Valeria Termini - Scuola Nazionale dell`Amministrazione

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Valeria Termini - Scuola Nazionale dell`Amministrazione
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione
Conferenza Euro-Mediterranea
“Redesigning Public Administration training to deal with the Global Development Agenda”
Roma, SSPA, 13 – 14 ottobre 2008
Prof.ssa Valeria Termini
Direttrice della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione
Discorso di apertura
Signor Ministro, gentili ospiti, cari colleghi, vi ringrazio di avere accolto l’invito a
partecipare a questa conferenza. Ringrazio in particolare l’UNDESA e lo IASIA, che hanno
accettato di contribuire a questo incontro con uno strumento concreto per lo sviluppo della qualità
nella formazione dei funzionari pubblici.
Prima di tutto, voglio illustrarvi le ragioni per le quali ho ritenuto che la Scuola italiana
dovesse promuovere e realizzare questo incontro. Come dimostra anche l’articolazione dello
IASIA, che ha una rete capillare di interlocutori nelle pubbliche amministrazioni della gran parte
dei Paesi, le Scuole e gli Istituti di Pubblica Amministrazione operano ormai in una realtà
globalizzata, spesso si pongono le stesse domande e di sicuro cercano risposte a problemi comuni.
E vero però che spesso vi è una forte differenza fra processi di globalizzazione e attenzione
alle culture locali e occorre trovare nuovi equilibri e nuovi snodi: in questo le pubbliche
amministrazioni hanno un ruolo cruciale, quali centri di mediazione, interpretazione, costruzione
delle politiche reali di sviluppo.
Certo, siamo più abituati ad affrontare questa doppia prospettiva quando parliamo di
politiche ambientali, o di gestione dei flussi migratori, o di scelta di strumenti a sostegno dello
sviluppo economico o di altre tematiche specifiche. In realtà, sono proprio i processi di attuazione
delle singole politiche a definire il ruolo strategico della formazione. In ambito europeo, ad
esempio, sono state spese grandissime energie per dare indicazioni, strumenti e favorire scambi di
esperienze fra gli Stati sulla base delle politiche formative. Si pensi ad esempio alla Lifelong
Learning Policy, declinata in singole strategie di settore. Altrettanto importanti sono i programmi
concreti realizzati coerentemente con queste strategie, quali Erasmus, pensato per l’higher
education, Leonardo, pensato per il vocational training, Grundtvig per l’adult education, Jean
Monnet per la European integration.
Se si investono tante energie per sostenere, indirizzare ed armonizzare le politiche formative
di carattere generale, è certo ancora più necessario prestare attenzione al ruolo che le istituzioni
formative per la pubblica amministrazione devono giocare, soprattutto in una realtà globalizzata,
per mettere le amministrazioni del proprio paese in condizione di implementare le politiche
pubbliche in una prospettiva di ampio respiro.
Da questo punto di vista, le istituzioni formative pubbliche, hanno la necessità ed il compito
di:
•
Capire quali problemi e potenzialità di crescita si prospettano a livello globale ma anche
interpretare le culture e i bisogni delle diverse realtà territoriali
•
Definire quali sono i gap da colmare nel proprio paese e predisporre azioni formative mirate
ma anche individuare i propri punti di forza da “offrire” agli altri paesi (azioni di
benchmarking)
• Costruire modelli di azione comune (curricula comuni, tools ecc.) da declinare secondo le
esigenze e le caratteristiche proprie di ogni Paese
Per realizzare questo obiettivo, occorre lavorare in una dimensione di rete, creando occasioni di
riflessione comune, come la Scuola si propone di fare con questa conferenza.
Perché un lavoro comune dia frutti realmente spendibili, occorre avere un quadro di riferimento
comune, ma occorre anche porsi degli obiettivi concreti. Credo quindi che questa conferenza possa
essere solo il primo di una serie di appuntamenti comuni attraverso i quali stabilire prima di tutto
quali aree comuni occorre presidiare nell’ambito della formazione per le pubbliche
amministrazioni.
Per questo incontro ne abbiamo individuate quattro, le prime di una lista che andrà sicuramente
allargata, col contributo di tutti:
• la qualità
• i curricula
• il benchmarking
• la valutazione
In questi settori vi sono già molte esperienze interessanti che possono essere poste a confronto, e
dare l’avvio ad un dibattito focalizzato sui contenuti.
