Seconda Guerra mondiale 1939-1945 Asse Roma

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Seconda Guerra mondiale 1939-1945 Asse Roma
Seconda Guerra mondiale 1939-1945 Asse Roma-Berlino
Italia Paese traditore o Paese tradito?
Il 3 settembre 1943 viene firmato l’armistizio tra l’Italia e gli Anglo-Americani a Cassibile in Sicilia e l’otto
Settembre il Maresciallo d’Italia Badoglio, nuovo capo del governo, annuncia, con messaggio radio al
popolo italiano, la resa incondizionata. Il giorno successivo, per evitare la cattura da parte dei tedeschi, il re
Vittorio Emanuele terzo ed il governo Badoglio fuggono precipitosamente da Roma e raggiungono Ortona
in Abruzzo dove si imbarcano su una nave militare diretta a Bari e là, in territorio già occupato dalle forze
alleate, si insedia il governo italiano. Da un giorno all’altro le Forze Armate italiane dislocate in Italia ed
all’estero, Iugoslavia, Grecia, isole del mare Egeo si trovano private di qualsiasi direttiva di comando perché
il Quartiere generale delle Forze Armate è stato vergognosamente abbandonato da tutti gli alti ufficiali e la
dissoluzione della rete di comando conduce inevitabilmente alla disintegrazione dei reparti, all’abbandono
dei reparti, alla fuga dalle caserme prima che arrivino i tedeschi, all’insegna del “si salvi chi può”. L’Italia si
trova divisa in due tronconi, il Centro ed il Nord in mano ai tedeschi, il Sud occupato dagli alleati con una
linea di confine segnata dal fronte di guerra che corre grosso modo tra la Campania settentrionale e la
Puglia del Gargano, con la gente provata dai bombardamenti, la fame, i lutti, le separazioni familiari forzate.
Unico tentativo di difesa sul suolo italiano avviene a Roma, a Porta San Paolo, dove alcuni reparti militari
con l’aiuto dei civili tentano una difesa che viene rapidamente stroncata dai tedeschi. Anche se l’Italia non è
più un Paese in guerra ed avrebbe il diritto a vedere il suolo patrio liberato dalle operazioni di guerra, è
altrettanto vero che la Germania ha tutto l’interesse a mantenere e difendere le sue posizioni militari in
Italia per tenere gli Alleati lontani dal suolo germanico e condurre ancora la guerra in casa d’altri. Gli
interessi vitali di Italia e Germania vengono in aperto conflitto ed inevitabile diventa prima o poi lo scontro
armato tra i due ex alleati dell’Asse Roma-Berlino. La verità storica dei fatti ci dice che già il 9 Settembre
1943 la Germania scatena una violenta azione di guerra, senza dichiararla, contro l’esercito italiano sia in
Italia che all’estero.
Nell’isola di Cefalonia posta in posizione strategica rispetto al canale di Patrasso c’è un presidio militare
italiano composto di 12000 uomini sotto il comando del generale Gandin ed un presidio tedesco di 3000
militari. Il giorno 9 Settembre il comando tedesco avanza la richiesta perentoria di consegna delle armi
pesanti. Il generale Gandin cerca di prendere tempo, non ricevendo più ordini da Roma, e, per ammorbidire
la pretesa tedesca, abbandona le posizioni in altura dove sono schierate le batterie di cannoni italiani che
hanno il controllo del porto e dei rifornimenti via mare. Errore capitale, perché i tedeschi dal 11-12
Settembre 43 al 15 Settembre riescono a far sbarcare notevoli rinforzi di truppe speciali di montagna ed
intimano la consegna di tutte le armi perché in caso contrario ufficiali e soldati resistenti saranno sottoposti
alla fucilazione di massa.
Dal 15 al 22 Settembre infuria la battaglia tra italiani e tedeschi che sono sostenuti da mezzi pesanti e
aviazione. Cessate le operazioni militari con la sconfitta italiana il comando militare tedesco ordina la
fucilazione immediata di 150 ufficiali e, poi, dei soldati italiani i cui corpi sono in gran parte bruciati o gettati
in mare.
La Convenzione di Ginevra che tutela la vita dei prigionieri di guerra viene barbaramente e vigliaccamente
violata e calpestata! Si può intuire che per i tedeschi si trattava di vili traditori.
Per noi sono i primi eroi della rinata democrazia immolati per la libertà del loro Paese!
