20130920 - Ordine dei Medici di Ferrara

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20130920 - Ordine dei Medici di Ferrara
20 settembre 2013
Il Resto del Carlino
«West Nile, l’odissea nonè ancora finita
Mia figlia ha rischiato danni gravissimi»
L’ODISSEA delle visite, degli esami e delle terapie non è ancora finita. Per il pieno
recupero fisico serviranno mesi, anche se i timori per la salute sembrano scongiurato: «Un
incubo, è stato un incubo». Quello di Lorenza Navarra, quarantunenne insegnante di
scuola materna, si chiama West Nile; a raccontare la vicenda è il padre Vittorino,
esponente politico e cugino del medico di base «che dopo la nostra peregrinazione per gli
ospedali della Romagna ha intuito che si trattava di qualcosa di molto serio, indirizzando
mia figlia al reparto di Malattie Infettive di Cona, dove lo staff del professor Libanore l’ha
curata in modo eccellente». Ma per giorni, anzi settimane, è stato un inferno: «Mia figlia è
stata probabilmente infettata dalla puntura della zanzara qui a Poggiorenatico — spiega
Navarra —, poi siamo partiti per le vacanze al mare assieme al nipotino. A Cattolica
Lorenza ha iniziato a sentirsi male». Febbre elevata, dolori molto forti alla testa: «Il medico
di base arrivato in albergo le ha consigliato di assumere semplici antinfiammatori e
antidolorifici, ma non hanno avuto alcun effetto — prosegue il genitore —; un paio di giorni
dopo visto che i problemi si acuivano, siamo andati all’ospedale della cittadina romagnola
e di qui siamo stati dirottati a Rimini». Il medico del pronto soccorso, prosegue Navarra,
«dopo cinque ore di attesa l’ha visitata e ha detto che anche per lui si trattava di una
normale influenza: sarebbe bastato proseguire con i farmaci da banco prescritti dal primo
medico. Addirittura, secondo lui nel giro di un paio di giorni mia figlia avrebbe potuto
addirittura andare in spiaggia. Ma come?, ho detto, non riesce neppure a camminare».
Era ormai passata una settimana, le condizioni della donna si facevano sempre più
allarmanti: «A quel punto ho chiamato mio cugino Mauro, medico condotto qui in paese: ci
ha consigliato di tornare subito a casa e dirigerci a Cona. Quando Lorenza è arrivata, era
debolissima, con dolori forti al capo, fitte lancinanti alle orecchie e problemi anche a
muovere la mandibola». All’ospedale ferrarese, dopo un prelievo di midollo, il responso:
«Meningo encefalite da West Nile — ricorda Navarra —; è stato uno choc, ma per fortuna
le cure hanno fatto rapidamente effetto. Dopo il ricovero e le terapie prestate, Lorenza è
stata dimessa con la garanzia della piena guarigione». Nel ringraziare i sanitari ferraresi,
l’uomo non tace il disappunto «per il ritardo nella diagnosi da parte dei medici romagnoli,
abbiamo rischiato conseguenze drammatiche». Ed ora come detto il recupero, «che
appare lento, mia figlia sta discretamente ma è molto debole, in qualche momento siamo
ancora costretti ad aiutarla con la sedia a rotelle. Si rimetterà — conclude il padre —, ma
la nostra odissea deve servire da monito. L’attenzione e l’esperienza dei medici è
fondamentale, e la West Nile non può essere sottovalutata».
