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ANTONIO MENNELLA
I NOMI COMUNI
DERIVATI
DA NOMI PROPRI
EDIZIONI VITALITÀ
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Alla vita, che scorre lenta... inesorabile.
A quella vita che si consuma giorno dopo giorno,
come la carica di petrolio in un vecchio lume stanco della sua luce inutile.
Alla mia vita che un giorno sarà abbandonata dall’anima in balia, questa,
di un destino sconosciuto che spero, e desidero, si svolga nella grazia di Dio
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Prefazione
L’onomastica è l’insieme dei nomi propri di una lingua, nel nostro caso, italiana. Se al sostantivo
onomastica anteponiamo il prefisso de-, che indica “separazione”, abbiamo deonomastica, ovvero
“lo studio dei vocaboli derivati da nomi propri”.
Col passaggio dal nome proprio al nome comune si ha chiaramente una perdita di specificità:
il nome proprio, per sua natura inteso a definire un solo individuo, passa a indicare in genere
numerosi individui o gruppi. Avviene insomma quel fenomeno che in linguistica è chiamato
banalizzazione semantica.
Il grado di banalizzazione semantica varia ovviamente da caso a caso. Sicché il deonomastico si
scrive con l’iniziale maiuscola o minuscola a seconda del contesto; ma, usando l’articolo indefinito,
è d’obbligo la maiuscola.
Ai deonomastici accolti nel nostro dizionario abbiamo di norma dedicato un esponente, non
disdegnando però i raggruppamenti con identità etimologica.
Questo dizionario abbraccia i vocaboli di derivazione onomastica in senso lato e comprende
quindi i deonomastici che abbiamo raggruppato in quattro categorie:
a) antroponimi (nomi di persone):
−santi, divinità e relativi epiteti;
−personaggi e mostri mitologici, leggendari, biblici e storici;
−personalità delle lettere, delle arti, delle scienze e delle tecniche;
−personaggi o titoli di narrativa, poesia, testi teatrali e film;
−movimenti e simboli religiosi e politici;
−personaggi talora fittizzi, ma vivi nella tradizione popolare;
−animali, personificati o no;
−entità uniche, ma ormai assimilabili a nomi comuni;
b) etnonimi (nomi di popoli), anche di origine leggendaria;
c) toponimi (nomi di luoghi), anche fittizzi o letterari;
d) marche commerciali correntemente usate come nomi comuni.
Antonio Mennella
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Abbreviazioni
a.C. = avanti Cristo
agg. = aggettivo, aggettivale
anton. = antonomastico
arc. = arcaico o desueto
avv. = avverbio, avverbiale
ca. = circa
centr. = centrale
d.C. = dopo Cristo
dial. = dialettale
ecc. = eccetera
ellitt. = ellittico
est. = estensivo
euf. = eufemistico
f. = femminile
fam. = familiare
fig. = figurato
gerg. = gergale
inter. = interiezione
iron. = ironico
lett. = letterario
loc. = locuzione
lomb. = lombardo
m. = maschile
merid. = meridionale
milan. = milanese
pl. = plurale
poet. = poetico
pop. = popolare
reg. = regionale
rom. = romanesco
s. = sostantivo
scherz. = scherzoso
sec. = secolo, secoli
sett. = settentrionale
sost. = sostantivale
spreg. = spregiativo
stor. = storico
tosc. = toscano
v. = verbo
V. = vedi
volg. = volgare
Note di consultazione
Si richiama l’attenzione sui limiti d’uso di significato che ci siamo premurati di segnalare rigorosamente (arc., lett., pop., scherz., ecc.).
Per le varianti di forma non collegate dalla o, bensì divise dalla virgola, è da preferire la prima
variante, perché la più accreditata.
I numeri sono scritti in cifre quando, usati per specificare una quantità numerica, sono maggiori
o uguali a 10; sempre, se usati per individuare numericamente un determinato elemento.
I numeri arabi tra parentesi alla destra di lemmi consecutivi evidenziano omografi con diversa
derivazione. All’interno della voce, i numeri arabi indicano le diverse accezioni o derivazioni; quelli
romani, il raggruppamento logico di più accezioni o derivazioni.
La doppia barra verticale introduce l’etimologia del vocabolo; quella semplice, altri deonomastici.
Per l’etimologia si va direttamente alla fonte originaria se le forme intermedie sono ininfluenti.
Mentre non vengono considerati i suffissi e i secondi elementi di parole composte di uso comune.
Per gli eponimi italiani non viene indicata la nazionalità.
Le espressioni di tipo (1785-) o (-1785) indicano, rispettivamente, solo l’anno di nascita o di morte.
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I nomi comuni derivati da nomi propri
A
aaronita agg. e s.m. Indica relazione o appartenenza alla
gente di Aaron. || Da Aaron (o Aronne), personaggio biblico: fratello maggiore di Mosè e capostipite della tribù
sacerdotale di Levi. Per aver fatto fondere il vitello d’oro cedendo alla pressione del popolo che chiedeva un oggetto
visibile di adorazione, non poté entrare nella Terra Promessa, e morì nel deserto a 123 anni.
abbaside (o abbasside) agg. Relativo agli Abbasidi, dinastia
musulmana di califfi che tenne il potere dal 750 al 1258,
fissando la residenza nell’Iraq e fondando, nel 762, la città
di Baghdad. || Dal nome di al-’Abbās, zio di Maometto, da
cui discendeva la dinastia.
aborigeno s.m. 1 Primitivo abitatore di un paese; originario del luogo. 2 Più specificamente, nome dato agli originari abitanti dell’Australia, prima della colonizzazione inglese.
|| Da Aborigeni, i primi abitanti dell’Italia centrale: Greci
d’Acaia venuti in Italia prima della guerra di Troia (stando
a Catone) oppure oriundi della Sabina (secondo Varrone).
acaciano s.m. Appartenente agli ariani seguaci, specialmente dopo il concilio di Seleucia (359), di Acacio di Cesarea, che ritenevano il Figlio non consustanziale ma soltanto
simile al Padre; noti anche come omei o omeisti (dal greco
hómoios “simile”). || Da Acacio di Cesarea, detto il Guercio
(340-dopo il 365). Discepolo e successore di Eusebio, fu
deposto dalla maggioranza del concilio di Seleucia (359).
accademia s.f. Scuola o istituto d’insegnamento superiore, specialmente nel campo delle scienze e delle arti. || Dal
greco Akadémeia, la scuola filosofica fondata da Platone
nel 387 a.C. a sei stadi da Atene, nel podere di Academo, dal
quale prese il nome. Eroe mitico dell’Attica, Academo rivelò
ai Dioscuri il luogo (Afidne) dove la loro sorella Elena, rapita
da Teseo, era stata occultata.
accadico (o accado) agg. Degli Accadi, nome dato dagli
studiosi moderni a quei Semiti che, intorno al 2500 a.C.,
crearono il regno di Akkadū o Agade nella parte meridionale della Mesopotamia antica di civiltà e lingua sumeriche. || Dal nome della capitale del regno, Akkadū (o Agade),
fondata da Sargon il Grande (2340-2284 a.C.).
accattolica all’– loc. avv. Accattando, d’elemosina. || Incrocio scherzoso di accatto con (la) Cattolica (odierna Cattolica, in Romagna).
accidempoli inter. Esclamazione di disappunto. || Dalla
deformazione eufemistica di accidenti col nome della città
toscana di Empoli.
accordio s.m. Fisarmonica. || Dal francese accordéon, che è
dal tedesco Akkordion (derivato di Akkord “accordo”), nome
dato allo strumento dall’austriaco C. Demian che lo inventò
nel 1829.
ace agg. e s.m. Succo di frutta a elevato contenuto naturale
di vitamine. || Trae il nome dalla sigla delle specifiche vitamine, A, C ed E, presenti.
acidalio agg. (fig., lett.) Amoroso. || Da Acidalia, antica fonte
della Grecia (presso Orcomeno, in Beozia), in cui, secondo
la leggenda, Afrodite (V. afrodisiaco) si bagnava insieme
alle Cariti.
aclista s.m. e f. Chi è iscritto alle ACLI. || Dall’acronimo delle A(ssociazioni) C(ristiane) L(avoratori) I(taliani), sorte nel
1944 con l’appoggio delle gerarchie ecclesiastiche.
acmonital s.m. Acciaio speciale inossidabile usato in Italia dal 1939 al 1942 per coniare monete. || Acronimo di
ac(ciaio) mon(etario) ital(iano).
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Adamiti (o Adamiani) s.m. pl. Nome di varie sette cristiane eretiche che proclamavano il ritorno alla condizione di
Adamo, rifiutando il matrimonio e predicando, tra le altre
cose, il nudismo. || Da Adamo, nella Bibbia, il primo uomo
creato da Dio nel sesto giorno della creazione a sua immagine e somiglianza. Per aver trasgredito l’ordine divino di
non toccare il frutto proibito, fu cacciato, insieme a Eva,
dall’Eden. | Stessa derivazione per adamitico agg. in costume – (scherz.) Nudo.
addio inter. Espressione di saluto, specialmente in un commiato definitivo. || Dalla locuzione “a Dio (ti raccomando)”.
ade s.m. Il regno dei morti, nella concezione pagana. || Da
Ade, divinità della mitologia greca. Figlio di Crono e di Rea,
fratello di Zeus e di Posidone, partecipò coi fratelli alla lotta
contro i Titani e, dopo la vittoria, ebbe in sorte il regno sotterraneo e quello dei morti.
ad efesio loc. avv. Sconsideratamente. || Dallo spagnolo
adefesio “stravaganza, sproposito”, da collegare con le Lettere efesie, antiche formule greche misteriose, così dette
perché provenivano da Efeso, città della Lidia (Asia Minore)
famosa per le scuole di retorica. Queste lettere, la cui invenzione, come la scoperta della lavorazione del ferro, era attribuita ai Dattili Idei (antichi demoni della religione greca),
possedevano, secondo la credenza popolare, effetti magici,
per cui venivano incise su amuleti da portare addosso.
adevismo s.m. Nella storia delle religioni, con particolare
riferimento all’induismo, la fase scettica che si manifesta
quando la fede nelle divinità del politeismo entra in crisi di
fronte all’esigenza di scoprire l’unica divinità vera.|| Dall’inglese adevism, composto di a- privativo e del sanscrito deva
“dio”.
