Coalescenza e collasso di bolle in fluidi solid-like
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Coalescenza e collasso di bolle in fluidi solid-like
Bruno de Cindio Coalescenza e collasso di bolle in fluidi solid-like Bruno de Cindio l comportamento delle bolle in un mezzo reologicamente complesso gioca un ruolo cruciale in molti campi industriali che vanno dai classici processi chimici realizzati con colonne a bolle o con letti fluidizzati, ai fermentatori per prodotti alimentari e farmaceutici o ai devolatilizzatori per polimeri, fino ai più recenti processi di preparazione di materiali compositi e di formazione di schiume, solo per citarne alcuni. Gli studi fondamentali su tale argomento sono stati principalmente focalizzati sul comportamento di bolle in liquidi newtoniani (vedi Clift et al.1978,e Sadhal et al.,1997) o su singole bolle in fluidi non-newtoniani, a partire dal pionieristico lavoro di Astarita e Apuzzo (1965), arrivando fino ai più recenti lavori di Rodrigue et al. (1996) e di Li (1999). Il panorama sperimentale e teorico appare in ogni caso ancora carente (Li et al., 2001) particolarmente per quanto riguarda le applicazioni, in quanto le semplificazioni necessarie per affrontare questa problematica, peraltro molto complessa, spesso sono eccessive rispetto all’esigenza di aderenza alla realtà industriale. In particolare ciò è molto veritiero per quanto riguarda gli aspetti concernenti il problema della coalescenza delle bolle e sul loro eventuale collasso, in un fluido non-Newtoniano. Uno dei settori industriali da sempre interessato a questi fenomeni è indubbiamente quello alimentare, poiché molti dei prodotti utilizzati si presentano come sistemi costituiti da una matrice liquida più o meno densa che ingloba del gas. In particolare l’aerazione avviene o in matrici a bassa I 14 viscosità, frequentemente newtoniana (es. bevande gassate o fermentate), o a viscosità intermedia,frequentemente non newtoniana (es. creme, panne), o infine in sistemi concentrati tipo impasti che mostrano un comportamento viscoelastico o elastoviscoso. Nei primi due casi la trattazione, sebbene complessa, è però riconducibile agli studi citati sulle bolle; viceversa gli impasti presentandosi densi, poco fluidi e reologicamente definibili come materiali solid-like, presentano movimenti delle bolle piuttosto limitati e comunque trascurabili. La crescita di singole bolle immerse in un mezzo viscoelastico infinito è stata affrontata in maniera abbastanza fondamentale e completa (Bird et al., 1977, de Cindio & Correra, 1995), viceversa la fisica della coalescenza tra bolle necessita di una trattazione specifica, che per molti aspetti deve essere ancora sviluppata. Modellazione della coalescenza L’impasto può essere considerato come un particolare stato d’aggregazione in cui i costituenti la farina realizzano, all’atto del loro mescolamento con l’acqua, un sistema quasi solido, costituito approssimativamente da un network proteico tridimensionale di glutine (insolubile in acqua), che ingloba granuli di amido rigonfiati da acqua legata e bolle di gas circondate da una membrana proteica stabile che ne impedisce la fuoriuscita (Gan et al., 1995). Le bolle contengono oltre l’aria, acqua in equilibrio termodinamico gas/fase-densa, ed eventualmente altre sostanze (prodotti di reazione degli ´ παντα ρει Maggio - Agosto 2004 c ~ Coalescenza e collasso di bolle in fluidi solid-like Temperatura [=] °C Fig. 1 – Time cure test. agenti lievitanti) sempre in equilibrio termodinamico. Al trascorrere del tempo l’equilibrio viene rotto dalle condizioni di processo dovute sia a profili termici e di umidità cui il sistema è sottoposto, sia a reazioni chimiche . Si può quindi ritenere che le bolle inizialmente crescano in un mezzo infinito, per poi cominciare ad interagire tra loro, raggiungendo infine condizioni di coalescenza con possibilità di collasso verso l’esterno. Da questo complesso meccanismo di crescita-collasso, che in particolare avviene nei primi istanti di cottura (“oven-rise”),si determina una struttura porosa con una particolare texture da cui dipendono le proprietà sensoriali del prodotto finito. Ad esempio i biscotti variano la loro tipologia di texture da “crunchy” (tipo cracker, e biscotti da te) a “spongy” (tipo Pane di Spagna) proprio come conseguenza di una minore o maggiore coalescenza e collasso delle bolle. Si è abbastanza concordi nel ritenere che il gas sia trattenuto nell’impasto da un film che lo avviluppa, costituito da una fase lamellare proteica