Attenzione alle punture degli insetti
PRINCIPALE responsabile della potenziale trasmissione del virus ‘West Nile’ è la zanzara,
anche del genere più comune e diffuso (la Culex); i sintomi dell’infezione moderata sono
rappresentati da febbre che insorge dopo pochi giorni di incubazione e dura da tre a sei
giorni, accompagnata da malessere generalizzato, anoressia, nausea, mal di testa, dolore
oculare, mal di schiena, mialgie (dolori muscolari), tosse, eruzioni cutanee, diarrea,
linfadenopatia e difficoltà a respirare. In meno del 15% dei casi, negli anziani e nei soggetti
più deboli, possono aggiungersi gravi complicazioni neurologiche quali meningite o
encefalite. E’ il caso appunto della donna di Poggiorenatico, ricoverata per alcuni giorni a
metà luglio all’ospedale di Cona dopo l’insorgenza dei problemi durante le vacanze al
mare a Cattolica con la famiglia. Intanto torna alto l’allarme per la diffusione della ‘zanzara
tigre’: il servizio internet ‘Meteo Zanzare’ curato da Vape Foundation scrive che «complici
le piogge ed il clima settembrino in Emilia Romagna ed in particolare a Ferrara si prevede
ancora una forte diffusione della zanzara tigre». Perciò oltre ai consigli elementari di
prevenzione per i cittadini, in varie zone anche della città continuano le campagne di
disinfestazione.
Lascia in eredità centomila euro al 118
CENTOMILA euro a sostegno della rete d’emergenza provinciale 118. L’ingente somma è
il frutto dell’azione benefica compiuta da Rosanna Masotti, prima giudice e poi noto
avvocato ferrarese: tra le ultime volontà della donna, quella di donare parte dell’eredità in
beneficenza, compito eseguito dal legale Alessandro Bighi. L’ingente somma è stata
suddivisa per cercare di rispondere al meglio alle esigenze della rete d’emergenza,
illustrate ieri mattina nel corso di una conferenza stampa: 30mila euro saranno impiegati
per l’ acquisto di un cospicuo numero di defibrillatori e 10mila per la formazione in
continuumdegli agenti delle forze dell’ordine già inseriti nel progetto. Altri 10mila saranno
investiti nell’acquisizione di materiale e attrezzature funzionali per il progetto ‘Ferrara 118
bimbi’ e dei soccorritori laici, e 10mila destinati alla pubblicazione di manuali di riferimento
per i corsi di formazione dei soccorritori. I restanti 40mila sono stati spesi per l’acquisto di
un’auto medica, già attiva sul territorio. «L’IDEA era di finanziare l’acquisto di una grande
quantità di defibrillatori perché sono strumenti che più volte hanno salvato vite umane —
ha affermato l’avvocato Alessandro Bighi —. Il progetto finale è stato deciso insieme ai
responsabili e coordinatori del 118 che mi hanno spiegato come, oltre le attrezzature,
occorrano corsi di formazione specifici». Sei defibrillatori sono stati già acquistati, così
come sottolineato da Adelina Ricciardelli, direttore Emergenza urgenza Ausl: «Questi
dispositivi saranno dislocati in punti strategici come l’area d’accoglienza dell’ospedale di
Cona, il campo sportivo di Sabbioncello e via Frutteti, Palazzo Diamanti e i lidi. Gli altri
saranno messi in altrettanti punti strategici». Soddisfatti Paolo Saltari, direttore generale
Ausl, ed Erminio Righini, direttore dipartimento di Emergenza Ausl: «E’ una donazione
importante che si inserisce in un momento di riordino e modernizzazione della rete
d’emergenza provinciale — consideraìno —. I defibrillatori sono fondamentali ed è grave
quando si hanno a disposizione le strumentazioni ma non le conoscenze per il loro utilizzo.
Importanti quindi, corsi di formazione adeguati e mirati. Grazie per questo sostegno che
sarà utile a tutta la popolazione». Sulla base dei dati Istat, nel 2010, in tutta Italia, tra le
principali cause di decesso anche le malattie dell’apparato cardio-circolatorio: malattie per
cui, Ferrara e la sua provincia, registrarono ben 1.789 decessi. LE ASSOCIAZIONI che
partecipano attivamente alla costruzione della rete dell’emergenza sono Voglio Volare,
Sant’Agostino soccorso, Voghiera soccorso, Croce Rossa Italiana, Cidas, assistenza
pubblica Valle Pega. Pubblica assistenza città di Portomaggiore, Nico Soccorso,
Comacchio Soccorso e Assistenza pubblica estense.