adone s.m. (anton.) Giovane molto bello e che mette particolare cura nell’abbigliarsi. || Dal nome di Adone, nella
mitologia greca, giovinetto amato, per la sua bellezza, sia
da Persefone che da Afrodite. Alla sua morte, quest’ultima
ottenne da Zeus che Adone passasse una parte dell’anno
nell’Ade con Persefone e una parte con lei. | Stessa derivazione per adonio s.m. Verso greco e latino di cinque sillabe. – Così chiamato perché in questi versi veniva invocato
Adone.
adrumetani s.m. pl. Monaci eretici di Adrumeto. || Da Adrumeto, sotto la dominazione romana, capoluogo della Bizacena, nella parte orientale dell’Africa propria (oggi Susa, in
Tunisia).
ad usum Delphini loc. agg. (spreg.) Detto di ogni libro
espurgato e generalmente di qualsiasi cosa modificata secondo interessi di parte. || Locuzione latina, “a uso del Delfino”, che compariva nel frontespizio di una serie di edizioni
francesi del tempo di Luigi XIV curate da Bonnet e Huet,
espurgate e rese adatte alla lettura del Delfino (primogenito dei re di Francia) e ristampate anche per le scuole.
aennino s.m. Esponente o sostenitore di Alleanza Nazionale. || Dalla lettura (a enne) della sigla AN, formazione politica
costituita nel 1994 dal Movimento Sociale Italiano che vi
confluì al congresso di Fiuggi dell’anno successivo.
aetide agg. razza – Gruppo antropologico pigmoide, con
cranio brachimorfo, faccia e naso larghi, labbra spesse,
capelli ondulati, pelle relativamente chiara, che denota
l’incrocio con elementi indonesiani. || Da Aeta (o Aita), il
nucleo più numeroso che vive nell’isola di Luzon nelle Filippine e che spesso, nell’uso corrente, indica tutti i negritos
dell’arcipelago.
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I nomi comuni derivati da nomi propri
aeziani s.m. pl. Seguaci della dottrina eretica di Aezio che,
col discepolo Eunomio, rappresentò l’ala estrema del partito ariano; detti anche anomei. Si segnalarono specialmente
intorno al 358. Appartenne a loro anche lo storico Filostorgio. L’eresia consisteva nel sostenere l’impossibilità logica
dell’identità o della somiglianza “sotto l’aspetto della divinità” del Padre col Figlio, il quale era pertanto ritenuto di
“altra sostanza” e creato “dal nulla”. || Dal nome dell’eretico
Aezio (-367 ca.), diacono di Antiochia, destituito ed esule.
affrancare v. 1 Rendere franco, libero. 2 Apporre l’affrancatura su una lettera, un plico postale. || Dal nome dei Franchi,
antica popolazione germanica composta da diverse tribù,
stanziatasi nel sec. III lungo le rive del medio e basso Reno.
Con la dinastia carolingia, iniziata da Pipino di Héristal, detto il Giovane (640 ca.-714), si compì il processo di formazione nazionale.
africander (o afrikander o afrikaner) s.m. e f. Chi è nativo
del Sud Africa o delle regioni limitrofe discendente da genitori europei, specialmente olandesi. || Voce inglese che
vuol dire “sudafricano di origine europea”.
africano s.m. Tipo di dolce di marzapane o altra pasta solitamente coperto di cioccolata. || Dal latino Africa, a sua
volta, da Afri, nome degli abitanti della Libia. | Stessa derivazione per afro s.f. Genere musicale dell’ultimo decennio
del sec. XX, caratterizzato da un ritmo molto cadenzato e
dall’impiego di strumenti a percussione.
afrodisiaco agg. Detto di sostanza che stimola o aumenta
il desiderio sessuale. || Da Afrodite, nella mitologia greca,
dea della bellezza e dell’amore, figlia di Zeus e di Dione. Secondo un’altra tradizione, Afrodite fu generata dalla spuma
del mare nel quale erano caduti gli organi sessuali di Urano,
evirato dal figlio Crono con l’aiuto della madre Gea.
afshār s.m. Tappeto di qualità grossolana con ordito di cotone, lavorato nella provincia di Shiraz, nell’Iran. Il fondo è
generalmente azzurro, decorato a rombi. || Voce persiana:
dal nome di un popolo dell’Iran.
Agareni s.m. pl. Nella letteratura latina medievale, denominazione degli Arabi in genere. || Dal nome di Agar, serva
egizia di Sara, la moglie sterile di Abramo. Da quest’ultimo
e dalla concubina nacque Ismaele, progenitore degli Arabi.
agemina s.f. Intarsio di lamine o fili d’oro, d’argento o di
rame su altro metallo per ottenere una decorazione policroma. || Dall’arabo ‘agiam “straniero”, specificatamente
“persiano”, con riferimento all’origine.
agnusdei (o agnus Dei) loc. sost. m. Invocazione che si recitava per tre volte durante la Messa; anche la parte della Messa comprendente tale invocazione, sostituita da
“Agnello di Dio” dopo il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo. || Dal latino agnus Dei “agnello di Dio”, appellativo
dato a Gesù da san Giovanni Battista.
agostino agg. Detto del carattere usato dai tipografi
Sweinheim e Pannartz nel 1467 a Subiaco per l’edizione
del De Civitade Dei di sant’Agostino. || Dal nome del numida Agostino (354-430), vescovo d’Ippona; uno dei quattro
grandi dottori della Chiesa Occidentale e detto “il dottore
della Grazia”. La sua imponente produzione comprende 93
trattati di vario genere. Originali sono le Confessiones (in 13
libri), autobiografia spirituale caratterizzata dalla scoperta
della presenza di Dio e dalla contrapposizione tra peccato e
grazia. | Stessa derivazione per 1 agostiniano s.m. Religioso
appartenente a uno degli ordini monastici che seguono la
regola di sant’Agostino. 2 agostinismo (o agostinianismo)
s.m. Corrente di pensiero teologico e filosofico cristiano
che s’ispira alle dottrine di sant’Agostino, il più importan-
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te esponente della patristica. Grazie a lui, il problema del
rapporto tra fede e ragione trova nuove, e sicuramente più
alte, formulazioni. La ricerca della verità assume un nuovo
spessore: le due vie della conoscenza (quella dell’intelligenza, guidata dall’autonomia della ragione, e quella della
fede, sorretta dal principio di autorità) vanno percorse abbandonando l’ambizione dell’antica saggezza, puramente
umana, e aprendosi a una nuova esperienza della felicità
che è godimento della verità di Dio.
agrippina s.f. Nome dato dai mobilieri di fine Ottocento a
un tipo di divano da riposo solitamente munito di un solo
bracciolo e di una spalliera alta e inclinata per permettere
di stare in posizione semisdraiata. || Da una statua del Museo Capitolino di Roma che a lungo si ritenne raffigurasse
Agrippina Minore (15-59), madre di Nerone (che la fece uccidere perché insofferente della sua influenza), giacente su
un sedile allungato o una sorta di divano.
alare s.m. Ciascuno dei due arnesi da focolare o caminetto,
per lo più di ferro e talvolta con ornamenti di ottone, bronzo o altro metallo, usati per sorreggere la legna e agevolarne la combustione. || Dal nome dei Lari (V. larario).
albanese s.m. Difesa del capo, in acciaio o cuoio, senza visiera, anticamente usata come casco, specie in Oriente. ||
Dal nome dell’Albania.
albertino agg. statuto – Carta contenente le prime leggi
costituzionali concessa, sulla spinta dei moti risorgimentali,
nel 1848 da Carlo Alberto per il Regno di Sardegna ed estesa poi all’intero Regno d’Italia. || Dal nome di Carlo Alberto
(1798-1849), re di Sardegna dal 1831. Dopo l’insurrezione
delle Cinque giornate di Milano, entrò in guerra con l’Austria. Sconfitto, prima, a Custoza e, poi, a Novara, dovette
abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II. Morì esule
in Portogallo.
albertisti s.m. pl. Seguaci della dottrina scolastica di Alberto Magno, e in particolar modo del suo orientamento neoplatonico. || Dal nome del filosofo, teologo e scienziato tedesco, nonché santo e dottore della Chiesa, Alberto Magno
(1200 ca.-1280). Domenicano, maestro di teologia a Parigi
e a Colonia (dove ebbe come allievo Tommaso d’Aquino) e
vescovo di Ratisbona, fu il primo studioso a redigere una
parafrasi completa delle opere di Aristotele in lingua latina.
Contrariamente ai teologi del suo tempo, sostenne l’autonomia del sapere filosofico e scientifico dalla teologia.
albese agg. carne all’– Carne tagliata a fettine sottili e servita cruda, con olio, limone e uno strato di funghi. || Da Alba,
città in provincia di Cuneo.
albigesi s.m. pl. Nel Medioevo, seguaci di un’eresia a carattere ascetico-pauperistico che in Francia era diffusa specialmente ad Albi. || Da Albi, città francese della Provenza.
albionico agg. (lett., spreg.) Inglese. || Da Albione, antico
nome, di probabile origine celtica, della Gran Bretagna. – La
connotazione spregiativa va ricercata nella locuzione francese la perfide Albion “la perfida Albione” di una poesia del
1793 pubblicata nel Calendrier républicain.
alcaico agg. 1 Detto di verso della poesia greca (usato poi
anche dai Latini) con un numero fisso di sillabe. 2 sistema
– Formato da due endecasillabi, un enneasillabo e un decasillabo alcaici. || Dal nome del poeta greco Alceo (630-550
ca. a.C.), esponente della lirica monodica, che forse non
inventò tali metro e strofe ma li usò più comunemente e
con maggior sapienza. I suoi ca. 200 frammenti pervenutici sono caratterizzati da ardore bellico e politico, gioia del
convito e dell’amore, consapevolezza del dolore e della
morte.
