensoriali e dell'apprendimento, piuttosto che da barriere tecnologiche. Rendere il contenuto comprensibile e navigabile, oltre all'adozione di un linguaggio chiaro e semplice, significa anche 12 fornire meccanismi facilmente comprensibili per la navigazione all'interno della stessa pagina e tra pagine diverse. Dotare sempre le pagine di strumenti di navigazione e informazioni di orientamento ne massimizza l'accessibilità e l'utilizzabilità. Non tutti gli utenti sono in grado di utilizzare indicazioni visive come immagini sensibili, frame affiancati, o comunque elementi grafici che guidano nella navigazione gli utenti normodotati; gli utenti, inoltre, possono perdere informazioni relative al contesto qualora riescano a vedere solo una parte della pagina, ad esempio perché accedono alla pagina stessa leggendo una parola (oppure una sezione) per volta. E’ evidente quindi che senza l’aggiunta di informazioni “di contesto” che favoriscano l'orientamento nel contenuto possono non essere affatto comprensibili per alcune categorie di utenti. Le norme stabilite dal WAI si articolano su tre livelli di priorità, di importanza crescente, che identificano tre livelli di gravità nei problemi relativi all'accessibilità dei siti, e di conseguenza tre diversi livelli di adesione alle norme. • Priorità 1. Norme che devono essere rispettate da tutti, pena l'impossibilità per alcuni gruppi di utenti di accedere alle informazioni. I siti conformi a tutti i punti di controllo della priorità 1 ottengono il livello di conformità A. • Priorità 2. Norme che dovrebbero essere soddisfatte, pena una difficoltà di accesso ad alcune informazioni da parte di uno o più 13 gruppi di utenti. I siti conformi a tutti i punti di controllo delle priorità 1 e 2 ottengono il livello di conformità AA. • Priorità 3. Norme che potrebbero essere soddisfatte, con l'obiettivo di rendere ancora migliore l'accesso a uno o più gruppi di utenti. I siti conformi a tutti i punti di controllo delle priorità 1, 2 e 3 ottengono il livello di conformità AAA. Il termine che indica la buona organizzazione dei contenuti e della navigazione di un sito è usabilità. Tale concetto si basa sull'osservazione diretta del comportamento dell’utente alle prese con un sito e su alcune norme fondamentali. Gli elementi di base per la definizione di usabilità sono la possibilità di rendere e comprensibili tutti quegli strumenti che consentono all'utente di capire immediatamente dove si trova; qual è stato il percorso che lo ha portato in quella pagina e come è possibile ritornare alle pagine precedenti; la presentazione chiara del nome del sito, delle sezioni e dei percorsi; la coerenza cromatica delle sezioni senza cambi di grafica improvvisi.2 Un codice “sporco” (una scrittura confusa, una struttura ripetitiva e percorsi di navigazione poco chiari) rende prima di tutto un sito poco La linea guida 12, ad esempio, invita a fornire informazioni per la contestualizzazione e l'orientamento, così da aiutare gli utenti a comprendere pagine o elementi complessi. Allo stesso modo, ai fini dell’accessibilità è considerato fondamentale fornire all’utente dei meccanismi di navigazione chiari e coerenti (barre di navigazione, una mappa del sito ecc.) così da aumentare le probabilità che una persona trovi quello che sta cercando (linea guida 13). 2 14 usabile e, in secondo luogo, inaccessibile.3 Anche l'uso di un linguaggio chiaro e semplice è imposto dalla linea guida 14, che recita proprio: “Assicurarsi che i documenti siano chiari e semplici”. L'accesso all'informazione scritta può essere, infatti, difficile per persone con disabilità cognitive o dell'apprendimento e, in genere, un testo confuso non aiuta nessuno. L'uso di un linguaggio chiaro e semplice giova anche alle persone la cui madrelingua è diversa da quella in cui è scritto il sito, comprese le persone che comunicano essenzialmente con il linguaggio dei segni. In Italia a portare all’attenzione della Pubblica Amministrazione il problema dell’accessibilità è stata la Circolare Bassanini n. 3/2001 del 13 marzo, "Linee guida per l'organizzazione, l'usabilità e l'accessibilità dei siti web delle pubbliche amministrazioni"; essa invitava ufficialmente tutti gli enti di Pubblica Amministrazione e Pubblica Utilità a integrare e conformare i propri siti internet e servizi on-line allo standard sancito dalle linee guida WAI. Il 6 Settembre 2001 viene quindi resa pubblica la circolare Cr/32dell’AIPA (l’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione) che descrive nei dettagli gli strumenti e i metodi per migliorare l’accessibilità dei siti web. 3 P. Bertini, M. Trevisan, E-banking: quando il servizio non è accessibile. Milano, 2002. 15 L’adesione a questo documento ed al precedente è però volontaria. Il 16 dicembre 2002 è stata presentata la proposta di legge Campa-Palmieri secondo cui i siti web della pubblica amministrazione italiana “devono essere accessibili”. In altre parole devono essere disegnati in modo da assicurare una buona consultazione anche a cittadini diversamente abili seguendo le linee guida definite a livello internazionale dal Consorzio mondiale del Web (W3C). Inoltre, secondo il testo, un sito accessibile per definirsi tale deve poter essere visitato da qualsiasi utente indipendentemente dal computer, dalla velocità del collegamento, dal browser, dall’interfaccia utente, dalle periferiche alternative utilizzati. Ma sembra che oramai i tempi siano in qualche modo maturi per arrivare a breve alla definizione di un adeguato apparato legislativo che dia impulso allo sviluppo di una effettiva cultura dell’accessibilità infatti il 4 aprile 2003 il Consiglio dei Ministri vara il disegno di legge presentato dal Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca, per abbattere le barriere virtuali che i disabili incontrano nell’accesso agli strumenti informatici.4 Nel testo si afferma che il Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie del Ministero del Consiglio “valuta, su richiesta dei privati, l’accessibilità dei loro siti internet o del materiale informatico da loro prodotto o distribuito”. 4 Diodati, Accessibilità. Guida completa, Milano 2007. 16 17 CAPITOLO I 1.1 DEFINIZIONE DI IPOVEDENTE E NON VEDENTE Prima di iniziare a trattare il percorso che condurrà all’analisi dell’accessibilità del web per i disabili della vista è opportuno fare un approfondimento su cosa siano queste disabilità e cosa comporti essere un’ipovedente o un non vedente. Le persone con deficit visivo sono generalmente affette da una menomazione agli organi e alle strutture anatomiche riguardanti la vista, o interessate da un’alterazione delle funzioni collegate a questo senso. Le menomazioni delle funzioni e delle strutture corporee, le limitazioni delle attività e le restrizioni alla partecipazione sono gli elementi descrittivi della Classificazione ICF (Classificazione del funzionamento della Disabilità e della Salute), che è lo strumento ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (da qui O.M.S.) per descrivere e misurare la salute e la disabilità delle popolazioni. L’ ICF è il risultato di 7 anni di un lavoro svoltosi in 65 Paesi, pubblicato nella sua prima versione nel 2001 in seguito alla revisione della vecchia classificazione ICIDH del 1980. Recentemente l’OMS ha pubblicato la prima classificazione del funzionamento della disabilità e della Salute 18 (ICF-CY ICF version for Children and Youth) applicabile a bambini e adolescenti. 