Morta all’ospedale, incidente probatorio
L’APPUNTAMENTO è per mercoledì alle 11. È stata fissata la data per l’incidente
probatorio, nel corso del quale il gip Piera Tassoni conferirà al perito Lorenzo Varetto
l’incarico per l’autopsdia sul corpo di Marcella Vecchi, la 71enne morta all’ospedale di
Cona lo scorso 1 settembre. Un decesso sospetto, per il quale la Procura ha aperto un
fascicolo indagando 14 persone, tra medici e infermieri, con l’ipotesi di reato di omicidio
colposo. Inizialmente il conferimento dell’incarico per l’esame autoptico, da parte del
pubblico ministero Barbara Cavallo, era previsto lunedì 9 settembre, ma poi tutto era stato
bloccato. Il motivo? La riserva di incidente probatorio avanzata dal legale di uno dei
sanitari indagati. Così il fascicolo è rimasto fermo in Procura, in attesa della richiesta di
incidente probatorio al gip. Incidente probatorio che, adesso, è stato fissato per mercoledì.
CARO CARLINO,
l’azienda Usl del nostro territorio, in accordo con l’Azienda ospedaliera, ha deciso di
contenere le proprie spese operando una scelta, secondo me, deplorevole, che calpesta il
diritto alla salute del cittadino e i diritti degli operatori sanitari. La decisione presa, quasi in
silenzio verso l’opinione pubblica, prevede che l’infermiere o il medico debbano prestare
soccorso, in qualsiasi tipo di intervento esterno, guidando il veicolo messo a disposizione
dall’azienda. Questa richiesta è fuori da ogni logica: l’infermiere e il medico, infatti, sono
persone che subiscono e assorbono le tragedie domestiche, della strada e della vita, e
che devono avere garantita la tranquillità, la lucidità, l’equilibrio di operare. Non di guidare.
Cosa può subire, da un punto di vista psicologico, l’operatore che deve riflettere sul caso
che lo aspetta e che deve vedere garantito il suo momento del dopo-intervento, annullato
e sbeffeggiato dalla necessità di guidare il veicolo nel più breve tempo possibile? Mi viene
spontanea la riflessione: ma al direttore sanitario viene chiesto di prendere gli
appuntamenti da solo? L’autista della macchina del soccorso non è più previsto, come se
non fosse fondamentale avere un operatore concentrato solo sulla guida. Vorrei che le
aziende riflettessero sulle voci di budget da ridurre, affinché non andassero a discapito del
cittadino e del lavoratore. Simona
Gentile lettrice, dalle informazioni che ho acquisito, nel territorio della nostra azienza
sanitaria è dal 2005 che le cosiddette auto mediche - non le ambulanze - sono guidate da
infermieri, appositamente formati in corsi di guida sicura, concordati con i sindacati. Tali
accordi, inoltre, prevedono che l’infermiere che ha prestato servizio sull’auto medica non
lavori in Pronto soccorso. In ogni caso le consiglio di rivolgersi alle organizzazioni sindacali
di categoria che le potranno chiarire ogni dubbio.
Intesa sulla Casa della saluteSarà nell’area del Borselli
«ABBIAMO ottenuto un buon risultato, di concerto con l’ente commissariale e la Regione,
per il riassetto complessivo delle strutture sanitarie di Bondeno». Non nasconde la
soddisfazione, il sindaco di Bondeno, Alan Fabbri, per l’accordo trovato mercoledì in
Regione. Nel quale si è messo nero su bianco per quel che riguarda il progetto del
recupero del Borselli, con i posti di Rsa e della casa protetta, che saranno incrementati da
quelli del country hospital. L’ospedale Borselli sarà oggetto di interventi di miglioramento
sismico che potranno prevedere la demolizione e la costruzione di nuovi corpi di fabbrica.