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I nomi comuni derivati da nomi propri
alcantara s.f. Tessuto a base di microfibre, di aspetto simile al camoscio; usato in particolare per l’arredamento e la
confezione di abiti e accessori. || Dal nome di Alcántara,
cittadina spagnola in provincia di Cáceres, presso il confine
portoghese.
alcmanio s.m. Verso della poesia greca e latina composto
di una tetrapodia dattilica acataletta. || Dal nome dell’esponente della lirica corale greca Alcmane (sec. VII a.C.), ritenuto l’inventore di tal verso. Restano di lui ca. 120 frammenti,
ricchi di spunti autobiografici e di naturalezza; in essi il poeta canta la bellezza femminile, la giovinezza, l’atmosfera
notturna.
aldino agg. carattere – Carattere tipografico corsivo usato
per la prima volta nel 1501 per l’edizione dell’Eneide. || Dal
nome di Aldo Manuzio il Vecchio (1450-1515), umanista,
editore e tipografo. Dopo la pubblicazione di numerose
opere latine e greche, avvalendosi della collaborazione dei
migliori filologi contemporanei approntò le prime edizioni,
esemplari per accuratezza formale ed eleganza, dei classici
italiani. Alla sua morte l’attività fu continuata dal figlio Paolo e dal nipote Aldo Manuzio il Giovane.
alemanno (o alamanno) agg. dialetto – Dialetto parlato
nella Germania meridionale e nella Svizzera tedesca. || Da
Alemanni o Alamanni, antica popolazione germanica del
gruppo dei Suebi, stanziatasi fra Danubio, Meno e Reno.
alessandrino (1) s.m. Verso della poesia classica francese
composto di due emistichi di sei sillabe. || Così chiamato
perché usato per la prima volta nel poema Roman d’Alexandre “Romanzo d’Alessandro” del sec. XII.
alessandrino (2) agg. (est.) Detto di stile, linguaggio, ecc.,
preziosamente ricercato. || Dal nome della città di Alessandria d’Egitto, centro principale della civiltà e dell’arte greca
dal sec. IV al I a.C.
alessandrismo s.m. Indirizzo filosofico ispirato dall’interpretazione del pensiero aristotelico data da Alessandro di
Afrodisiade. || Dal nome del filosofo greco Alessandro di
Afrodisiade, attivo ad Atene tra il 198 e il 211. Seguace della
scuola peripatetica, fu il maggior commentatore di Aristotele. Distinse l’intelletto in fisico, acquisito e agente, e negò
l’immortalità dell’anima.
alessiani s.m. pl. Ordine religioso di fratelli laici per la cura
dei malati e l’assistenza dei moribondi, con voti solenni e
regola di sant’Antonio. Sorto nella Fiandra nel sec. XIV, l’ordine ebbe varie designazioni fin al sec. XVII, quando prese il
nome da sant’Alessio. || Da sant’Alessio, titolare della chiesa
del convento principale in Aquisgrana (Germania).
alfieriano agg. (est.) Che manifesta l’orgoglio e la fierezza
che furono tipici del carattere dell’Alfieri. || Dal nome del
poeta Vittorio Alfieri (1749-1803), il quale ha, insieme, i tratti
di un personaggio eroico del mondo antico e i sentimenti
che animano i giovani appartenenti alla nuova generazione. Si riconosce infatti già presente in lui la convergenza
dei due atteggiamenti tipicamente romantici: il profondo
pessimismo e l’eroico titanismo.
alfista s.m. e f. Appassionato di automobili Alfa Romeo;
anche chi ha l’abitudine di possedere e guidare tali vetture. || Da Alfa (Romeo), industria automobilistica milanese
famosa per i suoi motori. Fondata nel 1918 da Nicola Romeo (1876-1938) incorporando l’Alfa (Anonima lombarda
fabbrica automobili) sorta nel 1910, nel 1933 passò sotto il
controllo dell’IRI che nel 1986 la cedette alla Fiat.
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alfonsiare v. (lett.) Vivere alle spalle di una prostituta, fare
il magnaccia. || Da (Monsieur) Alphonse, protagonista dell’omonima commedia di Alexandre Dumas figlio, rappresentata a Parigi nel 1873.
alfonsino s.m. Moneta d’oro fatta coniare da Alfonso il Magnanimo. Il dritto recava la figura del re armato a cavallo e
il rovescio lo scudo aragonese. || Dal nome di Alfonso V il
Magnanimo (1396-1458), re di Aragona, IV di Catalogna, I
di Napoli. Favorì la fusione del popolo catalano e di quello
castigliano. Nel Regno di Napoli, rafforzò lo stato unitario
attraverso il rinnovo delle strutture amministrativo-fiscali
e il contenimento della nobiltà, alla quale peraltro lasciò i
suoi privilegi; umanista e mecenate, fece di Napoli un importante centro di cultura.
all’amatriciana agg. e avv. Si dice in riferimento a pasta
condita con un sugo a base di guanciale, pomodoro, cipolla, pecorino e peperoncino piccante. || Dal nome di Amatrice, cittadina alle falde del monte Gorzano, in provincia
di Rieti.
alleluia s.m. Nella liturgia cattolica, esclamazione di giubilo
e lode di Dio, in particolare nel periodo pasquale. || Dal latino ecclesiastico alleluia, a sua volta dall’ebraico hallĕlū Yāh
“lodate il Signore”.
allemanda (o alemanna) s.f. Danza popolare tedesca, testimoniata dal 1588 e in voga nei sec. XVII e XVIII, in misura
dispari e movimento di allegro vivace, precorritrice del walzer. || Dal francese allemande “tedesca”.
allobrogo s.m. (poet.) Abitante del Piemonte e della Savoia. || Dal nome degli Allobrogi, antica popolazione celtica
stanziatasi nella Gallia Narbonese (odierni Delfinato e Savoia).
almagesto s.m. (est.) Nel Medioevo, nome con cui si designava ogni grande trattato di astronomia. || Dall’arabo
al-Magistī, titolo della traduzione araba (sec. IX) dell’opera
astronomica di Claudio Tolomeo (sec. II), astronomo, geografo e matematico attivo ad Alessandria d’Egitto. In essa
l’autore espone le conoscenze matematiche, geometriche
(con il teorema che porta il suo nome) e astronomiche del
tempo, riassumendo anche l’opera di Ipparco e affermando
la validità del modello geocentrico, che perfezionò introducendo la teoria degli epicicli.
almansore s.m. (arc.) Capo dei Saraceni. || Dall’arabo almansūr “il vittorioso”, soprannome assunto da Muhammad
Ibn Abī ‘Āmir, ministro di Hishām II, dopo aver costretto con
la forza Ramiro III, re di León, a dichiararsi vassallo del califfo
omayyade.
almoravide agg. Relativo alla dinastia degli Almoravidi. ||
Dal nome degli Almoravidi, dinastia musulmana berbera
che, nella seconda metà del sec. XI e nella prima del XII, dominò il Marocco, parte dell’Algeria e la Spagna musulmana.
Alpdruck s.m. Nel folclore tedesco, l’anima di un morto o
di un vivente (allontanatasi temporaneamente dal corpo)
o comunque uno spirito maligno che opprime di notte
uomini o animali. || Voce tedesca, propriamente “incubo”:
composto del nome Alb, Alp o Elf (antica divinità pagana
considerata diabolica dopo il Cristianesimo) e Druke “oppressione”.
Alpenjäger s.m. Appartenente al corpo alpino austriaco
e tedesco. Voce tedesca, propriamente “cacciatore (Jäger)
delle Alpi (Alpen)”. || Dal nome delle Alpi, il più elevato sistema montuoso d’Europa. | Stessa derivazione per 1 Alpenstock s.m. Bastone da montagna con punta ferrata. –
Altra voce tedesca, “bastone (Stock) delle Alpi (Alpen)”. – 2
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I nomi comuni derivati da nomi propri
Alphorn (o Alpenhorn) s.m. Antico corno di legno in uso tra
i pastori, specialmente nelle Alpi Svizzere, per semplici melodie popolari e anche per i richiami delle mandrie e delle
greggi. – Ancora una voce tedesca, che vuol dire “corno
delle Alpi”.
altaico agg. lingue – Famiglia di lingue asiatiche comprendente, tra le altre, il turco e il mongolo. || Da Altai, sistema di
montagne della Siberia meridionale.
altopascino s.m. (arc.) Frate o cavaliere dell’ordine di Altopascio; genericamente, inserviente d’ospedale. Nato nel
1084 per soccorrere i pellegrini sulla via Romea, quindi
i malati, secondo la regola del 1239, l’ordine si estese per
tutta l’Europa; ma nel 1459 fu soppresso da Pio II. Rimasero
la casa di Parigi, autonoma fin al 1567, e quella di Altopascio che Cosimo I aggregò all’ordine di santo Stefano. || Da
Altopascio (prima Spedale, poi borgo, ora fiorente centro
industriale, in provincia di Lucca).
Amadeiti (e Amedeiti) s.m. pl. Congregazione di francescani di stretta osservanza, fondata nel 1459 nel convento di
Oreno (Vimercate) e diffusasi specie in Lombardia. || Dal
nome del fondatore, il beato Amadeo Lusitano (1425 ca.1482 o 1484). Nato a Ceuta (Marocco) da una famiglia nobile, João da Silva y Menezes venne in Italia come pellegrino, entrò nell’ordine francescano, fondò la congregazione
riformata e divenne confessore di Sisto IV.
amalfitano agg. tavola – Codice nautico (composto da 66
capitoli in latino e in volgare e conservato nel Museo Civico) della repubblica marinara di Amalfi, risalente al sec. XI
e osservato, anche in altri porti del Mediterraneo, fin al sec.
