primo volo

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primo volo
Testimonianze
Il primo volo
dal Corso Vedette 1943/1946
ggi tutti noi prendiamo l’aereo per
andare da un luogo ad un altro; fa
parte della vita di ogni giorno. Milioni e milioni di uomini e donne attraversano ogni ora tutti i cieli del mondo.
Quando un aereo cade i mass –media divulgano la notizia come una immane tragedia; nessuno fa presente e pochi pensano che il numero dei morti sulle strade
della sola Europa nello stesso istante supera di gran lunga quello dei morti con
l’aereo caduto.
Tanto più per noi (Allievi del Corso Vedette 1943/1946 presso il Collegio Navale
di Brindisi dove l’Accademia Navale si
era fortunosamente trasferita per ragioni belliche nel settembre 1943) tutto ciò
era ben lontano da essere nemmeno un
pensiero di fantascienza; avevamo ben
altri più impellenti pensieri per la nostra
sopravvivenza e per i nostri studi.
Ma venne anche per noi il momento del
primo volo; quasi certamente nessuno di
noi aveva mai volato prima di allora e
quella nuova esperienza appariva veramente eccitante.
O
Logo del
Corso
Se la memoria non ci tradisce doveva
essere nella primavera o inizio estate
del 1945, ma i nostri ufficiali al Corso ci
ordinarono di indossare l’impermeabile.
CRDA Cant. Z.501
“Gabbiano”
l ricognitore marittimo Cant. Z 501 “Gabbiano”
costruito nel 1934 dai Cantieri Riuniti dell’Adriatico, su progetto dell’ing. Filippo Zappata, aveva buone qualità di volo e marine ma al 10 giugno 1940 era obsoleto.
I “501” furono, quindi, impiegati nella sorveglianza del traffico, in funzione antisommergibile. Il “501” era inadatto anche al ruolo di idrosoccorso, poiché difettava a bordo lo
spazio per accogliere i naufraghi. Perciò il contributo dei “501” fu limitato alla ricerca e
all’avvistamento dei naufraghi, segnalandoli alle unità navali e orbitando sul punto in funzione di radiofaro.
Una quarantina di macchine sopravvissero all’armistizio, molte in modo rocambolesco.
Al 15 ottobre 1943, quelli operativi (19 esemplari) vennero concentrati nel Raggruppamento Idro che si articolò sul 1° Gruppo a Taranto e sul 2° Gruppoa Brindisi.
Il 15 maggio 1944, il Raggruppamento Idro venne riorganizzato su quattro Gruppi di due
squadriglie ciascuno e 24 CZ.501 (10 efficienti) sono con l’83° e con l’85°. L’impiego del vetusto idrovolante nell’Aeronautica Militare si limita ai primi anni del dopoguerra.
Nel 1946 i “501” compiono i loro ultimi voli, fra cui quelli che narriamo.
In quello stesso anno, il Reparto viene denominato “Centrale Soccorso” e nel 1947 viene
trasformato in “Servizio Ricerca e Soccorso” dell’Aeronautica Militare.
I
Note e foto di Mario Donnini
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Marinai d’Italia
Cosa assolutamente incomprensibile
perché le giornate erano piene di sole e
indossare il “pipistrello” – come veniva
allora chiamata quella cerata da Capitani Coraggiosi che avevamo in dotazione
– sembrava una idea assurda. Comunque lo indossammo.
Fummo portati in un hangar dell’Aeronautica che si trovava nel porto esterno
di Brindisi che ospitava alcuni idrovolanti Cant Z 501. Erano idrovolanti costruiti
nei Cantieri Zapata di Monfalcone e che
in gergo erano conosciuti come “Mammaiut…” per indicare che non vi era
nemmeno il tempo di pronunciare l’ultima “o” in caso di disgrazia.
A gruppi di due o tre imbarcammo sull’aereo assegnato, eccitatissimi e attentissimi. Al decollo qualche spruzzo ci raggiunse in cabina, ci sorprese ma non ci preoccupò; poi facemmo alcuni giri in zona ad
una velocità da autostrada intasata e poi
ammarammo. Fu allora che venimmo investiti da una specie di diluvio universale
che invase la cabina e che ci inzuppò fino
alle midolla. E fu allora che capimmo la ragione del “pipistrello”: i nostri ufficiali
avevano avuto ragione ad imporcerlo.
n