diogene giugno 09 ok
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diogene giugno 09 ok
FEDERAZIONE ITALIANA BANCARI E ASSICURATIVI [email protected] ANNO VI – NUMERO 2 giugno 09 D I O G E N E NOTIZIARIO SINDACALE DEI LAVORATORI EUROP ASSISTANCE LA SCIMMIA E IL CAMMELLO Esopo Quello era un giorno particolarmente importante. Infatti, dalla foresta era partito un invito rivolto ai delegati di ogni specie animale che avrebbero dovuto riunirsi in una assemblea durante la quale si sarebbe discusso di un argomento molto serio. Non mancò proprio nessuno. Il primo a prendere la parola fu il leone, indiscusso Re degli animali. Nel rispettoso silenzio generale egli disse: "Carissimi sudditi, ci siamo riuniti oggi allo scopo di stabilire una pace duratura tra noi, eliminando ogni diverbio e ogni invidia per riuscire così ad affrontare insieme gli eventuali pericoli provocati dall'uomo alla natura". Il discorso continuò a lungo, sottolineato da applausi di assenso. Erano dunque tutti d'accordo: era necessario unirsi per superare qualsiasi problema. Al termine dell'assemblea, ogni animale prese parte al grande pranzo organizzato per l'occasione. Ci fu cibo in abbondanza e bevande a volontà. Quando tutti furono sazi e soddisfatti qualcuno chiese alla scimmia, notoriamente allegra e vivace, di allietare la cerimonia con qualche spettacolo divertente. Questa, senza farsi pregare, salì sulla pedana e con agilità e simpatia diede inizio ad un numero spassosissimo ricco di salti acrobatici, capriole e danze. Estasiati gli spettatori applaudirono come non mai, divertiti dall'abilità di quell'insolito comico. L'unico che rimase in silenzio fu il cammello che, geloso del successo ottenuto dalla scimmia, decise di esibirsi anch'egli sul palco attirando l'attenzione su di sé. Questo buffo animale diede il via ad un balletto goffo e sgraziato. Egli non era affatto agile ne' divertente. Tra i fischi generali fu così costretto a ritirarsi nascondendosi in un angolo dove ripensò ai buoni propositi di cui si era discusso durante l'assemblea: certo, per restare tutti uniti ed amici egli doveva cominciare ad ingoiare un po' della propria invidia. L’ invidia è il peggiore dei difetti perché ci impedisce di ragionare e ci costringe a lanciarci in imprese di cui non siamo all'altezza. Il mito del budget si è imposto quasi fosse l’unico modo per organizzare il lavoro in Eura. E’ il “quanto” e il “chi”che conta, secondo questa filosofia, e non il “come ” . Il sistema incentivante dovrebbe essere un momento di verifica del lavoro svolto all’interno dell’azienda, di un settore o ufficio che sia, dovrebbe essere un momento di condivisione dove colui o colei a cui è toccato il premio è l’esempio che un lavoro di gruppo ha funzionato ed ha portato ad emergere una professionalità, un impegno che porterà benefici per tutti, che ha portato il raggiungimento di obiettivi che non sono solo utili a pochi ma che hanno finalità aziendali. Allora ecco che il bonus diventa un momento di aggregazione e non di divisione. Da molti anni l’azienda pone solo ad una certa sfera di dipendenti degli obiettivi, propone cioè dei budget e fa firmare una sorta di liberatoria nella quale con una mano dà e con l’altra toglie, creando comunque delle discriminazioni tra lavoratori. Alcuni di quei colleghi che rientrano nella sfera ci hanno chiesto come mai il rinnovo del ccnl è così poco evidente nella loro busta paga. La riposta viene dal nostro direttore del personale in una sua mail: “ In tema di assorbimento valgono le pattuizioni individuali.” Poco importa se l’azienda conviene sul principio di non assorbibilità dell’una tantum come istituto contrattuale. Gli aumenti che vengono riconosciuti ai colleghi non sono aumenti di merito ma solo di budget, in alcuni casi, che non premiano il lavoro ben fatto, che richiede competenza, esperienza, ma anche pazienza e buon senso, nonché rispetto delle regole. Ti riconosco il premio se raggiungi questo fatturato. Mi sorge un dubbio: se il fatturato è raggiunto vuol dire che ho mostrato di avere capacità e attitudine e quindi “LO MERITO”. In