Indice - Edizioni Magi

Transcript

Indice - Edizioni Magi
Indice
Introduzione
IL PRETESO LIBRO DI TOTH
VI
9
Il liber mundi – I trionfi dorati – La diffusione dei tarocchi – Gioco e divinazione – I tarocchi e l’occultismo – La Nuova Era dei tarocchi – Tarocchi e Qabbalah – Strutture
numeriche nei tarocchi – Per una lettura
psicologica dei tarocchi
VII
I
IL BAGATTO
31
II
47
LA PAPESSA
49
VIII
III
67
L’IMPERATRICE
69
Le due regine – Iconografia – La potenza della Grande Madre – Femminea concretezza –
Spregiudicata scaltrezza – Il numero tre –
L’impero dell’Animus – Binà, l’intelligenza –
L’Anima intellettuale
IV
86
L’IMPERATORE
87
L’imperatore massimo – Iconografia – Il bastone del comando: il logos come Forza – Il
globo del regno: il logos come Azione –
Sicurezza tetragona – Parola d’ordine: il logos come Parola – Espansione e restrizione –
La corona di saggezza: il logos come
Pensiero
V
103
IL PAPA
105
IL CARRO
143
IL COMPLESSO DELL’IO
160
LA GIUSTIZIA
161
COMPENSAZIONE E COMPLEMENTARIETÀ
178
L’EREMITA
179
ESTROVERSIONE E INTROVERSIONE
195
LA RUOTA DELLA FORTUNA
197
Il supplizio di Issione – Iconografia – La ruota e il mozzo – Magus rotarum – La ruota è
concentrazione – Opus circulationis –
Alternanza e rotazione – Il girotondo delle
esperienze – La chiusura del cerchio
GLI OPPOSTI PSICHICI
215
LA FORZA
217
Cacciatori di leoni – Iconografia – La forza del
leone – La forza di chi? – La clava e la colonna – Il leone solare – La forza debole
dell’Anima – Kaf, la corona del cuore
XII
Simon Pietro e Simon Mago – Iconografia – Il
trono dell’intelletto – La coscienza morale –
Etica personale e morale collettiva – Il Papa
Pontifex – La parola di verità – La quintessenza dell’individualità
142
Il Cosmopolita – Iconografia – Il regno atemporale di Saturno – La clessidra del tempo –
La lanterna dell’uomo – Il Senex Saggio – Il
frate di cerca – Nove, il tempo del compimento
XI
IL PRINCIPIO MASCHILE
PADRE E COMPLESSO PATERNO
IX
X
LA GRANDE MADRE
EROS E LOGOS
L’angelo della soglia – Iconografia – In
Giustizia – Themi, Dike e Nemesi – Maat e la
bilancia – La spada di fuoco – Otto, numero
parimenti femminile
La grande sacerdotessa – Iconografia – La
Papessa Giovanna – Il simbolismo del Due –
Il libro – Giunone, l’antica – Iside, la Maga –
Il velo di Iside – La conoscenza e la sapienza
IL PRINCIPIO FEMMINILE
125
Un uomo e il suo carro – Iconografia – Il carro da guerra – Sfingi e cavalli, alati e non –
L’auriga, conducente e condottiero – Currus
triumphalis, il carro da trionfo – Il carro aereo – Sette è il compimento
Una storia archetipica – Iconografia –
L’unità primigenia – L’infinito dell’Essere – Il
giocoliere mercuriale – Il mago della parola –
Le antinomie del vivente – L’arcano del preludio – Piccolo come il Puer, grande come il
Mago
L’ESSENZA DELLA PSICHE
GLI AMANTI
Un’unione archetipica – Iconografia –
Polarità e scissione – Eracle al Bivio – Il conflitto e la scelta – Mediazione e congiunzione
– Il sei, numero perfetto di mediazione –
Sintesi e unione – Eros, energia di legame
ANIMA E ANIMUS
234
L’APPESO
235
La morte di Isaia – Iconografia – La sospensione – L’inversione – Valori e disvalori –
Caduta e riformulazione dei valori – Un nuovo orizzonte
123
PROGRESSIONE E REGRESSIONE
251
XIII
LA MORTE
253
Una mitologia della sopravvivenza – Iconografia – Fantasmi senza corpo – La morte come attentato all’Io – Il trionfo della morte e la
disidentificazione – La falce della Grande
Sterminatrice – Lo scheletro del corpo, l’ossatura dell’identità – Rimozione della morte e
meditazione della morte – Tredici, numero
sinistro – Morire ogni giorno
XIV
XIX
