Incontro catechisti del 02.10.2016 Riflessioni su Marco 4,35-41

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Incontro catechisti del 02.10.2016 Riflessioni su Marco 4,35-41
Incontro catechisti del 02.10.2016
Riflessioni su Marco 4,35-41
Marco 4, 35
In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: ”Passiamo all’altra riva”.
Il passaggio avviene di sera dopo un giorno di lavoro, i discepoli accettano comunque di mettersi in
viaggio perché si fidano di Gesù, tale fiducia viene meno al momento della tempesta.
Anche noi nei momenti di fatica, di prova della vita sentiamo venir meno questa fiducia o ci
affidiamo a Gesù con fede e con la preghiera? Lui ha detto” Passiamo” quindi è sempre con noi
durante il viaggio, anche se ai nostri occhi sembra “dormire”.
Dobbiamo essere fiduciosi poiché ci ha promesso di non abbandonarci.
L’altra riva secondo noi può essere vista come una Nuova vita In Cristo dopo la conversione del
cuore o come Nuova Vita dopo la morte corporea.
Come proposta ai bambini di seconda punteremmo sul tema della fiducia, affidarci a Gesù nostro
Amico, come ci affidiamo a mamma e papà. Proposta di due giochi:
1. Un bimbo a turno viene bendato e si fa guidare dalle voci dei compagni per raggiungere
“l’altra riva”.
2. I bambini si mettono a coppie uno davanti e uno dietro, quello davanti di schiena si lascia
cadere nelle braccia dell’altro e poi si cambiano i ruoli.
Partendo dai giochi si chiede ai bambini cosa hanno provato, quali difficoltà hanno avuto.
Marco 4, 36
E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui
Lo presero con sé: è insolito, non è Gesù che dice di seguirlo ma c'è una scelta, una decisione degli
Apostoli
Così come era: forse era stanco, i discepoli lo prendono con se senza condizioni, senza aspettarsi
nulla da lui
C'erano altre barche: si parte con altri, ma non è la stessa cosa avere o no Gesù sulla barca
Lasciata la folla: potrebbe essere un po' come noi che, lasciate le vacanze, i momenti spensierati e
di riposo, iniziamo un nuovo viaggio, un nuovo anno catechistico
Cosa può voler dire per ciascuno di noi prendere con sé Gesù nella nostra quotidianità? Prenderlo
così come è, e non cercarlo quando abbiamo bisogno di lui?
Marco 4,37
Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai
era piena.
Riflessioni emerse:
1. Nel frattempo: Nel libro della Genesi è raccontato che “In principio…lo Spirito di Dio aleggiava
sulle acque”. Lo Spirito è Ruah, cioè soffio, vento respiro di Dio che dà vita. Questo spirito
trasforma le acque e crea. Con la venuta di Cristo si compiono i tempi, in Lui vi è pienezza e la
creazione si rinnova. Questo respiro di Dio continua a trasformare le acque per renderle ancora
vita.
2. Barca: Rappresenta il cuore dell’uomo, che secondo la Bibbia è il centro non solo dell’attività
spirituale, ma di tutte le operazioni della vita umana. La barca nella tempesta rappresenta la vita
umana che è in continuo affanno e agitazione per qualunque difficoltà che si presenta e che rende
difficile il cammino della vita.
3. Piena: Piena di cosa? Piena di solitudine – silenzio – paura.
4. Onde nella barca: L’acqua che entra sulla barca non proviene dall’alto ma dal fondo del mare. La
barca sta per affondare. Nelle prove forti che la vita ci riserva, spesso tocchiamo il fondo e ci
chiediamo “Dov’è Dio?” “Perché mi ha lasciato da solo?”. Lui ci lascia sperimentare la sofferenza
per farci comprendere che con Lui e affidandoci a Lui possiamo farcela. E’ lì che cominci a risalire.
Nel momento in cui riesci a farcela ti accorgi che Lui è sempre stato accanto a te, ha sofferto
insieme a te.
Marco 4,38
"Egli se ne stava a poppa, sul cuscino e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: Maestro non ti
importa che moriamo?"
Oggi la gente muore davvero sulle barche che affondano, nelle guerre da cui fuggono tra violenza e
male, ogni giorno.
Abbiamo tante aspettative per il futuro … e poi se le cose non vanno come le abbiamo pensate,
volute, andiamo in ansia, ci lasciamo soffocare dalla paura dell'imprevisto
Non siamo sufficientemente fiduciosi.
