Luci e ombre sull`impiego dei sottoprodotti in ambito energetico

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Luci e ombre sull`impiego dei sottoprodotti in ambito energetico
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Dossier CTI
Luci e ombre sull’impiego dei
sottoprodotti in ambito energetico
Carla de Carolis – Università Politecnica delle Marche
Segreteria CTI – [email protected]
Premessa
La normativa europea e nazionale degli ultimi anni ha
dato sempre più spazio al recupero dei residui di lavorazione, intendendo con tale termine sia i rifiuti sia i sottoprodotti.
La motivazione si basa sull’aumento della sostenibilità dei
processi sia in termini fisico-chimici (diminuzione degli impatti sull’ambiente in senso generale) che economici (maggiori opportunità di valore aggiunto per servizi e prodotti).
Un esempio d’interesse del comparto agro-forestale è
costituito da biocarburanti (tradizionalmente prodotti a partire da comuni “commodities” agricole, in particolare semi
oleaginosi o amilacei), introdotti in Europa con la direttiva
30/2003 che fissava obiettivi di interesse economico per
sostituire i combustibili fossili per la trazione. Tale percorso
è stato poi confermato dalla direttiva 28/2009 che già
definisce un regime di favore per i biocombustibili ottenuti
da residui e rifiuti (attraverso il “doppio conteggio” del
risparmio di CO2eq) per poi aprire la strada alle odierne
proposte di correzione della Direttiva 28 del Parlamento
Europeo che, se attuate, vedranno una netta riduzione
dell’uso delle citate “commodities” per lasciare ancora più
spazio al recupero produttivo di residui e rifiuti.
Tale tendenza è stata ampiamente colta anche dalla normativa nazionale. Infatti, il Decreto 06/07/2012 premia
maggiormente, in certe condizioni, l’elettricità prodotta da
“biomasse residuali” rispetto a quella ottenuta da biomasse
principali.
La valorizzazione dei sottoprodotti permetterebbe quindi,
di poter contare su una fonte rinnovabile preziosa e in molti casi di ridurre i costi legati allo smaltimento dei residui
di produzione, evitando di intaccare risorse di alto valore,
come i prodotti agricoli destinati al mercato alimentare o
all’agro-industria.
Tuttavia la classificazione dei sottoprodotti e la loro mo-
dalità d’utilizzo è condizionata da una serie di fattori tra i
quali prevale l’incertezza della normativa, oltre che la variabilità di produzione e l’uso competitivo con altri settori.
Per favorire il recupero energetico di queste sostanze il Ministero dell’Ambiente sta preparando un apposito decreto
che dovrebbe facilitare il “riconoscimento” delle medesime
e al quale il CTI sta collaborando attivamente.
Al fine di incoraggiare lo sviluppo di tale decreto e per
fornire elementi utili per il confronto con le parti interessate, il CTI ha anche contribuito all’organizzazione di un
convegno mirato sul tema (“I sottoprodotti agroforestali e
industriali a base rinnovabile”) che si è svolto presso l’Università Politecnica delle Marche (sede di Ancona) il 26 e
27 settembre e del quale in questo Dossier si traccia una
sintesi dei lavori svolti nella prima giornata, nel corso della
quale sono stati toccati alcuni aspetti di attualità del tema.
Inoltre il CTI ha contribuito allo sviluppo di uno studio che
quantifica le masse di residui potenzialmente classificabili
come sottoprodotti e ne stima il potenziale energetico ritraibile con le modalità previste dal DM 6.7.2012.
Tale parte viene riportata nel supplemento che viene distribuito con questo numero della rivista e al quale si rimanda
per tutti gli aspetti di dettaglio.
Lo studio completo e il contributo delle Associazioni e dei
Ricercatori che hanno aderito all’iniziativa sono riportati
negli atti che sono disponibili in download sul sito CTI
nell’area “Pubblicazioni”, suddivisi in Volume I, Volume II
e Volume III.
La sessione plenaria del Convegno di Ancona sui
sottoprodotti (26-27 settembre 2013)
Nell’ambito delle attività di due Progetti nazionali di ricerca del Ministero per le Politiche Agricole (MiPAAF)
denominati “Extravalore e Valso” sono state affrontate
diverse modalità di valorizzazione dei residui delle filiere
sopratutto agro-alimentari nei settori agricolo, zootecnico,
energetico e industriale.
Il reimpiego dei flussi residuali, tuttavia, è legato alla distin-
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zione tra rifiuti e sottoprodotti e alla conoscenza di processi e tecnologie per la loro utilizzazione.
