agenzia Interim Aix provence

Transcript

agenzia Interim Aix provence
 Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico LAVORI IN CORSO PROCESSI 7 ELETTORALI E TRASFORMAZIONI DEL CAMPO POLITICO IN TUNISIA DI AMIN ALLAL (AIX EN PROVENCE/CM2S) 7 MAGGIO 2012 Dopo più di cinquant'anni di regime autoritario caratterizzato dalla supremazia schiacciante di un solo partito politico – che controllava la quasi totalità delle cariche elettive (municipali, legislative e presidenziali) attraverso elezioni truccate, censura e repressione degli oppositori – le elezioni per la Costituente del 23 Ottobre 2011 sono state le prime elezioni «realmente» pluraliste della Tunisia indipendente. C’erano circa 110 partiti in lista, di cui un centinaio legalizzati dopo la fuga di Ben Ali il 14 gennaio 2011, 1.500 liste e una deci-­‐
na di migliaia di candidati in lizza per conquistare uno dei 217 seggi dell’Assemblea costituente. Il voto per la Costituente è stato un appuntamento inedito e non ordinario. Sebbene ap-­‐
paia prematuro trarre qualche insegnamento sull’evoluzione del campo politico alla luce delle trasformazioni in corso, una messa in prospettiva storica sarà utile a rilevare le tendenze, le Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 2
traiettorie, le trasformazioni, le nuove posizioni e i nuovi statuti delle formazioni partitiche nel contesto che ha fatto seguito al-­‐
la caduta di Ben Ali. 1956-­‐2011: le elezioni, strumento di dominazione autoritaria In Tunisia, sin dall’indipendenza, gli appuntamenti elettorali so-­‐
no stati momenti cruciali della dominazione politica autoritaria. Tra il 1956 e il 2011 le elezioni sono state gestite in maniera «monopolistica», per legittimare il partito quasi unico (Partito socialista destouriano diventato nel 1987 Rassemblement con-­‐
stitutionnel démocratique) e il potere presidenziale (Bourguiba e Ben Ali).Il partito del Presidente della Repubblica – il partito neo-­‐destouriano del presidente Habib Bourguiba, diventato Partito socialista Destouriano nel 1964 ed in seguito Rasem-­‐
blement Constitutionnel Democratique sotto l’egida del presi-­‐
dente Zine El Abidine Ben Ali nel 1988 –, o il quasi partito unico secondo la formula consacrata in Tunisia, non tollerava alcuna concorrenza malgrado l’instaurazione di un pluripartitismo di facciata nel 1981. I risultati di tutte le elezioni legislative, muni-­‐
cipali o presidenziali hanno sempre dato il partito del presiden-­‐
te come vincente, con risultati schiaccianti. Malgrado la consueta manipolazione delle elezioni a van-­‐
taggio del partito quasi unico e del presidente, le elezioni muni-­‐
cipali, quelle legislative e quelle presidenziali si svolgevano re-­‐
golarmente, mantenendo l’apparenza di una «normalità demo-­‐
cratica». Il regime vegliava a rispettare scrupolosamente il ca-­‐
lendario elettorale e le procedure formali nell’organizzazione del voto e della convocazione degli elettori, benché le liste elet-­‐
torali non fossero mai stilate in maniera rigorosa (radiati a vita, falsi iscritti, persone decedute, non-­‐iscritti per negligenza o sanzione politica, etc). In questo modo, i processi elettorali Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 3
contribuivano a rafforzare l’assise costituzionale del regime au-­‐
toritario, mentre qualunque tipo di competizione risultava as-­‐
sente, poiché i mandati e i seggi erano distribuiti sulla base di criteri puramente clientelari, in funzione della fedeltà dei can-­‐
didati. Le elezioni si svolgevano con scadenze regolari, con ri-­‐