Dobbiamo imparare a fidarci della vicinanza di Gesù.
La paura di soccombere è sofferenza, la sofferenza ti spinge a cambiare prospettiva, ad imparare ad
accettare per crescere per vedere oltre, per acquisire consapevolezza di una Vicinanza silenziosa ma
instancabile.
Essere corpo, materia, ci porta a cercare nel concreto la presenza di Gesù che si fa presente nelle
piccole cose, negli ultimi.
Imparare a ringraziare ogni giorno per ciò che riceviamo, ad ascoltare in particolare i nostri ragazzi
di catechismo non è sempre facile ma pure una bella sfida.
Dialogare con Gesù, con il nostro prossimo, ci insegna a non avere paura.
Il male ci fa affondare, ci rende insicuri ma Gesù ci invita ad avere fede in Lui, perché di noi a Lui glie
ne importa.
Marco 4,39
Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia.
Nella prima riga il Signore è CREATORE: è Lui che ha creato con perfezione incommensurabile tutto
il mondo in cui viviamo e solo Lui ha il potere di governarlo.
Proprio oggi che l’uomo vuole diventare padrone dell’universo e governare spesso in modo
inappropriato e pericoloso le forze della natura.
Padre è colui che ci accoglie, fa tacere le ansie, le inquietitudini, ma nello stesso tempo ci scuote
dalla “routine” quotidiana, dalla noia.
Ci scuote dalle nostre convinzioni, ribalta la nostra vita per darle nuovo sapore.
Marco 4,40
Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?».
Cosa è la paura?
Quando abbiamo paura?
Quando non conosciamo, non sappiamo, ci sentiamo perduti perché soli (Gesù dormiva),
abbandonati perché senza relazioni.
Anche noi possiamo avere paura quando viviamo queste situazioni.
Le relazioni sono fondamento della nostra vita per non sentirci abbandonati.
La preghiera ci mette in relazione con Gesù, la preghiera è un dialogo a cui ci alleniamo, il dialogo
implica l’ascolto, la partecipazione, l’aiuto.
Marco 4,41
E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento
e il mare obbediscono?»
Commento a partire da alcun parole del testo.
"anche" ha fatto pensare che ci sono tante complicazioni, che arrivano "anche" altre cose oltre a
quelle che ci sono, che c'è sempre qualcosa che non va, che bisogna sempre fare la fatica di andare
oltre perché gli ostacoli arrivano.
Centrale nel brano è stato il tema del "grande timore" che come gruppo abbiamo girato sul tema
della nostra paura di essere catechisti. Saremo adeguati a parlare della fede a degli adolescenti? Ci
metteranno in difficoltà con le loro domande? La nostra coerenza sarà reale? ci permetterà di offrire
una vera testimonianza o cosa? E via così altri dubbi...
Certo, ci rincuorava anche il fatto di non essere soli, di essere una equipe che affronta appunto la
sfida di parlare di Dio a dei giovani... Ma il fatto di avere tutti gli stessi dubbi ci permette anche di
sentirci tutti sulla stessa barca, di confidare non nelle nostre pretese ma nel gruppo, di sapere che
non c'è uno più avanti o più indietro ma ci dovremo tutti sostenere l'un l'altro.
Non a caso "l'un l'altro..." è stata anche un'altra espressione già presente nel brano di vangelo che
ci diceva che già i primi discepoli, per quanto disorientati, almeno potevano confrontarsi tra di loro,
nel loro gruppo.
"costui" è un altro termine severo, perché ci dice che la conoscenza di Gesù non è mai completa.
Egli è "costui", una persona che ci stupisce sempre, di cui dobbiamo sempre scoprire qualcosa.
Questo è impegnativo ma anche bello. E ci fa capire che ai ragazzi non dobbiamo vendere una
regolina chiara e precisa ma dobbiamo sempre saper rilanciare il gusto di capire e conoscere questo
Gesù che smuove sempre la nostra umanità verso l'alto!
"dunque" ci ha fatto pensare che prima o poi bisogna arrivare a una scelta, a una decisione: su Gesù,
dobbiamo poi arrivare a dirci qualcosa di vero, di autentico, qualcosa che ci convince. Non possiamo
sempre restare sulle nuvole. Dovremo continuare ad approfondire certi aspetti ma non possiamo
sempre tirare in là, dobbiamo anche giungere a definizioni che siano poi basi per il percorso
successivo.