Quaderno nᄚ 90 Handicap e sessualita: la

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Quaderno nᄚ 90 Handicap e sessualita: la
2007
SERVIZIO SANITARIO REGIONALE
EMILIA-ROMAGNA
Azienda Unità Sanitaria Locale di Rimini
Quaderni ASRI
HANDICAP E SESSUALITA':
LA LOGICA DEL SERVIZIO
90
A cura di:
- M. O. Servizio Integrato Disagio Psicosociale e Disabilità Mentale
- M.O. Consultorio Familiare
AUSL Rimini
INTRODUZIONE
La persona disabile non può essere esclusa dalla componente affettiva e
sessuale in quanto questa è parte essenziale della identità di ogni individuo.
La problematicità che comprensibilmente accompagna il tema della
sessualità legata alla disabilità a volte sembra far dimenticare le risorse
esistenti: sessualità e handicap sembrano argomenti da trattare a parte, con
strumenti specifici, con regole ad hoc.
Ma forse è proprio questo il problema di base: parlando di sessualità diventa
difficile parlare di altri senza parlare, tra le righe, anche di sè stessi.
Le stesse persone disabili, i loro familiari, gli operatori quotidianamente
incontrano difficoltà nell’affrontare questo tema. Sono numerose le
sollecitazioni, le richieste di consulenza e di supporto, le ansie legate alla
gestione della sessualità del disabile in tutte le sue dimensioni.
Questo corso di formazione è stato programmato dal M. O. Servizio Integrato
Disagio Psicosociale e Disabilità Mentale e dal M. O. Consultorio Familiare
dell’A.U.S.L. di Rimini nell’ambito di un progetto di lavoro denominato “IO
NON HO PAURA” che si pone quali obiettivi:
1. Facilitare l’accesso degli utenti disabili ai servizi del Consultorio
(prestazioni sanitarie ed aiuto nella gestione di problematiche legate
alla sessualità) attraverso la predisposizione di una corsia
preferenziale.
2. Aprire spazi di consulenza e di confronto per gli utenti, le famiglie e gli
operatori coinvolti nella gestione di persone disabili in relazione al tema
della sessualità
3. Costituire un ponte tra diversi servizi e acquisire un linguaggio comune
e competenze per affrontare questo tema.
All’interno del Corso di Formazione sono stati trattati le tematiche di seguito
elencate:
ƒ Promuovere la vita sessuale delle persone disabili
ƒ Gestire i comportamenti sessuali problematici
ƒ Educare la sessualità delle persone con disabilità mentale
ƒ Etica, handicap e sessualità.
In qualità di docente è stato chiamato il prof. Fabio Veglia, esperto di chiara
fama, autore di numerose pubblicazioni sull’argomento e coinvolto in prima
persona in una esperienza particolarmente significativa nella città di Torino.
In questa città l’Assessorato ai Servizi Sociali, che gestisce le strutture diurne
e residenziali e le Comunità Alloggio, in collaborazione con i Servizi
Psichiatrici per quanto riguarda gli adulti, e con la Neuropsichiatria infantile
per i minori, ha dato avvio al progetto sulla sessualità.
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
Nell’ambito del progetto è stato aperto un Centro Pubblico di Consulenza
sulla sessualità per genitori, operatori delle strutture e utenti con Ritardo
Mentale medio-lieve in tal modo la città di Torino si è fatta carico di
costruire un modello ed attuarlo
Il Responsabile
M. O. Consultorio Familiare
Dr. Paolo Assirelli
La Responsabile
M. O. Servizio Integrato Disagio
Psicosociale e Disabilità Mentale
Dr.ssa Anna Maria Agostini
Gli appunti sono per uso esclusivamente interno, a cura di Marika Di Lenardo
ed Elisabetta Migani, con la supervisione di Anna Maria Agostini
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HANDICAP E SESSUALITA’:
LA LOGICA DEL SERVIZIO
Il prof. Fabio Veglia introduce il corso individuando insieme ai partecipanti
alcune delle più significative problematiche relative alla gestione della
sessualità nelle persone disabili mentali e dei relativi comportamenti
problematici:
• Incapacità di distinguere le situazioni di intimità da quelle pubbliche
• Avvicinamento a persone del proprio sesso o di sesso opposto inviando
messaggi di carattere sessuale o toccando parti del corpo non
permesse.
• Esperienza della masturbazione o del “toccarsi” in luoghi non adeguati,
ad es.. in pubblico.
• Masturbazione in privato ma difficoltà a farlo in modo organizzato e
soddisfacente (in genere per difficoltà di motricità o quale conseguenza
dovuta all’assunzione di alcune tipologie di farmaci)
• Alcuni disabili riescono a giungere a buone performances autoerotiche
ma avendo problemi relazionali non riescono ad avere una relazione
sessuale di coppia
• Alcuni disabili invece cercano e desiderano una vita sessuale di coppia
• Alcuni disabili desiderano una vita sessuale ma rifiutano un partner
disabile.
• Le famiglie entrano in gioco e perlopiù cercano di escludere
esperienze legate alla sessualità .
• Rischio di “uso” o “abuso” nei confronti delle persone disabili.
A titolo esemplificativo chiameremo Carlotta una giovane disabile con
Sindrome di Down e Gigetto un giovane con diagnosi di Psicosi.
Nonostante le proteste e le ansie dei loro genitori, Carlotta e Gigetto si
innamorano e si frequentano.
La coppia tuttavia non può avere spazio per l’intimità, perché i genitori non
lasciano liberi i ragazzi e nella Comunità Alloggio non ci sono spazi previsti.
Il 30-40% delle persone non hanno una vita sessuale felice, questa quota è
incrementata nell’ambito della disabilità e raggiunge il 50-60%.
Tornando alla nostra coppia e alla loro storia, vediamo che a questo punto ci
sarà una sessualità che richiede aiuto affinché stare insieme non porti
sofferenza e disagio ulteriori.
Negli anni ‘70 si è fatta una forzatura ideologica: “siamo tutti uguali”“massima autonomia possibile”- “massima integrazione possibile” per le
persone disabili, “non più Scuole Speciali”-“ non più lavoro come sfruttamento
ma lavoro protetto”.
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
L’ideologia ha avuto una sua funzione: ha agito come leva per il
cambiamento. Gli interventi di aiuto e supporto in famiglia, contrastando la
realtà della segregazione, hanno portato allo scoperto, evidenziandole, le
problematiche dei disabili.
Sono stati soprattutto i disabili meno gravi che ci hanno fatto notare alcune
incongruenze: “Non è vero che siamo tutti uguali”, di conseguenza più che di
massima autonomia forse è meglio parlare di “stare bene con sé stessi”.
Ad esempio gli schizofrenici con i neurolettici atipici possono stare meglio, ma
se chiediamo loro maggiore autonomia potrebbero, a volte, correre il rischio
di scompensarsi.
L’integrazione non porta la “felicità”, è meglio condividere: “Io non voglio né
essere autonomo né integrato, ma condividere”.
Il cervello della persona disabile, sebbene abbia subito un danno per la
disorganizzazione dovuta ad una Sindrome o a danni organici, cerca di
realizzare comunque i Mandati propri di tutti esseri umani.
Dobbiamo quindi usare le conoscenze relative alla sessuologia “normale” e
vedere come applicarle nella disabilità mentale.
Quando vogliamo sapere che cosa succede ad un disabile, cerchiamo quello
che succede dentro di noi.
Un ulteriore problema legato alla disabilità è rappresentato dalla necessità di
agire su due registri:
1. Guidare la crescita creando occasioni di crescita
2. Limitare gli eventuali danni riducendo il rischio di comportamenti
disadattivi conseguenti alla maggiore autonomia
Nel proporre progetti educativi in genere si parte da interventi propositivi e
solo in secondo ordine si passa, se necessario, a interventi repressivi
implicanti limiti e contenimento.