L’INCONSCIO COLLETTIVO
271
LA TEMPERANZA
273
Le anfore di Cana – Iconografia – L’acqua – Il
vino – Il vaso – Proprietà dell’energia psichica – Del temperare – Scrosci e rovesci
XV
LA LIBIDO
290
IL DIAVOLO
291
309
LA TORRE
311
Le Twin Towers – Iconografia – La torre di
Babele – La casa del diavolo – Crolli e rovine
– L’importanza del cadere – Il fuoco e la folgore – L’asse Io-Sé
LA PERSONA
XVII LE STELLE
XVIII LA LUNA
Ciaula scopre la Luna – Iconografia – La luna Luna – Ecate e la Luna Nera – Artemide e
la Luna Bianca – La luna e il lupo –
Metamorfosi e identificazioni – Cani che ab-
IL SOLE
367
LA COSCIENZA
383
IL GIUDIZIO
385
L’ARCHETIPO
402
IL MONDO
403
L’origine del mondo – Iconografia – Unus
mundus – Anima Mundi – La sfera del Sé –
La compiutezza del Sé – La danza delle particelle – Quaterni e tetramorfi – Mandala, il
cerchio ordinatore – Corpus glorificationis
IL SIMBOLO
XXII IL MATTO
328
329
Storie di stelle – Iconografia – Luminescenze
sideree – La buona stella – Leggere le stelle –
La stella polare – Richiami alla trascendenza
– L’antro delle Ninfe – De anima – La bocca di
verità
IL PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE
366
L’angelo del risveglio – Iconografia – Il giorno
del giudizio – La tomba e il carcere – L’angelo
come archetipo – L’angelo della visione – La
tromba e il risveglio – La Potenza del Ritorno
XXI
L’OMBRA
ATTIVITÀ IMMAGINATIVA
E IMMAGINAZIONE ATTIVA
La Città del Sole – Iconografia – Figure solari – La trionfale cavalcata verso il tramonto –
Il bambino di luce – La coscienza solare –
Stati d’animo solari – Sole femminile e coscienza maschile – Il recinto del sole
XX
Demoni – Iconografia – Il diavolo e l’Ombra –
La mostruosità del male – Pan demonio – Il
capro espiatorio – Esorcismi e possessioni –
Androginia e mito dell’unificazione – Le ali di
pipistrello e il volo del diavolo
XVI
baiano alla luna – Granchi e lacrime di luna
349
423
Parsifal, il puro Folle – Iconografia – Inizio e
fine dello Zero – Joker: giullare e giocoliere –
Le inconsce rivelazioni del Buffone – Shin, la
sapienza dei paralleli, la grazia simmetrica –
L’elogio della follia
SOFFERENZA PSICHICA E PSICOPATOLOGIA
347
422
Conclusioni
LEGGERE LE CARTE
440
441
L’universo psicoide – Il principio di sincronicità – Dalla divinazione alla meditazione –
Nessi di senso
Bibliografia
Repertorio iconografico
447
453
31
I Il Bagatto
Una storia archetipica
«C’
Fig. 1 – Tarocchi di Pinocchio di I. Ghiuselev
era una volta un pezzo di legno. Non era un
legno di lusso, ma un semplice pezzo da
catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe
e nei caminetti per accendere il fuoco.
Appena Mastro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di
legno, si rallegrò tutto; e dandosi una fregatina alle
mani, borbottò a mezza voce:
– Voglio servirmene per fare una gamba a un
tavolino. –
Ma quando fu lì per lasciare andare la prima
asciata, sentì una vocina sottile sottile, che disse
raccomandandosi:
– Non mi picchiar tanto forte! –
Ripresa l’ascia in mano, tirò giù un solennissimo
colpo sul pezzo di legno.
– Ohi, tu m’hai fatto male! – gridò rammaricandosi la solita vocina.
Prese in mano la pialla, ma nel mentre che lo
piallava in su e in giù, sentì la solita vocina che gli
disse ridendo:
– Smetti! Tu mi fai il pizzicorino sul corpo! –
In quel punto fu bussato alla porta. Allora entrò
un vecchietto tutto arzillo, il quale aveva nome Geppetto.
– Stamani – disse – m’è piovuta in testa un’idea. –
– Sentiamola. –
– Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno. Ma un burattino meraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali.
