“Spesso non si dona solo perché si ignora sia possibile farlo”
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“Spesso non si dona solo perché si ignora sia possibile farlo”
caritas informa Domenica 1 aprile 2007 Inserto periodico a cura della Caritas diocesana vicentina 11 Caritas diocesana vicentina Contrà Torretti, 38 Vicenza www.caritas.vicenza.it tel. 0444-304986 - fax 0444-304990 E-mail: [email protected] c.c.b. n. 117100 c/o Banca Etica filiale di Vicenza - abi 5018, cab 12100 c.c.p. n° 13824362 intestato a: Diocesi di Vicenza - Caritas Casella postale 833 - 36100 Vicenza Dalla Caritas diocesana la guida “Se doni ricevi” per promuovere offerte e lasciti per le sue attività “S e doni ricevi” è un opuscolo informativo che, a partire dall’identità Caritas, intende promuovere il gesto del dono attraverso offerte e lasciti testamentari. A servizio di questa iniziativa si sono già messi sette ordini e collegi professionali del Vicentino, che si sono resi disponibili ad approfondire la tematica dal punto di vista tecnico-professionale e a fornire informazioni a chi ne facesse richiesta. Con la collaborazione di dottori commercialisti, notai, ragionieri e periti commerciali, il volumetto verrà distribuito gratuitamente presso gli studi professionali ed esposto al pubblico. Il libretto è curato da Stefano Osti, che nell’organico della Caritas vicentina si occupa dell’ambito della responsabilità sociale, e le sue pagine si aprono con la spiegazione della missione della Caritas e dello stile del suo agire. Vengono poi descritte tutte le attività: i progetti, la formazione e i servizi-segno che i numerosi volontari hanno saputo far nascere e crescere in oltre trent’anni. Una sezione del libretto è dedicata alle donazioni, con esempi di proposte per devolvere parte dei profitti o delle imposte a favore della Caritas e dell’Associazione Diakonia onlus, che ne è lo strumento operativo. Ecco quindi elencate e spiegate le opportunità di erogazioni liberali e le relative agevolazioni fiscali sia per le imprese che per i privati cittadini, seguite dalle quote che nella denuncia dei redditi si possono devolvere direttamente alla Caritas attraverso l’Associazione Diakonia onlus (5 per mille) o indirettamente, sostenendo la Chiesa cattolica (8 per mille). Una nuova iniziativa della Caritas nel campo del sostegno economico è quella relati- Il dono come scelta La pubblicazione grazie all’aiuto di alcuni ordini professionali va ai lasciti testamentari. “Fare testamento - si legge - significa esercitare un diritto fondamentale, decidendo la destinazione dei propri beni, anziché demandare tutto alle leggi dello Stato”. Si tratta in ogni caso di una presa di coscienza a favore dei propri eredi o di terzi. Accanto a questo, senza ledere i diritti degli eredi legittimi, si può destinare una quota a favore dei progetti che in vita si è contribuito a sostenere. Donare alla Caritas significa fare del bene anche a sé stessi e ai propri cari, perché “il benessere di ognuno dipende dal benessere di tutta la comunità”, e sapere che quanto lasciato verrà impiegato in modo trasparente e, laddove fossero indicate, secondo le pre- ferenze del donatore stesso. Per chi, infine, avesse il desiderio di valutare personalmente i progetti, vi è sempre la possibilità di partecipare come volontari, donando il proprio tempo e la propria disponibilità. del notaio è per la Clarizio una professione di alto valore sociale. «È l’essenza stessa del notaio a dimostrarlo: egli è un pubblico ufficiale e ha un ruolo di tutela a priori della legalità, quasi fosse un giudice preventivo. Quanto fissato davanti a un notaio ha un forte connotato di legalità, a prote- zione non solo delle parti, ma anche dell’interesse comune. Gli atti di un notaio sono sopra le parti, la risposta che lui dà è quella dello Stato, alla fine è un ruolo a difesa del più debole. L’atto notarile dà garanzia a entrambe le parti, a prescindere dalla forza del contraente». L’opinione del notaio “Spesso non si dona solo perché si ignora sia possibile farlo” Un’occasione per colmare il vuoto di conoscenza che spesso accompagna la possibilità di lasciti a organizzazioni non profit impegnate nel sociale. È l’opinione del notaio Giulia Clarizio relativamente all’iniziativa della Caritas vicentina di predisporre e diffondere il sussidio Se doni ricevi. La dottoressa Clarizio è stata presidente del Consiglio notarile dei distretti riuniti di Vicenza e Bassano fino a pochi mesi fa e in questa veste ha appoggiato l’iniziativa della Caritas. Oggi è componente del Consiglio nazionale del notariato. «È un’iniziativa che mi pare positiva