il Viaggio - Centro Culturale mir
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il Viaggio - Centro Culturale mir
SOMMARIO Editoriale 1 La storia della nostra associazione Da ITALIA-URSS al MIR: gli anni ’80 2 Il viaggio nelle lingue: parole e verbi in movimento 5 Il viaggio di Odisseo in Omero e in Dante 20 Il viaggio nella letteratura e nella filosofia 22 Diario di Viaggio: A Mosca! A Mosca! 25 Conferenza: Canaletto. Venezia e i suoi splendori 29 I venerdì del Centro Culturale MIR 2008/2009 34 Gli appuntamenti culturali MIR 2008/2009 35 Le gite e le visite culturali del Centro Culturale MIR 2008/2009 36 Sedicesima Mostra MIR 5 – 19 giugno 2009 38 I nostri prossimi appuntamenti 40 EDITORIALE Una rivista del Centro Culturale MIR: un’idea interessante, un’iniziativa impegnativa, un progetto ambizioso… Queste sono state le prime reazioni all’annuncio della decisione di intraprendere la nostra nuova avventura: dare vita a una rivista che rispecchiasse l’attività della nostra associazione, e soprattutto potesse essere un ulteriore e più articolato momento di incontro per tutti i soci e non solo per i soci. Perché nasce questa rivista? Da tempo accarezzavamo l’idea di creare uno strumento che ci permettesse di essere ancora più vicini ai nostri soci. I progetti erano tanti, ma evidentemente i tempi non erano ancora maturi per concretizzarli. Poi, nella primavera scorsa, l’esigenza si è fatta più pressante, l’entusiasmo e la voglia di fare sono diventati realtà. Abbiamo deciso di intitolare la nostra creatura “Mondi a confronto”. Il nome del nostro Centro Culturale “Mir”, come ben sapete, è una parola russa che significa “pace” e “mondo”, nei nostri intendimenti voleva e vuole continuare ad essere un augurio di pace a tutto il mondo. Tra gli scopi principali della nostra associazione c’è il confronto con diverse culture e diverse esperienze, momento importantissimo, imprescindibile per la nostra vita e per la nostra crescita culturale e personale. Lo Statuto del Centro Culturale Mir recita: “Il Centro Culturale Mir ha quale scopo sociale la promozione e lo sviluppo di attività ed iniziative finalizzate alla conoscenza e alla diffusione della cultura in tutti i campi, nonché lo sviluppo e l’approfondimento di rapporti di amicizia e di conoscenza reciproca tra i soci” (Art. 2). Dall’incontro e dal confronto costruttivo di idee ed esperienze nasce l’idea del titolo della rivista. “Mondi a confronto” significa infatti conoscere altre realtà, non necessariamente lontane nel tempo o nello spazio, e attraverso la conoscenza e lo scambio proficuo di idee, giungere a un modo migliore di studiare, lavorare, vivere. Iniziamo con l’apporto degli insegnanti del Mir, che in questo primo numero hanno profuso i propri sforzi per varare l’iniziativa nel miglior modo possibile. Ma per i prossimi numeri aspettiamo con piacere anche i contributi dei soci che vorranno partecipare e aiutarci con i loro interventi a far crescere la nostra rivista. Il tema che fa da filo conduttore a questo primo numero è il Viaggio, inteso in tutte le sue accezioni sia concrete che ideali. Abbiamo scelto questo tema così evocativo e carico di significati proprio per esprimere al meglio la nostra vitalità e il nostro desiderio di conoscere. Cosa c’è di meglio di un viaggio, infatti, per confrontarsi con altre culture? La passione ci guida alla scoperta di mondi nuovi, di paesi e di città sconosciute, la brama di sapere e di sperimentare nuove esperienze ci porta lontano dai nostri percorsi consueti, fuori dal nostro piccolo universo quotidiano, per farci diventare più forti, più consapevoli della nostra avventura umana. Troverete innanzi tutto un “viaggio” alla scoperta della storia della nostra associazione, delle sue radici più profonde, della sua nascita e della sua costituzione, e in seguito, nei prossimi numeri, delle varie trasformazioni avvenute nel corso degli anni. Il pezzo forte di questo primo numero è costituito da un’articolata indagine etimologica e lessicale dei termini relativi al viaggio, al viaggiare e al movimento nelle varie lingue insegnate al Mir. E ancora, potrete leggere un’analisi del mito di Ulisse in Omero e in Dante, e un’indagine del significato del viaggio nella letteratura e nella filosofia. La rivista ospiterà alcune rubriche fisse: la prima, dedicata ai racconti di viaggio in una città visitata dai soci, in questo primo numero è decisamente pertinente al tema ed è dedicata al viaggio a Mosca effettuato nello scorso mese di gennaio da un gruppo di soci nonché allievi dei nostri corsi di russo; la seconda sarà dedicata ad approfondire il contenuto di una conferenza de “I venerdì del Centro Culturale Mir”, e in questo numero vede l’intervento di Emanuela Fortuna riguardante il Canaletto. In conclusione troverete notizia delle iniziative più importanti realizzate nello scorso anno e un cenno ad alcuni appuntamenti futuri dei prossimi mesi. Ci auguriamo di avere fatto cosa gradita e soprattutto che questa rivista possa diventare davvero un momento di incontro, un appuntamento fisso irrinunciabile per i nostri soci e per gli amici del Centro Culturale Mir. Un ringraziamento specialissimo a Giancarla Vercellini, insostituibile nella realizzazione della parte grafica e dell’editing, e a lei e a Emanuela Fortuna per il fondamentale apporto di idee e per il prezioso contributo operativo. Un grosso grazie anche a Fabrizio Francato per la realizzazione della copertina. Buona lettura! Cristina Avogadro -1- LA STORIA DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE Da ITALIA-URSS al MIR: gli anni ‘80 di Cristina Avogadro D ove affondano le radici della nostra associazione? Forse non tutti sanno che la sua nascita risale a un passato ormai si può dire lontano: il primo nucleo infatti sorse nel 1982 ad opera di Arleziano Testoni, figura carismatica dalle spiccate doti umane di simpatia, affabilità e generosità, formidabile organizzatore di viaggi nelle repubbliche dell’allora Unione Sovietica. L’Associazione si chiamava Italia-URSS: il suo autonoma, la sede divenuta poi “storica” di Via scopo era proprio far conoscere la realtà culturale Mossotti 8. russa e sovietica in Italia e in particolare a Novara, In quei primissimi anni di attività, prima di nonché favorire l’incontro e l’amicizia tra i due conquistarci una sede, eravamo ospiti presso popoli. l’Arci di Novara, che allora si trovava in Via dei All’epoca io frequentavo l’università, studiavo per Cattaneo, e l’unico nostro bene era un armadietto specializzarmi in lingua e letteratura russa, ero bianco con le vetrinette, che ospitava libri russi e appena tornata dal mio primo viaggio-soggiorno in alcuni oggetti dell’artigianato russo: le matrioske, i Unione Sovietica. Ero una studentessa entusiasta, vassoi e gli scialli dai colori vivaci attiravano la innamorata della lingua e della letteratura russa, e curiosità di tutti. Mi piace ricordare spesso ancor di più del popolo e delle sue profondissime quell’armadietto, perché può essere considerato a doti di umanità e di ospitalità. Per questo accolsi buon diritto il primo piccolo nucleo, concreto e subito con gioia la proposta di prendere parte al nello stesso tempo simbolico, della nostra vita progetto, che sembrava allora quasi una sfida, di associativa, un minuscolo seme da cui sono diffondere la cultura e la lingua russa nella nostra germogliati in seguito i fiori della nostra attività. città. Ho sempre amato le sfide, non per niente L’armadietto esiste ancora, un po’ sbiadito e avevo ammaccato, e infatti lo abbiamo messo in cantina, scelto il russo come lingua di specializzazione all’università… ma sta lì a ricordarci da dove siamo partiti, a Elisa Cadorin partecipò inizialmente a questa rammentarci che abbiamo fatto tanta strada bellissima avventura, era già laureata e “reduce” perché abbiamo proceduto con misura, a passi da un lungo soggiorno di studio in Unione piccoli Sovietica. Ma poi decise di trasferirsi a Mosca e associativi, sempre mossi dalla passione e dalla l’onere (o meglio l’onore) dell’insegnamento del voglia di fare. russo ai novaresi passò dunque subito a me. Negli anni ’80 l’Unione Sovietica era ancora per i Nel più un oggetto misterioso, e grandi erano il nostro 1984 ci dell’Associazione fu la costituzione Italia-URSS, nel ufficiale ma entusiasmo 1986 sicuri e la nel perseguire nostra energia gli nel scopi voler diffondere la cultura e la lingua russa nella nostra l’inaugurazione della nostra prima vera sede -2- con georgiana di Signachi. Il deputato georgiano pregiudizio e per noi si trattava di superare Vachtang Esvandja, abile organizzatore e brillante invisibili la oratore, divenne un nostro grande amico. Nei suoi conoscenza della realtà di questo immenso frequenti soggiorni in Italia ebbi l’onore di essere paese. La lingua russa poi suscitava quasi un la sua interprete, e sicuramente ho imparato molto timore reverenziale, l’alfabeto cirillico sembrava a stando accanto a lui, non da ultimo è stato per me molti un ostacolo insormontabile, ma sicuramente un grande maestro di brindisi… Infatti i georgiani possedeva mondi hanno una tradizione conviviale antichissima che sconosciuti e affascinanti da esplorare. La nostra prevede in una cena di gala interventi numerosi e attività particolarmente città. Spesso l’URSS barriere il per fascino aveva veniva guardata permettere di dunque almeno dischiudere un aspetto un po’ sentiti da parte di tutti i pionieristico, la qual cosa ci galvanizzava e dava commensali, guidati da un capotavola in qualità di un sapore speciale alle nostre giornate. Ognuno di autentico cerimoniere. Vachtang era perfetto in noi dedicava con entusiasmo il proprio tempo questo ruolo, e anche in tutte le occasioni ufficiali libero all’associazione, per il solo piacere di a cui prendevamo parte sapeva trasmettere prima costruire qualcosa in cui credeva fortemente. di tutto il cuore, coniugando rigore intellettuale e Molteplici furono le iniziative a cui ci dedicammo schiettezza di modi. Anche a lui ci siamo ispirati in quei primi anni di vita dell’associazione: incontri nell’istituire e mantenere viva nel corso degli anni con la tradizione di incontri conviviali della nostra delegazioni sovietiche, conferenze di associazione. giornalisti russi su temi di attualità, mostre di pittori sovietici alla Saletta Albertina, mostre fotografiche e di artigianato russo e ucraino, spettacoli di balletti russi classici e folkloristici (ogni anno a Ferragosto in Piazza Martiri), i convegni di microchirurgia dell’occhio dell’Istituto del professor Fjodorov, le conferenze di storia e di letteratura russa alla Saletta Albertina… Iniziammo allora la tradizione di incontri conviviali che poi si è mantenuta intatta negli anni, con un numero sempre più grande di partecipanti, uniti dalla voglia di condividere un percorso comune. Ricordiamo con trasporto le cene dell’8 marzo di quegli anni, rallegrate dai mazzetti di mimose preparati personalmente dal nostro Presidente Testoni. Organizzavamo tantissimi viaggi, ideando Arleziano Testoni (a sinistra) e Vachtang Esvandja e proponendo diversi itinerari a cui aderivano centinaia di partecipanti desiderosi di andare a vedere da vicino il gigante Con l’avvento di Gorbacev ci fu un’impennata sovietico. nell’interesse e nella curiosità per l’URSS, e noi ci Promuovevamo incontri ufficiali con delegazioni di trovammo sommersi di richieste di organizzare partigiani della Repubblica sovietica di Georgia, corsi, viaggi, incontri. La nostra attività cresceva e attraverso varie iniziative volte a celebrare il gemellaggio di Belgirate con la il numero dei soci iniziava ad aumentare. cittadina -3- Quanti volti, quanti amici si sono avvicendati negli interessanti mostre o nuovi appassionanti viaggi, anni! Alcuni condividono ancora oggi la nostra momenti esaltanti di gratificante soddisfazione per avventura associativa: Mina Mazzotti è con noi fin un’iniziativa ben riuscita e momenti difficili di crisi dall’inizio, entusiasta, da superare sempre uniti. Ogni volta che si sempre pronta a dare una mano, a suggerire idee andava in URSS tutti gli amici russi e georgiani e proposte nuove. E’ stata tra i primi a dedicarsi aspettavano il nostro Presidente con impazienza, allo studio del russo, in quegli anni ’80 che perché sapevano che avrebbe preparato loro sembrano così lontani, quando chi decideva di gustosissimi piatti di spaghetti alla bolognese. Era intraprendere lo studio di questa lingua era diventato per lui quasi un rito, indossare il sempre motivatissimo: non solo l’interesse e la cappello da cuoco e mettersi in cucina a trafficare curiosità erano molto forti, ma c’era anche la con enormi pentoloni… Il problema talvolta era volontà di distinguersi dagli altri, la voglia di trovare un colapasta! Non dimenticheremo mai il andare alla conquista di un mondo “diverso”, da nostro Presidente fondatore: la sua inesauribile noi instancabile, energica, desiderio di energia e la sua prorompente carica umana ci russa”. E accompagnano tuttora nel nostro cammino, e Gianna, continueranno ad accompagnarci negli anni a Doriano, Paola, Eugenio. Tutti avevano iniziato venire. Sentiremo sempre echeggiare dentro di studiando il russo, ma anche dedicandosi a far noi la sua parlata schietta e vigorosa, il suo crescere nostra incoraggiamento a non desistere nei momenti associazione, a farla diventare sempre più un difficili, il calore e la spontaneità che davano un luogo dove i soci sono amici che si ritrovano tocco speciale a tutto il suo lavoro organizzativo