FIR2006-11(3) - Centro della Famiglia
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FIR2006-11(3) - Centro della Famiglia
SEZIONE DOCUMENTI: Strumenti di valutazione familiare (10) Continuiamo questa specifica sezione di “documenti” dedicata alla presentazione degli strumenti di valutazione di variabili familiari, messi a punto in particolare presso il Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia dell’Università di Padova. Si tratta in gran parte di strumenti non pubblicati e quindi riservati, ma che compaiono in molte ricerche degli ultimi decenni e che, pertanto, hanno a giustificazione dei risultati di ricerca consolidati. Una copia del materiale diagnostico che verrà illustrato via via in questa sezione, è depositato presso la biblioteca interdipartimentale di psicologia “Fabio Metelli” dell’Università di Padova (via Venezia, 10) e può essere consultata da ricercatori, studenti e operatori secondo il regolamento della biblioteca stessa. Salvo ulteriori precisazioni, la proprietà di questi strumenti è del CIRF e l’eventuale utilizzo a scopo di ricerca e/o formativo-clinico va concordato direttamente con il Centro. QUESTIONARIO DI ATTACCAMENTO FRA ADULTI (Q.A.A.) Walter Colesso, Michela Barbon, Mario Cusinato Viene presentato l’iter di costruzione del questionario di attaccamento per lo studio di adulti italiani, basato sul modello di attaccamento di Bartholomew. La rassegna è articolata in tre parti: (a) la costruzione dello strumento e la valutazione della sua attendibilità attraverso la somministrazione ad un campione di 196 soggetti; (b) uno studio di validità concorrente con il modello Selfhood di L’Abate condotto su un campione di 200 soggetti, e (c) un secondo studio su un campione di 120 soggetti. Parole chiave: attaccamento adulti, modello selfhood, tecnica di valutazione, test di attendibilità e validità. Questionario Attaccamento Adulti (QAA; Adult Attachment Questionnaire). The step-by-step construction of an attachment questionnaire for Italian adults, based on Bartholomew’s adult attachment model, is outlined. The study is developed in three parts: (a) the construction of the “Questionario Attaccamento Adulti [QAA; Adult Attachment Questionnaire]” and the evaluation of its reliability after administration to a sample of 196 participants; (b) a correlation study with L’AbatÉs Selfhood Model on a sample of 200 individuals and (c) a second study on 120 participants. Key Words: adult attachment, selfhood model, evaluation technique, test reliability and validity. Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 267 Il Questionario di Attaccamento fra Adulti (Salvo, 1998) nasce nell’ambito della ricerca sulla operazionalizzazione di modelli descrittivi di caratteristiche individuali utili per la comprensione delle dinamiche familiari e di coppia per il contesto italiano, ove già troviamo alcuni lavori (Bonanno, 1993; Carli, Castaldi e Mantovani, 1995; Carli e Trafficante, 1997, Lorenzini, Mancini e Sassaroli, 1985). Le variabili che lo strumento si propone di definire e valutare sono quelle relative “all’attaccamento fra adulti”: indici qualitativi e quantitativi del particolare tipo di legame che ogni individuo stabilisce con le persone significative, considerate “base sicura” e “rifugio”, nonché “la fiducia o la sfiducia di una persona che una figura di attaccamento, attualmente assente, sarà comunque disponibile, cioè accessibile e capace di rispondere in modo adeguato, nel momento del bisogno” (Bowlby, 1973, pp. 261). Tali legami spingerebbero quindi l’individuo a ricercare e mantenere la vicinanza fisica nei confronti di tali figure (Van Ijzendoorn, 1992). La nozione di “attaccamento” è stata l’oggetto di studio di molti ricercatori, primo tra tutti Bowlby che ha tracciato un filone di ricerche molto fecondo. La nozione di attaccamento La teoria dell’attaccamento di Bowlby (1969, 1973, 1980), che si rifà soprattutto a studi di orientamento etologico, ma anche psicoanalitico e sistemico, teorizza la tendenza degli esseri umani a stringere legami affettivi preferenziali con gli altri individui lungo tutto l’arco della vita, sulla base di un modello fornito dalle relazioni precoci tra il bambino e il genitore (Ainsworth, 1982; Bowlby, 1969, 1973, 1980). Questa relazione precoce si basa inizialmente su ciò che un neonato esperisce rispetto alle proprie figure genitoriali: il loro modo di tenerlo in braccio, l’odore e il calore della loro pelle, il loro modo di guardarlo, ossia quel modo unico e speciale di essergli accanto, di tenerlo vicino, di nutrirlo fisicamente e psicologicamente. Spesso i genitori rispondono quasi inconsapevolmente alle esigenze pressanti di vicinanza del proprio bambino e nel loro modo di sintonizzarsi in questa danza di affetti e bisogni reciproci: essi rispondono ad una motivazione primaria di attaccamento. Secondo Bowlby i bambini nei primi anni di vita, partendo dalle proprie esperienze relazionali precoci, costruiscono dei modelli operativi interni o “working model” di sé stessi e dei loro principali compagni nelle interazioni sociali. Si tratta di strutture cognitive che guidano le aspettative e le interpretazioni circa le relazioni, agendo spesso al di fuori del controllo cosciente e che sono in grado di modellare la percezione sociale e il comportamento. Le aspettative incorporate in questi modelli sono una delle più importanti fonti di continuità tra passato e presente, rispetto a sentimenti e comportamenti: continuità dovuta alla persistenza dei modelli mentali interrelati del sé e della vita sociale, sviluppati nel contesto di una famiglia stabile. Queste rappresentazioni interne tendono a persistere nel tempo, sebbene sia possibile che nuove esperienze contraddicano i modelli stabiliti così che questi possono modificarsi (Vaughn, Egeland, Sroufe e Waters, 1979). Se Bowlby ci ha proposto un nuovo modo di pensare il legame madre-bambino, nonché l’effetto drammatico della separazione precoce su tale legame, Ainsworth è riuscita non solo a tradurre i fondamentali cardini della teoria in scoperte empiriche, bensì anche ad espandere la teoria stessa. A lei si deve il concetto delle figure di attaccamento – caregiver – come base sicura (Bretherton, 1991) dalla quale i bambini esplorano il mondo, così come Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 268 pure il concetto di sensibilità materna. I suoi studi mettono infatti in evidenza come un bambino di un anno, la cui madre è disponibile, sensibile e comprensiva nei suoi confronti, stia già sviluppando un certo grado di fiducia in sé e nella madre e sottolineano il ruolo fondamentale che tale componente gioca nello sviluppo dei pattern di attaccamento che si stabiliscono tra madre e bambino. L’autrice sostiene inoltre che l’attaccamento verso le figure secondarie (padre, fratelli, ecc.) si sviluppa più tardi rispetto alla figura primaria (madre o figura materna) e che più è insicuro l’attaccamento verso le figure primarie tanto più il bambino sarà inibito nello sviluppare attaccamento per altre figure. Ainsworth per prima individuò tre distinti pattern di attaccamento attraverso la “Strange Situation”: situazione di laboratorio, ideata appositamente per attivare e intensificare il comportamento di attaccamento del bambino. Le prime osservazioni compiute dall’autrice (Ainsworth, Blehar, Waters e Wall, 1978) mostrarono come questa procedura enfatizzasse le differenze individuali dei bambini nel fare fronte a tale situazione e le permisero di identificare tre categorie principali o modalità di attaccamento in grado di chiarire la maniera in cui si può organizzare l’attaccamento fra madre e bambino: (a) attaccamento sicuro: una volta che la madre ritorna, dopo un breve periodo di sconforto, il bambino si lascia consolare, si riorganizza abbastanza velocemente e riprende il proprio gioco; (b) attaccamento insicuro-evitante: al rientro della madre il bambino mostra un notevole evitamento della prossimità o dell’interazione con lei, la ignora o la saluta in modo quasi casuale, oppure le si avvicina mescolando il suo saluto a risposte di evitamento (si volta, si allontana, distoglie lo sguardo). In generale non si stringe alla mamma, appare distaccato e/o tende a concentrarsi sul gioco; (c) attaccamento insicuro-ambivalente o ansioso-resistente: il bambino appare inconsolabile, continua a piangere e presenta un atteggiamento ambivalente tra il “bisogno di contatto” e “l’ostilità”. Il bambino non ritorna sereno dopo il rientro della madre, come accade invece al bambino sicuro. Più recentemente Main e Solomon (1990) hanno introdotto una quarta categoria, relativa ai bambini con attaccamento disorganizzato/disorientato. La