L’edificio ristrutturato e migliorato nella sua disposizione planimetrica sarà in grado di
ospitare anche le funzioni della Casa della Salute — spiega Fabbri — Partiranno tanti
servizi che andranno incontro alle esigenze del territorio, così come stabilito dalla
conferenza sociosanitaria: dall’offerta poliambulatoriale, al laboratorio analisi; dalla
radiologia, al centro prelievi. Il progetto della Casa della Salute crescerà nella nostra
realtà, sulla base delle esigenze della popolazione e di un lavoro di team».
L’INTESA sulle modalità di procedere e sui contenuti del riassetto dei servizi sociosanitari,
già approvato dalla Conferenza territoriale è stata sancita mercoledì pomeriggio in
Regione, a Bologna, al termine di un incontro che ha visto protagonisti il sindaco di
Bondeno, Alan Fabbri, l’assessore regionale alla sanità, Carlo Lusenti, ed il sottosegretario
Alfredo Bertelli, in rappresentanza del commissario Errani. «La Regione si è impegnata a
finanziare l’importante progetto attraverso fondi che rientrano nel piano triennale per la
ricostruzione — dice Fabbri — e con altre risorse derivanti dal fondo regionale destinato
alla creazione della Casa della salute a Bondeno». È stato dunque risolto anche il
problema della collocazione della Casa della Salute in una struttura sismicamente e
funzionalmente migliorata, che per la giunta rimane baricentrica nell’area Borselli, in
un’ottica sovracomunale. Funzionale, cioè, anche ai bacini di utenza del resto dell’Alto
Ferrarese; anche per questo interesserà prossimamente la conferenza dei sindaci del
Distretto sanitario. Si tratterà ora di riempire di contenuti la nuova, nascente struttura: «La
Regione ha convenuto che si tratta di una scelta lungimirante, corrispondente ai bisogni
della popolazione del nostro territorio. Naturalmente — spiega Fabbri — il progetto di
riconversione e ristrutturazione della struttura danneggiata dal sisma del 2012 avrà i suoi
tempi: si parla di due anni. Non a caso, nell’incontro tra le parti svoltosi mercoledì, si è
ipotizzato anche di come gestire il transitorio secondo una pianificazione aziendale e
distrettuale, garantendo la funzionalità di alcuni servizi fondamentali che andranno
collocati nelle sedi idonee».
La Nuova Ferrara
«Il modello Veneto? Abbiamo il nostro»
«Da lunedì scorso a Ferrara si possono prenotare 48 ecografie mammarie in più alla
settimana», annuncia Giorgio Benea, 61 anni, dal luglio scorso plenipotenziario provinciale
della Radiologia pubblica. All’incarico di direttore del Dipartimento di Diagnostica per
immagini dell’Asl, il medico ferrarese ha infatti aggiunto quello di responsabile dell’Unità
operativa interaziendale (Comacchio, Delta, Copparo, Cona), sancendo di fatto - cioè per
somma di responsabilità - la creazione di un servizio unitario, finora inedito, tra le due
aziende sanitarie. Alcuni obiettivi di massima sono già stati fissati, anche se il quadro verrà
ulteriormente definito e integrato a partire dall’autunno. Benea dovrà studiare e rimodellare
il funzionamento di un sistema organizzativo che da alcune settimane deve fare i conti con
le novità introdotte al di là del Po: Tac, ecografie, Risonanza magnetica (Rmn) e Medicina
nucleare offerte in orari notturni e nel week end per ridurre le liste d’attesa. Dietro quel
progetto c’è la Regione Veneto, l’Emilia Romagna - impegnata nel 2013 a recuperare
risorse per 260 milioni di euro - al momento non intende inseguire su questa strada i vicini
di casa. «Il dato provinciale registra un elevatissimo consumo di prestazioni rispetto alla
media regionale e nazionale, anche tenendo conto dell’indice di anzianità e dell’incidenza
di alcuni tipi di patologia - osserva il neo-dirigente della Radiologia - dovremo migliorare
l’appropriatezza. Non ci sarà quindi un’offerta supplementare di prestazioni». Ma neanche
«danno economico» dalla concorrenza veneta, perché l’Emilia Romagna paga pacchetti di