perché condividono la visione della vita, perché dedicato all’associazione. sicuramente idealizzato, conoscere la “misteriosa continuano a seguirci e a il anima anche migliorare oggi questa hanno interessi comuni, ma soprattutto perché hanno voglia di stare insieme. E a tutti dava la carica il nostro Presidente, Arleziano Testoni, detto Luciano e anche “Cianen”, come lo chiamavano fin da ragazzino nel suo amato paese di Galliera in provincia di Bologna, che con il suo inconfondibile accento emiliano e i suoi modi schietti sapeva arrivare sempre al cuore di tutti. Nel corso degli anni tanti soci e amici hanno avuto la possibilità di conoscerlo da vicino e di apprezzare la sua Testoni prepara i suoi famosi spaghetti agli amici russi grande energia, il suo estro, la creatività e la passione che metteva in tutte le cose. E’ stato sicuramente una grande personalità, di quelle che All’inizio degli anni ’90, con l’imprevisto e lasciano un segno, non soltanto dal punto di vista repentino dei risultati della sua attività, ma anche dal punto cambieranno gli scenari internazionali e anche la di vista personale. Nei ricordi affiorano tanti nostra associazione dovrà decidere di darsi un momenti intensi passati insieme, giornate e serate assetto nuovo: ma questo sarà l’argomento della trascorse prossima puntata. fianco a fianco a organizzare -4- crollo dell’Unione Sovietica, IL VIAGGIO NELLE LINGUE: PAROLE E VERBI IN MOVIMENTO U n percorso di analisi e di ricerca tra le varie lingue, indoeuropee e non, che costituiscono materia di insegnamento al Centro Culturale Mir. Fulcro d’indagine: il tema del viaggio. Una sfida appassionante, subito raccolta da tutti con entusiasmo. Iniziando fin da ora a giocare con le parole, potremmo dire di avere intrapreso il nostro piccolo viaggio nel viaggio. La nostra ricerca ci offre spunti interessanti di riflessione sul rapporto tra cultura e lingua, e sull’ipotesi, avanzata da alcuni studiosi, dell’interconnessione tra la mentalità di una nazione e la struttura grammaticale della sua lingua. UN VIAGGIO NELL’ANIMA mezzo di trasporto in più direzioni, o abitualmente, come vedremo più avanti. (MA NON SOLO) Se vogliamo augurare a un russo Buon viaggio diciamo «Счастливого пути» (Sčastlivogo puti), di Cristina Avogadro usando il sostantivo путь (put’, che qui si trova al genitivo, essendo sottinteso il verbo “желать” La lingua russa, che appartiene al gruppo delle želat’, augurare), viaggio inteso anche come lingue slave orientali unitamente a ucraino e cammino, percorso, tragitto: abbiamo ad esempio bielorusso, possiede un’eccezionale ricchezza in Puškin il verso «Мой путь уныл» (“Moj put’ stilistica e morfologica, che consente di esprimere unyl”, da “Elegia”, 1830), tradotto magistralmente un pensiero o un’emozione attraverso una gamma da Giovanni Giudici con “E’ triste il mio sentiero”. pressoché infinita di sfumature. Compare qui l’accezione del viaggio come ricerca Se iniziamo ad analizzare la traduzione in russo di una meta, nel contempo aspirazione alla vita e del sostantivo “viaggio” notiamo subito l’ampio ventaglio di possibilità: (putešestvie), viaggio da nella alla libertà, ma anche desiderio di pace e di путешествие sua riposo. accezione La nostra indagine etimologica ci conduce poi a generale, soprattutto con significato esplorativo (“кругосветное putešestvie поездка путешествие” scoprire un interessante sostantivo strettamente krugosvetnoe imparentato con “путь”: si tratta di “спутник” è il viaggio intorno al mondo) a (poezdka), viaggio inteso (sputnik), che significa sia compagno di viaggio come (che però si può tradurre anche con “попутчик” spostamento, trasferimento, ma anche come poputčik, proseguendo nel gioco infinito del “giro”, ad esempio “деловая поездка” (delovaja rimando ai sinonimi) che satellite. poezdka) viaggio d’affari, o “туристическая поездка” (turističeskaja poezdka) Ritornando all’analisi delle varianti di traduzione viaggio per turistico. Il sostantivo “поездка” è strettamente il sostantivo “viaggio”, non possiamo dimenticare che accanto a “путь”, in un ideale legato al verbo “ездить” (ezdit’), andare con un percorso di viaggio metaforico, di crescita e di -5- conoscenza di se stessi, abbiamo anche дорога verbo pluridirezionale, che invece denota il (doroga), che significa sia “cammino” che “strada”. movimento in più direzioni, il moto ripetuto e Sempre Puškin ci ha lasciato la bellissima lirica abituale, o, nel passato, l’azione di andata e intitolata «Зимняя дорога» (“Zimnjaja doroga”), ritorno. Ad esempio diciamo “сейчас я иду “Viaggio d’inverno” nella traduzione ancora una домой” sejčas ja idu domoj, ora vado a casa (a volta incisiva e sapiente di Giudici: la strada intesa piedi), ma “каждый день я хожу на работу” come cammino da percorrere, lungo viaggio každyj den’ ja chožu na rabotu, ogni giorno vado invernale attraverso le nebbie e le immense al lavoro (sempre comunicando che ci vado a steppe innevate, ma anche attraverso il tempo e piedi), dove хожу (chožu) è la prima persona l’anima. singolare del presente del verbo ходить (chodit’, E il primo verso di una celebre poesia di un altro verbo pluridirezionale del verbo идти, idti). Lo grande poeta, Michail Lermontov, contemporaneo stesso verbo ходить, usato al passato, può di Puškin, recita «Выхожу один я на дорогу» indicare un movimento di andata e ritorno: “вчера (“Vychožu odin ja na dorogu”), “Solitario io esco я ходил в кино” včera ja chodil v kino, ieri sono sulla strada”, dove compaiono sia il verbo выхожу andato al cinema. Abbiamo infatti una nutrita serie (vychožu, prima persona singolare del presente di di coppie verbali (ricordiamo per brevità soltanto le выходить vychodit’, uscire) che il sostantivo prime due: идти-ходить idti-chodit’ andare a piedi, дорога (doroga, all’accusativo perché denota ехать-ездить echat’-ezdit’ andare con un mezzo moto a luogo), proiettandoci così nel multiforme di terra), in cui il primo verbo si utilizza per mondo capitolo esprimere il movimento preciso in una direzione, straordinariamente ricco della grammatica russa, mentre il secondo può indicare sia il movimento come ben sanno gli studenti che si cimentano con reiterato e abituale, che il moto in diverse lo studio di questa lingua e che si trovano a direzioni. dedicare Ognuna di queste coppie verbali (di verbi dei verbi grande di moto, un energia e impegno nell’apprenderne la formazione e l’uso. unidirezionali e pluridirezionali) dà poi origine ad Basti ricordare che, accanto ai verbi fondamentali altre coppie, cosiddette aspettuali, mediante (idti) e ехать (echat’) (che indicano l’aggiunta di prefissi. I prefissi più comunemente rispettivamente andare a piedi e andare con un usati sono molti. Ricordiamo innanzi tutto в che mezzo), abbiamo una ricca serie di verbi che indica entrata e вы che indica uscita (e questi denotano il movimento in aria, in acqua, la corsa prefissi andranno a formare ad esempio i verbi (лететь, плыть, бежать – letet’, plyt’, bežat’), ma входить-войти anche il vagare muovendosi piano e senza uno выходить-выйти vychodit’-vyjti uscire a piedi; scopo determinato “брести” (bresti), per citare ricordiamo l’esempio precedentemente citato del uno tra i numerosi e significativi esempi della verso di Lermontov “Выхожу один я на дорогу”), grande ricchezza lessicale che incontriamo nella при che denota l’arrivo e у la partenza (ed ecco lingua i verbi приходить-прийти prichodit’-prijti arrivare a идти russa per esprimere il concetto di vchodit’-vojti entrare a piedi, priezžat’-priechat’ movimento. piedi, Tutti i verbi appena citati appartengono alla arrivare con un mezzo), ma abbiamo anche по categoria dell’unidirezionalità, cioè esprimono il che può significare inizio del movimento, за che movimento in una sola direzione ben precisa e conferisce al verbo di moto il significato di “fare un definita. Ognuno di essi ha poi un corrispettivo salto, fare una deviazione rispetto al movimento -6- приезжать-приехать principale” (“По дороге в магазин я зайду к semplicemente l’avvicinamento al luogo indicato. тебе” po doroge v magazin ja zajdu k tebe, Da notare che nelle tre varianti abbiamo anche tre andando al negozio farò un salto da te, dove la differenti preposizioni, con i relativi casi, per meta del moto è il negozio, e il verbo зайти zajti tradurre il complemento di moto a luogo “a assume anche il significato di “fare una breve Mosca”. visita” oltre a quello di moto eseguito strada Anche nell’esprimere il moto e le sue mille facendo; infatti abbiamo proprio l’espressione “по sfumature, vediamo dunque quell’approccio al дороге” po doroge, dove ritroviamo la parola dettaglio дорога doroga, qui nella sua accezione più riflessione e quel melanconico fatalismo che da concreta). sempre caratterizzano il popolo russo, proteso a Qualche altro esempio di prefisso: до che indica scandagliare le più riposte pieghe della nostra “arrivare fino a un determinato punto, raggiungere avventura di vita. Concludendo la nostra breve un от analisi possiamo affermare che, sulla base di “allontanarsi da”, пере “passare attraverso”, ma quanto sopra esposto, si nota in effetti una anche “cambiare, trasferirsi” (ad esempio “мы profonda connessione tra il carattere nazionale e перешли через мост” my perešli čerez most, la abbiamo attraversato il ponte, ma “мы переехали Nell’universo semantico russo viene dato un в другой город” my pereechali v drugoj gorod, ci grande risalto all’emotività: i russi sottolineano le siamo trasferiti in un’altra città), e potremmo emozioni e possiedono una grande ricchezza di continuare ancora a lungo. Senza dimenticare che mezzi per esprimerle. le coppie ottenute coi prefissi vanno a far parte Infine della grande categoria dei verbi perfettivi e esempio dell’uso della parola “дорога” (doroga) imperfettivi. Ma questo sarebbe l’inizio di un’altra che ci restituisce bene l’immagine del “viaggio” ben più impegnativa riflessione. attraverso l’anima. Prima di partire per un lungo certo Abbiamo limite”, così под struttura vogliamo grammaticale citare un profondità della altro di lingua. significativo viaggio, all’atto del congedo con familiari e amici, i nell’esprimere l’azione del movimento, e le russi ancora oggi, seguendo un’usanza che risale numerose sfaccettature ci rimandano talvolta all’antichità, sono soliti dirsi «Посидим перед anche a punti di vista differenti, quando usando un дорогой» (posidim pered dorogoj) che possiamo prefisso tradurre con “stiamo un pochino qui seduti prima un estrema a”, quella diversificazione o una “avvicinarsi minuzioso, aspetto verbale diverso e del viaggio”. Quasi un rito, stare seduti qualche personale del nostro spostarci o viaggiare. Per minuto in silenzio per raccogliere le idee e esprimere la frase “siamo arrivati a Mosca” imprimere i ricordi prima di partire, e soprattutto possiamo dire «мы приехали в Москву» (my per augurare alla persona cara che sta per partire priechali v Moskvu) e in questo caso vogliamo un viaggio sereno e favorevole. «Посидим перед sottolineare l’arrivo alla meta, lo scopo del nostro дорогой»… viaggio, ma possiamo dire anche «мы доехали tradizione popolare russa giunga dunque un до Москвы» (my doechali do Moskvy) indicando augurio speciale anche a voi lettori: possiate questa volta soprattutto il limite, il punto raggiunto, intraprendere un meraviglioso e appassionante senza dare informazioni sullo scopo del moto, viaggio leggendo la nostra rivista… ma soprattutto come pure «мы подъехали к Москве» (my assaporando la vita. comunichiamo una sfumatura particolare pod’echali k Moskve) mettendo in evidenza -7- Attraverso queste parole della indicano con precisione a quale punto del viaggio mi trovo (ab- per la partenza, an- per l’arrivo o la partenza, zurück- per il ritorno e così via), quale tipo di viaggio sto facendo e la direzione da o CHI FA UN VIAGGIO HA QUALCOSA verso la quale mi muovo (durch- per il passaggio DA RACCONTARE da un luogo, hin- o her- per la direzione verso o da “Wenn einer eine Reise tut, so kann es was un luogo, nach- seguendo qualcuno, aus- fuori o erzählen” all’estero). Un romantico modo di spostarsi a piedi lo si di Giancarla Vercellini ritrova scrittore Nachtlied” poesia (Canto di Goethe notturno del vagare, il fare passeggiate sui Wanderwege, ossia “Chi fa un viaggio ha qualcosa da raccontare”, lo della viandante). Wandern è un verbo che indica il erzählen” - Matthias Claudius diceva titolo “Wanderers “Wenn einer eine Reise tut, so kann es was così nel illuminista sui sentieri segnati sulle Alpi o nelle brughiere e Matthias nei boschi, dove il percorso della passeggiata è Claudius. In effetti per un tedesco il viaggiare è solitamente legato al conoscere da due verbi di uso comune: più importante della meta da raggiungere. In effetti, diversamente dai già citati uno è erfahren, ossia venire a conoscenza di fahren, gehen e reisen, wandern normalmente qualcosa, e l’altro è fahren, ossia andare con un non è unito ai prefissi che precisano la meta o la mezzo di trasporto, ed entrambi hanno la stessa direzione del viaggio, e i tipici complementi di etimologia. Tutti e due derivano dal verbo ervarn, luogo che lo accompagnano descrivono usato nel tedesco del Medio Evo quando le notizie semplicemente quale paesaggio si attraversa - in viaggiavano letteralmente da un villaggio all’altro die Berge (sui monti), durch Wälder und Felder insieme alle mercanzie di un venditore ambulante (tra boschi e campi) - quasi a lasciar libero chi o si spostavano con un cantastorie. passeggia