sua caratteristica complessiva più evidente è la contraddittorietà di alcuni movimenti osservati, che lascia pensare ad una sottostante contraddittorietà nelle intenzioni o nei piani comportamentali del bambino (disorganizzazione), oppure al fatto che il bambino abbia una perdita di orientamento nell’ambiente circostante (attaccamento disorientato). Queste differenze di comportamento infantile furono interpretate e validate sulla base di numerose osservazioni longitudinali (home observations), raccolte sugli stessi soggetti e misero in luce una chiara continuità tra i pattern comportamentali esibiti a casa ed i corrispondenti pattern dello stile materno. Ainsworth evidenziò che le madri dei bambini sicuri tendono a dare adeguate risposte ai segnali dei loro bambini; le madri dei bambini evitanti tenderebbero invece ad essere fredde e poco accoglienti, mentre le madri dei bambini ansiosi tenderebbero ad essere inadeguate nelle risposte. Se fino alla fine degli anni ‘70 il paradigma bowlbiano sull’attaccamento è stato utilizzato fondamentalmente nell’ambito dell’età evolutiva, con l’inizio degli anni ‘80 i modelli derivati dalla procedura sperimentale di Ainsworth, Blehar, Waters e Wall (1978), relativi alla Strange Situation, hanno stimolato un produttivo filone di studi che legò il concetto di attacca- Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 269 mento alla sfera delle relazioni adulte a partire dalla seguente ipotesi: i modelli operativi relativi alle figure di attaccamento, che gli individui sviluppano nei primi anni di vita, si costituiscono in base alle esperienze reali che i bambini hanno circa il comportamento di tali figure (Bowlby, 1973), che i bambini interiorizzano e che divengono il paradigma delle relazioni successive anche nell’età adulta. Attaccamento nelle relazioni adulte Hazan e Shaver (1987) hanno adottato la prospettiva dell’attaccamento nello studio delle cosiddette “relazioni amorose”, mentre Main, Kaplan e Cassidy (1985) hanno studiato la trasmissione intergenerazionale delle modalità di attaccamento tra genitori e figli. Come nota Weiss (1982), esistono differenze rilevanti tra l’attaccamento adulto e quello dei bambini. In primo luogo gli attaccamenti dell’infanzia sono complementari perché la figura di attaccamento offre cure ma non ne riceve, mentre il bambino cerca, ma non offre sicurezza. Al contrario, l’attaccamento adulto dovrebbe essere tipicamente reciproco: entrambi i partner danno e ricevono protezione. Una seconda differenza consiste nel fatto che, nell’età adulta, la figura di attaccamento è un pari e, nelle relazioni amorose, è implicata la sfera sessuale. La forma più tipica di attaccamento adulto implica quindi l’integrazione di tre diversi sistemi comportamentali: l’attaccamento, il fornire e ricevere cure e l’integrazione sessuale. Infine, nell’età adulta, il sistema di esplorazione non è sotto il controllo completo del sistema di attaccamento, come avviene nell’infanzia, sebbene nei periodi di lutto o di rottura di una relazione, anche gli adulti trovino difficile non pensare alle questioni inerenti l’attaccamento e la perdita e diventino incapaci di concentrarsi o di lavorare efficacemente. Le relazioni amorose sono forse le relazioni di attaccamento più importanti della vita adulta; esse, inoltre, sembrano giocare un ruolo terapeutico nel mitigare gli effetti di precoci relazioni di attaccamento difficoltose (Brown e Harris, 1978; Quinton, Rutter e Liddle, 1984). In particolare Hazan e Shaver (1987) formulano l’ipotesi che nell’età adulta l’amore sia simile al sentimento provato dal bambino per la madre, in particolare per quanto riguarda la ricerca e il mantenimento della vicinanza fisica, la fiducia nella disponibilità continua del partner, la richiesta di conforto rivolta al partner, così come il disagio provato a causa di separazioni o minacce alla stabilità della relazione. Ipotizzano inoltre che i tre pattern di attaccamento infantile possano essere ritrovati anche nella analisi dei sentimenti, pensieri e comportamenti che gli adulti manifestano all’interno delle relazioni intime. Infine suppongono che, nell’attaccamento adulto, le differenze individuali siano legate alle differenti modalità con cui i soggetti si rappresentano le relazioni di attaccamento stabilite con i genitori nell’infanzia. Per verificare queste ipotesi hanno costruito un questionario di auto valutazione traducendo i tre pattern di attaccamento infantile nei termini appropriati a descrivere l’attaccamento di coppia tra adulti. Agli intervistati veniva chiesto di leggere le tre descrizioni traducendo degli stili di attaccamento e di scegliere quella che meglio riproduceva i sentimenti che provavano nelle loro relazioni di coppia. La descrizione dello stile sicuro è caratterizzata dalla fiducia negli altri e dalla capacità di entrare in confidenza; quella dello stile ambivalente dal desiderio di fondersi col partner, associato alla paura di non essere sufficientemente amato, mentre la descrizione dello stile evitante è caratterizzata dalla riluttanza ad aver fiducia nel Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 270 partner e a mantenere un distacco emotivo. George, Kaplan e Main (1987), sulla base delle tre configurazioni fondamentali di attaccamento riscontrabili nella Strange Situation di Ainsworth e sulla base della nozione di Bowlby secondo cui le persone con un attaccamento sicuro integrano informazioni provenienti dalla memoria semantica e da quella episodica, hanno ipotizzato la possibilità di differenziare i soggetti adulti. Per la verifica di questa ipotesi hanno sviluppato una modalità di intervista, la Adult Attachment Interview. Per mezzo di questo strumento sono riusciti a definire tre modelli rappresentativi interni del sé e delle figure di attaccamento in età adulta e conseguentemente proporre una classificazione degli adulti in quattro categorie: (a) Adulti Sicuri: sono soggetti che forniscono valutazioni coerenti nella narrazione delle loro esperienze, anche se possono aver avuto un’infanzia difficile o segnata da eventi traumatici. Dimostrano di aver libero accesso ai ricordi dell’infanzia, non hanno pregiudizi e non operano una selezione di quello che viene riferito. Presentano consapevolezza del passato, raccontano facilmente anche le cose imperfette, nei loro racconti non vi è negazione degli eventi spiacevoli. (b) Adulti Distanzianti: sono soggetti che tendono a fornire descrizioni generalizzate dei propri genitori come “eccellenti” o “molto affettuosi” salvo poi non riuscire a supportare tali definizioni con ricordi specifici o contraddicendosi; se è presente il ricordo di un’esperienza difficile, a questa viene attribuito scarso o nessun peso nella vita del soggetto. Hanno uno stile narrativo economico e scarno, forniscono immagini incoerenti dei propri genitori e delle loro esperienze infantili e dai loro racconti è difficile individuare le emozioni sottostanti. Sono dunque persone dotate di scarsa “coerenza mentale”. Fanno esplicite affermazioni relative alla propria forza e autonomia. (c) Adulti Preoccupati: sono soggetti ancora catturati dai ricordi delle esperienze precoci con i propri genitori che descrivono estensivamente benché con modalità incoerente, confusa e confusiva. Dai loro racconti del passato emerge l’esigenza di un’inversione di ruolo con i propri genitori che non costituiscono pertanto una base sicura. Presentano una seria difficoltà a definire i propri sentimenti. (d) Adulti Irrisolti: sono soggetti che non hanno risolto le esperienze traumatiche legate all’attaccamento, possono rivelarsi coerenti nei loro racconti, ma fanno affermazioni decisamente non plausibili a proposito delle cause e delle conseguenze di eventi traumatici, quali la perdita di una figura di attaccamento. Un ulteriore approfondimento delle rappresentazioni di attaccamento fu compiuto da Bartholomew. I prototipi degli stili di attaccamento per adulti di Bartholomew Bartholomew (1990) mise in evidenza l’importanza di considerare l’effetto dell’immagine interna che ciascuno ha di sé e degli altri sulle rappresentazioni di attaccamento, in linea con i suggerimenti di Bowlby (1973) rispetto al fatto che i modelli operativi interni differiscono proprio in termini di immagine di sé e degli altri. Nessuno studio fino a quel momento aveva ancora considerato le quattro categorie derivanti dalla combinazione logica dei due livelli di immagine di sé (positiva e negativa) con i due livelli di immagine degli altri Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 271 (positiva e negativa). Bartholomew poté definire un nuovo quadro comprendente quattro modalità