Francia e Svizzera

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Francia e Svizzera
KULTURKUNDE ANTIZIPATION
BEI
FRAU MAGISTER EVA-MARIA PRILISAUER
LA SVIZZERA ITALIANA
Il Ticino
LA SUA STORIA E LINGUA
Atala - Clémence Fidélia
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INDICE
1. Introduzione
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2. La Svizzera
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3. Il Ticino
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4. Il Dialetto, Elvetismi, Prestiti
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5. Conclusione
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1. INTRODUZIONE
Primo di tutto vorrei spiegare perché ho scelto questo tema. Mi sono decisa per la
Svizzera perché penso che non sia abbastanza rappresentata nei nostri studi
d’italiano. Abbiamo tutti fatto la cultura italiana e la sua storia. Ma in alcuni casi si
dimentica che l’italiano non viene solo parlato in Italia ma anche in altri paesi come la
Svizzera, dove l’italiano è una delle quattro lingue ufficiali. Tra le altre lingue si
elencano il tedesco con 63% (in 17 cantoni), il francese con 20,4% (in 7 cantoni),
l’italiano con 6,5% (unica lingua ufficiale del cantone Ticino e una delle tre lingue
ufficiali, assieme al tedesco e romancio, nel cantone Grigioni) e finalmente il
retoromanico con 0,5%. Per poter farsi un immagine della partzione, è meglio vedere
la mappa qui di seguito:
(http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine:Sprachen_CH_2000_IT.png ; 15.2.2008)
In questo lavoro vorrei anche dare uno sguardo d'insieme sulla cultura svizzera e
sulla storia ticinese. Poi sarebbe anche interessante vedere un paragone tra l’italiano
parlato in Italia e gli elvetismi e i dialetti ticinesi.
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2. LA SVIZZERA
2.1.
La geografia svizzera
Con una superficie di 41 293 km² la Svizzera è 13 volte più piccola della Francia. I
paesi confinanti sono la Francia, l’Italia, il Liechtenstein, l’Austria e la Germania.
Esistono 26 cantoni che compongono la Svizzera come Zurigo (Zurigo), Berna
(Berna), Lucerna (Lucerna), Uri (Altdorf), Svitto (Svitto), Obvaldo (Sarnen), Nidvaldo
(Stans), Glarona (Glarona), Zugo (Zugo), Friburgo (Friburgo), Soletta (Soletta),
Basilea Città (Basilea), Basilea Campagna (Liestal), Sciaffusa (Sciaffusa),
Appenzello Esterno (Herisau), Appenzello Interno (Appenzello), San Gallo (San
Gallo), Grigioni (Coira), Argovia (Aarau), Turgovia (Frauenfeld), Ticino (Bellinzona),
Vaud (Losanna), Vallese (Sion), Neuchâtel (Neuchâtel), Ginevra (Ginevra) e Giura
(Delémont). La capitale della Svizzera è Berna anche se Zurigo è la città più grande
di questo paese. I 26 cantoni svizzeri sono gli stati che compongono lo Stato federale
svizzero (Confederazione Elvetica).
Ogni cantone ha la sua costituzione, il suo parlamento, il suo governo e i suoi organi
giurisdizionali. La maggior parte delle costituzioni cantonali prevede un parlamento
monocamerale con un numero di membri che varia da 58 a 200. In alcuni casi
l'organo assembleare è costituito da una assemblea generale (Landsgemeinde). I
governi cantonali sono composti da un numero di membri dispari (5, 7 o 9 dipende
sempre dal cantone). Tutte le competenze non attribuite alla confederazione, in base
alla Costituzione svizzera, sono esercitate dai cantoni. Questi ultimi determinano il
grado di autonomia dei comuni, che varia considerevolmente a seconda dei casi.
Al livello cantonale, e ai cantoni di Appenzello Interno e Glarona, esiste una forma di
democrazia diretta costituita dall'assemblea generale (Landsgemeinde). In tutti gli
altri cantoni i diritti democratici sono espressi ricorrendo all'urna elettorale.
Dopo la creazione del cantone Giura nel 1978, non ci sono stati nuovi cantoni. A
volte vengono considerati solo 23 cantoni, in questo caso i cantoni di Untervaldo,
Appenzello e Basilea sono contati come due mezzi cantoni. Untervaldo è diviso in
Obvaldo e Nidvaldo, Appenzello in Appenzello Interno ed Appenzello Esterno mentre
Basilea è diviso in Basilea-città e Basilea-campagna. Queste divisioni esistono per
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ragioni storiche e influenzano solo il numero di seggi nel consiglio di stato e il voto
nelle iniziative federali.
Quando si tratta di documenti ufficiali devono essere scritti in tedesco, francese e in
italiano, mentre il retoromanico viene fornito solo su richiesta. Gli Svizzeri tedeschi
utilizzano il tedesco standard come lingua scritta ma quando viene parlata utilizzano
il dialetto svizzero tedesco. La Svizzera è stata una confederazione di cantoni solo
fino al 1848. Da quella data è effettivamente una repubblica federale, comprendente
(dal 1979) 26 stati.
Con un reddito pro capite pari a 52.600 franchi svizzeri nel 2004 (33.000 Euro), la
Svizzera è uno dei paesi economicamente più prosperi del mondo. Tre quarti della
forza lavoro sono attivi nel settore terziario.
La politica estera è quella di una tradizionale neutralità. La Svizzera fa parte delle
Nazioni Unite (solo dal 2002), dell'EFTA, del Consiglio europeo, dell'Organizzazione
mondiale del commercio (dal 1959), ma non dell'Unione europea e per la sua
neutralità neanche dell’ Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (OTAN)
2.2.
