Avvenire – Prejean intervista

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Avvenire – Prejean intervista
CULTURA
RELIGIONI
TEMPO LIBERO
SPETTACOLI
SPORT
AGORÀ
E D I TO R I A L E
A N Z I T U T TO
LE ULTIME
Arte degenerata,
il rammarico
di Meisner
SPIAGGE
DELL’ATEISMO
GIORGIO DE SIMONE
A
teismo: un distintivo, una
professione, un cartello
segnaletico. L’astronoma
Margherita Hack dichiara – e
sarà la millesima volta – che
l’aldilà non esiste e che a sedici
anni lei aveva già messo Dio da
parte perché «se ne può fare a
meno». Giorgio Montefoschi,
che ne ha riferito sul «Corsera»
sabato scorso, ricorda che
essere atei oggi va di moda,
tanto che i libri tipo «L’illusione
di Dio» (di Richard Dawkins) si
moltiplicano. A me è appena
capitato di rivedere, sbalzato su
uno dei tanti loro magnifici
palazzi, il motto dei Borromeo:
«Humilitas». Una parola,
Umiltà, che mi ha sempre fatto
pensare e che cerco di
richiamare alla mente ogni
volta che provo la tentazione di
non farlo. Una parola che mi è
sempre piaciuta e che non vedo
mai citata, menzionata,
nemmeno sussurrata da
qualcuno dei tanti professori di
ateismo che affollano i mass
media. Di umiltà ne basterebbe
poca. Solo quel tanto che
potrebbe far dire a chi non
crede: io non ce la faccio a
credere, ma lo dico con umiltà
perché in realtà vorrei credere e
provo rispetto, stima e anche
ammirazione per chi crede. No,
niente di tutto questo. E
intanto intellettuali e/o
scrittori-giornalisti arrivati alla
terza età
pubblicano
libri dove si
chiedono
come faranno
mai a
sopportare la
propria
vecchiaia.
M. Hack
Senza farsi
venire in
mente che potranno, dovranno
fare come milioni, miliardi di
persone prima di loro: la
sopporteranno sopportandola.
C’è poi Philip Roth, il celebrato
scrittore americano
ultrasettantenne che, in
occasione del suo ultimo
«capolavoro», ovviamente non
risparmiandoci la solita
dichiarazione di collerico
ateismo, dichiara quanto sia
brutta la vecchiaia e le trova
come unico, disperato
antidoto, il sesso. Ma del resto,
apro diversi libri di tanti
giovani autori e il più delle
volte leggo parolacce e
improperi messi lì a marchiare
il racconto fin dalle prime
pagine. Con, a seguire, altro
turpiloquio e sesso in libertà.
Quando non è sesso, poi, è
delitto perché il delitto, si sa, va
fortissimo. Ci sono giallisti della
carta scritta che, soli, possono
vantare la vendita di decine di
migliaia di copie di libri dove
ciò che importa non è che
siano scritti bene o almeno in
comprensibile italiano, ma che
ci sia sempre un commissario
alla caccia dell’assassino. Idem
e peggio, neanche a dirlo, in
tivù, dove, oltre ai preti alla
Sherlock Holmes tipo don
Matteo, i gialli trionfano e i tiggì
sono fatti per metà (e oltre) di
cronaca nera. Da chiedersi, a
questo punto, se da parte degli
scrittori cristiani, per quanti ne
siano rimasti, sia mai messa in
campo una risposta dove i
valori sono altri. L’impressione
è che la professione di ateismo
non abbia contraltari
significativi al di fuori di quelli
in servizio, per così dire, sui
tradizionali canali della
stampa cattolica. Così, quando
vediamo un volto intristito che
s’illumina solo davanti al
denaro, al successo e al potere,
quel volto lo riconosciamo
subito. È quello di un Paese
indotto, ormai, a non riflettere
più nulla di divino e a marcare,
in questo, il suo perfetto
allineamento con l’Europa.
Come dire con una Madre che
ha per oracolo lo specchio della
Laïcité e in quello solo, come
Narciso nel lago,
continuamente si rispecchia.