sultati che garantivano il quasi-­‐monopolio della rappresentanza al partito presidenziale. I risultati erano eloquenti: i risultati del-­‐
le elezioni presidenziali non sono mai scesi sotto l’87%, in tutta la storia della Tunisia indipendente, e il plebiscito è sempre sta-­‐
to accettato Durante il regime di Ben Ali (1987-­‐2011), il carattere « demo-­‐
cratico » e « pluralista » del sistema si basava sul Patto naziona-­‐
le firmato nel novembre 1988 tra i diversi attori del campo poli-­‐
tico, i rappresentanti delle principali formazioni politiche e della «società civile». Questo Patto fungeva da «costituzione infor-­‐
male» e «contratto morale» tra il presidente e le diverse corren-­‐
ti politiche e filosofiche del paese. Sul piano elettorale, doveva garantire l’organizzazione di scrutini liberi e trasparenti, e or-­‐
ganizzava la competizione in modo pluralista, rompendo in tal modo formalmente con l’autoritarismo del periodo di Bourgui-­‐
ba (1956-­‐1987). In realtà, le prime elezioni legislative e munici-­‐
pali dell’era Ben Ali (1989 e 1990), a dispetto delle apparenze pluraliste, sono state segnate dal ritorno di vecchi riflessi mo-­‐
nopolistici e di pratiche repressive nei confronti degli opposito-­‐
ri. Il Patto nazionale del 1988 non ha avuto alcun effetto in ter-­‐
mini di apertura della vita politica tunisina. Le elezioni locali e nazionali si risolvevano in momenti di af-­‐
fermazione della fedeltà al partito quasi unico e alla persona del presidente. Gli scrutini assomigliavano a dei rituali di fiducia. Non esisteva davvero una competizione elettorale se non nella forma di lotte interne al partito dominante, volte all’ottenimento delle investiture del partito. Durante il regime di Ben Ali, le candidature dell'«opposizione» erano rette dalla Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 4
medesima logica: venivano selezionate con cura dal Palazzo presidenziale secondo criteri clientelari. Tenuto conto di questa situazione di «chiusura elettorale», i cittadini ordinari non si ap-­‐
passionavano per gli scrutini, i cui risultati erano noti in antici-­‐
po. I forti tassi di partecipazione registrati (tra il 60% e l’80%) e-­‐
rano generalmente fabbricati ad arte dai servizi del ministero dell’Interno. Ad eccezione delle prime due elezioni dopo l’indipendenza (1956 e 1959) e delle due prime elezioni dell'era Ben Ali (1989 e 1990) che hanno mobilitato l’elettorato, la par-­‐
tecipazione reale non raggiungeva il 20% del corpo elettorale. Negli ultimi anni del regime di Ben Ali, il regime non si preoccu-­‐
pava nemmeno più di incoraggiare gli elettori a partecipare agli scrutini locali e nazionali, sapendo che in ogni caso il tasso di partecipazione sarebbe stato deciso in anticipo. Le sole elezioni degne di interesse per un’analisi elettorale erano quelle profes-­‐
sionali, in particolare quelle relative all’Ordine degli ingegneri e soprattutto l’Ordine degli avvocati1, dove si stabilivano com-­‐
promessi e arbitraggi che costringevano il regime ad accettare un certo pluralismo. Verso un cambiamento delle regole formali del gioco politico Dopo la caduta di Ben Ali, il 14 gennaio 2011, si è avviato un pro-­‐
cesso di apertura politica, basato su un relativo consenso sulla necessità di farla finita con il «pluralismo fittizio» del periodo precedente, e di instaurare una «democrazia elettorale» non soltanto formale. Due tesi si sono però scontrate. Da un lato quella della «continuità costituzionale », sostenuta da chi auspi-­‐
1