La politica svizzera
Sul livello della politica interna la Svizzera è uno dei rari paesi con una democrazia
diretta cioè si tratta di una forma di democrazia nella quale il cittadino non è obbligato
a delegare il proprio potere politico, ma può votare direttamente le leggi,
conservando soprattutto la possibilità decisiva di modificare direttamente le regole
del gioco (la costituzione). I partiti politici svizzeri sono: il PPD (Partito Popolare
Democratico), il PLR (Partito Liberale Radicale), il PSS (Partito Socialista Svizzero),
l’UDC (Unione Democratica di Centro), il PCS (Partito Cristiano Sociale), il PE
(Partito Evangelico Svizzero), il PSL (Partito Svizzero della Libertà), i Verdi, il PLS
(Partito Liberale Svizzero), i DS (Democratici Svizzeri), la Lega (Lega dei Ticinesi),
l’UDF (Unione Democratica Federale), il Pdl (Partito del Lavoro), l’AL (Lista
Alternativa) e finalmente della Sol (Solidarietà). Ma come la Svizzera è caratterizzata
da un sistema multi-partitico, in cui numerosi partiti minori non hanno la possibilità di
ottenere il potere da soli e dunque sono spesso presenti delle coalizioni, non è
troppo importante chi ottiene la maggioranza. E grazie alla democrazia diretta i partiti
non possono decidere senza chiedere il consenso dei cittadini.
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2.3.
La storia in maniera generale
La nascita della Confederazione
A partire dall'XI secolo c’è stata una forte crescita economica con scambi
commerciali e fiere. Commercio e industria si sono sviluppati in aree
geograficamente e politicamente privilegiate come l'Italia, la regione baltica e le
Fiandre. Le relazioni commerciali tra queste sono cresciute e i mercanti hanno
utilizzato, per i loro traffici, le vie marittime, i corsi d'acqua e i passi alpini. Fino al XII
secolo il traffico era concentrato soprattutto sul passo dello Spluga e su quello del
San Bernardino (Grigioni) e il Brennero per la parte est, il Moncenisio e il Gran San
Bernardo per quella ovest. Mancava però un passaggio nelle Alpi centrali.
All’ inizio del XIII secolo è stato aperto dagli Urani. Si trattava di un passo
costituito da ponti costruiti tra le gole e i dirupi della Schöllenen e del passo del San
Gottardo. Questa nuova via di comunicazione era l'unica che univa direttamente il
nord al sud attraversando in una sola volta le Alpi.
Il San Gottardo è sempre stato un passo molto trafficato dove passano merci
di ogni genere e gente di ogni luogo. Ai trasportatori stranieri veniva chiesta una
tassa di transito chiamata "forletto" e i vantaggi erano notevoli anche se la
manutenzione della strada e dei ponti fosse particolarmente difficile e costosa.
Anche i contadini della Svizzera centrale potevano smerciare carne, formaggio e pelli
nel Ticino e nella pianura padana. Con il nuovo passo anche gli attrezzi per il lavoro,
stoffe, vino, sale e grano venivano importati dall'Italia.
Poi si sono riuniti i contadini in una comunità rurale e si sono organizzati per
controllare il traffico sul San Gottardo e trarne profitto.
Nel 1231 gli Urani hanno riscattato dagli Asburgo (originari di Argovia) il diritto
d'avvocazia (diritto di dominio spettante al re perché non può sempre esercitarlo di
persona, designa un suo rappresentante con il titolo di conte). Questo non sarebbe
mai stato possibile senza i benefici ricavati dai traffici attraverso il San Gottardo.
Nello stesso anno hanno ottenuto l'immediatezza imperiale che li libera dalla
sovranità dei signori locali, in particolare dagli Asburgo. L'imperatore ha comunque il
suo tornaconto: perché mantenere sotto la sua protezione gli Urani significava
allontanare gli Asburgo dal San Gottardo. Il valico, al quale l'imperatore ha dato
grande importanza, era d'ora in poi in mani sicure.
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Nel XIII secolo esistevano alcune comunità rurali nella regione del lago dei
Quattro Cantoni; oltre a quella di Uri si situavano una a Svitto e due nell'Untervaldo.
Nel 1231, come visto, gli Urani hanno ottenuto l'immediatezza imperiale. Ma anche
gli Svittesi nel 1240 hanno ottenuto dall'imperatore gli stessi vantaggi ma, gli Asburgo
non riconoscevano questo atto imperiale. Gli abitanti d'Untervaldo invece non
beneficiavano di alcun privilegio e sono rimasti sottomessi ai signori locali.
Dal 1273 Rodolfo d'Asburgo, eletto Re di Germania, esercita di fatto anche
l'autorità imperiale. Per i Waldstätten ("stati forestali". I tre cantoni più antichi della
Confederazione: Uri, Svitto e Untervaldo; cantoni primitivi) tale avvenimento era
molto importante. Infatti Urani e Svittesi, che avevano avuto l'immediatezza imperiale
per sfuggire alla tutela degli Asburgo, si sono trovati dipendenti da un Re Asburgico.
L'avversario di sempre ha preso il posto del protettore. Di fronte a questo pericolo, le
quattro comunità hanno concluso una prima alleanza.
Rodolfo d'Asburgo si è impossessato dell'Austria e della Boemia e otteneva
nuovi diritti e territori nella Svizzera centrale. Rodolfo non contesta i privilegi concessi
dai suoi predecessori; tuttavia, come governa buona parte d'Europa, ricorre a
funzionari (balivi) per gestire i beni della famiglia e dell'Impero e per amministrare la
giustizia. I balivi, in gran parte di origine servile, non volevano rispettare i diritti locali.
Gli abitanti delle vallate, per la maggior parte uomini liberi, non accettavano di essere
giudicati da funzionari di condizione inferiore. Il malcontento diventava sempre più
grande perché hanno dovuto pagare pesanti imposte per finanziare le campagne
militari di Rodolfo. I balivi hanno prelevato i pedaggi sulla strada del San Gottardo e
percentuali sulle transazioni commerciali, sottraendo entrate agli Urani. Tra i
Waldstätten aumentavano i motivi di unirsi.
