il Viaggio - Centro Culturale mir

Transcript

il Viaggio - Centro Culturale mir
SOMMARIO
Editoriale
1
La storia della nostra associazione
Da ITALIA-URSS al MIR: gli anni ’80
2
Il viaggio nelle lingue: parole e verbi in movimento
5
Il viaggio di Odisseo in Omero e in Dante
20
Il viaggio nella letteratura e nella filosofia
22
Diario di Viaggio: A Mosca! A Mosca!
25
Conferenza: Canaletto. Venezia e i suoi splendori
29
I venerdì del Centro Culturale MIR 2008/2009
34
Gli appuntamenti culturali MIR 2008/2009
35
Le gite e le visite culturali del Centro Culturale MIR 2008/2009
36
Sedicesima Mostra MIR 5 – 19 giugno 2009
38
I nostri prossimi appuntamenti
40
EDITORIALE
Una rivista del Centro Culturale MIR: un’idea interessante, un’iniziativa impegnativa, un progetto ambizioso…
Queste sono state le prime reazioni all’annuncio della decisione di intraprendere la nostra nuova avventura:
dare vita a una rivista che rispecchiasse l’attività della nostra associazione, e soprattutto potesse essere un
ulteriore e più articolato momento di incontro per tutti i soci e non solo per i soci.
Perché nasce questa rivista? Da tempo accarezzavamo l’idea di creare uno strumento che ci permettesse di
essere ancora più vicini ai nostri soci. I progetti erano tanti, ma evidentemente i tempi non erano ancora
maturi per concretizzarli. Poi, nella primavera scorsa, l’esigenza si è fatta più pressante, l’entusiasmo e la
voglia di fare sono diventati realtà.
Abbiamo deciso di intitolare la nostra creatura “Mondi a confronto”. Il nome del nostro Centro Culturale “Mir”,
come ben sapete, è una parola russa che significa “pace” e “mondo”, nei nostri intendimenti voleva e vuole
continuare ad essere un augurio di pace a tutto il mondo.
Tra gli scopi principali della nostra associazione c’è il confronto con diverse culture e diverse esperienze,
momento importantissimo, imprescindibile per la nostra vita e per la nostra crescita culturale e personale. Lo
Statuto del Centro Culturale Mir recita: “Il Centro Culturale Mir ha quale scopo sociale la promozione e lo
sviluppo di attività ed iniziative finalizzate alla conoscenza e alla diffusione della cultura in tutti i campi,
nonché lo sviluppo e l’approfondimento di rapporti di amicizia e di conoscenza reciproca tra i soci” (Art. 2).
Dall’incontro e dal confronto costruttivo di idee ed esperienze nasce l’idea del titolo della rivista. “Mondi a
confronto” significa infatti conoscere altre realtà, non necessariamente lontane nel tempo o nello spazio, e
attraverso la conoscenza e lo scambio proficuo di idee, giungere a un modo migliore di studiare, lavorare,
vivere.
Iniziamo con l’apporto degli insegnanti del Mir, che in questo primo numero hanno profuso i propri sforzi per
varare l’iniziativa nel miglior modo possibile. Ma per i prossimi numeri aspettiamo con piacere anche i
contributi dei soci che vorranno partecipare e aiutarci con i loro interventi a far crescere la nostra rivista.
Il tema che fa da filo conduttore a questo primo numero è il Viaggio, inteso in tutte le sue accezioni sia
concrete che ideali. Abbiamo scelto questo tema così evocativo e carico di significati proprio per esprimere al
meglio la nostra vitalità e il nostro desiderio di conoscere. Cosa c’è di meglio di un viaggio, infatti, per
confrontarsi con altre culture? La passione ci guida alla scoperta di mondi nuovi, di paesi e di città
sconosciute, la brama di sapere e di sperimentare nuove esperienze ci porta lontano dai nostri percorsi
consueti, fuori dal nostro piccolo universo quotidiano, per farci diventare più forti, più consapevoli della nostra
avventura umana.
Troverete innanzi tutto un “viaggio” alla scoperta della storia della nostra associazione, delle sue radici più
profonde, della sua nascita e della sua costituzione, e in seguito, nei prossimi numeri, delle varie
trasformazioni avvenute nel corso degli anni.
Il pezzo forte di questo primo numero è costituito da un’articolata indagine etimologica e lessicale dei termini
relativi al viaggio, al viaggiare e al movimento nelle varie lingue insegnate al Mir.
E ancora, potrete leggere un’analisi del mito di Ulisse in Omero e in Dante, e un’indagine del significato del
viaggio nella letteratura e nella filosofia.
La rivista ospiterà alcune rubriche fisse: la prima, dedicata ai racconti di viaggio in una città visitata dai soci,
in questo primo numero è decisamente pertinente al tema ed è dedicata al viaggio a Mosca effettuato nello
scorso mese di gennaio da un gruppo di soci nonché allievi dei nostri corsi di russo; la seconda sarà
dedicata ad approfondire il contenuto di una conferenza de “I venerdì del Centro Culturale Mir”, e in questo
numero vede l’intervento di Emanuela Fortuna riguardante il Canaletto.
In conclusione troverete notizia delle iniziative più importanti realizzate nello scorso anno e un cenno ad
alcuni appuntamenti futuri dei prossimi mesi.
Ci auguriamo di avere fatto cosa gradita e soprattutto che questa rivista possa diventare davvero un
momento di incontro, un appuntamento fisso irrinunciabile per i nostri soci e per gli amici del Centro Culturale
Mir.
Un ringraziamento specialissimo a Giancarla Vercellini, insostituibile nella realizzazione della parte grafica e
dell’editing, e a lei e a Emanuela Fortuna per il fondamentale apporto di idee e per il prezioso contributo
operativo. Un grosso grazie anche a Fabrizio Francato per la realizzazione della copertina.
Buona lettura!
Cristina Avogadro
-1-
LA STORIA DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE
Da ITALIA-URSS al MIR: gli anni ‘80
di Cristina Avogadro
D
ove affondano le radici della nostra associazione? Forse non tutti sanno che
la sua nascita risale a un passato ormai si può dire lontano: il primo nucleo
infatti sorse nel 1982 ad opera di Arleziano Testoni, figura carismatica dalle
spiccate doti umane di simpatia, affabilità e generosità, formidabile organizzatore di
viaggi nelle repubbliche dell’allora Unione Sovietica.
L’Associazione si chiamava Italia-URSS: il suo
autonoma, la sede divenuta poi “storica” di Via
scopo era proprio far conoscere la realtà culturale
Mossotti 8.
russa e sovietica in Italia e in particolare a Novara,
In quei primissimi anni di attività, prima di
nonché favorire l’incontro e l’amicizia tra i due
conquistarci una sede, eravamo ospiti presso
popoli.
l’Arci di Novara, che allora si trovava in Via dei
All’epoca io frequentavo l’università, studiavo per
Cattaneo, e l’unico nostro bene era un armadietto
specializzarmi in lingua e letteratura russa, ero
bianco con le vetrinette, che ospitava libri russi e
appena tornata dal mio primo viaggio-soggiorno in
alcuni oggetti dell’artigianato russo: le matrioske, i
Unione Sovietica. Ero una studentessa entusiasta,
vassoi e gli scialli dai colori vivaci attiravano la
innamorata della lingua e della letteratura russa, e
curiosità di tutti. Mi piace ricordare spesso
ancor di più del popolo e delle sue profondissime
quell’armadietto, perché può essere considerato a
doti di umanità e di ospitalità. Per questo accolsi
buon diritto il primo piccolo nucleo, concreto e
subito con gioia la proposta di prendere parte al
nello stesso tempo simbolico, della nostra vita
progetto, che sembrava allora quasi una sfida, di
associativa, un minuscolo seme da cui sono
diffondere la cultura e la lingua russa nella nostra
germogliati in seguito i fiori della nostra attività.
città. Ho sempre amato le sfide, non per niente
L’armadietto esiste ancora, un po’ sbiadito e
avevo
ammaccato, e infatti lo abbiamo messo in cantina,
scelto
il
russo
come
lingua
di
specializzazione all’università…
ma sta lì a ricordarci da dove siamo partiti, a
Elisa Cadorin partecipò inizialmente a questa
rammentarci che abbiamo fatto tanta strada
bellissima avventura, era già laureata e “reduce”
perché abbiamo proceduto con misura, a passi
da un lungo soggiorno di studio in Unione
piccoli
Sovietica. Ma poi decise di trasferirsi a Mosca e
associativi, sempre mossi dalla passione e dalla
l’onere (o meglio l’onore) dell’insegnamento del
voglia di fare.
russo ai novaresi passò dunque subito a me.
Negli anni ’80 l’Unione Sovietica era ancora per i
Nel
più un oggetto misterioso, e grandi erano il nostro
1984
ci
dell’Associazione
fu
la
costituzione
Italia-URSS,
nel
ufficiale
ma
entusiasmo
1986
sicuri
e
la
nel
perseguire
nostra
energia
gli
nel
scopi
voler
diffondere la cultura e la lingua russa nella nostra
l’inaugurazione della nostra prima vera sede
-2-
con
georgiana di Signachi. Il deputato georgiano
pregiudizio e per noi si trattava di superare
Vachtang Esvandja, abile organizzatore e brillante
invisibili
la
oratore, divenne un nostro grande amico. Nei suoi
conoscenza della realtà di questo immenso
frequenti soggiorni in Italia ebbi l’onore di essere
paese. La lingua russa poi suscitava quasi un
la sua interprete, e sicuramente ho imparato molto
timore reverenziale, l’alfabeto cirillico sembrava a
stando accanto a lui, non da ultimo è stato per me
molti un ostacolo insormontabile, ma sicuramente
un grande maestro di brindisi… Infatti i georgiani
possedeva
mondi
hanno una tradizione conviviale antichissima che
sconosciuti e affascinanti da esplorare. La nostra
prevede in una cena di gala interventi numerosi e
attività
particolarmente
città.
Spesso
l’URSS
barriere
il
per
fascino
aveva
veniva
guardata
permettere
di
dunque
almeno
dischiudere
un
aspetto
un
po’
sentiti
da
parte
di
tutti
i
pionieristico, la qual cosa ci galvanizzava e dava
commensali, guidati da un capotavola in qualità di
un sapore speciale alle nostre giornate. Ognuno di
autentico cerimoniere. Vachtang era perfetto in
noi dedicava con entusiasmo il proprio tempo
questo ruolo, e anche in tutte le occasioni ufficiali
libero all’associazione, per il solo piacere di
a cui prendevamo parte sapeva trasmettere prima
costruire qualcosa in cui credeva fortemente.
di tutto il cuore, coniugando rigore intellettuale e
Molteplici furono le iniziative a cui ci dedicammo
schiettezza di modi. Anche a lui ci siamo ispirati
in quei primi anni di vita dell’associazione: incontri
nell’istituire e mantenere viva nel corso degli anni
con
la tradizione di incontri conviviali della nostra
delegazioni
sovietiche,
conferenze
di
associazione.
giornalisti russi su temi di attualità, mostre di pittori
sovietici alla Saletta Albertina, mostre fotografiche
e di artigianato russo e ucraino, spettacoli di
balletti russi classici e folkloristici (ogni anno a
Ferragosto in Piazza Martiri), i convegni di
microchirurgia dell’occhio dell’Istituto del professor
Fjodorov, le conferenze di storia e di letteratura
russa alla Saletta Albertina… Iniziammo allora la
tradizione di incontri conviviali che poi si è
mantenuta intatta negli anni, con un numero
sempre più grande di partecipanti, uniti dalla
voglia
di condividere
un percorso comune.
Ricordiamo con trasporto le cene dell’8 marzo di
quegli anni, rallegrate dai mazzetti di mimose
preparati personalmente dal nostro Presidente
Testoni. Organizzavamo tantissimi viaggi, ideando
Arleziano Testoni (a sinistra) e Vachtang Esvandja
e proponendo diversi itinerari a cui aderivano
centinaia di partecipanti desiderosi di andare a
vedere
da
vicino
il
gigante
Con l’avvento di Gorbacev ci fu un’impennata
sovietico.
nell’interesse e nella curiosità per l’URSS, e noi ci
Promuovevamo incontri ufficiali con delegazioni di
trovammo sommersi di richieste di organizzare
partigiani della Repubblica sovietica di Georgia,
corsi, viaggi, incontri. La nostra attività cresceva e
attraverso varie iniziative volte a celebrare il
gemellaggio
di
Belgirate
con
la
il numero dei soci iniziava ad aumentare.
cittadina
-3-
Quanti volti, quanti amici si sono avvicendati negli
interessanti mostre o nuovi appassionanti viaggi,
anni! Alcuni condividono ancora oggi la nostra
momenti esaltanti di gratificante soddisfazione per
avventura associativa: Mina Mazzotti è con noi fin
un’iniziativa ben riuscita e momenti difficili di crisi
dall’inizio,
entusiasta,
da superare sempre uniti. Ogni volta che si
sempre pronta a dare una mano, a suggerire idee
andava in URSS tutti gli amici russi e georgiani
e proposte nuove. E’ stata tra i primi a dedicarsi
aspettavano il nostro Presidente con impazienza,
allo studio del russo, in quegli anni ’80 che
perché sapevano che avrebbe preparato loro
sembrano così lontani, quando chi decideva di
gustosissimi piatti di spaghetti alla bolognese. Era
intraprendere lo studio di questa lingua era
diventato per lui quasi un rito, indossare il
sempre motivatissimo: non solo l’interesse e la
cappello da cuoco e mettersi in cucina a trafficare
curiosità erano molto forti, ma c’era anche la
con enormi pentoloni… Il problema talvolta era
volontà di distinguersi dagli altri, la voglia di
trovare un colapasta! Non dimenticheremo mai il
andare alla conquista di un mondo “diverso”, da
nostro Presidente fondatore: la sua inesauribile
noi
instancabile,
energica,
desiderio
di
energia e la sua prorompente carica umana ci
russa”.
E
accompagnano tuttora nel nostro cammino, e
Gianna,
continueranno ad accompagnarci negli anni a
Doriano, Paola, Eugenio. Tutti avevano iniziato
venire. Sentiremo sempre echeggiare dentro di
studiando il russo, ma anche dedicandosi a far
noi la sua parlata schietta e vigorosa, il suo
crescere
nostra
incoraggiamento a non desistere nei momenti
associazione, a farla diventare sempre più un
difficili, il calore e la spontaneità che davano un
luogo dove i soci sono amici che si ritrovano
tocco speciale a tutto il suo lavoro organizzativo
perché condividono la visione della vita, perché
dedicato all’associazione.
sicuramente
idealizzato,
conoscere
la
“misteriosa
continuano
a
seguirci
e
a
il
anima
anche
migliorare
oggi
questa
hanno interessi comuni, ma soprattutto perché
hanno voglia di stare insieme.