prototipiche di attaccamento derivanti dalla intersezione delle due dimensioni sottostanti: positività/negatività del modello di sé e positività/negatività del modello degli altri (Figura 1). MODELLO DI SE’ (Ansietà) A L T R O (Evitamento) Negativo (Alto) Positivo (Basso) D E L L’ Positivo (Basso) Sicuro Preoccupato Negativo (Alto) M O D E L L O Evitante Impaurito Figura 1. Le modalità prototipiche di Bartholomew II livello di positività di sé è associato al livello di indipendenza emotiva dagli altri, per cui il modello di sé positivo può essere concettualizzato come senso interiorizzato del proprio valore indipendentemente dalla validazione esterna contingente. La positività del modello altrui riflette le aspettative di disponibilità e di capacità di sostegno da parte degli altri; un modello negativo dell’altro porta ad evitare l’intimità e il sostegno. I quattro prototipi di stili di attaccamento che Bartholomew (1991, 1993, 1997) ricava sono i seguenti: sicuro, preoccupato, distaccato/svalutante e timoroso. (a) Prototipo Sicuro: indica la combinazione equilibrata dell’intimità e dell’autonomia. I soggetti sicuri affrontano l’argomento delle relazioni con facilità in quanto in essi pare combinarsi la sensazione di essere amabili (immagine positiva di sé) con l’idea che le persone sono in genere ben disposte e sensibili. (b) Prototipo Preoccupato: indica livelli di preoccupazione elevati per le relazioni. I soggetti preoccupati tendono ad essere estremamente bisognosi di sostegno e di attenzione; a livello comportamentale ed emotivo sono instabili e ipersensibili. Inoltre sono portati a svalutarsi e ad essere eccessivamente dipendenti dall’approvazione altrui, tendendo ad idealizzare gli altri. Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 272 (c) Prototipo Distaccato/Svalutante: indica la negazione del bisogno di intimità. I soggetti evitanti di tipo distaccato/svalutante esprimono esageratamente indipendenza e invulnerabilità; hanno una visione negativa degli altri rispetto ad una percezione positiva di se stessi. Per mantenere questa immagine positiva si distanziano emotivamente dagli altri e, con il tempo, sono portati a vedersi come pienamente autonomi. Pertanto essi raggiungono l’autonomia e il sentimento di autoimportanza a spese dell’intimità. “Sebbene questa categoria non sia stata presa in considerazione dalle ricerche precedenti sull’attaccamento adulto, essa coincide parzialmente con lo stile evitante descritto da Hazan e Shaver (1987)” (Bartholomew e Horowitz, 1995, p. 233). (d) Prototipo Timoroso: indica la paura dell’intimità. I soggetti timorosi hanno una visione negativa sia di se stessi, sia degli altri; desiderano il contatto sociale e l’intimità, ma non si fidano degli altri e ne temono il rifiuto, per cui evitano le situazioni sociali. Ciascuna delle quattro modalità di attaccamento, identificate dal modello, è concettualizzata da Bartholomew come un prototipo a cui gli individui possono avvicinarsi in vari gradi. In effetti, la maggior parte degli individui mostra elementi di più modalità di attaccamento, per cui è necessario prendere in considerazione i loro profili nelle quattro modalità per poter valutare adeguatamente i sentimenti, le aspettative e i comportamenti nell’ambito dell’attaccamento. Inoltre, sebbene le quattro categorie siano basate sull’intersezione delle due dimensioni sottostanti, le procedure di valutazione avanzate da Bartholomew non misurano direttamente le due dimensioni sottostanti: esse possono essere derivate dalle combinazioni lineari delle valutazioni dei quattro prototipi (Griffin e Bartholomew, 1994). Per la costruzione e verifica di questo modello, Bartholomew (1993) creò il Relationship Scale Questionnaire, strumento che si propone di valutare il tipo di stile di attaccamento nell’adulto. Comprende trenta item derivati dalle ricerche sull’attaccamento adulto di Hazan e Shaver (1987), dal Relationship Questionnaire (RQ) di Bartholomew e Horowitz (1991) e dalla Adult Attachment Scale di Collins e Read (1990). Questo modello e il relativo questionario di Bartholomew furono il punto di partenza per il lavoro realizzato da Salvo. Costruzione del Questionario di Attaccamento per Adulti (Q.A.A.) Al fine di studiare le relazioni di attaccamento fra adulti di cultura italiana, Salvo (1996) si impegnò a modificare e adattare il Relationship Scale Questionnaire di Griffin e Bartholmew (1994), mantenendo come costrutto teorico di riferimento il modello dei prototipi degli stili di attaccamento adulto di Bartholomew (1991, 1993) con i quattro prototipi di attaccamento adulto: Prototipo Sicuro, Prototipo Preoccupato, Prototipo Evitante e Prototipo Impaurito. Il questionario originale di Griffin e Bartholomew (1994) è costituito da trenta item e al soggetto viene chiesto di valutare, su una scala a cinque intervalli tipo Likert, quanto ciascun item corrisponda al suo modo di sentire. Dal primo studio di validazione della versione originale canadese risulta che la consistenza interna delle scale va da α .41 a α .70: è la subscala Secure la più debole, con una consistenza interna di α .41 (Griffin e Batholomew, 1994). Per la versione italiana non sembrava pertanto sufficiente una semplice traduzione degli item, ma era necessaria una rielaborazione. Il numero degli item della prima versione Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 273 del Q.A.A. fu portato a 84 al fine di procedere ad una selezione dei più consistenti, conservando la suddivisione nelle quattro subscale: Sicuri, Preoccupati, Distaccati/Svalutanti e Timorosi. I nuovi item furono creati cercando di rispecchiare, per ogni subscala, le relative dimensioni sottostanti legate al modello di sé e dell’altro usato da Bartholomew (1990) per definire i prototipi degli stili di attaccamento adulto. Fu preso inoltre in considerazione uno studio di Bartholomew e Horowitz (1991) in cui erano state rilevate chiare correlazioni fra alcuni problemi interpersonali e i prototipi di attaccamento insicuro. La prima versione italiana del questionario fu somministrata a 196 soggetti provenienti da Veneto e Lombardia, con età compresa fra i 16 e gli 80 anni (età media = 36.6 anni; DS = 13.04): 88 uomini (età media = 37.6 anni; DS = 14.03) e 108 donne (età media = 35.8 anni; DS = 12.2). I risultati furono così sottoposti ad analisi fattoriale (rotazione ortogonale degli assi Varimax) al fine di verificare l’emergenza dei quattro fattori previsti dal modello di Bartholomew. Da tale analisi si estrassero, anche sulla base dello scree test, quattro fattori che spiegano complessivamente il 24.5 % della varianza totale. I quattro fattori descrivono una struttura congruente con il modello dei prototipi degli stili di attaccamento adulto di Bartholomew: il primo fattore spiega l’11.3 % di varianza ed esprime una “preoccupazione per le relazioni” (Preoccupati); è caratterizzato da un senso di svalutazione del sé, da estrema dipendenza dall’approvazione dell’altro e dal desiderio di iper-coinvolgimento affettivo. Il secondo fattore spiega il 5.1% di varianza ed esprime il “timore dell’intimità e evitamento sociale”: ben rappresenta il prototipo di attaccamento Impaurito/Timoroso. Il terzo fattore spiega il 4.3% di varianza ed esprime la “possibilità di vivere positivamente la dipendenza e l’intimità”: rappresenta il prototipo di attaccamento Sicuro. Il quarto fattore spiega il 3.7% di varianza ed illustra, a livello qualitativo, la “negazione del bisogno di intimità” (Evitanti). É interessante notare come, nel secondo fattore, convergano alcuni item della scala Evitante che esprimono diffidenza verso gli altri ed evitamento sociale. A questo proposito, è importante notare che Bartholomew (1990) identifica i prototipi Impaurito ed Evitante come rappresentativi entrambi di una modalità di evitamento dell’intimità, sebbene caratterizzati da due diversi modelli di sé e da una diversa consapevolezza del bisogno degli altri. Successivamente Salvo ha proceduto all’item analysis, tramite l’applicazione del Rating Scale Model (Andrich, 1978; metodica che permette di stimare i parametri per gli item indipendentemente dalle caratteristiche della distribuzione dei soggetti), cercando di ottenere un numero di item omogenei e sufficienti per ciascuna delle quattro subscale, eliminando progressivamente ad ogni analisi l’item con probabilità associata inferiore a .05. Sono state ottenute così tre scale (sicuri, preoccupati, distaccati) costituite ciascuna da 14 item (Tabelle 1, 2, 3) ed una scala (impauriti) costituita da 13 item (Tabella 4). Il questionario nella sua forma finale sarà comunque costituito da quattro scale di 14 item, una per prototipo di