Nei confronti della sessualità, il più delle volte, si tende ad anteporre i limiti ai
progetti di sviluppo.
Proporre un progetto sulla Sessualità comporta un maggiore coinvolgimento
dell’operatore che entra in causa in prima persona, pertanto è più
rassicurante proporre altre attività, in realtà “più pericolose”, quale ad
esempio attraversare la strada.
Anche in assenza di una richiesta esplicita da parte dei Genitori, gli operatori
dovrebbero assumersi il compito, pur con tutte le delicatezze del caso, di
introdurre il tema della sessualità.
Nel rapporto con i genitori l’operatore:
• non deve essere spaventato perché spaventa: chi lavora con i genitori
deve tranquillizzarli
• non deve squalificarli, a volte si pensa di loro: “dicono stupidaggini,
rovinano tutto…”, ma deve solidarizzare, stare con loro nella sofferenza
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• che riceve la delega da parte del genitore: “non me la sento fai tu!” la
può accettare solo se è una “delega informata”, cioè impostata sulla
chiarezza.
I genitori dei disabili chiamano bambini i loro figli adulti, faticano a pensarli
come tali e la separazione da loro può essere vissuta come pericolosa.
Talvolta incontriamo situazioni in cui alcuni comportamenti dei famigliari
potrebbero evocare forme di incesto, in realtà spesso si tratta di accudimento
doloroso, ad esempio la madre che intercetta il bisogno e la sofferenza del
figlio e per superare questa lo aiuta nella masturbazione.
Una delle soluzioni adottate dallo stato olandese è stata quella di pagare
donne per avere rapporti con disabili e sta prendendo in considerazione
l’ipotesi di uomini per le disabili.
Le occasioni perdute
Torniamo a Carlotta che, dopo un percorso difficile, entra in Gruppo
Appartamento. Inserita in un Laboratorio di autonomia per acquisire abilità
per gestire la casa, fare la spesa, fare i numeri del telefono, conoscere i
numeri degli autobus, ecc… , non riusciva ad apprendere queste
competenze. Nella serra dove lavora incontra Gigetto, si piacciono, si
frequentano nonostante una iniziale difficoltà con le famiglie.
Scatta la motivazione: Carlotta impara i numeri del telefono e degli autobus
per raggiungere il suo ragazzo.
La parte del cervello che viene sollecitata lancia input alla parte che non
funziona e l’attiva. Nei progetti educativi spesso si interviene sulle parti meno
funzionanti tralasciando di puntare su quelle più funzionanti.
Una vigna piantata sul versante nord non produce vino di qualità come quella
piantata sul versante sud . Spesso noi coltiviamo le parti meno “fertili”
tralasciando quelle più fertili.
A questo punto il prof. Veglia descrive il suo modello che si basa
sull’evoluzione: l’evoluzione della vita nell’individuo o ontogenesi ricalca le
stesse tappe della evoluzione della vita nell’universo o filogenesi.
Un oggetto che ci sfugge può essere letto attraverso le sue dimensioni:
smontandolo in pezzi per poi ricostruirlo, possiamo fare questo anche con la
sessualità.
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
D I M E N S I O N I ED E V O L U Z I O N I
LE DIMENSIONI DELLA SESSUALITA’
Dimensione Riproduttiva
a qualunque costo
Cervello Rettiliano
Dimensione Ludica
Fare sesso
Dimensione Sociale
Stare Insieme
Cervello Limbico
Dimensione Semantica
Fare l’amore
Neocorteccia
Dimensione Narrativa
Avere una storia
Dimensione Procreativa
Fare un bambino
Ognuno di questi cervelli ha il proprio mandato:
CERVELLO RETTILIANO: proprio dei rettili, il suo mandato è “dovete
riprodurvi ad ogni costo”.
Al cervello rettiliano corrispondono la dimensione riproduttiva e quella
ludica.
La Dimensione Riproduttiva è quella parte legata alla riproduzione,
all’istinto, all’autoconservazione: il serpente si accoppia seguendo i segnali
di accoppiamento. Rappresenta la parte più antica del cervello.
Antonio Damasio nel suo libro “Emozioni e Coscienza” afferma che
l’evoluzione procede per annidamento: il serpente sta dentro il mammifero.
Il mandato nella coppia non è solo quello riproduttivo.
Gli animali fanno di tutto per non morire, l’uomo aspira ad essere
immortale: la possibilità di vivere per sempre si realizza nella riproduzione,
nel mettere una propria cellula in un figlio, nel vivere la molteplicità dei
ruoli attraverso l’essere padre o madre.
Tali bisogni intimi, che toccano l’essere, sono presenti in tutti.
Rispetto al problema relativo alla paternità e maternità dei disabili mentali,
l’ONU ha stabilito il diritto alla sessualità e alla genitorialità.
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La Dimensione Ludica è fare sesso fine a se stesso, il gioco del sesso è
antico, viene da lontano, permette di sperimentare le cose senza
assumersi responsabilità. Anche da adulti rimane la memoria del gioco,
rimane traccia del bambino che ha giocato al sesso, abbiamo imparato la
grammatica delle carezze con qualcuno che si prendeva cura di noi,
abbiamo imparato la grammatica e la sintassi dell’affettività.
I bambini fanno l’amore con le loro mamme, cioè imparano i gesti
dell’amore, giocano poi con altri bambini e provano emozioni diverse. Il
cervello non sopporta che prima di aver raggiunto una certa maturità
biologica si provino alcune emozioni e questo rappresenta una protezione.
Molti disabili hanno uno sviluppo sessuale più rallentato, spesso le
persone normodotate pensano che i disabili mentali non abbiano impulsi
sessuali e li vedono come in uno stato di eterna infanzia: così non è.
Noi, che abbiamo la delega rispetto alla sessualità delle persone disabili,
dobbiamo PROBLEMATICIZZARE LA DIMENSIONE LUDICA con i nostri
utenti, parlarne in èquipe: quali i rischi, quali i limiti, che cosa andiamo a
proporre, come ne parliamo.
CERVELLO LIMBICO: a questo appartiene la dimensione sociale.
La dimensione sociale mette in moto le emozioni, la voglia di stare
insieme, di essere una coppia. Le emozioni informano sul proprio stato
interno e su quello dell’altro, si estende la coscienza di NOI, con le
emozioni nasce la coscienza che è collegata con lo stato interno.
La nascita della coppia pone dei limiti alla propria libertà, si è infatti definiti
dall’altro. La socialità non è una caratteristica solo della specie umana: nei
lupi, ad esempio, è addirittura superiore a quella dell’uomo; la specificità
dell’uomo consiste nel cercare di dare significato a quello che fa.
L’azione verso l’altro è strettamente collegata all’emozione per l’altro,
questo fa sorgere un problema: il rischio del legame.
La paura del legame può portare la persona a dare diverse colorazioni alle
modalità di relazione sulla base di quelli che sono i modelli di
attaccamento.
Sfondo depressivo: la persona pensa, nel momento in cui forma una
coppia, al rischio di essere lasciata, ha forti vissuti abbandonici che la
costringono a fuggire dai legami per evitare tale rischio. Questa reazione è
tipica delle persone che hanno uno stile di attaccamento di tipo evitante.
Sfondo fobico: la persona cerca un legame rassicurante e sicuro, ma
appena lo raggiunge, soffre per la perdita di libertà.
La persona che è sempre stata disconfermata nell’essere se stessa, non
sopporta di sentirsi chiamare “ragazza/ragazzo di” tizio o caio. Le
anoressiche, ad esempio, funzionano così. Il sé è incerto: si sentono
invase dall’esterno, da qualcuno che le vuole definire.