e opportuna - sottolinea -, perché molto spesso le persone non sono a conoscenza della possibilità di disporre gratuitamente dei propri beni in vita e dopo la vita. A volte è solo per ignoranza che non ci si pensa; se viceversa si è sensibilizzati, diventa più facile disporre secondo le proprie aspirazioni o desideri. Per il testamento pubblico l’intervento del notaio è d’obbligo, ma anche per quello olografo, più comune, nessun professionista è competente quanto il notaio per quel che riguarda la consulenza e la necessità di conoscere le norme di diritto civile. Quando si vuol disporre dei propri beni per beneficenza è importante conoscerne i limiti e le possibilità. Infatti, non c’è solo la donazione delle proprie proprietà, ci sono anche altre forme di diritto, come la nuda proprietà, l’usufrutto, l’istituzione di una fondazione, le borse di studio, vincolandone anche l’utilizzo a determinati fini». Contrariamente a quel che verrebbe da pensare, quella Etica e impresa: la parola al commercialista Etica e affari, si ritiene comunemente, fanno a pugni. E intendere il proprio lavoro, la propria quotidianità, anche come un impegno verso la società sembra un’attitudine per pochi benemeriti. È veramente così? L’ideale non cozza malamente contro un sistema economico che è sempre più competitivo, dove fare il proprio interesse sembra significare sempre più spesso passare sopra ideali e valori, calpestando magari le vite altrui pur di ottenere un vantaggio personale? Negli ultimi anni si parla sempre più frequentemente della responsabilità sociale delle aziende. Spesso essa si riduce a una mera operazione di facciata, per “ripulire” la propria immagine con piccole operazioni di solidarietà che non cambiano le modalità a volte “cannibali” con cui si trattano dipendenti, clienti, fornitori, ambiente e società nel suo complesso. La questione si pone anche per i liberi professionisti: Gianpietro Confente è un dottore commercialista e ha fondato la onlus “Liberi professionisti solidali”, con la quale ha contribuito alla realizzazione della piccola guida della Caritas diocesana Se doni ricevi. «Personalmente - afferma -, credo che il professionista possa correre un rischio: perdere di vista il mercato come sistema di persone, con dei bisogni, e di idee in trasforma- zione, e smarrire la convinzione di esserne parte». Ma perché un libero professionista dovrebbe sentirsi responsabile socialmente ed eticamente? «Il professionista dottore commercialista, a mio avviso, sconta un luogo comune che talvolta sconfina nel pregiudizio: la sua funzione viene spesso associata alle esigenze di cassa dell’Erario. Dall’altro lato è insita nella sua disciplina l’osservanza di principi etici, come l’indipendenza di giudizio, la trasparenza verso il cliente, la correttezza verso il collega. Il cliente quindi ripone la sua fiducia nelle capacità del professionista, nella sua abilità di trovare la soluzione più corretta e, soprattutto, più tranquilla. Il professionista non può mai prescindere dagli interessi del cliente. Ma la professione è fatta anche, e soprattutto, di relazioni umane, dove l’etica non può essere confinata entro gli steccati dell’utilitarismo e di una visione di vita priva di regole e di valori. Principi etici e prassi deontologiche sono patrimonio di tutti e su di essi vigila il Consiglio dell’Ordine. Il professionista porta, invece, in dote il proprio bagaglio di valori morali. Sta a lui quindi fare scelte meditate e a volte dolorose. La chiave di volta di tutto è educare il cliente, fargli comprendere la necessità di decisioni a volte scomode e costose. Alla lunga, la scelta paga!». Cos’è allora per lei la responsabilità sociale d’impresa ? «Agli interessi degli azionisti, ovvero di coloro che investono capitali propri nell’impresa e, ma non sempre, detengono le leve del comando, si accodano le istanze dei soggetti coinvolti nella e dalla impresa, portatori anch’essi di interessi. Il concetto di impresa supera allora il limite fisico di azienda per diventare “comunità di persone” che, nell’ambito dell’attività economica, dovrà perfezionare i rapporti con le realtà vicine per ricercare con esse il bene comune. Il termine responsabilità sociale d’impresa, ovvero “etica e impresa”, sta perciò a indicare l’impegno libero e consapevole dell’imprenditore che si fa carico di altri obiettivi oltre al profitto e persegue politiche di integrazione dell’azienda nel sistema economico-sociale in cui è coinvolta l’impresa, quindi obblighi e vincoli verso dipendenti, clienti e fornitori, azionisti, territorio, società civile, enti e Amministrazioni pubbliche, e altri».