dalla costrizione di dover dichiarare Il verbo fahren si usa quando si vuole indicare un dove sta andando. andare velocemente e, implicitamente, lontano Pur apparendo senza meta, questo modo di poiché ci si sposta con un mezzo. Ma se voglio spostarsi non è per nulla infruttuoso, ma, al descrivere l'andare a piedi userò gehen, verbo contrario, che ha in sé, similmente all'italiano, anche i che permette di fare Wanderjahre che indica gli anni di viaggio intesi va?), es mag gehen, wie es will (comunque vada), soprattutto come anni di noviziato, di tirocinio quali e molti altri. sono stati quelli di Wilhelm Meister, protagonista Nel suo detto, però, Matthias Claudius ha usato il di alcune opere di Goethe tra cui appunto nome Reise, che indica un viaggio come il famoso “Wilhelm Meister Wanderjahre”. “Italienische Reise” (Viaggio Italiano) di Goethe, aveva quello esperienza. Infatti wandern si trova nella parola significati figurati dell'andare – wie geht’s? (come che è percorso lungamente la Spesso questi anni si concludono con un nostra Heimkehr, un ritorno a casa, che non è solo la penisola. Questo è il tipo di viaggio che richiede chiusura di un viaggio ma anche il momento che un augurio: “Gute Reise!” segna il passaggio dalla spensieratezza di una I verbi fahren, gehen e reisen possono essere gioventù che, pur permettendo un andare senza preceduti da prefissi e seguiti da preposizioni che troppe regole - wandern – , tuttavia fornisce le -8- esperienze da mettere poi a frutto nell’età matura: in maniera idiomatica e l’idea di raggiungere un “…und kehrte nun mit dieser Ausrüstung nach luogo sicuro, come ad esempio la terraferma, può längerer Wanderzeit als Herr in meine Heimat assumere una connotazione decisamente positiva zurück.” ( ... e tornai così equipaggiato dopo lungo (“hon gick i land med förhöret”, “lei se l’è cavata vagare come un signore nella mia terra natia - nell’interrogazione”). Hermann Hesse “ Schön ist die Jugend”). Abbiamo poi åka , che, generalmente, circoscrive il suo aspetto semantico all’idea di andare con un mezzo di trasporto (“de brukade åka färjan över till Finland” “erano soliti andare in Finlandia con il traghetto”, “vi tycker inte om att åka tunnelbana” “a UN VIAGGIO LUNGO CENTO MIGLIA noi non piace andare con la metropolitana”). INIZIA CON UN PASSO Inoltre, già la sola radice del verbo, åk, significa “mezzo “ En resa på ett hundra mil startar med ett steg” svedese è una lingua scandinave. norvegese, e al sottogruppo Strettamente con il quale di concetto del viaggiare nel modo più concreto e “fisicamente veritiero” sono fara, färdas e resa. indoeuropea, delle Tutti e tre presuppongono uno spostamento su un una lungo tragitto (“han for omkring i Tyskland” “egli lingue imparentato c’è “mezzo Ma probabilmente i verbi che esprimono il appartenente al gruppo delle lingue germaniche settentrionali (“lyxåk” trasporto di lusso”). di Fabrizio Trillini Lo di locomozione” viaggiò per tutta la Germania”), quando magari si al pone l’accento non tanto sulla destinazione bensì discreta sull’idea del viaggio in sé (“ni ska färdas på intelligibilità, al danese, all’islandese e al faroese, okända esso deriva dall’antico nordico, o norreno, la vatten” “voi viaggerete su acque sconosciute”) o anche quando si dà rilievo al fatto lingua che i Germani utilizzavano nella penisola di essere assente dal luogo di partenza (“jag reste scandinava nel periodo vichingo. Attualmente, è utomlands” “io ho viaggiato / sono andato parlato da oltre dieci milioni di persone tra Svezia, all’estero”). alcune zone costiere della Finlandia e nelle isole Quest’ultimo verbo è anche un sostantivo e significa propriamente “viaggio” nella Åland. sua accezione più generica e molte volte lo si Come in ogni idioma, anche in svedese esistono trova all’interno di una parola composta (“han ska alcuni verbi che esprimono l’idea del movimento, ge sig ut på en resa till Afrika” “egli farà un viaggio del trasferimento, dello spostarsi da un luogo ad in Africa”, “bröllopsresa” “viaggio di nozze”) e non un altro, verbi, cioè, che rappresentano, anche se di rado ha un valore alquanto figurato (“en resa i qualche volta in maniera piuttosto “contenuta”, il det förflutna” “un viaggio nel passato”). concetto del viaggio. Inoltre, se nel viaggio è importante sottolineare Da questo punto di vista, il verbo più comune è che è stata utilizzata un’automobile, la lingua certamente gå, che ha come significato base svedese presenta il verbo köra, con il quale nella quello di “andare, muoversi a piedi in una maggior direzione più o meno precisa (“jag går hem” “io parte dei casi non è necessario specificare il mezzo (“mina föräldrar kördes längs vado a casa”, “måste du redan gå?” “devi già kusten” “i miei genitori hanno viaggiato lungo la andare?”). Molto spesso questo verbo viene usato costa”). -9- E poi, come non ricordare altri due verbi che può essere reso con termini molto diversi, che esprimono il camminare in modo relativamente spesso non sono così facili da usare. rilassato, senza una meta ben determinata? Si Travel è sicuramente la parola che si conosce più tratta di vandra e irra (“han är rädd för att vandra diffusamente ed è, in effetti, il termine più generico ensam i fjällen” “egli ha paura di camminare da per indicare uno spostamento da un luogo ad un solo in montagna”, “de irrade omkring skogen i altro. He always talks about his travels: parla flera timmar” “essi vagarono nel bosco per diverse sempre dei suoi viaggi; Have you read “Gulliver’s ore”). Da notare che il primo verbo appare anche travels”?: Hai letto “I viaggi di Gulliver”?. La parola nella parola composta vandrarhem e cioè “casa deriva del camminatore”, ossia “ostello della gioventù”, significava ‘faticare’ e da qui lo sviluppo semantico come a dimostrare che dopo un lungo cammino sarebbe passato per ‘intraprendere un viaggio c’è sempre un posto sicuro nel quale potersi faticoso’ riposare. spostamento nel Medioevo (to travel). Da qui il Infine, si può accennare al verbo erfara (da notare sostantivo travel come “resoconto di viaggio”. la seconda parte della parola) nel quale l’idea del Sinonimo di travel è journey, usato perlopiù nel viaggio acquisisce il senso di “dirigersi verso la caso di viaggi via terra in relazione a tempo e conoscenza di” poiché il suo significato di base è distanza, spesso anche come “tragitto”. It was a “sperimentare”, “provare” (“för första gången i sitt very long journey: fu un viaggio molto lungo; We liv erfor han en känsla av ensamhet” “per la prima got there after ten day’s journey: arrivammo là volta nella sua vita egli provò un senso di dopo dieci giorni di viaggio. La parola deriva dal solitudine”) e da ciò si ha il sostantivo erfarenhet, latino “esperienza” (“livserfarenhet” “esperienza di vita”). Francese journée (un giorno di lavoro o viaggio). dall’ o Antico poteva diurnum Francese indicare (giorno), ‘Travail’ la che difficoltà passato di all’Antico Trip è un’ulteriore parola relazionata al viaggio. Si usa soprattutto per indicare un viaggio di piacere o di lavoro; Did you enjoy the trip?: Ti è piaciuto il viaggio? ; He made a business trip to New York: Fece un viaggio di lavoro a New York. Spesso indica anche il viaggio o la corsa in barca, treno o VIAGGIARE ALLARGA LA MENTE E autobus tra due punti: It’s a short trip from Rome INNALZA LO SPIRITO to Naples: É un viaggio breve tra Roma e Napoli. “Travel broadens the mind, and raises the spirit” A round trip indica il viaggio andata e ritorno: Tickets for round trips have a discount: I biglietti di Stefania Leone andata e ritorno sono scontati. Il termine deriva dal verbo ‘tripper ‘ che in Antico Francese voleva “Travel broadens the mind, and raises the spirit”: dire ‘inciampare’ da qui si è passati a ‘trip’ “viaggiare allarga la mente e innalza lo spirito”. sostantivo con il significato di ‘viaggio breve’. Questo detto è particolarmente vero per quello Sempre dal Francese Antico è arrivato a noi il che riguarda la lingua inglese! Se prendiamo alla termine voyage da ‘veiage’ (viaggio) derivato a lettera il fatto che allarghi la mente, possiamo dire sua volta dal Latino ‘viaticum’. Voyage è usato nel che parlare di viaggio in English sia un significato di viaggio per mare e nello spazio: He bell’esercizio per la nostra testa, perché “viaggio” took a voyage to Australia: Fece un viaggio in - 10 - Australia (via mare); Man would like to make a (dividere): litigare per dividersi un centesimo era voyage to Mars: L’uomo vorrebbe fare un viaggio litigare per un niente. su Marte. Ma quale è il rapporto fra questi due verbi? Per un Meritano attenzione anche altri termini relazionati osservatore straniero, che non sa nulla di alla semantica del viaggio. Tra questi abbiamo la francese, la part dovrebbe essere l’atto di «partir». parola excursion, che traduce l’italiano “gita, E che confusione per lui tra repartir (ripartire) e viaggio di piacere” effettuato con l’autobus; tour, répartir (spartire, ripartire); tra partage (divisione, per spartizione) che secondo le sue osservazioni indicare un viaggio in siti d’interesse accompagnato da una guida. corrisponderebbe a partir, e départ al quale Per tradurre, invece, “fare un viaggio” si possono risponde un solo verbo départir che significa utilizzare le espressioni to take a assegnare e non andarsene! journey/trip/voyage; to make a voyage/journey; to Per vari motivi i due o tre verbi latini che go on a journey/voyage/trip. significano «partir» sono morti prima di aver E se viaggiaste senza una meta il verbo giusto è fornito un erede alla lingua francese. to wander (I wandered lonely as a cloud….. La lingua francese ha dunque ripiegato ben presto vagabondavo solitario come una nuvola…, citando sulla formazione: s’en aller (andarsene). Ancora il grande Romantico William Wordsworth). oggi, «Tu t’en vas?» (te ne vai?) e «Tu pars?» Avete visto che c’è da perdere un po’ la testa! (parti?) sono praticamente equivalenti. Anche il Allora buon viaggio!! Have a nice trip/journey; o tedesco e l’inglese esprimono l’idea di partir con Safe journey! quella di “andare allontanandosi” (weg/gehen, go/away). Tuttavia il latino ci aveva lasciato in eredità un verbo partir da partiri, che a sua volta veniva da parte (la parte). Diremmo, del tutto in linea retta con la lingua madre, questo partir ha solamente il PARTIR, C’EST MOURIR UN PEU significato del suo predecessore latino, quello di (PARTIRE È UN PO’ MORIRE) répartir, ossia partager (dividere). Tramite la lingua dei romanzi e delle canzoni d’amore del di Francesca Scotti Medioevo, i nostri antenati sono passati dall’idea di partager, séparer (dividere, separare) a quella Non è certamente l’opinione di milioni di cittadini di s’en aller (andarsene). per i quali, alla vigilia di una partenza per le Al Medioevo francese noi dobbiamo la creazione vacanze, «partir, c’est revivre beaucoup» (partire, dell’amore romantico, dell’amour fou, e di tutte è rivivere molto). Ma questo detto contestabile queste cose o quasi. Per l’amato o l’amata di trova il suo posto nella storia del verbo partir in allora francese. Dovrei dire: dei nostri due verbi partir. Il misticamente o me, né io senza di voi) è il motto di Tristano e quelqu’un», essere in lite con qualcuno per un Isotta – c’è nella partenza l’idea di una divisione. interesse futile. La «maille» era il soldo di tanto e fare, vous sans moi, ni moi sans vous» (né voi senza di quello dell’espressione «avoir maille à partir avec fa vogliono carnalmente, un solo corpo e una sola anima - «Ni primo è quello del detto, il solo usuale; l’altro, tempo che Grazie a due dei più bei romanzi d’amore del XII partir qui significa «partager» secolo studieremo il problema di partir : i - 11 - frammenti detti «de Thomas» di Tristano e Isotta e Je mes ne quier de vous partir: il lai di Lanval di Marie de France, due opere che Ceo est la riens que plus désir. sono state scritte nello stesso periodo, 1150-1160. Ossia: chiedo di non essere mai più separato da Nell’episodio del frutteto, Tristano e Isotta, che si voi, di non partire mai più da dove sono: è quello incontrano in segreto, sono stati sorpresi dal re che desidero maggiormente. Marco, sposo di Isotta. Tristano deve fuggire e si Nei due testi, l’idea della partenza di uno dei due congeda dalla sua amica. Questi le chiede di amanti è strettamente legata a quella della ricordarsi del loro amore e aggiunge (versi 49-50): separazione amorosa; in effetti, è la separazione Nos cors partir ore convient. che è sentita, vissuta. Mais l’amor ne partira nient. Lanval, play-boy e don Giovanni malgrado lui, ha (Ora bisogna lasciarci, ma nulla dividerà il nostro sedotto senza cercarlo la regina Ginevra, sposa amore). Certamente l’autore qui gioca sul doppio del re Artù. Lei glielo dichiara senza giri di parole significato già implicito di partir. Bisogna separare, inutili (le donne di allora, sapevano fare i primi dividere i nostri corpi (che facevano un tutt’uno), passi decisivi); Lanval la respinge abbastanza ma il nostro amore resta indivisibile: esso non ci sbrigativamente e (versi 303-304): allontanerà l’uno dall’altro. La reine s’en part à tant; Alla fine del poema, Tristano, ferito a morte, En sa chambre s’en va pleurant. supplica il suo amico Kaherdin di andare da Isotta Ossia: a queste parole la regina si separa da che, sola, può guarirlo. Che si ricordi, gli dovrà Lanval, parte, e se ne va piangendo nella sua dire Kaherdin, che niente e nessuno non ha mai camera. potuto partir, ossia “rompere” il loro