Vorrei un po’ di legno per fabbricare il mio burattino;
me lo date? –
Mastro Antonio tutto contento andò subito a
prendere sul banco quel pezzo di legno, che era stato
cagione a lui di tante paure, ma quando fu lì per consegnarlo all’amico, il pezzo di legno dette uno scossone, e sgusciandogli violentemente dalle mani, andò
a sbattere con forza negli stinchi impresciuttiti del
povero Geppetto» (Collodi, ed. 1961, pp. 3-9).
32
Gli arcani della vita
Iconografia
Il primo arcano dei tarocchi dà rappresentazione
figurativa all’archetipo degli Inizi.
Nell’iconografia più antica (fig. 2) un giovane
uomo veste di rosso fiammante, ha in testa un cappello a larghe tese e tiene in mano una verga. Siede
a un banchetto, su cui sono disposti oggetti non del
tutto decifrabili, ma tra cui si riconosce un coltello,
un bicchiere e dei dischi. Forse si tratta del desco di
un calzolaio e il personaggio è un semplice «artixan»,
come nei Tarocchi del Mantegna; forse è il banco di
un giocoliere-ciarlatano e il personaggio è un illusionista che incanta i ragazzini oppure un giullare che
danza. Il Tarocco di Marsiglia opta per queste ultime
ipotesi e chiama questa figura Bateleur : Bagatto nei
mazzi italiani.
L’origine del termine Bagatto non è chiara, ma la
sua identità professionale non lascia dubbi. Nel Settecento un giurista riassumeva una secolare giurisprudenza
che tratta delle arti del Bagatelliere qui artem ludricam fecerit, ed altre volte, ludricas artes exercere, ed
in altro luogo si quis servos habuerit quorum operas
locabat, pistorias, vel hystrionicas, e di quelle de cantimbanchi, e del giocoliere ch’essi fanno con far
apparire che divorino i coltelli ed aizzano i serpenti
(D’Ormini, 1747, p. 44).
Fig. 2 – Storici Tarocchi dei Visconti
Nella bottega del falegname sta per avvenire una
creazione; qualcosa che ancora non esiste sta per
esistere. Un semplice legno da catasta non diventerà
mai una gamba di tavolino, ma un burattino d’eccezione, destinato a un travagliato e affascinante percorso evolutivo al termine del quale diventerà umano
(fig. 1). Nulla di ciò è ancora cominciato, ma già
dentro al legno si percepisce qualcosa che ambisce
a esistere. Dall’interno della nuda materia (madera
significa «legno» in spagnolo) la misteriosa vocina
sottile sottile proclama la propria esistenza, denuncia un potenziale di individuazione.
La narrazione di Collodi è archetipica; ritrae la
vibrante situazione degli Inizi.
Il Bagatto o Bagatelliere (fig. 3), dunque, è della
categoria dei saltimbanchi e degli incantatori di serpenti; esercita arti ludiche e istrioniche, finalizzate al
pubblico divertimento e rette sul generale incantamento. È giocoliere e illusionista, congenere dei
maghi e antesignano dei prestigiatori. Delle sue prestazioni a noi rimane la parola «bagatelle», che indica
cose di poco conto e non sempre irreprensibili. A
partire dalle immagini quattrocentesche, l’iconografia dei tarocchi progressivamente cristallizzò dettagli
ed esaltò connotazioni che scontornano alcuni elementi simbolici di questo personaggio e che configurano questa lama dei tarocchi in maniera alquanto
precisa.
L’arcano del Bagatto viene abitualmente contrassegnato con il numero uno e non si tratta di pura
connotazione numerale, ma di un riferimento simbolico forte. Le sue braccia puntano l’uno verso l’alto
I Il Bagatto
e l’altro verso il basso e, non senza una certa forzatura, Eliphas Levi coglie un’analogia fra la forma che
esse disegnano e la prima lettera dell’alfabeto
ebraico, inaugurando così un frequentatissimo accostamento fra l’arcano del Bagatto, il numero uno e la
lettera aleph (ℵ), simboli in cui risuona forte il tema
archetipico degli Inizi.