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
Da tutti questi rischi, legati alle diverse personalità, la natura ha trovato un
modo per difenderci, per farci comunque correre il “rischio” di legarci a
qualcuno:
L’INNAMORAMENTO:
DELIZIOSO STATO ALTERATO DELLA COSCIENZA
La persona in questo stato riesce a rischiare, a “buttarsi” senza pensare
troppo, ha la spinta ad agire e mettere in moto le proprie risorse.
Questo vale in modo particolare per le persone con disabilità mentale; con
queste il problema che si pone è che, essendo il livello cognitivo ridotto,
possono crearsi situazioni complesse nel legame, pertanto la coppia disabile
ha necessità di sostegno.
NEOCORTECCIA: il suo mandato, che è specifico dell’essere umano in
quanto lo fa essere persona, dice: “continua a fare le azioni che richiedono i
mandati precedenti” (riproduzione e socialità), ma “dagli un senso”, un
significato”.
Alla neocorteccia corrispondono le dimensioni semantica, narrativa e
procreativa.
Tali dimensioni sono possibili in quanto la Neocorteccia permette di dare un
senso alle nostre azioni e le fa stare insieme; ci mette a disposizione la
“cognizione del tempo”, mentre gli altri mammiferi arrivano solamente allo
stadio sociale (cervello limbico).
Dimensione semantica - fare l’amore
La Neocorteccia rende possibile:
1. IL SENSO DEL TEMPO: ci svincola dal presente e permette di
progettare il futuro
2. LA DISPOSIZIONE NATURALE A CERCARE SEMPRE SEQUENZE E
INTERAZIONI DEI DATI CHE PERCEPIAMO PER ARRIVARE ALLA
CREAZIONE DI SIGNIFICATI.
In questo spesso i disabili hanno difficoltà sia nel trovare significati che
nel trovare nessi a causa dei loro deficit funzionali, a volte le difficoltà
sono di tipo comunicativo: non trovano le parole per esprimere i loro
stati interni o usano parole diverse da quelle che normalmente sono
utilizzate per costruire una certa realtà a partire dai “nessi” tra i dati
percettivi. Possono però leggere i loro stati interni attraverso le azioni
(ad es. con la pittura).
3. LA VOGLIA DI RACCONTARE: ridirsi le cose, sistemare gli eventi nella
mente e raccontarli all’altro, fino a costruire realtà nuove e diverse,
reinventando la realtà e divenendo così creativi.
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Questa concezione è il nuovo modo di stare nella realtà ricostruendola,
da questo nascono le culture.
Questi aspetti ci caratterizzano come persone, anche la sessualità deve
rispondere a questo mandato: fare l’amore significa portare il sesso nel
tempo, nella ricerca del significato e portarlo dentro ad un significato
condiviso con l’altro.
Differenza tra fare sesso e fare l’amore:
Il sesso è una parte di noi e segue la nostra evoluzione, per cui deve
diventare neocorticale; il passaggio dal fare sesso al fare l’amore consiste nel
portare il sesso in un significato.
Fare l’amore è non solo considerare il corpo come oggetto da incorporare,
infatti fondamentalmente il corpo dell’altro non viene “preso” per essere
incorporato a sé al fine del proprio desiderio, ma è un luogo in cui incontrarsi:
nel corpo dell’altro si cerca la vera essenza, l’incontro con lui. Attraverso il
“fare l’amore” il sentimento non viene solo dichiarato a parole, ma diventa un
fatto. Se non cerco la persona, la storia dell’altro, ma solo oggetti (vagine e
peni), sono costretto a cambiarli spesso perché dopo un po’ sono tutti uguali,
stancano. C’è chi evita l’incontro con l’altro perché in tale incontro può trovare
la storia dell’altro, che può anche sconvolgerlo e diventare potenzialmente
rischioso.
Qual è il codice che permette questo?
E’ il CODICE DELLE CAREZZE appreso precocemente nel rapporto con la
madre: a volte le mamme toccano in modo funzionale i bambini, a volte
invece li incontrano, si conformano al corpo del bambino e trovano l’altro.
Fare l’amore è incontrare una storia, non una vagina o un pene.
Le persone disabili sono brave a fare l’amore ma non ne hanno occasione: se
due disabili sono stati a letto abbracciati e dicono di aver fatto l’amore è vero
che l’hanno fatto, infatti l’essere presi per mano una volta nella vita non è
meno emozionante di un orgasmo.
Dimensione narrativa = avere una storia. Si cerca una sequenza più
ampia; viene inglobato il senso del tempo. Avere una storia dà il beneficio
della trasfigurazione (fino all’età di 80 anni si può in tal modo essere
desiderabili!) ci si basa sul significato di ciò che si è costruito insieme; il
desiderio dell’altro si mantiene all’interno della storia che si è vissuta.
Dimensione procreativa = fare un bambino, decidere di generare una vita.
La rilevanza psichica del procreare è notevolissima rispetto al riprodursi.
Si amplia la coppia, si popola la storia, correndo anche dei rischi; questo
discorso vale in modo particolare se il bambino che nasce è disabile, perché
vengono meno le aspettative della storia.
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
Le varie dimensioni nel fare l’amore talvolta sono separate, frammentate e
questo avviene per tutti gli individui. Per quanto attiene i disabili si può
obiettare che le dimensioni non sono tutte presenti anche se non si può
pensare al disabile se non pensiamo a noi: normalizzare i problemi in quanto
sono gli stessi per tutti.
Il disabile viene pensato socialmente come una persona umana, ma spesso
gli vengono tolte le caratteristiche fondamentali della persona. Si deve
permettere al disabile di cercare un senso alla sua vita, gli indici quantitativi
sono devastanti, si va infatti a quantificare le loro caratteristiche. Dobbiamo
pensare alle storie dei nostri disabili e tenere le loro parti dentro di noi, se si
sentono pensati, migliorano. Proviamo a mettere confini alla mappa che
abbiamo esposto per evitare che diventi una mera “autorizzazione” a fare
tutte le esperienze sessuali possibili.
METODO PER AFFRONTARE L’EDUCAZIONE SESSUALE
Spesso nel corso di Soggiorni Estivi emerge la richiesta di dormire insieme
da parte dei disabili. Quali criteri seguire?
Occorre in primo luogo parlare con i genitori: porre la questione come ipotesi
e, riceverne la delega informata.
I criteri richiesti sono:
• Una ragionevole coscienza di sé: una persona disorganizzata,
disorientata, dà un senso di pericolo e non gli si dà accesso alla propria
intimità
• Una ragionevole capacità di essere riconosciuti
• Una capacità di regolare le proprie emozioni ( l’intimità è vissuta in
modo emotivo e l’incapacità di regolare le emozioni rende impossibile la
cosa)
• Una capacità di regolare le emozioni rispetto all’altro
• Riuscire a condividere il senso di quello che si fa ed una certa quota di
quello che succede (nell’adolescenza i ragazzi che non hanno messo
insieme affettività e sesso, cercano solo di fare sesso non amore ed il
partner potrebbe cercare altro)
• Saper stare con il corpo dell’altro, conoscere il corpo dell’altro,
orientarsi.
L’educazione sessuale permette di avvicinarsi al proprio e all’altro corpo con
una motricità adeguata. Nei disabili la motricità fine è compromessa per
deficit di tipo integrativo per cui si rende necessario costruire i pattern
percettivi e metodologici per stare con l’altro.
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Può esservi rischio di abuso se uno dei due partner non è consenziente
rispetto al fatto che si sta compiendo o non è abbastanza cosciente per dare
il consenso pertanto questi criteri devono essere rispettati non al 100% ma
almeno al 60%, diversamente è troppo alta la responsabilità che si prende il
care-giver. Non esiste ancora un patrimonio culturale condiviso sulla
sessualità della persona con disabilità per cui il suggerimento è quello della
prudenza.