stile di attaccamento adulto, per un totale di 56 item (Allegato A). Sono stati calcolati gli α di Cronbach (1951) per ogni scala al fine di poter confrontare i risultati con quelli di Bartholomew. In questo modo si è osservato che il modello rating è congruente con i dati relativi a tre scale (p > .05). In particolare, l’attendibilità è risultata significativa rispetto ad entrambe le analisi per la subscala Preoccupati (p = .54, α = .74), per la Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 274 Tabella 1. Scala Sicuri: item risultati omogenei secondo la teoria dei tratti latenti. N. item p δi χ2 03 45 49 29 37 09 17 25 21 33 41 05 01 53 -.198 .086 -.163 -.294 .292 -.068 .155 .283 .160 -.411 .337 .106 -.598 .312 .521 .532 .713 .845 1.094 1.117 1.133 1.481 1.741 2.767 3.246 3.599 4.240 4.337 .764 .760 .692 .646 .567 .561 .556 .463 .403 .231 .176 .143 .097 .091 Tabella 3. Scala Evitanti: item risultati omogenei secondo la teoria dei tratti latenti. N. item p δi χ2 55 35 07 27 43 51 39 15 47 11 31 23 03 19 -.199 -.166 -.105 -.055 -.173 .186 .421 -.511 -.021 .364 -.265 .710 -.175 -.010 .225 .284 .332 .546 .692 1.023 1.226 1.258 1.609 1.714 2.641 2.664 2.798 4.247 .891 .880 .843 .755 .700 .589 .529 .521 .433 .409 .247 .244 .227 .096 Tabella 2. Scala Preoccupati: item risultati omogenei secondo la teoria dei tratti latenti. N. item 02 13 54 10 30 06 22 42 46 38 18 26 50 34 δi -.421 .289 .465 -.461 .120 -.299 .297 -.219 .030 .138 .327 -.097 -.151 -.081 χ2 .189 .357 .606 1.107 1.304 1.435 1.547 1.692 1.787 1.884 2.313 2.383 3.780 4.197 p .907 .832 .732 .591 .508 .474 .447 .414 .393 .373 .296 .285 .128 .099 Tabella 4. Scala Impauriti: item risultati omogenei secondo la teoria dei tratti latenti. N. item p δi χ2 04 32 16 12 40 36 48 28 44 56 52 24 20 .230 -.400 -.041 -.254 -.325 -.247 -.328 .202 -.002 .440 .662 -.087 .151 .087 .295 .438 .463 .595 1.111 1.120 1.995 2.560 3.189 3.546 3.975 4.855 .956 .859 .798 .788 .736 .562 .560 .352 .259 .182 .148 .114 .064 Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 275 subscala Evitanti (p = .73, α = .65) e per la subscala Impauriti (p = .74, α = .71). Nel caso della subscala Sicuri invece la consistenza è risultata soddisfacente solo rispetto al modello a tratti latenti (p = .39) mentre è risultata piuttosto bassa rispetto al coefficiente di Cronbach (α = .51). La valutazione dell’effetto di alcune variabili indipendenti (sesso, età, titolo di studio e tipo di relazione coinvolgente) sulle risposte alle quattro subscale del Q.A.A., per mezzo dell’analisi della varianza, ha evidenziato che solo per la variabile età (suddivisa in tre gruppi: 16-40; 41-60; 61-80) è emersa una differenza significativa rispetto alla subscala Evitanti (F = .01); in particolare il gruppo 41-60 anni è risultato più evitante del gruppo 16-40 anni. L’applicazione del metodo split-half , ha permesso di stimare una prima forma di fedeltà dello strumento. Per costruire due forme parallele del questionario, ha cercato di inserire in ognuna di esse un numero di item che avessero simili punteggi di probabilità rispetto al modello di Rasch applicato alle scale; sono stati considerati inoltre i concetti simili a livello qualitativo. In tal modo si sono ottenute due forme parallele (allegato B), ognuna costituita da 28 item suddivisi in 7 item per ogni subscala. Le correlazioni tra le subscale delle due forme sono risultate significative: subscala Sicuri, r = .24, p = .001; subscala Preoccupati, r = .58, p = .001; subscala Distaccati, r = .57, p = .001; subscala Impauriti, r = .66, p = .001. Terminata questa prima fase di costruzione dello strumento Q.A.A., Salvo (1998) ha condotto due ricerche per studiare la validità concorrente/differenziante dello strumento con un altro il cui costrutto fosse per certi versi congruente con il costrutto teorico del Q.A.A. Contributi allo studio della validità concorrente del Q.A.A. con il Modello Selfhood Il modello Selfhood Il modello selfhood descrive i soggetti in base all’importanza che attribuiscono al proprio sé e agli altri significativi. Esso esprime il modo in cui qualità ed esperienze personali sono vissute come più o meno necessarie e/o importanti per la propria sopravvivenza e il proprio benessere psicofisico (L’Abate, 2000). Si tratta di un processo cruciale per lo sviluppo e la formazione dell’identità personale (Cusinato, 1990, 1997a, 1997b). Tale senso di importanza è soggetto a scambi continui lungo tutta la durata della vita, inizialmente trasmessa verbalmente e/o non verbalmente dalla propria famiglia d’origine e, successivamente, nella famiglia procreativa e nelle relazioni interpersonali rilevanti. Quando tale attribuzione è positiva nei confronti sia di sé, sia degli altri intimi, permette di raggiungere l’intimità, vale a dire emotivamente disponibili a sé e agli altri specialmente nel momento del bisogno, quando c’è più sofferenza o paura di essere feriti in noi stessi o in coloro che si amano. Gli individui possono quindi riconoscere o negare l’importanza delle proprie qualità (sé) e delle proprie esperienze interpersonali (altri) per il proprio benessere esistenziale. A seconda di tali attribuzioni di importanza, si possono individuare quattro propensioni o inclinazioni della personalità (L’Abate, 2000): una pienamente funzionante, due semifunzionanti, una disfunzionante. La posizione self-ful rappresenta la persona pienamente funzionante. Il sé è visto come un tutto interno, che non ha bisogno di risorse esterne per essere. Le proprie imperfezioni non Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 276 sono considerate come riducenti il valore dell’intero sé, ma come aspetto necessario di ogni essere umano, che in quanto tale, è imperfetto. La perfezione del sé non è esagita per sentirsi bene. L’altro, al pari del sé, è visto importante e ne è accettata l’imperfezione. Quando l’attribuzione di importanza è reciproca e positiva, gli scambi interpersonali sono intimi (condivisione di dolori e timori di essere feriti) con comportamenti di autentica mutualità. Il raggiungimento di questa posizione coincide con la crescita, la competenza, la soddisfazione e la piena riuscita in quanto persona, coniuge, genitore e, secondo un modello formale, dovrebbe interessare al massimo il 25% degli adulti (L’Abate, 1995). La posizione self-less rappresenta la persona auto svalutante, ossia il rifiuto dell’importanza di sé con la concomitante attribuzione di importanza dell’altro. La rassicurazione dell’importanza è ottenuta da elementi esterni a sé, quali beni materiali, cibo od altre sostanze. La mancanza di auto definizione e il bisogno di essere completi e perfetti, spinge l’individuo a prendere a prestito l’identità di un’altra persona, che è vista come un dio, un santo o comunque un essere superiore per stato e importanza. Sebbene una parte di questa identificazione venga presa a prestito o ne faccia le veci, l’altra parte del sé si considera vittima soprattutto se la parte esterna è vista come il salvatore dall’imperfezione, dal vuoto e dall’incompletezza. Questi soggetti possono quindi produrre entrambe le polarità, presentandosi sel-fless e selfish allo stesso tempo. La principale caratteristica della posizione self-less sta nell’incapacità di porre dei limiti per proteggere se stessi, per affermare se stessi, per limitare gli altri significativi. Diventano così dipendenti dai loro genitori, dai loro figli e/o dai loro amici. L’incapacità di tracciare linee di confine deriva da un senso di altruismo inteso come vuoto, e dall’incapacità di riempire validamente questo vuoto provato dentro (L’Abate, 2000). La posizione selfish rappresenta la persona auto centrata, con attribuzione dell’importanza al sé, con concomitante negazione dell’importanza dell’altro. L’attribuzione di importanza ottenuta con auto indulgenza, auto gratificazione o auto esaltazione, avviene a spese di qualcun altro, normalmente chi si ama, ed è raggiunta mediante mezzi e fonti esterne. Questi soggetti possono auto gratificarsi con comportamenti socialmente accettati (esempio, superimpegno sul lavoro o nell’esercizio fisico) o comportamenti non legittimi che portano a condizioni di dipendenza (alcol, droga, sesso, cibo, fumo, compere). Gli individui selfish sono essenzialmente impulsivi e dipendenti (L’Abate, 2000). La posizione no-self è disfunzionale ed è alla radice della maggior parte delle psicopatologie. Il comportamento delle persone no-self è caratterizzato da un lato da abuso fisico, verbale e sessuale, e dall’altro da apatia e abbandono. Entrambi coesistono in modo contraddittorio. Questi individui tendono a stabilire relazioni importanti (matrimonio, convivenza, amicizie) con persone che compensano lo stesso livello di abuso e apatia; quindi l’individuo apatico ed eccessivamente dipendente ricercherà chi compie abusi (L’Abate, 2000). Le inclinazioni self-fulness, selfishness, self-lessness e no-self definiscono i confini di un campo che include la competenza relazionale come contigua e continua con le manifestazioni del suo livello di funzionamento. In linea generale è osservabile un livello di massimo funzionamento della competenza relazionale in corrispondenza alla posizione self-ful e un livello di funzionamento minimo in corrispondenza della posizione no-self (L’Abate, 2000). Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 277 Corrispondenze tra il modello dei prototipi di attaccamento adulto e il modello selfhood Se L’Abate ritiene che alla base della personalità lo spazio, inteso come regolazione della distanza psicologica, giochi un ruolo fondamentale, proprio come avviene nella formazione degli attaccamenti fra genitori e figli, è facile comprendere l’affinità tra il modello selfhood e il modello di attaccamento adulto a quattro categorie di Bartholomew. Quest’ultima parla infatti di modello di sé e modello dell’altro occupandosi di rappresentazioni mentali fondamentali per la costituzione del senso di sé mentre L’Abate parla di importanza di sé ed importanza dell’altro, focalizzandosi sull’effetto che tali rappresentazioni hanno sullo stile relazionale che ciascun individuo adulto adotta all’interno della propria sfera di relazioni intime. É infatti possibile individuare una certa corrispondenza fra le posizioni teorizzate da L’Abate (Selful, Selfless, Selfish, No-Self) e la quattro categorie di attaccamento delineate da Bartholomew (Sicuro, Preoccupato, Evitante, Impaurito). Più precisamente: (a) il soggetto sicuro è capace di avvicinarsi emotivamente agli altri (intimità) e presenta una dipendenza di tipo adulto, ossia un’autonomia affettiva, poiché non teme di essere rifiutato o non accettato e può permettersi di contare sugli altri; questo pattern di attaccamento sembra corrispondere alla posizione self-ful. (b) II soggetto preoccupato ha bisogno di essere completamente vicino agli altri e vive nel timore di essere rifiutato e non accettato; il suo bisogno di estremo coinvolgimento emotivo con l’altro è determinato da un senso di sé fragile e precario e determina una necessaria idealizzazione dell’altro proprio come sembra avvenire nella posizione self-less. (e) II soggetto evitante nega il proprio bisogno di intimità ed esprime esagerata indipendenza ed invulnerabilità. Al fine di mantenere questo funzionamento svalorizza l’altro per riuscire ad avere un’immagine di sé positiva; questo pattern di attaccamento può essere messo in relazione alla posizione selfish. (d) II soggetto impaurito, infine, teme l’intimità fino al punto di evitarla e non riesce a fidarsi né di sé né degli altri; questa contemporanea svalorizzazione di sé e dell’altro ricorda quindi la posizione no-self. I due modelli sembrano dunque basati su dimensioni affini e laddove Bartholomew si muove chiaramente nella prospettiva di Bowlby, che considera il sistema relazionale per spiegare il funzionamento del comportamento d’attaccamento, come “un meccanismo interno al bambino come individuo” (Ugazio, 1991, p. 21), L’Abate propone un modello più attento agli esiti comportamentali di queste interiorizzazioni, intesi come scelta del partner, stili relazionali e familiari. A partire dalle riflessioni teoriche sopra citate si è scelto di indagare la similarità dei due modelli attraverso l’accostamento dei due questionari nati dall’operazionalizzazione degli stessi. Nello specifico sono stati condotti due studi, identici per intenti, che prevedono nel primo (Studio A), l’utilizzo del Questionario di Attaccamento per Adulti in forma ridotta (Forma A) assieme al Test di Relazione Diadica (Forma 4, per coniugi con figli in età scolare) di Cusinato (1990), nel secondo (Studio B) l’utilizzo del Questionario di Attaccamento per Adulti (versione integrale) assieme al Test di Relazione Diadica (Forma 1, per partner prossimi al matrimonio) di Cusinato (1997). Le ipotesi di ricerca di ciascun studio prevedono delle correlazioni significative tra le Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 278 subscale del Questionario di Attaccamento per Adulti e le scale dei Test di Relazione Diadica. In particolare, ci si aspetta che le subscale Sicuri, Preoccupati, Evitanti ed Impauriti del Questionario siano correlate rispettivamente alle scale Self-ful, Self-less, Selfish e NoSelf del TRD. Inoltre è ipotizzabile che la subscala Sicuri correli in modo negativo principalmente con la scala No-Self e secondariamente, sempre in modo negativo, con le scale Selfish e Self-less. Analogamente, si ipotizza una correlazione negativa della subscala Self-ful principalmente con la subscala Impauriti e secondariamente con quelle Evitanti e Preoccupati. Si attende anche che la subscala Preoccupati correli positivamente con la subscala No-Self e che, per analogia, la subscala Self-less correli positivamente con la subscala Impauriti. Infine si ipotizza una correlazione positiva anche tra le subscale Evitanti e No-Self e analogamente, tra le subscale Selfish ed Impauriti. STUDIO A: Stili di Attaccamento e Stili Relazionali in Coppie con figli in Età Scolare La ricerca (Salvo, 1998) è condotta su un campione di 100 coppie di genitori (N = 200), residenti nella città di Molfetta (BA) con almeno un figlio in età scolare, ossia di età compresa tra i 6 e 10 anni. Il campione ha un’età compresa tra i 29 e i 49 anni (età media = 38.29; DS = 4.0). Ad ogni soggetto del campione sono somministrati il Questionario di Attaccamento forma ridotta – forma A (allegato B) e il Test di Relazione Diadica, forma 4. L’analisi dei dati raccolti evidenziato le correlazioni tra le subscale dei due strumenti, riportate nella Tabella 5. Tabella 5. Studio A: correlazioni tra le subscale del Q.A.A e le subscale del T.R.D. Sicuri Preoccupati Evitanti Impauriti Self-ful Self-less .12* .10A Selfish -.19** .15* .27** .18** No-Self -.23*** .27*** .25*** .30*** A Legenda: p < .07; * = p <.05; ** = p <.01; *** = p <.001 Come si può osservare, le ipotesi relative alle possibili correlazioni tra le subscale del Q.A.A. e quelle del T.R.D. sono state per lo più confermate, anche se non vengono riscontrate tutte le correlazioni aspettate. Infatti, solo le subscale Evitanti e Impauriti correlano positivamente con le rispettive subscale del T.R.D. Selfish e No-Self (r = .27, p < .001; r = .30, p < .001). Ciò significa che le persone con un modello positivo di sé e negativo dell’altro tendono ad avere uno stile interpersonale di tipo reattivo per cui possono auto gratificarsi attraverso mezzi esterni e comportamenti socialmente accettati, come un superimpegno nel lavoro o l’esercizio fisico (L’Abate, 1995). Invece le persone con un modello di sé e dell’altro negativo sono deficitarie nell’attribuzione di importanza alle relazioni interpersonali. Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 279 Si può rilevare una correlazione significativa e negativa tra le subscale Sicuri e No-Self (r = -.23, p < .001), e tra le subscale Sicuri e Selfish (r = -.19, p < .01). Le persone con un modello di sé e dell’altro positivo non sono deficitarie nell’attribuzione di importanza (No-Self) e non hanno bisogno di ricercare la propria sicurezza in fonti esterne (Selfish). Esse costruiscono le interazioni con gli altri sulla base della reciprocità. Si può rilevare ancora una correlazione positiva tra le subscale Preoccupati e NoSelf (r = .27, p < .001), ma non tra le subscale Self-less e Impauriti, per le quali c’è solo una tendenza che si avvicina alla significatività (r = .10). Ciò indica che le persone con un modello negativo di sé e positivo dell’altro possono avere uno stile interpersonale caratterizzato da forme simbiotiche di dipendenza dall’altro. Le persone self-less non sono capaci di affermare se stesse e di stabilire un senso interno dell’importanza di sé; la tendenza alla correlazione indica che il loro stile di attaccamento può essere impaurito, il che implicherebbe un modello dell’altro negativo. Correlano positivamente le subscale Evitanti e No-Self (r = .25, p < .001) e le subscale Selfish ed Impauriti (r = .18, p < .01). Questi risultati dicono che le persone con un modello positivo di sé e negativo dell’altro possono comunque avere difficoltà nell’attribuzione di valore a sé stessi; alla fin fine il loro alto modello di sé potrebbe anche essere una strategia per colmare un vuoto celato, ma pur sempre presente, nella definizione di sé e dell’altro. Emergono, infine, due correlazioni