prestazioni per i pazienti che si vanno a curare fuori regione, e dal massimale in poi
scarica i costi sull’utenza. È chiaro però che un modello italiano spesso citato, quello
emiliano, rischia ora di essere messo in ombra dalla sanità polesana. «Sono convinto taglia corto Benea - che nel Veneto ci si stia muovendo soprattutto con una finalità
‘estetica’». L’incremento di offerta, a Ferrara, probabilmente resterà limitato alle ecografie
mammarie, per le quali è stato possibile recuperare risorse attraverso la redistribuzione
del personale. Il percorso mammella verrà unificato. «La donna che ha un sintomo potrà
telefonare in Senologia e accedere direttamente al servizio», dice il primario. Ma anche
per Tac e Risonanza magnetica il discorso non è chiuso. La Tac sul territorio continuerà
ad operare a Comacchio, Cona, Lagosanto, Argenta e Cento. Nel 2014 la Risonanza potrà
essere prenotata anche ad Argenta e si aggiungerà agli impianti di Cona, Cento e
Lagosanto (a Copparo c’è una macchina più piccola). «In particolare per la Rmn è
possibile pensare ad un utilizzo in altre branche, come il cancro al colon-retto», precisa il
dirigente. Nella futura ‘Città della Salute’, in corso Giovecca, a ottobre dovrebbero «entrare
tre Medicine di gruppo, in questa prospettiva si sta valutando - aggiunge Benea - la
possibilità di trasferire nell’ex S. Anna 2 ecografi oggi in attività nella sede Asl di via
Cassoli per fornire prestazioni di ecografia a cui aggiungere eventuali attività di radiologia
di primo livello». L’insediamento del neo-dirigente nell’ospedale di Cona è coinciso intanto
con la disattivazione della Tac mobile, costosissima e al centro di roventi polemiche. «Il
contratto si è esaurito e ad oltre un anno dal trasloco abbiamo constatato che la sua
presenza non è più necessaria», conferma Benea. Entro questo mese nell’ufficio del
dirigente saranno eseguite altre valutazioni sulle discipline che potrebbero beneficiare di
un «rimodellamento» e «potenziamento». Benea indica la direzione di marcia. «Ci stiamo
muovendo per migliorare la ‘copertura’ del servizio nell’ambito della Radiologia vascolare
e interventistica anche in termini di reperibilità del personale», spiega il radiologo. Che
chiude il discorso in questo modo: «Razionalizzare l’attività non significa ridurre i servizi.
La sfida è essere allo stesso tempo efficienti ed esaustivi nei confronti del paziente».
Il curriculum una lunga carriera tra S. Anna e Asl
Laurea in Medicina conseguita nell’ateneo ferrarese, poi la specializzazione in Radiologia.
Il prof. Giorgio Benea, 61 anni, inizia la sua carriera nel 1982 come assistente supplente
presso l’Istituto di Radiologia dell’Università. Ottiene l’idoneità a primario di Radiologia, al
S. Anna, nel 1989; primario di Radiologia dell’Asl nel 1995. Quell’anno va a dirigere la
Radiologia dell’ospedale di Comacchio, dal 1999 è responsabile del Dipartimento
Radiologia dell’Asl. Dal 22 luglio 2013 è anche direttore dell’Unità operativa interaziendale
di Radiologia della provincia.
Lascito Masotti, la sanità ringrazia
Rosanna Masotti è morta nel 1999. A Ferrara è stata pretore, poi avvocato, ma molti la
ricordano anche come benefattrice. Ha infatti donato una parte consistente della sua
eredità ad associazioni che operano nel sociale, senza dimenticare un altro settore che
oggi richiede iniezioni cospicue di risorse, la sanità. Del lascito destinato all’Asl di Ferrara,
ben 100mila euro - si è appreso ieri - sono andati a finanziare l’acquisto di attrezzature e
attività di formazione nel settore dell’emergenza. Quasi metà della somma (40mila euro) è
stata spesa per comprare un’automedica, che è già in uso al 118 di Ferrara. Ma la
beneficenza non si è esaurita con la donazione di uno dei due mezzi oggi in servizio in
provincia (stazionano a Ferrara e a Copparo, un terzo veicolo arriverà entro fine mese).
