Università, Trento - Federazione Trentina della Cooperazione
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L'ATENEO PEL FUTURO Università, Trento «regina» delle nuove immatricolazioni # j # -g # # Mentre gli altri atenei combattono l'emorragia di studenti noi andiamo contro corrente. Ma con qualche zona d'ombra di Luca Pianasi I TRENTO L'Università italiana è al collasso. I fondi per il funzionamento ordinario sono diminuiti anche quest'anno del 5% (dal 2009 al 2013 il Consiglio Universitario Nazionale ha calcolato che, in termini reali, c'è stato un calo prossimo al 20% delle risorse), gli studenti immatricolati in 10 anni si sono ridotti di 58.000 unità (da 338.482 dell'anno accademico 2003-2004 a 280.144 in quello 2011-2012), negli ultimi 3 anni c'è stato un taglio del 25% delle borse di studio e i professori ordinari sono calati, dal 2006, del 27% e gli associati del 16%. "Ma noi troviamo un'Italia molto diversificata-commenta il ministro dell'Istruzione e dell'Università Francesco Profumo, in un'intervista a Radio 24 - infatti in Piemonte e in Trentino, le immatricolazioni sono addirittura aumentate. Il motivo è che sono due regioni che hanno fatto grandi investimenti in questo settore". "Investimenti per migliorare la qualità della ricerca, della didattica e dell'assistenza agli studenti - spiega il rettore uscente dell'Università di Trento Davide Bassi - che hanno permesso al nostro Ateneo, negli anni, di garantirsi posizioni di prestigio e stabilità economica". I dati di Trento, infatti, sono in netta controtendenza rispetto al panorama nazionale. Nel Il ministro Profumo (asx) con il 2009, secondo le indagini Censis - La Repubblica, gli iscritti alla nostra università erano 15.500, le borse di studio 2.050, i docenti 550 e Trento occupava il quarto posto nelle classifiche dei medi atenei italiani. Nel 2012, abbiamo raggiunto la seconda posizione, gli studenti iscritti sono diventati 15.931, le borse di studio 3.793 e i docenti 563. E anche a livello economico l'Ateneo trentino godrà di una stabilità di finanziamenti garantiti sia per il 2013 che per il 2014. Nessun drastico taglio, dunque, grazie anche alla copertura provinciale. "Abbiamo un'università in salute - commenta Bassi - tanto che abbiamo dovuto inserire il numero chiuso di studenti in quasi tutti i dipartimenti. La domanda di accesso al nostro ateneo, da tutta Italia, è molto alta e per mantenere un elevato standard di qualità non potevamo che prevedere dei meccanismi di controllo delle entrate, che in futuro andranno implementate e migliorate In Italia le iscrizioni si sono ridotte di quasi 60 mila unità negli ultimi dieci anni in Trentino si è assistito ad una costante crescita anche nel numero di docenti impiegati li rettore Uscente Bassi: «Siamo in salute, anche grazie agli studenti stranieri che ci scelgono». Ma siamo maglia nera nel rapporto tra numero di studenti e professori ulteriormente. L'obiettivo è quello di puntare sempre di più a standard qualitativi elevati in tutti i settori. D'altronde questi sono i dati: la maggior parte dei nostri studenti viene da fuori regione, più di un terzo degli iscritti alle scuole di dottorato provengono dall'estero ed il 15% degli studenti delle lauree magistrali sono stranieri. L'apporto internazionale è già molto importante per Trento e dovrà esserlo sempre di più. Questi numeri, infatti, sono tutti potenzialmente migliorabili e in cresci- ta". Trento, infatti, secondo la classifica stilata, per il 2012, dal quotidiano londinese Times, è nella fascia di università europee che vanno dalla 276ma alla 300ma posizione. Meglio di noi, tra gli atenei italiani di medie dimensioni, c'è solo Trieste che è al 271mo posto (la graduatoria censisce le prime 400 Università mondiali: 1'"Università Statale" di Milano è 261ma, la "Bicocca" 262ma. Nella fascia di Trento ci sono anche Bologna e Torino). Il processo d'internazio- nalizzazione, dunque, è ancora molto migliorabile. Di posizioni in classifica se ne possono guadagnare fino a 276. Ma in un panorama nazionale che è composto da una galassia di 80 atenei (Tito Boeri, ieri, in un commento su Repubblica, li definiva "troppi. Molti nemmeno in grado di fare ricerca") Trento resta di un altro pianeta, mentre l'Italia arranca: l'Ocse ha stilato la classifica del numero di laureati sopra i 30 anni ed il nostro paese è 34° su36 