XVII. || Dal nome di Amalfi, cittadina sulla costa meridionale della penisola sorrentina. Parte dell’Impero bizantino, si
rese di fatto autonoma nell’839 (repubblica marinara).
amalriciano (anche amanziano o amauriciano) agg. e
s.m. Seguace delle dottrine eretiche di Amalrico di Bena,
sostenitore della teologia panteistica secondo la quale Dio
è presente nel vino e nel pane sia prima che dopo la Consacrazione Eucaristica. || Dal nome del filosofo e teologo
francese Amalrico di Bena (-1206), professore all’Università
di Parigi e condannato per eresia.
amarcord s.m. Ricordo, rievocazione nostalgica del passato. || Voce dialettale romagnola, “io mi ricordo”, dal titolo
dell’omonimo film (1973, premio Oscar) di Federico Fellini.
amarico s.m. Lingua semitica derivata dall’antico etiopico,
attualmente lingua ufficiale dell’Etiopia. || Dal nome della
regione etiopica nordoccidentale Amara o Amhara, dagli
Amhara, popolazione di lingua amarica e di religione cristiana.
amazzone s.f. (est.) Donna di temperamento e atteggiamento virili; cavallerizza. || Da Amazzoni, nella mitologia
greca, popolo di donne guerriere che abitava sulla costa
meridionale del Mar Nero. Lo stato era governato da una
regina e gli uomini ne erano esclusi oppure, come schiavi,
adibiti alle faccende domestiche. Per maneggiare meglio
l’arco, si tagliavano uno o entrambi i seni.
ambaradan s.m. (scherz.) Confusione, baraonda; anche,
organizzazione o impresa particolarmente complessa. ||
Probabile derivazione da Amba Aradam, monte dell’Etiopia
dove nel 1936 le truppe italiane sconfissero in una sanguinosa battaglia gli Abissini guidati dal ras Mulughietà.
ambrogino (o ambrosino) s.m. Moneta d’oro o d’argento,
con l’effigie di sant’Ambrogio e di altri santi, coniata dal comune di Milano dalla metà del sec. XIII alla metà del XIV.
|| Dal nome di sant’Ambrogio, latinizzato Ambrosius (333 o
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340-397). Nato a Treviri, dove il padre era forse prefetto al
pretorio, alla sua morte si recò a Roma con la famiglia. Protetto da Sesto Petronio Probo, divenne consularis dell’Emilia e della Liguria, con residenza a Milano. Morto il vescovo
ariano Aussenzio, Ambrogio, ancora catecumeno, fu eletto
nel 374 vescovo di Milano per acclamazione popolare ed
esercitò una forte influenza sugli uomini che si succedettero alla guida dell’Impero Romano. | Stessa derivazione
per ambrosiano agg. carnevale – Che dura fin al sabato
seguente al mercoledì delle Ceneri.
amedeo s.m. Moneta aurea con l’effigie di Vittorio Amedeo
I, fatta coniare nel 1633. || Dal nome di Vittorio Amedeo I
(1587-1637), duca di Savoia. Figlio di Carlo Emanuele I, condusse numerose iniziative diplomatiche. In politica interna,
difese le prerogative dello Stato nei confronti della Chiesa,
rafforzò l’esercito e le fortificazioni di Torino.
americano s.m. 1 Aperitivo a base di vermut, amaro, seltz
e scorza di limone. 2 Giornalmastro che riporta gli sviluppi
dei singoli mastrini. || Dal nome dell’America.
amletismo s.m. Atteggiamento di dubbio, incertezza, irresolutezza, e quindi anche di ambiguità, mistero. || Da
Amleto, principe di Danimarca e protagonista dell’omonima tragedia scespiriana. Il malinconico eroe del dubbio, si
finge pazzo per rimandare la vendetta contro la madre e lo
zio, colpevoli della morte del padre. La sua volontà infatti
è rosa dal tarlo del pensiero, che non riesce a trovare una
giustificazione valida all’atto di giustizia richiestogli dallo
spettro paterno.
amlira s.f. Banconota stampata negli Stati Uniti d’America
durante la seconda guerra mondiale e introdotta dal Governo Militare Alleato in Italia dal 1943. Il suo corso legale
durò fino al 1950. || Composto dell’inglese a(llied) m(ilitary)
lira “lira militare alleata”.
Ammoniti s.m. pl. Antico popolo della Siria in affinità con
i Moabiti, secondo la tradizione biblica discendenti da Lot.
|| Dall’ebraico bĕnē ‘Ammōn “figli di Ammon”, il figlio nato a
Lot dall’unione incestuosa con la figlia minore.
anabasi s.f. (est., lett.) Viaggio duro, lungo e difficile. || Sono
indicate con questo nome la spedizione di Ciro il Giovane
nel 401 a.C. verso l’interno della Persia (che diede il titolo
a un’opera di Senofonte) e quella di Alessandro Magno
nell’Asia (che diede invece il titolo a un’opera di Arriano).
anacreonteo s.m. Verso della metrica classica costituito da
un dimetro ionico a minore. || Così chiamato perché usato a preferenza dal poeta greco Anacreonte (570 ca.-485
a.C.), che, secondo la tradizione, morì soffocato da un acino
d’uva. Cantò soprattutto il vino e l’amore nei carmi melici, dove egli si riattacca alla tradizione eolica di Alceo e di
Saffo, in metri diversi dai loro. | Stessa derivazione per anacreontica s.f. 1 Nella letteratura classica, componimento in
versi anacreontei. 2 Nella poesia italiana dei sec. XVI-XVIII,
odicina o canzonetta con strofe di versi brevi, di argomento
amoroso o conviviale.
analda all’– loc. agg. Detto di sopravveste maschile lunga
e stretta con maniche ampie, in voga nel tardo Medioevo.
|| Deformazione del nome della contea di Hainaut, situata
sull’attuale confine tra Francia e Belgio.
anatroccolo (o anitroccolo) s.m. il brutto – (fig.) Chi è sempre oggetto di disprezzo e disinteresse nonostante le sue
qualità. || Dal titolo di una delle più note fiabe dello scrittore danese Hans Christian Andersen (1805-1875), nella
quale, nonostante ogni amara esperienza, si leva un inno
di fiducia e di gioia.
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I nomi comuni derivati da nomi propri
anchina s.f. Tessuto di cotone di colore giallastro. || Dal
nome della città cinese d’origine, Nanchino, rinomato centro dell’artigianato tessile (cotone, seta, canapa).
ancirano agg. monumento – Copia, quasi completa, dell’elenco delle gesta di Augusto, da lui stesso redatto. Di enorme valore storico e archeologico, la grande iscrizione fu
scoperta nel tempio di Roma e di Augusto ad Ancyra. || Da
Ancyra, nome classico di Ankara, capitale della Turchia.
anconetano s.m. Nome di monete d’argento medievali,
dette anche agontani, del comune di Ancona. || Dal nome
della città di Ancona.
ancroia s.f. (lett.) Donna vecchia e laida. || Dal nome della
protagonista del poemetto popolare La Regina Ancroia del
sec. XV.
andrienne s.f. Ampia vestaglia femminile usata nei sec.
XVIII e XIX. || Voce francese: detta così perché messa in voga
(1704), recitando l’Andrienne di Michel Baron, dall’attrice
Thérèse Dancourt.
anfitrione s.m. (anton.) Padrone di casa generoso e ospitale nei riguardi degli invitati a un banchetto in casa propria.
|| Dal nome del mitiro re di Tirinto, Anfitrione, a cui, nell’omonima commedia di Molière (1668), si attribuisce generosa ospitalità.
angelo s.m. 1 Moneta d’oro coniata da Filippo VI di Valois,
re di Francia, nel 1340-42 con l’effigie di un angelo coronato. 2 Figura del pattinaggio artistico: il corpo tutto piegato
in avanti, con le braccia aperte, si tiene in equilibrio su un
piede solo. || Da angelo, nella religione ebraica e cristiana,
puro spirito creato da Dio e suo messaggero presso gli
uomini; rappresentato per lo più in figura di giovane bellissimo, alato e circonfuso di luce. | Stessa derivazione per
Angelus s.m. Preghiera alla Madonna annunciata dal suono di campane, recitata al mattino, a mezzogiorno e alla
sera. – Dalle parole iniziali della preghiera: Angelus Domini
nuntiavit Mariae “L’Angelo del Signore annunziò a Maria”.
angioino agg. gotico – Il gotico degli edifici costruiti nell’Italia meridionale durante la dominazione angioina. || Dal
nome degli Angiò, dinastia francese di conti e duchi che
esercitò il dominio nell’Italia meridionale dal 1266 al 1435.
anglicanesimo (o anglicanismo) s.m. Dottrina della Chiesa
Nazionale d’Inghilterra (staccatasi con atto di supremazia
di Enrico VIII, nel 1533, da quella Cattolica) che ha dottrine fondamentali calviniste e liturgia simile alla cattolica,
con a capo il re. || Da Angli, antica popolazione germanica,
stanziatasi originariamente nella regione della Germania
corrispondente all’odierno Schleswig e passata nel 449 in
Britannia.
anglosassone s.m. e f. Appartenente alla popolazione
degli Anglosassoni. || Da Anglosassoni, nome con cui si
designano complessivamente le tribù germaniche degli
Angli, dei Sassoni e degli Iuti che, dalle regioni continentali
dell’Elba e del Weser, migrarono nella Britannia tra il sec.
V e il VI.
annali s.m. pl. 1 Narrazione degli avvenimenti storici ordinata e distinta anno per anno. 2 Titolo di rassegne scientifiche periodiche. || Dal titolo, Annales, abbastanza frequente
nel mondo latino: Annales maximi, raccolta di notizie annalistiche desunte dagli archivi del pontefice massimo; Annales, titolo del poema epico-storico di Ennio; soprattutto Annales, come Tacito chiama usualmente la sua opera storica
Ab excessu divi Augusti.
annibalico agg. Che è proprio, degno del condottiero
cartaginese Annibale il quale, oltre a mettere in evidenza
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grande abilità diplomatica nel sollevare popolazioni contro
il nemico comune, perfezionò sul piano tattico il sistema di
operare a tenaglia facendo agire contemporaneamente le
fanterie e la cavalleria in una manovra aggirante tesa alla
completa distruzione delle forze avversarie. || Dal nome
di Annibale (247 ca.-183 a.C.), le cui straordinarie capacità
strategiche ne fanno una delle figure più significative della
storia dell’arte militare di tutti i tempi. Costretto all’esilio, si
rifugiò infine presso Prusia, re di Bitinia; ma, per non cadere nelle mani dei Romani che ne chiedevano l’estradizione
(quei Romani ai quali a soli nove anni il padre gli aveva fatto
giurare odio eterno), si avvelenò.
annona s.f. Complesso delle norme e attività con cui un governo provvede alle esigenze alimentari della popolazione.
|| Da Annona, antica divinità romana, personificazione del
raccolto dell’annata, rappresentata di solito con Cerere,
quasi ancella di questa dea.
annunziata s.f. Nome delle religiose di numerosi istituti
intitolati all’Annunciazione, dette anche annunziatine. || Da
Annunziata, appellativo di Maria Vergine, con riferimento
all’annunzio, da parte dell’angelo, della nascita di Gesù.