5 Come punto di partenza, è importante tenere presenti almeno tre diversi aspetti della situazione di minorazione visiva, affinché sia possibile iniziare ad orientarsi. • Dimensione percettiva: Indica la quantità e, specialmente, la qualità delle informazioni visive disponibili per la persona. Saranno, quindi, presi in considerazione fattori riguardanti la cecità rispetto all’ipovisione. • Dimensione temporale: Indica la storia clinica della minorazione visiva, il periodo in cui è insorta e si è modificata, la prognosi eventualmente possibile sull’evoluzione futura. La variabile concerne la natura primaria della minorazione rispetto a quella acquisita. • Dimensione del funzionamento globale: indica la correlazione con altri fattori di salute e sviluppo, che possono condizionare le capacità di una persona, specialmente se altri deficit vanno ad intaccare proprio le risorse utili all’organismo per compensare la minorazione visiva. La legge n.138/2001 classifica le persone con problemi visivi in: • Ipovedenti: lievi, medi, medio-gravi e gravi; 5 M.L. Gargiullo, V. Dadone, Crescere Toccando. Aiutare il bambino con deficit visivo attraverso il gioco sonoro. Uno strumento per educatori e terapisti, Milano 2009, p.17 19 • Ciechi: parziali o totali, a seconda del campo visivo e dell’acuità della vista. Esistono tuttavia molti altri fattori, che concorrono a determinare le numerose situazioni di ipovisione.6 Le persone ipovedenti, sebbene siano in grado di utilizzare alcune informazioni visive, possono avere differenti carenze nelle loro funzione visiva: ciò determina sia una qualità delle immagini visive sia una capacità di utilizzare la vista che varia da persona a persona. Ci possono essere problemi nel riconoscere i colori, le sfumature intermedie tra chiaro e scuro, le forme, le distanze, problemi a vedere immagini poste in una determinata area del campo visivo o più di una di queste limitazioni messe insieme e con differenti livelli di gravità. Si intuisce quindi che, mentre è abbastanza comprensibile sul piano percettivo che cosa si intenda per cieco, non è possibile a priori stabilire quale sia la condizione visiva di una singola persona ipovedente. Secondo l’OMS un soggetto è cieco quando l'acuità visiva corretta nell'occhio migliore è inferiore a 1/20, mentre è considerato ipovedente quando essa è compresa tra 3/10 e 1/20. Sono state definite cinque categorie (International Classification of 6 Lo strumento che descrive specificamente la qualità e quantità delle informazioni visive a disposizione di una persona si chiama diagnosi funzionale visiva. Questa non deve essere confusa con la diagnosi clinica, che è la descrizione delle patologie che sono causa della minorazione. 20 Diseases - 9threvision). La prima e la seconda riguardano l’ipovedente: 1° cat. = visus 3/10-1/10; 2° cat. = visus 1/10-1/20. Le altre tre categorie riguardano, invece, il soggetto cieco: 3° cat. = visus 1/20-1/100 ; 4° cat. = visus 1/100-P.L. ; 5° cat. = visus spento. In Italia il concetto legale di cecità-ipovisione è stato ridefinito con la legge 3 aprile 2001, n. 138: “Classificazione e quantificazione delle minorazioni visive e norme in materia di accertamenti oculistici”. Le innovazioni introdotte da questa legge, promossa e ottenuta dall’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-Sezione italiana e dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, sono state a lungo auspicate da tutti gli addetti ai lavori e da tutti i portatori di deficit visivo. Suo merito principale è quello di prendere in esame, per la valutazione del danno, non solo lo stato della visione centrale ma anche lo stato della visione periferica (il campo visivo). La precedente legge (n. 382/70) quantificava la menomazione visiva sulla base di un solo parametro (il visus); succedeva così che un paziente, affetto da retinite pigmentosa7 o 7 Si tratta di una patologia oculare che appartiene a un gruppo di malattie ereditarie caratterizzate da una degenerazione progressiva della retina, che provoca nel tempo la perdita della visione notturna e 21 da glaucoma8 in fase avanzata (con un campo visivo ridotto a meno di 5 10 gradi), non fosse nemmeno riconosciuto ipovedente. I dati o, meglio, le stime parlano chiaro: secondo le valutazioni dell'OMS i ciechi nel mondo erano, nel 1972, poco di più di 10 milioni; nel 1990, 38 milioni e nel 1996. Attualmente9 si stima che siano circa 40 milioni, mentre gli ipovedenti sono 245 milioni. Tra i fattori che causano cecità e ipovisione ci sono il forte incremento demografico e le scarse risorse sanitarie nei Paesi in via di sviluppo (dove si stima che vivano 9 ciechi o ipovedenti su 10) e l’allungamento della vita media nei Paesi industrializzati con il conseguente aumento delle patologie, che causano un abbassamento della vista, legate all’età. In Italia i dati non sono meno preoccupanti. Secondo le stime Istat10 sono 362mila le persone prive della vista; inoltre, si calcola che gli ipovedenti siano circa un milione e mezzo.11 del campo visivo periferico. In molti casi vi è una perdita dellʹacutezza visiva, che può condurre allʹipovisione e progredire fino alla cecità. Può insorgere dopo lʹadolescenza e si manifesta con un progressivo restringimento del campo visivo. 8 Il glaucoma è causato da un progressivo danneggiamento del nervo ottico, di solito derivante da unʹanormale pressione allʹinterno dellʹocchio. Progredisce lentamente e non presenta sintomi evidenti nei primi stadi. È frequente una diminuzione del campo visivo che allʹinizio non è in genere avvertita dai pazienti. Esami oculistici di routine e test specifici del campo visivo sono la chiave per diagnosticare sin dallʹinizio un glaucoma. In fase avanzata, il danno al nervo ottico causa unʹirreparabile perdita di visione periferica con pesante riduzione del campo visivo (visione tubolare, o a cannocchiale) e in casi estremi può portare alla cecità. 9 Dati OMS 2010 10 2005 11 S. Minchiotti, L’importanza della prevenzione visiva nei bambini: la prospettiva dell’OMS, atti della “Giornata Mondiale della vista 14 ottobre 2010”, Roma 2010 22 Secondo le leggi del 27 maggio 1970 n°382 e 138/2001 sono considerati Ciechi Civili, ai fini del diritto alle provvidenze economiche previste dalla legge, coloro che in sede di visita medica presso la competente commissione sanitaria siano stati riconosciuti: Ciechi Assoluti - LEGGE 382/70: coloro che hanno un residuo visivo 00 in entrambi gli occhi, con eventuale correzione, ovvero coloro che hanno la totale mancanza della vista o la mera percezione dell'ombra o della luce. Ciechi Totali - LEGGE 138/2001: a) coloro che sono colpiti da totale mancanza della vista in entrambi gli occhi; b) coloro che hanno la mera percezione dell'ombra e della luce o del moto della mano in entrambi gli o nell'occhio migliore; c) coloro il cui residuo perimetrico binoculare è inferiore al 3%. Ciechi Parziali (o ventesimisti) - LEGGE 382/70: coloro che hanno un residuo visivo non superiore ad 1/20 in entrambi gli occhi con eventuale correzione. Ciechi Parziali - LEGGE 138/2001: a) coloro che hanno un residuo visivo non superiore a 1/20 in entrambi gli occhi o nell'occhio migliore, anche con eventuale correzione; b) coloro il cui residuo perimetrico binoculare è inferiore al 10 %. Ciechi Decimisti 23 coloro che hanno un residuo visivo non superiore ad 1/10 in entrambi gli occhi, sempre con eventuale correzione ottica. La definizione data dalla legge, soprattutto nell’ottica della previdenza sociale ha compiuto degli enormi progressi nella comprensione e individuazione dei molteplici aspetti legati ai deficit visivi. 1.2 STORIA DELL’EDUCAZIONE DEL NON VEDENTE 1.2.1 L’ANTICHITÀ ALL’ETÀ DEI LUMI La cecità ha esercitato, fin dall’antichità, un fascino misto a pietà e terrore; i ciechi erano isolati dalla società o ascoltati come oracoli ma sempre al di fuori dalla comunità. L’esempio più eclatante fu il grande poeta cieco Omero con le sue grandi opere l’Iliade e l’Odissea, ed è in quest’ultima che Ulisse incontra Tiresia il grande indovino cieco che gli consente il tramite con l’Aldilà. Esistono molte versioni del mito di Tiresia e dell’origine della sua cecità: punito da Era, perché aveva sostenuto Giove in una controversia, o da Pallade poiché l’aveva vista nuda durante un bagno; comunque costante nei miti è la concezione della cecità come punizione, magari ricompensata con la profezia ma pur sempre condanna. Nel Vangelo di Giovanni12è narrato l’episodio del miracolo della guarigione del cieco, che rivoluziona l’antica visione del non vedente come punito per peccati suoi o dei suoi avi. 12 Gv 9,1-41 24 Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?". Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo". Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: "Và a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Il miracolo di Cristo stravolge la tradizione rabbinica che collegava la malattia e la sofferenza alla punizione per il peccato. Tuttavia per secoli ancora, nonostante le parole di Gesù, il cieco rimase il simbolo della diversità; la cecità rappresenta una prova terribile a cui Dio sottopone l'uomo per fare espiare i peccati e si propone agli altri come specchio e monito. 