altri casi sono aumenti retributivi che l’azienda anticipa ad alcuni lavoratori senza alcun motivo nè criterio se non quello della “simpatia”. A noi pare che si debba superare la cultura del budget così come è stato pensato ed attuato fino ad ora, condividiamo l’idea di un obiettivo di squadra e non ad personam, un budget al di fuori del premio di produzione che per la sua stessa natura di premio non può e non deve essere riassorbito e da non confondere con quegli aumenti retributivi, pattuiti individualmente, mascherati sottoforma di incentivi. Sicuramente non è il budget che ci insegna a lavorare, che ci permette di controllare i nostri sottoposti, che ci indica la direzione da seguire, che ci permette di recuperare redditività …”. La dignità e il valore delle persone e del lavoro non si misurano a quartili e percentuali! Occorre una nuova via. Basta alle pattuizioni individuali senza criteri oggettivi, fonte di discriminazioni tra lavoratori con conseguenti e inevitabili dissapori tra gli stessi e forieri di maldicenze. L’agitazione post bonus dovrebbe servire a prendere coscienza di cosa si sta parlando e adoperarsi per cambiare. La Fiba Cisl esprime fin d’ora la disponibilità ad affrontare con l’azienda la problematica del Sistema Incentivante, dei criteri e delle modalità distributive al fine di superare le contraddizioni e discriminazioni in essere. Un caso che ci dovrebbe far riflettere Codice etico europ assistance : Art.8 Protezione della salute Ai Collaboratori, la cui integrità fisica e morale è considerata valore primario del Gruppo, vengono garantite condizioni di lavoro rispettose della dignità individuale, in ambienti di lavoro sicuri e salubri. Allora se è cosi perché Diogene continua a ricevere segnalazioni su situazioni di sopraffazioni o violenze verbali, c’è bisogno di ricordare al datore di lavoro che a suo carico c’è l’obbligo di tutela anche della personalità morale dei dipendenti ? E’ da anni che Diogene scrive su sollecito di colleghi che i “capi” mancano di rispetto , di parole se ne sono dette e scritte, ma a quanto pare i fatti , beh quelli non ci sono ancora. Intanto segnaliamo il caso avvenuto a Milano di un licenziamento per giusta causa nei confronti di un “capo” che con espressioni rozze ed eccessive insultava i dipendenti o il loro operato. La suprema corte ha così confermato la perdita del posto per il capo del settore macelleria di un supermercato milanese, che era solito mortificare tre lavoratrici insultandole. La società datrice di lavoro, venuta a sapere di questo comportamento aveva licenziato il caporeparto ma il Tribunale di Milano aveva ritenuto eccessiva la sanzione e lo aveva reintegrato nel posto di lavoro. La Corte d'Appello di Milano, invece, aveva convalidato il licenziamento sottolineando che per quanto l'ambiente di lavoro possa essere informale, nel comportamento e nel lessico usato non ci si può spingere fino alle maniere rozze ed eccessive. Questo punto di vista è stato pienamente condiviso dalla Cassazione che ha aggiunto che un simile comportamento lede la dignità e l'amor proprio del personale, oltretutto sottoposto a vincolo di gerarchia nei confronti del capo che commette tali scorrettezze. La violazione dei principi di civiltà non ammettono eccezioni, o attenuazione, neppure nell’ambito delle relazioni professionali. Curiosità riflessioni umorismo consigli interrogativi PROBLEMI CON LA BUSTA PAGA? RIVOLGITI AL TUO RAPPRESENTANTE FIBA CISL Maggio mese di riconoscimento Premio Aziendale di produttività - E ora il suo premio di produzione annuale: chiuda gli occhi e apra la bocca…. Nonostante i ripetuti articoli riportati su vari numeri di Diogene siamo ancora in attesa di definire i progetti cosi come previsto dall’Art.9 legge 53/2000 e dall’art 19 del nostro cia . Quando ? Quando la produttività aumentò del 40% dopo il primo giorno di “Porta Tuo Figlio Sul Lavoro” tale occasione venne istituita su base settimanale. Proposta ….. - Se la controparte dovesse riuscire a ottenere il contratto che chiede, propongo di dare tutti le dimissioni e unirci a loro. Continuiamo