Qualità
Per quello che riguarda la qualità si potranno considerare gli Standards of excellence elaborati
congiuntamente da UNDESA e IASIA per allargare il confronto, in incontri futuri, ad altri sistemi,
elaborati in singole aree territoriali, quali, per citare un esempio europeo, il CAF (Common
Assessement Framework). Questo per permettere ad ogni soggetto di individuare il modello più
idoneo rispetto al proprio percorso di sviluppo, in una logica di proposta e analisi di una pluralità di
modelli e di strumenti di riferimento, analogamente a quanto avviene per il mondo delle imprese,
che dispongono di una pluralità di strumenti, come i sistemi ISO 9000 o EFQM (European
Foundation for Quality Management) per citarne solo alcuni. Altri tavoli avranno poi il compito di
definire gli accordi di collaborazione e le possibili sinergie fra i diversi sistemi.
Una linea guida della riflessione sul tema della qualità sarà tracciata da alcuni questiti, che ho
inteso porre ai relatori, e che qui vi riporto. Nel mondo esistono sistemi di qualità fra loro molto
diversi. In genere però ogni Paese tende a considerare più adatti alla propria cultura strumenti con
particolari caratteristiche, più coerenti con i modelli organizzativi ed il grado di sviluppo
raggiunti.
1. Nel suo Paese quali sono i sistemi maggiormente diffusi? (es. ISO 9000, CAF ecc.)
2. Quali le sembrano più adatti a strutture quali le Scuole di Pubblica Amministrazione?
3. Quali le sembrano più adatti a strutture diverse (es. Università, scuole private di
formazione) che organizzano percorsi formativi per le pubbliche amministrazioni?
I sistemi di qualità si possono dividere in due grandi categorie:
•
quelli che si basano su un sistema di autovalutazione e che intendono favorire
l’autonomo sviluppo di capacità di crescita delle strutture
• quelli che si basano su un sistema di accreditamento (eterovalutazione), che
ricorrono cioè ad un soggetto terzo incaricato di dichiarare il possesso di requisiti
di qualità per offrire soprattutto una garanzia agli utenti.
Su questa base, secondo lei:
4. Qual è il modello più adatto per la Pubblica Amministrazione del suo Paese e perché?
5. Qual è secondo lei il modo migliore per realizzare un confronto internazionale sul tema e
per lo sviluppo complessivo del sistema qualità delle Scuole di Pubblica Amministrazione?
Curricula
Allo stesso modo, per quello che riguarda i curricula, si potrà partire da esperienze già
concretamente realizzate, quali il progetto ESCS, European Senior Civil Servant Project,
coordinato dalla SSPA e condotto in partnership con L’ENA - Ecole Nationale d’Administration
(Francia), la KSAP – Krajowa Szkoła Administracji Publicznej (Polonia), la National School of
Government (Regno Unito), l’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne (Francia), la London School of
Economics (Regno Unito) e l’Associazione delle Giovani Classi Dirigenti delle Pubbliche
Amministrazioni - AGDP (Italia), e per le edizioni future, in via di allargamento alla Scuola greca, a
quella tedesca, a quella spagnola e alla RESPA, Scuola di amministrazione regionale dei
Balcani).Questo progetto intende proporre una serie di contenuti curriculari di base di cui deve
disporre un senior civil servant che intenda realizzare esperienze di mobilità in ambito europeo.
Ma anche per questo tema, vi è una serie di quesiti che abbiamo posto ai nostri relatori. La
globalizzazione, pur nel rispetto delle diverse culture, chiede a ogni Paese di riflettere su
conoscenze, competenze ed abilità che i dirigenti pubblici devono possedere.
Con riferimento al dibattito internazionale in corso su questo tema:
1. Quali elementi comuni ritiene che la formazione per la dirigenza pubblica debba
sviluppare rispetto alle conoscenze generali:
cultura generale (specificare quali)
cultura specialistica (specificare quali)
Altro (specificare)
2. quali elementi comuni ritiene che la formazione per la dirigenza pubblica debba sviluppare
rispetto alle competenze dirigenziali, riferite alle seguenti aree concettuali:
Gestione dell’attività
Orientamento al risultato
Attenzione alla qualità
Consapevolezza organizzativa
Gestione degli altri
Costruzione di relazioni e team building
Attenzione al cliente/utente
Leadership
Gestione delle informazioni e problem solving
Ricerca delle informazioni
Pensiero analitico
Pensiero concettuale
Gestione di sé
Autocontrollo
Flessibilità
Capacità tecnico professionali
Altro (specificare)
3. Quali aspetti peculiari, propri della cultura amministrativa del suo Paese, ritiene debbano
essere necessariamente inclusi nella formazione dirigenziale?