13 13 M. Gecchele, Per una storia dell’educazione dei ciechi, dispense Master E.E.D.S. Verona 2011. 25 Il cieco diventa, per i cristiani, il fratello da aiutare con pie opere ed elemosine e già dal secolo decimo quarto si hanno importanti testimonianze di opere d’asilo e assistenza ai non vedenti. Nel 1377 si ha la fondazione della Fraglia di Santa Maria dei ciechi a Padova, nel cui statuto si legge come l’elemosina fosse considerata una pratica decorosa, ricompensata dalle preghiere per la salvezza dell’anima dei benefattori. L’assistenza ai disabili era a carico o delle famiglie o dei monasteri, per lo più legati alla regola benedettina. Sull’assistenza ai cavalieri tornati ciechi dalle battaglie, si ha testimonianza con la fondazione del Quinte-Vingt nel 1265 per volontà di sua maestà re di Francia Luigi IX. È importante, comunque, sottolineare come la principale missione fosse quella di asilo non di fondazione di luoghi d’educazione. L’opinione comune era infatti che l’apprendimento, così fortemente legato al mondo visuale, fosse del tutto preclusa ai non vedenti e che quindi l’unica forma di sussistenza fosse quella di mendicare. L'egemonia della vista, nell'attività pratica e percettiva, ha fatto ritenere la cecità una delle più grandi sventure; e ogni manifestazione di capacità dei ciechi desta sorpresa, suscitando l'ipotesi di eccezionali compensi. In verità i compensi, che in ogni caso sono scarsi, si conseguono solo con 26 l'educazione, la quale perciò è di gran lunga più necessaria per i ciechi.14 Se nei secoli precedenti l’assistenzialismo e la solidarietà sociale avevano caratterizzato il rapporto tra la società e il non vedente, dal XVI al XVII secolo ebbe inizio l’oscuro fenomeno della grande reclusione, della repressione, del vagabondaggio, della considerazione dei miseri, degli accattoni, degli oziosi come parassiti da far scomparire. Ma durante il Seicento si ebbero anche i primi studi scientifici sul fenomeno della minorazione visiva e delle cause che la determinano. Il pensiero illuminista pose l’accento sul rapporto tra cecità e conoscenza.15 L’istruzione e, soprattutto, il diritto all’istruzione, divenne un argomento sempre più pressante e movente fondamentale dell’iniziativa filantropica: proprio grazie a questo ottimismo educativo venne facilitata l'azione dei filantropi, che fondarono i primi istituti per assistere, addestrare ed istruire i non vedenti. 1.2.3 VALENTIN HAÜY Nel 1786 Valentin Haüy fondò a Parigi il primo Istituto per l'educazione dei giovani ciechi, con l’intenzione di insegnare la lettura, la scrittura, la musica e l’inserimento nel mondo del lavoro. La grande intuizione di Haüy fu quella di capire l’importanza del tatto per i privi della vista; grazie all’incontro con un giovane mendicante 14 Enciclopedia Italiana Treccani, 1950, alla voce. 15 A tal proposito il Trattato dei sensi di Condillac del 1740. 27 cieco, incontrato in una fiera, dove suonava un rudimentale violino. Mosso da pietà per il giovane e da sdegno per la derisione della gente, Haüy donò una moneta d’argento al mendico, il quale toccandola, si accorse della preziosità del dono. Così Haüy meravigliato della capicità del giovane di riconoscere al tatto forma e materiale della moneta, cominciò a considerare l’importanza del tatto, senso sottovalutato dal vedente. Il primo tentativo fatto da Haüy per insegnare l’alfabeto ai non vedenti, consistette nel tracciare a rilievo delle lettere molto grandi: fu un grande passo in avanti ma la lettura rimaneva difficile e la scrittura impossibile. Haüy cercò di superare tali difficoltà semplificando la scrittura corsiva con l’eliminazione di linee intermedie, ornamenti, parti accessorie. Tuttavia era un terreno ibrido, un sistema creato da vedenti che cercavano di comprendere la sensibilità tattile, non riuscendo a liberarsi dall’interpretazione visiva. 1.2.4 LOUIS BRAILLE La situazione iniziò lentamente a cambiare quando, nel corso del diciottesimo secolo, l'istruzione dei ciechi divenne un problema di proporzioni socialmente significative, in particolare per quanto riguardava i possibili modi della lettura e della scrittura. La comunicazione e l’educazione sono strettamente legate alla parola scritta; l’uscita dalla “preistoria” e l’ingresso dei non vedenti nella 28 “storia” , inteso come avvento della scrittura, avvenne grazie a Luois Braille, un non vedente. Louis Braille nasce a Coupvray nel 1809, in una famiglia povera, quarto figlio di un sellaio. Il bambino è gracile ma pieno di curiosità. Spesso, si avvicina al tavolo da lavoro del padre, incuriosito dai suoi strumenti.16 Un incidente domestico all’età di tre anni lo rende cieco da un occhio e successivamente un’infezione in breve tempo lo privò del tutto della vista. Ma in paese, l'abate Palluy, il maestro Becheret e perfino il marchese d'Orvilliers presero, a cuore la vicenda del bimbo e grazie al loro interessamento fu mandato a studiare a Parigi, alla Regia Istituzione dei Giovani Ciechi di Valentin Hauy. Quest'ultimo aveva ideato un metodo di lettura a beneficio dei ciechi, creando degli stampi in legno delle lettere da imprimere su un cartone bagnato. Questo metodo, però, aveva innanzitutto il difetto di rendere voluminoso anche un breve scritto, e poi, sebbene fosse ben visibile e leggibile per i vedenti, le lettere erano difficili da distinguere per i non vedenti e la loro composizione richiedeva parecchio tempo. Nonostante tutto, questa era la breccia nel muro che impediva ai ciechi l’accesso all’apprendimento grazie alla parola scritta. 16 G. Belvedere, Sistema Braille, Macrocopia dell’istituto per ciechi “Ardizzone Gioeni” Catania 1991 29 Louis Braille imparando questo metodo, comincia a pensare come migliorarlo. La svolta avviene quando Charles Barbier de la Serre, capitano d'artiglieria, propone un nuovo metodo all'Istituto. Egli aveva creato un sistema che doveva rendere più facile la comunicazione notturna nelle file dell'esercito utilizzando punti e linee a rilievo da leggere con il tatto. Questo metodo permette di scrivere con una stecca scorrevole forata, ma senza tener conto di ortografia, di cifre e segni di interpunzione. Il direttore del collegio Pignier lo prende in considerazione come metodo accessorio di insegnamento ma Braille notò lacune e imprecisioni che lo spronarono a cercare delle migliorie. Finalmente dopo tante prove e ricerche, Braille inventa 63 combinazioni di segni per le lettere dell'alfabeto, le vocali accentate, le cifre, i segni matematici e i segni di interpunzione. Grazie al metodo Braille i ciechi possono scrivere e leggere in maniera autonoma. Una nuova porta si schiude al loro mondo. Per la sua invenzione, Braille viene nominato istitutore ad appena 20 anni. Ma la sua curiosità lo porta a continuare la ricerca ed inventa un macchinario che permette ai non vedenti di scrivere esclusivamente per i vedenti: si chiama rafigrafo, ma non ha grande applicazione perché piuttosto complicata. Sarà l'invenzione della macchina da scrivere, poi, a permettere questo tipo di comunicazione. 1.2.5 IL METODO BRAILLE 30 Come avviene la percezione tattile? Esistono delle analogie tra la Vista e il Tatto: l’occhio riesce a distinguere due cose distanti tra loro un centesimo di millimetro, le dita, al massimo, distanze superiori ai 2 millimetri, perché se più piccole possono essere associate ad un’unica superficie. La percettibilità tattile di una linea non dipende solo dalla sua larghezza, ma anche dallo spessore e dalla forma del suo rilievo, per cui un rilievo arrotondato è meno efficace di uno più netto. Il tratteggio o il puntinato sono molto più efficaci. La grande innovazione del sistema Braille consiste proprio nell’aver capito come un sistema di puntini in rilievo potesse agevolare l’apprendimento della lettura e della scrittura, molto più che le lettere in rilievo. Il metodo braille consiste in simboli formati da un massimo di sei punti, impressi con un punteruolo su fogli di carta spessa o, più raramente, di plastica. Il punteruolo viene orientato, da chi scrive, entro caselle della grandezza di circa 3 × 2 millimetri, inserite in un regolo in plastica o in metallo di lunghezza variabile che viene fatto scorrere su un telaio incardinato su una tavoletta scanalata dello stesso materiale, su cui si blocca il foglio. I caratteri di questo sistema segno-grafico possono anche essere riprodotti mediante una macchina detta "dattilobraille". Questa macchina è formata principalmente da sei tasti ( per cui ogni tasto imprime un punto sulla carta) più il tasto spaziatore. Con la 31 "dattilobraille" il non vedente è in grado di sentire subito ciò che scrive mentre con la tavoletta Braille il cieco scrive al contrario rispetto al reale posizionamento dei simboli. Il sistema Braille è pure utilizzato in informatica; infatti, display tattili (display braille) che riproducono caratteri ad otto punti consentono ad un non vedente di leggere i contenuti che appaiono sullo schermo di un calcolatore. In questo caso si utilizzano due punti in più per indicare in una sola casella ad esempio il segno di maiuscola e la lettera in questione e il segna numero più il numero mentre normalmente occorrerebbe utilizzare due caselle per questo scopo. 