Nelle edizioni più antiche il protagonista di questa
carta ha la barba e un aspetto adulto, ma in molte versioni successive perde la barba e assume aspetto giovanile o francamente adolescenziale. Il giocoliere
diventa un semplice giocherellone e l’illusionista personifica l’illusorio mondo giovanile. In altri mazzi,
invece, viene enfatizzata la barba per conferire al
Bagatto un aspetto impenetrabile e ieratico. Lungo
questa via, egli assume sempre più chiaramente i connotati del Mago e molti illustratori fanno riferimento
alla sua figura ermetica o esoterica o mistica (fig. 4). Le
tese del suo cappello sono contornate da una fascia o
marcate da una banda colorata, spesso assimilata al
lemnisco, un nastro con cui gli antichi romani avvol-
Fig. 4 – Settantotto simboli della trasformazione di H. Haindl;
l’arcano n. 1 ha aspetto di vecchio ed è denominato Mago
gevano le corone militari e trionfali. La forma di questa fascia disegna sempre più chiaramente un «otto
coricato», fino a diventare una linea astratta che traccia il segno matematico dell’infinito: ∞.
Il banco del Bagatto è un semplice tavolo a quattro gambe, ma solo tre sono visibili. Originariamente,
gli oggetti appoggiati sul piano di lavoro erano svariati, ma l’iconografia dei tarocchi ne limitò progressivamente il numero a quattro. Pare degno di nota
che la dimensione degli inizi sia contrassegnata dalla
dialettica fra tre e quattro, esattamente come all’inizio del paradiso dantesco
Fig. 3 – Storici Tarocchi di Marsiglia (1761); gli abiti
giocano sul contrasto cromatico e sul simbolismo dei colori
che quattro cerchi giugne con tre croci (Pd. I, 39).
33
34
Gli arcani della vita
Papus, Pitois e molti altri con lui precisano anche
la varietà degli oggetti che stanno sul tavolo del Bagatto: spada, coppa e pentacolo; unitamente al bastone che è nelle mani di questa figura, essi alludono
ai quattro semi delle carte da gioco. In questo modo,
la carta iniziale anticipa la varietà di ciò che è contenuto nell’intero mazzo. Si profila l’ipotesi simbolica
che l’arcano del Bagatto costituisca nel suo insieme
un preannuncio di qualcosa che avverrà; che i singoli dettagli concorrano in forme diverse e integrate
a configurare la scena che prelude una creazione.
Nell’intento di dare una rappresentazione piena a
questo tema simbolico, Etteilla abbandona l’iconografia tradizionale, per esprimerne direttamente il
nucleo concettuale e archetipico; nel mazzo da lui disegnato, l’arcano numero uno è denominato «Chaos»
e compendia l’idea dello stato denso e confuso che
precede ogni creazione; scolpisce l’ipostasi archetipica degli Inizi.
Fig. 5 – Tarocchi Il Libro di Toth di Etteilla, l’arcano n. 1
denominato Chaos
L’unità primigenia
Il numero uno presiede a questo arcano come un’intonazione.
Come questa lama dei tarocchi apre la serie degli
arcani, così l’Uno apre la sequenza dei numeri:
«prima dell’Unico che cosa numereresti?» (Sepher
Jetsirah, ed. it. 1994, p. 54). Il numero Uno è archetipo di unità e di unicità; diviso per uno o moltiplicato per uno, ogni numero rimane sempre se stesso,
quasi che Uno fosse un fattore di identità, il portatore di un principio essenziale, che sospinge un individuo a essere se stesso quando ancora non è chiaro
ciò che significhi essere se stesso. Questo principio
è il nucleo archetipico primordiale, profondo e immanente dell’individualità; su di esso si edifica ogni
esperienza di singolarità e di unicità individuale.
Giamblico scrive che «l’Uno lo chiamano anche
Chaos, perché da esso, nascono tutte le altre cose».
La carta che Etteilla (fig. 5) denomina Chaos è la
meno aderente all’iconografia tradizionale del Bagatto, ma è la più aderente al senso archetipico degli
Inizi. Come il Chaos cosmogonico narrato da Esiodo,
il numero Uno è detto «il Primigenio», perché da esso
nascono tutte le cose; è detto anche «la Mescolanza»,
perché in esso è contenuta la miscellanea di germi
che precede ogni manifestazione; è detto, infine, «la
Confusione», perché è privo di quella differenziazione
che caratterizza ciò che avviene dopo di lui. Difatti,
«tutte le cose vengono ordinate dall’Uno, perché esso
le contiene tutte in potenza», ma quando sono in
atto, «sembrano essere le più contrarie e appaiono in
tutte le forme della contrarietà». In questo senso, del
numero Uno si dice che «è capace di assumere ogni
forma» e anche che «genera se stesso e da se stesso
è generato» (Giamblico, ed. it. 1995, pp. 395-403).