Ansa (o ansa) s.f. (est.) Notizia di vario genere fornita
dall’Ansa. || Da Ansa, acronimo di A(genzia) N(azionale)
S(tampa) A(ssociata). Fondata a Roma nel 1945 in forma cooperativa, è la più importante agenzia giornalistica italiana
che fornisce ai suoi abbonati notizie di vario tipo, trasmesse
in tempi etremamente brevi.
anselmino (o selmino) s.m. Moneta mantovana d’argento
dei duchi Vincenzo I, Francesco IV e Ferdinando. Portava al
rovescio la figura di sant’Anselmo con il pastorale e in atto
di benedire. || Dal nome di sant’Anselmo (1033-1109), dottore della Chiesa e arcivescovo di Canterbury (Inghilterra);
uno dei più importanti precursori di quella corrente della
teologia medievale che avrà il suo maggior rappresentante
in Tommaso d’Aquino.
anticristo s.m. (fig.) Uomo malvagio e diabolico. || Da Cristo, in composizione con anti-. Nell’Apocalisse, essere diabolico che alla fine dei secoli si leverà contro Cristo e la sua
Chiesa rimanendone definitivamente sconfitto.
antoniani s.m. pl. Monaci appartenenti a varie congregazioni cattoliche orientali che, fondate nei sec. XVI e
XVII, facevano risalire le loro regole a sant’Antonio Abate,
quantunque questi non avesse mai scritto una regola. ||
Dal nome di sant’Antonio Abate (251 ca.-356), che sarebbe
nato in un villaggio presso Eracleopoli, nel Medio Egitto.
Una delle più grandi figure dell’ascetismo cristiano antico, inaugurò il tipo di vita semianacoretico, di cui le laure
orientali e taluni tipi di vita eremitica occidentale possono
ritenersi la continuazione.
antoniniano (1) s.m. Moneta d’argento introdotta nel 215
da Caracalla, caratterizzata dalla corona radiata nei pezzi
recanti l’effigie dell’imperatore e dal diadema a mezza luna
in quelli con l’immagine dell’imperatrice. || Dal nome di
Marco Aurelio Antonino, soprannominato Caracalla (186217), imperatore romano. La tradizione storiografica lo
descrive dissoluto e sanguinario. Il suo nome resta legato
alle Terme, grandioso complesso architettonico realizzato
a Roma nel 212-17, le cui sofisticate strutture idriche e termali furono distrutte dai Goti nel sec. VI.
antoniniano (2) agg. colonna – Colonna di Marco Aurelio
in piazza Colonna a Roma, eretta tra il 176 e il 193 per commemorare le vittorie sui Marcomanni e sui Sarmati. || Dal
nome di Marco Aurelio (121-180), uno degli imperatori An-
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I nomi comuni derivati da nomi propri
tonini. Formò la prima diarchia, dividendo l’Impero, prima,
col fratello d’adozione Lucio Vero e, poi, col proprio figlio
Commodo. Studioso di retorica e filosofia, ammiratore e
conoscitore della cultura greca, scrisse in lingua greca appunto una sorta di diario filosofico-morale, Colloqui con se
stesso.
aonio agg. (est., poet.) coro – Che è proprio delle Muse. ||
Dal nome dei monti Aoni (nella Beozia), dov’era il fonte di
Aganippe sacro alle Muse (V. mosaico).
apache s.m. e f. (arc.) Teppista parigino; più genericamente, ogni sorta di irregolare o vagabondo. || Voce francese:
applicazione giornalistica del nome della tribù indiana, bellicosa e abilissima nella guerriglia, degli Apaches, stanziati
specialmente nell’Arizona e nel Nuovo Messico.
ape s.f. Nome commerciale di un motofurgone a tre ruote.
|| Marchio registrato della Piaggio, gruppo industriale fondato a Genova da Rinaldo Piaggio nel 1884 per la produzione di materiale ferroviario e aeronautico. Dopo il 1945,
il figlio Enrico sviluppò nello stabilimento di Pontedera,
attivo dal 1924, la produzione di motoveicoli.
apollinaristi s.m. pl. Seguaci di Apollinare di Laodicea, secondo il quale il Verbo, consustanziale al Padre, si sarebbe
unito in Gesù Cristo al corpo e all’anima vegetativa prendendo il posto dell’anima razionale. || Dal nome del teologo
Apollinare di Laodicea, detto il Giovane (310 ca.-390 ca.). Figlio di Apollinare di Alessandria, detto il Vecchio, collaborò
con lui come letterato e retore; difese il dogma niceno, fin a
essere eletto vescovo dal gruppo ortodosso (360 ca.).
apollo s.m. (anton.) Uomo di grande bellezza. || Dal nome
di Apollo, nel linguaggio corrente spesso citato come simbolo della bellezza giovanile. Nella mitologia greca e latina,
costituiva una delle divinità più complesse per gli svariati e
molteplici attributi e per le personificazioni che simboleggiava. Dopo Zeus, era venerato come il dio più importante
dell’Olimpo. | Stessa derivazione per 1 apollineo agg. spirito – Nella concezione del filosofo tedesco Friedrich Wilhelm
Nietzsche, la componente serena, armonica e razionale
della visione del mondo e dell’arte dell’antica Grecia; si
contrappone allo spirito dionisiaco (V. dionisiaco). 2 apollonicon s.m. Tipo di organo, inventato in Inghilterra, che
unisce alla massima dolcezza la massima potenza di suono.
apoteosi s.f. Cerimonia solenne con cui si elevavano agli
onori divini gli eroi defunti e gli imperatori romani ancora
viventi. || Dal greco apothéosis “deificazione”.
apulo agg. vasi – Ceramica italiota dipinta a figure rosse
con ritocchi bianchi, proveniente dalle fabbriche apule. ||
Dal nome dell’antica Apulia, regione che si estendeva dal
Biferno al capo di Leuca e dall’Adriatico ai monti del Sannio
e della Campania.
aquileiese s.m. Nome delle monete coniate dai patriarchi
di Aquileia dal sec. XII al XV. || Dal nome della città di Aquileia (Friuli), sede di patriarcato dal 554 al 1420, anno in cui fu
conquistata dai Veneziani.
aquiliano agg. stipulazione – Nel diritto romano, stipulazione novatoria ideata da Aquilo Gallo per facilitare il regolamento definitivo di conti tra due persone. || Dal nome
del giurista romano Gaio Aquilio Gallo che la propose. Pretore nel 66 a.C., per dedicarsi agli studi di diritto, rinunziò
a concorrere al consolato. Sono dovute alla sua influenza
importanti innovazioni giuridiche del periodo repubblicano appunto.
araba fenice loc. sost. f. (fig., lett.) Persona o cosa più unica
che rara. || La fenice, secondo leggende classiche e medie-
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vali, era un uccello sacro degli Egizi. Simile per l’aspetto a
una grossa aquila, con piumaggio dai colori vividi e vari,
viveva un lunghissimo periodo (500 anni o, secondo altri,
molti di più) in Etiopia. Quando sentiva di essere arrivata
alla fine della sua esistenza, si costruiva un rogo con piante
aromatiche e moriva bruciata. Dalle ceneri nasceva un’altra
fenice che volava in Egitto, a Eliopoli, dove veniva consacrata nel tempio del Sole. Tornava quindi in Etiopia per vivere una nuova lunghissima esistenza, nutrendosi di perle
d’incenso.
arabesco s.m. Decorazione lineare a disegno, rilievo o graffito, tipica dell’arte araba, con complessi motivi geometrici
o vegetali. || Da arabo. | Stessa derivazione per 1 arabico
agg. cifre – Numeri arabi in uso nel nostro sistema di calcolo. 2 arabo agg. pane – Tipo di panino tondo, basso, con
poco sale e lievito.
aramaico s.m. Lingua degli Aramei, appartenente al gruppo occidentale delle lingue semitiche, parlata all’inizio
dell’era volgare in Mesopotamia, Siria, Palestina; molto diffusa in Oriente fin all’espansione araba, oggi è rimasta presso piccole comunità. || Dall’ebraico Ărām, nome del quinto
figlio di Sem (primogenito di Noè e capostipite di uno dei
tre popoli, i Semiti, in cui si divise l’umanità dopo il diluvio
universale) e antico nome della Siria.
araucano s.m. Nome della principale lingua indigena del
Cile, detta anche auca o mapuque, parlata tra il Pacifico e la
Cordigliera Orientale delle Ande. || Dal nome degli Araucani o Auca, popolazione amerindia stanziata, al tempo della
conquista spagnola, sul versante occidentale delle Ande
cilene.
arazzo s.m. Tessuto eseguito al telaio con figure a motivi
ornamentali, destinato per lo più a rivestire pareti. || Dal
nome della città di Arras, in italiano antico Arazzo (nella
Francia settentrionale), che detenne il primato di quest’arte
soprattutto nel sec. XV.
arbiter elegantiarum loc. sost. m. (iron.) Persona raffinata
e ricercata nel vestire. || In latino, propriamente “arbitro delle eleganze”, appellativo dato da Tacito a un Gaio Petronio,
identificato di solito con lo scrittore Petronio di cui si hanno
scarsissime notizie. Persona di grande raffinatezza alla corte di Nerone e autore del Satyricon, ricevette dall’imperatore l’ordine di suicidarsi per aver partecipato alla congiura di
Gaio Calpurnio Pisone del 65.
arcadia s.f. (lett.) Luogo dove si svolge una vita amena, idillica, avulsa dalla realtà. || Da Arcadia, nome di una regione
dell’antica Grecia (nel Peloponneso), mitico luogo di vita
pastorale e serena.
archebuleo s.m. Verso della metrica classica, che si può
considerare un dimetro anapestico più un metro giambico
catalettico (o forse un baccheo). || Dal nome del suo inventore, il poeta greco Archebulo di Tera (prima metà del sec. III
a.C.), anche se il metricista Efestione ne faceva risalire l’uso
ad Alcmane.
archilocheo (o archilochio) s.m. Verso della poesia greca e
latina. È composto da una tetrapodia dattilica e una tripodia trocaica acatalettiche con cesura tra i due membri. || Dal
nome dell’inventore, Archiloco (fiorito intorno alla metà del
sec. VII a.C.), il più antico dei poeti greci di cui conosciamo
la personalità. Per primo, tra i poeti greci, fa oggetto di canto se stesso, le proprie gioie e sofferenze. Esprime talvolta
l’amore, parte essenziale della sua lirica, violentemente; ma
sa ritrarre con delicatezza soavi figure di giovinette.