Un altro importante criterio è quello del PIACERE verso DOLORE: più ci
avviciniamo alla nostra piena realizzazione, più stiamo bene e viceversa.
E’ particolarmente indicato per affrontare queste tematiche il lavoro sulle
competenze sociali ( Social Skills Training) con gruppi di disabili, il problema
è quello di formare psicoterapeuti esperti nel trattamento di disabili mentali.
Quale idea seguiamo per costruire una coppia?
Analizziamo alcuni tipi di coppia:
A. Coppia normoabile e disabile
Accade a volte di trovare coppie miste in cui uno è disabile e l’altro
normoabile, in tali casi il normoabile può avere problemi suoi che lo inducono
a legarsi al disabile, raramente è vero amore. A volte il normoabile è mosso
da bisogni di potere sessuale sull’altro, da perversioni quali la parafilia “per
eccitarmi devo usare un medium - una stranezza” o da egocentrismo
travestito da altruismo “mi sento buono, voglio salvare il mondo”.
Un ulteriore problema è rappresentato dalla CONFUSIVITA’ ovvero dalla
confusione tra il prendersi cura e fare sesso; questo è spesso all’origine della
pedofilia: i bambini mandano segnali sessuali per ottenere cura, se trovano
un adulto “confuso”, questi risponde con atti sessuali invece che con cura e
protezione.
B. Coppia utente – operatore
La deontologia non permette che ci sia convivenza in questi casi, per cui si
rende necessario per l’operatore un cambio di settore
Nelle strutture come negli ospedali c’è una grossa quota di sessualità in
quanto sono presenti interventi di cura sui corpi che determinano una dose di
promiscuità notevole. Quando l’operatore non sa dire di No e porre limiti
l’utente va in confusione.
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
Processo Educativo:
Relazione significativa ed emozionante
Selezione, costruzione e
narrazione di contenuti
rilevanti ( o perché li chiedono
loro o perché li riteniamo
importanti noi)
Attribuzione negoziata di sigificati:
- logico-funzionali
- estetici
- storico-personali
Sviluppo conoscenza tacita procedurale
e dichiarativa
AUTODETERMINAZIONE DI SE’ NELL’INTERDIPENDENZA SOCIALE
CONTESTUALIZZATA RELATIVA AD UNA CULTURA
Il processo educativo tra maestro e allievo è biunivoco e diretto, la relazione
deve essere significativa per generare un significato, deve essere creativa,
reciprocamente significativa ed emozionante in quanto la motivazione è
stimolata dalle emozioni (vedi lavoro di James ).
Uno dei problemi che ci dobbiamo porre nel fare educazione sessuale è
motivare le persone, suscitare e sostenere l’attenzione, pertanto sono
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importanti le emozioni nostre e quelle dell’altro, provare e far provare piacere.
L'insegnante emozionato emoziona a sua volta l’allievo più che le immagini o
i film.
Le emozioni sono fissanti dei ricordi, delle cognizioni che stiamo
trasmettendo, le emozioni partecipano attivamente al processo di
conoscenza.
Come faccio a provocare emozioni e quale emozioni suscitare?
L’emozione deve essere coerente con il contenuto se il messaggio è: “il corpo
è bello”, l’attrattore forte è
Piacere – Eccitazione – Voglia
L’emozione migliore è il piacere sessuale, come è possibile far venire piacere
sessuale con una persona con cui non avrò una relazione sessuale?
Il percorso tra le varie dimensioni della sessualità è lungo e difficile, come
posso invogliare a farlo? Che cosa trasmetto?
Trasmetto Emozioni.
Con i disabili vale la stessa cosa.
L’educazione sessuale nella scuola dovrebbe essere fatta dagli insegnanti,
non dagli specialisti: formiamo gli insegnanti ed i genitori che sono a stretto
contatto con i ragazzi!
L’informazione toglie l’ignoranza, l’educazione sentimentale toglie il rischio.
L’uso di audiovisivi non aumenta la conoscenza perché il dato non viene
elaborato i metodi a più lenta elaborazione danno più risultati.
Una regola deontologica fondamentale nel rapporto educativo è quella per cui
gli attori della scena mentale (rappresentazione mentale) non devono essere
i partecipanti, cioè gli spettatori che mi stanno davanti, in quanto questo
provoca turbamento: questo è un tabù inviolabile.
Nel rapporto terapeutico, invece, quando si trattano disfunzioni sessuali, il
terapeuta deve rappresentarsi il paziente nella camera da letto, essere nella
camera da letto del paziente, questo perché sta prendendosi cura della
persona.
L’educazione sessuale non può essere neutrale, è necessariamente di parte
e risponde ad una ideologia, occorre essere “onestamente” di parte
dichiarando da che parte si sta e che nessuno possiede la “verità”.
A questo punto si pone la scelta dei contenuti da trasmettere, come scelgo gli
argomenti?
1. Sono i disabili che mi chiedono che cosa vogliono sapere? Anche
loro sanno fare domande e con loro occorre essere diretti.
2. Affronto i temi che ritengo importanti tanto prima o poi verranno a
conoscerli e se non interessano non ascolteranno?
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
3. Scelgo conoscenze che si possano trasformare in sentimenti ed
agiti?
4. Perché per fare educazione sessuale parliamo di epididimo che
nella vita sessuale non ha alcun interesse?
Parlare di cose che non servono toglie spazio e tempo a quelle che servono
ma che sono difficili da affrontare perché imbarazzano.
Una volta selezionati i contenuti devo fare un’ulteriore operazione:
devo sganciarmi dal metodo proposizionale (serie di parole che esprimono in
modo conciso un concetto) ed utilizzare il metodo narrativo: il contenuto parte
dalla Realtà – Dato – Significato portati in un Racconto.
Il DATO deve essere significato, dare l’accesso al SIGNIFICATO.
Abbiamo 4 classi di SIGNIFICATO.
Se ad esempio parliamo della vagina possiamo parlarne secondo le classi di
significato di seguito elencate:
1. Funzionale: a che serve e come funziona
2. Estetico: mi deve far sentire bella, né sporca né brutta
3. Etico: devo sentirmi buona, fare cose buone
4. Storico/personale: in tutto il mondo non esiste una vagina come
la mia
Se tolgo dall’oggetto questi significati io non mi approprio di questa parte di
me.
IL LINGUAGGIO
Deve essere adeguato alla narrazione. Abbiamo vari tipi di linguaggio:
• Scientifico
• Lessico familiare
• Gergale della strada (linguaggio volgare)
E’ importante costruire un lessico sufficientemente adatto ad una relazione
amorosa. Ai ragazzi occorre dare un linguaggio scientifico ed un lessico
familiare accogliendo anche il linguaggio di strada, definendo comunque che
rispetto a quest’ultimo c’è un modo migliore di definire.
Una volta concordato di procedere ad un progetto di Educazione sessuale
con un gruppo di ragazze disabili costituito da 3 massimo 4 persone si inizia
a parlare di come sono fatti gli organi genitali, come funzionano, a che
servono
Si parte dal corpo (DATO): è necessario posizionare gli organi del corpo,
mettere i confini dell'apparato genitale dopo aver posizionato altri organi quali
gli occhi, il naso, la bocca ecc…
Quali strumenti e strategie mettere in campo?
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• Confronto tra i corpi ➜ imparare per contiguità: ai ragazzi disabili riesce
meglio capire un argomento se viene utilizzato il paragone. “Ho gli
occhi….come te”.