con il ciclo delle interviste. Riflettori sul Direttore delle Strutture Operative di Europ Assistance Luciana Zamboni alla quale abbiamo chiesto: Hai iniziato la tua carriera in Europ Assistance nel 1986 in centrale operativa, fino ad arrivare ad oggi a ricoprire il ruolo di Direttore delle Strutture Operative di Europ Assistance Italia, puoi darci una rapida presentazione della tua carriera professionale ? Visibilmente emozionata Luciana comincia a raccontarsi cosi… Ho iniziato nel 1986 come operatore turnista stagionale, come era ai tempi la definizione di chi lavorava solo di sera, di notte e nei week end. Il mio primo contratto ha avuto una durata di 4 mesi. Sono poi stata richiamata l’anno successivo per lo stesso periodo e con lo stesso ruolo. Poi sono stata confermata. Solo qualche tempo dopo sono diventata prima responsabile del servizio 24 ore, (cioè di chi appunto era turnista), poi responsabile di un team diurno e poi responsabile della centrale operativa. Al rientro dalla maternità ho lavorato come responsabile operativo dei servizi di customer care per l’Italia al call center di Arese, che EA gestiva per conto di Fiat. Poi ho deciso di fare una esperienza esterna ad Europ Assistance e sono rientrata in EA, onestamente con grande felicità, nel 2000. Il distacco non è durato nemmeno due anni! Come vedi in Eura ho seguito un percorso che mi ha permesso di vivere e conoscere, quindi, ogni singola attività e ruolo della centrale operativa. Questa esperienza ha sicuramente agevolato molto l’affrontare il mio ruolo attuale. Quindi ne possiamo dedurre che nel bene e nel male, Luciana può capire e bilanciare i problemi che arrivano da parte dell’operativo! Tu sei Direttore delle strutture operative da 2 anni. Che bilancio puoi trarre da questa tua esperienza? Quali sono stati gli obiettivi più significativi raggiunti? Siete in ritardo su qualche tema? Quali sono le tue personali preoccupazioni in ambito di rinnovi contrattuali con i clienti? Il bilancio che traggo è di una esperienza a volte stancante ma decisamente entusiasmante. Il bello del mio lavoro è che non ci si annoia mai. Come per tutti gli operativi, nell’arco di una giornata si spazia attraverso numerosi argomenti ed a ciò si aggiunge il fatto che ho la grande opportunità di lavorare anche con molti colleghi stranieri e di avere quindi rapporti con realtà molto diverse dalla nostra. Il che è un fattore assolutamente positivo: il confronto con altre culture, la conoscenza di altre realtà e di altri modi di vedere e pensare è sempre uno stimolo notevole, sia a livello professionale che a livello personale. L’obiettivo più grande che ho raggiunto è stato quando un giorno, parlando con Mariano Moretti, che mi ha “ceduto” il suo ruolo, mi ha detto, durante una chiacchierata operativa pura, fatta tutti di numeri, “perfetto, assolutamente d’accordo”. E le chiamano le piccole soddisfazioni della vita… Poi ci sono le piccole soddisfazioni quotidiane: avere una intuizione e scoprire che è buona, avere una sensazione e poi capire che era quella giusta, trovare la sintonia con i colleghi, avere il supporto (enorme!) da chi lavora con me, fare un buon lavoro… Insomma, tante piccole cose ma grandi soddisfazioni. Poi ovviamente ci sono anche gli errori ma quelli mi soddisfano molto meno! • E’ veramente raro che EA sia in ritardo su qualche tema: facciamo parte di un gruppo internazionale ma siamo sempre un passo avanti (gruppo sì ma resto un po’ di parte). Onestamente credo che la testa di tutti noi sia talmente sempre in attività che diventa praticamente impossibile essere in ritardo rispetto al mercato. • Le preoccupazioni sui rinnovi con i clienti sono legate al momento di crisi: sino ad ora siamo riusciti a non perdere contratti, anche se i clienti, ovviamente pressano, a volte, per riduzioni tariffarie. Ma la nostra forza commerciale non è trascurabile e una idea per affrontare una situazione ostica, prima o poi, arriva sempre. Ho grande fiducia in chi studia i prodotti e in chi li vende: e per il momento i fatti non fanno altro che darmi ragione. Gira voce