Fra nuda pietra e ingegno: nei trulli trovo la serenità

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Fra nuda pietra e ingegno: nei trulli trovo la serenità
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Corriere della Sera Sabato 5 Giugno 2010
Abitare Questa è la mia casa
La campagna
pugliese
C’
Umberto Veronesi Vicino a Martina Franca, l’oncologo
ha recuperato alcuni «coni» rurali risalenti al 1848
«Fra nuda pietra
e ingegno: nei trulli
trovo la serenità»
è qualcosa di magico e
ingenuo in questi coni
di pietra miracolosamente poggiati su muri che paiono di zucchero. Umberto Veronesi lo sa. I trulli
della campagna pugliese tra Martina
Franca e Cisternino, che il celebre oncologo ha scelto nel 2003 per farne
una dimora estiva, lo hanno stregato.
In un attimo è tornato a quando era
bambino e, con il padre contadino, viveva nella piatta campagna lombarda.
«I trulli — confessa — mi hanno affascinato fin dalla prima volta che ne
varcai la soglia, scoprendovi l’atmosfera contadina dei cozzari, i quali facevano di questa dimora il loro ristoro e ri-
La struttura
Prima e dopo Il frontale dell’abitazione
recuperata con tre anni di lavori. Nella foto
grande, il complesso in cinque aree della
casa e la piscina, scavata nella pietra
su cui si innesta
una muratura di
grande
spessore con
aperture di
ridotte
dimensioni. Ed è
proprio la
grandezza dei
muri che li
rende caldi
d’inverno
e freschi
in
estate
poso dopo una giornata spesa a lavorare la terra».
Quel che colpisce alla prima occhiata, arrivando dopo aver percorso un
lungo e arido tratturo sterrato, tra distese di ulivi e cespugli profumati, sono i colori propri di questa terra: il verde fragrante del prato, il bianco abbagliante del complesso delle costruzioni, inerpicato su un poggio ventoso,
l’azzurro del cielo che sembra tagliato
con il vetro.
Vederli e volerli è stato un tutt’uno:
«Un bisogno profondo: il gruppo di
trulli che stavo visitando era abbandonato, disfatto dal tempo e dalle intemperie». Un’abitazione rurale povera, risalente al 1848, abitata da una famiglia contadina che vi riparava, dopo il
lavoro nei campi, con masserizie e
provviste: 15 meravigliosi coni ripiegatisi su se stessi e invasi dalla vegetazione circostante. «Mi sembrava ingiusto
che un tale patrimonio storico e artistico non dovesse essere riportato alla vita». Detto, fatto: 3 anni di lavori, guidati dal cipiglio filologico e appassionato
di due giovani architetti pugliesi, Aldo
Flore e Rosanna Venezia (www.arkitetti.it), che hanno smontato e rimontato tutte le costruzioni, ormai irrimediabilmente lesionate. «Sono meravigliose queste abitazioni — prosegue
Veronesi —: primitive ed essenziali
nella forma, semplici nei materiali di
Domina la semplicità
Per entrare bisogna abbassare
il capo. All’interno stanze
separate da semplici archi.
Ovunque, nicchie per i mobili
I trulli sono
antiche
costruzioni in
pietra a secco,
cioè prive (o
quasi) di
cemento, tipici
della Puglia
meridionale. I
trulli hanno una
pianta circolare
costruzione, sola e nuda pietra: il primissimo materiale usato dall’uomo.
Ingegno e creatività mi hanno sedotto».
Il risultato è un complesso composto da cinque aree indipendenti: il
gruppo principale di trulli, originariamente stalla e pagliaio, è riservato al
capofamiglia: nell’ingresso, un tavolo
di legno vivo invita a desinare. Subito
si coglie lo spirito del recupero: dentro, le pareti sono lapidee, crespe. A
terra, ovunque, la pietra è quella levigata, bianco-giallina di Trani. Due ingressi intagliati, che costringono Veronesi a abbassare il capo, portano da
una parte nella piccola cucina, dall’altra, in un'infilata di stanze, separate
da semplici archi: lo studio, il salottino, un salotto e più riparata, la stanza
da letto, convivono in un unico ambiente.
Ovunque, le nicchie scavate nella
pietra, spessa quasi un metro: all’inter-
Buen
retiro
Umberto
Veronesi
e la sua
camera
da letto
nel trullo
no sono inserite cassettiere e elementi
di arredo raccolti in giro per il mondo.
Tre i materiali prevalenti: pietra, legno
e ferro. «Ho voluto curare l’ambientazione della casa insieme all’architetto:
con lui abbiamo studiato le luci, la disposizione dei mobili affinché ogni
complemento avesse il giusto risalto e
si adattasse con armonia all’insieme».