L'alleanza
Rodolfo d'Asburgo è morto nel luglio del 1291. Il futuro degli abitanti dei cantoni
primitivi era incerto. All'inizio di agosto concludevano un'alleanza per salvaguardare
le franchigie ottenute in precedenza.
Il patto del 1291 è il rinnovo di un'alleanza più antica alla quale sono aggiunte nuove
clausole. Il documento su pergamena è redatto in latino e ai suoi margini inferiori
sono aggiunti i sigilli delle tre comunità. Solo a partire dal XIX secolo il documento, è
considerato come l'atto di nascita della Confederazione. Con questa alleanza le tre
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comunità si sono promesse assistenza reciproca e incondizionata contro qualsiasi
avversario.
L'alleanza del 1291 non era un atto rivoluzionario contro il Re o il signore, perché non
metteva in discussione i loro diritti e le comunità delle vallate volevano solamente
salvaguardare le loro libertà e amministrare stessi i loro beni.
Anche se Schiller scrivendo «siamo un solo cuore, lo stesso sangue... una nazione»,
ha trattato questo tema colla sua opera teatrale “Wilhelm Tell”.
Riassumendo si può dire che queste comunità desideravano ed affermavano
un'autonomia completa, ma anche se non hanno ancora ottenuto la piena sovranità,
questa era tuttora riconosciuta dall'imperatore.
La tradizione risale alla nascita della Confederazione al Giuramento del Grütli (Rütli)
con tre rappresentanti delle comunità rurali (Walter Fürst per Uri, Werner Stauffacher
per Svitto e Arnold von Melchtal per Untervaldo), hanno giurato di liberare il paese
dalla servitù. Tra i congiurati appare la figura di Guglielmo Tell di Bürglen (Altdorf).
Secondo la tradizione orale, si era rifiutato, il 18 novembre del 1307, per rendere
omaggio al simbolo della sovranità asburgica, un berretto posto su una picca al
centro di Altdorf, per provocare così l’austriaco Hermann Gessler. Il mitico eroe,
conosciuto per l'abilità nell'uso della balestra è costretto a centrare con un dardo la
mela posta sulla testa di suo figlio Gualtiero (Walter). L'eroe riesce subito e dispone
ancora di un dardo da utilizzare contro il balivo nel caso suo figlio fosse stato colpito.
Gessler se ne accorge e vuole arrestarlo. Ma Tell riesce a fuggire dalla barca che lo
trasporta, sul Lago dei Quattro Cantoni.
Poi, il terzo giorno, nascosto dietro ad un albero Tell aspetta Gessler, e lo colpisce a
morte, dando così avvio ad una rivolta popolare.
Ma infatti, le relazioni con gli Asburgo, così come riferite dalla tradizione orale,
non corrispondono alla realtà storica. Si tratta dunque di una leggenda che compare
in forma scritta verso il 1470. La leggenda di Guglielmo Tell è forse di origine nordica.
È anche importante sapere che poi sono aderiti piano piano altri cantoni a
questa alleanza come Zurigo, Berna, Glarona o Lucerna.
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(http://images.google.de/imgres?imgurl=http://www.tell.ch/schweiz/pic/ruetlischwur.jpg&imgrefurl=http://www.tell.ch/schweiz/ruetlischwur-bild. 23.3.2008)
Il nostro quadro riassuntivo sulla Svizzera si ferma qui perché altrimenti sarebbe
troppa informazione e adesso vorrei continuare col quadro riassuntivo sul Ticino e la
sua storia.
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3. IL TICINO
3.1. La storia ticinese
Ecco una carta del Ticino attuale:
(http://en.wikipedia.org/wiki/Image:Map_of_Canton_Ticino.png. 20.02.2008)
3.1.1. L'emancipazione
Nel 1794, l’anno della rivoluzione in Francia, si trovavano anche sostenitori dei
Giacobini in Lugano. Questi sostenitori speravano che i rivoluzionari francesi avrebbe
aiutato i vassalli nella lora lotta contro i signori. Ma non hanno puntato su Napoleone
che ha trasformato alcuni cantoni in Italia in cantoni dipendenti della Francia. Alcune
regioni ancora libere si sono rese conto del pericolo francese e hanno alzato dei
tavoli con le parole seguenti: “Salvaguardia svizzera”. Poco tempo dopo Napoleone
voleva unire tutte le regioni con un signore elvetico. Lo scopo era fare un’ unità di
questi cantoni come il modello francese. Le consequenze erano conflitti tra gli Elveti
stessi. Per poter risolvere questo problema l’unica soluzione era ciò che segue. Nel
1803 la Svizzera è diventata una Confederazione con 19 cantoni tra i quali si poteva
anche elencare per la prima volta il Ticino.
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3.1.2. La formazione di un cantone
Nel 1803 Napoleone ha trasformato la repubblica elvetica in una Confederazione. A
questo tempo molti cittadini erano esclusi dalla politica e i lavori amministrativi erano
riservati ai ricchi. Un altro problema era che molti uomini dovevano partecipare alle
guerre napoleoniche come quella nel 1812 contro la Russia. 9000 Svizzeri seguivano
Napoleone ma solo 400 hanno sopravvissuto e solo una dozzina è ritornata. L’anno
1814 era un anno pieno di crisi per i Ticinesi e quindi chiedevano libertà ed
indipendenza. Poi vi erano anche alcune divergenze di opinione con il cantone Uri. I
problemi erano così grande che finalmente questi due cantoni venivano separati. Il
nord andava al cantone Uri e il sud al Ticino. Bruscamente nel 1814 il regno
napoleonico è andato in rovina. Quindi si doveva trovare una nuova costituzione per
questi cantoni. Quando essa fu trovata non tutti erano daccordo ed un'altra serie di
conflitti cominciava. Finalmente nel dicembre 1814 una nuova costituzione era
promulgata anche se non andava bene per tutti. Poi alcuni anni dopo questa
costituzione veniva adattata con la quale i cittadini erano finalmente soddisfatti.