amore (versi Grazie alla forma se partir de si è operata 1235-1239): l’evoluzione dal significato primo al significato La nostre amur, nostre désir, moderno di partir. Ma si poteva se partir solo da Ne put dunque hum partir; qualcuno. È vero che la differenza non è Anguisse, peine ne dolur insormontabile: Ne porent partir nostre amur. necessariamente partire dal luogo dove egli è. se partir da qualcuno è E il messaggio dovrà ricordare alla regina Isotta la Per distinguere la separazione dalla partenza, i promessa (versi 1244-1245) : nostri antenati hanno provato a usare Qu’elle me fist à la désevrance un’opposizione: partir/départir. Nella storia di El gardin, quand de li parti… Ysengrin il lupo, al quale Renart ha suggerito (per Ossia: che mi fece al momento della nostra fargli uno scherzo) di lasciare per tutta una notte separazione nel giardino, quando io partii da lei, la sua coda sotto il ghiaccio di uno stagno per lontano da lei. prendere del pesce, Ysengrin, intrappolato dal E ora leggiamo una delle più toccanti poetesse ghiaccio, vede con terrore arrivare dei manenti: della nostra storia, la dolce Marie de France. Si d’ilec se veut départir; Lanval, il bel cavaliere in esilio, è stato notato a De sa queue l’estuet partir. sua insaputa da una giovane di straordinaria Se vuole partire da qui, bisogna separarsi dalla bellezza – è una fata -, innamorata di lui. Si coda. È quello che farà sotto lo sguardo beffardo incontrano, lei gli dice il suo amore e gli chiede il della volpe. suo. Lanval, affascinato, le risponde (versi 129- La storia non si ferma qui. Ci sono voluti 130): quattrocento - 12 - anni perché il micro-sistema lessicale di partir si costituisse e si stabilizzasse. all’italiano, Così, partir con il significato di partager (dividere) particolarità. Il verbo andar viene utilizzato per dire si è mantenuto per molto tempo (lo troviamo ‘andare a piedi’, sottintendendo quindi il “mezzo” ancora in Montaigne alla fine del XVI secolo) e di locomozione – i piedi. Non posso dire perciò allo stesso tempo con il significato sempre più Ando a mi casa en autobús; posso dire Ando a mi frequente di s’en aller de in verità nasconde una piccola casa, facendo capire al mio interlocutore che ci (andarsene). Contemporaneamente, départir ha significato sia andrò passeggiando. s’en aller (andarsene) che partager, répartir Con i mezzi di trasporto posso utilizzare i verbi ir (dividere, spartire). Ha conservato solo il secondo e venir. Questi due verbi hanno lo stesso significato, ma oggi è piuttosto desueto e in via di significato dei corrispondenti italiani – andare e sparizione. Nel passaggio, ci ha dato départ che venire - ma hanno un utilizzo un po’ diverso. Il Rabelais usa per significare répartition, tri verbo ir si usa quando, implicitamente o (ripartizione, cernita), ma anche con il significato esplicitamente, il parlante si riferisce ad un luogo moderno. lontano da quello in cui si trova (un lì/là), ad E poiché bisognava sostituire partir, che perdeva il esempio: suo significato primitivo a vantaggio del significato vado/andrò a Madrid), detto mentre ci si trova in moderno, la lingua ha formato partager (dividere) qualsiasi altra città. Ir si usa anche per esprimere a partire da partage, venuto dal tardo latino. Per un movimento che avviene “in tua compagnia”; in cui, niente è rapido in materia di vocabolario: le questo caso l’uso è completamente diverso parole vivono, sicuramente, sono perfino brulicanti rispetto all’italiano: Esta tarde voy a la piscina di vita. Ma, a nostra misura umana, vivono al contigo (oggi pomeriggio vengo in piscina con te); rallentatore. lo spagnolo usa ir – andare - mentre in italiano Mañana voy a Madrid (domani utilizziamo ‘venire’. Il verbo venir esprime invece un’idea di avvicinamento: Mañana vienen a verme mis padres (domani vengono a trovarmi i miei genitori). Inoltre esprime il movimento che avviene VIANDANTE, NON C’È IL SENTIERO, IL “in mia compagnia”: ¿Vienes al cine conmigo? SENTIERO SI FORMA CAMMINANDO (Vieni al cinema con me?). In quest’ultimo caso “Caminante, no hay camino, se hace camino al l’interlocutore non risponderà, però, con venir – andar.” come si farebbe in italiano – ma userà ir: ¿Vienes al cine conmigo? – Está bien, voy (Vieni al cinema di Stefania Leone con me? – Va bene, vengo). Questi usi di ir e venir fanno capire che in Utilizzare in modo corretto i verbi di movimento in spagnolo, per esprimere il movimento, il parlante spagnolo non è molto semplice per un italiano, mette al centro se stesso, ed in base a se stesso perché nonostante la somiglianza tra le due lingue, e tra i verbi interessati, il usa loro uno o l’altro verbo per manifestare avvicinamento o allontanamento. comportamento è abbastanza diverso. Parallelamente a questo uso di ir e venir si Innanzitutto si deve fare attenzione al falso amico: comportano i verbi traer e llevar (portare). Traer il verbo andar. Se a prima vista sembra identico sottintende “portare qui”; llevar “portare là”. - 13 - Vediamo un esempio: (Al bar) ¿Camarero, me sufficiente, ad esempio, sfogliare un dizionario trae una cerveza, por favor? – En seguida se la portoghese per rendersi conto di quante parole traigo (Cameriere, mi porta una birra? – Gliela del tutto diverse dalle nostre inizino per “al”). porto subito); se cliente e barista si trovano vicino, La al tavolo, ad esempio. ¿Camarero, me trae una movimento attraverso l’utilizzo molto comune di cerveza, por favor? – En seguida se la llevo. due verbi che mostrano una grande familiarità con (Cameriere, mi porta una birra? – Gliela porto il nostro patrimonio lessicale: si tratta di ir e di subito); se cliente e barista sono lontani, ad andar . Entrambi possono riferirsi al concetto dello esempio uno al tavolo e l’altro al bancone. Il spostamento da un determinato luogo ad un altro cliente usa sempre ‘trae’ perché sottintende “mi e dunque, di riflesso, anche a quello del viaggio. porti qui la birra”. La forma ir, che inconsapevolmente ci riporta alla “Caminante, no hay camino, se hace camino al mente la più classica forma latina “ire”, è andar.” (A. Machado) “Viandante, non c’è il certamente quella più usata e il suo impiego si sentiero, il sentiero si forma camminando.” estende dall’idea di spostamento fisico tra due o più lingua luoghi portoghese piuttosto esprime ravvicinati l’idea a quella del di trasferimento in posti anche lontani o comunque raggiungibili mediante l’ausilio di un mezzo di trasporto (“ir para baixo” “andare giù”, “ir para a esquerda” “andare a sinistra”, “ir à caça” “andare a ANDARE O TORNARE, NEL CUORE E’ caccia”, “ir a Roma” “andare a Roma”). Proprio SEMPRE VIAGGIARE con i mezzi di trasporto si può notare una grossa differenza con l’italiano dal momento che il “Ir ou voltar, no coração è sempre viajar” portoghese richiede sempre la preposizione “de” (“ir de carro / avião / comboio / barco” “andare in di Fabrizio Trillini auto / aereo / treno / nave). Il verbo “ir” è utilizzato per Il portoghese appartiene al gruppo delle lingue esprimere praticamente ogni tipo di destinazione, come quella pubblica (“ir à igreja” neolatine e dunque è strettamente imparentato “andare in chiesa), quella privata (“ir para casa”, all’italiano, al francese, allo spagnolo nonché al “andare a casa”) ma anche quella “commerciale” romeno. Esso è parlato, oltre che in Portogallo (“ir ao cabelereiro” “andare dal parrucchiere”). La (compreso l’arcipelago delle Azzorre e quello di peculiarità di questo verbo, inoltre, si riscontra Madeira), anche in Brasile e in alcuni stati del nella diversità di significato che esso assume a continente africano come l’Angola, il Mozambico, seconda che sia seguito dalle preposizioni a la Guinea Bissau, Capo Verde e São Tomé e oppure para (e ciò lo accomuna ad alcuni verbi di Principe. Per cause di tipo storico, economico, moto da luogo come “vir” “venire”, “voltar “ / sociale e culturale, la lingua portoghese condivide “tornar” “tornare” / “ritornare”): la preposizione a insieme allo spagnolo la particolarità di aver indica che il movimento è limitato ad un certo introdotto all’interno del proprio lessico una scopo sottintendendo che dal luogo dove si è grande quantità di termini provenienti dall’arabo. andati si tornerà indietro, mentre para dà l’idea di Tutto ciò differenzia i due idiomi dalle altre lingue movimento senza ritorno immediato. Ad esempio, “sorelle” in maniera piuttosto considerevole (è un abitante di Lisbona che si reca a Porto per - 14 - LE RANE TORNANO IN GIAPPONE affari dirà “ Vou ao Porto” “Vado a Porto (ma solo per lavoro)”; quando in seguito ripartirà per Lisbona dirà “Vou para Lisboa” “Vado a Lisbona”. di Luca Boschi Ultimo aspetto particolare di questo verbo è che nella forma passata semplice esso perde del tutto Nella lingua giapponese l’azione di movimento da il suo valore semantico di movimento in quanto un luogo ad un altro è espressa con verbi di moto vengono utilizzate parassitariamente i piuttosto precisi. tempi corrispondenti del verbo ser “essere” (“fui ao In modo simile all’italiano, si differenziano le médico” “sono stato / sono andato dal medico”). azioni Naturalmente il contesto del discorso ci permette genericamente da un luogo ad un altro) e di di capire quale possa essere il valore stesso del “venire” verbo in questione. persona che si trova lontano dal parlante). Ecco che allora abbiamo il verbo andar che Precisando, contiene in sé l’idea del camminare nella sua significa “spostarsi verso un luogo” (Gakkou e iku, accezione più varia (“andar devagar / depressa” Io vado a scuola), mentre Kuru viene sempre “camminare adagio / di fretta”, “andar a pé” riferito a persone o cose che si avvicinino al “andare a piedi”, “andei todo o dia” “ho camminato parlante tutto il giorno”, “depois de muito andar chegaram sottointeso sempre “verso di me”); possibili a casa” “dopo aver camminato molto arrivarono a traduzioni di kuru sono quindi anche “avvicinarsi” casa”). Qualche volta può essere utilizzato al oppure in senso figurato “derivare”, “conseguire”. posto di “ir” e in particolare se vengono espressi Similmente Iku può assumere i significati più luoghi attraverso i quali si effettua un determinato generici di “spostarsi”, “condurre” o anche in viaggio (“andar por terra / mar” “andare per terra / senso figurato “andare bene”, “passarsela bene”, mare”). fino al concetto stesso di “condotta”. di “andare” (movimento iku (movimento di avvicinamento (poeticamente (Densha ga inteso anche alla yuku) kuru, Arriva il treno, viajar La lingua giapponese è scritta con i caratteri di (“viaggiare”) e il suo sostantivo a viajem (“il derivazione cinese detti kanji (caratteri cinesi). viaggio”) che, forse meglio di qualunque altra Esiste perciò, ed è molto significativa, anche la parola, esprimono al meglio ciò che i Portoghesi componente hanno compiuto per secoli con grande coraggio e interessante sottolineare che i due caratteri per spirito di avventura, solcando mari più burrascosi “Iku” e “Kuru”, presi singolarmente, rappresentano e insidiosi con le loro imbarcazioni: le grandi un’idea del movimento atemporale e generica, scoperte del nuovo continente e la civilizzazione non delle nuove terre per un ideale di nuovo progresso contestualizzata di verbi di moto. Sarebbe dunque non solo commerciale ma anche religioso e meglio renderli come: “Il concetto di andare” e “il culturale. concetto di venire”, oppure nominalizzandoli: Infine, si possono citare il verbo riferita visiva dei soltanto suddetti alla verbi; è traduzione “l’andare” e “il venire” o anche “l’andata” e “il ritorno”. Il kanji di kuru in particolare viene utilizzato in numerosissimi composti di origine cinese, i quali rappresentano quasi sempre un’idea di “qualcosa di prossimo e di imminente”. - 15 - Quando i giapponesi escono da casa, usano ritornare a casa o comunque nel posto in cui si è l’espressione ittekimasu che non è altro che in quel momento e la nostra presenza è stata l’unione dei suddetti due verbi di moto; si potrebbe gradita. Ciò può essere fatto con giochi di parole o tradurre letteralmente come “vado e torno” o ricevendo in dono un origami (animale di carta “esco, ma torno”. A differenza della lingua italiana ripiegata) di una rana. (“esco”, “vado”) è curioso come sia d’obbligo abbinare anche il verbo kuru e non si dica mai soltanto iku in questo contesto, anche se si starà fuori casa per molto tempo. Altra considerazione merita il verbo “viaggiare”, UNA STRADA TRANQUILLA E SICURA poiché esiste una parola di origine cinese: ryokou suru (lett. “fare un viaggio”), formata da due kanji : di Cristiana Valmacco il primo è ryo (viaggio, spostamento), il secondo è kou che non è altro che una lettura differente del Prima di tutto ritengo sia necessario sottolineare kanji di iku (andare) di cui sopra. Quindi potremmo come tutte le parole in cinese, e quindi anche i azzardare a tradurre Ryokou suru semplicemente verbi, siano una forma invariabile che significa con “muoversi verso qualcosa”. Il kanji di ryo di cui essenzialmente che non subiscono modifiche in sopra preso singolarmente è letto anche tabi, ragione del tempo, del modo, del numero e del traducibile sempre con “viaggio” ed è la parola che indicava questa azione nella genere. Per cui una traduzione puntualmente lingua letterale è la seguente: wo qu / io andare, ni qu / giapponese prima dell’avvento dei caratteri cinesi tu andare ecc… E’ quindi il soggetto espresso che e quindi di nuove letture sino-giapponesi. mi permette poi una traduzione esatta con la