«Come curatore dell’eredità giacente di Rosanna Masotti ho deciso di utilizzare la cifra
rimanente per comprare attrezzature e sostenere attività di formazione», ha annunciato
l’avvocato Alessandro Bighi. L’idea era di finanziare l’acquisto di numerosi defibrillatori,
«strumenti che in più di un’occasione hanno consentito di salvare vite umane - ha
proseguito Bighi - il piano d’acquisto definitivo è stato messo a punto assieme ai
responsabili del 118, Adelina Ricciardelli e Ruggero Osnato». Per aumentare la dotazione
di defibrillatori funzionanti sono stati stanziati 30mila euro (6 macchine sono già state
comprate, ma è ancora disponibile una buona parte del fondo); 10mila euro serviranno per
addestrare le persone all’uso dello strumento (tra cui rappresentanti delle forze
dell’ordine), 10mila per la didattica nelle scuole dedicata all’emergenza (118, massaggio
cardiaco, etc.), 10mila per i manuali di riferimento destinati ai soccorritori, il resto è stato
speso per l’automedica. «Questa donazione è importante anche perchè migliora la
capacità d’uso delle attrezzature. L’Asl ha una responsabilità anche nella formazione di chi
utilizzerà questi dispositivi», ha sottolineato il direttore generale, Paolo Saltari. Sarà
ulteriormente intensificata la collaborazione tra 118 e associazioni che operano sul
territorio, come ‘Voglio Volare’, per sviluppare il più possibile le potenzialità di progetti
come ‘Il Tempo è Vita’, che punta a diffondere il più possibile la presenza degli impianti
nelle strutture frequentate da molte persone. I sei dispositivi acquistati saranno messi a
disposizione di due campi sportivi, di due siti sul litorale, nell’area accoglienza
dell’ospedale di Cona e a Palazzo dei Diamanti. Durante la conferenza di ieri si è anche
spiegato che nell’85% dei casi di evento cardiaco improvviso con rischio di esito letale «la
presenza sul posto di un defibrillatore e di personale addestrato potrebbe fare la
differenza», ha sottolineato Adelina Ricciardelli.
«Ccsvi e sclerosi sono collegate»
Il prof. Paolo Zamboni è intervenuto sul sito della rivista scientifica ‘Veins & Lymphatics’
con un articolo sulla controversia inerente la prevalenza della Ccsvi nella sclerosi multipla
(SM), ipotesi negata dai risultati dello studio Cosmo promosso e realizzato da Aism/Fism.
«Ho l'impressione che la controversia sulla Ccsvi sia un luogo comune - scrive Zamboni senza la possibilità di portare i continui contributi che emergono dalla letteratura. Ciò
appare in particolare quando alcuni studi che negano il contributo della Ccsvi alla
neurodegenerazione, mostrano una copertura mediatica inaspettata ed insolita. Questo
genera confusione tra i pazienti. Ma anche tra i colleghi che non hanno il ritorno venoso
cerebrale come interesse primario. Ci sono tre meta-analisi (riassunto quantitativo di studi
concentrati in un campo di ricerca, ndr) disponibili da: Laupacis A, Lillie E, Dueck A, e altri
su ‘Associazione tra l'Insufficienza venosa cronica cerebrospinale e la Sclerosi multipla:
una meta-analisi’ (2011); Tsivgoulis G, Sergentanis TN, Chan A, e altri su ‘Insufficienza
venosa cronica cerebrospinale e sclerosi multipla: un'ampia meta-analisi di studi casocontrollo’ (2013); Zwischenberger BA, Beasley MM, Davenport DL, Xenos ES su ‘Metaanalisi della correlazione tra l'insufficienza venosa cronica cerebrospinale e la sclerosi
multipla’ (2013). Tutte le suddette meta-analisi confermano una significativa prevalenza
della Ccsvi nella sclerosi multipla. Solo 6 su 19 studi comparabili negano l'associazione.