Adesso vorrei continuare con la situazione del Ticino nel 1900.
3.1.3. Il Ticino dal 1848 al 1919
L’anno 1848 era quello della rivoluzione in tutta l’Europa e ha portato alla Svizzera
molti cambiamenti. Soprattutto per il Ticino che aveva l’impressione di essere
svantaggiato. Il problema era che la Svizzera era un paese democratico liberale
circondato da paesi monarchici. Quindi è diventata un asilo per rifugiati e
rivoluzionari. Per questo il consiglio federale ha menato una Realpolitik. Nel 1848 il
Ticino ha accolto 20 000 Lombardi che fuggivano gli Austriachi anche se il resto della
confederazione era contro un accoglimento di rivoluzionari. Il Ticino era disubbidiente
e metteva in pericolo la neutralità. Alcune citazioni confermano la situazione
pericolante. Il consiglio federale Numa Droz diceva ciò che segue: “Il faut espérer
que ce Canton volcanique saura maintenant user sagement de sa liberté, après tout
un siècle de pénible apprentissage. » (tratta da: Ceschi Raffaello; Geschichte des
Kantons Tessin; Frauenfeld; Huber Verlag; 2003; p. 231) Questa frase vuole dire che
il canton Ticino ha commesso molti errori e che tutti sperano in un miglioramento
della situazione. I Ticinesi non erano del tutto d’accordo con la confederazione ma
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quando l’Italia ha proposto di giungere gli ideali del Risorgimento, i Ticinesi
rifiutavano. Perché nel 1861 l’Italia si è trasformata in uno Stato dipendente e
monarchico. Nella seconda metà dell’ Ottocento il Ticino era sempre più isolato
poiché le relazioni con lo Stato federale non erano molto buone. Poi avevano paura
di perdere la loro cultura italiana e la loro lingua italiana. Per questo hanno preso
alcune misure per combattere il fenomeno della “germanizazzione”. Con la prima
guerra mondiale lo scisma tra le parti svizzera romane, svizzera tedesche e svizzera
italiane è diventato sempre più grande. Ciascuna parte sosteneva un altro paese
coinvolto nella guerra. La parte svizzera italiana ha simpatizzato con l’Italia la parte
svizzera romana con la Francia e la parte svizzera tedesca con l’Austria e la
Germania. In questo momento è anche nato il “Röstigraben” che ha diviso la parte
francese della Svizzera e la parte tedesca della Svizzera.
3.1.4. Dopo la guerra
Per Benito Mussolini un Ticino con delle influenze tedesche era molto pericoloso. Il
dopoguerra si è presantato come un periodo dificile per il Ticino. Da una parte l’Italia
voleva una annessione del Ticino e dall’altra parte c’erano problemi economici,
politici e demografici. Nel 1922 l’Italia è diventata fascista e con questo movimento si
trovavano anche nel Ticino dei partiti fascisti come “ la Federazione fascista ticinese”.
Ma anche se ci fossero molti problemi nella seconda guerra mondiale la
coesione nella Confederazione era molto forte. Questo fenomeno era nuovo perché
durante la prima guerra mondiale le diverse parti della Svizzera si odiavano.
Bruscamente la Svizzera era circondata e il Ticino era esposto ad un grande pericolo
perché l’Italia voleva occupare questo cantone. Il pericolo è svanito quando il
governo di Mussolini è caduto nel 1943. L’esercito italiano non esisteva più e 20 000
soldati e civili fuggivano nel Ticino e poi seguivano circa 6000 Ebrei. Anche se il
governo svizzero cercava di evitare l’accoglimento di rifugiati, teneva sempre alcune
porte segrete per rifugiati in pericolo di vita. Perché hanno preso tutti questi rischi?
Forse che l’affermazione del consiglio di Stato Giuseppe Lepori lo puo spiegare:
Unter den heutigen Flüchtlingen befinden sich vielleicht Persönlichkeiten, die
morgen an der Spitze des italienischen Volkes stehen, und die nie die Hilfe
vergessen, die sie in einem tragischen Augenblick bei uns gefunden haben.
Auch wenn das nicht der Fall wäre, so würde ein nicht zu unterdrückendes
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Gefühl der Brüderlichkeit verlangen, dass alle Flüchtlinge in jenem
helvetischen Sinne behandelt werden, der von Grosszügigkeit inspiriert ist.
(tratta da: Storia del Cantone Ticino. L’Ottocento e il Novecento, a cura di R. Ceschi.
p. 257)
Questo paragrafo spiega la mentalità svizzera e che aiutare gli altri è una questione
di fraternità e che magari si trovano alcune personalità tra i rifugiati che saranno per
sempre debitori. Il Ticino è diventato un asilo per Italiani antifascista.
Adesso ho fatto una breve sintesi sugli avvenimenti più importanti della storia
ticinese. Quindi sarebbe interessante continuare con la demografia ticinese.
3.2.
Dati sul Cantone Ticino
Il Ticino con il capoluogo Bellinzona ha una superficie di 2.812km². L’anno di
adesione si è svolto nel 1803. Le lingue ufficiali sono l’italiano e il tedesco. Poi si
parla anche lombardo e una varietà ticinese che non sono riconsciuti. Il Ticino ha 195
comuni con 324.851 abitanti.
Il Cantone Ticino (ticinese Tesìn; tedesco, francese e romancio Tessin) è il
cantone più meridionale della Svizzera, sul versante sud delle Alpi. Prende nome dal
fiume Ticino che lo attraversa dalla sorgente al Passo della Novena fino al Lago
Maggiore.