E a tutti dava la carica il nostro Presidente,
Arleziano
Testoni,
detto
Luciano
e
anche
“Cianen”, come lo chiamavano fin da ragazzino
nel suo amato paese di Galliera in provincia di
Bologna, che con il suo inconfondibile accento
emiliano e i suoi modi schietti sapeva arrivare
sempre al cuore di tutti. Nel corso degli anni tanti
soci e amici hanno avuto la possibilità di
conoscerlo da vicino e di apprezzare la sua
Testoni prepara i suoi famosi spaghetti agli amici russi
grande energia, il suo estro, la creatività e la
passione che metteva in tutte le cose. E’ stato
sicuramente una grande personalità, di quelle che
All’inizio degli anni ’90, con l’imprevisto e
lasciano un segno, non soltanto dal punto di vista
repentino
dei risultati della sua attività, ma anche dal punto
cambieranno gli scenari internazionali e anche la
di vista personale. Nei ricordi affiorano tanti
nostra associazione dovrà decidere di darsi un
momenti intensi passati insieme, giornate e serate
assetto nuovo: ma questo sarà l’argomento della
trascorse
prossima puntata.
fianco
a
fianco
a
organizzare
-4-
crollo
dell’Unione
Sovietica,
IL VIAGGIO NELLE LINGUE: PAROLE E VERBI IN MOVIMENTO
U
n percorso di analisi e di ricerca tra le varie lingue, indoeuropee e non, che
costituiscono
materia
di
insegnamento
al
Centro
Culturale
Mir.
Fulcro
d’indagine: il tema del viaggio. Una sfida appassionante, subito raccolta da
tutti con entusiasmo. Iniziando fin da ora a giocare con le parole, potremmo dire di
avere intrapreso il nostro piccolo viaggio nel viaggio.
La nostra ricerca ci offre spunti interessanti di riflessione sul rapporto tra cultura e
lingua,
e
sull’ipotesi,
avanzata
da
alcuni
studiosi,
dell’interconnessione
tra
la
mentalità di una nazione e la struttura grammaticale della sua lingua.
UN VIAGGIO NELL’ANIMA
mezzo di trasporto in più direzioni, o abitualmente,
come vedremo più avanti.
(MA NON SOLO)
Se vogliamo augurare a un russo Buon viaggio
diciamo «Счастливого пути» (Sčastlivogo puti),
di Cristina Avogadro
usando il sostantivo путь (put’, che qui si trova al
genitivo, essendo sottinteso il verbo “желать”
La lingua russa, che appartiene al gruppo delle
želat’, augurare), viaggio inteso anche come
lingue slave orientali unitamente a ucraino e
cammino, percorso, tragitto: abbiamo ad esempio
bielorusso, possiede un’eccezionale ricchezza
in Puškin il verso «Мой путь уныл» (“Moj put’
stilistica e morfologica, che consente di esprimere
unyl”, da “Elegia”, 1830), tradotto magistralmente
un pensiero o un’emozione attraverso una gamma
da Giovanni Giudici con “E’ triste il mio sentiero”.
pressoché infinita di sfumature.
Compare qui l’accezione del viaggio come ricerca
Se iniziamo ad analizzare la traduzione in russo
di una meta, nel contempo aspirazione alla vita e
del sostantivo “viaggio” notiamo subito l’ampio
ventaglio
di
possibilità:
(putešestvie),
viaggio
da
nella
alla libertà, ma anche desiderio di pace e di
путешествие
sua
riposo.
accezione
La nostra indagine etimologica ci conduce poi a
generale, soprattutto con significato esplorativo
(“кругосветное
putešestvie
поездка
путешествие”
scoprire un interessante sostantivo strettamente
krugosvetnoe
imparentato con “путь”: si tratta di “спутник”
è il viaggio intorno al mondo) a
(poezdka),
viaggio
inteso
(sputnik), che significa sia compagno di viaggio
come
(che però si può tradurre anche con “попутчик”
spostamento, trasferimento, ma anche come
poputčik, proseguendo nel gioco infinito del
“giro”, ad esempio “деловая поездка” (delovaja
rimando ai sinonimi) che satellite.
poezdka) viaggio d’affari, o “туристическая
поездка”
(turističeskaja
poezdka)
Ritornando all’analisi delle varianti di traduzione
viaggio
per
turistico. Il sostantivo “поездка” è strettamente
il
sostantivo
“viaggio”,
non
possiamo
dimenticare che accanto a “путь”, in un ideale
legato al verbo “ездить” (ezdit’), andare con un
percorso di viaggio metaforico, di crescita e di
-5-
conoscenza di se stessi, abbiamo anche дорога
verbo pluridirezionale, che invece denota il
(doroga), che significa sia “cammino” che “strada”.
movimento in più direzioni, il moto ripetuto e
Sempre Puškin ci ha lasciato la bellissima lirica
abituale, o, nel passato, l’azione di andata e
intitolata «Зимняя дорога» (“Zimnjaja doroga”),
ritorno. Ad esempio diciamo “сейчас я иду
“Viaggio d’inverno” nella traduzione ancora una
домой” sejčas ja idu domoj, ora vado a casa (a
volta incisiva e sapiente di Giudici: la strada intesa
piedi), ma “каждый день я хожу на работу”
come cammino da percorrere, lungo viaggio
každyj den’ ja chožu na rabotu, ogni giorno vado
invernale attraverso le nebbie e le immense
al lavoro (sempre comunicando che ci vado a
steppe innevate, ma anche attraverso il tempo e
piedi), dove хожу (chožu) è la prima persona
l’anima.
singolare del presente del verbo ходить (chodit’,
E il primo verso di una celebre poesia di un altro
verbo pluridirezionale del verbo идти, idti). Lo
grande poeta, Michail Lermontov, contemporaneo
stesso verbo ходить, usato al passato, può
di Puškin, recita «Выхожу один я на дорогу»
indicare un movimento di andata e ritorno: “вчера
(“Vychožu odin ja na dorogu”), “Solitario io esco
я ходил в кино” včera ja chodil v kino, ieri sono
sulla strada”, dove compaiono sia il verbo выхожу
andato al cinema. Abbiamo infatti una nutrita serie
(vychožu, prima persona singolare del presente di
di coppie verbali (ricordiamo per brevità soltanto le
выходить vychodit’, uscire) che il sostantivo
prime due: идти-ходить idti-chodit’ andare a piedi,
дорога (doroga, all’accusativo perché denota
ехать-ездить echat’-ezdit’ andare con un mezzo
moto a luogo), proiettandoci così nel multiforme
di terra), in cui il primo verbo si utilizza per
mondo
capitolo
esprimere il movimento preciso in una direzione,
straordinariamente ricco della grammatica russa,
mentre il secondo può indicare sia il movimento
come ben sanno gli studenti che si cimentano con
reiterato e abituale, che il moto in diverse
lo studio di questa lingua e che si trovano a
direzioni.
dedicare
Ognuna di queste coppie verbali (di verbi
dei
verbi
grande
di
moto,
un
energia
e
impegno
nell’apprenderne la formazione e l’uso.
unidirezionali e pluridirezionali) dà poi origine ad
Basti ricordare che, accanto ai verbi fondamentali
altre coppie, cosiddette aspettuali, mediante
(idti) e ехать (echat’) (che indicano
l’aggiunta di prefissi. I prefissi più comunemente
rispettivamente andare a piedi e andare con un
usati sono molti. Ricordiamo innanzi tutto в che
mezzo), abbiamo una ricca serie di verbi che
indica entrata e вы che indica uscita (e questi
denotano il movimento in aria, in acqua, la corsa
prefissi andranno a formare ad esempio i verbi
(лететь, плыть, бежать – letet’, plyt’, bežat’), ma
входить-войти
anche il vagare muovendosi piano e senza uno
выходить-выйти vychodit’-vyjti uscire a piedi;
scopo determinato “брести” (bresti), per citare
ricordiamo l’esempio precedentemente citato del
uno tra i numerosi e significativi esempi della
verso di Lermontov “Выхожу один я на дорогу”),
grande ricchezza lessicale che incontriamo nella
при che denota l’arrivo e у la partenza (ed ecco
lingua
i verbi приходить-прийти prichodit’-prijti arrivare a
идти
russa
per
esprimere
il
concetto
di
vchodit’-vojti entrare a piedi,
priezžat’-priechat’
movimento.
piedi,
Tutti i verbi appena citati appartengono alla
arrivare con un mezzo), ma abbiamo anche по
categoria dell’unidirezionalità, cioè esprimono il
che può significare inizio del movimento, за che
movimento in una sola direzione ben precisa e
conferisce al verbo di moto il significato di “fare un
definita. Ognuno di essi ha poi un corrispettivo
salto, fare una deviazione rispetto al movimento
-6-
приезжать-приехать
principale” (“По дороге в магазин я зайду к
semplicemente l’avvicinamento al luogo indicato.
тебе” po doroge v magazin ja zajdu k tebe,
Da notare che nelle tre varianti abbiamo anche tre
andando al negozio farò un salto da te, dove la
differenti preposizioni, con i relativi casi, per
meta del moto è il negozio, e il verbo зайти zajti
tradurre il complemento di moto a luogo “a
assume anche il significato di “fare una breve
Mosca”.
visita” oltre a quello di moto eseguito strada
Anche nell’esprimere il moto e le sue mille
facendo; infatti abbiamo proprio l’espressione “по
sfumature, vediamo dunque quell’approccio al
дороге” po doroge, dove ritroviamo la parola
dettaglio
дорога doroga, qui nella sua accezione più
riflessione e quel melanconico fatalismo che da
concreta).
sempre caratterizzano il popolo russo, proteso a
Qualche altro esempio di prefisso: до che indica
scandagliare le più riposte pieghe della nostra
“arrivare fino a un determinato punto, raggiungere
avventura di vita. Concludendo la nostra breve
un
от
analisi possiamo affermare che, sulla base di
“allontanarsi da”, пере “passare attraverso”, ma
quanto sopra esposto, si nota in effetti una
anche “cambiare, trasferirsi” (ad esempio “мы
profonda connessione tra il carattere nazionale e
перешли через мост” my perešli čerez most,
la
abbiamo attraversato il ponte, ma “мы переехали
Nell’universo semantico russo viene dato un
в другой город” my pereechali v drugoj gorod, ci
grande risalto all’emotività: i russi sottolineano le
siamo trasferiti in un’altra città), e potremmo
emozioni e possiedono una grande ricchezza di
continuare ancora a lungo. Senza dimenticare che
mezzi per esprimerle.
le coppie ottenute coi prefissi vanno a far parte
Infine
della grande categoria dei verbi perfettivi e
esempio dell’uso della parola “дорога” (doroga)
imperfettivi. Ma questo sarebbe l’inizio di un’altra
che ci restituisce bene l’immagine del “viaggio”
ben più impegnativa riflessione.
attraverso l’anima. Prima di partire per un lungo
certo
Abbiamo
limite”,
così
под
struttura
vogliamo
grammaticale
citare
un
profondità
della
altro
di
lingua.
significativo
viaggio, all’atto del congedo con familiari e amici, i
nell’esprimere l’azione del movimento, e le
russi ancora oggi, seguendo un’usanza che risale
numerose sfaccettature ci rimandano talvolta
all’antichità, sono soliti dirsi «Посидим перед
anche a punti di vista differenti, quando usando un
дорогой» (posidim pered dorogoj) che possiamo
prefisso
tradurre con “stiamo un pochino qui seduti prima
un
estrema
a”,
quella
diversificazione
o
una
“avvicinarsi
minuzioso,
aspetto
verbale
diverso
e
del viaggio”. Quasi un rito, stare seduti qualche
personale del nostro spostarci o viaggiare. Per
minuto in silenzio per raccogliere le idee e
esprimere la frase “siamo arrivati a Mosca”
imprimere i ricordi prima di partire, e soprattutto
possiamo dire «мы приехали в Москву» (my
per augurare alla persona cara che sta per partire
priechali v Moskvu) e in questo caso vogliamo
un viaggio sereno e favorevole. «Посидим перед
sottolineare l’arrivo alla meta, lo scopo del nostro
дорогой»…
viaggio, ma possiamo dire anche «мы доехали
tradizione popolare russa giunga dunque un
до Москвы» (my doechali do Moskvy) indicando
augurio speciale anche a voi lettori: possiate
questa volta soprattutto il limite, il punto raggiunto,
intraprendere un meraviglioso e appassionante
senza dare informazioni sullo scopo del moto,
viaggio leggendo la nostra rivista… ma soprattutto
come pure «мы подъехали к Москве» (my
assaporando la vita.
comunichiamo
una
sfumatura
particolare
pod’echali k Moskve) mettendo in evidenza
-7-
Attraverso
queste
parole
della
indicano con precisione a quale punto del viaggio

mi trovo (ab- per la partenza, an- per l’arrivo o la
partenza, zurück- per il ritorno e così via), quale
tipo di viaggio sto facendo e la direzione da o
CHI FA UN VIAGGIO HA QUALCOSA
verso la quale mi muovo (durch- per il passaggio
DA RACCONTARE
da un luogo, hin- o her- per la direzione verso o da
“Wenn einer eine Reise tut, so kann es was
un luogo, nach- seguendo qualcuno, aus- fuori o
erzählen”
all’estero).
Un romantico modo di spostarsi a piedi lo si
di Giancarla Vercellini
ritrova
scrittore
Nachtlied”
poesia
(Canto
di
Goethe
notturno
del
vagare, il fare passeggiate sui Wanderwege, ossia
“Chi fa un viaggio ha qualcosa da raccontare”,
lo
della
viandante). Wandern è un verbo che indica il
erzählen” - Matthias Claudius
diceva
titolo
“Wanderers
“Wenn einer eine Reise tut, so kann es was
così
nel
illuminista
sui sentieri segnati sulle Alpi o nelle brughiere e
Matthias
nei boschi, dove il percorso della passeggiata è
Claudius. In effetti per un tedesco il viaggiare è
solitamente
legato al conoscere da due verbi di uso comune:
più
importante
della
meta
da
raggiungere. In effetti, diversamente dai già citati
uno è erfahren, ossia venire a conoscenza di
fahren, gehen e reisen, wandern normalmente
qualcosa, e l’altro è fahren, ossia andare con un
non è unito ai prefissi che precisano la meta o la
mezzo di trasporto, ed entrambi hanno la stessa
direzione del viaggio, e i tipici complementi di
etimologia. Tutti e due derivano dal verbo ervarn,
luogo
che
lo
accompagnano
descrivono
usato nel tedesco del Medio Evo quando le notizie
semplicemente quale paesaggio si attraversa - in
viaggiavano letteralmente da un villaggio all’altro
die Berge (sui monti), durch Wälder und Felder
insieme alle mercanzie di un venditore ambulante
(tra boschi e campi) - quasi a lasciar libero chi
o si spostavano con un cantastorie.
passeggia dalla costrizione di dover dichiarare
Il verbo fahren si usa quando si vuole indicare un
dove sta andando.
andare velocemente e, implicitamente, lontano
Pur apparendo senza meta, questo modo di
poiché ci si sposta con un mezzo. Ma se voglio
spostarsi non è per nulla infruttuoso, ma, al
descrivere l'andare a piedi userò gehen, verbo
contrario,
che ha in sé, similmente all'italiano, anche i
che
permette
di
fare
Wanderjahre che indica gli anni di viaggio intesi
va?), es mag gehen, wie es will (comunque vada),
soprattutto come anni di noviziato, di tirocinio quali
e molti altri.
sono stati quelli di Wilhelm Meister, protagonista
Nel suo detto, però, Matthias Claudius ha usato il
di alcune opere di Goethe tra cui appunto
nome Reise, che indica un viaggio come il famoso
“Wilhelm Meister Wanderjahre”.