particolarmente interessanti che disattendono le aspettative: la subscala Preoccupati correla positivamente con la subscala Selfish (r = .15, p < .05) e la subscala Evitanti correla positivamente con quella Self-less (r = .12, p < .05). La prima correlazione può significare che le persone con un modello negativo di sé e positivo dell’altro tendono ad attribuire importanza a se stessi e a negarla all’altro nel comportamento, fino ad arrivare al risultato interpersonale “io vinco, tu perdi”. Bartholomew (1991) giunse ad un risultato analogo a proposito dei problemi interpersonali legati a specifici pattern di attaccamento: i soggetti con stile di attaccamento preoccupato erano iper-espressivi e particolarmente dominanti nelle relazioni, mentre ci si aspettava che fossero passivi. Queste persone, bisognose di essere rassicurate dal partner, tendono ad avere uno stile interpersonale dominante per mezzo del quale cercherebbero di ottenere conferma esterne del proprio valore. La seconda correlazione indica che le persone con un modello positivo di sé e negativo dell’altro possono stabilire rapporti interpersonali di dipendenza e sottomissione. Questo risultato può essere spiegato in due modi: a) le rappresentazioni delle persone evitanti circa l’attaccamento sono sostanzialmente una strategia, per difendersi dal timore del rifiuto e dell’abbandono, per cui se a livello di modelli mentali sembrano invulnerabili, di fatto a livello comportamentale sono incapaci di imporsi, b) a causa del modello negativo dell’altro, queste persone rifiutano il confronto con il partner, il quale non viene considerato sufficientemente importante e degno di attenzione. Il risultato finale sarà solo apparentemente di sottomissione alle iniziative dell’altro. Relativamente alle correlazioni tra le subscale del Questionario di Attaccamento fra Adulti, i risultati sono riportati nella Tabella 6. Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 280 Tabella 6. Studio A: correlazioni tra le subscale del Q.A.A. Sicuri Sicuri Preoccupati Evitanti Impauriti 1.00 -.34*** -.42*** -.54*** Preoccupati 1.00 Evitanti .52*** 1.00 Impauriti .43*** 1.00 Legenda: *** = p <001 L’ipotesi di correlazione negativa tra le subscale opposte del questionario viene confermata solo in parte. Essa, infatti, emerge solo tra le subscale Sicuri ed Impauriti (r = .42, p < .001). Le due subscale sono quindi veramente opposte; mentre non si può dire lo stesso per le subscale Preoccupati ed Evitanti, le quali, anzi, mostrano una tendenza lieve a correlare positivamente (r = .14, p < .05). Possiamo inoltre verificare una correlazione positiva tra le subscale adiacenti Preoccupati/Impauriti (r = .49, p < .001) ed Evitanti/Impauriti (r = .46, p < .00 1). Questi risultati trovano la loro giustificazione nella esistenza delle due dimensioni sottostanti il modello di Bartholomew; prototipi adiacenti sono infatti sottesi da una dimensione comune. Sebbene questo potrebbe essere applicabile, in linea di principio, anche ai prototipi Sicuro e Preoccupato, si osserva tra le due subscale una correlazione negativa (r = -.47, p < .001): ciò fa supporre che laddove esiste un senso di sé svalutato e fragile, pur esistendo un modello dell’altro positivo, non vi può essere comunanza con un prototipo di persona capace di vivere serenamente le relazioni intime, senza la preoccupazione di essere ferito o svalutato. Anche dall’analisi della varianza condotte sui punteggi delle quattro subscale del Q.A.A. in rapporto alle variabili indipendenti sono emerse informazioni interessanti. Relativamente alla variabile “sesso” si evidenzia come, rispetto alle subscale del Q.A.A, le donne hanno in media punteggi significativamente maggiori nelle subscale Preoccupati (M = 16.41; DS = 5.0, F = .003) ed Impauriti (M = 15.39; DS = 4.3, F = .04); gli uomini, invece, hanno ottenuto punteggi significativamente maggiori nella subscala Evitanti. (M = 18.98; DS = 4.9, F = .002). Rispetto alla variabile “età”, nel campione si individuarono quattro fasce di età: primo gruppo 29-34; secondo gruppo 35-39; terzo gruppo 40-44; quarto gruppo 45-49. Inoltre, per tutte le fasce di età si sono tenuti distinti gli uomini dalle donne. Relativamente all’effetto di questa variabile sulle subscale del Q.A.A emerge che gli uomini di età compresa tra i 40-49 anni, rispetto agli uomini del secondo gruppo (35-39), sono più preoccupati; quelli di età compresa tra i 45-49 anni sono più evitanti degli uomini degli altri gruppi. Le donne di età compresa tra i 35-39 anni sono più preoccupate delle donne del gruppo 29-34 anni. Relativamente alla variabile “scolarità”, i livelli di istruzione definiti sono cinque. Per quanto riguarda il Q.A.A, non emergono differenze significative fra i gruppi. Si è voluto inoltre analizzare se il campione maschile si differenziasse da quello femminile rispetto alle dimensioni sottostanti il modello di Bartholomew che sono il Modello di Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 281 Sé e il Modello dell’Altro. Esse vengono misurate attraverso la somma lineare dei punteggi ottenuti nelle quattro subscale (Griffin e Bartholomew, 1994). Da questa analisi emerge che gli uomini ottengono in media punteggi significativamente maggiori delle donne nel Modello di Sé mentre le donne ottengono punteggi significativamente maggiori rispetto al loro Modello dell’Altro. STUDIO B: Stili di Attaccamento e Stili Relazionali in Coppie di Fidanzati Prossimi al Matrimonio Questo secondo studio (Salvo, 1998), nell’ambito della ricerca di validità concorrente/ differenziante del Q.A.A., ha lo scopo di verificare l’esistenza di congrue correlazioni fra il Questionario di Attaccamento fra Adulti versione integrale e il Test di Relazione Diadica (Forma 1, per partner prossimi al matrimonio) di Cusinato (1997), su un campione di coppie in procinto di sposarsi. I due strumenti furono somministrati nel 1998 a 60 coppie di fidanzati (N = 120) che intendevano sposarsi nell’arco dei due anni, residenti nelle province di Padova, Treviso, Mantova e Varese. L’età dei soggetti è compresa tra i 21 e i 39 anni (età media = 28.65; DS = 3.11) con una media di 5.11 anni di fidanzamento (DS = 3.31). Le correlazioni tra le subscale del Q.A.A. e T.R.D. sono riportate nella Tabella 3. É verificato il legame tra prototipo di attaccamento Sicuro e stile relazionale funzionale (posi-zione Self-ful) così come sono stati verificati i legami tra prototipi di attaccamento insicuri e modalità relazionali disfunzionali (Preoccupato/Self-less, r = .26, p < .01; Evitante/Selfìsh, r = .47, p < .001; Impaurito/No-Self, r = .39, p < .001). Inoltre sono presenti delle correlazioni negative, anche se non tutte significative, in accordo con le nostre previsioni. La subscala Selfish, No-Self e Self-less correlano in modo negativo con la subscala Sicuri, mentre la subscala Self-ful correla negativamente con la subscala Evitanti, Impauriti e Preoccupati. Le correlazioni fra le subscale del Q.A.A. (Tabella 7) conferma nuovamente l’opposizione fra il prototipo sicuro e quelli insicuri nonché la correlazione positiva fra prototipi che hanno almeno una dimensione sottostante in comune (Preoccupato/Impaurito ed Evitante/Impaurito). La correlazione positiva fra Evitanti e Preoccupati si è confermata (r = .08) sebbene in questo caso non sia assolutamente significativa. Questi risultati confermano Tabella 7. Studio B: correlazioni tra le subscale del Q.A.A.e le subscale del T.R.D Sicuri Self-ful Preoccupati .23** Self-less Selfish Evitanti Impauriti .