La mucca in corridoio e gli Italiani pecoroni,La posizione

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La mucca in corridoio e gli Italiani pecoroni,La posizione
La mucca in corridoio e gli
Italiani pecoroni
All’assemblea della Coldiretti Matteo Renzi ha incassato il
secondo plenum di consensi dopo quello degli Industriali,
entrambe le associazioni ripagano il Governo per le manovre a
favore delle categorie loro associate.
Entrambe hanno espresso pubblicamente la loro massiccia
adesione al “Sì”, nel Referendum di ottobre per il
mantenimento della legge costituzionale pubblicata sulla
Gazzetta Ufficiale del 15 aprile 2016 (referendum
“confermativo” non “abrogativo, attenzione).
Per molto tempo abbiamo visto mucche, pecore e trattori in
piazza, giacche gialle della Coldiretti al Brennero per
bloccare container che portavano in territorio nazionale carni
straniere per farle battezzare “made in Italy”, stand
interamente coperti da prodotti tipici nostrani taroccati
all’estero per denunciare le sleali concorrenze, abbiamo letto
decine di comunicati emanati dalle più varie categorie dei
comparti agroalimentari che invocavano il sostegno del Governo
a protezione delle nostre specialità contro le penalizzanti
manovre studiate a Bruxelles e i Ministri competenti
spendevano rassicuranti parole.
Di fronte a cotali massicce adesioni alla linea renziana, si
inabissa la speranza di 58 milioni di consumatori che – dopo
tante campagne – si sono abituati a leggere sulle etichette la
provenienza e il luogo di confezionamento, a scegliere solo
ciò che sui cartellini è esplicitato “100% italiano”, con
tanto di tricolore? Che fine faremo dopo la firma del trattato
USA-UE sul partenariato transoceanico (TTIP, ma anche CECA,
con il Canada)? Di sicuro dovremo dimenticare che qualcuno ha
solo fatto “finta” di portare avanti la causa del Made in
Italy, oppure ricordarcelo bene.
Risulta chiaro che il Governo non ammette critiche e non offre
spiegazioni, il Ministro Calenda è stato perentorio pochi
giorni fa. Un bel po’ di cittadini continua a credere che con
il partenariato transatlantico il commercio senza dazi farà
crescere la nostra economia, aumenterà l’occupazione, gli
investimenti innalzeranno il Pil nazionale.
Da pecoroni ignoranti gli italiani sono trattati e ciò indigna
chi ha l’orgoglio del senso critico.
Non è mai troppo tardi che gli italiani, a qualunque categoria
di produttori e consumatori appartengano, si accorgano della
ingombrante “mucca in corridoio” (grande metafora di Pierluigi
Bersani) e riflettano sulla minaccia (metaforica?) di
incursione con il “lanciafiamme” teorizzata dal Segretario
Nazionale Pd nonché Presidente del Consiglio della Nazione
contro il proprio partito per annientare i dissidenti.
Maura Sacher
La posizione del Governo sul
partenariato transatlantico,
TTIP
Il Governo italiano sul Trattato TTIP non ammette obiezioni,
se ne fa portavoce il Ministro Calenda: il Ttip non è un
semplice accordo commerciale come altri, ma è una scelta
strategica e culturale per l’Ue.
È dal lontano ottobre 2014 che il Presidente del Consiglio
Renzi era informato delle trattative iniziate un anno e mezzo
prima, avendo retto il mandato di Presidenza del Consiglio UE
nel secondo semestre, anche se in meri termini conoscitivi
come si conviene quando sono gli uffici e i funzionari ad
occuparsi di fornire i documenti.
Facendo i conti, risaliamo ad un inizio di trattative
segretamente avviate nel 2012-2013, periodo del Governo
tecnico Monti e del subentrante Governo Letta. A quell’epoca,
membro del Consiglio UE per gli Affari Esteri e Commercio era
Carlo Calenda, da maggio 2013 viceministro allo Sviluppo
Economico e da gennaio 2016 rappresentante permanente
dell’Italia a Bruxelles, nominato da Renzi, che nel giro di un
paio di mesi lo richiama per affidargli il medesimo Ministero,
vacante a seguito delle dimissioni della Guidi.