Cfr. Ayari M-­‐B., Gobe E., 2008, « Les avocats dans la Tunisie de Ben Ali : une profession politisée », in Yadh Ben Achour e Éric Gobe (dir.), Justice politique et société au Maghreb, L’Année du Maghreb Édition 2007, Paris, CNRS Éditions. Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 5
cava elezioni legislative e presidenziali che permettessero di ot-­‐
tenere una nuova maggioranza eletta democraticamente per la prima volta della storia del paese, senza rimettere in questione la Costituzione del 1959. . Dall'altro la tesi di chi, al contrario, auspicava l’elezione di un'assemblea costituente che potesse permettere una revisione totale delle istituzioni politiche del paese, prima dell'organizzazione di qualsiasi elezione politica. La seconda tesi ha avuto la meglio e il Presidente della Repub-­‐
blica ad interim ha convocato le elezioni per l’assemblea costi-­‐
tuente, che si sarebbero dovute svolgere il 24 luglio 2011, ma sono poi state rinviate al 23 ottobre 2011. Il processo di revisione delle regole del gioco politico è sta-­‐
to scandito da accordi formali o informali tra i nuovi partiti lega-­‐
lizzati, i rappresentanti della società civile e dei corpi professio-­‐
nali. Le intese raggiunte sulle modalità concrete di organizza-­‐
zione dell’elezione dell’Assemblea costituente fanno seguito a discussioni e polemiche accese in seno all'Alta istanza per la re-­‐
alizzazione degli obiettivi della rivoluzione, della riforma politi-­‐
ca e della transizione democratica. Quest'ultima è composta da 155 membri emanati dai partiti, dai sindacati, dagli ordini pro-­‐
fessionali e dalle personalità della società civile e presieduta dal professore di diritto costituzionale Yadh Ben Achour. Sono scoppiati una serie di conflitti tra i protagonisti della Alta Istan-­‐
za sulla data e la modalità dello scrutinio, il finanziamento della campagna elettorale, il ruolo dei media nella propaganda elet-­‐
torale e la pubblicazione o meno di sondaggi pre-­‐elettorali. In-­‐
fine, le discussioni contraddittorie hanno permesso di raggiun-­‐
gere un certo consenso sul progetto di creazione di un'istanza indipendente, l’Istanza superiore indipendente per le elezioni (ISIE istituita dal decreto-­‐legge n. 2011-­‐27) che ha il compito di supervisionare tutto il processo elettorale dalla costituzione delle liste alla pubblicazione definitiva dei risultati. Inizialmente criticata, soprattutto dagli islamisti del partito Ennahda (Rina-­‐
Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 6
scimento) che gli contestavano di immischiarsi troppo nel pro-­‐
cesso elettorale, il lavoro dell’ISIE è stato infine apprezzato dall’insieme degli attori politici tunisini, dai sindacati e dalle as-­‐
sociazioni, a tal punto che qualcuno vorrebbe istituzionalizzarlo in maniera permanente come «autorità indipendente» sulle ele-­‐
zioni, separata dal ministero dell’Interno. La forma di governo che prenderà la nuova Tunisia non è ancora stata definita. Se la maggioranza islamista (partito En-­‐
nahda) è favorevole ad un regime di tipo parlamentare « alla tedesca » o « alla turca », il resto della maggioranza (Congrès pour la Républicque e Forum démocratique pour le travail et les libertés) e dell’opposizione (sinistra, librale, nazionalista e indi-­‐
pendente), difende innanzitutto l’idea di un regime semi-­‐
presidenziale « alla francese ». L’idea di un sistema presidenzia-­‐
le che ricordasse troppo l’Ancien régime è stata invece unani-­‐
memente rifiutata dai costituenti. La difficile riconversione dei vecchi partiti dell’opposizione L'Assemblea costituente che si è formata dopo il voto del 25 novembre è composta da 217 rappresentanti, con una maggio-­‐