In questo quadro, il convegno ha voluto affrontare le problematiche e le opportunità di carattere normativo, tecnico
ed economico legate in modo particolare al riutilizzo dei
sottoprodotti a base rinnovabile che caratterizzano tutt’oggi le filiere agro-forestali e di trasformazione industriale.
Il convegno è stato occasione per ricercatori e associazioni
impegnate nel settore, di discutere le valutazioni svolte
nei diversi ambiti di filiera, tracciando una visione d’insieme del tema e fornendo agli operatori delle indicazioni
pratiche precise riguardanti le diverse applicazioni dei
sottoprodotti di filiere nel settore agronomico, zootecnico,
industriale ed energetico.
In modo particolare, l’obiettivo del convegno è stato volto
a evidenziare, in prima linea, l’inquadramento legislativo
dei sottoprodotti e le relative problematiche ponendo
l’accento sull’importanza del ruolo che avrebbero nel settore delle energie rinnovabili e, in seguito, dare un quadro
d’insieme delle quantità potenzialmente disponibili a livello
nazionale, tenendo conto delle rispettive caratterizzazioni
fisico-chimiche e del loro potenziale contributo energetico.
Il programma del convegno ha compreso una prima giornata introduttiva seguita dalla tavola rotonda, tre diverse
sessioni di lavoro e una seconda giornata conclusiva con
raccomandazioni finali a supporto delle tematiche affron-
tale e sociale, confermando inoltre il ruolo strategico della
valorizzazione dei sottoprodotti agroforestali nella nuova
programmazione PAC 2014/2020.
Il proseguimento dei lavori si è svolto con la presentazione
dei progetti di ricerca del MiPAAF, centrati sull’utilizzo dei
sottoprodotti, EXTRAVALORE e VALSO a cura del prof.
Giovanni Riva, coordinatore delle attività di ricerca del
progetto Extravalore e del dott. Luca Lazzeri, Ricercatore
del CRA-CIN responsabile del progetto di ricerca VALSO.
Entrambi i progetti di ricerca nazionali sono nati con
l’intento di incrementare la produzione di energia da fonti
rinnovabili cercando di diminuire quelli che sono i costi di
produzione mediante la valorizzazione dei sottoprodotti
di filiere.
tate.
Tra i primi a intervenire all’apertura del Convegno il prof.
Bruno Mezzetti, Direttore del dipartimento 3A dell’Università Politecnica delle Marche, che ha evidenziato l’importanza, nell’ambito della ricerca e nella didattica formativa,
della valorizzazione di sottoprodotti non più considerati
scarti, ma importanti fonti energetiche, dando al tempo
stesso grandi opportunità agli operatori agricoli e agli
operatori dei sistemi produttivi, nel rispetto della sicurezza
ambientale e della competitività di prodotti agro-alimentari
nel mercato agricolo.
A seguire, la dott.ssa Maura Malaspina, Assessore all’Agricoltura, all’Ambiente e all’Energia della Regione Marche,
che è intervenuta a favore di un chiaro sviluppo delle filiere
agro-energetiche locali per il raggiungimento della quota-obiettivo di consumi da fonti energetiche rinnovabili pari
al 15.4% su scala regionale (secondo il decreto “Burden
Sharing”), in condizioni di sostenibilità economica, ambien-
getiche per la produzione dei biocombustibili, particolare
attenzione viene data al riutilizzo energetico dei residui
agricoli (cellulosici e ligneo cellulosici) delle colture oleaginose, nonché alla valorizzazione dei panelli proteici ottenuti durante i processi di estrazione di olio vegetale come
potenziale base alimentare destinato all’alimentazione zootecnica e, in ultimo, all’utilizzo e alla valorizzazione della
glicerina derivante dal processo di produzione di biodiesel
in diversi ambiti industriali e farmaceutici.
Sebbene l’odierna ricerca sia orientata verso la produzione di biocombustibili di II° generazione, ovvero quelli derivati dalla biomassa residuale di colture agricole o derivati
degli scarti forestali, (se non addirittura ai biocombustibili
di III° e IV ° generazione), risulta ancora attuale la ricerca
applicata alla valorizzazione dei sottoprodotti agro-forestali e industriali ottenuti dai processi di produzione di biocombustibili di I° generazione, in quanto l’obiettivo di ridurre del 10% entro il 2020 il consumo energetico nel settore
Il progetto EXTRAVALORE, inserito in quest’ottica, ha focalizzato l’attenzione sull’applicazione e valorizzazione dei
prodotti residuali di campo e dei sottoprodotti derivanti
dai vari processi di filiera. Nel caso delle filiere agro-ener-
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sottoprodotti per l’utilizzo idoneo del digestato in ambito
agronomico cosi come il controllo delle colture che possono trovare spazio con protocolli di produzione agro-alimentare più stringenti sotto il profilo ambientale.
trasporti a livello europeo, sarà possibile facendo ancora
ricorso a biocarburanti di I° generazione nonostante sia
ancora irrisolto lo sfruttamento eccessivo di terreni altrimenti dedicati all’agricoltura ed i problemi legati all’aumento di
prezzi delle derrate alimentari.