Ed è Calenda a difendere la posizione italiana, non quella che
dà voce alle obiezioni, alle critiche, ai timori, delle
svariate categorie di consumatori e di cittadini e dei
comitati NO-TTIP, STOP-TTIP, recepite da movimenti
parlamentari come Lega e 5Stelle. La posizione di Calenda
continua sulla linea di sostegno alle dichiarazioni di Renzi
alla stampa nel dicembre 2014 («Grande trasparenza, grande
confronto, grande apertura, grande opportunità per l’Italia,
il ttip deve andare avanti di pari passo con il ‘made in’»).
Il Ministro Calenda obietta punto per punto a chi formula
perplessità sull’introduzione di alimenti contaminati o parla
di “cavallo di Troia” per favorire l’invasione degli Ogm, o
farnetica sul pericolo della mancata tutela dei marchi Igp,
Doc, le denuncia come “falsità”. E aggiunge che non è nemmeno
vero che il processo non è democratico, servirà invece
l’unanimità dei Paesi Membri della UE per l’approvazione
definitiva dell’accordo.
In effetti, solo quando sarà ratificato, il Ttip verrà
consegnato ai governi dei 28 paesi ed al Parlamento europeo:
saranno loro a stabilire se potrà entrare in vigore o meno.
E verrà pubblicato online, parola di Ministro.
Maura Sacher
TTIP,
la
ghigliottina
sull’agroalimentare italiano
Siamo preoccupati degli accordi sottobanco tra il Governo
degli Stati Uniti e non si capisce bene ‘chi’ delle autorità
dei Paesi dell’Unione Europea e specie dell’Italia.
Non si sa chi sono i “veri” interlocutori in questa faccenda.
Chi sta trattando per la Nazione Italia? Qualcuno a Roma o un
eletto/delegato a Bruxelles? E con quale mandato?
A che sono servite le azioni di rivendicazione e promozione
del nostro Made in Italy se poi in seno alla Patria qualcuno
trama ai suoi danni, per ghigliottinarlo nel giro della “lunga
scadenza”? E le incognite non riguardano solo l’agroalimentare
italiano, oggetto che sta a cuore a noi come dovrebbe stare a
milioni di consumatori italiani. La ghigliottina cadrà anche
sulle tutele del lavoro, assicurative, della libertà
intellettuale, di Internet, e altro.
Sento già l’inviperita voce degli assidui invitati
filogovernativi ai talk show diuturni sbraitare che pure noi
facciamo allarmismo, terrorismo e propaganda ideologica, come
vengono accusati tutti i non allineati al renziano-pensiero.
Le registrazioni dei programmi possono provarlo. Noi
rivendichiamo il diritto di libero pensiero e di libero
giudizio, perché la testa ci funziona e non abbiamo tessere in
tasca.
Perché, secondo voi, sono preoccupatissimi molti degli esperti
di economia internazionale (tra cui Joseph Stiglitz premio
Nobel per l’Economia che ha parlato chiaro ai gruppi
parlamentari della Camera in un’audizione di due anni fa), gli
studiosi della finanza, gli specialisti, anche a livello
accademico d’alto rango, non solo italiano?
Anzi, pare che sul fronte italico ci sia un mutismo diffuso a
tutti gli alti livelli. Diffusa pure l’ignoranza persino tra i
parlamentari della maggioranza (Fiano venerdì scorso, in un
format mattutino, è caduto dalle nuvole quando il
pentastellato presente ha aperto una parentesi sulla “reading
room” descrivendo le regole per prendere visione delle carte,
di cui abbiamo riferito nello scorso Editoriale). E dove
mettiamo l’ignoranza di chi dovrebbe fornire ai cittadini una
informazione corretta e compiuta, come quella ultima della
stessa conduttrice che – dopo aver tentato di stoppare il
5stelle con “Del TTIP ne abbiamo parlato ieri”, cascava dalle
nuvole, non ci credeva e domandò “Perché così segreto?”.
Appunto, perché così segreto? Una pulce all’orecchio per i
parlamentari ed i giornalisti.