Ma mentre le prime due meta-analisi hanno mostrato eterogeneità tra gli studi, la terza ha
dimostrato un rischio doppio di avere la SM quando viene rilevata la Ccsvi, senza alcuna
eterogeneità».
Per i pazienti oncologici a domicilio il servizio “Picc”
La delegazione di Ferrara della Fondazione ANT Italia Onlus (sede in via Cittadella 37) da
alcuni mesi ha iniziato ad erogare il “servizio Picc”, cioè l’impianto a domicilio, con
procedure di qualità assolutamente equivalente a quella ospedaliera, del catetere venoso
centrale. Per i pazienti oncologici e non, la presenza di un catetere venoso rappresenta
una forma di sollievo notevole, in quanto riduce la frequenza della venopuntura e migliora
la qualità di vita del paziente, facilitando l’infusione delle varie terapie in sicurezza. I costi
di un servizio a domicilio, come propone Ant - sottolinea l’associazione - sono
estremamente ridotti rispetto a quelli dell’impianto presso strutture del Servizio sanitario
nazionale o comunque accreditate. Inoltre, aspetto ancor più importante, il paziente non
viene sottoposto al notevole stress del trasporto in ambulanza e del ricovero, ma può
usufruire di questo servizio direttamente a casa propria. Info: responsabile Ant del
progetto, dott.ssa Anna Rita Mellone, tel. 348/3102823 o Unità Operativa di Prevenzione
del Dipartimento Sanitario Fondazione ANT, tel. 051/7190138.
Il 118 in scena anche a Cona
Tre iniziative nei prossimi giorni avranno al centro il sistema dell’emergenza sanitaria. Da
oggi al 24 settembre, nell’ambito del Settembre Copparese, si potrà visitare lo stand del
118 presso gli spazi espositivi della Casa della Salute “Terre e Fiumi”. Il 19 ottobre invece
si svolgerà in piazza municipio, a Ferrara, una dimostrazione di attività di primo soccorso
nell’ambito della Settimana europea della Rianimazione Cardiopolmonare. L’11 ottobre,
inoltre, una simulazione di emergenza farà convergere all’ospedale di Cona tutti gli
operatori del soccorso.
Via libera al recupero dell’ospedale Borselli
BONDENO «Abbiamo ottenuto un buon risultato, di concerto con l'ente commissariale e la
Regione, per il riassetto complessivo delle strutture sanitarie di Bondeno». Non nasconde
la soddisfazione, il sindaco di Bondeno, Alan Fabbri, per l'accordo trovato mercoledì in
Regione. Nel quale si è messo nero su bianco per quel che riguarda il progetto del
recupero del Borselli, con i posti di Rsa e della casa protetta, che saranno incrementati da
quelli del country-hospital. Una particolare tipologia di assistenza, gestita dai medici di
medicina generale, che ha iniziato ad essere presa a modello anche in Italia, a seguito
delle mutate condizioni: invecchiamento della popolazione, aumento di cronicità e così via.
L'ospedale Borselli sarà oggetto di interventi di miglioramento sismico che potranno
prevedere la demolizione e la costruzione di nuovi corpi di fabbrica. «L'edificio ristrutturato
e migliorato nella sua disposizione planimetrica sarà in grado di ospitare anche le funzioni
della Casa della Salute - spiega Fabbri - Partiranno tanti servizi che andranno incontro alle
esigenze del territorio, così come stabilito dalla conferenza sociosanitaria: dall'offerta
poliambulatoriale, al laboratorio analisi; dalla radiologia, al centro prelievi. Il progetto della
Casa della Salute crescerà nella nostra realtà, sulla base delle esigenze della popolazione
e di un lavoro di team». L'intesa sulle modalità di procedere e sui contenuti del riassetto
dei servizi sociosanitari, già approvato dalla conferenza territoriale, è stata sancita
mercoledì pomeriggio in Regione, a Bologna, al termine di un incontro che ha visto
protagonisti il sindaco di Bondeno, Alan Fabbri, l'assessore regionale alla sanità, Carlo
Lusenti, ed il sottosegretario Alfredo Bertelli, in rappresentanza del commissario Errani.