che, in autunno, si tornerà al vecchio modello “ centrale operativa” di qualche anno fa. E’ nei progetti della struttura riorganizzare la centrale operativa? Se ci riferiamo al modello in cui le assistenze erano divise per settore la risposta è no, assolutamente no ed in ogni caso non ho mai visto, in questa azienda, la replicazione di un modello precedente. Farlo vorrebbe dire tornare indietro ed invece a noi piace molto andare avanti e se proprio dovrà esserci un nuovo modello sarà solo per innovarci e migliorarci. Diciamo che l’andatura del gambero non è la mia preferita. Bisogna inoltre capire cosa si intende per riorganizzazione: se parliamo dei processi la risposta è sicuramente si, ma questo accade già più o meno costantemente. Se parliamo delle attività beh perché no se questo ci aiuta a lavorare meglio, con maggiore efficacia, migliori risultati e maggior soddisfazione del cliente. In ogni caso, non ho pensato a nulla per l’autunno, ma se ci sono suggerimenti... Quindi ci stai dicendo che la centrale non sarà riorganizzata per settori mentre è possibile che ci siano dei cambiamenti per la distribuzione delle attività. Naturalmente, in tal caso, i sindacati saranno attori con l’azienda a gestirli ed eliminarne eventuali criticità. I colleghi della centrale ci chiedono perché l’organico viene gestito in modo tale che si debba sempre lavorare al limite delle performance? Luciana arriccia la fronte con aria interrogativa, scuote la testa e dice: Forse c’è poca conoscenza di cosa s’intenda per performance o perlomeno dei parametri che la compongono. Ad oggi gli obiettivi annui che ci siamo prefissati sono stati rispettati e lo abbiamo fatto addirittura riuscendo a ridurre notevolmente la richiesta di ore in straordinario, riuscendo così a ridurre l’impegno extra che fino allo scorso anno chiedevamo in maniera piuttosto continuativa. Come per ogni centrale operativa è normale che vi siano dei momenti di criticità dovuti o a picchi di chiamate inattesi o a problemi di genere diverso come ad esempio quelli tecnologici. Ma in questo caso, se si riscontra un calo di perfomance, non dipende dalla gestione dell’organico ma da fattori diversi e spesso non prevedibili. Abbiamo chiesto ai colleghi della centrale quale fosse la domanda che volevano rivolgere al proprio direttore della struttura operativa, quella che più si è ripetuta è sapere qual’é il segreto del tuo successo? Ovviamente questa domanda mi fa gongolare. La risposta più opportuna da dare sarebbe “mah, non sono così sicura che sia un successo. Faccio del mio meglio”. La risposta vera, che viene dal cuore, è che io lo vivo come un successo più personale che professionale. Non ho mai desiderato un ruolo preciso e tutto è sempre successo in modo assolutamente inaspettato. Ma in ogni caso non dimentico di avere avuto, anche io, qualche disavventura professionale e quindi sono portata a non vivere e considerare nulla come definitivo, il che mi spinge a mettere passione in ogni cosa ma soprattutto a ricordarmi ogni giorno che il successo, se così lo vogliamo chiamare, non è mai qualcosa di individuale ma qualche cosa che si costruisce tutti insieme. Quindi il merito è sicuramente molto più di chi mi aiuta che non mio. E non lo dico per piaggeria: questa direzione non andrebbe avanti solo con una persona che ci mette buona volontà. Se funzioniamo bene il merito è di tutti. Affiora la nota di modestia e il riconoscimento per il gruppo di lavoro, quindi ancora una volta possiamo affermare che Eura è una corale e non una solista A tuo giudizio cosa si aspettano i lavoratori della centrale operativa dal proprio direttore? Magari che lavori per loro? La risposta la chiederemo direttamente ai colleghi della centrale operativa. Ringrazio Luciana e la saluto con una massima: “Io sono nato col destino di essere forte, la mia è la forza del destino!” (Totò) I TUOI RAPPRESENTANTI FIBA IN EUROP ASSISTANCE LORETA d’ANDOLA GIOVANNA LOMBARDO LUCA FIORENTINI 333.6863081 393.7504700 388.1287662 e-mail: [email protected] L’iscrizione al sindacato è fondamentale… ...alla Fiba Cisl è decisi vo.