32 CAPITOLO II LA NORMATIVA ITALIANA Gli anni tra il 1920 e il 1925 furono probabilmente il periodo più ricco di avvenimenti e di iniziative a favore dei minorati della vista. Il 26 ottobre del 1920 alcuni reduci della grande Guerra, che avevano riportato ferite tanto gravi dall’aver perso la vista, si riunirono con i primi ciechi laureati o musicisti e diedero vita a Genova all'Unione Italiana Ciechi, un organismo che nei quattro anni successivi si ramificò in tutta Italia e lottò per i diritti dei non vedenti affermando come scopo fondamentale l'assistenza morale e materiale ai ciechi e l'impegno di agire nei settori dell'istruzione, dell'avviamento al lavoro, dell'assistenza agli invalidi. Gli obiettivi dell’UIC erano: • Diritto all’istruzione dei fanciulli ciechi; • Lavoro per i ciechi abili; • Previdenza sociale per tutti i ciechi; • Assistenza per i ciechi anziani o inabili. Nel 1921, le istituzioni italiane pro ciechi si riunirono in un organismo che assunse la denominazione di "Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi" che si pose come scopo principale l'approfondimento della ricerca nel settore della didattica e di tutte le ricerche applicate alla scuola. 33 Nel 1922, per iniziativa del ministro della Pubblica Istruzione, Benedetto Croce, presso il ministero stesso veniva costituita una commissione di esperti per lo studio di una riforma dell'istruzione dei ciechi in Italia. Il 30 dicembre 1923, il Regio Decreto n. 2841, modificando la legge 17.7.1890, trasformava gli istituti per ciechi in istituti scolastici. Questo epocale cambiamento di denominazione degli istituti corrispondeva ad una fondamentale trasformazione nell'impostazione stessa dell’organizzazione degli istituti e più ancora più importante ad una sostanziale modifica nell'atteggiamento stesso dell'opinione pubblica che non considerava più il fanciullo cieco mero oggetto d’assistenza ma soggetto d’educazione al quale poteva essere esteso, con Decreto Regio apparso ad un solo giorno di distanza da quello appena citato, l'obbligo scolastico. Nel 1924, oltre alla pubblicazione dei programmi e di un primo regolamento destinato alle scuole per ciechi, con Regio Decreto Legislativo 24.1 n.179, vennero stabilite norme per l'istruzione professionale nelle scuole annesse agli istituti di ricovero e di patronato per ciechi. Una commissione del ministero delle Pubblica Istruzione, istituita nel 1924, sotto la guida di Romagnoli, visitava tutte le istituzioni pro ciechi esistenti allora in Italia per indicare quelle idonee all'assolvimento del compito dell'istruzione dei bambini non vedenti. 34 La riforma dell'istruzione dei ciechi si faceva concretamente strada negli istituti e accanto agli antichi impianti, prevalentemente destinati a ricovero, cominciavano a sorgere laboratori, piccole officine, spazi per la ricreazione, campi sportivi. Una questione tuttavia non era stata affrontata: cos’avrebbero fatto i giovani non vedenti una volta usciti dagli istituti, quando si sarebbero dovuti scontrare con una realtà quotidiana pregna di pregiudizi e ignoranza? Dopo anni di lotta sociale per far ottenere maggiori diritti ai ciechi si correva il rischio che inadeguate strutture sociali non sufficientemente preparate alla corretta valutazione della minorazione visiva, compromettessero irrimediabilmente tutto quanto era stato precedentemente fatto nell'ambito specifico dell'istruzione. Un vuoto legislativo inoltre aggravava il pregiudizio sociale, infatti nonostante fosse stato sancito l’obbligo scolastico ai fanciulli non vedenti, tuttavia permaneva una norma giuridica che non li riconosceva soggetti di personalità giuridica idonei ad assolvere i diritti e i doveri riconosciuti dal codice a tutti gli individui capaci di intendere e di volere. Per conseguire la conquista di questa pienezza giuridica sarà necessario attendere una riforma del codice civile del 1924. Nel 1934 fu istituito l'Ente Nazionale Lavoro Ciechi che rapidamente organizzò a Firenze un'industria capace di assorbire circa mille operai privi della vista, impegnati nei settori della lavorazione del cuoio, della cartotecnica e del maglificio. Il successo dell'iniziativa fu strepitoso, 35 tanto che negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, tutti i ciechi qualificati dalle scuole professionali italiane per ciechi poterono trovare occupazione nelle moderne fabbriche dell'Ente. Il ventennio successivo alla seconda guerra mondiale fu caratterizzato dalla ricerca delle soluzioni più adeguate ai vari problemi e verso la ricerca di tali soluzioni si muovevano, non solo le organizzazioni dei non vedenti, ma anche gli istituti scolastici con una più adeguata ed aggiornata impostazione metodologica. 2.1. LA LEGGE STANCA E L’ACCESSIBILITÀ Tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento la legislazione italiana ha compiuto importanti progressi in materia di previdenza sociale nella comprensione e individuazione dei molteplici aspetti legati ai deficit visivi. Nel 1992 il varo della legge quadro 104 ha sancito l’importante norma dell’inclusione sociale del disabile ma ancora era lontana una chiara definizione di accessibilità delle risorse del sapere. La definizione di accessibilità è data, nella legislazione italiana, dalla legge promulgata il 17 gennaio 2004, detta Legge Stanca17. La legge all’art.1 recita: 1. La Repubblica riconosce e tutela il diritto di ogni persona ad accedere a tutte le fonti di informazione e ai relativi servizi, ivi compresi quelli che si 17 L’intera legge si potrà leggere in Allegato A 36 articolano attraverso gli strumenti informatici e telematici. 2. È tutelato e garantito, in particolare, il diritto di accesso ai servizi informatici e telematici della pubblica amministrazione e ai servizi di pubblica utilità da parte delle persone disabili, in ottemperanza al principio di uguaglianza ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione. Con la legge Stanca la legislazione italiana in materia di disabilità compie un passo importantissimo, dichiarando chiaramente come le persone diversamente abili debbano necessariamente essere incluse nella fruizione della formazione dichiarando innanzitutto l’incostituzionalità dell’esclusione sociale. Perché un sito poco non accessibile, risorse poco fruibili, testi non disponibili in Braille vengono meno all’ art. 3 della Costituzione: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono 37 il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Ma la legge Stanca non solo analizza l’accessibilità del web ma soprattutto pone delle premesse fondamentali per l’inclusione scolastica. Infatti l’art.8 recita: 1. Le amministrazioni di cui all'articolo 3, comma 1, nell'ambito delle attività di cui al comma 4 dell'articolo 7 del decreto legislativo 30 marzo 2001,n. 165, nonché dei corsi di formazione organizzati dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione, e nell'ambito delle attività per l'alfabetizzazione informatica dei pubblici dipendenti di cui all'articolo 27, comma 8, lettera g), della legge 16 gennaio 2003, n. 3, inseriscono tra le materie di studio a carattere fondamentale le problematiche relative all'accessibilità e alle tecnologie assistive. 2. La formazione professionale di cui al comma 1 è effettuata con tecnologie accessibili. 