Stesso stile semplice,
tanto bianco, anche nelle camere degli ospiti,
dislocate in tre diversi
complessi. Un piccolo
trullo nasconde un forno a legna. Al riparo da
occhi indiscreti, circondato da cespugli fragranti, uno spicchio di
cielo nel prato: una piscina intagliata nella
pietra. Accanto, un gazebo dà ombra a un enorme tavolo pronto a ospitare fino a 15 persone.
«La casa non è per me
un luogo elitario e riservato — spiega Veronesi
—: simbolo dell’accoglienza, di un luogo in
cui trovare protezione e
sicurezza, deve comunque avere una porta
sempre pronta ad aprirsi a chi bussa».
All’improvviso uno
sferragliare irrompe nella quiete. Un trenino
viaggia lungo il confine
dell’ampio giardino e
dell’orto. «Sarebbe bello se facesse una fermata qui...». scherza Veronesi. Poi solo vento tra le foglie. «La
serenità è il sentimento più forte che
avverto quanto sono tra le mura del
trullo o quando mi ritrovo a passeggiare su questa terra — sorride —. La serenità è una conquista quotidiana,
uno stato che nasce da un difficile e costante lavoro interiore che consente di
cogliere il senso della vita e di affrontare anche i suoi ostacoli con più
positività. E una volta raggiunta fa parte del tuo essere, la si sente dentro come il battito del cuore». E anche fuori,
qui, la si avverte benissimo.
Antonella Baccaro
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Dietro il giardino
I libri
di Carlo Contesso
Amare le piante
Bello e glorioso: l’ulivo non merita la deportazione anche con l’olfatto
L’
ulivo (Olea europaea), conosciuto
da 7000 anni, è l’albero da frutto
più coltivato al mondo. La sua domesticazione è legata alla storia dei popoli
del Mediterraneo. Oltre alle olive e all’olio,
fornisce legno pregiato. Già 5000 anni fa, la
civiltà Minoica trasse ricchezza dalla sua coltura commerciale. Con le sue fronde venivano intrecciati serti offerti a dei ed eroi.
Ha radici poco profonde, resiste alla siccità, in terreni poveri e all’incuria, vegeta in
qualsiasi suolo ben drenato, purché al sole.
Resiste anche al salso. Anzi, nell’antichità si
riteneva vivesse solo presso il mare: Teofrasto, filosofo e botanico greco del III secolo
a.C., dice che oltre i 300 stadia (55,6 km) dalla costa non può esser coltivato. L’olivo è capace di rigenerarsi dalle radici quando la parte aerea è distrutta dal fuoco o da temperature inferiori a nove gradi sottozero ed è longe-
Forza antica
Gli ulivi secolari
sempre più
spesso vengono
estirpati, spediti e
impiantati altrove
vo. Con i secoli il suo tronco diventa nodoso,
contorto, cavo, donando al piccolo albero argenteo un aspetto maestoso. L’ulivo sacro ad
Atena sull’Acropoli venne descritto già da Teofrasto. Pausania lo vide intorno al 170 a.C. e
racconta che quando venne distrutto dal rogo dei Persiani dalle radici crebbero polloni
alti due cubiti. È possibile che quest’albero ri-
salga all’età del bronzo. Molti ulivi nel giardino dei Getsemani han più di 2000 anni, altri
qui in Italia risalgono al periodo Romano.
Non solo bello e generoso, ma simbolo
d’abbondanza, saggezza, gloria, pace e purezza: non stupisce sia tanto ammirato. Eppure,
paradossalmente, queste qualità gli valgono
oggi una fine ingloriosa. Estirpato, le branche centenarie mozzate, spedito altrove. Venduto per decorare giardini anche al di fuori
del suo areale, col duplice risultato di distruggere il paesaggio culturale d’origine e creare
incongrue composizioni con esseri deturpati, ombra tragica dell’albero che fu. Cosa ci
autorizza ad abusare degli ulivi? Rispettiamoli. In pochi anni godremo dei frutti dell’alberello che piantiamo oggi; il suo tronco contorto verrà ammirato tra qualche generazione.
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P
er far crescere piante sane
e belle ci vuole, come si
sa, il «pollice verde». Però, a
volte, anche un manuale
aiuta: «Le bulbose» insegna
come trattare questa generosa
e «magica» tipologia, in grado
di regalare soddisfazioni a
principianti e giardinieri
esperti. «I fiori profumati»
invece è un manuale dedicato
alle piante che solleticano
l’olfatto: specie, fragranze,
colori sono indicati in schede
chiare ed esaurienti. Entrambi
i libri, editi da Salani Editore,
sono scritti da Margherita
Lombardi e Cristiana
Serra-Zanetti. Costano 13 euro
ciascuno.