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I nomi comuni derivati da nomi propri
arcipelago s.m. Gruppo di isole vicine tra loro e con uguali
caratteristiche morfologiche. || Probabile alterazione, per
incrocio con arci-, del greco Aigâion pélagos “mar Egeo”.
ardeatino agg. fosse – Cava di tufo sulla via Ardeatina dove
nel 1944 i nazisti, come rappresaglia per l’attentato del
giorno precedente contro una colonna di militari tedeschi
con 33 morti, trucidarono 335 detenuti, politici, ebrei o
semplici sospetti. || Da Ardea, località alla periferia di Roma,
anticamente fiorente città latina, capitale dei Rutuli, quando Enea sbarcò in Italia.
areopago s.m. (fig., lett.) Autorevole e importante consesso. || Dal greco Áreios págos “colle di Ares”, il tribunale supremo di Atene antica, che sorgeva su un colle sacro ad Ares
appunto. Figlio di Zeus ed Era, venerato dai Greci, questo
dio fu identificato dai Romani con Marte. Feroce combattente e patrono dei rituali guerreschi della fecondità, era
inviso agli dei, tranne che ad Afrodite la quale lo amava.
aretino agg. vasi – Caratteristici vasi di argilla a vernice rossa, talvolta con decorazioni a rilievo applicate, che si fanno
risalire ai primi tempi dell’Impero Romano. || Dal nome della città di Arezzo.
arfasatto s.m. (tosc.) Uomo stolto, volgare e maldestro. ||
Forse dal nome del figlio di Sem (primogenito di Noè, nella
Genesi, capostipite dei Semiti), Arphaxad, a cui la stranezza
del nome ha conferito popolarmente una connotazione
peggiorativa.
argante s.m. Nel vecchio linguaggio teatrale, uomo che
per mezzo di un argano situato sulla volta della sala faceva scendere il lampadario centrale per accenderlo e poi lo
riportava alla giusta altezza. || Dal personaggio della Gerusalemme liberata e della Gerusalemme conquistata di Torquato Tasso, Argante, guerriero saraceno, violento, feroce
eppure generoso; fu ucciso in duello da Tancredi.
argentina s.f. Specie di maglia chiusa senza colletto e con
maniche lunghe. || Dal nome della Repubblica Argentina,
dove cominciò l’uso.
arianesimo s.m. Eresia trinitaria il cui punto centrale è la
negazione della divinità del Verbo e della sua consustanzialità al Padre. Ovvero, soltanto il Padre è veramente Dio; il
Figlio è stato creato, anzi, essendo l’intermediario tra l’uomo e Dio, è stato il primogenito di tutta la creazione. || Dal
nome dell’eresiarca alessandrino Ario (280 ca.-336). Il suo
insegnamento eterodosso gli costò la condanna del vescovo Alessandro (321). Rifugiatosi a Nicomedia, dove fu circondato da numerosi seguaci, fu di nuovo condannato dai
concili di Antiochia (324) e di Nicea (325). Morì alla vigilia
dell’integrazione da parte dell’imperatore Costantino, per
l’intercessione di Eusebio di Nicomedia.
ariano s.m. e agg. Termine col quale, dalla metà del sec.
XIX, è stato indicato un supposto gruppo razziale, portatore del sanscrito (lingua madre delle lingue indoeuropee),
che in epoca preistorica sarebbe migrato dall’Europa centro-settentrionale in Asia centrale e dal quale sarebbe derivato il tipo etnico nordeuropeo. Su questa teoria si basò la
concezione nazista della superiorità della razza germanica
e del suo destino a dominare il mondo. || Dal sanscrito ārya,
derivato di ariyà- “signore”.
ariostesco agg. Proprio della fantasia e dell’armonia dell’Ariosto, capace di conciliare egregiamente la realtà e la fantasia, l’amore e la violenza, i toni tragici con quelli cortesi, in
un’organica struttura narrativa. || Dal nome del poeta Ludovico Ariosto (1474-1533), autore, in particolare, dell’Orlando
furioso, che s’impose come una delle opere più rappresentative della letteratura italiana del sec. XVI.
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aristarco s.m. (anton.) Uomo di eccezionale erudizione, ma
critico severo e pedante. || Dal nome del dottissimo grammatico e filologo greco Aristarco di Samotracia (216-144
a.C.), che, tra l’altro, giudicava col criterio dell’analogia e al
quale risale la distinzione delle otto parti del discorso.
aristofaneo (o aristofanio) s.m. Verso della poesia greca e
latina di sette sillabe. || Dal nome del commediografo greco
che lo usò frequentemente, Aristofane (445 ca.-385 ca. a.C.),
massimo rappresentante della commedia attica “antica” e il
solo di cui abbiamo commedie intere. | Stessa derivazione
per aristofanesco agg. Proprio del genio inventivo e satirico di Aristofane, la cui comicità si caratterizza per deformazione della realtà, in una satira mordace e realisticamente
spregiudicata.
aristotelismo s.m. La dottrina di Aristotele e l’indirizzo di
pensiero che a essa si rifà a partire dai suoi continuatori
e che attraversa la storia della filosofia sin ai nostri giorni.
Aristotele, per primo, considera la filosofia come attività
scientifica articolata in discipline distinte e finalizzate all’interpretazione di tutta la realtà. Questo fine necessita di un
metodo il quale garantisca le condizioni che il pensiero
deve osservare per giungere a conclusioni certe. La logica,
chiamata da Aristotele “analitica”, è la scienza che studia le
regole della conoscenza scientifica: suo perno è la teoria
del sillogismo unita all’analisi delle proposizioni. Stabilito
il metodo, Aristotele indaga la natura e l’uomo per ricomporre la frattura tra mondo sensibile e mondo delle idee
introdotta da Platone. || Dal nome del filosofo greco Aristotele o Aristotile (384 o 383-322 a.C.). Discepolo di Platone,
fu precettore di Alessandro Magno e fondatore del Liceo
ad Atene. È considerato il più grande filosofo della Grecia
antica e uno dei massimi pensatori di tutti i tempi. | Stessa
derivazione per aristotelico agg. giorni – Così chiamati, nel
Medioevo, i giorni in cui nei conventi e nelle scuole si studiava filosofia.
arlecchinata s.f. Farsa rappresentata in Francia dai comici
della Commedia dell’Arte. || Da Arlecchino, maschera della
Commedia dell’Arte, il cui nome deriva probabilmente da
Hellequin, diavolo comico nelle rappresentazioni medievali
francesi. È il servo sciocco, loquace, in grado di conseguire risultati preclusi alla dignità degli altri personaggi della
Commedia dell’Arte. Il suo caratteristico abito multicolore
fu indossato sulle scene per primo da Alberto Naselli, noto
come Zan Ganassa, famosissimo in Spagna.
armata Brancaleone, l’ loc. sost. f. (fig.) Gruppo raccogliticcio di persone, le cui imprese maldestre hanno esito
negativo o ridicolo. || Dal titolo dell’omonimo film di Mario
Monicelli del 1966.
armeno agg. Chiesa – Chiesa Cristiana monofisita fondata,
tra la seconda metà del sec. III e i primi decenni del IV, dall’apostolo nazionale san Gregorio l’Illuminatore e staccatasi
dall’ubbidienza a Roma nel sec. XV. || Dal nome dell’Armenia, regione geografica e storica dell’Asia occidentale.
arminianesimo s.m. La dottrina di Arminius e dei suoi seguaci. Contro il rigorismo calvinista importato in Olanda
dai predicatori di Ginevra, attenuava la dottrina della predestinazione sostenendo che per la salvezza, oltre la grazia,
è necessaria la cooperazione della volontà umana e che Cristo è morto per tutti. Gli arminiani (detti anche rimostranti)
furono condannati dal sinodo di Dordrecht (1618-19) e cominciarono a essere perseguitati. Tuttavia l’arminianesimo
si diffuse in Inghilterra e in Francia. || Dal nome del teologo
riformato olandese Jacobus Arminius (1560-1609), detto,
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I nomi comuni derivati da nomi propri
dal paese natio, Veteraquinas. Dopo un viaggio in Italia, fu
predicatore ad Amsterdam, quindi professore a Leida.
armoricano agg. Relativo a un’antica popolazione di origine celtica che abitava la zona della Gallia sulla costa atlantica. || Dal nome dell’Armorica, da una voce celtica che
significa “paese del mare”.
arnaldisti s.m. pl. Seguaci di Arnaldo da Brescia, attivi soprattutto in Lombardia. Sostenevano la necessità per la
Chiesa di ritornare alla povertà evangelica e si battevano
contro la corruzione del clero. Furono condannati da papa
Lucio III nel 1184. || Dal nome del riformatore politico-religioso Arnaldo da Brescia (fine sec. XI-1155). Espulso da Brescia, fu condannato in Francia dal concilio di Sens (1140).
Appoggiò a Roma la rivolta del popolo (1145) che, cacciato il pontefice Eugenio III, aveva restaurato la Repubblica.
Condannato in seguito all’interdetto lanciato da Adriano IV
contro la città (1155), fu catturato dall’imperatore Federico
Barbarossa e consegnato al papa. Impiccato e arso, le sue
ceneri furono disperse nel Tevere.
arpagone s.m. (lett.) Persona molto avara. || Dal nome del
protagonista, Arpagone, della commedia L’Avaro (1668)
di Molière: personificazione dell’avaro integrale, non solo
geloso di quello che possiede, anche desideroso di accrescerlo.
arseniano (o autoriano) agg. scisma – Lo scisma dei seguaci di Arsenio Autoriano, iniziato con la morte del maestro e
durato fin al 1315. || Dal nome di Arsenio Autoriano o Autereiano (1204 ca.-1273) che, nominato patriarca di Costantinopoli (1255) da Teodoro II Lascaris, avversò i suoi nemici.