38 3. Le amministrazioni di cui all'articolo 3, comma 1, nell'ambito delle disponibilità di bilancio, predispongono corsi di aggiornamento professionale sull'accessibilità. Ciò pone la basi per un criterio autentico di accessibilità del sapere che non deve riguardare solo il web ma tutte le fonti di conoscenza. Dotare scuole, biblioteche e università di postazioni dotate di ausili aiuta concretamente l’apprendimento della persona che autonomamente può orientarsi nel sapere. 39 CAPITOLO III I PRODOTTI D’AUSILIO Gli ausili sono strumenti tecnologici che consentono di superare certe barriere all'accessibilità, o di compensare certe limitazioni funzionali al fine di facilitare o rendere possibili determinate attività della vita quotidiana.18 Cosa sono dunque gli ausili? Innanzitutto sono tecnologie. Il termine tecnologia non sta solo ad indicare oggetti fisici, quali dispositivi o apparecchiature, ma si riferisce più in generale a prodotti, o a impianti organizzativi o a “modi di fare le cose” che si basano su principi o componenti tecnologici. Per esempio, una “tecnologia per l’accessibilità del trasporto pubblico” non è rappresentata solamente dal parco di automezzi accessibili (ad esempio degli autobus con piattaforma elevatrice), ma dall’intero sistema di trasporto comprendente il sistema di controllo del traffico, il posizionamento delle fermate, le procedure di informazione e di biglietteria, il servizio clienti, l’addestramento del personale, ecc. In assenza di tale organizzazione alle spalle, il solo veicolo non sarebbe in grado di offrire alcun “trasporto pubblico accessibile”. Chiameremo poi una tecnologia ausilio, quando questa è specificamente utilizzata per compensare limitazioni funzionali, facilitare la vita 18 Definizione tratta dal Piano di Lavoro del Programma TIDE: Commissione Europea 1995. Sinonimi ricorrenti nella letteratura internazionale: assistive technologies, assistive devices,technical aids. 40 indipendente, e far sì che le persone anziane e le persone disabili possano realizzare le loro piene potenzialità. Tale termine non si applica quindi solo a tecnologie progettate specificamente per le persone disabili, si estende anche a quelle tecnologie di uso comune che, organizzate in modo opportuno, possono diventare quando necessario di ausilio a chi ha una disabilità. La più diffusa Classificazione degli Ausili è la Classificazione Internazionale ISO 9999 / EN 29999. Ad essa si rifanno oggi tutte le più importanti banche dati nel settore, i cataloghi delle maggiori aziende, i nomenclatori dei sistemi pubblici di fornitura di ausili di vari Paesi, ed anche il Nomenclatore Tariffario italiano19 (DM 332/1999), che è il documento del Ministero della Sanità che stabilisce l’elenco delle tipologie di protesi e ausili ammessi alla fornitura su prescrizione medica a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Nell’universo degli ausili definiti da questa classificazione, troviamo raccolte assieme quattro grandi tipologie di ausili, ciascuna delle quali caratterizzata da differenti ruoli negli attori coinvolti, e a volte anche da circuiti diversi di mercato. Ci sono ausili che servono a compensare una menomazione, restituendo la funzione lesa: pensiamo ad esempio ad una protesi acustica, che restituisce l'udito; ad una protesi di arto, che sostituisce l’arto mancante; 19 http://portale.siva.it/files/nomenclatore_fondamenti.pdf 41 ad un’ortesi, che sostiene e integra la funzione presente ma compromessa. Altri servono a compensare una disabilità, consentendo lo svolgimento di attività altrimenti impossibili: pensiamo ad una carrozzina elettronica, ad una posata ad impugnatura facilitata, ad un telecomando per il controllo dell'ambiente. Altri ancora a rimuovere barriere che creerebbero handicap, quali un montascale per superare una scalinata in carrozzina, o un software che consente ad un cieco di leggere le pagine del www Internet sullo schermo del proprio computer. Altri infine a rendere più sicuro e meno gravoso il compito della persona che assiste, quali un sollevatore che facilita il trasferimento dalla carrozzina al letto. 3.1 GLI STRUMENTI HARDWARE Esistono vari tipi di ausili informatici ma innanzitutto distinguiamo due macro classi: hardware e software. Con il termine hardware si indica la parte fisica di un PC, ovvero tutte quelle parti elettroniche, meccaniche, magnetiche, ottiche che ne consentono il funzionamento. Più in generale il termine si riferisce a qualsiasi componente fisico di una periferica o di una apparecchiatura elettronica. L'etimologia del vocabolo nasce dalla fusione di due termini della lingua inglese, hard (duro, pesante) e ware (manufatto, oggetto), in contrapposizione con il software, la parte logica (e perciò soft, "morbida, leggera") che compone il personal computer costituendo insieme all'hardware le cosiddette applicazione. 42 Gli ausili hardware più diffusi sono: • Tastiere speciali; • Sintesi vocali hardware; • Display braille; • Scanner; • Stampanti braille 3.1.1 DISPLAY O BARRA BRAILLE Refreshable Braille display o Braille terminal è un dispositivo elettromeccanico per visualizzare i caratteri Braille, solitamente per mezzo di una raccolta di punti attraverso dei buchi su una superficie piana. Gli utenti non vedenti, che non possono usare un normale monitor, lo usano per leggere l'output. La sintesi vocale, (in inglese, Speech synthesizer) è comunemente usata per lo stesso compito, e un utente cieco può scegliere se usare uno dei due sistemi o entrambi allo stesso momento a seconda delle circostanze. A causa della complessità di produzione di un monitor affidabile, questi dispositivi sono costosi. Di solito, solo 40 o 80 celle Braille vengono visualizzate, ogni cella si compone di 8 punti, permettendo di rappresentare tutti i 256 caratteri della codifica Ascii estesa. Su alcuni modelli la posizione del cursore è rappresentata attraverso i punti vibranti, e alcuni modelli hanno un pulsante associato con ogni cella per spostare il cursore direttamente in essa. 43 Il meccanismo che solleva i punti utilizza il piezoelettrico di alcuni cristalli, che si espandono quando gli viene applicata una tensione. Tale cristallo è collegato ad una leva, che solleva a sua volta il punto. Ci deve essere un cristallo per ogni punto del display, vale a dire otto per carattere. Il software che controlla il display è chiamato screen reader. Esso raccoglie il contenuto dello schermo del sistema operativo, lo converte in caratteri braille e lo invia al display. Lettori di schermo per la grafica dei sistemi operativi sono particolarmente complessi, perché gli elementi grafici come finestre o slidebars devono essere interpretati e descritti in forma di testo. I sistemi operativi moderni in genere hanno un Application Programming Interface per aiutare i lettori di schermo ad ottenere queste informazioni, come ad esempio MSAA per Microsoft Windows. Un nuovo sviluppo, chiamato "rotating-wheel Braille display", è stato sviluppato nel 2000 da parte della National Institute of Standards and Technology (NIST) e un secondo "display rotante" è stato progettato a Leuven University in Belgio, entrambi ancora in fase di commercializzazione. I punti Braille vengono disposti sul bordo di una ruota, che permette all'utente di leggere continuamente con un dito mentre la ruota gira ad una velocità selezionata. I punti Braille sono impostati in modo semplice e un attuatore fissa i caratteri. Come risultato, la complessità di fabbricazione è stata notevolmente ridotta e i 44 "rotating-wheel Braille displays", quando saranno in produzione, dovrebbero essere meno costosi dei tradizionali display Braille. Esistono due tipologie di apparati: • dispositivi solo terminale • dispositivi con memoria integrata La base di un display Braille è un puro terminale Braille. Lì, l'input è eseguito da due gruppi di tre tasti e una barra spaziatrice, (come nel Dattilobraille), mentre l'output avviene tramite un display braille costituito da una fila di caratteri Braille elettromeccanici. Altre varianti esistenti utilizzano una tastiera QWERTY per input e i perni Braille per output. Nel 1951, David Abraham, un insegnante lavoratore del legno, creò un terminale braille portatile. 1) Dispositivi solo terminale: Si compongono della sola riga braille e di un certo numero di tasti funzione, alcuni necessari per muoversi all'interno delle informazioni riportate sullo schermo, altri usati per modificare le impostazioni del display braille stesso. 