Un discorso a parte va riservato al verbo concordanza “ritornare”, in giapponese Kaeru, poiché ha insito passato o al futuro e se in traduzione devo parlante; si usa infatti l’espressione che deriva da nasai (ben modo che mi indicano se l’azione avviene al presente, al casa, in patria o comunque in un luogo caro al okaeri stesso sicuramente all’interno della frase altri elementi sempre viene utilizzato per indicare il ritorno a verbo Allo funziona per il tempo o il modo, ci sono in sé il significato di “viaggio di ritorno”. Quasi questo adeguata. rendere tornato), un condizionale piuttosto che un congiuntivo. rivolgendola a colui che entra a casa dopo I verbi principali che esprimono movimento sono esserne stato lontano. qu (andare) e lai (venire) che trovano un impiego Kaeru incorpora un campo semantico molto ricco relativamente differente dall’italiano in quanto di composti di derivazione sino-giapponese, quasi lai/venire viene esclusivamente utilizzato per tutti legati al senso generale di ritorno al proprio esprimere un moto verso il luogo in cui si trova la uchi (che può indicare sia la casa propria che persona che parla e negli altri casi si utilizza qu / coloro che ne fanno parte). venire, per esempio “io vengo a casa tua / wo qu Concludo con una curiosità su quest’ultimo verbo: ni jia”, ma “tu vieni a casa mia / ni lai wo jia”, ma per ragioni fonetiche la parola kaeru, scritta con attenzione “io vado a casa mia / wo hui jia” quindi un kanji diverso da quello del verbo di moto, non si “va” mai a casa ma si “ritorna” a casa significa anche “rana”. Per questo motivo tale sempre. anfibio viene spesso associato all’idea augurale di - 16 - Tutti i verbi che esprimono movimento vengono sempre un “via” da casa ed un conseguente definiti locativi, alcuni sono transitivi e quindi ritorno. In questo contesto rientrano quindi i reggono il luogo come oggetto diretto alla destra concetti espressi relativamente ai verbi di moto del verbo senza bisogno di preposizione, altri che per il movimento verso casa, come già invece sono intransitivi per cui il luogo si trova abbiamo generalmente a sinistra del verbo introdotto da l’impiego del verbo hui / ritornare ed anche quello una preposizione specifica. relativo agli usi e costumi dei cinesi di sempre che È tra i locativi intransitivi che si trova il verbo vivono il loro viaggio per eccellenza quando viaggiare / lüxing che come diverse altre parole ritornano a casa per il Capodanno, festa che cinesi può ricoprire più funzioni: può essere verbo tradizionalmente va passata in famiglia. Moltissimi e può essere nome, ed è la posizione all’interno cinesi lavorano molto lontano dal loro paese della frase e il contesto della frase stessa che d’origine e quindi il ritorno a casa per la festa di indicano se si deve tradurre “viaggiare” oppure primavera, “viaggio”. Occorre spiegare che ogni singolo lunghissimi, è uno dei momenti più significativi: si carattere cinese è composto da più parti, una di portano doni e cibo ed è l’occasione per ritrovare i queste si ripete in più caratteri ed è chiamato sapori e gli odori più cari e vicini. Come non fare radicale. In tutto ci sono 214 radicali che si un parallelo con il nostro ritorno a casa per Natale, trovano ordinati per numero di tratti all’interno di a mangiare con le persone più care capitone una tavola all’inizio di quasi tutti i dizionari proprio piuttosto che pandoro? perché è attraverso il riconoscimento dei radicali Ora le cose stanno un po’ cambiando per tutti, gli che si procede con la ricerca di un carattere sul italiani dizionario. Alcuni di questi radicali sono caratteri a ambientazioni esotiche e i cinesi approfittano delle tutti gli effetti corredati di pronuncia e significato, vacanze di Capodanno per visitare l’Europa e fare altri hanno perso il loro valore di carattere ma shopping in tempi di saldi. mantengono del Lao Zi dice: “Ogni viaggio comincia con un significato, quindi in linea di massima la presenza passo”, ecco mi piacerebbe pensare che questo di un certo radicale all’interno di un carattere primo passo venga fatto da tutti noi nella direzione suggerisce il probabile significato del carattere comune che ci porti a capire quanto tutti siamo stesso, un po’ come la nostra radice. Il radicale uomini e quindi nonostante le profonde differenze del carattere lü è fang che significa quadrato e culturali ci ritroviamo poi a condividere gli stessi quindi suggerisce uno dei significati di lü che è sentimenti, le stesse aspirazioni e a vivere le forze armate, truppe, ma anche luogo, punto stesse cardinale, che invece suggeriscono il secondo partenza significato di lü che corrisponde a “viaggiare”, ma riconoscere nello specifico “stare lontano da casa”. Dei due essenziali. significati, che probabilmente anticamente erano L’augurio di un buon viaggio in cinese si dice “Yi correlati in quanto l’allontanamento da casa lu ping an”, che letteralmente significa “una strada avveniva in funzione dell’arruolamento, quello tranquilla e sicura”. una sorta di indicazione detto, prevedono nonostante per Natale esperienze diversi esclusivamente richieda ricercano sicuramente ma nell’altro con i trasferimenti mari caldi e da punti di l’unica meta di nostri stessi valori relativo al viaggio indica come questo sia fortemente legato ad un concetto di casa, origine e quindi come il viaggio presupponga comunque e - 17 - VIAGGIARE, TRAVEL, ﺳﻔر simbolica (il viaggio come percorso metaforico, HAVE A NICE JOURNEY! !ﺳﻔر اﻟﺳﻌﻳد come cambiamento interiore legato in particolar modo all’identità e allo sviluppo di una nuova coscienza). di Paola Avenia La formazione e l’etimologia delle parole e i significati che esse veicolano sono legati a fattori Il viaggio è un topos letterario che attraversa la culturali e storici. Una lingua infatti è anche e letteratura nelle sue varie forme e nelle sue soprattutto una metalingua: le parole, dietro al loro diverse lingue e culture di appartenenza. Ibn- primo significato, celano e rinviano a valori e ‘Arabi nella sua opera “Kitab al Isfar” afferma il concetti legati a un substrato collettivo tipico della carattere universale del viaggio. Secondo l’autore civiltà e cultura di appartenenza. infatti tutti gli esseri umani sono in viaggio poiché Questo inciso ci permette di comprendere meglio l’esistenza suppone movimento (haraka )ﺣرﻛﺔ. il significato dei vocaboli nelle diverse lingue. Il viaggio è da sempre unito al concetto di Il termine più comunemente utilizzato in inglese esperienza: viaggiando l’uomo si confronta con se per viaggiare è travel. stesso e con il mondo. A livello linguistico è possibile dimostrare la connessione Una connotazione più specifica è data invece dal tra termine journey che indica uno spostamento da esperienza e difficoltà ritornando al significato un posto all’altro. Journey assume anche una antico di viaggio legato a fatica e sofferenza. valenza simbolica, soprattutto in campo letterario Per cogliere il significato originale di viaggio può dove spesso viene utilizzato per indicare un essere utile osservare l’etimologia di travel viaggio in senso metaforico, un lungo percorso proposta da Franco Ferrarotti il quale sostiene il attraverso legame esistente tra il termine viaggio e travaglio: designa un viaggio di breve durata, una gita. Viaggiare implica un dinamismo che non si Il mito del viaggio è un topos fondamentale che esaurisce solo nella fisicità dello spostamento ma innerva tutta la letteratura romantica inglese: rappresenta anche un percorso di conoscenza e culturale Charlotte Smith, William Blake, Ann Radcliffe, e William e Dorothy Wordsworth, S.T. Coleridge, ambientale. Viaggiare implica dunque conoscenza P.B. Shelley sono alcuni tra i più rinomati autori e esperienza anche attraverso l’incontro con che hanno trattato il tema del romantic journey. l’alterità, con aspetti, strutture, organizzazioni sociali e culturali diverse da quelli cambiamenti genere via mare o nello spazio, mentre trip coscienza attraverso il patimento e la fatica. sociale, avvengono Voyage invece indica un viaggio molto lungo, in l’esperienza del viaggio rigenera e dà nuova individuale, quale individuali e circostanziali. come la nascita avviene in seguito alla sofferenza, scoperta il Esiste un’opera nella letteratura di tutti i tempi che che riassume i significati concreti e simbolici legati al costituiscono il bagaglio del viaggiatore. tema del viaggio: l’Odissea di Omero. E’ interessante notare come da un punto di vista Il mito di Ulisse, reinterpretato da un po’ tutte le etimologico tanto in inglese quanto in arabo si età, viene ripreso nel Novecento proprio per gli utilizzino vocaboli diversi per indicare il viaggio elementi di apertura ed ambiguità che racchiude. distinguendo quello inteso in senso generale, Sono concreto e realistico di spostamento nello spazio e le motivazioni al viaggio di ricerca esistenziale che rendono vitale questo mito. nel tempo, da quello che può acquisire valenza - 18 - Joyce ripropone il topos dell’eroe viaggiatore La radice SFR رفسsignifica letteralmente mettersi ambientando la vicenda nella moderna città di in cammino e indica lo spostamento da un posto Dublino, sede della vana ricerca di senso della all’altro; essa viene inoltre utilizzata anche per vita da parte dell’uomo moderno, proteso a dare designare le persone che intraprendono un significato alla banalità del quotidiano, in un flusso viaggio di pensieri. indicare i nomadi: essi sono chiamati qawm safira Il viaggio come processo interiore e veicolo di َﻗوْم اﻟﺳﻔرche letteralmente significa “il popolo del identità è un tema centrale anche nella letteratura viaggio”. araba. La relazione tra viaggio e identità è forte nella Il genere del viaggio rahil ةلحرcome espressione cultura araba ed è un aspetto centrale anche nella dell’identità compare fin dagli albori della cultura letteratura contemporanea. Autori contemporanei araba nelle sue forme poetiche e narrative pre- come Najiib Mahfuz, premio Nobel per la islamiche come quelle del poeta Imru Al-Qais e letteratura nel 1988, e Nawal Al-Sa’adawi, attivista Antara Ibn-Shaddada, nelle quali il viaggio offriva nella lotta femminista, affrontano, attraverso la loro metafora del viaggio, questioni come il rapporto spunto per trattare temi di carattere (viaggiatore, al-mussafir)اﻟﻣﺳﻔر e per individuale, culturale e religioso. tra Oriente e Occidente e la ricerca dell’identità. Rahil ةلحرè infatti uno dei tempi principali della Ricordiamo anche Giabra Ibrahim Giabra con il qasida ﻗﺻﻳدةoriginaria (componimento arabo): suo romanzo “La Nave” nel quale il Mediterraneo apparsa nel VI secolo, la qasida ha continuato ad rappresenta lo scenario delle storie di tanti essere in auge fino all’epoca moderna pur intellettuali della sponda sud, tutti fuggiti dalle loro adattandosi nei contenuti ai cambiamenti politici e patrie in cerca di un mondo più libero e più sociali succedutisi nel mondo arabo. democratico. La radice RHL لحرera originariamente associata Non dimentichiamo inoltre l’autore giordano Abd all’allevamento di cammelli. Un rahl è anche la al Rahman Munif con il suo più celebre romanzo sella di un cammello e il verbo rahala compariva “All’est del Mediterraneo”. spesso nelle frasi rahala al-ba’ir َ(ريعبلا رَﺣَﻞegli In ha sellato un cammello). La parola rihla connota rappresenta l’esilio temporaneo o definitivo di tanti quindi l’atto di sellare (montare in sella) uno o più scrittori nelle cui opere ha spazio la ghurba ()ﻏرﺑﺔ, cammelli e, per estensione semantica, un viaggio quel sentimento di smarrimento, alienazione, (journey o voyage). estraneità avvertito da chi è lontano fisicamente o La radice RHL لحرcompare anche nel Corano metaforicamente dalla propria patria; il viaggio è nella Sura Quraysh (CVI) per designare i viaggi anche in alcuni casi speranza o illusione di un delle carovane in partenza dalla Mecca per effettivo scambi commerciali. dimenticata. Un altro termine in arabo viene utilizzato per riferirsi al concetto di viaggio e viaggiare ed è safara َ ﺳَ َﻔرche potremmo tradurre in inglese con travel o voyage. A differenza di rihla, il termine safar ﺳَﻔَرcompare in numerosi versetti del Corano. - 19 - questi scritti ritorno contemporanei nella patria il viaggio perduta, mai IL VIAGGIO DI ODISSEO IN OMERO E IN DANTE di Raffaella Montino O disseo, l’eroe della mètis, l’incarnazione del navigatore ionico che, spinto dal desiderio di conoscere, incontra civiltà e luoghi sconosciuti, è personaggio dell’epica antica che rinasce in ogni tempo assurgendo a vero e proprio “archetipo” letterario e antropologico. E’ il guerriero valoroso, oratore di sottile facondia, che “a lungo viaggiò, errò …, di molti uomini molte città vide e conobbe la mente, molti dolori patì …”(Od.,I,vv.1-4): i verbi scandiscono le tappe del viaggio, che non è soltanto un viaggio fisico ma anche un percorso interiore nell’acquisizione di conoscenze, segnato dalla dimensione del patire. Mentre nell'Iliade le vicende sono collocate in un nella terra dei Ciclopi, la cui ferinità rappresenta la ordine temporale lineare e in uno spazio ben logica opposizione e la negazione degli istituti delimitato, sembra fondamentali della vita associata e civile. Se frammentarsi in sequenze parallele, in racconti presso i Ciclopi l'ospitalità è negata, a Itaca, retrospettivi che ricostruiscono il lungo viaggio nel comunità in crisi in cui si è creato un vuoto di Mediterraneo, un immenso spazio marino che si potere che ha incrinato l'equilibrio sociale, è moltiplica in