“Italienische Reise” (Viaggio Italiano) di Goethe,
aveva
quello
esperienza. Infatti wandern si trova nella parola
significati figurati dell'andare – wie geht’s? (come
che
è
percorso
lungamente
la
Spesso questi anni si concludono con un
nostra
Heimkehr, un ritorno a casa, che non è solo la
penisola. Questo è il tipo di viaggio che richiede
chiusura di un viaggio ma anche il momento che
un augurio: “Gute Reise!”
segna il passaggio dalla spensieratezza di una
I verbi fahren, gehen e reisen possono essere
gioventù che, pur permettendo un andare senza
preceduti da prefissi e seguiti da preposizioni che
troppe regole - wandern – , tuttavia fornisce le
-8-
esperienze da mettere poi a frutto nell’età matura:
in maniera idiomatica e l’idea di raggiungere un
“…und kehrte nun mit dieser Ausrüstung nach
luogo sicuro, come ad esempio la terraferma, può
längerer Wanderzeit als Herr in meine Heimat
assumere una connotazione decisamente positiva
zurück.” ( ... e tornai così equipaggiato dopo lungo
(“hon gick i land med förhöret”, “lei se l’è cavata
vagare come un signore nella mia terra natia -
nell’interrogazione”).
Hermann Hesse “ Schön ist die Jugend”).
Abbiamo poi åka , che, generalmente, circoscrive
il suo aspetto semantico all’idea di andare con un
mezzo di trasporto (“de brukade åka färjan över till

Finland” “erano soliti andare in Finlandia con il
traghetto”, “vi tycker inte om att åka tunnelbana” “a
UN VIAGGIO LUNGO CENTO MIGLIA
noi non piace andare con la metropolitana”).
INIZIA CON UN PASSO
Inoltre, già la sola radice del verbo, åk, significa
“mezzo
“ En resa på ett hundra mil startar med ett steg”
svedese
è
una
lingua
scandinave.
norvegese,
e
al
sottogruppo
Strettamente
con
il
quale
di
concetto del viaggiare nel modo più concreto e
“fisicamente veritiero” sono fara, färdas e resa.
indoeuropea,
delle
Tutti e tre presuppongono uno spostamento su un
una
lungo tragitto (“han for omkring i Tyskland” “egli
lingue
imparentato
c’è
“mezzo
Ma probabilmente i verbi che esprimono il
appartenente al gruppo delle lingue germaniche
settentrionali
(“lyxåk”
trasporto di lusso”).
di Fabrizio Trillini
Lo
di locomozione”
viaggiò per tutta la Germania”), quando magari si
al
pone l’accento non tanto sulla destinazione bensì
discreta
sull’idea del viaggio in sé (“ni ska färdas på
intelligibilità, al danese, all’islandese e al faroese,
okända
esso deriva dall’antico nordico, o norreno, la
vatten”
“voi
viaggerete
su
acque
sconosciute”) o anche quando si dà rilievo al fatto
lingua che i Germani utilizzavano nella penisola
di essere assente dal luogo di partenza (“jag reste
scandinava nel periodo vichingo. Attualmente, è
utomlands” “io ho viaggiato / sono andato
parlato da oltre dieci milioni di persone tra Svezia,
all’estero”).
alcune zone costiere della Finlandia e nelle isole
Quest’ultimo verbo è anche un
sostantivo e significa propriamente “viaggio” nella
Åland.
sua accezione più generica e molte volte lo si
Come in ogni idioma, anche in svedese esistono
trova all’interno di una parola composta (“han ska
alcuni verbi che esprimono l’idea del movimento,
ge sig ut på en resa till Afrika” “egli farà un viaggio
del trasferimento, dello spostarsi da un luogo ad
in Africa”, “bröllopsresa” “viaggio di nozze”) e non
un altro, verbi, cioè, che rappresentano, anche se
di rado ha un valore alquanto figurato (“en resa i
qualche volta in maniera piuttosto “contenuta”, il
det förflutna” “un viaggio nel passato”).
concetto del viaggio.
Inoltre, se nel viaggio è importante sottolineare
Da questo punto di vista, il verbo più comune è
che è stata utilizzata un’automobile, la lingua
certamente gå, che ha come significato base
svedese presenta il verbo köra, con il quale nella
quello di “andare, muoversi a piedi in una
maggior
direzione più o meno precisa (“jag går hem” “io
parte
dei
casi
non
è
necessario
specificare il mezzo (“mina föräldrar kördes längs
vado a casa”, “måste du redan gå?” “devi già
kusten” “i miei genitori hanno viaggiato lungo la
andare?”). Molto spesso questo verbo viene usato
costa”).
-9-
E poi, come non ricordare altri due verbi che
può essere reso con termini molto diversi, che
esprimono il camminare in modo relativamente
spesso non sono così facili da usare.
rilassato, senza una meta ben determinata? Si
Travel è sicuramente la parola che si conosce più
tratta di vandra e irra (“han är rädd för att vandra
diffusamente ed è, in effetti, il termine più generico
ensam i fjällen” “egli ha paura di camminare da
per indicare uno spostamento da un luogo ad un
solo in montagna”, “de irrade omkring skogen i
altro. He always talks about his travels: parla
flera timmar” “essi vagarono nel bosco per diverse
sempre dei suoi viaggi; Have you read “Gulliver’s
ore”). Da notare che il primo verbo appare anche
travels”?: Hai letto “I viaggi di Gulliver”?. La parola
nella parola composta vandrarhem e cioè “casa
deriva
del camminatore”, ossia “ostello della gioventù”,
significava ‘faticare’ e da qui lo sviluppo semantico
come a dimostrare che dopo un lungo cammino
sarebbe passato per ‘intraprendere un viaggio
c’è sempre un posto sicuro nel quale potersi
faticoso’
riposare.
spostamento nel Medioevo (to travel). Da qui il
Infine, si può accennare al verbo erfara (da notare
sostantivo travel come “resoconto di viaggio”.
la seconda parte della parola) nel quale l’idea del
Sinonimo di travel è journey, usato perlopiù nel
viaggio acquisisce il senso di “dirigersi verso la
caso di viaggi via terra in relazione a tempo e
conoscenza di” poiché il suo significato di base è
distanza, spesso anche come “tragitto”. It was a
“sperimentare”, “provare” (“för första gången i sitt
very long journey: fu un viaggio molto lungo; We
liv erfor han en känsla av ensamhet” “per la prima
got there after ten day’s journey: arrivammo là
volta nella sua vita egli provò un senso di
dopo dieci giorni di viaggio. La parola deriva dal
solitudine”) e da ciò si ha il sostantivo erfarenhet,
latino
“esperienza” (“livserfarenhet” “esperienza di vita”).
Francese journée (un giorno di lavoro o viaggio).
dall’
o
Antico
poteva
diurnum
Francese
indicare
(giorno),
‘Travail’
la
che
difficoltà
passato
di
all’Antico
Trip è un’ulteriore parola relazionata al viaggio. Si
usa soprattutto per indicare un viaggio di piacere
o di lavoro; Did you enjoy the trip?: Ti è piaciuto il

viaggio? ; He made a business trip to New York:
Fece un viaggio di lavoro a New York. Spesso
indica anche il viaggio o la corsa in barca, treno o
VIAGGIARE ALLARGA LA MENTE E
autobus tra due punti: It’s a short trip from Rome
INNALZA LO SPIRITO
to Naples: É un viaggio breve tra Roma e Napoli.
“Travel broadens the mind, and raises the spirit”
A round trip indica il viaggio andata e ritorno:
Tickets for round trips have a discount: I biglietti
di Stefania Leone
andata e ritorno sono scontati. Il termine deriva
dal verbo ‘tripper ‘ che in Antico Francese voleva
“Travel broadens the mind, and raises the spirit”:
dire ‘inciampare’ da qui si è passati a ‘trip’
“viaggiare allarga la mente e innalza lo spirito”.
sostantivo con il significato di ‘viaggio breve’.
Questo detto è particolarmente vero per quello
Sempre dal Francese Antico è arrivato a noi il
che riguarda la lingua inglese! Se prendiamo alla
termine voyage da ‘veiage’ (viaggio) derivato a
lettera il fatto che allarghi la mente, possiamo dire
sua volta dal Latino ‘viaticum’. Voyage è usato nel
che
parlare
di
viaggio
in
English sia un
significato di viaggio per mare e nello spazio: He
bell’esercizio per la nostra testa, perché “viaggio”
took a voyage to Australia: Fece un viaggio in
- 10 -
Australia (via mare); Man would like to make a
(dividere): litigare per dividersi un centesimo era
voyage to Mars: L’uomo vorrebbe fare un viaggio
litigare per un niente.
su Marte.
Ma quale è il rapporto fra questi due verbi? Per un
Meritano attenzione anche altri termini relazionati
osservatore straniero, che non sa nulla di
alla semantica del viaggio. Tra questi abbiamo la
francese, la part dovrebbe essere l’atto di «partir».
parola excursion, che traduce l’italiano “gita,
E che confusione per lui tra repartir (ripartire) e
viaggio di piacere” effettuato con l’autobus; tour,
répartir (spartire, ripartire); tra partage (divisione,
per
spartizione) che secondo le sue osservazioni
indicare
un
viaggio
in
siti
d’interesse
accompagnato da una guida.
corrisponderebbe a partir, e départ al quale
Per tradurre, invece, “fare un viaggio” si possono
risponde un solo verbo départir che significa
utilizzare
le
espressioni
to
take
a
assegnare e non andarsene!
journey/trip/voyage; to make a voyage/journey; to
Per vari motivi i due o tre verbi latini che
go on a journey/voyage/trip.
significano «partir» sono morti prima di aver
E se viaggiaste senza una meta il verbo giusto è
fornito un erede alla lingua francese.
to wander (I wandered lonely as a cloud…..
La lingua francese ha dunque ripiegato ben presto
vagabondavo solitario come una nuvola…, citando
sulla formazione: s’en aller (andarsene). Ancora
il grande Romantico William Wordsworth).
oggi, «Tu t’en vas?» (te ne vai?) e «Tu pars?»
Avete visto che c’è da perdere un po’ la testa!
(parti?) sono praticamente equivalenti. Anche il
Allora buon viaggio!! Have a nice trip/journey; o
tedesco e l’inglese esprimono l’idea di partir con
Safe journey!
quella di “andare allontanandosi” (weg/gehen,
go/away).
Tuttavia il latino ci aveva lasciato in eredità un

verbo partir da partiri, che a sua volta veniva da
parte (la parte). Diremmo, del tutto in linea retta
con la lingua madre, questo partir ha solamente il
PARTIR, C’EST MOURIR UN PEU
significato del suo predecessore latino, quello di
(PARTIRE È UN PO’ MORIRE)
répartir, ossia partager (dividere). Tramite la
lingua dei romanzi e delle canzoni d’amore del
di Francesca Scotti
Medioevo, i nostri antenati sono passati dall’idea
di partager, séparer (dividere, separare) a quella
Non è certamente l’opinione di milioni di cittadini
di s’en aller (andarsene).
per i quali, alla vigilia di una partenza per le
Al Medioevo francese noi dobbiamo la creazione
vacanze, «partir, c’est revivre beaucoup» (partire,
dell’amore romantico, dell’amour fou, e di tutte
è rivivere molto). Ma questo detto contestabile
queste cose o quasi. Per l’amato o l’amata di
trova il suo posto nella storia del verbo partir in
allora
francese. Dovrei dire: dei nostri due verbi partir. Il
misticamente
o
me, né io senza di voi) è il motto di Tristano e
quelqu’un», essere in lite con qualcuno per un
Isotta – c’è nella partenza l’idea di una divisione.
interesse futile. La «maille» era il soldo di tanto
e
fare,
vous sans moi, ni moi sans vous» (né voi senza di
quello dell’espressione «avoir maille à partir avec
fa
vogliono
carnalmente, un solo corpo e una sola anima - «Ni
primo è quello del detto, il solo usuale; l’altro,
tempo
che
Grazie a due dei più bei romanzi d’amore del XII
partir qui significa «partager»
secolo studieremo il problema di partir : i
- 11 -
frammenti detti «de Thomas» di Tristano e Isotta e
Je mes ne quier de vous partir:
il lai di Lanval di Marie de France, due opere che
Ceo est la riens que plus désir.
sono state scritte nello stesso periodo, 1150-1160.
Ossia: chiedo di non essere mai più separato da
Nell’episodio del frutteto, Tristano e Isotta, che si
voi, di non partire mai più da dove sono: è quello
incontrano in segreto, sono stati sorpresi dal re
che desidero maggiormente.
Marco, sposo di Isotta. Tristano deve fuggire e si
Nei due testi, l’idea della partenza di uno dei due
congeda dalla sua amica. Questi le chiede di
amanti è strettamente legata a quella della
ricordarsi del loro amore e aggiunge (versi 49-50):
separazione amorosa; in effetti, è la separazione
Nos cors partir ore convient.
che è sentita, vissuta.
Mais l’amor ne partira nient.
Lanval, play-boy e don Giovanni malgrado lui, ha
(Ora bisogna lasciarci, ma nulla dividerà il nostro
sedotto senza cercarlo la regina Ginevra, sposa
amore). Certamente l’autore qui gioca sul doppio
del re Artù. Lei glielo dichiara senza giri di parole
significato già implicito di partir. Bisogna separare,
inutili (le donne di allora, sapevano fare i primi
dividere i nostri corpi (che facevano un tutt’uno),
passi decisivi); Lanval la respinge abbastanza
ma il nostro amore resta indivisibile: esso non ci
sbrigativamente e (versi 303-304):
allontanerà l’uno dall’altro.
La reine s’en part à tant;
Alla fine del poema, Tristano, ferito a morte,
En sa chambre s’en va pleurant.
supplica il suo amico Kaherdin di andare da Isotta
Ossia: a queste parole la regina si separa da
che, sola, può guarirlo. Che si ricordi, gli dovrà
Lanval, parte, e se ne va piangendo nella sua
dire Kaherdin, che niente e nessuno non ha mai
camera.
potuto partir, ossia “rompere” il loro amore (versi
Grazie alla forma se partir de si è operata
1235-1239):
l’evoluzione dal significato primo al significato
La nostre amur, nostre désir,
moderno di partir. Ma si poteva se partir solo da
Ne put dunque hum partir;
qualcuno. È vero che la differenza non è
Anguisse, peine ne dolur
insormontabile:
Ne porent partir nostre amur.
necessariamente partire dal luogo dove egli è.
se
partir
da
qualcuno
è
E il messaggio dovrà ricordare alla regina Isotta la
Per distinguere la separazione dalla partenza, i
promessa (versi 1244-1245) :
nostri
antenati
hanno
provato
a
usare
Qu’elle me fist à la désevrance
un’opposizione: partir/départir. Nella storia di
El gardin, quand de li parti…
Ysengrin il lupo, al quale Renart ha suggerito (per
Ossia: che mi fece al momento della nostra
fargli uno scherzo) di lasciare per tutta una notte
separazione nel giardino, quando io partii da lei,
la sua coda sotto il ghiaccio di uno stagno per
lontano da lei.
prendere del pesce, Ysengrin, intrappolato dal
E ora leggiamo una delle più toccanti poetesse
ghiaccio, vede con terrore arrivare dei manenti:
della nostra storia, la dolce Marie de France.