■ Storia
L’8 settembre,
i soldati italiani
e i cattolici
PAGINA
■ Inchiesta
L’islam d’Europa:
il caso Copenaghen
dopo le vignette
30
PAGINA
31
■ Film
Rossi Stuart
al cinema rivive il
jazzista Luca Flores
PAGINA
33
■ Sport
Champions League
Oggi tocca
a Inter e Roma
PAGINA
34
INTERVISTA. Parla sister Helen Prejean, celebre per le sue battaglie
contro la pena di morte: «Sono per la vita senza compromessi»
◆ Il cardinale tedesco Joachim
Meisner ha espresso
rammarico per i «malintesi»
suscitati dalle sue affermazioni
su una presunta cultura
«degenerata». Il cardinale e
arcivescovo di Colonia ha
scritto un articolo per il
quotidiano di Francoforte
«Frankfurter Allgemeine
Zeitung» di domani, dove
esprime rincrescimento per il
fatto che la parola
«degenerata» da lui usata
insieme con arte «nella forma
abbreviata e tolta dal contesto
della citazione abbia portato a
fraintendimenti». Per la
sostanza della sua
affermazione tale concetto
«non era necessario». In una
predica venerdì scorso il
cardinale Meisner aveva detto:
«Laddove la cultura si stacca
dal culto, dalla venerazione di
Dio, il culto si irrigidisce in
ritualità e la cultura degenera».
Reazioni positive al
chiarimento di Meisner sono
venute dal Consiglio centrale
degli ebrei in Germania.
Monna Lisa?
Poco casta
e fedifraga
Una manifestazione in difesa della vita a Washington. Sotto suor Helen Prejean.
La suora anti-boia
si schiera «pro life»
DI LORENZO FAZZINI
opo un quarto di secolo passato ad assistere i condannati
a morte – la prima volta fu
nel settembre 1982 –, è ancora più
convinta che solo l’incontro con le
persone "pronte" alle esecuzioni
cambia il cuore: «Finchè le si giudica
dei mostri, la pena di morte continuerà. Ma se si entra dentro il braccio della morte e si incontrano quegli
uomini e quelle donne, allora si capisce che non è più possibile lasciare
che uno Stato uccida i suoi cittadini».
Lo sguardo vivo e l’energia yankee (è
nata nel 1939 a Baton Rouge, in Louisiana), sister Helen Prejean è intervenuta nei giorni scorsi al convegno
«Da dove la forza per costruire un futuro umano?», svoltosi al Centro Ernesto Balducci alle porte di Udine.
Ed è in nome del principio della "dignità" della persona che suor Prejean
rinnova a chiare lettere – contro ogni
strumentalizzazione – il suo impegno "pro-life" a tutto tondo: «È importante affermare in modo pieno la
dignità della vita umana, che deve
essere un principio chiaro di ispirazione. Per questo, oltre a essere contro la pena capitale, sono contraria
sia all’aborto che all’eutanasia».
È entusiasta dell’Italia prim’attrice
nella moratoria per la pena di morte,
che diverse associazioni – tra cui la
comunità di Sant’Egidio – porteranno all’assemblea generale dell’Onu,
il cui inizio sarà il 25 settembre. E il
suo ultimo libro – The Death of Innocents – che tratta il caso delle persone
innocenti messe a morte negli Stati
Uniti, verrà tradotto a breve in italiano da San Paolo: «La moratoria –
D
spiega la religiosa americana, celebre
per aver ispirato il film Dead man
walking di Tim Robbins, premio Oscar alla protagonista Susan Sarandon – è un’ottima scelta perché rispetta tutte le posizioni, anche quella
dei politici eletti e che hanno detto ai
cittadini di essere favorevoli alla pena capitale. In questo modo ci si obbliga a riflettere tutti insieme se questa sia una scelta positiva oppure
no». Qualcosa, racconta la suora dell’istituto Sisters of St. Joseph of Medaille, si sta muovendo anche negli
Stati Uniti: «Spero che si possano
presto accendere le luci del Colosseo
per l’abolizione in New Jersey, dove
solo l’1% degli elettori sostiene le e-
braccio della morte, sister Helen va
indietro nel tempo con la memoria:
«Era il 5 aprile 1984; dopo l’esecuzione di Patrick Sonnier (il carcerato impersonato da Sean Penn in Dead
man walking) nacque la mia missione: mostrare ai condannati un volto
d’Amore, spiegando alla gente che
anche gli assassini sono persone e
che per questo la pena di morte è
sbagliata. Il centro del mio impegno
è che tutte le questioni legate alla vita
sono collegate, al fondo c’è la dignità
della persona umana. L’ha detto con
forza Benedetto XVI ai giovani di Loreto: dobbiamo batterci per la dignità di ciascuno, i poveri, i bambini
non nati, i rifugiati, gli immigrati, e
«Dopo gli appelli di papa Wojtyla
vi fu un calo negli Usa fra i
favorevoli alle esecuzioni capitali.