popoli, terre, isole, naufragi e approdi. quotidianamente Il mare priva l'eroe delle navi e dei compagni, gli l'ospitalità della casa di Odisseo, dilapidando le mostra la fragilità di ogni rotta. Nell'ostilità di uno ricchezze spazio in continuo mutamento, Odisseo impara ad considerazione il figlio Telemaco. Odisseo vivrà attendere, a sopportare. Il suo viaggio, che si appieno la sua condizione di ospite nell'isola di presenta come un ritorno (nostos) ha come fine Scheria. Accolto dai Feaci, Odisseo riceverà in l'arrivo a Itaca e la riconquista dei suoi averi e dei dono suoi affetti. Nel rapportarsi con l'altro, Odisseo non accompagneranno in patria. Le peripezie di solo fa risaltare la sua metis, ma anche la sua Odisseo non termineranno con il suo ritorno in conoscenza delle strutture comportamentali della patria. Nel regno dei morti Odisseo incontra civiltà, le leggi non scritte che regolano i rapporti l'ombra dell'indovino tebano Tiresia che profetizza fra gli uomini e che l'epos omerico ha il compito di all'eroe una serie di viaggi e avventure compiuti conservare e trasmettere, primo fra tutti il sacro nell'ultima parte della sua esistenza (Od. XI dovere dell'ospitalità. La richiesta di doni ospitali è vv.118 – 137). Odisseo riprenderà il mare sino a nell'Odissea il criterio per distinguere in situazioni che non giungerà presso gente che non conosce complesse (Itaca) o sconosciute (Scheria e la navigazione e non mangia cibi conditi col sale. il ritorno di Odisseo la una e offesa. non nave I Proci tenendo e una offendono nella scorta giusta che lo Solo allora, dopo aver piantato in terra il remo e terra dei Ciclopi) l'uomo giusto dall'uomo empio. è aver sacrificato a Poseidone, Odisseo potrà l'esperienza più significativa che Odisseo vive finalmente tornare a casa, e restarvi sino a La negazione del rapporto di ospitalità - 20 - quando la morte verrà fuori dal mare, molto dolce, dalla cogliendolo "vinto da serena vecchiezza" e montagna del Purgatorio, il suo animo è pieno di circondato da "popoli beati". L'espressione fuori gioia, ma è una breve emozione che presto si dal mare è ambigua e si presta a diverse dissolve, perchè un turbine di vento avvolge la interpretazioni. Intesa come un'indicazione di nave e la inabissa. Ulisse è dunque colui che provenienza, ha dato origine al mito di Telegono, il asseconda la natura umana, generata “per seguir figlio di Odisseo e Circe che sbarcato a Itaca virtude e canoscenza”, ma è anche l'uomo che ha avrebbe ucciso il padre con una lancia che aveva osato quel che gli era vietato osare. Non è per punta l'aculeo di una razza. La critica consentito alla ragione umana violare i segreti moderna interpreta l'espressione nel senso di divini. L'esasperazione di un bisogno insito nella “lontano dal mare”, ossia finalmente sottratto ai natura umana, nell'appagamento del quale Dante pericoli del mare. fa consistere la suprema perfezione dell'uomo e la Gli autori della tradizione latina della decadenza superiorità di esso sul bruto, è follia e l'impresa è (Seneca, Tacito, Plinio) avevano accennato a un destinata a fallire proprio quando l'eroe sta per viaggio di Ulisse al di là delle colonne d'Ercole, nei toccare l'isola del Purgatorio, il porto della mari d'Occidente, dove egli sarebbe scomparso salvezza eterna, negato ai pagani adoratori degli durante una tempesta. La tradizione medioevale “dei falsi e bugiardi”. fece di Ulisse un prototipo di viaggiatore per mare La sua allora diventa la sconfitta di chi, sfidando i e per terra. Proprio ai tempi di Dante, il principe limiti portoghese Enrico il Navigatore ufficializzò, dietro intelligenza per cercare invano le vie della il pretesto di una crociata anti-islamica, il diritto perfezione, viene poi punito. La presunzione alla conquista dei territori cosiddetti "ignoti" e umana l'esigenza di trovare tutti i mezzi e modi possibili sovvertimento dell'ordine dell'universo, e come per aggirare l'impero islamico e raggiungere tale è una forma di "follia". Infatti, l'aggettivo folle, l'Oriente. Dante, nel delineare la figura di Ulisse come segnale preciso di questa volontà assurda nel canto XXVI dell'Inferno, si ispirò a queste agli occhi di chi è sostenuto dalla fede e dalla notizie e in particolare al viaggio senza ritorno dei grazia, compare al v. 125, a definire la natura fratelli Vivaldi (salparono da Genova nel 1291) e insana dell'impresa di Ulisse. ne fece una figura leggendaria che risplende di una luce nuova. Dante condanna Ulisse nell'ottava bolgia tra i consiglieri fraudolenti, coloro che operarono in vita con perfida astuzia infiammando gli animi alle liti e alla frode. Ora sono avvolti in lingue di fuoco, che brillano sul fondo nero della bolgia simili a lucciole che nelle sere d'estate brulicano splendenti nelle valli. Ulisse non ritorna in patria, come narra Omero; sospinto dalla brama di conoscere e dal fascino dell'ignoto, spirito inquieto e ardito, rinuncia a una vita serena e tranquilla nella sua isola “rupestre” e riprende il mare con pochi compagni. Quando - 21 - solitudine oceanica emerge la bruna del sapere imposti da Dio all'umana rappresenta un inconcepibile IL VIAGGIO NELLA LETTERATURA E NELLA FILOSOFIA di Nicola Simonetti “...altro è la vera causa e altro è il mezzo senza il quale la causa non potrebbe mai essere causa. [...] Ebbene, vuoi che ti esponga, o Cebete, la seconda navigazione che intrapresi per andare alla ricerca di questa causa?” “Musa, quell'uom di multiforme ingegno Dimmi, che molto errò, poich'ebbe a terra Gittate d'Ilïòn le sacre torri; Che città vide molte, e delle genti L'indol conobbe; che sovr'esso il mare Molti dentro del cor sofferse affanni, Mentre a guardar la cara vita intende, E i suoi compagni a ricondur: ma indarno Ricondur desïava i suoi compagni, Ché delle colpe lor tutti periro.” Platone, Fedone Omero, Odissea I l tema mitologico del viaggio come metafora dell’ansia di conoscenza dell’uomo, sia circa la natura di cui fa parte sia circa la propria natura interiore, è forse uno dei nuclei più profondi dell’ “inconscio” della civiltà occidentale. Difficilmente si può trovare una tematica più diffusa nella letteratura (forse il più noto viaggio nella letteratura occidentale è quello dantesco) e ricorrente anche nella filosofia sin dall’antichità del pensiero occidentale, a mio parere perché l’uomo occidentale è da sempre stato abituato a pensare, consapevolmente o meno, alla sua vita e alla sua conoscenza come a un viaggio, spesso travagliato e ricco di imprevisti positivi e/o negativi, ma nel quale egli ha pur sempre un ruolo più o meno attivo. Di qui l’importanza che letterati e filosofi, sin L'Ulisse omerico costituisce il dall’antichità, dal viaggio di Ulisse nell’Odissea di viaggiatore, di colui che attraversa un'infinita' di Omero alla “seconda navigazione” nel Fedone di pericoli e tentazioni, volendo al di sopra di tutto Platone (solo per ricordare due autori di fama fare ritorno in patria, l’aspirata Itaca. Ulisse ricalca eterna nella cultura occidentale), hanno attribuito ed esalta superbamente, in modo mitico e al viaggio come ricerca della verità dentro di sé iperbolico nella sua complessa figura, a mio e/o fuori di sé, del senso della vita, ecc., al parere, pregi e difetti tipici dell’uomo. La sua termine del quale il protagonista, trovando ciò che incrollabile cercava (Itaca per Ulisse o la vera causa delle sapientemente all’arguzia intellettuale, ma non cose per Platone), trova anche e soprattutto sé manca stesso, la sua propria e più intima natura molteplici sofferenze e tentazioni. Per esaltare al personale. - 22 - la forza di debolezza volontà emotiva prototipo del si mescola indotta dalle massimo le grandi doti dell’uomo e i suoi peggiori Nella vizi e debolezze, quale teatro migliore del viaggio? completamente Esso, per volta a indicare la retta ma stretta via da seguire antonomasia sia della conoscenza che l’uomo può per l’episteme, la “scienza certa”, stando ben avere del mondo, attraverso i tanti luoghi lontani dalla comoda ma incerta via della doxa, misteriosi e affascinanti che visita, sia della l’“opinione”, che mescola l’essere con il non- propria essere, inoltre, assurge interiorità, a paradigma soprattutto nella fatica filosofia il viaggio si nell’introspezione ovvero la scienza con trasfigura psicologica l’ignoranza, dell’aspirazione a una meta e nel dolore per il lutto lasciandosi dei compagni morti. Al termine di questo viaggio mutevole dei sensi. Ulisse diventa un’icona dell’esperienza, tanto che Il filosofo antico che inaugura questa distinzione già Platone nel mito del soldato Er, in conclusione mai più dimenticata nel pensiero occidentale è alla Repubblica, tra le anime che devono scegliere Parmenide nel suo Poema in versi che segna nell’Ade la propria vita futura pone l’anima di convenzionalmente il Ulisse che, memore dei tanti travagli passati di poesia/prosa originaria una vita celebre ma sofferta, decide per una vita “mythos”) alla nascita di un pensiero razionale (il futura tanto lontana dalla ribalta quanto dai rischi “logos”), un pensiero filosofico, come gli stessi che essa comporta. greci, Platone per primo, riconobbero. illudere mitica dall’apparenza fallace passaggio dei e dalla greci (il Chi parla è una dea e parla a un mortale. Il mortale è colui che ha abbandonato le case degli uomini ed è giunto sino alla porta serrata di questa sapienza divina, aiutato dalle vergini figlie del Sole che lo conducono sul carro, sul cocchio tirato da cavalle. La porta gli viene aperta con un grande sferragliare di rumori e su questa porta accade un incontro emblematicamente segnalato dalla stretta di mano tra la dea, che supponiamo essere la dea della verità, “áletheia”, e il mortale desideroso di sapere. Stretta di mano tra il divino e l’uomo, stretta di mano che indica la collaborazione di una nuova sapienza, che non è più la sapienza antica Dulcis in fundo, il viaggio di Ulisse, come ogni dell’oracolo. La porta si è aperta, il velame si è grande impresa scientifica umana mitizzata o dissolto, la dea ha accolto benevolmente il meno, dal fuoco che Prometeo ruba agli dei alla giovane, dicendogli «tu che vieni in dimora scoperta della immortale, desideroso di sapere, salve», e gli penicillina alla scoperta della fisica subatomica, è porge la mano. Ma non gli porge solo la mano, a la metafora della scienza, tanto capace di elevarsi segnalare che qui siamo sul punto di passaggio alle alte cime intellettuali del progresso scientifico dall’antica sapienza oracolare, divina, degli antichi e della conoscenza delle leggi di natura quanto di racconti mitici, ad una nuova forma di sapienza. affondare negli abissi più profondi del genocidio e La dea si mette a parlare in un modo mai prima di tutti gli stermini di massa. udito da orecchio umano, in un modo che non della Luna, dalla scoperta - 23 - appartiene alla poesia tradizionale, in un modo morale della giustizia, la cui causa sta nel mondo che è già chiaramente una prosa filosofica: «Non intelligibile delle “Idee”. costringerti sulla via dell’abitudine, nata dalle Tali “Idee” non sono per Platone semplici multiformi esperienze, non usare l’occhio che non contenuti vede, l’udito che rimbomba di suoni illusori, e così (“Eidos”) primordiali e universali che la nostra pure la lingua, ma giudica con la tua mente la “anima” pugnace dimostrazione che ti ho esposto». nell’”Iperuranio” (“Luogo al di sopra del cielo”) o Questo giudizio, per la prima volta affidato al “Pianura mortale, è la giusta ricompensa per chi ha avuto il incarnandosi nel corpo (Platone credeva alla coraggio, viaggiando dentro se stesso, di usare la “metempsicosi”, ovvero la trasmigrazione delle propria mente per pensare e criticare. anime da un corpo umano all’altro dopo la morte). Platone, principale discepolo di Parmenide, oltre L’esperienza ne occasionerebbe, infine, il ricordo, che di Socrate, saprà far frutto dell’importante la “reminiscenza”, come il famoso “ricordo” del insegnamento del suo maestro e, quindi, non si teorema di Pitagora da parte dello schiavo fermerà (nel Fedone) alla “prima navigazione”, Menone ossia alla constatazione delle cause naturali delle quale, dinanzi a un triangolo disegnato sulla cose, quali furono individuate dai naturalisti sabbia, ricorda dinanzi al maestro Socrate le sue Talete, Anassimandro, Anassimene, ecc., ma fondamentali proprietà geometriche. andrà oltre, con una “seconda navigazione” che lo Tali Idee sono per Platone la sola vera causa e il condurrà a scoprire la “vera causa”. criterio di giudizio immutabile ed eterno per La “seconda navigazione” è una metafora desunta fenomeni mutevoli e corruttibili, ma solo chi ha dal linguaggio marinaresco, e indica quella compiuto un meditato navigazione che si intraprende quando cadono i fallace dei sensi dentro sé stesso, e si è venti e la nave rimane ferma: in tale circostanza si conosciuto deve porre mano ai remi e, con la forza delle maestro Socrate, seguendo il famoso motto del braccia, si deve uscire dalla situazione causata tempio di Apollo a Delfi, “Conosci te stesso”, può dalla “bonaccia”. comprendere tali Verità. Fuor di metafora, Platone intende dirci, in modo Come ho detto all’inizio, innumerevoli sono i simile al famoso “mito della caverna” esposto “viaggi” innanzitutto compiuti dentro sé stessi da nella Repubblica, che non dobbiamo fermarci alla letterati e filosofi nella cultura occidentale, ma il conoscenza spesso fallace e illusoria dei nostri paradigma di tutti questi viaggi è stato definito sensi (di