-.20* -.18* .26** -.18* No-Self .47*** .18* .21** Legenda: * = p < .05 ; ** = p< .01; *** = p< .001 Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 282 ulteriormente l’aderenza dello strumento al modello da cui deriva. Tabella 8. Studio B: correlazioni tra le subscale del Q.A.A. Sicuri Sicuri Preoccupati Evitanti Impauriti 1.00 -.34*** -.42*** -.54*** Preoccupati 1.00 Evitanti .52*** 1.00 Impauriti .43*** 1.00 Legenda: *** = p <001 In questa ricerca l’attendibilità delle quattro subscale del Q.A.A. è stata valutata nuovamente attraverso l’α di Cronbach, nonché l’effetto di ciascun item su tale indice: Scala Sicuro, α = .51; Scala Preoccupati, α = .76; Scala Evitanti, α = .75; Scala Impauriti, α = .74 (Allegato C). Anche in questa ricerca è stata valutata la capacità del Q.A.A. di differenziare i soggetti del campione rispetto le variabili indipendenti, attraverso l’analisi della varianza dei punteggi delle subscale. Rispetto alla variabile “sesso”, non emergono differenze significative sebbene gli uomini risultino più Preoccupati ed Evitanti delle donne. Rispetto alla variabile “età” l’analisi è stata condotta separatamente per il sottocampione degli uomini e delle donne. Si può osservare che gli uomini, di fasce d’età diverse hanno punteggi medi significativamente diversi nella subscala Preoccupati del Q.A.A.; gli uomini aventi un’età compresa tra i 21 e 27 anni, presentano mediamente punteggi statisticamente più bassi nella subscala Preoccupati rispetto agli uomini dai 28 ai 39 anni. Si rileva inoltre una tendenza alla significatività (p = .07) per la scala Impauriti; i soggetti aventi un’età compresa tra i 21 e 27 anni sono meno impauriti dei soggetti aventi un’età compresa tra i 28 e 39 anni. Partendo da questi dati si potrebbe ipotizzare che con l’avanzare dell’età le rappresentazioni mentali degli uomini cambino, assumendo connotazioni che si discostano sempre di più da uno stile d’attaccamento Sicuro. Relativamente alla “scolarità” sembrerebbe che, in questo campione, il livello di istruzione non influenzi i modelli di attaccamento. Discussione É stato illustrato il percorso di creazione, verifica della attendibilità e validazione concorrente/discriminante del Questionario di Attaccamento tra gli Adulti. Dalle analisi fino qui Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 283 effettuate sembra di poter affermare che lo strumento rifletta adeguatamente il modello a quattro categorie di Bartholomew da cui deriva, sebbene la percentuale di varianza assorbita complessivamente dai quattro fattori emersi non sia molto alta. Lo strumento possiede una buona consistenza interna, rilevata tanto attraverso il metodo classico del testing psicologico quanto attraverso il metodo a tratti latenti. La subscala Sicuri mostra la consistenza interna più bassa, rispetto al coefficiente di Cronbach (α = .38). Nell’osservare gli item che saturano il 3° fattore, rappresentativo di questa scala, si evidenzia come vi sia una carenza di item che descrivano la capacità dei soggetti Sicuri di essere autonomi, a livello affettivo, oltre che a proprio agio con l’intimità e la dipendenza. Item di questo tipo non erano presenti neppure nella versione originale del questionario (Griffin e Bartholomew, 1994), sebbene questa dimensione sia prevista dal modello, e questo può parzialmente spiegare la bassa consistenza interna della subscala, rilevata anche nello studio canadese, rispetto al coefficiente di Cronbach. È ipotizzabile anche che questa subscala, più delle altre, risenta delle caratteristiche di un campione particolarmente variegato per età, grado di scolarità e stato civile quale risulta essere il nostro. Ciò spigherebbe, almeno in parte, perché la consistenza interna di questa subscala risulta invece soddisfacente rispetto al Rating Scale Model che non risente della variabilità delle risposte espresse dai soggetti e quindi delle caratteristiche del campione e della popolazione. La fedeltà dello strumento, risulta abbastanza soddisfacente dato che le correlazioni tra le due forme parallele, di ciascuna scala, sono risultate significative, sebbene la percentuale comune di varianza spiegata dalle forme parallele sia migliore per le tre scale di attaccamento insicuro rispetto a quelle della scala Sicuri. Prove di validità del Q.A.A. sono emerse anche dall’accostamento dello strumento al Test di Relazione Diadica che ha permesso di confermare la similarità ipotizzata tra il modello di Attaccamento Adulto di Bartholomew e il modello Selfhood di L’Abate. I due modelli hanno in comune l’assunto fondamentale secondo cui le relazioni intime di dipendenza sono basate sulla regolazione dello spazio interpersonale, inteso quale desiderio di avvicinarci o allontanarci dalle persone che amiamo. In una evoluzione normale un attaccamento infantile di tipo sicuro porta a legami di interdipendenza tra le persone legate da relazioni significative, mentre un attaccamento insicuro ha alla base una “regolazione dello distanza psicologica” inconsistente o contraddittoria. I risultati dello studio B appaiono sicuramente più netti e confermatori rispetto a quelli più parziali dello studio A. Questo può essere spiegato in parte dall’aver utilizzato, nel secondo studio, la forma integrale del Q.A.A con subscale composte da 14 item anziché 7 della forma ridotta (studio A). In questo modo anche le subscale Sicuri e Preoccupati hanno ottenuto correlazioni positive e significative con le posizioni Self-ful e Self-less, come era stato ipotizzato. È importante ricordare però che nel secondo studio è stata utilizzata anche una forma rivisitata del T.R.D. (Falcetti, 1997), creata in modo da eliminare i limiti psicometrici rilevati nelle versioni antecedenti dello strumento. Una migliore consistenza interna al T.R.D. ed una maggiore omogeneità degli item delle varie subscale può aver contribuito a rendere lo strumento più fedele rispetto al modello originale, favorendo quindi una correlazione più precisa e puntuale con le subscale del Q.A.A. La differenza fra i due studi può essere letta anche alla luce dei campioni presi in ana- Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 284 lisi. Il fatto che lo studio A prenda in considerazione coppie sposate con figli in età scolare e con un’età media di 38,3 anni rispetto ad un campione di fidanzati, con età media pari a 28,7 anni, può far ipotizzare che laddove i partner non condividono il ménage della vita matrimoniale, in cui si impara forzatamente a mediare e negoziare le proprie esigenze con quelle dell’altro, vi può essere una corrispondenza più puntuale tra modelli mentali di attaccamento e lo stile relazionale adottato (output comportamentale) proprio perché le coppie più giovani, prese in esame, possono essere più impulsive e direttive. Le persone con un’esperienza decennale di vita matrimoniale possono aver imparato ad adottare stili relazionali che non sempre coincidono con i propri modelli interni. Una persona tendenzialmente poco sicura di sé e bisognosa di continue conferme (attaccamento Preoccupato), per esempio, può, all’interno di un rapporto stabile, avere la possibilità di adottare uno stile relazionale funzionale (“io vinco - tu vinci”) oppure, per converso, uno stile disfunzionale del tipo “io vinco - tu perdi”. Questa spiegazione troverebbe conferma nelle analisi che indagano (studio B) l’effetto dell’età sui modelli interni di attaccamento e di importanza di sé. Gli uomini meno giovani sembrano avere mediamente modelli di attaccamento più insicuri rispetto ai più giovani e ciò nonostante i primi adottino, a livello comportamentale, modalità più selful degli altri nel loro rapporto di coppia. I risultati ottenuti, relativi all’accostamento dei due modelli, vanno letti anche quale conferma di una buona validità concorrente del Questionario di Attaccamento fra Adulti. Inoltre, sempre nell’ambito degli approfondimenti psicometrici, lo studio B mette in luce una attendibilità delle subscale di questo questionario che conferma i risultati ottenuti nella ricerca di costruzione del questionario evidenziando una maggiore consistenza interna della subscala sicuri (α = .51) anche rispetto alla prospettiva classica di misurazione. Conclusioni Dalle analisi condotte è possibile affermare che il Questionario di Attaccamento fra Adulti possiede una buona consistenza interna, rilevata tanto attraverso il metodo classico del testing psicologico quanto attraverso il metodo a tratti latenti. In particolare, l’aver ripetuto le analisi classiche per indagare la consistenza interna delle subscale del QAA nei due studi, A e B, permette di affermare che il testing classico risente pesantemente delle caratteristiche di distribuzione del campione, dato che quanto più omogeneo questo è — per età, scolarità e tipo di relazione sentimentale vissuta dai soggetti — tanto migliore è risultato essere il coefficiente α di Cronbach della subscala Sicuri. Anche la fedeltà dello strumento risulta sufficientemente soddisfacente. È stato possibile anche mettere a punto una modalità di scoring che permette di delineare il profilo dei prototipi emergenti per ciascun soggetto, grazie alla trasformazione dei punteggi grezzi, per ciascuna subscala in punti T normalizzati sulla base delle norme statistiche estratte dal campione (N = 196). Lo strumento necessita comunque di un’ulteriore messa a punto nella scala Attaccamento Sicuro, la cui consistenza è confermata dal metodo dei tratti latenti, ma non dall’α di Cronbach. Inoltre sono ancora necessarie ulteriori valutazioni correlative con strumenti provenienti da teorie diverse che ne permettano l’incremento dell’affidabilità, come fatto da Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 285 Lindaver (1998) che ha condotto uno studio mettendo a confronto il modello Selfhood di L’Abate, il modello di attaccamento adulto di Bartholomew e il modello circonflesso di Olson, attraverso i rispettivi strumenti: il Profilo Sé-Altri, Il QAA (Questionario di Attaccamento fra Adulti) e il FACES-III (Family Adaptibility Cohesion Evaluation Scale). Lo strumento si presta inoltre come strumento di ricerca, come dimostrato da Salvo, Falcetti e Caldironi (1998) che hanno utilizzato il QAA nell’ambito dell’handicap visivo per confrontare i profili di attaccamento dei genitori con la classificazione dell’attaccamento dei figli. Riferimenti bibliografici Ainsworth, M. D. S., Blehar, M., Waters, E. e Wall. S. (1978). Patterns of attachment: A psychological study ofthe Strange Situation. Hillsdale, NJ: Earlbaum. Ainsworth, M. D. S. (1982). Attachment: Retrospect and prospect. In C. M. Parkers e J. Stevenson-Hinde (a cura di), The piace of attachment in human behavior (pp. 3-30). New York: Basic Books. Barholomew, K. (1990). Avoidance of intimacy: An attachment perspective. Journal of Social and Personal Relationships, 7, 147-178. Bartholomew, K. (1993). From childhood to adult relationship: attachment theory and research. In: S. W. Duck, (a cura di) Learning about relationships (pp. 30-62). London: Sage. Bartholomew, K. (1997). 