3.2.1. Geografia
È in buona parte circondato dall'Italia (province del Verbano Cusio Ossola in
Piemonte, di Varese e Como in Lombardia)
Al nord-ovest confina con il Canton Vallese ed al nord con il Canton Uri, mentre al
nord-est con il canton Grigioni.
Lago Maggiore presso Ascona
La sua superficie è di 2.812 km², con tre quarti considerati terreno produttivo. Le
foreste coprono circa un terzo dell'area del cantone Ticino, ma anche i laghi
(Verbano e Ceresio), compongono una parte importante del territorio.
Ticino
Il Ticino è il fiume principale del cantone. Copre una grande parte del territorio,
scorrendo da nord-ovest attraverso la Val Bedretto e la Valle Leventina, per entrare
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nel Lago Maggiore in corrispondenza delle "Bolle di Magadino". Quest'ultima è una
zona paludosa, non lontano da Locarno, in cui trova posto una riserva naturale di
rilevanza nazionale, costituita dalle foci dei fiumi Ticino e Verzasca.
I principali affluenti del fiume Ticino sono il Brenno nella Valle di Blenio e la
Moesa nella Val Mesolcina.
Nella regione occidentale del cantone si trova il fiume Maggia.
Il bacino idrografico del Sottoceneri alimenta invece il Lago di Lugano, che attraverso
il fiume Tresa, confluisce anch'esso nel Lago Maggiore e perciò nel Ticino. Gran
parte del territorio è tradizionalmente considerato come parte delle Alpi.
Il Cantone è tradizionalmente diviso in due regioni separate dal Monte Ceneri,
dette per l'appunto Sopraceneri e Sottoceneri. Questa divisione ha una certa
rilevanza dal profilo socio-economico. In effetti, il Sottoceneri risente della vicinanza
con l'Italia e la piazza finanziaria milanese, che ha comportato un forte sviluppo del
settore bancario e assicurativo nella città di Lugano.
3.2.2. Demografia
Alla fine del 2005 la popolazione cantonale ammontava a circa 322.276 abitanti, ma
100.000 ticinesi vivono all'estero soprattutto in Italia, Germania e Francia. Alla fine
del 2006 gli abitanti erano in totale 324.851, quindi 2575 in più rispetto al 2005.
L'incremento naturale è stato di 27 persone mentre grazie al saldo migratorio positivo
si sono registrati 2694 abitanti in più, con una crescita dello 0,8%
Nel corso del XX secolo si nota un progressivo accrescimento della comunità di
lingua tedesca nel Ticino. Perché molte persone si sono spostate nei Cantoni di
lingua tedesca al Sud delle Alpi. A questi, si aggiungono annualmente durante la
stagione estiva un grande numero di turisti. La lingua tedesca ha quindi uno status
particolarmente elevato ed è conosciuta da molte persone.
Questo fenomeno si intensificava a partire dal 1950 e ha fatto pensare ad una
progressiva germanizzazione del cantone, in particolare dei due distretti a maggiore
vocazione turistica come il Locarno e il Lugano. Queste preoccupazioni si sono
drasticamente ridimensionate a partire dal 1980, da quando si è verificata una
costante riduzione della quota di persone di lingua madre tedesca. La quota è
passata dall'11.1% del 1980 al 8.3% dell'ultimo censimento (dicembre 2000).
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Questa evoluzione viene probabilmente dal rafforzamento e della diversificazione
dell'economia cantonale, sia il continuo e variegato afflusso di immigrati.
Quest'ultima tendenza ha portato il Ticino ad avere una popolazione composta
per quasi un quinto di persone nate in paesi diversi. Le Nazioni maggiormente
rappresentate sono l’Italia, l’ex Jugoslavia, il Portogallo, la Spagna, la Turchia,
l’Albania e la Grecia.
Va rilevato che, a causa di un regime restrittivo nella concessione delle
naturalizzazioni, questi immigrati rimangono spesso stranieri anche se residenti da
oltre venti anni in Ticino, o appartenenti alla seconda o addirittura terza generazione.
La città più popolosa è Lugano. Grazie a una serie di aggregazioni con i comuni
della cintura urbana, la sua popolazione è cresciuta all'inizio del XXI secolo oltre i
50000 abitanti Le altre città principali sono Bellinzona, che è la capitale
amministrativa in cui ha pure sede il governo cantonale. E finalmente non si deve
neanche dimenticare Locarno.
3.2.3. Lingua
La lingua ufficiale del cantone Ticino è l'italiano. È parlato ovunque anche il dialetto
ticinese, ma non è riconosciuto ufficialmente. Nel comune di Bosco Gurin poche
decine di persone parlano ancora il Guryner Titsch o Ditsch. Il Canton Ticino forma,
assieme alle valli Mesolcina, Calanca, Bregaglia e Poschiavo (appartenenti al Canton
Grigioni), la cosiddetta Svizzera Italiana.
3.2.4. Religione
Per secoli il cattolicesimo è rimasta l'unica confessione consentita dalle autorità nei
baliaggi che oggi formano il Canton Ticino. Ma anche oggi la religione cattolica
rimane prevalente con 77,94% .
Altre religione del Cantone Ticino sono:
- vecchi cattolici (0,18 %)
- musulmani (1,87 %)
- ebrei (0,12 %)
- ortodossi (2,35 %)
- protestanti (6,88 %)
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-
senza indicazione o senza confessione (12,22 %)
3.2.5. Governo e parlamento cantonale
Il potere esecutivo cantonale si chiama Consiglio di Stato. È composto da cinque
membri eletti direttamente dal popolo in un unico circondario, con sistema
proporzionale. I membri eletti restano in carica per una Legislatura di 4 anni.
All'interno del consesso vengono nominati a rotazione un presidente ed un
vicepresidente, con funzioni di rappresentanza, che rimangono in carica per un anno.
Negli ultimi quindici anni i 5 seggi si sono suddivisi tra liberali-radicali , Popolari
democratici , Socialisti , e Leghisti.