La questione dibattuta ancora oggi, rimane il costo eccessivo della produzione dei biocarburanti, come il biodiesel,
che molto spesso risulta ancora poco competitivo dal punto
di vista economico se confrontato con i carburanti tradizionali. Il progetto Extravalore si è posto l’obiettivo di rendere
più competitiva la filiera nazionale del biodiesel tramite la
ricerca e valorizzazione dei sottoprodotti della filiera. Una
sfida necessaria per il raggiungimento del target del 10%
al 2020 previsto dalla Direttiva Europea.
La collaborazione interdisciplinare con i diversi centri di ricerca nazionale come INEA – Istituto Nazionale di Economia Agraria, CRA – Consiglio di Ricerca e Sperimentazione dell’Agricoltura, Università di Bologna e Università Politecnica delle Marche, ha permesso di raggiungere risultati
di rilievo su scala nazionale evidenziando quelli che sono
gli impieghi dei sottoprodotti ritenuti più interessanti, quali:
• Impieghi in ambito zootecnico: quando possibili sono ritenuti di valido utilizzo per via della buona valorizzazione
economica.
• Impieghi in ambito industriale (di materie prime) ed ambito energetico (EE/ET): a causa della forte competizione
con prodotti standard di origine fossile, occorre investire
nella ricerca per la valorizzazione dei sottoprodotti, in
particolare alle applicazioni energetiche che richiedono
maggiore competitività.
• Impieghi in ambito agronomico: possono essere molteplici. Il progetto ha affrontato applicazioni innovative dei
I risultati del progetto Extravalore sono stati presentati e
trattati con maggiore dettaglio durante le sessioni specifiche del convegno.
A completamento della presentazione generale dei lavori,
il dott. Lazzeri ha evidenziato i principali risultati del Progetto VALSO, progetto di ricerca nazionale inteso come
sistema integrato di tecnologie per la valorizzazione dei
sottoprodotti della filiera del biodiesel con l’obiettivo di
ottimizzare la sostenibilità economica ed ambientale della
filiera agro-energetica del biodiesel, adeguata al territorio
ed all’agricoltura nazionale attraverso il recupero e la
valorizzazione dei sottoprodotti di filiera per lo sviluppo di
prodotti innovativi altamente eco-compatibili. Il progetto,
ancora in atto, come ha spiegato il dott. Lazzeri adotta un
approccio legato alla “Bioraffineria” per ottenere un’ampia
gamma di prodotti innovativi per applicazioni industriali,
agricole e per l’alimentazione degli animali da affezione.
Il progetto Valso si avvale della collaborazione di aziende
private italiane di prestigio a livello internazionale interessate alla valorizzazione della glicerina per la produzione
di biopolimeri, fluidi organici e lubro-refrigeranti e come
legante nella produzione di prodotti pellettati. Mentre la
farina disoleata viene a sua volta modificata per produrre
mezzi tecnici per l’agricoltura: fertilizzanti organici, ammendanti e biostimolanti. Il progetto, inoltre, pone l’accento
sullo studio dei nuovi processi per ottenere dalle proteine
delle farine alimentari per gli animali da affezione e per
impiegare le farine disoleate nella conservazione dei sottoprodotti agricoli in fase di post-raccolta.
L’attività del progetto Valso sta permettendo ai ricercatori
coinvolti di ottenere interessanti risultati sugli utilizzi di sottoprodotti applicati in diversi ambiti:
• Applicazione industriale: è in atto lo studio di tecnologie
microbiologiche e chimiche per la produzione di biomolecole per l’industria mediante valorizzazione della glicerina,
quale sottoprodotto della trans-esterificazione dell’olio di
Girasole Alto Oleico, Colza 00 e Brassica Carinata.
• Applicazione agronomica: le ricerche sono orientate
allo sviluppo di prodotti per l’agricoltura a base di farine
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disoleate come fertilizzanti organici azotati e ammendanti
ad azione biofumigante.
