L`obbedienza di Cristo - Suore Francescane Immacolatine
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L`obbedienza di Cristo - Suore Francescane Immacolatine
L’opera della nostra salvezza si basa sull’obbedienza di Cristo al Padre. Il Figlio di Dio, come insegna San Paolo, non fu mai allo stesso tempo "SI’" e "NO”, egli fu sempre "SI’" agli ordini ed alle richieste di Dio Padre. Per questo motivo non possiamo più esitare nel rispondere positivamente a tutte le richieste di Dio per il nostro bene. "Egli fu obbediente fino alla morte, e alla morte di Croce". Infatti egli venne ad abitare nella carne in mezzo agli uomini per compiere la volontà del Padre suo e ne accettò tutte le conseguenze compresa l’umiliazione della croce e la morte. Tutta la sua vita fu un atto di obbedienza a Dio Padre . Nella lettera agli Ebrei San Paolo applica a Cristo le parole del Salmo 40, vv,7-9, e ci dà un barlume di ciò che la generosa risposta di Cristo alla volontà del Padre significa per noi “Sacrificio e offerta non gradisci… non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa”. Allora ho detto: "Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro di me è scritto che io faccia il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore". Il "SI" di Cristo incomincia con l’eternità nella ineffabile comunione di conoscenza e di amore delle tre Persone della Trinità Santissima. Ma fu nel corso della vita terrena che la sua obbedienza incondizionata alla volontà del Padre si manifesta con pienezza e generosità. Dal momento del suo concepimento nel grembo verginale di Maria , Cristo incominciò a dare a Dio l’omaggio perfetto di sottomissione alla volontà del Padre che costituisce la premessa del suo sacrificio per la salvezza dell’umanità. Egli spinse questa sua obbedienza fino a sottomettersi ai suoi genitori terreni e a farne la norma precipua della sua umana esistenza nell’ordine naturale della famiglia di cui era parte "e stava loro sottomesso" dice l’evangelista Luca ( Lc, 2,51). Come la disobbedienza di Adamo al precetto del Creatore distrusse il destino soprannaturale che egli aveva preparato per la creatura umana, così Cristo con la sua obbedienza e conformità piena alla volontà del Padre riportò l’umanità alla originaria grandezza. E’ vero che l’atto principale della redenzione di Cristo è l’effusione del suo sangue sulla croce, l'attuarsi del sacrificio della vittima in olocausto alla giustizia di Dio, ma è anche vero che egli fin dal suo apparire nel mondo ordinò tutte le azioni della sua umana esistenza alla consumazione finale sul Calvario. La sua volontà anche nei momenti di prova, di angoscia e di umana debolezza, fu sempre ordinata alla piena osservanza della volontà del Padre. L’obbedienza di Cristo rifulse in modo particolare nell’agonia del Getsemani, dove timoroso delle sofferenze che lo aspettavano, supplicava il Padre con lamenti e sospiri di allontanargli l’amarezza di quel calice di dolore e di morte; ma alla fine disse con piena consapevolezza "Non la mia, ma la tua volontà sia fatta" (Lc, 22,39). Quante volte nel corso della predicazione ricordava agli apostoli e agli avversari che egli era venuto per fare la volontà del Padre Celeste. Per darci l’esempio si conformò alle prescrizioni della legge giudaica, che era stata data da Dio, ed a quella del potere civile che veniva dagli uomini. Accettò di essere battezzato nel Giordano, associandosi ai peccatori che vi cercavano la purificazione . Sopportò la fame, la sete e le tentazioni, le umiliazioni, le offese e la calunnia e alla fine il dolore e la morte per pagare il prezzo del nostro riscatto in ossequio al mandato che aveva ricevuto dal Padre. Tutta la vita del Verbo incarnato fu un "SI" continuo, libero e gioioso alla volontà del Padre. La Chiesa è la continuazione nel tempo e nello spazio dell'efficacia dell'obbedienza di Cristo. Per mezzo della Chiesa Cristo rinnova ogni momento la sua offerta al Padre e ripete il "SI" della sua sottomissione alla di lui volontà. Nello stesso tempo la Chiesa pronunzia il "SI" della sottomissione a Cristo suo sposo. Col battesimo noi abbiamo dato la nostra risposta affermativa all'invito di Cristo. Noi manifestiamo fede in Lui e lo riconosciamo come Signore e Salvatore e gli consacriamo la nostra vita. Dato il carattere comprensivo, irrepetibile e personale di questa impegno, il cristiano non può tentennare tra il SI e il NO; egli ha l'obbligo morale di restare coerentemente fedele alla sua professione di fede anche a costo della vita. Il "Fiat" divino, che da inizio alla economia della salvezza, ha bisogno dell'assenso complementare dell'uomo che desidera farvi parte. Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, ci offre un esempio perfetto di obbedienza e di fedeltà al divino volere quando all'angelo che le portava il lieto annunzio della eccezionale maternità, rispose senza indugio: "Sono la serva del Signore si faccia di me secondo la tua parola". Gesù ci insegna che il segreto per entrare nel regno dei cieli è di fare la volontà di Dio. La virtù dell'obbedienza diviene così il presupposto essenziale del cammino verso la perfezione evangelica. E per questo motivo la Chiesa richiede il voto di obbedienza, il primo nell'ordine dei tre voti, a quanti scelgono la via della speciale consacrazione nella vita religiosa. Senza dimenticare che l'osservanza della divina volontà è valida per tutti ed il Signore stesso nella preghiera che ci ha insegnato ci invita a dire "Padre nostro che sei nei Cieli… Sia fatta la tua volontà così in terra come in Cielo". L'obbligo della fedeltà a Dio deriva dall'esempio di Cristo. Come dice San Paolo, Cristo è l'AMEN del Padre, di colui che non viene mai meno, dell'unico che mantiene la sua parola come appare da tutte le pagine della Sacra Scrittura. Possiamo dire che ogni umana creatura dall'inizio della sua esistenza è radicata nell'indefettibile fedeltà di Cristo al Padre. In verità, ogni sviluppo, progresso e avanzamento dell'uomo verso la perfezione morale è lo sforzo di partecipare in qualche modo alla stabilità e fedeltà di Dio. Questo sforzo però può avere valore e consistenza soltanto se si compie nella Chiesa e in comunione con la Chiesa. Non si può pretendere di essere pienamente fedele a Dio e a Cristo se non si è fedele e obbediente alla Chiesa, professandone integralmente la fede e osservandone senza riserva le leggi e gli insegnamenti. Purtroppo ai nostri giorni la virtù dell'obbedienza non è più tenuta nel dovuto rispetto. Anche da quelli che ne hanno fatto voto si cerca spesso di ridurla ad un consenso critico e condizionato. Un mal celato spirito di indipendenza fa sì che non si apprezzi più il valore santificante dell'obbedienza accettata per amore di Dio. Perché è proprio questa scelta "per amore di Dio" che rende meritoria l'obbedienza, cioè la rinunzia alla propria volontà, liberamente scelta ed accettata in vista di un bene superiore e dell'ossequio ad una Volontà Suprema dalla quale ogni creatura vivente dipende ed opera. L'obbedienza, come tutti i doni spirituali ci viene dallo Spirito. "Tutto ciò che è buono, dice San Giacomo, tutto ciò che è perfetto viene dato dall'alto, esso viene dal Padre dei lumi, nel quale non si trova alterazione di sorta, né ombra di mutamento" (Ja.1,17) Riconoscendo i limiti della umana natura cerchiamo il dono dell'obbedienza con la preghiera e con l'umiltà, per poter essere come Cristo uomini del Si totale. Mons. Luigi Barbarito