posti disponibili. Investiamo solo l'l% di Pil a fronte di una media europea dell'1,5% ed abbiamo un rapporto di studenti per professore tra i più alti dell'Ue: 18,7, contro la media Ocse di 15,5. E Trento, in questo, è maglia nera. Secondo i dati Censis, infatti, nel nostro ateneo ogni professore ha, in media, 28 studenti da dover seguire. Una criticità importante della nostra università che dovrà essere colmata nei prossimi anni. CORSA ALLA CÀRICA DI RETTORE Piùricercaper crescere: le Idee clYerse del sei candidati I TRENTO «In Italia ci sono troppi atenei, 80, e molti non sono nemmeno in grado di fare ricerca». Tito Boeri, nel suo commento di ieri su la Repubblica, ha sintetizzato in poche parole il ruolo cruciale della ricerca come traino per lo sviluppo delle università. Tema molto sentito a Trento, e affrontato anche giovedì, alla redazione del Trentino, nel forum con i candidati rettore. «Il punto di partenza di ogni mio ragionamento resta l'articolo 33 della Costituzione - ha spiegato il professor Marco Andreatta - che dice che le arti e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. I docenti, a loro volta, devono essere liberi di fare ricerca. Ma anche gli enti, come l'Fbk e la Fem, giocano un ruolo importante. Dobbiamo cercare di fare sistema e collaborare per conquistare spazio sulla scena internazionale, e inserirci nelle reti di ricerca più prestigiose d'Europa e del mondo, per contare sempre di più». E anche Enrico Zaninotto, nel suo programma, esplicita che centri di ricerca e Università devono interagire. «Da sola l'Università di Trento non ha in tutti i settori una dimensione tale da renderla competitiva sul piano internazionale. Collaborando, le istituzioni di ricerca possono avvantaggiarsi dei dottorandi dell'università e questi possono trovare negli enti di ricerca spazi per la realizzazione dei loro obiettivi scientifici. In ambito tecnologico si può inoltre stimolare una più spinta messa in comune di attrezzature e di piattaforme strumentali». Il professore Stefano Vitale ha aggiunto: «Dobbiamo lavorare a una politica di doppia affiliazione tra enti di ricerca e Università. Oltre che per i dottorandi anche per gli studenti è una grande occasione quella di poter contare su strutture e competenze degli enti di ricerca. E viceversa. In questa maniera avremo una grande spinta intellettuale e innovativa. L'Università può giocare un ruolo di leadership per lo sviluppo culturale del territorio ma ci riuscirà solo se sarà propositiva e determinata». «Io ho in mente un Istituto di Studi avanzati - ha proseguito il quarto candidato, il professor Maurizio Giangiulio - che segua il processo di interazione tra docenti e ricercatori. Trento deve entrare nel sistema internazionale della didattica e della ricerca e per farlo enti e Università devono collaborare. Mi piacerebbe partecipassero visiting professor illustri, docenti di Ateneo, ricercatori dei vari enti provinciali: insomma una rappresentanza variegata ma qualificata». Meno favorevoli a interazioni e affilia- Da sinistra: Andreatta, Vitale, de Pretis, GÌ zioni i professori Daria de Pretis e Stefano Zambelli. La docente di Giurisprudenza ha ribadito: «Anche se Università e enti di ricerca hanno, probabilmente, finalità simili, resta una differenza di fondo, che è la loro governarne. Loro dipendono dalla Provincia noi siamo autonomi. E tale differenza riguarda sia la selezione del personale sia la fissazione degli obiettivi. Penso all'Fbk. E' un ente generalista, si occupa di Zambelli e Zaninotto, i sei candidati al r religione, ricerca scientifica, tecnologica e altro, ma a scegliere di che cosa si deve occupare non è la sua comunità scientifica, bensì la Provincia. Sono eterodiretti». «La libertà della ricerca e l'autonomia della docenza - ha aggiunto Zambelli - sono nel Dna di ogni buona università internazionale. Da noi non è possibile mescolare gli enti di ricerca con l'Università per le ragioni che ha spiegato de Pretis. Basti ) (f.Panato) pensare al presidente di Fbk, nominato direttamente dalla Provincia. Dovremo decidere se adottare una visione aziendalista secondo cui l'Università dovrebbe operare sul mercato della formazione vendendo i suoi prodotti, o una visione di Ateneo al servizio del della comunità. Io credo in questa seconda strada. Ma per raggiungerla dovremo conservare una piena autonomia ». (Lp.)