• Applicazione zootecnica: lo studio di processi innovativi
per la produzione di fonti proteiche a base di farine residue di Girasole A0 e Colza 00 ad elevato valore aggiunto
per l’alimentazione degli animali di affezione.
• Validazione economica ambientale e di mercato delle
applicazioni innovative proposte: i sottoprodotti utilizzati
nelle nuove applicazioni, saranno accompagnati da una
scheda che tiene conto dei benefici ambientali e delle loro
prospettive di mercato.
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Tutti i risultati di ricerca saranno divulgati al fine di promuovere il trasferimento e know-how delle conoscenze acquisite durante il progetto. Il trasferimento sarà orientato al
mondo agricolo e industriale al fine di facilitarne un’ampia
e concreta applicazione.
Il tema della “bioraffineria” è attuale e di notevole interesse
specialmente in ambito industriale. La promozione e la
realizzione di nuovi impianti di bioraffinazione sarà una
delle finalità del “Decreto Ministeriale delle Bioraffinerie”.
Questo decreto semplificherà notevolmente le procedure
per giungere alle autorizzazioni degli impianti di produzione dei biocarburanti col duplice scopo di promuovere
la produzione di biocarburanti in Italia e di facilitare
gli investimenti del settore. In quest’ottica, l’approccio di
“bioraffineria industriale” del progetto Valso acquisisce un
ruolo fondamentale rendendo concreto e attuabile la valo-
La problematica del “Sottoprodotto” è stata analizzata
tenendo in considerazione diversi aspetti legati alla normativa di riferimento attuale e all’evoluzione della normativa
partendo dalla definizione di rifiuto, del non rifiuto e del
concetto di esclusione, arrivando al cuore della definizione
del sottoprodotto, analizzando quelli che sono i requisiti
che ogni sottoprodotto deve rispettare per essere definito
tale. Di fatto l’evoluzione normativa non è conclusa ma in
via di sviluppo, grazie al tavolo di lavoro istituito presso
il MiPAAF, pertanto possibili cambiamenti evolutivi della
normativa sono attesi nel prossimo futuro.
Allo stato attuale, ha spiegato la Dott.ssa Mannelli, la
normativa che regola la definizione del rifiuto è riportata
nel Decreto Legislativo del 3 dicembre 2010, n.205, come
recepimento della Direttiva Europea 98/2008, che ha
modificato (quarto correttivo) il Decreto Legislativo del 3
Aprile 2006 n.152 denominato anche TUA – Testo Unico
Ambientale.
In particolare, la definizione del sottoprodotto è già stata
definita dall’art. 184 bis della TUA, che prevede la distinzione del sottoprodotto dal rifiuto quando soddisfa quattro
condizioni:
“a) la sostanza o l’oggetto è originato da un processo
di produzione, di cui costituisce parte integrante, e il cui
scopo primario non è la produzione di tale sostanza od
oggetto;
b) è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel
corso dello stesso o di un successivo processo di produ-
rizzazione di sottoprodotti per la produzione del biodiesel.
Alla luce dei cambiamenti normativi a livello nazionale,
l’aspetto della valorizzazione dei sottoprodotti è quindi
posto in primo piano, ma la questione chiave “in auge”, e
ampiamente discussa durante il convegno, riguarda “l’inquadramento normativo del sottoprodotto”.
La dott.ssa Mannelli, Presidente della Chimica Verde1, ha
evidenziato come la situazione normativa Italiana, che
regola l’utilizzo dei sottoprodotti, non sia, ad oggi, ancora
matura per uno sviluppo applicativo nei diversi ambiti
presentati dai due progetti di ricerca nazionale Extravalore
e Valso.
zione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi;
c) la sostanza o l’oggetto può essere utilizzato direttamente
senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale
pratica industriale;
d) l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto
soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti
riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana”.
Secondo quanto disposto dalla definizione appena citata, nasce il problema della possibilità di poter trattare il
sottoprodotto. Le operazioni di lavaggio, essiccazione,
1
Chimica Verde è un’associazione senza fini di lucro che persegue finalità di ricerca, trasferimento tecnologico e scientifico, divulgazione e
applicazione delle innovazioni.
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raffinazione, selezione, cernita e vagliatura, macinazione,
frantumazione non possono essere ammesse o considerate
una normale pratica industriale allo scopo di rendere idoneo il sottoprodotto a fini energetici secondo la sentenza
restrittiva disposta dalla Corte di Cassazione il 17 Aprile
2012 (sentenza pronunciata n. 17353/2012) in quanto
considerate “trasformazioni radicali”.