2) Dispositivi con memoria integrata: In questi strumenti, la riga braille è affiancata da funzionalità tipiche delle agende elettroniche e dei computer palmari. Essi possono essere utilizzati sia autonomamente per prendere appunti, navigare in Internet, inviare mail, sia collegati ad un computer, fornendo quindi la funzionalità di terminale braille. Il Braille computer monitor è composto da righe e colonne di celle di forma rettangolare. Le celle includono quattro righe e due colonne di punti che 45 servono per l'interpretazione da parte dell'utente. I perni sono guidati da driver elettromeccanici a impatto e sono tenuti in posizione da cavi elastici elastomerica. I driver impatto sono trasportati su un bidirezionale di stampa che viaggia sotto i pin mobili. Un meccanismo di cancellazione abbasserà i perni per cancellare i caratteri stampati." 3.1.2 L’OPTACON L'Optacon ha le dimensioni di un libro, pesa qualche etto ed è dotato di una minuscola telecamera. Quest'ultima se viene posizionata, con una mano, su di un testo o uno schermo, cattura una piccola porzione d'immagine, come un carattere. La trasduzione termina con la riproduzione in rilievo, su di un sensore tattile a matrice d'aghi, della grafica così acquisita. L'indice dell'altra mano ha il compito di rilevare i contorni, che la denotano, e con un certo esercizio mentale, si riesce, in un tempo efficace, a percepire l'informazione così catturata. Questo strumento permette di comprendere immediatamente come sia rappresentato, e distribuito, il particolare grafico in esame, fornendo una reale descrizione dell'immagine. Ovviamente tali risultati si ottengono solo con un duro e costante addestramento, la velocità di lettura è di circa 80 caratteri al minuto, ma la peculiarità più interessante è l'approccio all'aspetto grafico che offre. Inoltre si caratterizza per la particolare autonomia che si ottiene col suo uso. 46 Purtroppo per esigenze di mercato, la ditta, che lo commercializzava (Telesensory), ha smesso di produrlo, orientando la sua attività su articoli basati sul braille, come la barra di lettura. 3.1.3 STAMPANTI BRAILLE Vi sono stampanti braille appositamente create per riprodurre in rilievo, su carta, testi in formato ASCII : collegate al computer, funzionano all'incirca come le normali stampanti, anche se presentano qualche problema particolare legato soprattutto alla velocità di esecuzione poiché devono codificare il testo prima di predisporlo per la stampa braille a sei punti. 3.1.4 VIDEOINGRANDITORI (CCTV) Un CCTV o televisore a circuito chiuso o più comunemente chiamato Videoingranditore è uno strumento tecnologico che in modo molto semplice consente di vedere ingrandito su video tutto ciò che viene posto su di un leggio mobile e quindi sotto una telecamera a circuito chiuso. Grazie ad uno zoom potrà mostrare tutto ingrandito a seconda delle esigenze personali del paziente. Gli ingrandimenti possono raggiungere 60 volte l’immagine posta sotto la telecamera. 3.2 I SOFTWARE 3.2.1 SCREEN READERS 47 Lo screen reader è letteralmente il lettore di schermo ma questa traduzione, ad ogni modo, è inefficace. Un semplice "lettore", infatti, si limiterebbe a leggere sequenzialmente ciò che è scritto su uno schermo. Lo screen reader, invece, prima di leggere, interpreta, filtra e dopo restituisce in uscita le informazioni secondo una certa logica. Le principali modalità di uscita di output dello screen reader sono due: il Braille, con un display braille, e la voce, con la sintesi vocale. La sintesi vocale si limita a vocalizzare le informazioni che lo screen reader passa, occupandosi degli aspetti fonetici, delle eccezioni linguistiche e tutto ciò che in generale riguarda la pronuncia. Dunque la sintesi, hardware o software che sia, non fa altro che vocalizzare; lo screen reader interpreta. Il termine screen reader è nato con Windows ma in realtà sarebbe corretto parlare di software di lettura dello schermo già con il DOS, sebbene il lavoro sia molto più ridotto. Fino all'avvento di Windows, tuttavia, nessuno si era mai premurato di fare questa differenza, perché tutte le sintesi vocali esistenti avevano di serie un software di lettura dello schermo. Così, ad esempio, per la sintesi pc-vox c'era il filtro vocale; per difon2 il parla. Poi vi sono stati scambi culturali fra le varie ditte, così è nato parla per audiologic e per apollo; allo stesso tempo è nato hall per audiologic, per difon2 e tante altre combinazioni. Tutti gli screen reader hanno incorporata almeno una sintesi: è il caso di JAWS, di hall, o del vecchio outspoken. 48 Windots è uno screen reader che prevede come unica modalità di output il braille. Ma naturalmente è stata prevista la possibilità di interfaccia tra screen reader e le principali sintesi. Così JAWS si interfaccia con audiologic, apollo, audiobraille, e tante altre. L'avvento di Windows ha, comunque, importato variazioni anche in tal senso. Esaminando la lista di sintetizzatori che JAWS offre sotto Windows 98 e Windows 2000si notano impartanti differenze: Windows 2000, ad esempio, non supportava l'audiologic e tutte le sintesi vocali che usano un protocollo di comunicazione SSIL, perché al fine di permettere allo screen reader e la sintesi di interfacciarsi sono stati necessari dei protocolli. Alcuni di questi girano in certi ambienti e non in altri. Il protocollo SAPI, ad esempio, è un protocollo che gira sotto tutte le versioni di Windows. Le sintesi che usano questo protocollo quindi, come actor sapi, possono essere interfacciate con tutti gli screen reader che le supportano e in ogni sistema operativo della serie windows. Le sintesi seriali, come apollo, girano indifferentemente sotto ogni Windows dato che la comunicazione seriale ancora è supportata sia da windows e sia da linux! Uno screen reader è un applicativo che si appoggia al sistema operativo e che ha come input le "chiamate" del sistema operativo stesso e in output può avere sia una sintesi vocale (si "appoggia" anche alla scheda audio) sia, e anche contemporaneamente, una uscita su di un dispositivo Braille (barra braille). La differenza tra screen reader e sintesi vocale è esattamente questa: uno screen reader 49 può usare come output sintesi vocali diverse mentre una sintesi vocale è un "programma" che associa le stringhe che gli fornisce lo screen reader a fonemi di cui è costituito. Esistono diversi screen reader per Windows 9x/ME/XP/2000/NT il più diffuso in Italia è il JAWS, ma anche Window-Eyes.20 3.2.2 I BROWSER TESTUALI:LYNX Lynx è un browser di solo testo utilizzabile su terminali con interfaccia a riga di comando. Per navigare con Lynx è necessario evidenziare il link scelto usando i tasti per muovere il cursore, o avendo tutti i link della pagina numerati, selezionare il numero del link. Le ultime versioni supportano SSL e molte caratteristiche dell'HTML. Le tabelle perdono la loro struttura in quanto ogni cella viene visualizzata di seguito all'altra, mentre i frame vengono identificati da un nome e possono essere visualizzati come fossero pagine indipendenti. Lynx è un prodotto del Distributed Computing Group a sua volta membro dell'Academic Computing Services dell'Università del Kansas ed era originalmente sviluppato da Lou Montulli, Michael Grobe e Charles Rezac. Garrett Blythe creò DosLynx e più tardi si unì al progetto Lynx. Foteos Macrides portò gran parte di Lynx in VMS e lo gestì per un po'. 