Il parlamento cantonale è il Gran Consiglio, composto di 90 membri che sono
eletti in votazione popolare e in carica per quattro anni. Le elezioni del 1° aprile 2007
hanno determinato la seguente composizione del Gran Consiglio:
-
partito liberale - radicale (centro-destra): 27
-
partito popolare democratico (centro, democristiano): 21
-
partito socialista (sinistra): 18
-
Lega dei Ticinesi (rifiuta una collocazione politica ; populista): 15
-
Unione democratica di centro (destra): 5
-
Verdi (ecologisti): 4
-
Partito del Lavoro (comunista): 0
3.2.6. Elezioni federali
Oltre ad eleggere Governo e Parlamento cantonali, il popolo ticinese nomina ogni
quattro anni due deputati al Consiglio degli stati svizzeri e otto deputati al Consiglio
Nazionale Svizzero.
3.2.7. Lo Stemma e la bandiera
Purtroppo il significato della bandiera è andato perso e per questo esistono diverse
teorie:
- Che i colori derivino da quelli predominanti sugli stemmi degli otto distretti
- Che siano ispirati a quelli della Francia rivoluzionaria o allo stemma di Parigi, in
onore a Napoleone;
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- Che siano associati al presunto stemma di Dante, per la lingua parlata nel Cantone;
Una teoria poco plausibile sarebbe anche
- Il rosso della confederazione e il blu del cielo dell'Italia.
Una parte del problema è legata al fatto che i colori erano usati su insegne militari
prima ancora della loro adozione per la bandiera.
La bandiera fu scelta dal Gran Consiglio nel maggio 1803 e adottata il 27 settembre
1804, due mesi dopo la creazione del Cantone, senza che questa decisione venisse
motivata. In questa prima occasione, la disposizione dei colori era orizzontale con il
rosso sovrastante il blu. Nel 1809 il Cantone riorganizza le proprie forze e adotta la
bandiera con le iscrizioni in oro "Pro Patria" sulla banda superiore e "Pagus
Ticinensis" in quella inferiore. L'aspetto attuale della bandiera viene regolato nel
1930.
3.2.8. Economia
Molte valli del cantone, soprattutto quelle superiori della Vallemaggia, sono state
sfruttate intensivamente a partire dagli anni '60 per la produzione di energia
idroelettrica, come nella regione del Ghiacciaio del Basodino. L'elettricità prodotta
viene sia usata direttamente nel Cantone sia esportata all'estero. Nelle aree
settentrionali c’è anche l'allevamento di bestiame e l'agricoltura di montagna. Ma
anche la produzione di vino è importante per il Cantone, anche se per il momento la
produzione è destinata principalmente al mercato interno svizzero.
Il paesaggio, i laghi e il clima mite del Cantone, in particolare se confrontati
con quello dei Cantoni d'Oltralpe, attraggono molti visitatori sia della Svizzera o sia
dal Nord Europa. Il turismo è stato a lungo il settore economico più importante del
Cantone ma soltanto a partire dal secondo dopoguerra vi è stata una progressiva
diversificazione dell'economia, con un'accresciuta rilevanza del settore finanziario. Il
turismo ha permesso la costruzione e il mantenimento di diverse piccole ferrovie in
zone panoramiche delle montagne come per esempio la Centovallina, che collega
Locarno con Domodossola. Ma c’è anche un intenso dibattito sulle stazioni invernali,
a causa della frequente mancanza di neve. Dopo una riduzione degli aiuti statali per
gli impianti situati a bassa quota, l'attività resiste soprattutto a Bosco Gurin e ad
Airolo, e in misura minore a Carì, Nara, e in alcune piccole stazioni sciistiche presenti
sul territorio.
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Per quanto riguarda il settore secondario, nel Ticino è presente un'industria
leggera, concentrata principalmente nelle aree circostanti le tre città principali:
Lugano, Locarno e Bellinzona. Si è svilluppato nel Mendrisiotto, grazie alla vicinanza
con l'Italia, negli ultimi anni una vocazione ad attrarre centri logistici, per lo
smistamento di merci in partenza verso i mercati del Nord. Sul Piano di Magadino e
nell'area a Nord di Lugano si segnalano inoltre diverse imprese a carattere
innovativo.
Il cantone è ben collegato al resto della Svizzera. Ci sono tunnel sotto il
massiccio del San Gottardo, sia per la strada che per la ferrovia. Il Canton Grigioni è
collegato con un servizio diretto di corriere, mentre il Canton Vallese è connesso
tramite ferrovia attraverso l'Italia e il traforo del Sempione. Ci sono buoni
collegamenti ferroviari con Milano e Roma così come con la Germania, via Basilea e
Zurigo. I collegamenti aerei sono assicurati dallo scalo di Lugano-Agno, con voli di
linea su Zurigo, Berna, Ginevra, Roma e, durante la stagione estiva, Olbia. Per
quanto riguarda la mobilità interna, il principale problema è a tutt'oggi costituito
dall'allacciamento autostradale della città di Locarno. La realizzazione dell'opera è
stata più volte procrastinata e l'assenza di un collegamento veloce genera problemi
di traffico sul Piano di Magadino.
Esistono due poli nel campo dell'educazione e della ricerca, nel Canton Ticino.
L'Università della Svizzera Italiana (USI) di Lugano è l'unica università svizzera dove
si insegna in lingua italiana. Le facoltà presenti sono: Economia, Architettura (a
Mendrisio), Scienze della comunicazione e Informatica. direzione La Scuola
Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI), è invece una scuola la
cui missione si concentra su tre aspetti: la formazione di base, la formazione
continua e la ricerca. La sua specialità è quella di saper coniugare la teoria con la
pratica professionale.
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4. IL DIALETTO, ELVETISMI, PRESTITI
4.1.