La volontà della Commissione Europea è, tuttavia, quella di
estendere fortemente l’uso dei sottoprodotti, di conseguenza occorre compensare in tempi brevi il divario normativo
creatosi tra la legislazione europea e quella italiana in
materia di sottoprodotti e utilizzi idonei, non solo a scopi
energetici, ma anche individuando quelli che sono i canali
innovativi per uno sviluppo ecocompatibile.
Il primo passo per una chiara definizione dei sottoprodotti
destinati agli usi energetici è stato reso evidente con il DM
del 6 Luglio 2012 da parte del Ministero dell’Ambiente.
Infatti la definizione di rifiuto tiene conto di una serie di
esclusioni, dando in tal modo la possibilità al sottoprodotto di essere destinato ad altri usi come quelli energetici,
(Art.185 Esclusioni dall’ambito di applicazione). Il rifiuto
quindi, può erogare dalla disciplina specifica solo se è regolato da altre disposizioni normative che ne assicurano la
tutela ambientale e sanitaria. In particolare, i sottoprodotti
non considerati rifiuti e destinati agli usi energetici sono
stati classificati, grazie al DM 6 Luglio 2012 che determina
la possibilità di utilizzo in impianti a biomasse e biogas.
La classifica dei sottoprodotti elencati nel DM 6 Luglio
2012 vale ai fini degli incentivi a scopi energetici, ma non
per quei sottoprodotti potenzialmente utilizzabili per altri
scopi ai fini della normativa nazionale, in questo modo
risulterebbe limitato l’utilizzo di sottoprodotti. Ad esempio,
come ha spiegato la dott.ssa Mannelli, i sottoprodotti di
origine agricola utilizzati nella filiera del biogas, potrebbe-
ro, nella prima fase della digestione anaerobica, produrre
materie prime destinate alla produzione di biopolimeri,
base per la formazione di bioplastiche completamente
reciclabili, in tal modo il biodigestore potrebbe essere visto
come una nuova piattaforma tecnologica di bio-raffinazione ad altissima innovazione utilizzabile non solo per
la produzione di energia ma per nuovi prodotti altamente
eco-innovativi.
In ultimo, con il DM 7 Agosto 2012, n. 134, il decreto
sviluppo ha apportato un ulteriore cambiamento nell’ambito dei sottoprodotti, definendo ufficialmente come sottoprodotto il digestato ottenuto: “in impianti aziendali o
interaziendali dalla digestione anaerobica, eventualmente
associata anche ad altri trattamenti di tipo fisico-meccanico, di effluenti di allevamento o residui di origine vegetale
o residui delle trasformazioni o delle valorizzazioni delle
produzioni vegetali effettuate dall’agro-industria, conferiti
come sottoprodotti, anche se miscelati fra loro, e utilizzato
ai fini agronomici. Con decreto del Ministero delle politiche
agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministero
dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sono
definite le caratteristiche e le modalità di impiego del digestato equiparabile, per quanto attiene agli effetti fertilizzanti e all’efficienza di uso, ai concimi di origine chimica,
nonché le modalità di classificazione delle operazioni di
disidratazione, sedimentazione, chiarificazione, centrifugazione ed essiccatura”.
In questo ambito anche la Corte di Cassazione è intervenuta mediante la sentenza n. 33588 del 31 Agosto 2012,
qualificando il digestato derivante dalla produzione di biogas, un sottoprodotto con caratteristiche di fertilizzante ed
ammendante utilizzabile ai fini agronomici al di fuori del
campo di applicazione della normativa in materia di rifiuti.
Questa definizione si inserisce nella dinamica della qua-
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lificazione di una sostanza come rifiuto o sottoprodotto i
quali rappresentano le due categorie attraverso le quali
qualificare un residuo di produzione (un esempio della
tensione esistente sul problema è costituito dalla qualificazione delle vinacce esauste affrontata dalla ordinanza
della Corte Costituzionale n. 276/2011 del 21/10/2011)
e sono tanto importanti da applicarsi anche al residuo che
può essere reimpiegato parzialmente: ciò determina da un
lato la qualificazione di “sottoprodotto” alla parte di bene
reimpiegato, dall’altro l’applicazione della disciplina dei
rifiuti per la rimanente parte dello stesso bene.