Le vittime dell’eccidio sono alcune migliaia e secondo fonti attendibili intorno ai 9000 uomini. Ben nove
medaglie d’oro furono successivamente assegnate alla memoria ai combattenti di Cefalonia con in testa il
comandante Gandin, nonostante il gravissimo errore strategico commesso. Mentre questo atroce, tragico
dramma si consumava nel mare Egeo, lontano dalla madrepatria, l’Esercito e l’Aviazione italiana senza
direttive e comandi dopo la fuga a Bari del re e del governo furono fatti prigionieri dai tedeschi in Italia e
nei Balcani e spediti prontamente con carri merci nei lager in Germania e Polonia. Alcune centinaia di
migliaia di soldati subirono la cattura e la deportazione. Solo la Marina Militare riuscì, in parte, a sfuggire
alla cattura rifugiandosi nei porti degli Alleati nel Mediterraneo. Purtroppo la corazzata Roma, gioiello della
nostra Marina, fu raggiunta mentre era in navigazione al comando di una squadra navale composta da 3
corazzate 3 incrociatori e 4 cacciatorpediniere nel pomeriggio del 9 Settembre, al largo della Sardegna,
dagli aerei Stukas tedeschi con il lancio di bombe radiocomandate che la affondarono facendo esplodere la
santa barbara. Il mare inghiottì 1352 marinai insieme al loro comandante Ammiraglio Bergamini.
Il 16 Ottobre 1943 l’Italia dichiarava ufficialmente la guerra alla Germania, dopo che i tedeschi avevano
sferrato di fatto una offensiva bellica per cinque settimane contro le nostre Forze Armate con il sacrificio
eroico di migliaia di giovani vite umane. Né si può considerare l’armistizio dell’otto Settembre 43 un atto di
tradimento della alleanza italo-germanica, perché a quella data avevamo subito l’occupazione da parte
degli anglo-americani di un quarto del nostro Paese, ormai in ginocchio, stremato dalle sofferenze e dalle
distruzioni, e non eravamo più in grado di combattere. Circostanza ancora più importante, in quel
momento era ormai caduto il regime fascista (25 Luglio 1943) e, soprattutto, Mussolini, che aveva
inventato e stipulato l’alleanza dell’Asse Roma-Berlino, non era più capo del governo (sostituito da
Badoglio) ed era prigioniero a Campo Imperatore sotto il Gran Sasso. L’Italia ritrovava traumaticamente le
libertà democratiche con la fine della dittatura facista, aveva recuperato la propria libertà di azione nei
confronti dell’ex alleato e l’interesse supremo del Paese, che era quello di salvare ciò che poteva essere
salvato facendo la pace, era in insanabile conflitto con gli interessi della nazione germanica che voleva
continuare la guerra in casa nostra.
La nuda verità dei fatti e la tragica cronologia con cui si svolsero dall’8 Settembre 43 al 16 ottobre 43
dimostrano con evidenza solare quale fu il Paese aggressore, la Germania di Hitler e quale fu il Paese
aggredito e tradito, L’Italia appena liberatasi dalla dittatura e rinata ai valori della democrazia.
La dichiarazione di guerra alla Germania del 16 Ottobre 43 è la risposta ineludibile e coraggiosa dell’Italia ad
una guerra selvaggia scatenata e non dichiarata dai tedeschi contro un Paese sanguinante, sconfitto ed
occupato, a cui nessuno poteva sottrarre il diritto sovrano di scegliere i propri destini di guerra e di pace. La
guerra contro la Germania diventava una guerra per la nostra libertà e per la libertà anche del popolo
tedesco soggiogato da una barbara e antistorica tirannia. Il ricostituito esercito italiano, chiamato Corpo
Italiano di Liberazione, partecipò alle operazioni di guerra e pagò un prezzo di sangue molto alto, circa
20.000 morti e migliaia di feriti, oltre a numerose medaglie d’oro, contribuendo in misura significativa alla
liberazione della nostra Patria.
Oggi, a 70 anni di distanza dalla guerra più sanguinosa che l’umanità abbia mai subito, Italia e Germania,
Paesi alleati ed amici leali, politicamente ed economicamente uniti nella realtà di una Grande Patria
Europea, consegnano alla Storia le dolorose, tragiche vicende del ventesimo secolo che le hanno viste
protagoniste, nel sacro rispetto, però, delle verità storiche che non possono essere né cancellate, né tanto
meno dimenticate.
Postscriptum: ho consultato qualche libro di scuole medie di storia contemporanea e con amara sorpresa
non ho trovato notizie sugli episodi della guerra sferrata dai tedeschi nei giorni immediatamente successivi
all’otto settembre, né sulle gravi perdite umane subite dalle Forze Armate Italiane per mano delle truppe
germaniche in quei giorni. Neppure una parola sul Corpo Italiano di Liberazione. Silenzio totale.
I nostri storiografi devono imparare ad essere più attenti e rispettosi delle verità storiche importanti per
evitare di trasmettere ai nostri giovani una visione distorta ed infedele della storia italiana di cui, invece,
dobbiamo essere fieri.