«La Regione si è impegnata a finanziare l'importante progetto attraverso fondi che
rientrano nel piano triennale per la ricostruzione - dice Fabbri - e con altre risorse derivanti
dal fondo regionale destinato alla creazione della Casa della Salute a Bondeno.
Naturalmente - spiega Alan Fabbri - il progetto di riconversione e ristrutturazione della
struttura danneggiata dal sisma del 2012 avrà i suoi tempi: si parla di due anni. Non a
caso, nell'incontro tra le parti svoltosi mercoledì, si è ipotizzato anche di come gestire il
transitorio, secondo una pianificazione aziendale e distrettuale, garantendo la funzionalità
di alcuni servizi fondamentali che andranno collocati nelle sedi idonee».
Ospedali, i comitati fanno fronte comune
COPPARO I comitati fanno fronte comune per difendere gli ospedali. È questo lo scopo
dell’assemblea pubblica in programma questa sera a Copparo, alle 20.30, nella sala
riunioni di palazzo Zardi, in via Garibaldi. All’incontro, organizzato dal comitato “Salviamo
l’ospedale” di Copparo, parteciperanno – per la prima volta insieme per una iniziativa di
questo tipo – anche i comitati in difesa del San Camillo di Comacchio, della Pediatria del
Delta, il comitato di Argenta e il “Gruppo Proposta” di Bondeno. Presidii sanitari che, sulla
base delle “rimodulazioni” definite nella Conferenza sanitaria territoriale, subiranno
profonde trasformazioni, lasciando di fatto nella nostra provincia solo quattro ospedali
(Sant’Anna, Delta, Cento e Argenta), per una riduzione della spesa sanitaria provinciale
stimata in circa 50 milioni di euro. «Tra comitati, siamo sempre stati in contatto – spiega
Luana Veronese, portavoce del “Salviamo l’Ospedale” di Copparo – Ma si tratta della
prima assemblea pubblica che ci vede riuniti in questo modo. Sarà una serata dove
cercheremo di fare il punto della situazione, cercando di portare una corretta informazione
alla cittadinanza». Una manifestazione congiunta, d’altronde, si era già avuta nel corso
della festa Pd, in occasione della visita del presidente della Regione, Vasco Errani: «È lì
che è nata l’idea di questa assemblea – aggiunge Veronese – aperta a tutti coloro che
vogliono partecipare. Sebbene ciascuno di noi abbia delle idee, i nostri comitati sono
apolitici e apartitici: gli ospedali servono a tutti e sono di tutti, indipendentemente dalle idee
politiche». L’incontro è stato anticipato da un ampia iniziativa di volantinaggio e di porta a
porta: «Ogni comitato illustrerà la situazione del rispettivo ospedale. Un comune
denominatore? La trasformazione in Casa della Salute, realizzata a Copparo, con il rischio
che si faccia anche a Comacchio e con un punto interrogativo sul Delta». Quanto alla
situazione del presidio copparese, tra gli argomenti che verranno affrontati la richiesta di
ripristino del punto di primo soccorso e la cancellazione dell’H12, il mantenimento di 30
posti letto (al posto dei 15 previsti, oltre i 10 di hospice), la riduzione dei tempi di attesa e
l’aumento di ambulanze e automedica. «Le nostre richieste sono ciò che la gente ci chiede
– conclude Veronese – Sulle liste d’attesa ci avevano detto che i tempi sarebbero stati
ridotti, invece noi vediamo solo prolungamenti con molte persone costrette, ad andare
fuori provincia».