cui saremmo prigionieri come schiavi nelle sue linee fondamentali, a mio parere, da un incatenati sul fondo di una caverna), credendo di lato, dal mitico viaggio di Ulisse e, dall’altro, dalla scorgere in essi la vera causa della cose, ovvero teoria della conoscenza di Platone, e da allora mai la loro generazione, corruzione e i loro ritmi vitali, più dimenticato. ma dobbiamo uscire dalle “tenebre” dell’ignoranza (le ombre della caverna) e sollevare lo sguardo verso il “sole” della conoscenza, contemplando la regolarità matematica dei ritmi vitali e astronomici, la proporzione della bellezza fisica e la perfezione - 24 - della nostra immortale delle Idee”, (nell’omonimo mente, ma avrebbe per, poi, “Forme” conosciuto dimenticarle Dialogo platonico), il viaggio dall’esteriorità profondamente, come diceva il DIARIO DI VIAGGIO A MOSCA! A MOSCA! di Cristina Avogadro M osca… Quante sensazioni evoca il suono di questa parola per il cuore di un russo, per parafrasare i celebri versi di Puškin… Quante volte ho parlato ai miei allievi, agli amici, ai conoscenti, del mio amore sconfinato per questa città, vero cuore della Russia più profonda e autentica, con le sue tradizioni e contraddizioni, con la sua anima generosa e misteriosa. D’inverno si prova un piacere speciale a giungere il gelido inverno russo, e invece… la temperatura a Mosca, ammantata di neve: il candore della media è stata di –3°! neve e del cielo si fonde magistralmente con il grigio austero dei palazzi del centro, con il rosso cupo del Cremlino, con il giallo delicato delle residenze, con i disegni arabescati delle cancellate, con le cupole dorate di piccole chiese dimenticate… In inverno si assapora meglio il fascino asiatico di questa capitale, pigra e frenetica al tempo stesso, ospitale e caotica, inafferrabile nella sua essenza più profonda, imprevedibile nella sua vivace commistione di stili. A Mosca d’inverno si sente pulsare la vita, si viene presi da un’energia incredibile che contrasta con la serenità e il silenzio dei giardini addormentati La nostra visita, durata quattro giorni, ha toccato sotto grandiosa, prima di tutto la mitica Piazza Rossa con la monumentale e imponente del centro resta fiabesca cattedrale di San Basilio, fatta erigere da indelebilmente impressa negli occhi, nella mente Ivan il Terribile, sfarzosa immagine da sogno dai e nel cuore di chi visita la capitale russa in questa brillanti colori; la cittadella del Cremlino, simbolo stagione. del potere zarista e sovietico, con le sue stupende Ed ecco che lo scorso mese di gennaio un gruppo cattedrali dove è riconoscibile la mano degli di “arditi” soci Mir, tra cui anche alcuni allievi dei architetti italiani, e dove l’oro scintillante delle corsi che cupole a cipolla si fonde idealmente con il periodicamente ripropongo, di visitare Mosca prezioso cromatismo delle iconostasi custodite al d’inverno. Solitamente gli italiani rabbrividiscono loro interno; lo zar dei cannoni e la zarina delle al solo pensiero di mettere piede in Russia nel campane: il primo è così grande che non ha mai periodo coraggioso sparato, e la seconda è così pesante che non ha drappello si immaginava di trovarsi alle prese con mai suonato! Si capisce quanto i russi amino le la di neve. russo, ha invernale, L’immagine raccolto ed anche la il sfida, - 25 - grandi misure… A Mosca tutto è immenso, maestosità delle grandi dimensioni, nel nostro giro gigantesco: della ci passeggiando si piccini città con la guida competente e appassionata di Dimitrij abbiamo visto spuntare le edifici dalle famose “sette sorelle”, ovvero i sette grattacieli di dimensioni colossali, eppure la città ci avvolge con epoca staliniana che punteggiano il panorama il suo fascino ruvido e inebriante. Qualche moscovita: il più famoso è l’edificio che si trova curiosità lessicale: la Piazza Rossa in russo si sulle colline dei Passeri, sede dell’Università chiama strade piccini dall’ampiezza smisurata, nelle sente costeggiando Krasnaja Ploščad’, gli l’aggettivo Statale di Mosca, detta MGU dalle sue iniziali, a krasnaja significa, come nella lingua russa antica, testimonianza dell’amore sviscerato dei russi per sia rossa che bella. Il suo nome denota quindi la le sigle. Ricordiamo che in Piazza Rossa, di fronte piazza bella per antonomasia. Il Cremlino invece al Cremlino, c’è il famosissimo GUM, vale a dire in russo suona Kreml’, che significa proprio “Grandi magazzini di stato”, benché oggi di statale fortezza: ogni città anche piccola dell’antica vi sia rimasto ben poco, essendo costellati di Russia aveva il suo cremlino, oggi però è il negozi di prestigiose marche occidentali. dove Cremlino di Mosca ad essere universalmente noto, come centro del potere, prima zarista, poi sovietico, ora della Federazione Russa. Infine, il teatro Bol’šoj: significa grande, ed è considerato appunto il teatro grande in assoluto, soprattutto per la qualità dei suoi spettacoli e dei suoi interpreti. Nel nostro tour non potevamo certo dimenticare la via Arbat, considerata, anche se un po’ pomposamente, la Montmartre moscovita, con i suoi pittori di strada e le sue prestigiose gallerie d’arte, tanto amata dal poeta Okudžava che le ha dedicato una famosissima canzone. In inverno soprattutto si può incontrare il fascino senza tempo di questo quartiere dall’atmosfera un po’ Il nostro incontro con Mosca è proseguito con le irreale, con le sue stradine da percorrere senza monumentali stazioni della metropolitana, vero fretta, per respirare la magia dei fiocchi di neve gioiello voluto da Stalin per celebrare il potere che volteggiano nell’aria gelida e dei palazzi sovietico, che ancora oggi fanno rivivere la storia illuminati dalla luce tenue dei lampioni. russa con i loro splendidi mosaici, lampadari, Il nostro viaggio attraverso gli spazi sconfinati e le sculture, con lo sfarzo sontuoso delle architetture misure esagerate è stato punteggiato di molteplici e dei materiali impiegati. E, sempre per esaltare la luoghi di interesse e di forti sensazioni. - 26 - La monumentale e nuovissima cattedrale di Cristo bancarelle di ogni genere e contrattando sul Salvatore, fatta riedificare da El’tsin sul luogo della prezzo. preesistente enorme piscina scoperta di epoca sovietica, a sua volta costruita al posto della prima cattedrale distrutta dai bolscevichi all’inizio degli anni Trenta. Il progetto di ricostruire la maestosa chiesa in modo esattamente uguale alla versione precedente fu approvato per festeggiare gli 850 anni della città, nel 1997: la prima testimonianza dell’esistenza di Mosca risale infatti al 1147. Il monastero di Novodevičij, uno dei monumenti sacri della Russia: in questo luogo silenzioso e appartato si ritirarono a vita monastica alcune zarine e figlie di zar. Il monastero si trova in un’ansa del fiume Moscova che attraversa placidamente la città: in russo in realtà il fiume si chiama Moskva-reka ovvero “fiume Mosca”, proprio come la città. E le librerie, immense e fornitissime, dove si potrebbero trascorrere intere giornate ad assaporare il piacere di trovare preziose edizioni dei romanzi classici dell’Ottocento, come pure di scoprire sempre nuovi dvd (ed è un piacere incommensurabile, considerato che fino a pochi anni fa era impossibile portarsi a casa un film russo). Il traffico è caotico, perché negli ultimi anni i russi In una limpida mattina invernale ci è apparso in hanno scoperto il piacere di avere un’automobile, tutta la sua sfolgorante bellezza il parco di e quindi di guidare a piacimento: sono un po’ Kolomenskoje, immerso in un’atmosfera ovattata come bambini in un luna park, scorrazzano in e incantata d’altri tempi, che ci ha fatto rivivere il lungo e in largo creando interminabili e tumultuose passato zarista di Pietro il Grande con la visita alla code, ma sono felici. Nella Mosca di oggi sembra sua piccola casa in legno. di poter fare tutto, circola un’energia incontenibile, Il mercato di Izmajlovo, animato e variopinto, la città viene continuamente ampliata, abbellita, autentico cuore orientale della città, costellato di ristrutturata. Pulsa la vita in tutte le sue sfumature, mille matrioški oggetti certo anche con le inevitabili nefaste conseguenze dell’artigianato russo, dove molti di noi hanno fatto del progresso, come il traffico e l’inquinamento, acquisti ma tutto è sempre dominato dal carattere selvaggi, e innumerevoli compiendo incursioni tra - 27 - nazionale russo, sentimentale e fatalista a tratti e generoso, malinconico. tratteggia un personaggio all’apparenza apatico e Non immobile, in realtà ben consapevole della propria dimenticheremo l’emozione impagabile di trovarci innata indole passiva e incline al fatalismo, e ancora una volta in Piazza Rossa, di notte, dunque ben più forte e deciso di quanto potrebbe quando echeggia il rintocco solenne dell’orologio sembrare, che accetta gli avvenimenti della vita della Torre Spasskaja, che segna l’ora ufficiale con saggia rassegnazione senza cercare di per tutte le più remote regioni della Russia, e hai modificare o di forzare il destino. la sensazione di essere proprio al centro del mondo. O lo sguardo alla città notturna febbricitante di suoni e di luci dalle finestre del nostro hotel Kosmos, naturalmente anch’esso enorme, mastodontico (dispone di 4500 posti letto!), in ammirazione al cospetto del monumento ai Conquistatori dello spazio, così ardito nella sua traiettoria che pare voglia sfidare il cielo. Sono innumerevoli le suggestioni letterarie che costellano i nostri viaggi a Mosca: come dimenticare Bulgakov e la sua ambientazione del romanzo “Il Maestro e Margherita” negli Stagni del Patriarca, situati non lontano dall’odierna brulicante Via Tverskaja, dove fa la sua comparsa per la prima volta il diavolo Woland. A Mosca, come dicono i russi, tutto può accadere… E, infine, lasciamoci ammaliare dal profondo E’ stato un tuffo nella storia russa, nella cultura, anelito a raggiungere la capitale russa che sgorga nell’arte, ma anche certo nella frenetica vita prorompente dalla pièce di Cechov “Tre sorelle”: contemporanea di una capitale che ha subito “A Mosca! A Mosca!” esclama Irina con nostalgia profonde trasformazioni dovute ai cambiamenti alla epocali degli ultimi decenni. Un’occasione per rappresenta il sogno, l’ideale a cui tendere, la scoprire, e per gustare, la misteriosa anima russa, svolta, il cambiamento tanto desiderato di vita, e enigmatica e noi sottoscriviamo questo invito, esortandovi a imprevedibile, spesso incline agli eccessi. La visitare, se ancora non lo avete fatto, questa possibilità di assaporare la proverbiale pigrizia meravigliosa e sorprendente città. e “oblomoviana”, affascinante, vera irrazionale caratteristica nazionale russa, dal nome del protagonista di un famoso romanzo “Oblomov”, dell’Ottocento, dello scrittore intitolato appunto Gončarov, che - 28 - fine del secondo atto, perché Mosca CANALETTO. VENEZIA E I SUOI SPLENDORI CONFERENZA DI VENERDÌ 13 MARZO 2009 di Emanuela Fortuna C analetto si forma nella Venezia del Settecento, una città caratterizzata da molteplici contraddizioni: l’apertura al mondo cosmopolita e la chiusura reazionaria dell’aristocrazia, l’influenza della sensualità Rococò (Tiepolo) e la ventata rivoluzionaria dell’Illuminismo votata alla scoperta del “vero” (Goldoni e Pietro Longhi), la contemplazione di fasti ormai in declino (Tiepolo) e l’apertura al gusto europeo (Canaletto e la veduta, Rosalba Carriera ed il ritratto), il chiarismo tiepolesco e la pittura “tenebrosa” di Piazzetta. I MECENATI grandezza e la saggezza della famiglia, alle rievocazioni delle imprese eroiche del passato, ad episodi greci e romani atti ad illustrare le virtù NOBILTA’ VENEZIANA aristocratiche Venezia nel Settecento ha ormai perso la il primato commerciale, famiglie veneziane vantavano origini romane), al popolare tema del centralità politico-economica del Rinascimento. Perso (molte sacrificio degli eroi antichi molto in voga nel l’aristocrazia melodramma e alle rappresentazioni di banchetti veneziana vede decadere anche la propria (per influenza politica: Venezia non può che rimanere esempio Cleopatra ed Antonio) che rievocavano i concorsi contemporanei tra i nobili neutrale in un momento in cui si decidono le sorti veneziani. delle nascenti potenze europee. In un clima di amara consapevolezza del declino, l’aristocrazia sceglie il ritorno al passato. Tiepolo (1696 – 1770) è il narratore disincantato di un mondo felice e sensuale in cui la nobiltà veneziana ritrova la forza del casato in un legame con il passato glorioso familiare. Egli soleva dire che il “Pittore deve sempre tendere al Sublime, all’Eroico, alla Perfezione”. Mentre l’antico dell’aristocrazia peso andava internazionale declinando, la glorificazione che ne faceva Tiepolo toccava nuove vette. Le famiglie, alzando gli occhi alle volte delle loro sale di rappresentanza, potevano proclamare le virtù avite della costanza, della forza e della giustizia grazie ad allegorie (soprattutto del Tempo) che suggerivano la Figura 1. Pietro Longhi, La polenta, Venezia, Ca’ Rezzonico. - 29 - Accanto a Tiepolo un artista molto apprezzato d’altare la Chiesa manteneva in vita un mercato dall’aristocrazia veneziana fu Pietro Longhi (1701 della pittura moderna che altrove non esisteva. – 1785), particolarmente amato per quel suo usar il “pennel che cerca il vero”, concetto molto INFLUSSI STRANIERI importante per gli artisti del Settecento veneziano. Stato, nobiltà e Chiesa erano stati le fonti Mentre Tiepolo ne affrescava le volte, i nobili tradizionali del mecenatismo, ma