Il dialetto in genere
l dialetto è soprattutto orale mentre la lingua ufficiale è anche scritta. L’oralità ha
anche un fondo dialettale e ha una maggior libertà e ha vissuto senza controlli una
certa disciplina che sia sintattica o lessicale. La sintassi è più libera e meno legata. Si
deve anche aggiungere che la lingua parlata e il dialetto non sono fissati e molto
meno stabili. Si modificano continuamente. Esiste anche un cambiamento nella
fonetica. Un esempio sarebbe: il dialettale páia- (paglia)viene dal latino palea poi è
diventato pália nel latino volgare, poi paglia in italiano e finalmente páia nella fase
dialettale.
Un’altra caratteristica importante del dialetto è la conservaitvità. Perché? La causa è
di ordine socioculturale ed etnografico. Poi la lingua dialettale fornisce anche dati
preziosi sulla cultura. La comunicazione orala obbliga ad una relazione diretta. Ogni
termine ha uno significato ed è in una successione di situazioni concrete,
accompagnato da inflessioni vocali e gesti. Ma la concretezza del dialetto è dovuta
alla mentalità, ai modi e condizioni di vita del popolo.
Per quanto riguarda l’evoluzione semantica, la lingua ufficiale tende a passare
dal valore semantico ben preciso all’astratto. Ma nella lingua parlata popolare è il
contrario. Qui c’è un cambiamento dall’astratto al concreto.
Un altro punto molto interessante è quello della gestualità del dialetto che è
molto più gestuale della lingua ufficiale. Non si puo fermare sul argomento. Tutti vari
segni per bere, stupido, furbo o scappare vengono meno in un contesto di lingua. Ma
esistono anche dei tabù gestuali come per esempio non fare la croce con le mani o
quando si parla di mali o di malattie non si deve toccare perché tale gesto
provocherebbe il prodursi della malattia anche in noi.
Per quanto riguarda le differenze tra dialetto e lingua non stanno nella
grammatica o nelle strutture frasiche o le possibilità di evoluzione lessicale. Le
differenze si trovano soprattutto nell’ uso di determinanti scemi frasici.
4.1.1. La formazione dialettale
Come è nato il dialetto? Un’opinione largamente diffusa è che i dialetti sono una
corruzione della lingua. Ma oggi sappiamo che si tratta di un processo di formazione.
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Nel passato la diffusione della lingua latina era prevalente. Ma con il regno di
Diocleziano singole province diventano autonome anche quanto alla lingua.
Comincia anche a cambiare la fonetica. Nascono nuovi suoni come (mür o cör nel
francese mur, coeur) Nel toscano si mantengono le vocali finali (muro,pane) Ci sono
anche dei cambiamenti sul piano lessicale come per esempio nell’Alto Ticino si dice
sbrisáss na gamba nel senso di romperla e in francese si usa briser per dire
rompere. Quindi si puo riconoscere una certa somiglianza tra il francese e il dialetto
ticinese. Si vede che il latino parlato assume sempre più variegazioni regionali e poi
zonali e infine locali. Ed ecco i dialetti sono nati. Ma il problema era quello che
mancava una città come fattore unificante della lingua. Un centro agisce
indirettamente attraverso centri secondari (come Bellinzona, Lugano o Locarno)
I fattori della storia dialettale sono quindi di natura geografica, politica, economica,
storica e culturale.
Insomma non si può parlare di dialetti della Svizzera italiana ma di dialetti
nella Svizzera italiana. Esistono parlate alpine, caratterizzate da conservatività
lessicale e di forme di vita, da una maggior porzione di relitti prelatini, da singolarità
sintattiche e dall’ importanza metafonesi. Poi abbiamo le parlate prealpine che
tendono al lombardo di pianura e al comasco che sono tendenzialmente più aperti ad
influssi dal sud e ad innovazioni.
Ma anche all’interno di questi raggruppamenti maggiori ci sono molte differenze. Poi
c’è anche la questione dei rapporti con il romanico che è più ampia. Questo
fenomeno risale anche al prelatino.
La latinizzazione ha determinato per i secoli passati e per il futuro la cultura
ticinese. Ad essa è legata il dialetto, la derivazione e anche la continuità latina.
4.1.2. I prestiti
Per quanto riguarda i prestiti (dal tedesco, francese, spagnolo e inglese) dipendono
sempre dalla regione e dalle penetrazioni. Un esempio sarebbero i tedeschismi che
diventano sempre più quando la Svizzera italiana aumenta i contatti con la Svizzera
tedesca. Un esempio sarebbe per un sacco di sale – un stüch de sé, oppure per una
persona di autorità Anvált (Anwalt) e per una detrazione, tassa – abzuoch (Abzug).
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Molto numerose sono le voci di derivazione tedesca nelle valli grigioni italiane.
Ecco alcuni esempi: gabla – forchetta (Gabel); lompa- disutilaccio (Lump); lúderdonna che non vuol lavorare (Luder) o la controla- controllo (Kontrolle).
Grazie all’emigrazione ed altri fattori sono anche numerosi i francesismi. Ecco alcuni
esempi: bogiá – muoversi (bouger); disgagiáda – spigliata (dégagée) o blassou ferito (blessé).
Quanto agli ispanismi si tratta in realtà di lombardismi e gli anglicismi sono di due tipi.
La maggioranza proviene dall’emigrazione ed ecco alcuni esempi: abisness- arnese
(buisness) o sanabícc- malandrino (son of a bitch). Molti termini vengono anche dal
linguaggio sportivo come per esempio: bècch- terzino (back) o penánti- calcio di
punizione (penalty).