Sebbene sia chiara la qualifica a sottoprodotto attribuito al
digestato tramite l’ultimo DM del 7 Agosto 2012, è altrettanto chiaro come le Regioni recepiscano in maniera differente tale decreto. Di conseguenza l’utilizzo del digestato
potrebbe non essere autorizzato senza provvedimento da
parte del MiPAAF.
Ulteriori provvedimenti relativamente all’impiego del digestato sono in attesa di essere conclusi. È in attesa di revisione il DM del 7 Aprile 2006 per l’utilizzazione agronomica
degli effluenti di allevamento, in elaborazione presso il
MiPAAF. Il citato provvedimento permetterebbe, con le
caratteristiche e le modalità di impiego del digestato, di
equipararlo ai concimi di origine organica previsto dalla
legge di conversione del 7 Agosto 2012 , n.134.
Parallelamente alla revisione dei decreti citati, sono tutt’ora
in fase di sviluppo i tavoli di filiera costituiti grazie al Decreto legislativo del 27 Maggio 2005 n.102:
- Tavolo di lavoro delle Biomasse – Biocarburanti e Bioliquidi – Biogas e Biometano coordinato dal dott. Vito
Pignatelli.
- Tavolo di lavoro di Ricerca e Sviluppo e Indagini Statistiche cordonato dal dott. Luigi Pari.
- Tavolo di lavoro Legislativo e di semplificazione Normativa coordinato dalla dott.ssa Sofia Mannelli.
L’obiettivo dei tavoli di lavoro che dovranno concludersi
il prossimo mese sarà l’elaborazione di un documento
programmatico, entro il 2013, da inviare alla Conferenza
Stato-Regioni.
A conclusione dei lavori, spiega la dott.ssa Mannelli, allo
stato attuale risulta necessario raggiungere:
- Una chiarezza e certezza delle norme che regolano la
classificazione e l’utilizzo dei sottoprodotti non solo ai fini
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energetici (DM 6 Luglio 2012) ma anche per altri impieghi.
- Semplificazione delle norme, ad esempio dell’ultimo DM
6 Luglio 2012.
- Stabilire dei criteri qualitativi o quantitativi per ognuna
delle quattro condizioni menzionate per la qualifica del
sottoprodotto e condivise a livello comunitario.
- Rapidità dell’emanazione dei provvedimenti.
- Coerenza e coordinamento con analoghe norme comunitarie in materia dell’utilizzo dei sottoprodotti.
L’auspicio per il prossimo futuro, deve essere il pieno utilizzo dell’ampia gamma di sottoprodotti derivanti dai processi agro-forestali e industriali. Altre filiere produttive, come
compostatori e mangimifici, denunciano la “distorsione” di
un mercato drogato dagli incentivi delle rinnovabili senza
considerare i molteplici usi degli stessi sottoprodotti in altri
impieghi non meno remunerativi.
Tavola rotonda su “luci e ombre”
dei sottoprodotti
La necessità di avere un chiaro ordinamento e una definizione di sottoprodotto nonché i molteplici impieghi degli
stessi in ambito energetico e nelle bioraffinerie, sono stati
gli argomenti centrali della tavola rotonda, moderata dal
prof. Giovanni Riva. Sono stati numerosi i relatori che
hanno preso la parola durante la tavola rotonda, con la
presenza di esperti del settore: dott. Vincenzo Ferrentino
(Ministero delle Politiche Agricole), dott. Sebastiano Serra
(Segreteria tecnica del Ministero, Ministero dell’Ambiente),
dott.ssa Sara Guerrini (Novamont), dott.ssa Sofia Mannelli
(Chimica Verde), dott. Rotundo Donato (Area Ambiente ed
Energia – ConfAgricoltura), dott.ssa Annalisa Zerra (INEA)
e con attiva partecipazione di vari operatori del settore
dimostrando attivo interesse verso la valorizzazione dei
sottoprodotti agroforestali e industriali.
Il dott. Ferrentino (MiPAAF) ha ribadito l’importanza dei risultati ottenuti dai due progetti di ricerca nazionali sui quali
poter istituire nuove proposte di ricerca in vista della nuova
programmazione europea 2014 – 2020.
La dott.ssa Zerra (INEA) ha confermato la necessità di
un’azione legislativa e politica capace di rimuovere i vincoli legislativi. L’Italia possiede una tradizione industriale
basata sullo sviluppo di filiere biochimiche e agroindustriali
(es. industria dalla cellulosa, industria dell’amido, industria
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della trasformazione degli oli vegetali e della trasformazione dello zucchero) che ha permesso un miglioramento
passando da prodotti tradizionali a prodotti di qualità ad
alto valore aggiunto. I processi d’innovazione e sviluppo
di questi settori richiedono di rimuovere tutta una serie di
vincoli legislativi, che appesantirebbero o addirittura arresterebbero il loro processo evolutivo.