Si d’ilec se veut départir;
Lanval, il bel cavaliere in esilio, è stato notato a
De sa queue l’estuet partir.
sua insaputa da una giovane di straordinaria
Se vuole partire da qui, bisogna separarsi dalla
bellezza – è una fata -, innamorata di lui. Si
coda. È quello che farà sotto lo sguardo beffardo
incontrano, lei gli dice il suo amore e gli chiede il
della volpe.
suo. Lanval, affascinato, le risponde (versi 129-
La storia non si ferma qui. Ci sono voluti
130):
quattrocento
- 12 -
anni
perché
il
micro-sistema
lessicale di partir si costituisse e si stabilizzasse.
all’italiano,
Così, partir con il significato di partager (dividere)
particolarità. Il verbo andar viene utilizzato per dire
si è mantenuto per molto tempo (lo troviamo
‘andare a piedi’, sottintendendo quindi il “mezzo”
ancora in Montaigne alla fine del XVI secolo) e
di locomozione – i piedi. Non posso dire perciò
allo stesso tempo con il significato sempre più
Ando a mi casa en autobús; posso dire Ando a mi
frequente
di
s’en
aller
de
in
verità
nasconde
una
piccola
casa, facendo capire al mio interlocutore che ci
(andarsene).
Contemporaneamente, départir ha significato sia
andrò passeggiando.
s’en aller (andarsene) che partager, répartir
Con i mezzi di trasporto posso utilizzare i verbi ir
(dividere, spartire). Ha conservato solo il secondo
e venir. Questi due verbi hanno lo stesso
significato, ma oggi è piuttosto desueto e in via di
significato dei corrispondenti italiani – andare e
sparizione. Nel passaggio, ci ha dato départ che
venire - ma hanno un utilizzo un po’ diverso. Il
Rabelais
usa
per
significare
répartition,
tri
verbo
ir
si
usa
quando,
implicitamente
o
(ripartizione, cernita), ma anche con il significato
esplicitamente, il parlante si riferisce ad un luogo
moderno.
lontano da quello in cui si trova (un lì/là), ad
E poiché bisognava sostituire partir, che perdeva il
esempio:
suo significato primitivo a vantaggio del significato
vado/andrò a Madrid), detto mentre ci si trova in
moderno, la lingua ha formato partager (dividere)
qualsiasi altra città. Ir si usa anche per esprimere
a partire da partage, venuto dal tardo latino. Per
un movimento che avviene “in tua compagnia”; in
cui, niente è rapido in materia di vocabolario: le
questo caso l’uso è completamente diverso
parole vivono, sicuramente, sono perfino brulicanti
rispetto all’italiano: Esta tarde voy a la piscina
di vita. Ma, a nostra misura umana, vivono al
contigo (oggi pomeriggio vengo in piscina con te);
rallentatore.
lo spagnolo usa ir – andare - mentre in italiano
Mañana
voy
a
Madrid
(domani
utilizziamo ‘venire’.
Il

verbo
venir
esprime
invece
un’idea
di
avvicinamento: Mañana vienen a verme mis
padres (domani vengono a trovarmi i miei
genitori). Inoltre esprime il movimento che avviene
VIANDANTE, NON C’È IL SENTIERO, IL
“in mia compagnia”: ¿Vienes al cine conmigo?
SENTIERO SI FORMA CAMMINANDO
(Vieni al cinema con me?). In quest’ultimo caso
“Caminante, no hay camino, se hace camino al
l’interlocutore non risponderà, però, con venir –
andar.”
come si farebbe in italiano – ma userà ir: ¿Vienes
al cine conmigo? – Está bien, voy (Vieni al cinema
di Stefania Leone
con me? – Va bene, vengo).
Questi usi di ir e venir fanno capire che in
Utilizzare in modo corretto i verbi di movimento in
spagnolo, per esprimere il movimento, il parlante
spagnolo non è molto semplice per un italiano,
mette al centro se stesso, ed in base a se stesso
perché nonostante la somiglianza tra le due
lingue,
e
tra
i
verbi
interessati,
il
usa
loro
uno
o
l’altro
verbo
per
manifestare
avvicinamento o allontanamento.
comportamento è abbastanza diverso.
Parallelamente a questo uso di ir e venir si
Innanzitutto si deve fare attenzione al falso amico:
comportano i verbi traer e llevar (portare). Traer
il verbo andar. Se a prima vista sembra identico
sottintende “portare qui”; llevar “portare là”.
- 13 -
Vediamo un esempio: (Al bar) ¿Camarero, me
sufficiente, ad esempio, sfogliare un dizionario
trae una cerveza, por favor? – En seguida se la
portoghese per rendersi conto di quante parole
traigo (Cameriere, mi porta una birra? – Gliela
del tutto diverse dalle nostre inizino per “al”).
porto subito); se cliente e barista si trovano vicino,
La
al tavolo, ad esempio. ¿Camarero, me trae una
movimento attraverso l’utilizzo molto comune di
cerveza, por favor? – En seguida se la llevo.
due verbi che mostrano una grande familiarità con
(Cameriere, mi porta una birra? – Gliela porto
il nostro patrimonio lessicale: si tratta di ir e di
subito); se cliente e barista sono lontani, ad
andar . Entrambi possono riferirsi al concetto dello
esempio uno al tavolo e l’altro al bancone. Il
spostamento da un determinato luogo ad un altro
cliente usa sempre ‘trae’ perché sottintende “mi
e dunque, di riflesso, anche a quello del viaggio.
porti qui la birra”.
La forma ir, che inconsapevolmente ci riporta alla
“Caminante, no hay camino, se hace camino al
mente la più classica forma latina “ire”, è
andar.” (A. Machado) “Viandante, non c’è il
certamente quella più usata e il suo impiego si
sentiero, il sentiero si forma camminando.”
estende dall’idea di spostamento fisico tra due o
più
lingua
luoghi
portoghese
piuttosto
esprime
ravvicinati
l’idea
a
quella
del
di
trasferimento in posti anche lontani o comunque
raggiungibili mediante l’ausilio di un mezzo di

trasporto (“ir para baixo” “andare giù”, “ir para a
esquerda” “andare a sinistra”, “ir à caça” “andare a
ANDARE O TORNARE, NEL CUORE E’
caccia”, “ir a Roma” “andare a Roma”). Proprio
SEMPRE VIAGGIARE
con i mezzi di trasporto si può notare una grossa
differenza con l’italiano dal momento che il
“Ir ou voltar, no coração è sempre viajar”
portoghese richiede sempre la preposizione “de”
(“ir de carro / avião / comboio / barco” “andare in
di Fabrizio Trillini
auto / aereo / treno / nave). Il verbo “ir” è utilizzato
per
Il portoghese appartiene al gruppo delle lingue
esprimere
praticamente
ogni
tipo
di
destinazione, come quella pubblica (“ir à igreja”
neolatine e dunque è strettamente imparentato
“andare in chiesa), quella privata (“ir para casa”,
all’italiano, al francese, allo spagnolo nonché al
“andare a casa”) ma anche quella “commerciale”
romeno. Esso è parlato, oltre che in Portogallo
(“ir ao cabelereiro” “andare dal parrucchiere”). La
(compreso l’arcipelago delle Azzorre e quello di
peculiarità di questo verbo, inoltre, si riscontra
Madeira), anche in Brasile e in alcuni stati del
nella diversità di significato che esso assume a
continente africano come l’Angola, il Mozambico,
seconda che sia seguito dalle preposizioni a
la Guinea Bissau, Capo Verde e São Tomé e
oppure para (e ciò lo accomuna ad alcuni verbi di
Principe. Per cause di tipo storico, economico,
moto da luogo come “vir” “venire”, “voltar “ /
sociale e culturale, la lingua portoghese condivide
“tornar” “tornare” / “ritornare”): la preposizione a
insieme allo spagnolo la particolarità di aver
indica che il movimento è limitato ad un certo
introdotto all’interno del proprio lessico una
scopo sottintendendo che dal luogo dove si è
grande quantità di termini provenienti dall’arabo.
andati si tornerà indietro, mentre para dà l’idea di
Tutto ciò differenzia i due idiomi dalle altre lingue
movimento senza ritorno immediato. Ad esempio,
“sorelle” in maniera piuttosto considerevole (è
un abitante di Lisbona che si reca a Porto per
- 14 -
LE RANE TORNANO IN GIAPPONE
affari dirà “ Vou ao Porto” “Vado a Porto (ma solo
per lavoro)”; quando in seguito ripartirà per
Lisbona dirà “Vou para Lisboa” “Vado a Lisbona”.
di Luca Boschi
Ultimo aspetto particolare di questo verbo è che
nella forma passata semplice esso perde del tutto
Nella lingua giapponese l’azione di movimento da
il suo valore semantico di movimento in quanto
un luogo ad un altro è espressa con verbi di moto
vengono utilizzate parassitariamente i
piuttosto precisi.
tempi
corrispondenti del verbo ser “essere” (“fui ao
In modo simile all’italiano, si differenziano le
médico” “sono stato / sono andato dal medico”).
azioni
Naturalmente il contesto del discorso ci permette
genericamente da un luogo ad un altro) e di
di capire quale possa essere il valore stesso del
“venire”
verbo in questione.
persona che si trova lontano dal parlante).
Ecco che allora abbiamo il verbo andar che
Precisando,
contiene in sé l’idea del camminare nella sua
significa “spostarsi verso un luogo” (Gakkou e iku,
accezione più varia (“andar devagar / depressa”
Io vado a scuola), mentre Kuru viene sempre
“camminare adagio / di fretta”, “andar a pé”
riferito a persone o cose che si avvicinino al
“andare a piedi”, “andei todo o dia” “ho camminato
parlante
tutto il giorno”, “depois de muito andar chegaram
sottointeso sempre “verso di me”); possibili
a casa” “dopo aver camminato molto arrivarono a
traduzioni di kuru sono quindi anche “avvicinarsi”
casa”). Qualche volta può essere utilizzato al
oppure in senso figurato “derivare”, “conseguire”.
posto di “ir” e in particolare se vengono espressi
Similmente Iku può assumere i significati più
luoghi attraverso i quali si effettua un determinato
generici di “spostarsi”, “condurre” o anche in
viaggio (“andar por terra / mar” “andare per terra /
senso figurato “andare bene”, “passarsela bene”,
mare”).
fino al concetto stesso di “condotta”.
di
“andare”
(movimento
iku
(movimento
di
avvicinamento
(poeticamente
(Densha ga
inteso
anche
alla
yuku)
kuru, Arriva il treno,
viajar
La lingua giapponese è scritta con i caratteri di
(“viaggiare”) e il suo sostantivo a viajem (“il
derivazione cinese detti kanji (caratteri cinesi).
viaggio”) che, forse meglio di qualunque altra
Esiste perciò, ed è molto significativa, anche la
parola, esprimono al meglio ciò che i Portoghesi
componente
hanno compiuto per secoli con grande coraggio e
interessante sottolineare che i due caratteri per
spirito di avventura, solcando mari più burrascosi
“Iku” e “Kuru”, presi singolarmente, rappresentano
e insidiosi con le loro imbarcazioni: le grandi
un’idea del movimento atemporale e generica,
scoperte del nuovo continente e la civilizzazione
non
delle nuove terre per un ideale di nuovo progresso
contestualizzata di verbi di moto. Sarebbe dunque
non solo commerciale ma anche religioso e
meglio renderli come: “Il concetto di andare” e “il
culturale.
concetto di venire”, oppure nominalizzandoli:
Infine,
si
possono
citare
il
verbo
riferita
visiva
dei
soltanto
suddetti
alla
verbi;
è
traduzione
“l’andare” e “il venire” o anche “l’andata” e “il
ritorno”. Il kanji di kuru in particolare viene
utilizzato in numerosissimi composti di origine

cinese, i quali rappresentano quasi sempre
un’idea di “qualcosa di prossimo e di imminente”.
- 15 -
Quando i giapponesi escono da casa, usano
ritornare a casa o comunque nel posto in cui si è
l’espressione ittekimasu che non è altro che
in quel momento e la nostra presenza è stata
l’unione dei suddetti due verbi di moto; si potrebbe
gradita. Ciò può essere fatto con giochi di parole o
tradurre letteralmente come “vado e torno” o
ricevendo in dono un origami (animale di carta
“esco, ma torno”. A differenza della lingua italiana
ripiegata) di una rana.
(“esco”, “vado”) è curioso come sia d’obbligo
abbinare anche il verbo kuru e non si dica mai

soltanto iku in questo contesto, anche se si starà
fuori casa per molto tempo.
Altra considerazione merita il verbo “viaggiare”,
UNA STRADA TRANQUILLA E SICURA
poiché esiste una parola di origine cinese: ryokou
suru (lett. “fare un viaggio”), formata da due kanji :
di Cristiana Valmacco
il primo è ryo (viaggio, spostamento), il secondo è
kou che non è altro che una lettura differente del
Prima di tutto ritengo sia necessario sottolineare
kanji di iku (andare) di cui sopra. Quindi potremmo
come tutte le parole in cinese, e quindi anche i
azzardare a tradurre Ryokou suru semplicemente
verbi, siano una forma invariabile che significa
con “muoversi verso qualcosa”. Il kanji di ryo di cui
essenzialmente che non subiscono modifiche in
sopra preso singolarmente è letto anche tabi,
ragione del tempo, del modo, del numero e del
traducibile sempre con “viaggio” ed è la parola
che
indicava
questa
azione
nella
genere. Per cui una traduzione puntualmente
lingua
letterale è la seguente: wo qu / io andare, ni qu /
giapponese prima dell’avvento dei caratteri cinesi
tu andare ecc… E’ quindi il soggetto espresso che
e quindi di nuove letture sino-giapponesi.
mi permette poi una traduzione esatta con la
Un discorso a parte va riservato al verbo
concordanza
“ritornare”, in giapponese Kaeru, poiché ha insito
passato o al futuro e se in traduzione devo
parlante; si usa infatti l’espressione che deriva da
nasai
(ben
modo
che mi indicano se l’azione avviene al presente, al
casa, in patria o comunque in un luogo caro al
okaeri
stesso
sicuramente all’interno della frase altri elementi
sempre viene utilizzato per indicare il ritorno a
verbo
Allo
funziona per il tempo o il modo, ci sono
in sé il significato di “viaggio di ritorno”. Quasi
questo
adeguata.
rendere
tornato),
un
condizionale
piuttosto
che
un
congiuntivo.
rivolgendola a colui che entra a casa dopo
I verbi principali che esprimono movimento sono
esserne stato lontano.
qu (andare) e lai (venire) che trovano un impiego
Kaeru incorpora un campo semantico molto ricco
relativamente differente dall’italiano in quanto
di composti di derivazione sino-giapponese, quasi
lai/venire viene esclusivamente utilizzato per
tutti legati al senso generale di ritorno al proprio
esprimere un moto verso il luogo in cui si trova la
uchi (che può indicare sia la casa propria che
persona che parla e negli altri casi si utilizza qu /
coloro che ne fanno parte).