• Il confine deve essere inizialmente descritto in modo semplice: Nord,
dare dei punti di riferimento es: il monte di venere (osso), parlare della
carne che lo ricopre, della peluria. Sud: sedere. Est/Ovest: anche,
gambe.
• Apparato genitale➜ non è consigliabile fare una distinzione tra interno
ed esterno, ma di ciò che si usa e non. Parti che possono essere
facilmente toccate, parti che non si riesce a toccare. La vagina mette in
collegamento i due apparati.
• Confronto con un corpo di donna nuda➜ si possono utilizzare foto,
immagini o schemi anatomici. Può essere utilizzata la mente: è
fondamentale in questo caso il pronome che viene utilizzato; questo
perché a seconda del pronome che si utilizza avremo un'emozione
equivalente. Con il pronome IO la descrizione è più coinvolgente;
utilizzando la terza persona il rapporto che si crea è più distaccato.
• Nella disabilità è consigliabile partire dalla fantasia: poi vedere il proprio
corpo. A volte è necessario accompagnare il disabile nell'esplorazione
del proprio corpo; questo deve essere fatto da una persona ben
strutturata e di fiducia.
MODELLO IN VIVO
Spogliarsi e guardarsi allo specchio con una persona che lo faccia insieme
alla disabile. E’ preferibile che il modello non sia l’operatore referente perché
il coinvolgimento emotivo può essere troppo forte. La persona deve avere
una sua solidità essere rassicurante.
Se una donna si pone davanti allo specchio:
che cosa vede del suo apparato genitale? Come raccontarlo?
Come descrivere la zona critica? Una particolare attenzione va data al
linguaggio e alle parole è opportuno usare concetti semplici, anche fare
esempi utilizzando figure geometriche potrebbe essere problematico, perché
la persona disabile potrebbe non sapere ad esempio che cosa è un
triangolo, non possederne il concetto.
Se vengono utilizzate delle immagini, queste devono essere varie: possono
esserci delle particolarità in natura ed è necessario mostrare la varietà per
non creare ansie e scompensare l'individuo. L'ansia diminuisce mano a mano
che la persona prende coscienza di quanto viene raccontato.
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
Si può usare uno specchio piccolo per autorizzare a guardarsi in luoghi non
immediatamente visibili. Cosa si vede? (porre particolare attenzione all'igiene
delle mani)
E' necessario preparare la ragazza disabile, in questo caso, ad alcune
situazioni a cui potrebbe non essere preparata: ad esempio la variazione di
colore: può spaventare in quanto può associarlo ad una ferita. Si può
spiegare la presenza di un diverso colore utilizzando il paragone con il cavo
orale: “ è rosso, umido ecc…,” l’uso di analogie rende più comprensibile la
descrizione.
Per descrivere il luogo, le sue caratteristiche, si può riutilizzare il paragone
del cavo orale: sono entrambi posti umidi, caldi, scivolosi, con un rivestimento
più sensibile, è preferibile non utilizzare il termine delicato: il disabile può
associarlo ad un luogo che può subire delle ferite mentre sensibile può
essere associato al piacere.
Questi organi non rispondono tutti allo stesso modo: sono presenti
rivestimenti particolari che la persona deve imparare a conoscere: ci si tocca,
si impara a prendere confidenza con il proprio corpo, in seguito si può
insegnarlo all'altro.
Dare forma alla zona: il disabile tende a vedere l'insieme; è necessario
separare le varie parti e dargli un nome; in questo modo è più semplice
indicare le varie parti, anche avvalendosi dell'aiuto di figure.
Ingresso della vagina: spiegare che non è visibile; la ragazza può avere
paura di sentire dolore si rende necessario tranquillizzarla: come? Parlando
delle sue caratteristiche ad esempio l’elasticità, spiegare che è un sacchetto
elastico ma robusto, con spessore, che in fondo è chiuso, non va verso la
pancia per cui non è pericoloso. Dire che è obliquo. Spiegare attraverso una
buona descrizione, che la vagina è un luogo pronto ad accogliere.
Descrivere l'imene: spiegare che è un bordo; che sta poco dopo l'ingresso; è
meno elastico e cambia forma dopo il primo rapporto, cede in qualche punto,
a volta sanguina a volte no.
Dolore: trovare una caratteristica che ci possa aiutare a dare una descrizione.
Dopo la descrizione e la rappresentazione mentale, il passaggio successivo è
l'esplorazione del luogo stesso: è necessario conoscere il proprio corpo.
Avere prima una rappresentazione mentale dà più sicurezza alla persona
perché sa già a cosa va incontro.
Riassumendo i temi trattati fin qui, per l’operatore affrontare la problematica
sessuale nell’handicap significa:
• Prevenire i danni
• Trasmettere competenze
• Limitare i comportamenti inadeguati
• Spesso si parte da quest’ultimo punto nell’azione educativa.
AUSL Rimini
I disabili hanno una buona e ricca attività limbica avendo una buona capacità
affettiva mentre è compromessa la capacità cognitiva.
Non è positivo non coltivare una buona terra per cui occorre accettare la sfida
e tener conto della vita affettiva delle persone disabili.
NORMALIZZARE è pensare in maniera normale ai loro problemi; non è
necessario costruire un sessualità per i disabili, ma utilizzarla per affrontare i
loro problemi.
Per gestire tutto questo possiamo seguire due linee di pensiero:
LINEA EDUCATIVA
o
EDUCAZIONE SESSUALE
GESTIONE DELLE SITUAZIONI
PROBLEMATICHE
Nell’handicap è importante trovare il modo possibile per rimanere nel
problema, il criterio quindi non è la ricerca della soluzione ma la ricerca del
senso.
Nel costruire conoscenza occorre scegliere i dati da trasmettere e caricare
nel dato significati etici – estetici – logici sulla base di una relazione
biunivoca, asimmetrica scaldata da emozioni.
Il metodo consiste nell’individuare parole chiave, utilizzare un linguaggio
scientifico tradotto in lessico familiare, cercare nell’esperienza più che nel
linguaggio specialistico = metodo narrativo.
ASPETTI LEGALI
Non c’è giurisdizione specifica, che cosa può garantire l’operatore che
affronta il problema della sessualità e dell’educazione sessuale della persona
disabile?
Gli elementi su cui si può contare sono i seguenti:
• Modelli di riferimento
• Esclusione del dolo
• Supervisione
• Intenzione esplicitata e documentata (con riferimenti scientifici) e
concordata tra agenzie educative.
Nel caso in cui si rendesse necessario un intervento anticoncezionale quale
la chiusura delle tube, si può procedere con una segnalazione al Tribunale e
concertare una linea ragionevole tra genitori, servizi socio-sanitari e istituzioni
giuridiche.
La discussione e le decisioni non devono mai essere individuali, ma è la
rete dei servizi che deve valutare.
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
Si rende inoltre necessario provvedere alla protezione del bambino in caso di
maternità di una disabile: si può far ricorso all’affido intrafamiliare dove
esistono condizioni favorevoli.
Con la persona disabile dobbiamo prendere noi delle decisioni, scegliere per
un adulto che ha facoltà ridotte, dobbiamo trovare il modo migliore di
affrontare un problema non di risolverlo. Il criterio non è la soluzione ma la
ricerca di senso. Il mandato semantico è forte: “devo dare un senso alla mia
vita se non riesco sto male”
Caso problematico
Donna, 25a, con iperattività sessuale, la madre è preoccupata perché non
sceglie, non discrimina gli uomini, è preda dell’istinto. Rischio che qualcuno
se ne approfitti e la mandi in confusione.