Ma la presenza più importante per i dialetti svizzeri italiani è sempre quella
dell’italiano. Si distingue tra italianismo nel “dialetto tipico” e quello nel “dialetto
ordinario”. Ecco alcuni esempi: spacciare- sbrigare,spedire, considerare un malato
senza speranze; mi ta spaci- io ti ignoro, ti snobbo; por vecc, i la spcian- povero
vecchio, non gli danno più retta; fa de pofarbáco- fare il bravaccio, il prepotente;
tumistufi- persona noiosa; nò, nò, vegni mia denta, som mia chì per la quale- no non
entro, non sono vestito abbastanza bene; l’è strepenato- persona povera; ul apìs- il
lapis o verman salütari- verme solitario.
Oggigiorno gli italianismi sono al all’ordine del giorno, in un dialetto con una
rapida italianizzazione.
4.2.
L’uso della lingua italiana stessa
Da qualche tempo l’italiano diventa sempre più importante anche nell’uso
normalmente riservato al dialetto. Anche nella Svizzera Italiana esistono differenze
tra dialetto e lingua standard. Il dialetto sta per scambi familiari mentre la lingua
italiana sta per i rapporti formali. Infatti l’italiano nella comunicazione parlata viene
sempre più usato per motivi lingustici e sociali. I dialetti non coprono il bisogno
lessicale totale e non permettono la comunicazione tra utenti di sistemi diversi. Si
parla l’italiano tra la media e la piccola borghesia perché ci si vuole integrare nelle
società. Ma anche a scuola si parla l’italiano. Il processo si svolge così: dialetto
locale-dialetto regionale-italiano regionale-lingua standard. Non si deve pensare in
questo modo: Lingua contro dialetto ma lingua e dialetto. È necessario un pluralismo
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per vincere il pericolo della massificazione e l’universalismo. La promozione sociale e
culturale non dipende da se si parla un dialetto.
4.3.
L’italiano della Svizzera Italiana
Per la Svizzera Italiana l’italiano è una lingua di penetrazione. È lingua di
importazione. Ottavio Lurati spiega questo fenomeno in tale maniera: “Come nelle
diverse regioni italiane salvo la Toscana, anche nel Ticino l’italiano è storicamente
una
lingua
sopravvenuta, di
importazione, mentre i diversi dialetti locali
rappresentano la vera parlata autoctona del paese”. (tratta da: Lurati, Ottavio.
Dialetto e italiano regionale nella Svizzera Italiana. Lugano. 1976.p.120)
4.3.1. L’italiano nel Ticino oggi
Oggi l’italiano viene parlato nel Ticino da circa 275.000 persone. Nelle valli
meridionali e nei Grigioni oltre 18.000 persone parlano questa lingua. Negli ultimi
anni si puo constatare un aumento delle persone che parlano l’italiano nel Ticino ma
anche sul piano dell’intera confederazione. I contatti con la cultura italiana sono
divenuti più intensi con la RSI (Radio Svizzera Italiana) che esiste dal 1932 e con la
TSI (Televisione Svizzera Italiana) nel 1961. Hanno fatto della Svizzera Italiana una
regione privilegiata.
4.3.2. L’uso parlato
L’uso parlato unisce il dialettismo al tedeschismo, al francesismo. Nel parlato della
lingua il sottofondo dialettale è constantementepresente presente. Per l’uso delle
preposizioni ci sono casi di questo tipo: hai sentito anche tu a chiamare?; studiare da
maestro; (it. Studiare per fare maestro). Anche nell’uso dei verbi ci sono influssi
dialettali. Ecco ne cito alcuni: Non sta bene finanziariamente Non è ricco; Ti farò
imparare a guidare la macchina; la pasta cresce ( i prezzi della pasta amentano); la
sua sorella si stima molto (detto di una persona che è sempre in grande eleganza).
Si vede anche l’Influsso del dialetto anche sul piano lessicale, sintattico e nelle
abitudini fonetiche. Ma si trovano anche nell’uso parlato marche di francese o di
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tedesco. Riassumendo si può dire che l’italiano ticinese parlato è fortemente
regionalizzante e incorpora degli elementi francesi e tedeschi.
4.4. Esempi con una spiegazione
Dialetto
Passatore
Spiegazione
Colui che dietro pagamento aiuta a
transitare illegalmente il confine.
Concetto
Piano, programma
Zucchino
Uno Svizzero Tedesco
Lunghino
Bastone, filone, sfilatino, filoncino
Ranscione
Persona molto tirchia, avaraccio
À côté
Parallelamente, come attività secondaria
Reformhaus
Centro dietetico, negozio di prodotti
naturali, biologici
Ball boy
Raccattapalle
Zurigano
Zurighese
Ciao
Cin cin
Gerente
Gestore
Eclair (Francesismo)
Cerniera lampo
Lavette (Francessimo)
Pezzuola per lavarsi
Trottinette (Francesismo)
monopattino
Quark (Tedeschismo)
Tipo di ricotta
Schadenfreude (Tedeschismo)
Gioia per il male altrui
Landfogto (Tedeschismo)
Specie di balivo rappresentante il potere
della lega dei cantoni svizzeri nei baliaggi
cisalpini
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5. CONCLUSIONE
Riassumendo, si può dire che la storia svizzera e in particolare la storia ticinese è
affascinante e comporta più che un po’ di formaggio o cioccolato. La Svizzera ha
vissuto molte prove per essere uno stato libero e pieno di prosperità. Magari esistono
alcune persone che hanno un’immagine un po’ diversa da quella che corrisponde
alla realtà. Pensano che i Svizzeri siano testardi e introversi. Ma in realtà sono pieni
di corraggio e patriottici e la loro democrazia è la più vecchia del mondo. I Svizzeri
hanno fatto tutto per il loro paese e per la loro democrazia e non si deve neanche
dimenticare che è l’unico paese dove la servitù della gleba non ha mai esistito.
Anche quando si vede la pluralità di lingue, di dialetti o di mentalità , il motto svizzero
emerge anche se nei 26 Cantoni tutti pensano in maniera differente. La parola è:
Tutti per uno, uno per tutti.
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italiana, Bellinzona 2004.
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SU RETE
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