venire, per esempio “io vengo a casa tua / wo qu
Concludo con una curiosità su quest’ultimo verbo:
ni jia”, ma “tu vieni a casa mia / ni lai wo jia”, ma
per ragioni fonetiche la parola kaeru, scritta con
attenzione “io vado a casa mia / wo hui jia” quindi
un kanji diverso da quello del verbo di moto,
non si “va” mai a casa ma si “ritorna” a casa
significa anche “rana”. Per questo motivo tale
sempre.
anfibio viene spesso associato all’idea augurale di
- 16 -
Tutti i verbi che esprimono movimento vengono
sempre un “via” da casa ed un conseguente
definiti locativi, alcuni sono transitivi e quindi
ritorno. In questo contesto rientrano quindi i
reggono il luogo come oggetto diretto alla destra
concetti espressi relativamente ai verbi di moto
del verbo senza bisogno di preposizione, altri
che per il movimento verso casa, come già
invece sono intransitivi per cui il luogo si trova
abbiamo
generalmente a sinistra del verbo introdotto da
l’impiego del verbo hui / ritornare ed anche quello
una preposizione specifica.
relativo agli usi e costumi dei cinesi di sempre che
È tra i locativi intransitivi che si trova il verbo
vivono il loro viaggio per eccellenza quando
viaggiare / lüxing che come diverse altre parole
ritornano a casa per il Capodanno, festa che
cinesi può ricoprire più funzioni: può essere verbo
tradizionalmente va passata in famiglia. Moltissimi
e può essere nome, ed è la posizione all’interno
cinesi lavorano molto lontano dal loro paese
della frase e il contesto della frase stessa che
d’origine e quindi il ritorno a casa per la festa di
indicano se si deve tradurre “viaggiare” oppure
primavera,
“viaggio”. Occorre spiegare che ogni singolo
lunghissimi, è uno dei momenti più significativi: si
carattere cinese è composto da più parti, una di
portano doni e cibo ed è l’occasione per ritrovare i
queste si ripete in più caratteri ed è chiamato
sapori e gli odori più cari e vicini. Come non fare
radicale. In tutto ci sono 214 radicali che si
un parallelo con il nostro ritorno a casa per Natale,
trovano ordinati per numero di tratti all’interno di
a mangiare con le persone più care capitone
una tavola all’inizio di quasi tutti i dizionari proprio
piuttosto che pandoro?
perché è attraverso il riconoscimento dei radicali
Ora le cose stanno un po’ cambiando per tutti, gli
che si procede con la ricerca di un carattere sul
italiani
dizionario. Alcuni di questi radicali sono caratteri a
ambientazioni esotiche e i cinesi approfittano delle
tutti gli effetti corredati di pronuncia e significato,
vacanze di Capodanno per visitare l’Europa e fare
altri hanno perso il loro valore di carattere ma
shopping in tempi di saldi.
mantengono
del
Lao Zi dice: “Ogni viaggio comincia con un
significato, quindi in linea di massima la presenza
passo”, ecco mi piacerebbe pensare che questo
di un certo radicale all’interno di un carattere
primo passo venga fatto da tutti noi nella direzione
suggerisce il probabile significato del carattere
comune che ci porti a capire quanto tutti siamo
stesso, un po’ come la nostra radice. Il radicale
uomini e quindi nonostante le profonde differenze
del carattere lü è fang che significa quadrato e
culturali ci ritroviamo poi a condividere gli stessi
quindi suggerisce uno dei significati di lü che è
sentimenti, le stesse aspirazioni e a vivere le
forze armate, truppe, ma anche luogo, punto
stesse
cardinale, che invece suggeriscono il secondo
partenza
significato di lü che corrisponde a “viaggiare”, ma
riconoscere
nello specifico “stare lontano da casa”. Dei due
essenziali.
significati, che probabilmente anticamente erano
L’augurio di un buon viaggio in cinese si dice “Yi
correlati in quanto l’allontanamento da casa
lu ping an”, che letteralmente significa “una strada
avveniva in funzione dell’arruolamento, quello
tranquilla e sicura”.
una
sorta
di
indicazione
detto,
prevedono
nonostante
per
Natale
esperienze
diversi
esclusivamente
richieda
ricercano
sicuramente
ma
nell’altro
con
i
trasferimenti
mari
caldi
e
da
punti
di
l’unica
meta
di
nostri
stessi
valori
relativo al viaggio indica come questo sia
fortemente legato ad un concetto di casa, origine

e quindi come il viaggio presupponga comunque e
- 17 -
VIAGGIARE, TRAVEL, ‫ﺳﻔر‬
simbolica (il viaggio come percorso metaforico,
HAVE A NICE JOURNEY! !‫ﺳﻔر اﻟﺳﻌﻳد‬
come cambiamento interiore legato in particolar
modo all’identità e allo sviluppo di una nuova
coscienza).
di Paola Avenia
La formazione e l’etimologia delle parole e i
significati che esse veicolano sono legati a fattori
Il viaggio è un topos letterario che attraversa la
culturali e storici. Una lingua infatti è anche e
letteratura nelle sue varie forme e nelle sue
soprattutto una metalingua: le parole, dietro al loro
diverse lingue e culture di appartenenza. Ibn-
primo significato, celano e rinviano a valori e
‘Arabi nella sua opera “Kitab al Isfar” afferma il
concetti legati a un substrato collettivo tipico della
carattere universale del viaggio. Secondo l’autore
civiltà e cultura di appartenenza.
infatti tutti gli esseri umani sono in viaggio poiché
Questo inciso ci permette di comprendere meglio
l’esistenza suppone movimento (haraka ‫)ﺣرﻛﺔ‬.
il significato dei vocaboli nelle diverse lingue.
Il viaggio è da sempre unito al concetto di
Il termine più comunemente utilizzato in inglese
esperienza: viaggiando l’uomo si confronta con se
per viaggiare è travel.
stesso e con il mondo. A livello linguistico è
possibile
dimostrare
la
connessione
Una connotazione più specifica è data invece dal
tra
termine journey che indica uno spostamento da
esperienza e difficoltà ritornando al significato
un posto all’altro. Journey assume anche una
antico di viaggio legato a fatica e sofferenza.
valenza simbolica, soprattutto in campo letterario
Per cogliere il significato originale di viaggio può
dove spesso viene utilizzato per indicare un
essere utile osservare l’etimologia di travel
viaggio in senso metaforico, un lungo percorso
proposta da Franco Ferrarotti il quale sostiene il
attraverso
legame esistente tra il termine viaggio e travaglio:
designa un viaggio di breve durata, una gita.
Viaggiare implica un dinamismo che non si
Il mito del viaggio è un topos fondamentale che
esaurisce solo nella fisicità dello spostamento ma
innerva tutta la letteratura romantica inglese:
rappresenta anche un percorso di conoscenza e
culturale
Charlotte Smith, William Blake, Ann Radcliffe,
e
William e Dorothy Wordsworth, S.T. Coleridge,
ambientale. Viaggiare implica dunque conoscenza
P.B. Shelley sono alcuni tra i più rinomati autori
e esperienza anche attraverso l’incontro con
che hanno trattato il tema del romantic journey.
l’alterità, con aspetti, strutture, organizzazioni
sociali
e
culturali
diverse
da
quelli
cambiamenti
genere via mare o nello spazio, mentre trip
coscienza attraverso il patimento e la fatica.
sociale,
avvengono
Voyage invece indica un viaggio molto lungo, in
l’esperienza del viaggio rigenera e dà nuova
individuale,
quale
individuali e circostanziali.
come la nascita avviene in seguito alla sofferenza,
scoperta
il
Esiste un’opera nella letteratura di tutti i tempi che
che
riassume i significati concreti e simbolici legati al
costituiscono il bagaglio del viaggiatore.
tema del viaggio: l’Odissea di Omero.
E’ interessante notare come da un punto di vista
Il mito di Ulisse, reinterpretato da un po’ tutte le
etimologico tanto in inglese quanto in arabo si
età, viene ripreso nel Novecento proprio per gli
utilizzino vocaboli diversi per indicare il viaggio
elementi di apertura ed ambiguità che racchiude.
distinguendo quello inteso in senso generale,
Sono
concreto e realistico di spostamento nello spazio e
le
motivazioni
al
viaggio
di
ricerca
esistenziale che rendono vitale questo mito.
nel tempo, da quello che può acquisire valenza
- 18 -
Joyce ripropone il topos dell’eroe viaggiatore
La radice SFR‫ رفس‬significa letteralmente mettersi
ambientando la vicenda nella moderna città di
in cammino e indica lo spostamento da un posto
Dublino, sede della vana ricerca di senso della
all’altro; essa viene inoltre utilizzata anche per
vita da parte dell’uomo moderno, proteso a dare
designare le persone che intraprendono un
significato alla banalità del quotidiano, in un flusso
viaggio
di pensieri.
indicare i nomadi: essi sono chiamati qawm safira
Il viaggio come processo interiore e veicolo di
‫ َﻗوْم اﻟﺳﻔر‬che letteralmente significa “il popolo del
identità è un tema centrale anche nella letteratura
viaggio”.
araba.
La relazione tra viaggio e identità è forte nella
Il genere del viaggio rahil ‫ ةلحر‬come espressione
cultura araba ed è un aspetto centrale anche nella
dell’identità compare fin dagli albori della cultura
letteratura contemporanea. Autori contemporanei
araba nelle sue forme poetiche e narrative pre-
come Najiib Mahfuz, premio Nobel per la
islamiche come quelle del poeta Imru Al-Qais e
letteratura nel 1988, e Nawal Al-Sa’adawi, attivista
Antara Ibn-Shaddada, nelle quali il viaggio offriva
nella lotta femminista, affrontano, attraverso la
loro
metafora del viaggio, questioni come il rapporto
spunto
per
trattare
temi
di
carattere
(viaggiatore,
al-mussafir‫)اﻟﻣﺳﻔر‬
e
per
individuale, culturale e religioso.
tra Oriente e Occidente e la ricerca dell’identità.
Rahil ‫ ةلحر‬è infatti uno dei tempi principali della
Ricordiamo anche Giabra Ibrahim Giabra con il
qasida ‫ ﻗﺻﻳدة‬originaria (componimento arabo):
suo romanzo “La Nave” nel quale il Mediterraneo
apparsa nel VI secolo, la qasida ha continuato ad
rappresenta lo scenario delle storie di tanti
essere in auge fino all’epoca moderna pur
intellettuali della sponda sud, tutti fuggiti dalle loro
adattandosi nei contenuti ai cambiamenti politici e
patrie in cerca di un mondo più libero e più
sociali succedutisi nel mondo arabo.
democratico.
La radice RHL‫ لحر‬era originariamente associata
Non dimentichiamo inoltre l’autore giordano Abd
all’allevamento di cammelli. Un rahl è anche la
al Rahman Munif con il suo più celebre romanzo
sella di un cammello e il verbo rahala compariva
“All’est del Mediterraneo”.
spesso nelle frasi rahala al-ba’ir َ‫(ريعبلا رَﺣَﻞ‬egli
In
ha sellato un cammello). La parola rihla connota
rappresenta l’esilio temporaneo o definitivo di tanti
quindi l’atto di sellare (montare in sella) uno o più
scrittori nelle cui opere ha spazio la ghurba (‫)ﻏرﺑﺔ‬,
cammelli e, per estensione semantica, un viaggio
quel sentimento di smarrimento, alienazione,
(journey o voyage).
estraneità avvertito da chi è lontano fisicamente o
La radice RHL ‫ لحر‬compare anche nel Corano
metaforicamente dalla propria patria; il viaggio è
nella Sura Quraysh (CVI) per designare i viaggi
anche in alcuni casi speranza o illusione di un
delle carovane in partenza dalla Mecca per
effettivo
scambi commerciali.
dimenticata.
Un altro termine in arabo viene utilizzato per
riferirsi al concetto di viaggio e viaggiare ed è
safara َ‫ ﺳَ َﻔر‬che potremmo tradurre in inglese con
travel o voyage.
A differenza di rihla, il termine safar‫ ﺳَﻔَر‬compare in
numerosi versetti del Corano.
- 19 -
questi
scritti
ritorno
contemporanei
nella
patria
il
viaggio
perduta,
mai
IL VIAGGIO DI ODISSEO IN OMERO E IN DANTE
di Raffaella Montino
O
disseo, l’eroe della mètis, l’incarnazione del navigatore ionico che, spinto dal
desiderio di conoscere, incontra
civiltà e luoghi sconosciuti, è personaggio
dell’epica antica che rinasce in ogni tempo assurgendo a vero e proprio
“archetipo” letterario e antropologico. E’ il guerriero valoroso, oratore di sottile
facondia,
che “a lungo viaggiò, errò …, di molti uomini molte città vide e conobbe la
mente, molti dolori patì …”(Od.,I,vv.1-4): i verbi scandiscono le tappe del viaggio, che
non è soltanto un viaggio fisico ma anche un percorso interiore nell’acquisizione di
conoscenze, segnato dalla dimensione del patire.
Mentre nell'Iliade le vicende sono collocate in un
nella terra dei Ciclopi, la cui ferinità rappresenta la
ordine temporale lineare e in uno spazio ben
logica opposizione e la negazione degli istituti
delimitato,
sembra
fondamentali della vita associata e civile. Se
frammentarsi in sequenze parallele, in racconti
presso i Ciclopi l'ospitalità è negata, a Itaca,
retrospettivi che ricostruiscono il lungo viaggio nel
comunità in crisi in cui si è creato un vuoto di
Mediterraneo, un immenso spazio marino che si
potere che ha incrinato l'equilibrio sociale, è
moltiplica in popoli, terre, isole, naufragi e approdi.
quotidianamente
Il mare priva l'eroe delle navi e dei compagni, gli
l'ospitalità della casa di Odisseo, dilapidando le
mostra la fragilità di ogni rotta. Nell'ostilità di uno
ricchezze
spazio in continuo mutamento, Odisseo impara ad
considerazione il figlio Telemaco. Odisseo vivrà
attendere, a sopportare. Il suo viaggio, che si
appieno la sua condizione di ospite nell'isola di
presenta come un ritorno (nostos) ha come fine
Scheria. Accolto dai Feaci, Odisseo riceverà in
l'arrivo a Itaca e la riconquista dei suoi averi e dei
dono
suoi affetti. Nel rapportarsi con l'altro, Odisseo non
accompagneranno in patria. Le peripezie di
solo fa risaltare la sua metis, ma anche la sua
Odisseo non termineranno con il suo ritorno in
conoscenza delle strutture comportamentali della
patria. Nel regno dei morti Odisseo incontra
civiltà, le leggi non scritte che regolano i rapporti
l'ombra dell'indovino tebano Tiresia che profetizza
fra gli uomini e che l'epos omerico ha il compito di
all'eroe una serie di viaggi e avventure compiuti
conservare e trasmettere, primo fra tutti il sacro
nell'ultima parte della sua esistenza (Od. XI
dovere dell'ospitalità. La richiesta di doni ospitali è
vv.118 – 137). Odisseo riprenderà il mare sino a
nell'Odissea il criterio per distinguere in situazioni
che non giungerà presso gente che non conosce
complesse (Itaca) o sconosciute (Scheria e
la navigazione e non mangia cibi conditi col sale.
il
ritorno
di
Odisseo
la
una
e
offesa.
non
nave
I
Proci
tenendo
e
una
offendono
nella
scorta
giusta
che
lo
Solo allora, dopo aver piantato in terra il remo e
terra dei Ciclopi) l'uomo giusto dall'uomo empio.