ranza relativa del partito islamista Ennahda del 41,70% dei voti, che sono valsi 90 seggi. La nostra analisi non può accontentarsi di questi elementi: le traiettorie di riconversione legate alle formazioni sociali dei partiti di opposizioni (reclutamento, basi sociali…), le loro capacità di mobilitazione e le rappresentazioni delle elite politiche, fattori peraltro in parte ereditati dal perio-­‐
do autoritario, influenzano le trasformazioni in corso, a tal pun-­‐
to che le riconversioni sono caratteristiche salienti del contesto politico attuale. Sotto l’egida di Ben Ali, le organizzazioni politiche potevano essere classificate in tre categorie, in funzione della loro fedeltà Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 7
al regime: i partiti-­‐burattino clienti del Palazzo presidenziale, i partiti legali e indipendenti, e i movimenti politici di fatto illegali perché non riconosciuti dal ministero dell’Interno . I primi, co-­‐
me il Partito dell’unità popolare (PUP), l’Unione democratica unionista (UDU) e il Movimento dei democratici socialisti (MDS) erano generalmente dei contenitori vuoti, senza base militante, la cui attività interna ruotava intorno ad una sola personalità, in relazione diretta con la presidenza della Repubblica e i servizi di sicurezza. Il loro ruolo principale era di mantenere in piedi la facciata pluralista del regime agli occhi degli osservatori inter-­‐
nazionali. I secondi, come il Partito democratico progressista (PDP), Ettajdid (antico Partito comunista tunisino) o il Forum demo-­‐
cratico per il lavoro e le libertà (FDTL), , erano strettamente sorvegliati dalla polizia politica benché godessero di un ricono-­‐
scimento legale. Le loro pubblicazioni venivano regolarmente censurate, limitando così la loro capacità di animare una vita politica «normale» sul territorio tunisino. Infine, gli ultimi, come il Congresso per la Repubblica (CPR) dell'attuale presidente Moncef Marzouki, il Partito comunista degli operai tunisini (PCOT) di Hamma Hammami e gli islamisti del movimento En-­‐
nahda (Rinascimento), erano illegali.I loro simpatizzanti erano perseguitati dal potere benalista e dunque condannati a con-­‐
durre le loro attività nella clandestinità. Ad eccezione degli i-­‐
slamisti, che hanno potuto costituire un vero «partito di mas-­‐
sa»2, la quasi totalità di questi partiti politici non ha mai avuto una vera base popolare. Erano caratterizzati da un reclutamen-­‐
to di tipo elitista, limitato alle classi superiori e di professionisti liberali dei centri urbani (Tunisi, Sousse, Sfax, etc.). Più che di organizzazioni partigiane, si trattava, in realtà, di proto-­‐partiti strutturati intorno a un leader più o meno carismatico, che fun-­‐
2
F. Burgat, L’islamisme au Maghreb. La voix du Sud, Paris, Petite biblio-­‐
thèque Payot, 2008. Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 8
zionavano in modo estremamente personalistico3. Una delle ragioni frequentemente avanzate per spiegare questa atrofia politica in Tunisia, era la chiusura securitaria dello spazio pub-­‐
blico. In sintesi, queste organizzazioni non potevano aspirare legittimamente a diventare «veri» partiti politici, in ragione del-­‐
la repressione sistematica condotta dal regime benalista. Que-­‐