20 http://www.uiciechi.it/osi/03helpexpress/04f_a_q/02CorsiEDidattica/uhe00145.html 50 Nel 1995, Lynx fu rilasciato secondo la licenza GPL ed è ora sviluppato da un gruppo di volontari. Lynx era originariamente progettato per Unix e VMS e rimane uno dei browser testuali più popolari su Linux. Ci sono versioni disponibili per DOS tra cui quella chiamata DosLynx. Versioni recenti girano anche su Microsoft Windows. Esiste anche una versione per Macintosh chiamata MacLynx "per System 7 e successive", ma non è regolarmente aggiornata. Grazie alla sua interfaccia facilmente compatibile con il text-to-speech (da testo a voce), Lynx era popolare tra gli utenti non vedenti, ma la diffusione di migliori screen reader ne ha ridotto l'impiego in questo ambito. I suoi maggiori competitori sono Links (con le varianti Links2 and ELinks) e w3m. 3.2.3 I BROWSER VOCALI A questa categoria appartengono i software realizzati esplicitamente per la navigazione dei siti web. Rispetto agli screen reader, che sono strumenti per il controllo generico del sistema operativo e delle applicazioni, un browser vocale può essere utilizzato esclusivamente durante la visita ad un sito web oppure per scaricare la posta elettronica da una finestra del browser dedicata. Proprio perché si tratta di un’applicazione ad hoc, generalmente è più semplice utilizzare un browser vocale in quanto è dotato di menù 51 standard. Per comandare uno screen reader è invece necessario utilizzare delle combinazioni di tasti che non si trovino in conflitto con quelle normalmente utilizzate dalle applicazioni che il sistema operativo sta eseguendo. I lettori vocali potrebbero così rappresentare una utile soluzione da impiegare nelle postazioni pubbliche di accesso a Internet, come ad esempio le biblioteche. Ibm Home Page Reader è l’unico browser vocale degno di nota e dispone di un buon supporto ai TAG ed attributi dell’Html accessibile.21 Oltre a riconoscere il cambio di lingua all’interno del testo (sempre che chi realizza le pagine utilizzi l’attributo lang e l’utente configuri il reader perché riconosca automaticamente la variazione) riesce ad interpretare in modo efficace i numerosi tag e attributi per una navigazione efficace all’interno delle tabelle. L’operatore ha la possibilità di modificare la modalità di esecuzione di Home Page Reader così da spostarsi agevolmente tra paragrafi, oppure tra link, intestazioni e frame. E’ da segnalare anche Connect Outloud di Freedom Scientific, che è sostanzialmente una versione limitata di Jaws in grado di gestire solamente Internet Explorer e Outlook Express per la posta elettronica. Il suo funzionamento è identico al funzionamento dello screen reader nelle 21 http://speciali.html.it/speciale/start/9/accessibilita/ 52 pagine web, ma ovviamente il suo costo è inferiore. Va comunque detto che questi programmi dedicati sono poco diffusi, in quanto chi acquista un computer vuole usarlo in tutti i suoi aspetti, quindi preferisce acquistare uno screen reader piuttosto che singoli programmi dedicati a funzioni particolari. FUNZIONAMENTO Per chi non può vedere il monitor, una grossa difficoltà è data dal non avere una panoramica del contenuto della pagina: può solo cominciare a leggerne il contenuto con lo screen reader, saltare tra le intestazioni o selezionare un link tra quelli presentati. E’ comunque impensabile che lo screen reader o i browser vocali leggano proprio tutto quello che appare sullo schermo. FUNZIONAMENTO GENERALE DI UNO SCREEN READER. Lo screen reader dispone di meccanismi che selezionano di volta in volta quale testo vocalizzare. Se ad esempio si apre il menu Start, lo screen reader legge la prima voce del menu. Se ci si sposta con i tasti freccia, la sintesi leggerà le varie voci del menu e darà informazioni aggiuntive, ad esempio indicando se una determinata voce ha un sottomenu. Lo screen reader fornisce anche messaggi che aiutano ad orientarsi, ad esempio avverte se si è aperta una finestra di dialogo, se si è chiuso un menu, ecc. In una finestra di dialogo dà informazioni sui diversi elementi (ad esempio indica se ci troviamo su un pulsante, su una lista di elementi, su un campo editazione, ecc.). 53 Lo screen reader rende disponibile un sistema di emulazione del mouse, cioè consente di spostare il puntatore del mouse mediante le frecce e di simulare il click sinistro e destro. Inoltre è possibile esplorare lo schermo, cioè leggere lo schermo dall’alto verso il basso senza influire né sulla posizione del cursore del computer, che del resto spesso non si può spostare liberamente sullo schermo, né sulla posizione del mouse. Durante l’esplorazione dello schermo con o senza spostamento del puntatore del mouse, lo screen reader legge qualsiasi testo che incontra, ma ovviamente non è in grado di interpretare le icone o di leggere il testo presente al loro interno sotto forma di immagine. Per questo motivo, nel realizzare una pagina web, è importante utilizzare tutti i tag a disposizione per facilitare la lettura da parte di uno screen reader. In questo caso particolare può essere impiegato l’attributo alt e assegnarli una descrizione breve ma completa dell’immagine che lo contiene. Vedremo nella parte pratica del corso come e quando utilizzare questo attributo. Se invece l’attributo non è presente lo screen reader indica semplicemente la presenza di un elemento grafico. E’ possibile assegnare a questo elemento grafico un nome che verrà letto ogni volta che lo si incontrerà di nuovo. FUNZIONAMENTO CON LE PAGINE WEB Inizialmente gli screen reader si limitavano a leggere in maniera sequenziale dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra il testo che appariva sullo schermo. Purtroppo le pagine web sono particolarmente 54 complesse e così spesso il testo è disposto su più colonne affiancate, vi sono elementi grafici e animazioni, così la navigazione risultava assai difficile. Oggi gli screen reader entrano in una particolare modalità quando si accorgono che è in esecuzione un browser e tentano di interpretare la struttura della pagina attualmente visualizzata. In particolare, con l’introduzione di Internet Explorer 5, Microsoft ha fornito una libreria (Msaa) contenente una serie di funzioni cui gli screen reader possono appoggiarsi per presentare le pagine web in maniera alternativa. Jaws e Window-Eyes hanno sviluppato un sistema che di fatto consente di scorrere le pagine web con i tasti freccia come se ci si trovasse in un word processor. Le pagine vengono decolonnizzate (o linearizzate), cosicché il testo viene letto secondo un ordine logico. Vengono descritti i principali elementi: in presenza di un link lo screen reader dirà “link” seguito dal testo che lo contraddistingue. Tutto ciò spiega perché il 90% dei ciechi utilizza Internet Explorer e come screen reader Jaws o Window-Eyes. Normalmente, quando una pagina web viene caricata, lo screen reader inizia automaticamente a leggerla. Jaws dà anzitutto una informazione sul numero di frame e di link presenti sulla pagina, quindi legge il titolo della pagina, prelevandolo dal tag title della sezione head del file Html. Window-Eyes legge invece solo il titolo. 55 Se scendendo con la freccia giù si incontra un'immagine, lo screen reader dirà “grafico” seguito dalla descrizione alternativa che appare nell’attributo alt dell’elemento IMG. Se l’attributo alt non è presente o è vuoto, viene letto il nome del file contenente l’immagine. Se l’immagine rappresenta un link, lo screen reader dirà “link grafico” seguito dal testo descrittivo. In mancanza di tale testo, lo screen reader può comportarsi in modo diverso: può leggere il nome del file contenente l’immagine oppure può leggere l’Url ad essa associato, o ancora può leggere il contenuto del tag title. Lo stesso accade con le mappe immagine. Jaws e Window-Eyes informano anche sulla presenza di tabelle, indicando il numero di colonne e di righe. Le tabelle vengono decolonnizzate, cioè vengono lette una cella dopo l’altra. Ci sono dei comandi che consentono di muoversi all’interno delle tabelle, ad esempio spostandosi di cella in cella in senso verticale. Se per i titoli viene usato il tag th, lo screen reader è in grado di identificare la cella corrispondente come titolo e di leggerlo a richiesta dell’utente. Lo screen reader legge automaticamente il testo contenuto nell’attributo summary prima di iniziare la lettura dei dati contenuti nella tabella. Ultimamente Jaws e Window-Eyes annunciano anche le intestazioni (tag da h1 a h6) e consentono di spostarsi rapidamente tra le sezioni identificate dalle intestazioni. Nelle pagine web ci si può sempre spostare 56 tra i link con il tasto Tab. Tuttavia questo non risulta molto agevole se sulla pagina ci sono decine o centinaia di link. Perciò tutti gli screen reader e i browser vocali prevedono una funzione che fa apparire sullo schermo l’elenco di tutti i link, che può essere scorso con le frecce. I link si attiveranno premendo Invio su quello desiderato. Per questo motivo è importante che il testo associato ad ogni link sia significativo e non si limiti a cose del tipo “clicca qui”, che lette al di fuori del contesto non hanno alcun significato. Poiché Jaws e Window-Eyes utilizzano i tasti freccia per muoversi all’interno della pagina web, hanno dovuto introdurre una modalità particolare per la compilazione dei form. In Jaws tale modalità si chiama “Modalità Maschere” e si attiva premendo Invio all’interno di un campo editazione o di un altro elemento del form che non sia un pulsante. In questa modalità lo screen reader cerca di individuare il testo associato ad ogni controllo (ad esempio il testo che indica cosa bisogna inserire in un determinato campo editazione). Per fare ciò si basa sul tag label oppure sull’attributo name dell’elemento input. Se tali elementi non sono presenti o non sono univoci, lo screen reader può leggere informazioni sbagliate o non leggere assolutamente nulla. Lo stesso accade se il testo che indica il dato da immettere è costituito da una immagine. Jaws e Window-Eyes sono anche in grado di annunciare automaticamente l’inizio e la fine dei frame, leggendone anche il titolo. Per questo motivo il titolo dei frame deve essere autoesplicativo e non limitarsi a cose del tipo “leftframe” o “superiore”. 