Benchmarking e valutazione
Durante la conferenza, si potrà poi riflettere insieme sull’utilità e sulla praticabilità di strumenti
di confronto e scambio di esperienze, come il benchmarking, o su come certi strumenti si adattino
meglio di altri ad un particolare contesto territoriale. E’ il caso, ad esempio, della valutazione della
formazione, che può riferirsi a vari aspetti. Come sappiamo dall’esperienza infatti, a fronte dei
medesimi ambiti su cui si può realizzare la valutazione, in ogni diversa area territoriale se ne
privilegiano principalmente alcuni.
E’ di questi giorni, ad esempio, la notizia dell’abolizione del punteggio finale dei corsi di
reclutamento tenuti dall’ENA, per volere del Presidente Sarkozy, a conferma del forte peso e
significato che ogni decisione sulle politiche formative pubbliche riverbera sulla vita e sul
funzionamento delle amministrazioni.
Questi i quesiti al riguardo posti ai nostri relatori. Il benchmarking è una tecnica ormai
ampiamente in uso nella formazione per le pubbliche amministrazioni.
Secondo lei, tenuto conto delle caratteristiche della PA del suo Paese,
1. è utile realizzarla anche in ambito internazionale?
2. Su quali ambiti o aree tematiche?
3. Con quali modalità?
La valutazione della formazione può riferirsi a vari aspetti:
• Organizzazione (valutazione del funzionamento della struttura che tiene i corsi)
• Erogazione (valutazione della didattica, dei programmi e dei docenti)
• Profitto (apprendimenti acquisiti dai partecipanti)
• Ricaduta individuale e organizzativa (effetti di cambiamento sulle persone in
formazione e, al rientro in servizio, sull’organizzazione di appartenenza)
4. Quali aspetti sono maggiormente considerati nel suo Paese?
5. Quali sono, secondo Lei, gli ambiti che è più importante presidiare nel dibattito
internazionale?
Nella prospettiva ora illustrata, era dunque naturale per la SSPA accogliere la possibilità di
realizzare questo incontro con due soggetti del rango delle Nazioni Unite e dell’esperienza dello
IASIA, che, per la rete mondiale che rappresentano, testimoniano l’attenzione che occorre dare alla
dimensione globale. Nello stesso tempo, l’Italia vuole portare in questo incontro il valore
strategico della propria posizione geografica di snodo fra Europa e Paesi del Mediterraneo e del
Nord Africa, anche in vista della prossima Presidenza italiana del G8.
E questo è un ulteriore e diverso capitolo dell’ incontro di oggi. L’esperienza e gli approcci
riconducibili ai soggetti citati sopra è fondamentale, così come lo sono l’elaborazione e la sintesi
che ne viene fatta in ambito europeo.
Ma questa conferenza apre una ulteriore prospettiva: quella di come mettere in relazione, in una
relazione arricchente per entrambe, culture diverse che si incontrano nell’ambito del
Mediterraneo e che hanno contatti sempre più frequenti, ed estesi ad aree sempre più ampie.
In questo contesto territoriale, le culture occidentali, e quella europea in particolare, hanno
spesso dato per scontato di svolgere un ruolo di benchmarkers, ma la prospettiva che vi propongo,
e che spero possa essere colta per il prosieguo dei nostri lavori, è piuttosto quella di chi intende
mettere a confronto punti di osservazione diversi, imparare da culture che ancora non conosce a
sufficienza, arricchire il proprio universo di conoscenze con linguaggi e declinazioni della realtà che
appartengono ad una diversa visione delle cose, nel nostro caso, la cultura dei Paesi del
Mediterraneo, paesi ricchi di quell’energia e di quella capacità di cambiamento che nel continente
europeo si è in parte appannata.
Il ruolo della formazione è anche questo: capire come imparare dagli altri, come comunicare
con gli altri. E chi di formazione si occupa, come la nostra Scuola, deve essere il primo a cercare i
modi concreti per farlo.
L’incontro di queste dimensioni: una prospettiva mondiale e la sua declinazione in un ambito
territoriale che è cerniera di due aree culturali e di sviluppo diverse, può quindi permettere anche la
sperimentazione concreta di un metodo di lavoro e di modelli operativi praticabili. La validazione
del metodo potrà prefigurare e favorire, in futuro, collaborazioni estese ad altri ambiti tematici di
importanza cruciale, ove altrettanto importante può essere il ruolo della formazione, quali i
cambiamenti climatici e i flussi migratori.
Questo è l’auspicio e anche l’augurio per il prosieguo dei nostri lavori.