madonna di pugliano - Pro Loco Montecopiolo
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madonna di pugliano - Pro Loco Montecopiolo
MADONNA DI PUGLIANO. Madonna di Pugliano detta anche “Pujen” è la terrazza della Romagna, lo sguardo spazia a 360° dai monti della Toscana ai colli Urbinati, sovrastando la Repubblica di San Marino e il Monte Titano, sullo sfondo il mare Adriatico. Nell’ antico libro “Liber Mortuorum” gli abitanti della zona venivano chiamati “Puleani” ed attualmente il nucleo abitativo più consistente è Madonna di Pugliano abitata da 101 abitanti. Nel 1918, in questa zona lungo il fiume Mazocco si contavano un totale di 3 scuole elementari , una con sedi alternate negli anni tra la Villa Labor e casa Guilianelli, una a Pugliano Vecchio, l’altra in localita Casepio tutte arrivavano come nel resto del comune alla 3 elementare, poi unificate a meta strada con Madonna di Pugliano. La scuola venne chiusa definitivamente nel 1988 poi l’edificio venduto ad un privato, ma una cosa da ricordare è che vi era anche un Ufficio Postale costruito nel 1918 operante fino al 1994. Con il contributo del documentario “ Montecopiolo, la storia, le sue bellezze, …. “ LA CHIESA DELLA MADONNA DI PUGLIANO La prima domenica di Settembre si svolge la festa della Patrona. Rialzata di un gradino su una elegante balaustra in marmo vi è l’altare decorato da un bellissimo paliotto. Sullo sfondo, tra due colonnette decorative, un dipinto più recente con l’immagine della Madonna col Bambino in braccio, ricopre l’affresco indubbiamente più antico, rovinato però dalle incurie e dalle infiltrazioni d’acqua, raffigurava la Vergine col bambino in grembo, era realizzata su una struttura muraria che aveva come base portante una trave lignea, facilmente spostabile per la venerazione. La Chiesa è dedicata fin dai tempi del Sacello alla Madonna di Pugliano e le sue origini vengono fatte risalire all’anno 1000. Si narra che il tempietto dovesse essere nel campo a sinistra dall’ attuale posizione, finchè uno dei tanti proprietari un certo Simoni nel 17° secolo, decise di costruire come oratorio l’attuale edificio. Una leggenda narra che quando ancora la località era immersa in folti e cupi boschi, un Vescovo di Rimini inseguito da sicari giungesse trafelato al Santuario, prego la Vergine, poi riprese con maggior vigore la sua fuga lasciando le pantofole nel sacello per essere più spedito e trovando scampo. E’ storia infatti dell’inseguimento da parte dei Malatesta coi quali si trovava in contrasto, del Vescovo Feretrano Giovanni Seclani. Dopo essere fuggito verso il Castello di Montecopiolo, all’altezza di Pugliano ripiegò verso valle, e si rifugiò a Talamello. Un campo nei pressi del Santuario ancora oggi chiamato “ il pianto del Vescovo” e nel Museo diocesano di Pennabilli sono conservate le due purpuree ciabatte Successivamente venne venduta con il caseggiato e tutti i terreni circostanti alla Famiglia Battelli, che in un primo tempo vietarono l’ingresso ai fedeli e lo adibirono a magazzino e fienile. Poi quanto il Sig. Giuseppe Battelli, sposo la devotissima Sig.ra Ida Monti di Macerata Feltria, venne riaperto ai fedeli, ripresero cosi il culto e il pellegrinaggio. Fra il 1984 e l’ 85 l’ereditaria Amelia Battelli anch’essa devotissima, vendette alla popolazione di Pugliano il piccolo ma famoso santuario. Con il contributo del documentario “ Montecopiolo la sua storia, le sue bellezze, …. “ LE MILLENARIE FIERE Qui si svolgono da più di mille anni le fiere tutti i lunedi nel mese di settembre. Le origini sono strettamente legate agli eventi che si svilupparono attorno ad un antico Sacello dove si venerava l’immagine della Vergine miracolosa, il tutto intorno all’anno 1000. Dopo aver pregato, chiesto grazie e conforto, i fedeli prima di riprendere la via del ritorno, si soffermavano a parlare della loro vita, delle loro attività, dei loro raccolti e dei loro progetti. Cosi ebbero origine i primi commerci e poiché il mese settembrino era il più adatto per il rinnovo delle stalle, la gente portava il suo bestiame per venderli ad altri che intendevano cambiarli. Col tempo questo appuntamento divenne cosi importante che le autorità ecclesiastiche separarono l’aspetto religioso da quello commerciale. Stabilirono di lasciare le cerimonie religiose per la domenica, nei lunedì le fiere e quando lo spazio intorno al Sacello risultò insufficiente, le autorità territoriali ne spostarono lo svolgimento nei più ampi terreni vicini. C’erano capanne costruite con le frasche e su tavolacci di legno la gente mangiava del pesce fritto, o della porchetta, degustando formaggi e salumi locali, bevendo dell’ottimo sangiovese spillato dalle damigiane. Delle fiere indimenticabili, solo calessi e birocci, dominante e assordante era il muggito e il belato del bestiame. Al calare della sera complici la stanchezza e il sangiovese, si concludevano gli ultimi affari, chi comprava e vendeva si stringevano la mano dopo averci sputato, alla presenza di un mediatore che li divideva, gli ubriachi diventavano l’attrazione dei ragazzini del luogo. Ancora oggi sono rimaste un appuntamento a cui la gente da tutto il Montefeltro, dalla Romagna e dalla Toscana, non possono mancare. Con il contributo del documentario “ Montecopiolo, la sua storia, le sue bellezze, …. “