57 Per quanto riguarda i tasti di accesso rapido (tag acceskey), Jaws e Window-Eyes li annunciano automaticamente. LIMITI E PECULIARITÀ Quella delle tecnologie accessibili è una corsa ad inseguimento: la tecnologia corre e gli sviluppatori dei software di sintesi vocale le corrono dietro. Non si fa in tempo a raggiungere un traguardo che già la tecnologia pone nuove sfide. E’ stato così per Windows (solo nel 1995 sono usciti i primi programmi che consentivano di accedere all’interfaccia grafica in maniera decente), è stato così con la trasformazione del web da elemento prevalentemente testuale e statico ad elemento prevalentemente grafico e dinamico. Gli screen reader sono forniti con una serie di file di configurazione che consentono di personalizzare il comportamento del software con i diversi applicativi disponibili. Anche se è presente un editor per aggiungere o personalizzare questi file, è comunque necessario mantenere la versione dello screen reader il più aggiornata possibile. C’è ancora molta strada da fare per realizzare dei software realmente completi. Attualmente gli screen reader non sono ad esempio in grado di selezionare automaticamente la lingua sulla base del tag lang, sebbene questa sia una delle raccomandazioni contenute nelle “User Agent Accessibility Guidelines” del W3C. 58 Solo Home Page Reader di Ibm è in grado di rilevare automaticamente il cambio di lingua, anche se questo ha come conseguenza il cambio di interprete ed introduce una pausa durante la lettura del testo. Jaws può anche non ripetere la lettura delle parti di una pagina che rimangono invariate. È una caratteristica molto interessante, soprattutto considerando che è impossibile per uno screen reader offrire all’operatore una panoramica del contenuto nella pagina: non può che iniziare la lettura dall’inizio. Questa opzione non sostituisce comunque la necessità per lo sviluppatore di prevedere un link che salti al contenuto della pagina. Anche se di solito Jaws riesce a saltare le parti ripetute presenti sulle pagine web, basta che cambi anche un solo carattere perché rilegga tutta la pagina. Per questo motivo spesso la cosa non funziona: basti pensare alle pagine nelle quali cambia solamente il banner pubblicitario posto all’inizio della pagina. Jaws inizia a leggere dal punto in cui secondo lui il contenuto è diverso rispetto a quello della pagina precedente. Inoltre lo screen reader non è in grado di leggere il testo associato ad eventi scatenati dal mouse, tipicamente l’attributo ouseover.Attualmente risultano inutilizzabili sia le applicazioni Java presenti nelle pagine web sia le animazioni Flash contenenti link. Peraltro sia Sun sia Macromedia sono impegnate nello sviluppo di plug-in che consentano agli screen reader di “vedere” anche queste porzioni del web. Tuttavia è necessario che gli sviluppatori predispongano le applicazioni 59 Java e le animazioni Flash seguendo determinati parametri illustrati nelle pagine relative all’accessibilità di Macromedia e Sun. 60 CONCLUSIONI La realizzazione di un sito accessibile e rendere usabili le risorse dei testi scritti a tutti,indipendentemente dalle abilità o disabilità che si possiedono, sono le sfide che oggi, chi si occupa di educazione ed educazione speciale, deve necessariamente affrontare. Non solo perché la legge lo impone ma soprattutto perché rendere autonoma la persona è l’obiettivo primario dell’educatore. Inclusione, autonomia, indipendenza sono gli obiettivi che ogni giorno l’educatore e l’insegnante di sostegno si prefiggono di ottenere; un bambino ipovedente o non vedente che può studiare da solo perché possiede gli strumenti per affrontare i compiti quotidiani è un allievo autonomo che si sente uguale agli altri studenti, che non avverte più quell’esclusione, inevitabile, senza gli ausili. Oggi molti passi in avanti sono stati compiuti, ma ancora il cammino è lungo e ancora molte scuole sono lontanissime dall’adeguarsi all’art. 5 comma 2 della Legge Stanca che così recita: Le convenzioni stipulate tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e le associazioni di editori per la fornitura di libri alle biblioteche scolastiche prevedono sempre la fornitura di copie su supporto digitale degli strumenti didattici fondamentali, accessibili agli 61 alunni disabili e agli insegnanti di sostegno, nell'ambito delle disponibilità di bilancio. Con quest’elaborato ho voluto suggerire l’importanza dell’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche per la formazione e l’istruzione dei ragazzi non vedenti. Compito dei webmaster e degli sviluppatori del web è quello di rendere quanto più accessibile a tutti le risorse e la conoscenza che uno strumento come internet offre quotidianamente all’utenza. Compito dell’educatore e dell’insegnate di sostegno è di divulgare e insegnare l’utilizzo delle nuove tecnologie per rendere sempre più autonomo, nello studio, lo studente non vedente. 62 BIBLIOGRAFIA A. Lascioli, Handicap e pregiudizio. Le radici culturali, Milano, 2001. A. Quatraro, Tecnologie e integrazione dei disabili visivi e dei Pluriminorati. Guida per l’approccio all’informatica,. Monza, 2001. C. Batini. Il gruppo di lavoro Aipa “Accessibilità e tecnologie informatiche nella pubblica amministrazione”. In Rinolfi, 2002. D. Natale, Aspetti della Disabilità, in Ridolfi, 2002. G. Anzera, F. Communello, Mondi digitali. Riflessioni e analisi sul digital devide, Milano, 2005. G. Del Zanna, Progettare l’accessibilità, Palermo,2005. Gunkel, Riflessioni. Per una critica del divario digitale, in Anzera e Comunello, 2005. L. Burzagli, l’accessibilità in relazione all’evoluzione della tecnologia, in P. Ridolfi, 2002. L. Sartori. Il divario digitale; internet e le nuove diseguaglianze sociali. Bologna, 2006. M. Boscarol, ecologia dei siti web, Milano, 2003. M. Castells, Galassia Internet, Milano, 2002. M. Diodati, Accessibilità. Guida completa, Milano, 2007. M. Guerreschi, Ipovisione e uso del Personal Computer: una panoramica,in Quatraro, 2001. 63 M. McLuhan, La galassia Gutenberg. Nascita dell’uomo tipografico, Roma, 1962. M. McLuhan. Gli strumenti del comunicare, Milano, 1964. M.L. Gargiullo, V. Dadone, Crescere toccando. Aiutare il bambino con deficit visivo attraverso il gioco sonoro. Uno strumento per educatori e terapisti, Milano 2009. C. Cornoldi, P. Rocchi, R. De Beni, Memoria e uso di immagini mentali in ciechi congeniti totali, in D. Galati, Vedere con la mente, Milano 1992. D. Galati (a cura di), Vedere con la mente, Milano 1992. P. Bertini, M. Trevisan, E-banking: quando il servizio non è accessibile. Milano, 2002. P. Graziani, Ambiente Amichevole per chi? Accessibilità e barriere per non vedenti, in Quatraro, 2001. P. Ridolfi, I Disabili nella società dell’informazione: norme e tecnologie, Milano, 2002. S. Pinnelli, Le tecnologie nei contesti educative, Roma, 2007. T. Daniele, I Ciechi e l’informatica, in P. Ridolfi, 2002. T.Berber-Lee, l’architettura del nuovo web, Milano, 2001. H. Graf, Creare siti web con Joomla! 1.5, Milano, 2008. SITOGRAFIA http://speciali.html.it/ 64 http://www.uiciechi.it/ http://www.associazione-ipovisione.it/ http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_91_allegato.pdf http://otticaipovisione.com/index.php http://www.ipovisione.org/