è
aver sacrificato a Poseidone, Odisseo potrà
l'esperienza più significativa che Odisseo vive
finalmente tornare a casa, e restarvi sino a
La
negazione
del
rapporto
di
ospitalità
- 20 -
quando la morte verrà fuori dal mare, molto dolce,
dalla
cogliendolo "vinto da serena vecchiezza" e
montagna del Purgatorio, il suo animo è pieno di
circondato da "popoli beati". L'espressione fuori
gioia, ma è una breve emozione che presto si
dal mare è ambigua e si presta a diverse
dissolve, perchè un turbine di vento avvolge la
interpretazioni. Intesa come un'indicazione di
nave e la inabissa. Ulisse è dunque colui che
provenienza, ha dato origine al mito di Telegono, il
asseconda la natura umana, generata “per seguir
figlio di Odisseo e Circe che sbarcato a Itaca
virtude e canoscenza”, ma è anche l'uomo che ha
avrebbe ucciso il padre con una lancia che aveva
osato quel che gli era vietato osare. Non è
per punta l'aculeo di una razza.
La critica
consentito alla ragione umana violare i segreti
moderna interpreta l'espressione nel senso di
divini. L'esasperazione di un bisogno insito nella
“lontano dal mare”, ossia finalmente sottratto ai
natura umana, nell'appagamento del quale Dante
pericoli del mare.
fa consistere la suprema perfezione dell'uomo e la
Gli autori della tradizione latina della decadenza
superiorità di esso sul bruto, è follia e l'impresa è
(Seneca, Tacito, Plinio) avevano accennato a un
destinata a fallire proprio quando l'eroe sta per
viaggio di Ulisse al di là delle colonne d'Ercole, nei
toccare l'isola del Purgatorio, il porto della
mari d'Occidente, dove egli sarebbe scomparso
salvezza eterna, negato ai pagani adoratori degli
durante una tempesta. La tradizione medioevale
“dei falsi e bugiardi”.
fece di Ulisse un prototipo di viaggiatore per mare
La sua allora diventa la sconfitta di chi, sfidando i
e per terra. Proprio ai tempi di Dante, il principe
limiti
portoghese Enrico il Navigatore ufficializzò, dietro
intelligenza per cercare invano le vie della
il pretesto di una crociata anti-islamica, il diritto
perfezione, viene poi punito. La presunzione
alla conquista dei territori cosiddetti "ignoti" e
umana
l'esigenza di trovare tutti i mezzi e modi possibili
sovvertimento dell'ordine dell'universo, e come
per aggirare l'impero islamico e raggiungere
tale è una forma di "follia". Infatti, l'aggettivo folle,
l'Oriente. Dante, nel delineare la figura di Ulisse
come segnale preciso di questa volontà assurda
nel canto XXVI dell'Inferno, si ispirò a queste
agli occhi di chi è sostenuto dalla fede e dalla
notizie e in particolare al viaggio senza ritorno dei
grazia, compare al v. 125, a definire la natura
fratelli Vivaldi (salparono da Genova nel 1291) e
insana dell'impresa di Ulisse.
ne fece una figura leggendaria che risplende di
una
luce
nuova.
Dante
condanna
Ulisse
nell'ottava bolgia tra i consiglieri fraudolenti, coloro
che
operarono
in
vita
con
perfida
astuzia
infiammando gli animi alle liti e alla frode. Ora
sono avvolti in lingue di fuoco, che brillano sul
fondo nero della bolgia simili a lucciole che nelle
sere d'estate brulicano splendenti nelle valli.
Ulisse non ritorna in patria, come narra Omero;
sospinto dalla brama di conoscere e dal fascino
dell'ignoto, spirito inquieto e ardito, rinuncia a una
vita serena e tranquilla nella sua isola “rupestre” e
riprende il mare con pochi compagni. Quando
- 21 -
solitudine
oceanica
emerge
la
bruna
del sapere imposti da Dio all'umana
rappresenta
un
inconcepibile
IL VIAGGIO NELLA LETTERATURA E NELLA FILOSOFIA
di Nicola Simonetti
“...altro è la vera causa e altro è il mezzo senza il
quale
la causa non potrebbe mai essere causa. [...]
Ebbene, vuoi che ti esponga, o Cebete,
la seconda navigazione che intrapresi
per andare alla ricerca di
questa causa?”
“Musa, quell'uom di multiforme ingegno
Dimmi, che molto errò, poich'ebbe a terra
Gittate d'Ilïòn le sacre torri;
Che città vide molte, e delle genti
L'indol conobbe; che sovr'esso il mare
Molti dentro del cor sofferse affanni,
Mentre a guardar la cara vita intende,
E i suoi compagni a ricondur: ma indarno
Ricondur desïava i suoi compagni,
Ché delle colpe lor tutti periro.”
Platone, Fedone
Omero, Odissea
I
l tema mitologico del viaggio come metafora dell’ansia di conoscenza dell’uomo,
sia circa la natura di cui fa parte sia circa la propria natura interiore, è forse uno
dei nuclei più profondi dell’ “inconscio” della civiltà occidentale. Difficilmente si
può trovare una tematica più diffusa nella letteratura (forse il più noto viaggio nella
letteratura occidentale è quello dantesco) e ricorrente anche nella filosofia sin
dall’antichità del pensiero occidentale, a mio parere perché l’uomo occidentale è da
sempre stato abituato a pensare, consapevolmente o meno, alla sua vita e alla sua
conoscenza come a un viaggio, spesso travagliato e ricco di imprevisti positivi e/o
negativi, ma nel quale egli ha pur sempre un ruolo più o meno attivo.
Di qui l’importanza che letterati e filosofi, sin
L'Ulisse omerico costituisce il
dall’antichità, dal viaggio di Ulisse nell’Odissea di
viaggiatore, di colui che attraversa un'infinita' di
Omero alla “seconda navigazione” nel Fedone di
pericoli e tentazioni, volendo al di sopra di tutto
Platone (solo per ricordare due autori di fama
fare ritorno in patria, l’aspirata Itaca. Ulisse ricalca
eterna nella cultura occidentale), hanno attribuito
ed esalta superbamente, in modo mitico e
al viaggio come ricerca della verità dentro di sé
iperbolico nella sua complessa figura, a mio
e/o fuori di sé, del senso della vita, ecc., al
parere, pregi e difetti tipici dell’uomo. La sua
termine del quale il protagonista, trovando ciò che
incrollabile
cercava (Itaca per Ulisse o la vera causa delle
sapientemente all’arguzia intellettuale, ma non
cose per Platone), trova anche e soprattutto sé
manca
stesso, la sua propria e più intima natura
molteplici sofferenze e tentazioni. Per esaltare al
personale.
- 22 -
la
forza
di
debolezza
volontà
emotiva
prototipo del
si
mescola
indotta
dalle
massimo le grandi doti dell’uomo e i suoi peggiori
Nella
vizi e debolezze, quale teatro migliore del viaggio?
completamente
Esso,
per
volta a indicare la retta ma stretta via da seguire
antonomasia sia della conoscenza che l’uomo può
per l’episteme, la “scienza certa”, stando ben
avere del mondo, attraverso i tanti luoghi
lontani dalla comoda ma incerta via della doxa,
misteriosi e affascinanti che visita, sia della
l’“opinione”, che mescola l’essere con il non-
propria
essere,
inoltre,
assurge
interiorità,
a
paradigma
soprattutto
nella
fatica
filosofia
il
viaggio
si
nell’introspezione
ovvero
la
scienza
con
trasfigura
psicologica
l’ignoranza,
dell’aspirazione a una meta e nel dolore per il lutto
lasciandosi
dei compagni morti. Al termine di questo viaggio
mutevole dei sensi.
Ulisse diventa un’icona dell’esperienza, tanto che
Il filosofo antico che inaugura questa distinzione
già Platone nel mito del soldato Er, in conclusione
mai più dimenticata nel pensiero occidentale è
alla Repubblica, tra le anime che devono scegliere
Parmenide nel suo Poema in versi che segna
nell’Ade la propria vita futura pone l’anima di
convenzionalmente
il
Ulisse che, memore dei tanti travagli passati di
poesia/prosa
originaria
una vita celebre ma sofferta, decide per una vita
“mythos”) alla nascita di un pensiero razionale (il
futura tanto lontana dalla ribalta quanto dai rischi
“logos”), un pensiero filosofico, come gli stessi
che essa comporta.
greci, Platone per primo, riconobbero.
illudere
mitica
dall’apparenza
fallace
passaggio
dei
e
dalla
greci
(il
Chi parla è una dea e parla a un mortale. Il
mortale è colui che ha abbandonato le case degli
uomini ed è giunto sino alla porta serrata di
questa sapienza divina, aiutato dalle vergini figlie
del Sole che lo conducono sul carro, sul cocchio
tirato da cavalle. La porta gli viene aperta con un
grande sferragliare di rumori e su questa porta
accade un incontro emblematicamente segnalato
dalla stretta di mano tra la dea, che supponiamo
essere la dea della verità, “áletheia”, e il mortale
desideroso di sapere.
Stretta di mano tra il divino e l’uomo, stretta di
mano che indica la collaborazione di una nuova
sapienza, che non è più la sapienza antica
Dulcis in fundo, il viaggio di Ulisse, come ogni
dell’oracolo. La porta si è aperta, il velame si è
grande impresa scientifica umana mitizzata o
dissolto, la dea ha accolto benevolmente il
meno, dal fuoco che Prometeo ruba agli dei alla
giovane, dicendogli «tu che vieni in dimora
scoperta
della
immortale, desideroso di sapere, salve», e gli
penicillina alla scoperta della fisica subatomica, è
porge la mano. Ma non gli porge solo la mano, a
la metafora della scienza, tanto capace di elevarsi
segnalare che qui siamo sul punto di passaggio
alle alte cime intellettuali del progresso scientifico
dall’antica sapienza oracolare, divina, degli antichi
e della conoscenza delle leggi di natura quanto di
racconti mitici, ad una nuova forma di sapienza.
affondare negli abissi più profondi del genocidio e
La dea si mette a parlare in un modo mai prima
di tutti gli stermini di massa.
udito da orecchio umano, in un modo che non
della
Luna,
dalla
scoperta
- 23 -
appartiene alla poesia tradizionale, in un modo
morale della giustizia, la cui causa sta nel mondo
che è già chiaramente una prosa filosofica: «Non
intelligibile delle “Idee”.
costringerti sulla via dell’abitudine, nata dalle
Tali “Idee” non sono per Platone semplici
multiformi esperienze, non usare l’occhio che non
contenuti
vede, l’udito che rimbomba di suoni illusori, e così
(“Eidos”) primordiali e universali che la nostra
pure la lingua, ma giudica con la tua mente la
“anima”
pugnace dimostrazione che ti ho esposto».
nell’”Iperuranio” (“Luogo al di sopra del cielo”) o
Questo giudizio, per la prima volta affidato al
“Pianura
mortale, è la giusta ricompensa per chi ha avuto il
incarnandosi nel corpo (Platone credeva alla
coraggio, viaggiando dentro se stesso, di usare la
“metempsicosi”, ovvero la trasmigrazione delle
propria mente per pensare e criticare.
anime da un corpo umano all’altro dopo la morte).
Platone, principale discepolo di Parmenide, oltre
L’esperienza ne occasionerebbe, infine, il ricordo,
che di Socrate, saprà far frutto dell’importante
la “reminiscenza”, come il famoso “ricordo” del
insegnamento del suo maestro e, quindi, non si
teorema di Pitagora da parte dello schiavo
fermerà (nel Fedone) alla “prima navigazione”,
Menone
ossia alla constatazione delle cause naturali delle
quale, dinanzi a un triangolo disegnato sulla
cose, quali furono individuate dai naturalisti
sabbia, ricorda dinanzi al maestro Socrate le sue
Talete, Anassimandro, Anassimene, ecc., ma
fondamentali proprietà geometriche.
andrà oltre, con una “seconda navigazione” che lo
Tali Idee sono per Platone la sola vera causa e il
condurrà a scoprire la “vera causa”.
criterio di giudizio immutabile ed eterno per
La “seconda navigazione” è una metafora desunta
fenomeni mutevoli e corruttibili, ma solo chi ha
dal linguaggio marinaresco, e indica quella
compiuto un meditato
navigazione che si intraprende quando cadono i
fallace dei sensi dentro sé stesso, e si è
venti e la nave rimane ferma: in tale circostanza si
conosciuto
deve porre mano ai remi e, con la forza delle
maestro Socrate, seguendo il famoso motto del
braccia, si deve uscire dalla situazione causata
tempio di Apollo a Delfi, “Conosci te stesso”, può
dalla “bonaccia”.
comprendere tali Verità.
Fuor di metafora, Platone intende dirci, in modo
Come ho detto all’inizio, innumerevoli sono i
simile al famoso “mito della caverna” esposto
“viaggi” innanzitutto compiuti dentro sé stessi da
nella Repubblica, che non dobbiamo fermarci alla
letterati e filosofi nella cultura occidentale, ma il
conoscenza spesso fallace e illusoria dei nostri
paradigma di tutti questi viaggi è stato definito
sensi (di cui saremmo prigionieri come schiavi
nelle sue linee fondamentali, a mio parere, da un
incatenati sul fondo di una caverna), credendo di
lato, dal mitico viaggio di Ulisse e, dall’altro, dalla
scorgere in essi la vera causa della cose, ovvero
teoria della conoscenza di Platone, e da allora mai
la loro generazione, corruzione e i loro ritmi vitali,
più dimenticato.
ma dobbiamo uscire dalle “tenebre” dell’ignoranza
(le ombre della caverna) e sollevare lo sguardo
verso il “sole” della conoscenza, contemplando la
regolarità matematica dei ritmi vitali e astronomici,
la proporzione della bellezza fisica e la perfezione
- 24 -
della
nostra
immortale
delle
Idee”,
(nell’omonimo
mente,
ma
avrebbe
per,
poi,
“Forme”
conosciuto
dimenticarle
Dialogo platonico), il
viaggio dall’esteriorità
profondamente,
come
diceva
il
DIARIO DI VIAGGIO
A MOSCA! A MOSCA!
di Cristina Avogadro
M
osca… Quante sensazioni evoca il suono di questa parola per il cuore di un
russo, per parafrasare i celebri versi di Puškin… Quante volte ho parlato ai
miei allievi, agli amici, ai conoscenti, del mio amore sconfinato per questa
città, vero cuore della Russia più profonda e autentica, con le sue tradizioni e
contraddizioni, con la sua anima generosa e misteriosa.
D’inverno si prova un piacere speciale a giungere
il gelido inverno russo, e invece… la temperatura
a Mosca, ammantata di neve: il candore della
media è stata di –3°!
neve e del cielo si fonde magistralmente con il
grigio austero dei palazzi del centro, con il rosso
cupo del Cremlino, con il giallo delicato delle
residenze,
con
i
disegni
arabescati
delle
cancellate, con le cupole dorate di piccole chiese
dimenticate… In inverno si assapora meglio il
fascino asiatico di questa capitale, pigra e
frenetica al tempo stesso, ospitale e caotica,
inafferrabile nella sua essenza più profonda,
imprevedibile nella sua vivace commistione di stili.