Per prima cosa parlare/osservare la donna per capire se:
- Cerca sesso (dimensione ludica)
- Cerca lo stare insieme (dimensione sociale)
- Cerca di fare l’amore (dimensione semantica)
Così ci si fa un’idea di ciò che sottende al suo comportamento. Magari cerca
di attribuirsi un valore come persona e come donna, cerca consenso sociale.
Le operazioni mentali che fa un disabile sono le stesse che fanno tutti gli
adolescenti. Sono limitate invece le competenze cognitive di discriminazione
delle interazioni dell’altro per cui è presente il rischio di prevaricazione. Una
volta dato un senso al comportamento della ragazza, occorre parlare con la
madre, la quale ha ragione sul rischio, ma la soluzione non può essere
“togliamole la sessualità”, bensì “gestiamo insieme il rischio”.
Quale proposta possiamo fare ai genitori?
Possiamo proporre un progetto di Educazione sessuale non individualmente,
ma in gruppo con il sostegno di operatori per creare condivisione su una idea
alternativa: curiamo non amputiamo. Con i singoli genitori si deve attaccare
una idea, con il gruppo si crea una cultura.
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PROGETTO SESSUALITÀ CON GRUPPI DI GENITORI
(GRUPPI FORMATIVI)
Prima di tutto è importante tenere presenti che alcuni modi di funzionamento
mentale delle persone disabili sono deficitari.
DEFICIT METACOGNITIVO
E’ la capacità di pensare su ciò che proviamo; è costituita da:
1.
2.
3.
Funzione riflessiva: fare ipotesi su cosa sto pensando è la
capacità di distinguere i propri stati interni “come mi sento, come
sto…”
Funzione relativa alla Teoria della Mente: fare ipotesi su ciò
che pensano e provano gli altri
Padronanza: capacità di correlare e mettere insieme il mio stato
interno con lo stato interno dell’altro “come mi sento io con il come
stai tu” per pianificare le proprie azioni
Tali funzioni possono essere compromesse per la presenza di deficit
neurologici (causa biologica – congenita) o pur essendo presente una buona
dotazione biologica, possono essere compromesse a causa del loro mancato
utilizzo per la storia familiare e personale (deprivazione e/o disconferma della
persona) o anche per entrambe le cause come nelle disregolazioni emotive.
E’ importante capire e fare una diagnosi esplicativa:
• Deficit neurologico/cognitivo?
• Deficit relazionale/sociale?
• Psicopatologia?
Fare diagnosi è importante per capire se e dove investire le risorse. Gli
interventi possibili vanno dal training sulle capacità sociali al training cognitivo
per lavorare sull’apprendimento di capacità metacognitive e alla psicoterapia.
Il training per potenziare le capacità sociali della persona disabile utilizza il
Role playing (gioco di ruolo) si lavora in gruppo su semplici storie preimpostate.
E' fondamentale nel proporre un percorso di educazione sessuale questa
condivisione: prima fase del desiderio, sentire che siamo in uno stato e capire
che vorremmo passare in un altro. Fare educazione serve per portare la
persona a decidere. Si differenzia l'emozione dal sentimento: fra sesso e
amore. Si cerca di focalizzare ciò che sta succedendo.
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
COOPERAZIONE PARITETICA
La cooperazione nasce da un sentimento semplice e dichiarato: aver
bisogno dell'altro in modo paritetico. La reciprocità nel bisogno è il
fondamento della cooperazione.
Paritetica: nel sistema cooperativo vengono azzerate le linee verticali e si
opera in senso orizzontale ( anche se non manca la gerarchia) e siamo
rassicurati dall’obiettivo condiviso. Ciò è un progresso culturale, sociale.
Se la famiglia sente che lavoriamo tutti per il bene del figlio è rassicurata, in
quanto si sente di essere all'interno di un gruppo.
Queste due parole Cooperazione Paritetica sono molto importanti ma non
sempre vengono considerate nella loro totalità. L’ideale sarebbe avere 4
agenzie che osservano e si scambiano informazioni:
1.
2.
3.
4.
SCUOLA
SERVIZIO SOCIALE
SERVIZIO SANITARIO
FAMIGLIA.
Il percorso di sviluppo siamo noi ad insegnarlo e a farlo apprendere alle
famiglia, utilizzando sia l’approccio narrativo sia quello tecnico.
Per poter parlare del processo di sviluppo dobbiamo però averlo in testa,
partire dai bambini normoabili per parlare poi dei tempi di sviluppo del
bambino disabile.
Nel “pacchetto” sviluppo metteremo anche lo sviluppo sessuale.
Tutti i genitori sanno quali sono le tappe di sviluppo rispetto al controllo
sfinterico, alla alimentazione ed osservano il comportamento alimentare ma il
comportamento sessuale è più difficile da osservare in quanto è criptato, fa
parte della sfera dell’intimità.
E’ quindi difficile raccogliere dati sull’esperienza sessuale sia a casa che a
scuola inoltre nella nostra società non abbiamo una cultura condivisa sul
tema della sessualità.
Sviluppo sessuale:
per i genitori dei bambini normoabili, è più semplice affrontare questo tema, le
cose da raccontare non sono tante: esplorare il proprio corpo, provare
piacere, conoscere il corpo dell’altro, provare piacere nel rispetto dell’altro
tenendo conto delle regole sociali. I bambini capiscono la relazione tra amore
e nascita non tra amore e sesso, sarebbe per loro difficile e pericoloso
mettere insieme tutto ciò in un momento non adeguato.
Mettere insieme l'aspetto sessuale con il sentimento d'amore è un'operazione
che avviene nell'adolescenza.
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Inizialmente il bambino ha bisogno di capire in modo pragmatico. E'
necessario fare prevenzione da possibili abusi: differenziare tra le carezze
buone e quelle cattive, l'agenzia preposta potrebbe essere la scuola.
Che cosa diciamo alle madri dei bambini disabili?
Dobbiamo spiegare alla mamma che lo sviluppo sessuale fa parte anche del
loro bambino: che si toccano come tutti i bambini ma dovremo anche dire che
ad es. i bambini autistici nel toccarsi possono arrivare a farsi male
(autolesionismo). Dovremo anche esplicitare che spesso i bambini disabili
hanno difficoltà a causa dei loro problemi fisici e/o cognitivi per cui nel
cercare di fare quello che fanno tutti i bambini non riescono bene. Il genitore
deve essere preparato per non rimanere sconvolto, deve saper affrontare il
problema, deve essere preparato a capire che il bambino disabile ha il suo
sviluppo ed ha anche meno opportunità del compagno normoabile di fare
giochi con gli altri compagni, presentando una mappa di sviluppo si deve
cercare di normalizzare il fatto,
Ai bambini si deve dare buona informazione sul fatto che sono stati voluti,
amati.
Si deve anche insegnare loro a scappare, urlare, parlare, bisogna fare
prevenzione all’abuso, partendo dalle scuole elementari.
IMPORTANTE IMPARARE AD OSSEVARLI, CAPIRLI E AIUTARLI.
MAPPA DELLO SVILUPPO NORMALE
MAPPA DELLO SVILUPPO CON DEI LIMITI E DELLE VARIANTI
Aspettare domande
SI USANO 2 SISTEMI
Proporre
Si può usare il Metodo Incidentale: invece di parlare direttamente ai figli, i
genitori ne parlano tra loro con i figli presenti in modo naturale i bambini
fanno domande ed esprimono i loro pareri.
A scuola si propone lo stesso metodo anche in presenza di un disabile se
non è pronto si estranierà, se pronto si interesserà; l’età indicata per un
lavoro sulla sessualità con un disabile è 10/12 anni.
ABUSO SU BAMBINI DISABILI
L’abuso di bambini disabili è preoccupante, sono più indifesi, più ingenui, per
loro distinguere tra situazione di abuso o di non abuso è molto difficile.