Quando però Michele VIII Paleologo fece accecare Giovanni Lascaris (figlio di Teodoro e del quale lui aveva riservato
i diritti), Arsenio scomunicò l’imperatore, che, a sua volta,
lo depose (1267), facendolo rinchiudere fin alla morte nel
convento del Proconneso.
arts déco loc. sost. m. Stile déco: stile diffusosi a partire dagli anni ’20 del Novecento, caratterizzato da forme stilizzate
geometriche e dall’utilizzo di materiali nuovi e più poveri,
in particolare nella moda e nelle arti applicate. || Locuzione
francese, tratta dall’Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes, tenutasi a Parigi nel 1925.
asburgico (o absburgico) agg. Relativo agli Asburgo. || Dal
nome degli Asburgo, dinasta che regnò sull’Austria dal 1278
al 1918, detenendo dal 1458 in poi anche la corona del Sacro Romano Impero. Di origine probabilmente alsaziana,
prese il nome dal castello di Habichtsburg, fatto costruire
all’inizio del sec. XI da Werner, vescovo di Strasburgo, lungo
l’Aar, nei pressi di Zurigo.
asclepiadeo s.m. Verso della metrica classica che può essere maggiore o minore, a seconda che sia formato da 16 o
da 12 sillabe. || Dal nome del poeta greco che lo perfezionò (era già stato usato nella lirica di Lesbo), Asclepiade di
Samo (fiorito verso la fine del sec. III a.C.), uno dei principali
artefici del rinnovamento poetico alessandrino. I suoi 45
epigrammi pervenutici (non tutti sicuri) cantano l’amore e
il piacere, con una nota originale di pessimismo romantico.
ascoliasmo s.m. Gioco (spesso in forma di gara) praticato
specialmente nelle feste campagnole dagli antichi Greci
e Romani, che consisteva nello stare in equilibrio su una
gamba sola e forse anche nel muoversi su un otre gonfiato.
|| Dal greco askoliasmós, derivato di Askólia, feste in onore
di Dioniso (V. dionisiaco).
ascreo agg. (est., lett.) Detto di poesia didascalica, georgica. || Da Ascra, antica città greca della Beozia, sulle pendici
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dell’Elicona, all’ingresso della cosiddetta Valle delle Muse
(odierna Pyrgaki), patria del poeta Esiodo.
ashkenazita (o askenazita) agg. e s.m. e f. Nome dato agli
Ebrei originari dell’Europa centrale e orientale; differiscono dagli altri Ebrei in alcune pratiche rituali, nella pronuncia dell’ebraico e nel formulario liturgico. || Dall’ebraico
Ashkĕnaz, che nella Bibbia indica una nazione discendente
da Iafet (figlio di Noè: la benedizione impartitagli dal padre
costituì la fortuna della stirpe da lui discendente) e che il
giudaismo medievale identificò con la Germania.
asianesimo (o asianismo) s.m. Nell’antichità greco-romana, movimento letterario fautore di un’imitazione stilistica
degli ampollosi retori dell’Asia Minore. || Da Asia, perché
gli oratori di tal indirizzo provenivano soprattutto dall’Asia
Minore.
Asl s.f. Azienda articolata in distretti sanitari di base che
erogano l’assistenza sanitaria in ambito territoriale, facente capo al Servizio Sanitario Nazionale. || Sigla di A(zienda)
s(anitaria) l(ocale).
asperges s.m. Aspersorio. || Voce latina: dalla prima parola
dell’antifona, tratta dal Salmo 50, che il sacerdote cattolico
recita o canta per l’aspersione domenicale: Asperges me,
Domine, hyssopo et mundabor “Mi aspergerai, o Signore,
con issopo e sarò puro”.
assabesi s.m. pl. Pasticcini al cacao accoppiati. || Da Assab,
in Eritrea, primo possedimento italiano in Africa, acquistato
nel 1869 dalla Compagnia di navigazione Rubattino e passato, nel 1882, alle dirette dipendenze dell’Italia.
assassino s.m. Chi commette un assassinio. || Dall’arabo
hashīshīya, propriamente “fumatore di hashish”, nome degli aderenti a una setta attiva in Persia nei sec. XII e XIII, che
obbediva a un capo politico-religioso (il Vecchio della Montagna) e che divenne ben presto famosa per l’efferatezza
dei suoi delitti, commessi sotto l’effetto dell’hashish.
assatanato agg. (rom.) Indemoniato. || Parasintetico di Satana, nella Bibbia e nella tradizione cristiana, il principe dei
demoni, Lucifero (V. luciferino).
Assunta s.f. (est.) Il giorno (15 agosto) in cui è celebrata la
festa dell’Assunzione di Maria Vergine. || Da Assunta, attributo di Maria Vergine (V. marianisti), che si riferisce alla sua
Assunzione in cielo con l’anima e col corpo, avvenuta alla
morte.
astigiano s.m. Nome delle monete d’argento coniate dal
comune di Asti dalla seconda metà del sec. XII al XIV. || Dal
nome della città di Asti.
astrakan (o astracan) s.m. 1 Pelliccia nera e ricciuta, ottenuta dal vello dell’agnellino di razza karakul, sacrificato pochi giorni dopo la nascita. 2 Tessuto di lana imitante la pelliccia omonima. || Dal nome della città russa di Astrachan
(scritto anche Astrakan), sul Volga, dove veniva prodotta
tale pelliccia.
atanasiano agg. simbolo – Il Credo, attribuito tradizionalmente (sinodo di Autun, 670) a sant’Atanasio. || Dal nome
di sant’Atanasio di Alessandria o il Grande (295 ca.-373),
padre e dottore della Chiesa. Vescovo di Alessandria, si
batté contro gli ariani, difendendo i dogmi niceni. Le lotte religiose lo costrinsero cinque volte all’esilio. Ritornato
definitivamente ad Alessandria nel 366, vi rimase fin alla
morte. Le sue numerosissime opere, di carattere teologico,
sono tutte vivacemente polemiche. Fu sostenitore della realtà della redenzione e della consustanzialità delle persone
della Trinità.
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I nomi comuni derivati da nomi propri
atellana s.f. Antica farsa di origine osca, caratterizzata da
maschere fisse e spirito salace e grossolano, introdotta nella letteratura latina nel sec. I a.C. || Dal nome di Atella, antica
città degli Osci, tra Capua e Napoli (oggi Orta di Atella, in
provincia di Caserta).
ateneo s.m. Istituto di istruzione superiore, di indirizzo
scientifico, letterario, artistico; accademia, università. || Tramite il greco Athénaion “tempio di Atena”, istituto di istruzione superiore fondato in Roma dall’imperatore Adriano.
Nella mitologia greca, Atena (che i Romani identificheranno con Minerva), balzata tutta armata dal cervello di Zeus,
rapprresentava una divinità guerriera, amante però della
guerra ispirata a giustizia e condotta con intelligenza. Era
anche una divinità savia, casta e gelosa della propria verginità.
ateo s.m. e agg. Chi (o Che) nega l’esistenza di Dio. || Dal
greco átheos, composto di a- privativo e theós “dio”.
atlante s.m. Raccolta sistematica di carte geografiche per
consultazione e studio. || Dal nome di Atlante. Titano della
mitologia greca, nelle estreme regioni occidentali, presso le
Esperidi, sosteneva il cielo per mezzo di colonne poggianti
sul suo corpo (secondo Omero) o direttamente col capo e
con le mani (stando a Esiodo). Tale fatica era la pena inflittagli da Zeus per il tentativo fatto con gli altri Titani di dare
la scalata al cielo. – Atlante era raffigurato sulla copertina
della famosa raccolta cartografica di Gerhard Mercatore del
1595.
atlantico agg. Dell’oceano Atlantico. || Da Atlante, catena
montuosa dell’Africa nordoccidentale, così denominata la
prima volta da Erodoto.
Attalisti s.m. pl. Componenti di un’antica corporazione religiosa, fondata in Pergamo sotto Attalo II, per il culto dei
re pergameni. || Dal nome di Attalo II, re di Pergamo. Alla
morte del fratello Eumene II (159 a.C.), divenne tutore del
nipote e di fatto re fin al 138.
atticismo s.m. Nell’antichità greco-romana (sec. I a.C.), indirizzo letterario e retorico che propugnava uno stile sobrio
e limpido, a imitazione degli scrittori attici classici. || Dal
nome dell’Attica, antica regione storica della Grecia orientale in cui nel periodo dal 500 ca. al 323 a.C. la cultura greca
ebbe il suo massimo centro in Atene.
Attila s.m. (anton., anche scherz.) Uomo feroce, distruttore
spietato. || Da Attila, re degli Unni dal 434 al 453; fino al 445
ca. col fratello Bleda da lui ucciso. Crudele e rapace ingannatore nell’Edda (leggenda di origine franca, dove tende
l’inganno ai Burgundi, fratelli di sua moglie Gudhurn); nobile e ospitale nei Nibelunghi (leggenda di origine ostrogota, in cui diventa strumento della vendetta di Crimilde sui
fratelli che le hanno ucciso Sigfrido); nella tradizione cristiana è un selvaggio conquistatore, soprannominato per
la sua opera di devastazione il Flagello di Dio.
au-dessus de la mêlée loc. avv. Al di fuori della lotta e delle competizioni, in una posizione di assoluta imparzialità
e serenità di giudizio. || Locuzione francese, propriamente
“Al di sopra della mischia”, titolo del libro (1916) in cui lo
scrittore francese Romain Rolland, Premio Nobel nel 1915,
raccolse i suoi articoli sulla guerra, vista nella cruda realtà,
al di là di ogni sentimentalismo nazionalistico. Questo titolo divenne motto significativo dell’imparzialità e della serenità di giudizio nello studio della prima guerra mondiale e
poi di ogni questione in genere.
audiani s.m. pl. Setta (fondata dopo il 325) di asceti dissidenti del Medio Oriente, antropomorfiti in teologia e quar-
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todecimani nella questione della Pasqua; sopravvissero sin
alla fine del sec. V. || Dal nome del fondatore, Audio (-372).
Confinato da Costantino nella Scizia il maestro, i discepoli
lo seguirono, evangelizzando i Goti.
augustale s.m. Moneta d’oro fatta coniare nel 1231 dall’imperatore Federico II di Svevia, con l’effigie laureata dell’imperatore sul rovescio. || Dal nome di Caio Giulio Cesare
Ottaviano, detto Augusto (63 a.C.-14 d.C.), politico romano,
tradizionalmente considerato primo imperatore. Nipote di
Cesare, fu da costui adottato nel 45. L’anno successivo, con
l’uccisione dello zio, rivendicò i propri diritti di successione.
La battaglia di Azio (31) e il successivo suicidio di Antonio e
Cleopatra gli assicurarono il predominio incontrastato. Nel
29, celebrando il trionfo, dichiarò chiuso il periodo delle
guerre civili e avviò un intenso programma di riforme volte a dare un nuovo assetto politico e amministrativo allo
Stato, che fu la base dell’Impero fin alla crisi del sec. III. |
Stessa derivazione per 1 augusto agg. carta – Nome dato
dai Romani in onore di Augusto a una qualità di papiro, la
migliore, detta anche in Egitto ieratica (riservata per i libri
sacri) o regia. – Dal latino (charta) augusta. – 2 agosto s.m.