A Mosca d’inverno si sente pulsare la vita, si viene
presi da un’energia incredibile che contrasta con
la serenità e il silenzio dei giardini addormentati
La nostra visita, durata quattro giorni, ha toccato
sotto
grandiosa,
prima di tutto la mitica Piazza Rossa con la
monumentale e imponente del centro resta
fiabesca cattedrale di San Basilio, fatta erigere da
indelebilmente impressa negli occhi, nella mente
Ivan il Terribile, sfarzosa immagine da sogno dai
e nel cuore di chi visita la capitale russa in questa
brillanti colori; la cittadella del Cremlino, simbolo
stagione.
del potere zarista e sovietico, con le sue stupende
Ed ecco che lo scorso mese di gennaio un gruppo
cattedrali dove è riconoscibile la mano degli
di “arditi” soci Mir, tra cui anche alcuni allievi dei
architetti italiani, e dove l’oro scintillante delle
corsi
che
cupole a cipolla si fonde idealmente con il
periodicamente ripropongo, di visitare Mosca
prezioso cromatismo delle iconostasi custodite al
d’inverno. Solitamente gli italiani rabbrividiscono
loro interno; lo zar dei cannoni e la zarina delle
al solo pensiero di mettere piede in Russia nel
campane: il primo è così grande che non ha mai
periodo
coraggioso
sparato, e la seconda è così pesante che non ha
drappello si immaginava di trovarsi alle prese con
mai suonato! Si capisce quanto i russi amino le
la
di
neve.
russo,
ha
invernale,
L’immagine
raccolto
ed
anche
la
il
sfida,
- 25 -
grandi misure… A Mosca tutto è immenso,
maestosità delle grandi dimensioni, nel nostro giro
gigantesco:
della
ci
passeggiando
si
piccini
città
con
la
guida
competente
e
appassionata di Dimitrij abbiamo visto spuntare le
edifici
dalle
famose “sette sorelle”, ovvero i sette grattacieli di
dimensioni colossali, eppure la città ci avvolge con
epoca staliniana che punteggiano il panorama
il suo fascino ruvido e inebriante. Qualche
moscovita: il più famoso è l’edificio che si trova
curiosità lessicale: la Piazza Rossa in russo si
sulle colline dei Passeri, sede dell’Università
chiama
strade
piccini
dall’ampiezza
smisurata,
nelle
sente
costeggiando
Krasnaja
Ploščad’,
gli
l’aggettivo
Statale di Mosca, detta MGU dalle sue iniziali, a
krasnaja significa, come nella lingua russa antica,
testimonianza dell’amore sviscerato dei russi per
sia rossa che bella. Il suo nome denota quindi la
le sigle. Ricordiamo che in Piazza Rossa, di fronte
piazza bella per antonomasia. Il Cremlino invece
al Cremlino, c’è il famosissimo GUM, vale a dire
in russo suona Kreml’, che significa proprio
“Grandi magazzini di stato”, benché oggi di statale
fortezza: ogni città anche piccola dell’antica
vi sia rimasto ben poco, essendo costellati di
Russia aveva il suo cremlino, oggi però è il
negozi di prestigiose marche occidentali.
dove
Cremlino di Mosca ad essere universalmente
noto, come centro del potere, prima zarista, poi
sovietico, ora della Federazione Russa. Infine, il
teatro Bol’šoj: significa grande, ed è considerato
appunto il teatro grande in assoluto, soprattutto
per la qualità dei suoi spettacoli e dei suoi
interpreti.
Nel nostro tour non potevamo certo dimenticare la
via
Arbat,
considerata,
anche
se
un
po’
pomposamente, la Montmartre moscovita, con i
suoi pittori di strada e le sue prestigiose gallerie
d’arte, tanto amata dal poeta Okudžava che le ha
dedicato una famosissima canzone. In inverno
soprattutto si può incontrare il fascino senza
tempo di questo quartiere dall’atmosfera un po’
Il nostro incontro con Mosca è proseguito con le
irreale, con le sue stradine da percorrere senza
monumentali stazioni della metropolitana, vero
fretta, per respirare la magia dei fiocchi di neve
gioiello voluto da Stalin per celebrare il potere
che volteggiano nell’aria gelida e dei palazzi
sovietico, che ancora oggi fanno rivivere la storia
illuminati dalla luce tenue dei lampioni.
russa con i loro splendidi mosaici, lampadari,
Il nostro viaggio attraverso gli spazi sconfinati e le
sculture, con lo sfarzo sontuoso delle architetture
misure esagerate è stato punteggiato di molteplici
e dei materiali impiegati. E, sempre per esaltare la
luoghi di interesse e di forti sensazioni.
- 26 -
La monumentale e nuovissima cattedrale di Cristo
bancarelle di ogni genere e contrattando sul
Salvatore, fatta riedificare da El’tsin sul luogo della
prezzo.
preesistente enorme piscina scoperta di epoca
sovietica, a sua volta costruita al posto della prima
cattedrale distrutta dai bolscevichi all’inizio degli
anni Trenta. Il progetto di ricostruire la maestosa
chiesa in modo esattamente uguale alla versione
precedente fu approvato per festeggiare gli 850
anni della città, nel 1997: la prima testimonianza
dell’esistenza di Mosca risale infatti al 1147.
Il monastero di Novodevičij, uno dei monumenti
sacri della Russia: in questo luogo silenzioso e
appartato si ritirarono a vita monastica alcune
zarine e figlie di zar. Il monastero si trova in
un’ansa
del
fiume
Moscova che
attraversa
placidamente la città: in russo in realtà il fiume si
chiama
Moskva-reka ovvero “fiume Mosca”,
proprio come la città.
E le librerie, immense e fornitissime, dove si
potrebbero
trascorrere
intere
giornate
ad
assaporare il piacere di trovare preziose edizioni
dei romanzi classici dell’Ottocento, come pure di
scoprire sempre nuovi dvd (ed è un piacere
incommensurabile, considerato che fino a pochi
anni fa era impossibile portarsi a casa un film
russo).
Il traffico è caotico, perché negli ultimi anni i russi
In una limpida mattina invernale ci è apparso in
hanno scoperto il piacere di avere un’automobile,
tutta la sua sfolgorante bellezza il parco di
e quindi di guidare a piacimento: sono un po’
Kolomenskoje, immerso in un’atmosfera ovattata
come bambini in un luna park, scorrazzano in
e incantata d’altri tempi, che ci ha fatto rivivere il
lungo e in largo creando interminabili e tumultuose
passato zarista di Pietro il Grande con la visita alla
code, ma sono felici. Nella Mosca di oggi sembra
sua piccola casa in legno.
di poter fare tutto, circola un’energia incontenibile,
Il mercato di Izmajlovo, animato e variopinto,
la città viene continuamente ampliata, abbellita,
autentico cuore orientale della città, costellato di
ristrutturata. Pulsa la vita in tutte le sue sfumature,
mille
matrioški
oggetti
certo anche con le inevitabili nefaste conseguenze
dell’artigianato russo, dove molti di noi hanno fatto
del progresso, come il traffico e l’inquinamento,
acquisti
ma tutto è sempre dominato dal carattere
selvaggi,
e
innumerevoli
compiendo
incursioni
tra
- 27 -
nazionale
russo,
sentimentale
e
fatalista
a
tratti
e
generoso,
malinconico.
tratteggia un personaggio all’apparenza apatico e
Non
immobile, in realtà ben consapevole della propria
dimenticheremo l’emozione impagabile di trovarci
innata indole passiva e incline al fatalismo, e
ancora una volta in Piazza Rossa, di notte,
dunque ben più forte e deciso di quanto potrebbe
quando echeggia il rintocco solenne dell’orologio
sembrare, che accetta gli avvenimenti della vita
della Torre Spasskaja, che segna l’ora ufficiale
con saggia rassegnazione senza cercare di
per tutte le più remote regioni della Russia, e hai
modificare o di forzare il destino.
la sensazione di essere proprio al centro del
mondo.
O
lo
sguardo
alla
città
notturna
febbricitante di suoni e di luci dalle finestre del
nostro hotel Kosmos, naturalmente anch’esso
enorme, mastodontico (dispone di 4500 posti
letto!), in ammirazione al cospetto del monumento
ai Conquistatori dello spazio, così ardito nella sua
traiettoria che pare voglia sfidare il cielo.
Sono innumerevoli le suggestioni letterarie che
costellano
i
nostri
viaggi
a
Mosca:
come
dimenticare Bulgakov e la sua ambientazione del
romanzo “Il Maestro e Margherita” negli Stagni del
Patriarca,
situati
non
lontano
dall’odierna
brulicante Via Tverskaja, dove fa la sua comparsa
per la prima volta il diavolo Woland. A Mosca,
come dicono i russi, tutto può accadere…
E, infine, lasciamoci ammaliare dal profondo
E’ stato un tuffo nella storia russa, nella cultura,
anelito a raggiungere la capitale russa che sgorga
nell’arte, ma anche certo nella frenetica vita
prorompente dalla pièce di Cechov “Tre sorelle”:
contemporanea di una capitale che ha subito
“A Mosca! A Mosca!” esclama Irina con nostalgia
profonde trasformazioni dovute ai cambiamenti
alla
epocali degli ultimi decenni. Un’occasione per
rappresenta il sogno, l’ideale a cui tendere, la
scoprire, e per gustare, la misteriosa anima russa,
svolta, il cambiamento tanto desiderato di vita, e
enigmatica
e
noi sottoscriviamo questo invito, esortandovi a
imprevedibile, spesso incline agli eccessi. La
visitare, se ancora non lo avete fatto, questa
possibilità di assaporare la proverbiale pigrizia
meravigliosa e sorprendente città.
e
“oblomoviana”,
affascinante,
vera
irrazionale
caratteristica
nazionale
russa, dal nome del protagonista di un famoso
romanzo
“Oblomov”,
dell’Ottocento,
dello
scrittore
intitolato
appunto
Gončarov,
che
- 28 -
fine
del
secondo
atto,
perché
Mosca
CANALETTO. VENEZIA E I SUOI SPLENDORI
CONFERENZA DI VENERDÌ 13 MARZO 2009
di Emanuela Fortuna
C
analetto si forma nella Venezia del Settecento, una città caratterizzata da
molteplici
contraddizioni: l’apertura
al
mondo
cosmopolita
e
la
chiusura
reazionaria dell’aristocrazia, l’influenza della sensualità Rococò (Tiepolo) e la
ventata rivoluzionaria dell’Illuminismo votata alla scoperta del “vero” (Goldoni e
Pietro Longhi), la contemplazione di fasti ormai in declino (Tiepolo) e l’apertura al
gusto europeo (Canaletto e la veduta, Rosalba Carriera ed il ritratto), il chiarismo
tiepolesco e la pittura “tenebrosa” di Piazzetta.
I MECENATI
grandezza e la saggezza della famiglia, alle
rievocazioni delle imprese eroiche del passato, ad
episodi greci e romani atti ad illustrare le virtù
NOBILTA’ VENEZIANA
aristocratiche
Venezia nel Settecento ha ormai perso la
il
primato
commerciale,
famiglie
veneziane
vantavano origini romane), al popolare tema del
centralità politico-economica del Rinascimento.
Perso
(molte
sacrificio degli eroi antichi molto in voga nel
l’aristocrazia
melodramma e alle rappresentazioni di banchetti
veneziana vede decadere anche la propria
(per
influenza politica: Venezia non può che rimanere
esempio
Cleopatra
ed
Antonio)
che
rievocavano i concorsi contemporanei tra i nobili
neutrale in un momento in cui si decidono le sorti
veneziani.
delle nascenti potenze europee.
In un clima di amara consapevolezza del declino,
l’aristocrazia sceglie il ritorno al passato. Tiepolo
(1696 – 1770) è il narratore disincantato di un
mondo felice e sensuale in cui la nobiltà
veneziana ritrova la forza del casato in un legame
con il passato glorioso familiare.
Egli soleva dire che il “Pittore deve sempre
tendere al Sublime, all’Eroico, alla Perfezione”.
Mentre
l’antico
dell’aristocrazia
peso
andava
internazionale
declinando,
la
glorificazione che ne faceva Tiepolo toccava
nuove vette. Le famiglie, alzando gli occhi alle
volte delle loro sale di rappresentanza, potevano
proclamare le virtù avite della costanza, della
forza
e
della
giustizia
grazie
ad
allegorie
(soprattutto del Tempo) che suggerivano la
Figura 1. Pietro Longhi, La polenta, Venezia, Ca’ Rezzonico.
- 29 -
Accanto a Tiepolo un artista molto apprezzato
d’altare la Chiesa manteneva in vita un mercato
dall’aristocrazia veneziana fu Pietro Longhi (1701
della pittura moderna che altrove non esisteva.
– 1785), particolarmente amato per quel suo usar il
“pennel che cerca il vero”, concetto molto
INFLUSSI STRANIERI
importante per gli artisti del Settecento veneziano.
Stato, nobiltà e Chiesa erano stati le fonti
Mentre Tiepolo ne affrescava le volte, i nobili
tradizionali del mecenatismo, ma c’era anche
veneziani riempivano di quadri le pareti dei loro
un’altra
palazzi in una sorta di horror vacui. Nelle Letters
una
donna
inglese),
segrete. L’arrivo di queste personalità straniere fu
la fortuna per molti artisti veneziani, altrimenti
sconosciuti. Nel 1703 Christian Cole, il primo
I Veneziani ricoprono i loro muri di quadri, e
che
le
case
dei
diplomazia di tutta Europa per costruire alleanze
troviamo
un’interessante testimonianza:
pensano
cosmopolita
ma Venezia era neutrale e qui giungeva la
dall’Italia tra il 1770 ed il 1771 ad un amico in
da
quella
viaggiatori internazionali. L’Europa era in guerra,
from Italy, pubblicate a Londra nel 1776 (scritte
Francia
Venezia,
non
segretario dell’ambasciatore britannico, incontra
siano
per caso Rosalba Carriera (1675 – 1757), che
completamente arredate finché non hanno
allora dipingeva tabacchiere e miniature su avorio.
riempito tutti gli spazi disponibili dal soffitto
La persuade a dedicarsi al ritratto a pastello e
al pavimento, nascondendo totalmente la
questo
1
tappezzeria.
segna
l’inizio
del
suo
successo
internazionale.
LA CHIESA
Nel Settecento la Chiesa di Venezia conservò
l’indipendenza da Roma, anche se nel 1657 le
difficoltà finanziarie la costrinsero a riammettere
nel proprio territorio i Gesuiti in cambio dell’aiuto
del Papa. Il governo, però, conduceva una politica
di ortodossia religiosa anche più rigorosa di
quanto Roma non avrebbe potuto desiderare.
Quando nel 1767 si decise di vietare il passaggio
delle proprietà secolari al clero, si scoprì che,
sebbene il clero non costituisse che il due per
cento della popolazione, i redditi che traeva dalle
sue terre erano quasi pari a quelli di tutto il resto
della Repubblica.