Il compito dei servizi e delle famiglie è: guardare, seguire, controllare i
bambini disabili che non sanno ancora discriminare una situazione di
pericolo. “Riparare” i bambini disabili che hanno subito abuso ha un costo
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
sociale alto per cui è necessario prevenire! Con i ragazzi normoabili si molla il
controllo stretto all’età di 15 anni, con i disabili lo si fa più tardi, almeno a 20
anni.
Ad un certo momento della vita le scelte sentimentali sono dettate meno dalla
razionalità, ma noi dobbiamo attrezzare le persone con strumenti di
valutazione logica. Con i disabili dobbiamo mettere in gioco più elementi di
controllo.
Crescendo le persone uniranno il sesso con l’amore, con il legame;
l’integrazione sesso-amore è una operazione pre-corticale, incontrano in
questo maggiori difficoltà le persone con disturbo borderline di personalità ed
i traumatizzati cranici, meno i disabili mentali.
Il danno integrativo non coincide con il danno cognitivo a meno che la
cognizione non sia così limitata da non dare dati da integrare.
Al processo d’integrazione molti disabili non danno la giusta misura o sono
prudenti e non si muovono o sono precipitosi. Spesso hanno ansie e difficoltà
a mettere nel legame le emozioni interne. Queste manifestazioni
psicopatologiche sono presenti anche nelle persone normoabili , le persone
disabili si ammalano di psicopatologie come tutti per cui possiamo avere
reazioni di ansia, attacchi di panico, ecc…
LA GESTIONE DELLA VOGLIA
Nella sessualità agita si hanno quattro fasi e precisamente:
1.
2.
3.
4.
DESIDERIO
ECCITAZIONE
ORGASMO
FASE DI RISOLUZIONE EROTICA
DESIDERIO
Come tema è entrato in letteratura verso la fine degli anni '70 perché sono
aumentate le patologie legate al desiderio sessuale. Come può essere
spiegato al disabile? Dove nasce? Il discorso deve essere fatto in modo
semplice. Gli uomini sono più attratti dall’aspetto, le donne sono attratte dai
segnali di potere, in quanto tendono a cercare protezione (inconsciamente
per la prole).
La voglia nasce:
• dal nostro corpo sia che lo vogliamo o no;
sono gli ormoni, i
neurotrasmettitori, le endorfine, ecc…che agiscono a sostegno del
desiderio, nasce da dentro (può anche essere solo sesso);
• dalle cose che capitano fuori di noi (che vengono raccolte dai sensi);
quello che guardiamo, tocchiamo, odoriamo ecc. sono i feromoni che
vengono captati dall'apparato olfattivo
AUSL Rimini
• dal comportamento seduttivo: il corteggiamento per portare a sé la
persona.
• Dai pensieri, dalle fantasie, anche dal sogno.
ECCITAZIONE
Qualcuno può farci venire voglia e passiamo a questa seconda fase.
Qualcuno può farsi venire voglia partendo da questa fase toccandosi.
L’autoerotismo: è il sistema più sganciato dalla sessualità. Il desiderio è una
cosa gradevole, ma spesso in questo modo parto da una sensazione
sgradevole: noia, ansia, paura. Se diventa compulsivo e abituale nasconde
un disagio.
Con le persone disabili occorrono tempi lunghi per arrivare all’acquisizione di
questi elementi, i gruppi di auto mutuo aiuto rappresentano una notevole
facilitazione.
Una volta compreso che cosa è la voglia, quando è presente occorre poi
chiedere che cosa si fa. Se tutte le volte che la sento mi sento frustrato i
meccanismi difensivi che subentrano non me la faranno sentire più.
Quali sono le regole che si devono usare per vivere bene questo momento e
usare bene il desiderio?
Partiamo dalle regole che fanno sentire protetti chiedendo al gruppo:
“quando diresti di NO?”
cercando di far girare le emozioni all’interno del gruppo.
In caso di violenza – costrizione.
Possiamo avere costrizione attraverso la violenza fisica o attraverso minacce,
ricatto, pressioni. L’uomo può abusare della donna NON viceversa. Ci sono
ragazze che si mettono sistematicamente in pericolo e subiscono violenze,
questo problema si riscontra più che nella disabilità nelle persone con
Disturbo Borderline di personalità. Se nel gruppo sono presenti queste
persone, è bene affrontare il problema.
Può succedere che non ci sia condivisione anche quando il partner fa subire
un ricatto morale: “se non fai l’amore con me, vado con un’altra”, spesso le
ragazze cedono al ricatto.
Oggi siamo in fase di cambiamento molto forte da parte delle donne anche
molto giovani: sono loro che pretendono rapporti sessuali dai propri
compagni; questi vanno in crisi, subentra l’ansia da prestazione, si tratta di un
ricatto al femminile, il rapporto sessuale viene prima della relazione. I disturbi
della sessualità si stanno sbilanciando al maschile si assiste al fenomeno
sempre più diffuso del calo del desiderio nel maschio.
Etologicamente le femmine integrano prima e di più sesso e amore rispetto ai
maschi, oggi la donna tende ad integrare sempre più tardi e a separare il
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
sesso dall’amore, le femmine sono selettive di natura per la propria prole, se
tendono a ragionare al maschile questo è espressione di un disagio.
Per la donna disabile è difficile riconoscere la violenza psicologica, è
necessario mettere una regola:
• per tutelare se stessi: non si può essere violati dal desiderio dell’altro
• per tutelare il proprio desiderio: perché fare una cosa sempre contro
voglia, fa si che il cervello estenda il disagio escludendo la voglia.
La regola che mettiamo è quella del TEMPO: “ posso fare l’amore con te
solo se tutti e due ne abbiamo voglia nello stesso momento”. E’ una regola
protettiva della integrità personale. Non è importante quanta voglia ci sia,
l’importante è che ci sia. C’è anche da tenere in considerazione che l’altro,
all’interno della relazione, ha il diritto di provare a far venire voglia, se si attiva
il desiderio vale di nuovo la regola dell’accordo tra i due partner all’interno di
una conoscenza reciproca.
Amore Oblativo: il piacere deriva dal piacere che prova l’altro, c’è il rischio
che a lungo andare si spenga il desiderio, perché non è sostenuto dal
desiderio sessuale ma da una motivazione sociale.
L’uomo può manifestare questo problema sessuale quando manca il
desiderio.
Nella sessualità umana il gioco vale se è giocato nella reciprocità: stare nel
bene condiviso, nel bene comune, oggi non si parla più di dovere coniugale.
Deve esserci un accordo per fare proposte all’interno della relazione, si
acquisisce il diritto di fare proposte, il sesso non è un obbligo.
Come spiegare questo ad una persona disabile?
Con due PAROLE CHIAVE:
ƒ PROPOSTA
ƒ DIRITTO
Non c’è diritto a fare sesso e amore ma diritto a fare proposte nel matrimonio
e nel legame e il partner può decidere se dire: SI-NO-FORSE. Si può anche
trasformare un NO in un SI ma ci si deve fermare se è giusto farlo.
E’ importante insegnare al disabile come dire di NO e fare stare comunque
bene l’altra persona. Per il disabile il desiderio non è solo il coito ma può
essere prendersi per mano, baciarsi, dare una carezza, toccare il seno.
Altro problema grosso sull’uso del desiderio è rappresentato dalla
Prostituzione. Questa è uno scambio tra sesso ed altre cose, non c’è
reciprocità in tale scambio. Con le persone disabili il rischio di sfruttamento è
molto elevato.
Il lavoro con i disabili comunque richiede tempi lunghi, occorrono anche 2 o 3
anni perché riescano a comprendere quello che succede loro.