Ottavo mese dell’anno nel calendario civile. – Dal latino augustus (mensis) “(mese) augusto”, in onore dell’imperatore
Augusto.
augustano agg. confessione – Nome col quale si indica la
redazione degli articoli fondamentali della dottrina luterana, eseguita da Melantone nel 1530 e così chiamata perché
servì come testo nella dieta indetta da Carlo V ad Augusta
per il 20 giugno dello stesso anno. || Dal nome della città
tedesca di Augusta, nella Baviera.
augusto s.m. Pagliaccio del circo equestre che indossa un
abito da sera esageratamente largo e lungo, con altrettanto lungo gilè bianco e corti pantaloni neri, e recita la parte
dell’intruso e del maldestro. || Dal francese Auguste, nome
di un tipo di clown creato nel sec. XIX e divenuto poi numero immancabile in ogni spettacolo di circo equestre.
australiana s.f. Gara ciclistica di inseguimento su pista con
la partecipazione di tre o quattro corridori che partendo
da punti diversi, equidistanti tra loro, devono eseguire un
certo numero di giri nel minor tempo possibile. || Da australiano.
automedonte s.m. (anton., scherz.) Cocchiere; anche, autista. || Dal nome, Automedonte, del mitico amico e auriga di
Achille. Nell’Iliade, accompagna Patroclo a combattere per
l’ultima volta contro i Troiani. Secondo la leggenda posteriore, fu poi auriga di Neottolemo.
avana s.m. Colore nocciola scuro, caratteristico del tabacco
omonimo. || Dal nome dell’Avana, capitale della Repubblica di Cuba.
avemaria (o ave maria, avemmaria) s.f. Preghiera alla Madonna (V. madonna), composta, nella prima parte, dalle parole di saluto a lei rivolte dall’arcangelo Gabriele, secondo il
racconto evangelico. || Dal latino ecclesiastico Ave Maria “ti
saluto, Maria”.
aventinismo s.m. Ogni astensione critica, o intransigente
opposizione nei confronti di un regime, di un sistema ritenuto illegale. || Da Aventino, nome del colle di Roma, tra il
Celio e il Palatino, dove, secondo la tradizione, nel 494 a.C. i
plebei si ritirarono per protesta contro i patrizi. Questo episodio passò poi a designare l’astensione dall’attività parlamentare attuata nel 1924, per protesta contro l’assassinio
di Giacomo Matteotti, dai partiti di opposizione al governo
Mussolini.
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I nomi comuni derivati da nomi propri
Averno s.m. (lett.) Inferno, oltretomba. || Dal nome del lago
Averno, in Campania, che occupa un cratere vulcanico dei
Campi Flegrei. Posto in una zona ricca di esalazioni solforose, veniva dagli antichi considerato l’ingresso agli Inferi.
averroismo s.m. Corrente della scolastica che, dalla seconda metà del sec. XIII a tutto il XVI, si rifaceva alla dottrina
aristotelica di Averroè, e soprattutto alla ricerca puramente razionale del vero, indipendente dalla fede religiosa, e
all’affermazione dell’intelletto unico per tutta l’umanità,
trascendente i singoli individui. || Dal nome di Averroè, versione latinizzata con la quale in Europa veniva chiamato il
grande filosofo e scienziato arabo di Spagna Abū l-Walīd
Muhammad ibn Rushd (1126-1198). È passato ai posteri
come il commentatore di Aristotele, di cui scrisse tre commenti tendenti a determinarne l’autentico pensiero liberandolo dalle interpretazioni mistico-platoniche. Il suo fine
infatti era quello di riportare la cultura a un atteggiamento
positivo nei riguardi della filosofia e della scienza.
avestico s.m. Antica lingua iranica in cui è scritto l’Avesta.
|| Da Avesta, complesso dei libri sacri dello zoroastrismo.
Fu scritto, secondo una tradizione leggendaria, da un discepolo di Zarathustra in una lingua convenzionalmente
chiamata avestico.
avicenniani (o avicennisti) s.m. pl. Nome di scolastici medievali che, nel commentare Aristotele, preferivano l’interpretazione di Avicenna a quella di Averroè. La filosofia di
Avicenna interpreta Aristotele in chiave neoplatonica alla
luce di prospettive religiose, determinando una continuità
tra Dio e il mondo che tende a superare il distacco suggerito dall’esperienza religiosa. || Da Avicenna, nome con cui
gli scolastici latini conobbero il filosofo e scienziato musulmano, di stirpe iranica, Abū ‘Alī Ibn Sīnā (980-1037), il più
grande pensatore del mondo arabo del sec. XI e autore di
un Canone di medicina in cui viene codificata tutta la scienza medica degli Arabi e degli antichi.
axel s.m. Nel pattinaggio artistico, figura che richiede l’esecuzione di un salto con una rotazione e mezzo in aria. ||
Voce inglese: dal nome del pattinatore artistico norvegese
Axel Paulsen (1855-1938), che ideò questa figura nel 1881.
ayatollah s.m. Tra i musulmani sciiti, designazione dei
grandi teologi, maestri e interpreti del Corano, in quanto
ritenuti intermediari tra il Profeta e l’uomo. || Adattamento
della pronunzia persiana dell’arabo āyat Allāh “segno, miracolo di Dio”.
azteco agg. e s.m. Relativo o appartenente alla popolazione indigena degli Aztechi. || Dall’indigeno Aztecatl “abitante di Aztlán”, la più potente tribù mesoamericana dei
Nahua. Sarebbe mossa verso il 1160 da un paese puramente mitico, Aztlán (“terra degli aironi” o “terra bianca”), per
giungere, dopo “venturose” peregrinazioni (narrate nelle
sue cronache favolose), nell’attuale valle di Messico. Rassicurata da un prodigio, avrebbe qui cominciato a costruire
la città omonima (1325).
azzeccagarbugli s.m. o f. (anton.) Avvocato da strapazzo e
disonesto; anche, persona intrigante. || Dal nome del (dottore) Azzeccagarbugli dei Promessi Sposi: il vile leguleio dal
quale si recò invano Renzo per chiedere protezione legale
contro le prepotenze di don Rodrigo.
B
baathista agg. Del Partito della Rinascita Socialista Araba,
al potere, in Siria, dal 1963; in Iraq, dal 1968 al 2003. || Dal
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nome del partito Baath che in arabo significa “rinascita,
resurrezione”, sorto nel 1953 dalla fusione del Partito della
Rinascita Araba, fondato a Damasco nel 1943, col Partito
Socialista Siriano.
babà (o babbà) s.m. Dolce di pasta soffice, a forma di fungo, inzuppato con uno sciroppo a base di rum o di cognac.
|| Dal francese baba, voce di origine polacca, propriamente “nonna, vecchia”. Ma qualcuno propende per un’altra
spiegazione. Il viaggiatore e orientalista francese Antoine
Galland (1646-1715) aveva da poco rivelato per primo al
pubblico europeo, tramite la sua traduzione in francese, le
Mille e una notte. Stanislao Leszczyński (1677-1766), con la
sconfitta di Poltava (1709) di Carlo XII di Svezia che lo aveva fatto riconoscere re di Polonia, si rifugiò in Alsazia dove
visse oscuramente fin a quando, per aver avuto la fortuna
di diventare suocero di Luigi XV, fu acclamato re dalla nobiltà. Fu proprio durante l’esilio che Stanislao, dedicandosi
alla cucina per ingannare il tempo, ebbe l’idea di chiamare
quel suo dolce col nome del protagonista della novella (Alì)
Babà (e i quaranta ladroni).
babau s.m. Mostro immaginario che si nomina per mettere paura ai bambini. || Voce onomatopeica, imitativa della
voce del Bau “pauroso essere fantastico”. | Stessa derivazione per baco s.m. (tosc.) nella locuzione fare –, fare – –
(scherz.) Giocare a nascondersi e far capolino all’improvviso, per spaventare o divertire i bambini.
babele (o babilonia) s.f. Luogo pieno di trambusto e confusione. || Dal nome di Babele o Babilonia, antica città della
Mesopotamia (odierno Iraq). Secondo il racconto della Genesi, gli abitanti di Sennaar decisero di costruire una città e
una torre così alta da raggiungere il cielo. Dio però punì tale
superbia confondendo le loro lingue. Fu così interrotta la
costruzione della città che prese il nome di Babele, ovvero
“confusione”; mentre gli uomini si dispersero per il mondo.
babilano (o babbilano) s.m. Chi è incapace a compiere la
copula. || Dal nome di un certo Babilano (1639-1686) del
ramo genovese della nobile famiglia dei Pallavicini, la cui
causa di annullamento di matrimonio per impotentia coeundi fece a suo tempo molto scalpore.
babismo s.m. Movimento religioso ottocentesco sorto in
Persia nell’ambito dell’Islamismo sciita e fondato sull’annuncio di una nuova legge profetica, avversando la corruzione dei costumi, l’accattonaggio, la poligamia. || Dall’arabo Bāb “porta”, titolo assunto nel 1844 dal fondatore del
movimento, Ali Muhammad di Shīrāz (1819-1850), per designare la propria missione di intermediario tra gli uomini
e l’Imam.
babuvismo (meno comune gracchismo) s.m. Dottrina rivoluzionaria dei seguaci di Babeuf che si ispirava ai principi
del Manifesto degli Eguali di Maréchal per la riforma della
società partendo dall’abolizione della proprietà terriera.
|| Dal nome del rivoluzionario francese François-Noël Babeuf (1760-1797). In carcere conobbe Filippo Buonarroti
col quale organizzò la fallita congiura degli eguali contro il
Direttorio. Condannato alla ghigliottina, prima di salire sul
patibolo tentò il suicidio pugnalandosi. Gracchismo invece
deriva dallo pseudonimo di Babeuf, Gracchus.
baby-doll s.m. Indumento femminile da notte composto
da camiciola corta e mutandine. || Voce inglese, propriamente “piccola bambola”: dal titolo dell’omonimo film
(1956) del regista statunitense di origine greca Elia Kazan in
cui la protagonista, Carol Baker, indossava tal indumento.
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