sta spiegazione non tiene però in considerazione né le fratture socio-­‐territoriali che caratterizzano il contesto sociale tunisino, né l’ideologia delle elite tunisine, tradizionalmente partigiane di un certo riformismo « dall’alto »4, che siano al potere o all’opposizione. Per certi versi, il contesto attuale conferma questa tendenza: i proto-­‐partiti ormai legali, ben visti per il loro ruolo nella resistenza e dinamizzati dal processo di liberalizza-­‐
zione, incontrano molte difficoltà a costruirsi una base militan-­‐
te. Non riescono ad affermarsi nelle regioni dell’entroterra che hanno fornito il grosso dei contingenti della protesta,come nel caso delle rivolte del bacino minerario di Gafsa nel 20085, o du-­‐
rante le mobilitazioni dell’inverso 2010-­‐2011 a Kasserine, Sidi Bouzid e Thala. Certi di questo proto-­‐partiti, spinti dal loro isolamento poli-­‐
tico, sono arrivati a stringere relazioni collusive con le reti dell’antico partito quasi unico (RCD) e con gli islamisti, nella 3
Sui partiti politici all'epoca di Ali, cfr. Michel Camau, Vincent Geisser, « A la recherche des oppositions tunisiennes », cap. 6, Le syndrome autoritaire. Politique en Tunisie de Bourguiba à Ben Ali, Paris, Presses de Sciences Po, 2003, p. 227-­‐265. 4
B. Hibou, « Tunisie: d’un réformisme à l’autre », in J.F. Bayart, R. Ber-­‐
trand, T. Gordadze, B. Hibou et F.Mengin, Legs colonial et gouvernance contemporaine, volume 1, Paris, FASOPO, décembre 2005. 5
A. Allal, « Réformes néolibérales, clientélismes et protestations en situation autoritaire. Les mouvements contestataires dans le bassin minier de Gafsa en Tunisie (2008) », Politique africaine, n°117, mars 2010, p. 107-­‐125. Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 9
speranza di raggiungere le popolazioni dell’entroterra. La loro consistente presenza nelle nuove istituzioni della «transizione democratica» non ha rafforzato la loro prossimità con i cittadini ordinari. Al contrario, i nuovi incarichi hanno contribuito a con-­‐
finarli nella loro «bolla elitista», a riprova del fatto che la que-­‐
stione dell’autoritarismo non si riduce al registro della coerci-­‐
zione, ma integra anche delle variabili legate alle formazioni so-­‐
ciali e ai modi di pensare dei gruppi dominanti, continuando a veicolare una concezione tutelare della democrazia6. Che fine ha fatto il partito (quasi) unico? Ufficialmente, il 6 febbraio 2011, tutte le attività dell'antico par-­‐
tito quasi unico, il Rassemblement costitutionnel démocratique (RCD), sono state sospese e tutti i suoi beni sono stati confisca-­‐
ti. Per decisione giudiziaria del 9 marzo, confermata in appello il 28 marzo, il RCD è stato persino dissolto, interdetto da ogni at-­‐
tività politica e sociale sul territorio tunisino. Senza sposare ne-­‐
cessariamente la tesi della «contro-­‐rivoluzione» e della manipo-­‐
lazione delle istanze della transizione da parte delle vecchie reti del partito di Ben Ali, è verosimile sostenere che i consociati del RCD si siano convertiti di buon grado al nuovo contesto plurali-­‐
sta, e continuino ad agire sulla scena politica tunisina. La loro infiltrazione non risponde certo a un piano unico stabilito da quadri e da militanti nostalgici del benalismo desiderosi di re-­‐
staurare le basi dell'ancien régime. Si tratta piuttosto di iniziati-­‐
ve isolate, per quanto diffuse, comparabili ai fenomeni di «ri-­‐
6
Michel Camau, « Le discours politique de légitimité des élites tuni-­‐
siennes », in Jean-­‐Claude Santucci, Maurice Flory (dir.), Annuaire de l'Afrique du Nord, Centre national de la recherche scientifique, Centre de recherches et d'études sur les sociétés méditerranéennes (CRESM) -­‐ Paris , Éditions du CNRS , 1972 , p. 25-­‐68.
Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 10
conversione politica» che si sono potuti osservare nei paesi est-­‐
europei e latino-­‐americani.7 Nella Tunisia post-­‐Ben Ali, questa ricomposizione segue tre traiettorie precise,che si sovrappongono solo parzialmente.In primo luogo, i transfughi di numerose élite locali del RCD si so-­‐
no orientati verso i nuovi partiti democratici. È troppo presto per valutare l'ampiezza del fenomeno. Ma certe organizzazioni politiche, per via del loro discorso consensuale e «aperto», co-­‐
me il PDP di Nejib Chebbi (centro liberale) o il DTL di Mustapha Ben Jaafar (social-­‐democratico) o ancora l'antico Partito comu-­‐
nista tunisino (Ettajdid), sembrano attirare i vecchi militanti del RCD desiderosi di ricostruirsi una verginità politica. Non si tratta di una strategia di inserimento ma innanzitutto, e a gradi diversi a seconda dei partiti, di riconversioni individuali che potevano essere comunque influenzate dai partiti «democratici» che cer-­‐
cavano di recuperare le vecchie reti clientelari del partito quasi unico. In parallelo, si assiste a delle creazioni di partiti piglia-­‐tutto, che derivano da antichi cacicchi del regime. Questi ultimi appar-­‐
tenevano generalmente all'ala liberale de RCD ed erano perce-­‐
piti come relativamente distanti dalle derive affariste e mafiose delle famiglie di Palazzo (Trabelsi, Chiboub, Mabrouk, etc.). I loro fondatori, particolarmente preoccupati dalla degradazione della situazione economica ed ansiosi di un ritorno rapido all'”ordine”, si appoggiano principalmente su reti di imprendi-­‐
tori, e si rivolgono al mondo degli affari8. Due partiti illustrano 7
G. Hermet, « Les démocratisations au vingtième siècle : une compa-­‐
raison Amérique latine / Europe de l’Est », Revue internationale de poli-­‐
tique comparée, vol. 8, n°2, 2001, p. 285-­‐304.
8
I rapporti tra il mondo degli affari e i clan vicini a Ben Ali erano ambi-­‐
valenti e non si riducevano certamente ad una opposizione tra «fal-­‐
chi» e «colombe». Cf. B. Hibou, « Nous ne prendrons « jamais le ma-­‐
Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 11
bene questo tipo di traiettoria. Il partito Al Watan (La Patria) creato da un vecchio ministro e sindaco della città natale di Ben Ali (Hammam Soousse), Mohamed Jegham, gode di una buona reputazione nell'ambiente degli affari e della borghesia liberale del Sahel. L'altro partito L'Initiative, gemello politico del prece-­‐
dente, è stato fondato da Kamel Morjane, sposo della nipote dell'ex presidente, ultimo ministro degli Affari esteri di Ben Ali e presentato come «l'uomo degli americani» (il Dipartimento di Stato USA lo aveva individuato come potenziale successore). Il partito gode anche dell' appoggio di uomini d'affari e profes-­‐
sionisti, preoccupati dall'affermazionedegli islamismi e dai mo-­‐
vimenti dei giovani manifestanti dell'entroterra (centro-­‐ovest e sud). L'essenziale di questo processo di riconversione politica sembra però situarsi altrove, in particolare nelle vecchie reti di “benevolato” del RCD. In effetti, il RCD figurava come attore centrale della politica clientelare e redistributiva del regime au-­‐
toritario. La procedura non era solo quella di occupare il terre-­‐
no in maniera efficace, ma anche di sostituirsi all'amministra-­‐
zione nella messa in opera delle politiche pubbliche. Le associa-­‐
zioni di sviluppo chiamate a compensare gli effetti della libera-­‐
lizzazione economica e dello spiegamento degli interventi sta-­‐
tali rivestivano un ruolo di prim'ordine9. Il gruppo di interme-­‐
diari sociali e di benefattori nato grazie alla pratica sistematica di clientelismo a scala locale del RCD, si trova oggi nella posi-­‐
zione ideale per approfittare del contesto di incertezza politica ed economica. Gli intermediari possono vendere al miglior prezzo il loro potere di intermediazione alle nuove organizza-­‐