AUSL Rimini
Rispetto all’interferenza dei farmaci sul desiderio occorre precisare che i
neurolettici non inibiscono il desiderio ma danno problemi sulla eccitazione,
con la masturbazione non si riesce a raggiungere l’orgasmo pertanto si
ingenerano rabbia, frustrazione, aggressività. Alcuni antiepilettici ritardano e
inibiscono l’orgasmo.
DISABILITA’ GRAVE
Spesso i ragazzi disabili gravi si masturbano in modo non adeguato per cui si
rende necessario operare partendo dal riconoscimento del problema e
successivamente mettere in atto interventi efficaci:
• Masturbarsi in modo inadeguato
• Masturbarsi in modo inefficace
Nel primo caso il disabile si masturba in modo soddisfacente ma in momenti
e contesti non adeguati, nel secondo caso il contesto è appropriato ma non
riesce a raggiungere l’orgasmo, questo succede anche a normodotati, di
frequente alle donne.
Modificazione di un comportamento inadeguato: si rende necessaria una
disciplina rigorosa per l’intervento:
➜ Nessuno di noi è autorizzato a eliminare un determinato comportamento
(anche se spesso il contesto sociale, familiare, scolastico ci chiede proprio
questo), perché esso esprime una esigenza che va presa in considerazione,
non potendo toglierlo possiamo però modificarlo.
Alcuni interventi quali la lobotomia o l’uso di farmaci per modificare i
comportamenti disadattivi, sopprimono anche un buon funzionamento della
persona. Se un ragazzo si masturba in aula posso cercare un’alternativa:
invitandolo ad andare in bagno, ma se sono contrario alla masturbazione non
riuscirò a fargli questa proposta in modo adeguato.
L’operatore deve essere in grado di affrontare l’argomento, non solo a parole
ma anche con il proprio atteggiamento, deve mostrarsi tranquillo e capace di
gestire la situazione. Il messaggio che deve trasmettere l’educazione è: la
masturbazione come esperienza personale buona per la crescita.
➜ Non sempre è lecito sostituire un comportamento con un altro
appartenente ad un diverso contesto.
Es. se un ragazzo disabile grave si masturba in corridoio è errato pensare
“cosa si fa”, ma bisogna chiedersi “perché lo fa” altrimenti ci allontaniamo da
un metodo scientifico. Difficilmente se glielo chiediamo ci risponderà, posso
quindi pensare ad un metodo interpretativo facendo un’ ipotesi che tengo fino
a che non è invalidata. In base all’esperienza clinica posso ipotizzare:
1. non riesce a distinguere il luogo in cui si trova
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
2. discrimina il luogo, ma non è in grado di capire che certi comportamenti
non sono adeguati in pubblico
3. può pensare di attirare l’attenzione al punto di trovare qualcuno che
farà sesso con lui
4. vuole attirare l’attenzione, essere considerato, visto
5. lo fa per protesta, o per contrastare uno stato di malessere interno
6. lo fa per gratificarsi, per sopperire ad ansia, frustrazione, per ottenere
una sorta di appagamento.
Non esiste un metodo unico per ridurre il comportamento inadeguato. E’
necessario capire che cosa induce il comportamento e qual è il modo migliore
per affrontare il problema, cercare di capire che cosa precede e che cosa
segue questo comportamento per ridurre gli interventi che possono agire da
rinforzo.
Se questo metodo è usato male si cade nel condizionamento più bieco se
usato bene in senso psicodinamico possiamo generalizzare all’interno di
sequenze la maggior parte delle buone scelte. Il “come sto ora” è all’interno
dalla mia storia ed in relazione al mio futuro.
COM’E’ ANDATA - COME STO ORA- COSA POSSO FARE
Registrare tutto ciò che precede il comportamento e studiare il contesto.
1. Che cosa è successo nel contesto prima della masturbazione qual è lo
stato emotivo della persona: è triste? – è spaventato? – è depresso? –
è eccitato? Come si relaziona con gli altri?
2. Che cosa è successo PRIMA nel contesto? Qualcuno gli ha risposto
male?
3. Leggere il DOPO: come si comporta il contesto nel momento in cui il
disabile attiva quel determinato comportamento.
Può succedere che il disabile con quel determinato comportamento ottenga
proprio quello che voleva ottenere pertanto viene rinforzato.
Gli approcci che possiamo adottare sono diversi, ad es:
• ABC metodo comportamentale
• Approccio cognitivo-comportamentale: viene presa in considerazione
la sequenza (analisi funzionale);
• Cognitivismo costruttivista
• Tecnica della moviola di Vittorio Guidano: si scompone la sequenza in
tanti fotogrammi, si legge poi fotogramma per fotogramma (lettura
narrativa) modificando la loro posizione si interviene sul comportamento
disadattivo.
Se Gigetto, il nostro ragazzo disabile, è ansioso ed arrabbiato e si masturba
che faccio?
AUSL Rimini
Gli insegno a masturbarsi in un luogo adatto? In questo modo uso la
sessualità per gestire l’ansia snaturandola, la sessualità non è fatta per
questo, devo trovare altri modi per gestire l’ ansia e cercare anche situazioni
in cui Gigetto si possa masturbare, ma in rapporto con la soddisfazione di un
desiderio sessuale
Cosa succede se togliamo la masturbazione? Gigetto diventa aggressivo per
cui si può rendere necessario dare farmaci neurolettici: questi possono
servire a prendere tempo in caso di situazioni critiche ma va speso del tempo
per lavorare trovando sistemi per gestire l’ansia e cercando alternative alla
masturbazione. In alcuni casi in cui risulta problematico trovare una soluzione
all’ansia possiamo utilizzare la masturbazione come palliativo in quanto non
possiamo fare di più.
Le persone disabili sono sensibili alle relazioni con l’adulto, anche gli autistici,
per cui possiamo usare la relazione per rendere migliore la loro vita. Non si
gioca sulla tecnica del rinforzo meccanico ma si passa attraverso una storia
“se ti masturbi in salotto io sono triste. Se lo fai in bagno sono felice”, “ sono
contento che tu ti masturbi e che tu lo faccia bene”. Quello a cui siamo più
sensibili è lo stare bene o male con l’altro; la masturbazione fatta in luoghi
pubblici o in modi inadeguati crea disagio
Tutto viene giocato sulla relazione
Gli interventi devono essere coerenti tra loro: in questo modo anche un
cervello molto compromesso può trovare una linea comune. Il metodo deve
essere condiviso e va verificato nella sua efficacia. I comportamenti sono
problematici quando non permettono la crescita.
Il dolore e la sofferenza aiutano la crescita, vanno messi in conto per
raggiungere degli obiettivi.
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Handicap e sessualità: la logica del servizio
BIBLIOGRAFIA
-
-
Antonio Damasio, Emozioni e coscienza
Fabio Veglia, Il silenzio, la voce, la carezza Editore Franco Angeli
Fabio Veglia, C’era una volta la prima volta Edizioni Erickson
Psicoterapia cognitiva dell’età evolutiva Editore Bollati
Pesci, M. C. La relazione di cura e la sessualità: opportunità di
cambiamento. In: Veglia F. (a cura di) Handicap e sessualità: il
silenzio, la voce, la carezza. Franco Angeli
Pesci, M. C. Integrazione, integrare, integrarsi. In: C. Balsamo (a cura
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Sorrentino, A. M. La famiglia: considerazioni terapeutiche. In AA. VV.
Figli per sempre Carocci Faber Editore, Roma
Veglia, F Una carne sola. Franco Angeli
Dixon, L’educazione sessuale nell’handicappato. Edizioni Erickson
Sorrentino, A. M. Figli Disabili. Franco Angeli Editore
Unità Operativa Risorse Intangibili
via Flaminia, 76 - 47900 Rimini
0541.304909
0541.304907
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