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Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 287 Salvo, R. (1998). La teoria dell’attaccamento nello studio delle relazioni di coppia. Tesi di dottorato non pubblicata. Padova: Dipartimento di Psicologia Generale. Salvo, R. e Cusinato, M. (1996). Il Questionario di Attaccamento tra Adulti. Costruzione e contributo alla sua validità statistica. Accettato da Testing, Psicometria e Metodologia. Salvo, R., Falcetti, E. e Caldironi, P. (1998). Handicap visivo e attaccamento. Paper presentato al XII Congresso Nazionale di Psicologia dello Sviluppo, 5-7 Dicembre, Bressanone, Italia. Salvo, R. e Minervini, P. (1996). A model of attachment in adult relationship and a model of self-importance: a theoretical and metodological comparison. In R. Romaioli, M. Dondi e C. 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Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 288 ALLEGATO A: Questionario di Attaccamento fra Adulti Salvo, Gennaio 1994 II questionario riguarda l’esigenza di relazione con le persone che ognuno può avere in gradi diversi. Per rispondere completa nella tua mente l’espressione: rispetto al contenuto di questa frase...(ogni frase del questionario) mi sento così... (una delle cinque risposte): RISPOSTE POSSIBILI No (1) Quasi mai (2) Non so (3) Quasi sempre (4) Si (5) 01. Mi sento affettivamente vicino agli altri. 02. Temo di non essere importante per gli altri quanto loro lo sono per me. 03. Voglio essere economicamente autonomo per poter essere affettivamente libero da legami. 04. L’esperienza mi dice che non posso fidarmi né di me né degli altri. 05. Ho paura di restare solo/a 06. Gli altri non si avvicinano a me quanto io vorrei. 07. Preferisco evitare le relazioni emotive strette. 08. Quando qualche sconosciuto mi si avvicina, penso subito che voglia farmi del male. 09. Non ho difficoltà ad avvicinarmi agli altri e ad entrare in confidenza. 10. Il mio desiderio di rapporti coinvolgenti allontana la gente da me. 11. Il giudizio degli altri mi lascia indifferente. 12. Affidarmi emotivamente agli altri mi crea un senso di panico. 13. Sono preso/a dalla preoccupazione che il partner non voglia più stare con me. 14. Ho paura che gli altri non mi accettino. 15. Il sentirmi emotivamente autonomo/a è per me un’esigenza fondamentale. 16. Non trovo persone su cui fare affidamento. 17. Quando mi guardo allo specchio mi piace abbastanza ciò che vedo. 18. Per superare la paura di essere abbandonato/a ho bisogno che gli altri mi confermino continuamente il loro amore. 19. Valgo molto più delle persone che mi stanno accanto. 20. Se qualcuno si dimostra particolarmente interessato alla mia compagnia, mi innervosisco. 21. Vivo con serenità le relazioni in cui dipendo affettivamente dagli altri. 22. Ho la sensazione di valere meno degli altri. 23. Io dipendo solo da me stesso/a. 24. Quando mi trovo in situazioni imbarazzanti di solito mi difendo con la fuga. 25. Sento di aver bisogno degli altri come gli altri hanno bisogno di me. 26. Gli altri mantengono una certa distanza da me nonostante il mio bisogno di sentirli vicini. 27. Non voglio che gli altri si appoggino psicologicamente a me. 28. Mi sembra che gli altri non si interessino alla mia amicizia. 29. Mi sento soddisfatto/a quando posso prendermi cura di qualcuno. 30. Temo di non poter meritare l’aiuto degli altri. 31. Evito in ogni modo che gli altri dipendano da me. 32. Fidarmi completamente delle persone che mi circondano significa per me rischiare troppo. 33. Sono certo/a che ci sarà sempre qualcuno quando ne avrò bisogno. 34. Vorrei “fondermi” completamente con le persone che mi piacciono. 35. Mi sento a mio agio solo in relazioni poco coinvolgenti Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 289 36. Avvicinandomi emotivamente agli altri ho paura di restare ferito/a. 37. Non mi disturba dipendere affettivamente da qualcuno. 38. Gli altri rispondono con diffidenza al mio bisogno di amicizia. 39. Credo che gli altri mi considerino una persona emotivamente distaccata. 40. Mi agito se devo conoscere qualche persona nuova. 41. Non mi sento svalutato/a se dipendo dalle persone che amo. 42. Pur di sentirmi amato/a rinuncerei alla mia personalità. 43. Ho l’impressione che le persone tendano ad appiccicarsi a me. 44. Gli altri non fanno nulla per farmi sentire a mio agio quando siamo insieme. 45. Credo di essere importante per le perone che mi stanno accanto. 46. Mi sento importante solo quando gli altri me lo dicono. 47. Gli altri contano poco per me. 48. Le relazioni coinvolgenti mi creano ansia. 49. Mi reputo una persona sicura e socievole. 50. Pur di sentirmi amato/a rinuncerei ad ogni mia esigenza. 51. Non voglio affidarmi a nessuno. 52. Non mi so accettare né mi piacciono gli altri. 53. L’essere ferito/a proprio dalle persone che amo non mi fa perdere fiducia in loro. 54. Senza gli altri io non valgo proprio niente. 55. Se gli altri sono freddi con me rimango indifferente. 56. Mi spavento se qualcuno vuole entrare in confidenza con me. ALLEGATO B: FORME PARALLELE Scala Sicuri (r = .24, p < .001) Scala Preoccupati (r. = .58; p < .001) Forma A: Item Forma B: Item Forma A: Item Forma B: Item Scala Evitanti ( r = 57, p< .001) Scala Impauriti (r = .66, p < .001) Forma A: Item Forma B: Item Forma A: Item Forma B: Item 01 29 02 30 03 31 04 32 05 33 06 34 07 35 08 36 09 37 10 38 11 39 12 40 14 41 14 42 15 43 16 44 18 45 18 46 19 47 20 48 22 49 22 50 23 51 24 52 26 53 26 54 27 55 28 56 Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 290 Allegato C: Studio B: Affidabilità totale delle subscale del Q.A.A. Sicuri Item Alpha Preoccupati Item con item elim. Alpha Evitanti Item con item elim. Alpha Impauriti Item con item elim. Alpha con item elim. 1 .50 2 .73 3 .73 4 .73 5 .51 6 .74 7 .74 8 .73 9 14 .49 .46 10 13 .75 .74 11 15 .75 .74 12 16 .72 .72 17 .47 18 .73 19 .73 20 .74 21 .47 22 .74 23 .72 24 .74 25 .50 26 .74 27 .74 28 .71 29 .51 30 .74 31 .74 32 .72 33 .51 34 .76 35 .74 36 .72 37 .50 38 .75 39 .74 40 .73 41 .52 42 .74 43 .74 44 .73 45 .49 46 .73 47 .74 48 .71 49 .47 50 .74 51 .72 52 .71 53 .52 54 .74 55 .75 56 .72 α . .51 α .76 α .75 α .74 Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 291 Allegato D: NORME STATISTICHE DEL Q.A.A. N = 196, età compresa fra i 16 e gli 80 anni (età media = 36.6 anni; DS = 13.04): 88 uomini (età media = 37.6 anni; DS = 14.03) e 108 donne (età media = 35.8 anni; DS = 12.2). Punto grezzo 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 T-Scala Sicuri 23 26 28 29 30 32 33 35 36 T- Scala Preoccupati 35 36 38 39 40 41 42 43 44 46 47 48 49 50 51 53 54 55 56 57 58 59 61 62 63 64 T-Scala Evitanti T- Scala Impauriti Punto grezzo T-Scala Sicuri T- Scala Preoccupati T-Scala Evitanti T-Scala Impauriti 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 38 39 41 42 44 45 47 48 50 51 53 54 56 57 59 60 61 63 64 66 67 69 70 73 75 76 65 66 58 59 60 61 62 64 65 66 67 68 70 66 31 32 33 34 35 37 38 39 40 41 43 44 45 46 47 48 50 51 52 53 54 55 57 34 35 37 38 39 40 41 43 44 45 46 48 49 50 51 52 54 55 56 57 58 60 61 62 63 65 60 70 71 72 73 74 76 68 69 71 73 74 75 77 78 71 88 86 Università di Padova Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia c/o Dipartimento di Psicologia Generale, via Venezia 8, 35131 Padova tel. 049 827 6663 – fax 049 827 6600 – E-mail: [email protected] Strumenti di valutazione familiare Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 292