zioni politiche post-­‐Ben Ali, desiderose di attrarre i voti delle quis » Entrepreneurs et politique en Tunisie », Politix, n° 84, 2008/4, p. 115-­‐ 141. 9
M. Camau, V. Geisser, « La sectorisation sociale du parti présiden-­‐
tiel », in Le syndrome autoritaire, op. cit., p. 214-­‐220. Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 12
popolazioni più povere. Questa nuova forma di concorrenza per la mediazione politica locale può portare allo scoppo di conflitti, troppo sbrigativamente etichettati come «tribali» dalla stampa, nelle zone impoverite del paese (Métlaoui nel sud o-­‐
vest del paese)10. Sullo sfondo del successo islamista Il ritorno alla ribalta dei militanti dell'islam politico è un'altra dimensione importante delle trasformazioni in atto. Il partito islamista Ennahda è stato duramente colpito da vent'anni di re-­‐
pressione del regime Ben Ali: arresti, torture, sparizioni, stupri delle mogli dei militanti, e venivano sistematicamente perpetra-­‐
ti ai danni dei suoi simpatizzanti. Benché sia stato legalizzato per la prima volta soltanto il 1 marzo 2011, Ennahda non è mai stato veramente assente dalla scen politica tunisina. Malgrado l'esilio della maggior parte dei suoi quadri e militanti, l'islami-­‐
smo tunisino rappresentava una variabile immaginaria, che agi-­‐
va come identità ossessiva. Strutturava i dibattiti e le sfide poli-­‐
tiche interne, cariche di ambivalenza per le prese di posizione individuali e collettive. In maniera piuttosto sorprendente e, a dispetto dei cambiamenti sostanziali avvenuti in questi ultimi mesi, con l'interdizione del vecchio partito quasi unico e lega-­‐
lizzazione di più di cento partiti politici nuovi, l'«islamismo» sembra rappresentare da sempre un fattore ossessivo11. Il ritor-­‐
no in auge della vecchia frattura islamisti/laici, per gran parte artificiale all'interno della società tunisina attuale, sembra rap-­‐
10
Interviste dell'autore, giugno 2011. M. Camau e V. Geisser, « L’islamisme imaginaire : identité obsédante et structurante des scènes politiques tunisiennes ? », Maghreb Ma-­‐
chrek, n°175, 2003, p. 52. 11
Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 13
presentare un primo fattore di successo di Ennahda, che ha di-­‐
mostrato la sua capacità di imporsi nei dibattiti pubblici. La cosa più sorprendente è l'ascesa degli islamisti come for-­‐
za politica visibile e attiva sul campo.12 Com'è possibile che un partito destrutturato a causa della repressione, con la gran par-­‐
te dei dirigenti in prigione, in esilio o in residenza sorvegliata, abbia potuto ricostituirsi in così breve tempo (meno di sei mesi dopo la caduta di Ben Ali) ? Al di là delle spiegazioni fantasmati-­‐
che sulla pretesa sopravvivenza delle reti islamiche in stato la-­‐
tente, attive nell'ombra, sembra che siano soprattutto le soli-­‐
darietà familiari, le reti di vicinato, le socialità di prossimità e i gruppi informali di sostegno ai prigionieri politici (più di mille incarcerati tra il 1991 e il 2009) a spiegare la ricostituzione così rapida della «clientela islamista». A ciò si somma la capacità del leader Rached Ghannoichi di attrarre le nuove generazioni tuni-­‐
sine socializzate all'islam satellitare. Molti giovani Tunisini che non hanno conosciuto nient'altro che il regime Ben Ali, non so-­‐
no insensibili al discorso «rassicurante» dei dirigenti del partito Ennahda, i quali proclamano al contempo il loro attaccamento alla democrazia liberale e la loro volontà di moralizzare la socie-­‐
tà tunisina. In questo senso, lo slogan informale scandito qui e là (soprattutto nelle moschee) al momento della campagna – Sawat lelli Ye khaf men Rabbi (Vota per chi teme dio) – ha dimo-­‐
strato il suo successo. Le nostre osservazioni al momento della campagna eletto-­‐
rale dell'ottobre 2011 e delle votazioni in un quartiere popolare periferico di Tunisi ci portano a pensare che il voto per Ennahda 12