liquid-like, siccome è ben accertato che la matrice amidoproteica da sola non è in grado di trattenere il gas. Il film liquido è stabilizzato da agenti superficiali presenti o aggiunti all’occorrenza (Brooker, 1996), ed è sottoposto ad una tensione elongazionale durante la crescita della bolla, perciò si Fig. 2 – Energia elastica al variare di S. Tempo [=] s ´ παντα ρει Maggio - Agosto 2004 c ~ 15 Bruno de Cindio ritiene che le sue proprietà reologiche, piuttosto che quelle della matrice, siano importanti nello stabilire la coalescenza. Il moto relativo delle bolle all’interno dell’impasto si può ragionevolmente trascurare, per questo la coalescenza riguarda essenzialmente il comportamento meccanico del materiale che separa le bolle. Alcuni autori assumono che la coalescenza avviene perché nell’espansione della bolla si arriva ad un punto in cui il film liquido si assottiglia talmente che lo spessore diventa inferiore alle dimensioni dei granuli d’amido, con la conseguenza della creazione di vuoti che infine connettono le bolle tra loro. Questo meccanismo sembra concordare con l’evidenza sperimentale che le proprietà reologiche di bulk dell’impasto diventano poco rilevanti, assistendosi ad un incrudimento meccanico del film dovuto all’orientazione della glutenina (Scanlon & Zghal, 2001), che preserva l’integrità del film essendo costantemente rifornita dalla matrice. Occorre notare che vi è ancora molta incertezza su questo meccanismo. Il modello fisico che noi proponiamo parte dall’idea che la matrice amido-proteica contenuta tra le bolle si sposti in conse- guenza dell’azione reciproca delle bolle interagenti, che generano un moto che può essere assimilato ad uno “squeezing flow” (de Cindio et al., 2003). Il risultato macroscopico è una drastica diminuzione della massa della matrice in alcune zone, per cui questa non riesce più a sostenere il film liquido, mentre la zona arricchita di matrice, invece, non solo riesce a sostenere il film alimentando le proteine necessarie a ricoprire l’aumentata superficie della cella di gas, ma ne rappresenta un vincolo, che per gli effetti meccanici si comporta come un incastro. Il film, almeno nella zona sottile, è pertanto soggetto ad un’estensione bi-assiale, la cui entità è legata all’assottigliamento della massa di matrice con uno sforzo che aumenta in accordo con la cinematica imposta attraverso la sua equazione reologica. Nel film si ha quindi un accumulo d’energia elastica che, non dissipandosi, può arrivare al valore di rottura. Questo modello fisico di coalescenza sembra più accettabile rispetto a quello governato dal minimo di spessore, anche per la possibilità di misurare le proprietà meccaniche del film; inoltre giova osservare che si ha il vantaggio di non dover considerare partico- Fig. 3 – Diametro della bolla al variare di S. 16 Tempo [=] s ´ παντα ρει Maggio - Agosto 2004 c ~ Coalescenza e collasso di bolle in fluidi solid-like Fig. 4 – Energia elastica al variare di . Tempo [=] s lari condizioni geometriche di distribuzione delle bolle , essendo sufficiente l’analisi del comportamento di una singola bolla. Risultati Allo scopo di verificare le previsioni del modello proposto, si è considerato il caso di due tipologie di biscotti per la cui matrice sono disponibili dati reologici in oscillatorio (Fig.1), che mostrano un caratteristico andamento da gel viscoelastico (Winter & Mours, 1997) correlabile come Il profilo termico di riferimento è una rampa da 20°C a 100°C a 84s. Nelle fig. 2-5 sono riportati i risultati calcolati per valori di S e di variati del ±50% rispetto al valore misurato per la matrice amido proteica. Si vede chiaramente il diverso valore dell’energia di rottura, che è determinante per stabilire la possibile coalescenza della bolla. Le altezze del biscotto e quindi la sua texture risentono di ciò perché dipendono dal raggio della bolla raggiunto alla coalescenza e dall’eventuale tempo a cui questa avviene. In conclusione la sensibilità alle variazioni imposte conferma che l’approccio basato Fig. 5 – Diametro della bolla al variare di . Tempo [=] s ´ παντα ρει Maggio - Agosto 2004 c ~ 17 Bruno de Cindio sull’energia massima è molto promettente per trattare i sistemi areati in matrici solid-like. Bibliografia Astarita, G., & Apuzzo, G., 1965. Motion of gas bubbles in non-newtonian liquids. A.I.Ch.E. Journal, 11, 815-820. Bird, R . B. , Armstrong, R . C. , & Hassanger, H.,1977. Dynamic of polymeric liquids. Vol. 1. Wiley, New York. 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