La strada però è ancora lunga. E a
chi vorrebbe far credere che sono
abortista, rispondo che sono per la
dignità umana in modo integrale»
secuzioni, sospese da tempo. Già a
dicembre ci dovrebbe essere in tal
senso la decisione del governatore
(Jon S. Corzine, ndr), pronunciatosi a
favore dell’abolizione». Quindi, da
gennaio 2008 il New Jersey – che nel
2006 ha introdotto per legge una
moratoria – potrebbe essere il primo
Stato degli Usa a bandire in via definitiva questa pratica. Quando gli si
chiede il perché del suo impegno nel
anche chi ha compiuto omicidi terribili». La Prejean vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa in senso
"bipartisan", perché troppe volte si è
sentita strumentalizzata: «I conservatori voglio appiccicarmi addosso la
caricatura dell’attivista anti-pena di
morte che però è a favore dell’aborto. No, io voglio essere una vera prolife tutt’intera, per oltrepassare i soliti
confini e far crescere la coscienza
della difesa della vita in maniera integrale». Racconta, suor Helen, che
anche tra i cattolici americani, quando il nuovo Catechismo e la voce autorevole di Giovanni Paolo II hanno
sancito l’immoralità della pena di
morte, il consenso per le esecuzioni
è drasticamente sceso: «Un tempo il
65% dei credenti appoggiava la pena
capitale, oggi siamo al 40%».
Ancora: anche a sinistra sister
Prejean sente odore di
strumentalizzazione: «La scorsa
estate un gruppo anti-Bush mi
chiese di firmare un appello per
l’impeachment del presidente sulla
guerra in Iraq. Diedi il mio assenso
ma poi scoprii che nel testo
pubblicato sul New York Times si
sosteneva (a mia insaputa) l’aborto.
Allora ho ribadito pubblicamente
che quella non era la mia posizione
e ho scritto una lettera a tutti i
vescovi americani per confermare
la sua contrarietà all’interruzione di
gravidanza, che resta l’uccisione di
un uomo non nato». Oggi sister
Helen continua la sua pacifica lotta
per la dignità di chi sta dietro le
sbarre e si avvia all’iniezione letale:
anche se è sempre fedele al suo
impegno di seguire un condannato
per volta (da Sonnier ad oggi sono
stati 6), attualmente ne assiste due,
una donna, Cathy Henderson, in
Texas, e un uomo Manuel Ortiz, in
Louisiana. Ma non si dimentica di
coloro che, per colpa di questi
assassini, hanno perso una persona
cara: «Bisogna stare come Cristo
sulla croce, con la braccia allargate
tra il dolore di chi ha subito un
male e quello di chi viene
condannato a morte».
◆ Macchè «mulier ingenua»,
sposa fedele e virtuosa! La
Gioconda sarebbe stata in
realtà un’amante, nientemeno
che di Giuliano dè Medici
(1479-1516), duca di Nemours,
uno dei tre figli maschi di
Lorenzo Il Magnifico. È questa
l’ipotesi che emerge da alcuni
studi recenti sul capolavoro di
Leonardo da Vinci conservato
al Louvre e dall’acquisizione
di nuovi documenti sui
rapporti tra Giuliano dè
Medici e Francesco del
Giocondo, marito di Monna
Lisa Gherardini,
tradizionalmente ritenuto il
committente della
celeberrima «Gioconda». La
nuova interpretazione è
all’attenzione della mostra «La
Joconde inattendue» (La
Gioconda inattesa), ospitata
fino al 6 gennaio 2008 nel
castello di Clos-Lucè ad
Amboise dove Leonardo da
Vinci portò il dipinto della
«Monna Lisa» durante
il suo soggiorno in Francia
e dove morì nel 1519.
Trani, quale
etica nella
società globale?
◆ Il Castello Svevo si
appresta ad accogliere i
partecipanti della 6ª
edizione della rassegna
culturale «I dialoghi di
Trani» (Ba) che prevede
(dal 21 al 23 settembre)
incontri aperti al pubblico
all’insegna del confronto e
dello scambio di opinioni.
L’iniziativa quest’anno
verterà su: «Quale etica
nella società globale?». La
rassegna svilupperà
l’analisi del tema attraverso
i Dialoghi cui si
affiancheranno altre
sezioni di
approfondimento: Etica e
memoria; Etica in giallo;
Etica e ambiente. Nei vari
incontri previsti,
esporranno i loro punti di
vista intellettuali di vario
morientamento culturale,
tra cui Nando dalla Chiesa,
Domenico Fisichella, Pietro
Barcellona, Francesco
D’Agostino, Gian Carlo
Caselli, Angelo D’Orsi, Rino
Cammilleri, Piero Dorfles.