In tal modo a Venezia la Chiesa mantenne, e
Figura 2. Rosalba Carriera, Inverno, Windsor Castle, Royal
forse accrebbe, la posizione che aveva sempre
occupato
di
principale
mecenate
Library.
dell’arte
contemporanea. Con la continua richiesta di pale
Nel
1707
Lord
Manchester,
l’ambasciatore
britannico, durante il suo secondo soggiorno
1
ufficiale a Venezia, incarica Luca Carlevarijs
F. HASKELL, Mecenati e pittori, Umberto
Allemandi,Torino, 2000, p. 259.
- 30 -
(1663 – 1730) di immortalare il suo ingresso nella
artisti veneziani presenti nel suo palazzo c’erano
città. Nel 1708 l’ambasciatore britannico chiuse
innanzitutto Sebastiano Ricci e suo nipote Marco
definitivamente i suoi rapporti con Venezia,
Ricci, Rosalba Carriera (la sua collezione dei
portando con sé in Inghilterra il cognato di
ritratti dell’artista costituisce il gruppo più famoso)
Rosalba Carriera, Giovanni Antonio Pellegrini, e il
e quindi Canaletto.
giovane paesaggista Marco Ricci.
Il gusto del console Smith rifletteva il gusto in
La produzione di Marco Ricci (1676 – 1730) è
Inghilterra, dove ai temi e soggetti storici si
fondamentale per comprendere il percorso del
preferivano il paesaggio, la veduta e infine il
genere del paesaggio nel Settecento. Dopo
ritratto. Non stupisce dunque la preferenza dello
un’iniziale forte influenza di Salvator Rosa, a
Smith per l’arte di Canaletto, tanto che la maggior
partire dal soggiorno inglese (1708 – 1716) si
parte degli incarichi affidati all’artista passavano
allontana
per
direttamente attraverso il console britannico. A
abbracciare il mondo delle rovine di Giovanni
Canaletto Smith commissionò la testimonianza
Paolo Pannini (1691 – 1765) o quello arcadico di
documentaria di 14 vedute del Canal Grande.
Francesco Zuccarelli (1702 -1788) e di Giuseppe
Il Canal Grande è in realtà il soggetto di molti
Zais (1709 – 1784).
artisti vedutisti a Venezia: una sorta di bella
dalle
atmosfere
visionarie
cartolina per i nobili del Grand Tour.
I RESIDENTI STRANIERI
Joseph Smith fu il più grande mecenate del suo
L’ARCADIA
tempo a Venezia e forse non solo. Nato verso il
1675, si era stabilito a Venezia nei primi del
Settecento
esercitandovi
la
professione
di
A partire dagli anni quaranta anche Venezia viene
mercante e uomo d’affari (commerciava con
conquistata dall’idilliaco mondo dell’Arcadia. Pochi
Amsterdam importando carne e pesce), favorito
artisti ne sono esenti. Neppure G. B. Piazzetta
da Christian Cole. Divenne presto ricco e influente
(1683 – 1754) riuscirà a sfuggire al fascino dei
e la sua casa poté ospitare incontri occasionali tra
paesaggi e dei racconti arcadici. Poco alla volta
nobili veneziani e diplomatici inglesi, quegli
schiarisce la sua tavolozza e, nella fase centrale
incontri che altrove sarebbero stati imbarazzanti e
della sua carriera, si inserisce nel “grand goût”
poco prudenti. Nel 1744 fu nominato console
settecentesco,
inglese, una carica inferiore a quella da lui sperata
con
composizioni
profane
destinate al collezionismo, come la famosa
di residente. Nel 1761, un anno dopo essersi
Indovina o la Rebecca al pozzo.
dimesso dal consolato, vendette la maggior parte
dei suoi libri e dei suoi quadri a re Giorgio III.
Cinque anni dopo, all’età di quasi novant’anni,
BIOGRAFIA DI CANALETTO
assunse di nuovo il titolo di console in seguito alla
bancarotta di colui che gli era succeduto. Morì nel
1770 e fu sepolto nel cimitero protestante di San
Giovanni
Niccolò al Lido. Come protettore delle arti e
(Venezia 7 ottobre 1697 – Venezia 19 aprile 1768),
proprietario di una superba biblioteca, Smith
pittore ed incisore italiano, fu noto soprattutto per
godeva a Venezia di larga fama ed era perciò a
le sue vedute.
contatto con quasi tutti i maggiori artisti. Tra gli
- 31 -
Antonio
Canal,
detto
il
Canaletto
Figura 3. Canaletto, Il Bucintoro di ritorno al molo il giorno
Figura 4. Luca Carlevarijs, Il molo con Palazzo Ducale, opera
dell’Ascensione, Windsor Castle, Royal Collection.
non datata.
La sua formazione avvenne presso la bottega del
Molti dei primi lavori di Canaletto sono riprese dal
padre Bernardo (1675 - 1744), scenografo di
vero, grazie all’uso della camera ottica.
successo accanto al fratello Cristoforo. Sia
La camera oscura o camera ottica inizialmente
l’esordio come scenografo, sia la prima attività
era una vera e propria stanza che nel tempo, per
come pittore indipendente ci sono poco noti
ovvi motivi di funzionalità, si ridusse a piccole
perché Canaletto non aveva l’abitudine di firmare
scatole chiuse dotate di un foro da cui entrava la
le sue opere (almeno fino al 1740). Anton Maria
luce. Questa luce proiettava sul lato opposto
Zanetti Jr. nel Della pittura veneziana e delle
all’interno della scatola l’immagine capovolta
opere pubbliche de’ veneziani maestri (Venezia
dell’inquadratura scelta. Più il foro era piccolo, più
1771)
l’immagine risultava nitida e ben definita.
racconta
che
Canaletto
dopo
aver
“scomunicato” il teatro “passò a Roma, e tutto si
L’adozione della camera ottica era un espediente
diede
Il
per impadronirsi di una successione spaziale.
soggiorno con il padre Bernardo presso la città dei
L’espediente in Canaletto non era un semplice
Papi durò circa un anno: dalla fine del 1718
mezzuccio, come riporta Zanetti:
a
dipingere
vedute
dal
naturale”.
all’estate 1720. Canaletto fu particolarmente
ispirato dall’opera del vedutista Giovanni Paolo
Insegnò il Canal con l’esempio il vero uso
Pannini (1691 – 1765), mentre le tonalità brunacee
della camera ottica; e a conoscere i difetti
e il chiaroscuro intenso e contrastato delle prime
che recar suole a una pittura, quando
opere indicano una particolare vicinanza al grande
l’artefice
artista Piazzetta.
prospettiva che in essa camera vede, e
Nel 1725 Canaletto è già conosciuto per le sue
delle tinte spezialmente delle arie, e non sa
vedute che superano addirittura la tradizione
levar destramente quanto può offendere il
topografica di Luca Carlevarijs.
senso.
2
interamente
si
fida
della
2
Canaletto. Vedute Veneziane, Oscar Mondadori,
2001, p. 92.
- 32 -
Con l’uso della camera ottica Canaletto inizia a
“dilatare” lo spazio, come se lo vedesse attraverso
un grandangolo, cercando la veduta panoramica e
abbassando la linea dell’orizzonte. Infatti più della
metà del dipinto è occupato dal cielo, che
contribuisce
ad
accentuare
il
senso
di
spettacolare solennità e magnificenza dell’opera.
Figura 6. Bernardo Bellotto, Il Rio dei Mendicanti e la Scuola di
San Marco, Venezia, Gallerie dell’Accademia.
Alla fine del maggio 1746 Canaletto si reca a
Londra, con una lettera di presentazione per il
Duca di Richmond. Le sue vedute perdono la
genuinità della sua giovinezza e dimostrano una
Figura 5. Canaletto, Bacino di San Marco, Boston, Museum of
stanca maniera.
Fine Arts.
Il soggiorno in Inghilterra, interrotto da due brevi
ritorni in patria nel 1750-51 e nel 1753, termina nel
1755.
A partire dal 1735 circa il nipote Bernardo Bellotto
Rientrato a Venezia, quando la scena era
(1722 – 1780) entra nella bottega di Canaletto con
dominata da Francesco Guardi (1712 – 1793), si
il compito di preparare abbozzi e composizioni
reinserisce nel collezionismo del Grand Tour.
prospettiche e di riprendere schizzi dal vero e di
Le opere del tardo Canaletto, però, soffrono di
figure.
una certa ripetitività. Venezia ed il gusto artistico
Il giovane Bellotto, seppur teso a seguire il
sono cambiati: la veduta ormai racconta di una
linguaggio del maestro Canaletto, mostra una
città in decadenza e spesso diviene cronaca.
propria personalità artistica.
Canaletto muore il 19 aprile 1768 nella sua casa
La pennellata che descrive le facciate dei palazzi
sul
rio
ricorda
freddissima
Canaletto,
del
colore,
ma
le
di San Lio, dopo una lunga malattia.
l’intonazione
ombre
nere,
“inchiostrate”, il rilievo esatto e saldo delle
architetture, il cielo dipinto in diagonale, con le
nuvole
basse
all’orizzonte
sono
inconfondibilmente di Bellotto.
- 33 -
CHE COSA ABBIAMO FATTO L’ANNO SCORSO
I venerdì del Centro Culturale MIR 2008-2009
LA FILOSOFIA E IL PROBLEMA DELLA DISABILITÀ
VENERDÌ 24 OTTOBRE 2008 ore 21.00
Relatore: Prof. UBALDO NICOLA (Direttore della rivista Diogene)
L’ARTE DELLA SCRITTURA GIAPPONESE
VENERDÌ 21 NOVEMBRE 2008 ore 21.00
Relatore: TAEKO FURUSAWA
LA TV È STORIA
Come il piccolo schermo scrive la nostra storia.
VENERDÌ 6 FEBBRAIO 2009 ore 21.00
Relatore: Dr.ssa STEFANIA CARINI (Università Cattolica di Milano)
LUDWIG II
Re di Baviera, Re delle fiabe. Genialità o follia?
VENERDÌ 27 MARZO 2009 ore 21.00
Relatore: Dott. BRUNO GUASCO
SULLE TRACCE DELLO SPIRITO
Chiese e monasteri scomparsi di Novara.
VENERDÌ 3 APRILE 2009 ore 21.00
Relatore: Dr.ssa PATRIZIA POMELLA
ANTONELLI NEL SUO TERRITORIO
VENERDÌ 29 MAGGIO 2009 ore 21.00
Relatore: Dr.ssa PATRIZIA POMELLA
- 34 -
Gli appuntamenti culturali MIR 2008-2009
LA MISTERIOSA ANIMA RUSSA
Volti e immagini dalla Russia di oggi.
Mostra fotografica a cura di Camillo Balossini
Venerdì 26 settembre – venerdì 3 ottobre 2008
Inaugurazione: venerdì 26 settembre 2008 ore 18.30
MOZART ARTISTA “IN CONTRATTEMPO”
Sara Elisa Stangalino presenta il suo libro “Mozart”.
Sabato 8 novembre 2008 ore 18.00
Relatore: Dr.ssa Sara Elisa Stangalino
CANALETTO
Presentazione della mostra “Canaletto. Venezia e i suoi splendori”.
Introduzione a cura della Dr.ssa Emanuela Fortuna
Venerdì 13 marzo 2009 ore 21.00
- 35 -
Le gite e le visite culturali del Centro Culturale MIR 2008-2009
SAN NAZZARO SESIA E CASALVOLONE
VICENZA
DOMENICA 19 OTTOBRE 2008
Andrea Palladio 500 anni
A cura di Patrizia Pomella
DOMENICA 23 NOVEMBRE 2008
A cura di Emanuela Fortuna
MOSCA
VERCELLI
22 – 25 GENNAIO 2009
Peggy Guggenheim e la nuova pittura americana
A cura di Cristina Avogadro
DOMENICA 8 FEBBRAIO 2009
NOVARA
TREVISO
Il Barocco in città
Canaletto. Venezia e i suoi splendori
DOMENICA 1° MARZO 2009
DOMENICA 15 MARZO 2009
A cura di Patrizia Pomella
A cura di Emanuela Fortuna
MILANO OLTRE IL QUOTIDIANO
LA VENARIA REALE
Un percorso insolito
Egitto. Tesori sommersi
DOMENICA 19 APRILE 2009
DOMENICA 10 MAGGIO 2009
A cura di Alex Cambiaghi
BACENO E VALLE ANTIGORIO
La via dell’Arbola e gli Orridi di Uriezzo
DOMENICA 14 GIUGNO 2009
A cura di Rosella Favino
- 36 -
LA VENARIA REALE
TREVISO
BACENO E VALLE ANTIGORIO
- 37 -
SEDICESIMA MOSTRA MIR 5 - 19 giugno 2009
Corsi di PITTURA A OLIO
Insegnante: Marta Cascioli
DANIELA CACCIATORE
ELENA RIGGIO
ANTONELLA SURACE
GIANCARLO TROMBIN
DAVIDE CASCIOLI
LAURA FARINELLA
ANTONIO GUSBERTI
SONIA MOLINA
ROBERTA POMELLA
MARIA STEFANIA SEGANTIN
MAURO STORACE
ELENA AGLIO
SIMONA MARASCO
VALERIA URBANO
CRISTINA VLASE
Corsi di CERAMICA RAKU
Insegnante: Simona Puzineri
SILVANA BRAMANTE
GIULIA CAPEL BADINO
CHIARA GALLI
ANNACLAUDIA REGALI
ANTONELLA VALLARIO
ANTONELLA ZERBONE
Corsi di DISEGNO e ACQUERELLO
Insegnante: Simona Puzineri
ALESSANDRO BELOTTI
PAOLO FRATTA
MARIA TERESA GALLI
DOROTHY PIRRE’
ANNACLAUDIA REGALI
VANDA RINOLDI
FRANCO UBEZIO
SIMONA FORTE
LUCIA MORNESE
PAOLA MARIA PISONI
MARIANGELA SPERA
DIANA VACCARO
- 38 -
- 39 -
I NOSTRI PROSSIMI APPUNTAMENTI
I venerdì del Centro Culturale MIR 2009-2010
MISTERI PAGANI TRA ORIENTE, GRECIA E ROMA
VENERDÌ 16 OTTOBRE 2009 ore 21.00
Relatore: Prof.ssa SIMONETTA FOCARDI
LA MUSICA SVEGLIA IL TEMPO
Thomas Mann e Hermann Hesse a confronto
VENERDÌ 20 NOVEMBRE 2009 ore 21.00
Relatore: Dott. MIRKO BAGLIONE
Le gite e le visite culturali del Centro Culturale MIR 2009-2010
NOVARA
Edifici simbolo della Novara dell’Ottocento
DOMENICA 25 OTTOBRE 2009
A cura della Dr.ssa Patrizia Pomella
VIGEVANO
LEONARDO, GLI SFORZA E VIGEVANO
DOMENICA 8 NOVEMBRE 2009
A cura della Dr.ssa Emanuela Fortuna
... e molto altro ancora!
- 40 -
LA REDAZIONE
Cristina Avogadro
Emanuela Fortuna
Giancarla Vercellini
Copia non vendibile. Pubblicazione destinata alla circolazione interna tra i soci.
- 41 -
Il tema del prossimo numero: I LIMITI INFRANTI