Il concetto di unità totipotente si addice compiutamente all’Uno, così come si addice ad aleph, che è
la prima lettera dell’alfabeto ebraico; da essa traggono origine tutte le lettere, così come dall’Uno traggono origine tutti i numeri. Anche per questa ragione
il testo cabalistico Sepher Jetzirah dice che, accanto
alle lettere mem e shin, aleph è «una delle tre madri».
Come la Grande Madre, l’unità primigenia dei numeri e delle lettere contiene in potenza tutte le forme
posteriori e origina l’intera progenie dei successivi.
Grazie a queste caratteristiche, sia l’Uno sia aleph
costituiscono un attributo pertinente della psiche
I Il Bagatto
il Fuoco (e i bastoni) alla funzione intuizione. Così
facendo, si viene ad affermare che sulla scena degli
inizi archetipici tutti gli elementi e tutte le funzioni
sono presenti in nuce. La Grande Madre è unità totipotente che contiene i germi di ogni evoluzione. Non
è ancora nulla di concreto, ma già è il Tutto; è pura
potenzialità, ma già abbraccia ogni cosa. L’arcano del
Bagatto appartiene a questa costellazione di simboli, come il numero Uno e la lettera-madre aleph.
Ed Egli fece regnare aleph sul Soffio e legò a lui una
corona (ed. it. 1994, p. 62).
L’infinito dell’Essere
Fig. 6 – Tarot di D. Balbi; nella carta sono riconoscibili
spade, bastoni, coppe e dischi (ori)
delle origini, di cui la Grande Madre è una rappresentazione.
In questa prospettiva, non è privo di significato
che i quattro semi delle carte da gioco (coppe, spade,
bastoni e denari) siano tutti presenti nella carta primigenia del Bagatto, così come l’insieme delle potenzialità è presente dentro all’archetipo degli Inizi (fig.
6). Anche nel testo sapienziale I Ching il ciclo delle
quattro stagioni, che compone la totalità unitaria
dell’anno, è enunciato nell’esagramma numero uno
(ed. it. 2000, p. 69). Il quattro è numero di totalità, si
apre ai quattro venti, abbraccia tutte le direzioni
evolutive e i semi sono anticipazione (seme, appunto)
di ogni futura manifestazione. Con dovizia di discettazioni l’esoterismo associa i quattro semi delle carte
ai quattro elementi della filosofia presocratica, individuando una corrispondenza fra Terra e denari,
Acqua e coppe, Aria e spade, Fuoco e bastoni. A questa corrispondenza fa eco quella più propriamente
analitica che accosta l’Acqua (e le coppe) alla funzione sentimento, la Terra (e i denari) alla funzione
sensazione, l’Aria (e le spade) alla funzione pensiero,
Quest’enigmatica espressione del Sefer Jetzirah fissa
una relazione esplicita fra la prima lettera dell’alfabeto (ℵ) e la corona, Keter, che è la prima sephira
dell’albero della vita.
Keter viene immaginata come una luce divina che
circonda la testa, quasi a incoronarla e ciò getta una
luce di comprensione anche sulla natura del lemnisco: con la sua forma esso «incorona» l’uomo d’un
richiamo all’infinito e lo raccorda con l’assoluto. Keter
ha qualità del tutto transpersonale e trascendente,
allude all’essenza ultima dell’individuo, al suo riferimento più interiore e indistruttibile, alla sua relazione
con l’infinito. In questo senso Waite trasfigurò il lemnisco nell’astrazione pura dell’infinito matematico e
non lo pose sulla testa del Bagatto, ma lo sospese al
di sopra di lui, come un riferimento o un’allusione (fig.
7). Seguendo la riflessione esistenzialista di Heidegger,
l’Essere è di natura incommensurabile rispetto all’esistere. Non è esperibile né esprimibile; non è accessibile all’empiria dell’esistenza né alla conoscenza
della mente. Ogni concreto Esistere è una riduzione e
una costrizione dell’Essere entro la dimensione empirica. Nella mitologia ebraica, Mosè fu colui che maggiormente s’accostò alla visione dell’essenza pura e
assoluta dell’Essere; ma di esso non ne ebbe che
un’immagine criptica, tautologica, intraducibile:
Eheie, l’Essere «è colui che è» (Esodo, 3, 14).
Pur essendo all’apice dell’immaginazione e della
contemplazione umana, Keter non è propriamente
l’Essere Assoluto, ma la sua prima emanazione; è
tutto ciò che dell’Assoluto l’uomo può immaginare.
L’assoluto metafisico è così ineffabile, gli a priori esi-
35