Ulteriori considerazioni provengono dal dott. Rotundo
(Area Ambiente ed Energia – ConfAgricoltura), confermando l’importanza della creazione dei gruppi di ricerca
ad hoc, i quali rappresentano un segnale positivo per lo
sviluppo di importanti nuclei su cui costruire dei “Cluster di
Ricerca e Sviluppo” in vista della nuova programmazione
europea 2014 - 2020.
Inoltre, i risultati provenienti dalle ricerche di progetti
nazionali, possono essere utilizzati dai Ministeri per accelerare lo snellimento dell’iter normativo nell’ambito della
valorizzazione dei sottoprodotti, ma rimane irrisolto il
problema di “sfasamento temporale” tra l’utilizzo dei risultati provenienti da programmi di ricerca e l’iter normativo
d’accompagnamento.
Questo ritardo normativo, aggravato dalla complicazione
burocratica, non permette lo sviluppo imprenditoriale e
industriale dell’Italia, incoraggiando gli stessi operatori a
investire in paesi esteri.
Nonostante l’incertezza normativa, l’interesse a utilizzare
biomasse residuali per lo sviluppo di filiere dedicate alla
produzione di biopolimeri trova concreta applicazione
grazie ai recenti accordi intrapresi tra importanti società in-
la Germania, ma non in Italia, che possiede livelli di ricerca di notevole qualità con punte di eccellenza nell’ambito
della ricerca in questo settore, ma con una strategia di
programmazione nazionale poco definita. La Germania
sta attuando un piano rigoroso ben strutturato che sta stimolando il settore agricolo e quello industriale, supportato
da un piano d’investimento di 2,54 MLD di euro sulla ricerca delle biomasse residuali per la sviluppo di bioraffinerie.
La partnership strategica pone le basi per la costituzione di
una Joint Venture, che ha come missione lo sviluppo dell’intera filiera produttiva: dal feedstock da biomassa residuale
di natura ligneo-cellulosica, alla produzione di bio-butadiene polymer-grade.
L’unicità e l’importanza dell’accordo consiste nell’unione
di competenze complementari; infatti, la partnership potrà
contare sull’esperienza di Novamont nel campo dei feedstock da fonti rinnovabili, sulle tecnologie proprietarie di
genomatica, che riguardano la produzione di bio-butadiene e sulle competenze di Versalis nello sviluppo di processi
di catalisi e ingegneria di processo su scala industriale,
oltre che nelle applicazioni di mercato dei derivati del
butadiene.
Il butadiene è un intermedio fondamentale per la produzione di elastomeri, ma la materia prima necessaria per
produrre butadiene è estratta da una miscela prodotta
dagli impianti di cracking, la quale è sempre più soggetta
a problemi di disponibilità, in quanto lo scenario mondiale
presenta un calo rilevante nella produzione della materia
prima di base, che sta provocando una significativa pres-
dustriali italiane come Novamont (leader nella produzione
delle bioplastiche e impresa pionieristica delle bioraffinerie
integrate di terza generazione), Genomatica (società
americana specializzata nello sviluppo di biotecnologie
applicate alla produzione di intermedi chimici da fonti
rinnovabili) e Versalis (azienda chimica di Eni leader internazionale nella produzione di Elastomeri). L’accordo
strategico tra le tre società, permetterà di produrre un
importante elastomero, il butadiene, da fonti rinnovabili
con un valore altamente eco-innovativo mantenendo costi
competitivi sul mercato.
Questo processo di eco-innovazione applicato al mondo
dei biopolimeri da biomassa, ha aggiunto il dott. Andrea
Di Stefano (Direttore di Comunicazione Business e Progetti
Speciali Novamont), è altamente spinto in altri paesi come
sione a lungo termine sui costi del butadiene, con ricadute
sui prezzi al consumatore nel mercato dei prodotti che usano il butadiene come materia prima, tra cui gli pneumatici.
I timori legati all’insufficiente disponibilità di butadiene sul
mercato sono aggravati dalle previsioni di crescita e di
sviluppo dei Paesi BRIC, dove si prevede un incremento
della domanda nell’industria automobilistica, e quindi di
pneumatici. In questo contesto, l’approvvigionamento di
butadiene da biomasse vegetali, quindi svincolato dai
processi di “cracking a nafta”, diventa strategico e la
partnership italiana rappresenta una preziosa opportunità
per ampliare la disponibilità di bio-elastomeri altamente
ecologici, con l’apporto del proprio know-how e del proprio sistema industriale, incrementando la propria offerta
di prodotti a base “bio”.