c’era anche veneziani riempivano di quadri le pareti dei loro un’altra palazzi in una sorta di horror vacui. Nelle Letters una donna inglese), segrete. L’arrivo di queste personalità straniere fu la fortuna per molti artisti veneziani, altrimenti sconosciuti. Nel 1703 Christian Cole, il primo I Veneziani ricoprono i loro muri di quadri, e che le case dei diplomazia di tutta Europa per costruire alleanze troviamo un’interessante testimonianza: pensano cosmopolita ma Venezia era neutrale e qui giungeva la dall’Italia tra il 1770 ed il 1771 ad un amico in da quella viaggiatori internazionali. L’Europa era in guerra, from Italy, pubblicate a Londra nel 1776 (scritte Francia Venezia, non segretario dell’ambasciatore britannico, incontra siano per caso Rosalba Carriera (1675 – 1757), che completamente arredate finché non hanno allora dipingeva tabacchiere e miniature su avorio. riempito tutti gli spazi disponibili dal soffitto La persuade a dedicarsi al ritratto a pastello e al pavimento, nascondendo totalmente la questo 1 tappezzeria. segna l’inizio del suo successo internazionale. LA CHIESA Nel Settecento la Chiesa di Venezia conservò l’indipendenza da Roma, anche se nel 1657 le difficoltà finanziarie la costrinsero a riammettere nel proprio territorio i Gesuiti in cambio dell’aiuto del Papa. Il governo, però, conduceva una politica di ortodossia religiosa anche più rigorosa di quanto Roma non avrebbe potuto desiderare. Quando nel 1767 si decise di vietare il passaggio delle proprietà secolari al clero, si scoprì che, sebbene il clero non costituisse che il due per cento della popolazione, i redditi che traeva dalle sue terre erano quasi pari a quelli di tutto il resto della Repubblica. In tal modo a Venezia la Chiesa mantenne, e Figura 2. Rosalba Carriera, Inverno, Windsor Castle, Royal forse accrebbe, la posizione che aveva sempre occupato di principale mecenate Library. dell’arte contemporanea. Con la continua richiesta di pale Nel 1707 Lord Manchester, l’ambasciatore britannico, durante il suo secondo soggiorno 1 ufficiale a Venezia, incarica Luca Carlevarijs F. HASKELL, Mecenati e pittori, Umberto Allemandi,Torino, 2000, p. 259. - 30 - (1663 – 1730) di immortalare il suo ingresso nella artisti veneziani presenti nel suo palazzo c’erano città. Nel 1708 l’ambasciatore britannico chiuse innanzitutto Sebastiano Ricci e suo nipote Marco definitivamente i suoi rapporti con Venezia, Ricci, Rosalba Carriera (la sua collezione dei portando con sé in Inghilterra il cognato di ritratti dell’artista costituisce il gruppo più famoso) Rosalba Carriera, Giovanni Antonio Pellegrini, e il e quindi Canaletto. giovane paesaggista Marco Ricci. Il gusto del console Smith rifletteva il gusto in La produzione di Marco Ricci (1676 – 1730) è Inghilterra, dove ai temi e soggetti storici si fondamentale per comprendere il percorso del preferivano il paesaggio, la veduta e infine il genere del paesaggio nel Settecento. Dopo ritratto. Non stupisce dunque la preferenza dello un’iniziale forte influenza di Salvator Rosa, a Smith per l’arte di Canaletto, tanto che la maggior partire dal soggiorno inglese (1708 – 1716) si parte degli incarichi affidati all’artista passavano allontana per direttamente attraverso il console britannico. A abbracciare il mondo delle rovine di Giovanni Canaletto Smith commissionò la testimonianza Paolo Pannini (1691 – 1765) o quello arcadico di documentaria di 14 vedute del Canal Grande. Francesco Zuccarelli (1702 -1788) e di Giuseppe Il Canal Grande è in realtà il soggetto di molti Zais (1709 – 1784). artisti vedutisti a Venezia: una sorta di bella dalle atmosfere visionarie cartolina per i nobili del Grand Tour. I RESIDENTI STRANIERI Joseph Smith fu il più grande mecenate del suo L’ARCADIA tempo a Venezia e forse non solo. Nato verso il 1675, si era stabilito a Venezia nei primi del Settecento esercitandovi la professione di A partire dagli anni quaranta anche Venezia viene mercante e uomo d’affari (commerciava con conquistata dall’idilliaco mondo dell’Arcadia. Pochi Amsterdam importando carne e pesce), favorito artisti ne sono esenti. Neppure G. B. Piazzetta da Christian Cole. Divenne presto ricco e influente (1683 – 1754) riuscirà a sfuggire al fascino dei e la sua casa poté ospitare incontri occasionali tra paesaggi e dei racconti arcadici. Poco alla volta nobili veneziani e diplomatici inglesi, quegli schiarisce la sua tavolozza e, nella fase centrale incontri che altrove sarebbero stati imbarazzanti e della sua carriera, si inserisce nel “grand goût” poco prudenti. Nel 1744 fu nominato console settecentesco, inglese, una carica inferiore a quella da lui sperata con composizioni profane destinate al collezionismo, come la famosa di residente. Nel 1761, un anno dopo essersi Indovina o la Rebecca al pozzo. dimesso dal consolato, vendette la maggior parte dei suoi libri e dei suoi quadri a re Giorgio III. Cinque anni dopo, all’età di quasi novant’anni, BIOGRAFIA DI CANALETTO assunse di nuovo il titolo di console in seguito alla bancarotta di colui che gli era succeduto. Morì nel 1770 e fu sepolto nel cimitero protestante di San Giovanni Niccolò al Lido. Come protettore delle arti e (Venezia 7 ottobre 1697 – Venezia 19 aprile 1768), proprietario di una superba biblioteca, Smith pittore ed incisore italiano, fu noto soprattutto per godeva a Venezia di larga fama ed era perciò a le sue vedute. contatto con quasi tutti i maggiori artisti. Tra gli - 31 - Antonio Canal, detto il Canaletto Figura 3. Canaletto, Il Bucintoro di ritorno al molo il giorno Figura 4. Luca Carlevarijs, Il molo con Palazzo Ducale, opera dell’Ascensione, Windsor Castle, Royal Collection. non datata. La sua formazione avvenne presso la bottega del Molti dei primi lavori di Canaletto sono riprese dal padre Bernardo (1675 - 1744), scenografo di vero, grazie all’uso della camera ottica. successo accanto al fratello Cristoforo. Sia La camera oscura o camera ottica inizialmente l’esordio come scenografo, sia la prima attività era una vera e propria stanza che nel tempo, per come pittore indipendente ci sono poco noti ovvi motivi di funzionalità, si ridusse a piccole perché Canaletto non aveva l’abitudine di firmare scatole chiuse dotate di un foro da cui entrava la le sue opere (almeno fino al 1740). Anton Maria luce. Questa luce proiettava sul lato opposto Zanetti Jr. nel Della pittura veneziana e delle all’interno della scatola l’immagine capovolta opere pubbliche de’ veneziani maestri (Venezia dell’inquadratura scelta. Più il foro era piccolo, più 1771) l’immagine risultava nitida e ben definita. racconta che Canaletto dopo aver “scomunicato” il teatro “passò a Roma, e tutto si L’adozione della camera ottica era un espediente diede Il per impadronirsi di una successione spaziale. soggiorno con il padre Bernardo presso la città dei L’espediente in Canaletto non era un semplice Papi durò circa un anno: dalla fine del 1718 mezzuccio, come riporta Zanetti: a dipingere vedute dal naturale”. all’estate 1720. Canaletto fu particolarmente ispirato dall’opera del vedutista Giovanni Paolo Insegnò il Canal con l’esempio il vero uso Pannini (1691 – 1765), mentre le tonalità brunacee della camera ottica; e a conoscere i difetti e il chiaroscuro intenso e contrastato delle prime che recar suole a una pittura, quando opere indicano una particolare vicinanza al grande l’artefice artista Piazzetta. prospettiva che in essa camera vede, e Nel 1725 Canaletto è già conosciuto per le sue delle tinte spezialmente delle arie, e non sa vedute che superano addirittura la tradizione levar destramente quanto può offendere il topografica di Luca Carlevarijs. senso. 2 interamente si fida della 2 Canaletto. Vedute Veneziane, Oscar Mondadori, 2001, p. 92. - 32 - Con l’uso della camera ottica Canaletto inizia a “dilatare” lo spazio, come se lo vedesse attraverso un grandangolo, cercando la veduta panoramica e abbassando la linea dell’orizzonte. Infatti più della metà del dipinto è occupato dal cielo, che contribuisce ad accentuare il senso di spettacolare solennità e magnificenza dell’opera. Figura 6. Bernardo Bellotto, Il Rio dei Mendicanti e la Scuola di San Marco, Venezia, Gallerie dell’Accademia. Alla fine del maggio 1746 Canaletto si reca a Londra, con una lettera di presentazione per il Duca di Richmond. Le sue vedute perdono la genuinità della sua giovinezza e dimostrano una Figura 5. Canaletto, Bacino di San Marco, Boston, Museum of stanca maniera. Fine Arts. Il soggiorno in Inghilterra, interrotto da due brevi ritorni in patria nel 1750-51 e nel 1753, termina nel 1755. A partire dal 1735 circa il nipote Bernardo Bellotto Rientrato a Venezia, quando la scena era (1722 – 1780) entra nella bottega di Canaletto con dominata da Francesco Guardi (1712 – 1793), si il compito di preparare abbozzi e composizioni reinserisce nel collezionismo del Grand Tour. prospettiche e di riprendere schizzi dal vero e di Le opere del tardo Canaletto, però, soffrono di figure. una certa ripetitività. Venezia ed il gusto artistico Il giovane Bellotto, seppur teso a seguire il sono cambiati: la veduta ormai racconta di una linguaggio del maestro Canaletto, mostra una città in decadenza e spesso diviene cronaca. propria personalità artistica. Canaletto muore il 19 aprile 1768 nella sua casa La pennellata che descrive le facciate dei palazzi sul rio ricorda freddissima Canaletto, del colore, ma le di San Lio, dopo una lunga malattia. l’intonazione ombre nere, “inchiostrate”, il rilievo esatto e saldo delle architetture, il cielo dipinto in diagonale, con le nuvole basse all’orizzonte sono inconfondibilmente di Bellotto. - 33 - CHE COSA ABBIAMO FATTO L’ANNO SCORSO I venerdì del Centro Culturale MIR 2008-2009 LA FILOSOFIA E IL PROBLEMA DELLA DISABILITÀ VENERDÌ 24 OTTOBRE 2008 ore 21.00 Relatore: Prof. UBALDO NICOLA (Direttore della rivista Diogene) L’ARTE DELLA SCRITTURA GIAPPONESE VENERDÌ 21 NOVEMBRE 2008 ore 21.00 Relatore: TAEKO FURUSAWA LA TV È STORIA Come il piccolo schermo scrive la nostra storia. VENERDÌ 6 FEBBRAIO 2009 ore 21.00 Relatore: Dr.ssa STEFANIA CARINI (Università Cattolica di Milano) LUDWIG II Re di Baviera, Re delle fiabe. Genialità o follia? VENERDÌ 27 MARZO 2009 ore 21.00 Relatore: Dott. BRUNO GUASCO SULLE TRACCE DELLO SPIRITO Chiese e monasteri scomparsi di Novara. VENERDÌ 3 APRILE 2009 ore 21.00 Relatore: Dr.ssa PATRIZIA POMELLA ANTONELLI NEL SUO TERRITORIO VENERDÌ 29 MAGGIO 2009 ore 21.00 Relatore: Dr.ssa PATRIZIA POMELLA - 34 - Gli appuntamenti culturali MIR 2008-2009 LA MISTERIOSA ANIMA RUSSA Volti e immagini dalla Russia di oggi. Mostra fotografica a cura di Camillo Balossini Venerdì 26 settembre – venerdì 3 ottobre 2008 Inaugurazione: venerdì 26 settembre 2008 ore 18.30 MOZART ARTISTA “IN CONTRATTEMPO” Sara Elisa Stangalino presenta il suo libro “Mozart”. Sabato 8 novembre 2008 ore 18.00 Relatore: Dr.ssa Sara Elisa Stangalino CANALETTO Presentazione della mostra “Canaletto. Venezia e i suoi splendori”. Introduzione a cura della Dr.ssa Emanuela Fortuna Venerdì 13 marzo 2009 ore 21.00 - 35 - Le gite e le visite culturali del Centro Culturale MIR 2008-2009 SAN NAZZARO SESIA E CASALVOLONE VICENZA DOMENICA 19 OTTOBRE 2008 Andrea Palladio 500 anni A cura di Patrizia Pomella DOMENICA 23 NOVEMBRE 2008 A cura di Emanuela Fortuna MOSCA VERCELLI 22 – 25 GENNAIO 2009 Peggy Guggenheim e la nuova pittura americana A cura di Cristina Avogadro DOMENICA 8 FEBBRAIO 2009 NOVARA TREVISO Il Barocco in città Canaletto. Venezia e i suoi splendori DOMENICA 1° MARZO 2009 DOMENICA 15 MARZO 2009 A cura di Patrizia Pomella A cura di Emanuela Fortuna MILANO OLTRE IL QUOTIDIANO LA VENARIA REALE Un percorso insolito Egitto. Tesori sommersi DOMENICA 19 APRILE 2009 DOMENICA 10 MAGGIO 2009 A cura di Alex Cambiaghi BACENO E VALLE ANTIGORIO La via dell’Arbola e gli Orridi di Uriezzo DOMENICA 14 GIUGNO 2009 A cura di Rosella Favino - 36 - LA VENARIA REALE TREVISO BACENO E VALLE ANTIGORIO - 37 - SEDICESIMA MOSTRA MIR 5 - 19 giugno 2009 Corsi di PITTURA A OLIO Insegnante: Marta Cascioli DANIELA CACCIATORE ELENA RIGGIO ANTONELLA SURACE GIANCARLO TROMBIN DAVIDE CASCIOLI LAURA FARINELLA ANTONIO GUSBERTI SONIA MOLINA ROBERTA POMELLA MARIA STEFANIA SEGANTIN MAURO STORACE ELENA AGLIO SIMONA MARASCO VALERIA URBANO CRISTINA VLASE Corsi di CERAMICA RAKU Insegnante: Simona Puzineri SILVANA BRAMANTE GIULIA CAPEL BADINO CHIARA GALLI ANNACLAUDIA REGALI ANTONELLA VALLARIO ANTONELLA ZERBONE Corsi di DISEGNO e ACQUERELLO Insegnante: Simona Puzineri ALESSANDRO BELOTTI PAOLO FRATTA MARIA TERESA GALLI DOROTHY PIRRE’ ANNACLAUDIA REGALI VANDA RINOLDI FRANCO UBEZIO SIMONA FORTE LUCIA MORNESE PAOLA MARIA PISONI MARIANGELA SPERA DIANA VACCARO - 38 - - 39 - I NOSTRI PROSSIMI APPUNTAMENTI I venerdì del Centro Culturale MIR 2009-2010 MISTERI PAGANI TRA ORIENTE, GRECIA E ROMA VENERDÌ 16 OTTOBRE 2009 ore 21.00 Relatore: Prof.ssa SIMONETTA FOCARDI LA MUSICA SVEGLIA IL TEMPO Thomas Mann e Hermann Hesse a confronto VENERDÌ 20 NOVEMBRE 2009 ore 21.00 Relatore: Dott. MIRKO BAGLIONE Le gite e le visite culturali del Centro Culturale MIR 2009-2010 NOVARA Edifici simbolo della Novara dell’Ottocento DOMENICA 25 OTTOBRE 2009 A cura della Dr.ssa Patrizia Pomella VIGEVANO LEONARDO, GLI SFORZA E VIGEVANO DOMENICA 8 NOVEMBRE 2009 A cura della Dr.ssa Emanuela Fortuna ... e molto altro ancora! - 40 - LA REDAZIONE Cristina Avogadro Emanuela Fortuna Giancarla Vercellini Copia non vendibile. Pubblicazione destinata alla circolazione interna tra i soci. - 41 - Il tema del prossimo numero: I LIMITI INFRANTI