Davvero non riusciamo a comprendere come siano capaci di fare
scena muta i nostri governanti, i tutelatori degli interessi
dell’economia nazionale. Ah, che ingenuità! Forse è preferita
la tutela degli interessi dell’economia internazionale, sovranazionale?
E allora giù la ghigliottina sulle nostre regole di tutela,
che intanto abbondantemente massacrano agricoltori, pescatori,
imprenditori e commercianti con sanzioni a volte impietose,
anche in virtù di direttive europee! Ne vedremmo delle più
bestiali se l’Italia accettasse di firmare l’accordo, su cui
persino Francia e Germania hanno perplessità.
Maura Sacher
STOP TTIP, qualcosa mi sfugge
C’è qualcosa che mi sfugge in questa storia, non in quello che
affiora dai documenti e dagli articoli in corso, e cioè che
questi negoziati sono a bell’apposta rimasti segreti cosicché
alla fine la UE si piegherà all’USA e in particolare noi
Italia perderemo tanto dei nostri standard.
Già la nostra povera Italia si piega continuamente alla UE, e
me lo dimostrano pure i comunicati arrivati dai partner
economici del settore agroalimentare invitati alle riunioni a
Bruxelles, ove sperano di farsi ascoltare per salvaguardare il
puro Made in Italy tanto capillarmente soggetto a controlli.
Sono comunicati pieni di illusioni.
Ma dobbiamo anche subire le pressioni di Obama che ha
inventato il TTIP, come il TPP, e lo vuole imporre,
evidentemente “pro domo sua”.
In molte città d’Europa e d’Italia si sono costituiti dei
Comitati “Stop TTIP”, anche a Trieste e oggi 27 novembre 2015
si è tenuta una conferenza aperta al dibattito pubblico per
spiegare alla cittadinanza questi Trattati, cominciati da tre
anni in gran segreto ed emersi solo dopo qualche pressione, il
sito della Comunità Europea ne ha dovuto dare conto, ma come
assaggio, specchietto per le allodole dell’informazione pseudo
democratica, nel significato di inevitabile informazione.
Il Comitato STOP TTIP Trieste, sulla sua pagina Facebook
informa che nel volantinaggio effettuato al fine
pubblicizzare l’evento di oggi, ove era attesa
di
la
coordinatrice del Comitato STOP PPIT Italia, tra i passanti
«Sincero lo stupore di molti, non solo per l’ argomento, ma
anche per il poco interesse del governo e della “politica” su
questa vicenda. Certo non sono mancate le parole di
superficialità, di generica indignazione o di scontata
rassegnazione, …».
E qui si innesta il mio capire che qualcosa sfugge.
La tavola rotonda inizia bene, moderatrice una rappresentante
del mensile Konrad dichiaratamente a-partitico, con Roberta
Nunin e Laura Chìes, rispettivamente docente di Diritto del
lavoro e di Politica economica all’Università di Trieste, le
quali analizzano in termini molto obiettivi gli aspetti di
loro competenza, altrove in questa testata accennati. Poi la
parola passa a Elena Mazzoni del Coordinamento nazionale STOP
TTIP Italia, la quale si prodiga a precisare che il movimento
“non nasce da una mobilitazione dei cittadini”, bensì da una
mobilitazione di partiti politici, sindacati come la CGIL, dai
gruppi di giovani comunisti, da forze sociali di protesta, e
nell’elenco include anche Slow Food.
Al di là di quanto i semplici cittadini e gruppi a-partitici
si aspettano di capire da informazioni pubbliche come
l’odierna, e di iscriversi alla “mobilitazione”, alias
“comitati”, la mia domanda è questa: sono o non sono i
rappresentanti di questo Governo a condurre i negoziati? E se
una parte di società che si proclama di sinistra in blocco
reagisce, questo governo renziano ha traditori in casa? O i
traditi siamo noi che crediamo di difendere i nostri valori e
le specialità territoriali e qualcuno sta facendo il doppio
gioco?
Maura Sacher
Ps: al sito http://stop-ttip-italia.net/info/ nel “Chi siamo”
c’è l’elenco di tutti i fondatori, gli aderenti e i
sottoscrittori individuali.