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Affermare che l’avvio di questi processi innovativi necessita
una visione lungimirante con interventi normativi chiari
appare scontato, ma risulta fondamentale. In concreto, occorre quindi trovare un sistema virtuoso su scala nazionale,
capace di premiare l’innovazione con una riduzione dei
rifiuti che rappresentano una voce di costo elevata per la
collettività, creando percorsi certificati di riciclabilità del
materiale in filiere già definite.
La chiarezza inequivocabile del significato del sottoprodotto, come ha confermato il prof. Riva, è attesa dagli molti
operatori industriali che intravedono l’importanza delle
varie applicazioni dei sottoprodotti. I Ministeri stanno lavorando sui Decreti Sottoprodotti e Bioraffinerie che prevedono la semplificazione delle procedure di autorizzazione e
il potenziamento dell’utilizzo degli stessi.
Un segnale verso questa direzione, sembra già iniziato
grazie all’ultima disposizione da parte del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, il quale ha
disposto l’aggiornamento del piano di azione nazionale
per la riduzione dei livelli di emissione di gas a effetto serra, Delibera CIPE n.17/2013.
Il dott. Serra (Segreteria tecnica del Ministero dell’Ambiente) ha spiegato come gli obiettivi del Ministeri siano orientati verso la riduzione dei rifiuti, la sostenibilità ambientale
e la riduzione dei gas climateranti con la produzione di
energia rinnovabile a costi economicamente convenienti.
Coerentemente a questi obiettivi è stata attuata una mag-
al Decreto relativo all’utilizzo del sottoprodotto a scopo
energetico.
Nonostante si siano già visti i primi risultati dovuti all’applicazione del “Decreto Rinnovabili”, è possibile affermare
che la strada da compiere per valutarne compiutamente gli
effetti è ancora lunga.
Dal dibattito scaturito durante il convegno e dalla presentazione dei risultati dei progetti di ricerca nazionali, Extravalore e Valso, è apparso ancora più essenziale ridurre la
distanza tra i diversi operatori del settore delle rinnovabili
da sottoprodotti. I processi di concertazione tra le varie
direzioni generali interne ai Ministeri, pur non risultando
semplici, sono in atto, con l’intento di agire congiuntamente
con le parti sociali e produttive (industria, imprese, e popolazione locale) sulle questioni importanti connesse alla
chiara definizione e all’utilizzo concreto dei sottoprodotti.
È necessario quindi coordinare e convergere gli sforzi dei
settori della ricerca, dello sviluppo d’impresa e della normazione, verso obiettivi chiari e comuni per un progressivo
sviluppo nazionale nel rispetto di programmazioni strategiche locali lungimiranti, possibilmente in tempi celeri.
giore incentivazione per la produzione di energia elettrica
da sottoprodotti con l’ultimo “Decreto Rinnovabili” del 6
Luglio 2012.
Sebbene il percorso verso un miglioramento e una semplificazione delle normative, relativamente alla riduzione
dei rifiuti e valorizzazione dei sottoprodotti, è in via di
sviluppo, il Ministero procede con cautela poiché le revisioni normative richiedono una competenza in materia che
non possono essere sottovalutate, per non incorrere, in fasi
successive, allo sviluppo di decreti poco chiari, obbligando
gli organi della Magistratura a ulteriori interpretazioni
delle norme.
Nel caso specifico, ha sottolineato il dott. Serra, la definizione del sottoprodotto così come definita dall’Art.184-bis
del Decreto Legislativo n.152 del 2006, implica l’utilizzo
obbligatorio dello stesso in un successivo processo produttivo, questo richiederà l’introduzione di un nuovo allegato
dotti a livello nazionale.
• Sessione B: Valorizzazione dei sottoprodotti nell’ambito
zootecnico
• Sessione C: Valorizzazione dei sottoprodotti nell’ambito
Industriale ed Energetico
Tutti i risultati e la presentazione delle varie sessioni sono
scaricabili dal sito: http://www.extravalore.it/
Bibliografia web
La presentazione dei risultati ottenuti dai progetti di ricerca
nazionali “Extravalore e Valso” sono stati presentati nelle
sessioni plenarie, riuniti in sezioni tematiche:
• Sessione A: Consistenza e attuale impiego dei sottopro-