L'universo dell'islam politico tunisino non è monolitico, dei gruppu-­‐
scoli esistono in particolare di salafisti e le attività che non sono state legalizzate sono molto visibili nello spazio pubblico di Hezb ut Tahir (Partito della Liberazione). Per altro, il discorso di Ennahda è sempre più preoccupato da uno dei suoi vecchi fondatori, Cheikh Abdelfettah Mourou che, anche lui, aspira a giocare un ruolo politico. Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 14
si giustifichi anche in virtù della o capacità del partito di occupa-­‐
re gli spazi sociali professionali, in particolare quelli che in pre-­‐
cedenza erano monopolizzati o controllati dal RCD. Oltre alle reti di socialità “classiche” “di Ennahda (soprat-­‐
tutto le reti di solidarietà emerse in seguito all'incarcerazione dei militanti e dirigenti nel decennio 80-­‐90), si sono così potuti aggiungere i bacini socio-­‐professionali di recente acquisizione da parte del partito (lavoratori e padroni nel mercato municipa-­‐
le, louagistes – cioè taxi intra urbani – spazzini “informali”...). In alcuni casi persino personalità vicine ai giri del traffico di alcol e di stupefacenti si sono avvicinate a Ennahda, diventandone simpatizzanti inattesi. Tutto ciò porta a interrogarsi sul futuro delle funzioni d'intermediazione e di redistribuzione assicurate in precedenza dal RCD. Quali attori ormai garantiscono questi ruoli e come? Anche su questo piano Ennahda è stata la sola formazione politica capace di incarnare queste funzioni. I diri-­‐
genti del partito occupano spazi di potere dai quali erano stati tradizionalmente banditi e militanti e sindacalisti vicini a Enna-­‐
hda si sono affermati in certi settori professionali. Persino l'or-­‐
ganigramma della squadra di calcio di Hammam-­‐Lif ha visto in-­‐
tegrarsi molto velocemente, nell'estate 2011, numerosi dirigenti di Ennahda. Infine, la socialità propria del partito, si è sviluppata in spazi tanto pubblici come privati, lasciando la loro impronta su questi diversi luoghi urbani. Le moschee, i luoghi di lavoro e di tempo libero e persino gli spazi del commercio, sembrano segnati da una certa tendenza “islamica” da ben prima del ritorno legale degli islamisti. Nuovi modi di fare, di vestirsi, di comportarsi, di-­‐
ventano via via la norma. Per chi ambisca a comprendere le dinamiche politiche in at-­‐
to, è necessario cimentarsi in un esercizio di banalizzazione nel-­‐
la comprensione dell'islamismo tunisino. Fenomeno finora po-­‐
co analizzato, visto che fare ricerca sui movimenti islamisti du-­‐
Pre.testo/Tunisia, n.7, 7 maggio 2012 A. Allal, Trasformazioni del campo politico 15
rante l'era di Ben Ali avrebbe suscitato reazioni immediate da parte dell'apparato di sicurezza, l'islamismo è anche vittima del “frame” ecccezionalista che domina l'analisi dei movimenti di tale orientamento. Le tendenze da noi tracciate meriterebbero successive ri-­‐
cerche per rispondere a una doppia domanda: come si riposi-­‐
ziona il patronato locale, ma anche come si tessono le relazioni di potere “ordinario” in questa nuova configurazione politica? Quale elite politica (rinnovata?) emerge? Quali notabili, con qua-­‐
li reti clientelari e per quali pubblici? Chi sono gli esclusi da que-­‐
sto gioco politico? Ci si potrebbe poi domandare che fine hanno fatto gli insorti del momento rivoluzionario, che sembrano già esclusi dai processi politici dopo essere stati al cuore dello spa-­‐
zio pubblico in maniera effimera. O ci si potrebbe ancora inter-­‐
rogare sulle importanti lotte interne all'organizzazione Enna-­‐
hda: tra generazioni di militanti, e tra sostenitori o meno di una alleanza con i Salafiti nella città. Tutte queste domande richie-­‐
derebbero una moltiplicazione di monografie politiche oggi i-­‐
nesistenti. (Traduzione di Cecilia Rubiolo)