Parte Prima - Racconti - LA PROCESSIONE DEI MISTERI

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Parte Prima - Racconti - LA PROCESSIONE DEI MISTERI
Il regno delle Due Sicilie
Delle due Sicilie, non delle due Campanie!! I siciliani si sa
si sentono superiori…”fummo gattopardi” diceva il Principe Salina.
La dominazione borbonica (come tutte le altre) non riuscì ad
plasmare il carattere dei due popoli, i campani sempre con la
battuta pronta, i siciliani un po’
più contorti ma altrettanto
efficaci a ribattere.
Si racconta che a Napoli, al capolinea di un pullman salì un
arzillo vecchietto che dopo aver aspettato una quindicina di
minuti la partenza domandò a voce alta all’autista intento a
risolvere le parole crociate:
- Quann’è chi parte stù ciesso?
E l’autista senza alzare la testa rispose:
- Quann’è chino di merda!!
Ad una provocazione una immediata reazione, lineare e perfetta!!
Si riporta che a Palermo
su un pullman di linea, alla prima
fermata
sale un passeggero
mostra il suo tesserino al
controllore, esente da pagare il ticket e dice:
- Impiegato alla Regione
Alla
seconda fermata ne entra un altro esibisce il suo pass ed
enuncia:
- Dipendente comunale!
Alla terza fermata sale un altro passeggero e ostentando il suo
documento afferma:
- Pensionato ministeriale!
Il bigliettaio amante della
battuta rivolgendosi all’autista
commenta a voce alta:
- Mi… oggi non c’è nessun cornuto che paga il biglietto!
Non si era accorto che all’ultimo minuto l’autista aveva riaperto
le porte per fa salire un altro passeggero.
Il bigliettaio appena lo vide si giustifica:
- Mi scusi della battuta, ma non l’aveva visto salire.
Il passeggero rivolgendosi al bigliettaio:
- Sa lei veramente non ha ragione, perché un cornuto che paga il
biglietto c’è, sono io!Un biglietto prego! E paga il suo ticket.
- Ma no, caro signore la mia è stata un’infelice battuta mi scuso
ancora , ma proprio non l’avevo vista salire!
- No, s‘immagini, ma veramente io sono un cornuto!
- La prego di non insistere mi perdoni su quella battutaccia, ma
sa molte volte siamo esasperati nel vedere che per un motivo o
l’altro sono poche le persone che pagano il biglietto…ed è umano
che scappi la battuta!
- No, non si scusi ma sa… giudichi lei se porto le corna o no: mi
sono sposato 25 anni fa, dopo un paio d’anni è nato mio figlio,
poi non trovando lavoro sono stato
costretto ad immigrare in
Canada per tre lunghi anni. Ho accumulato un po’ di denaro, sono
tornato e ho aperto un piccolo negozietto che mi da soddisfazioni.
Ma ho scoperto che quando ero stato all’estero, mia moglie aveva
avuto un altro figlio… secondo lei cos’è che sono?
- Guardi sono desolato, mi scuso ancora non volevo offenderla…
- No, mi dica in tutta sincerità lei che è uomo…e che è
siciliano, secondo lei sono o no cornuto?
- …Ma stando così le cose… da come lei mai sta raccontando, un
poco…poco cornuto lo è!
- Bene, ma io ai miei figli non ho fatto mancare niente li ho
mantenuti e li ho fatti studiare.
Il primo finita la scuola media mi chiese:
- Papà vorrei iscrivermi al geometra, e poi fare l’università in
ingegneria edile voglio costruire punti e palazzi, ed infatti sta
frequentando questa facoltà.
Il secondo finita la terza media dichiarò:
- Papà vorrei iscrivermi a…
- No! gli dissi “tu figlio di buttana sei”, e al massimo puoi
aspirare a lavorare come bigliettaio nei pullman!!
A ‘za Vitina
La zia Vita era la sorella di mia nonna paterna aveva sposato
un capitano di vapura u ‘zu Nunziu, rimasta vedova a 32 anni,
senza figli, non si era mai voluta risposare.
Aveva una bedda pensione e se la scialava a fare da
consigliera ai suoi parenti, era sempre ospite della sorelle.
Era bravissima a fare il cuscusu, quando c’erano le ricorrenze
era lei che
si affaccendava dall’incocciamento alla cottura,
all’impiattamento. Così come nell’impastare e friggere le sfinge,
tipico dolce natalizio.
A discapito del nome era una donna alta e corpulenta che
possedeva
buon
gusto
nel
vestire,
aveva
un
sacco
di
corteggiatori, che trattava con sufficienza: “m’abbastau me
maritu”, affermava maliziosamente.
Aveva visto nascere quasi tutti, era lei la vera levatrice,
mai ci fu bisogno di un medico, se c’era qualche difficoltà
prendeva in mano la situazione e con piglio da generale arrivava
vincente alla fine del travaglio, era lei che ci dava la prima
sculacciata appena usciti dalla pancia di nostra madre.
Era un modello per tutte le sue nipoti, da lei imparavano a
cucinare a
cucire,
a fare il tombolo,
a fare le punture nel
suo enorme sedere.
Era il loro sostegno nelle faccende scolastiche,
era stata
brava a scuola era arrivata al secondo ginnasio, ma la futura
suocera le aveva impedito di proseguire gli studi “‘ncasa ava
stari”, altri tempi!
Per questo le aveva fatte diplomare tutte le sue nipoti tranne
mia cugina Carmela che se ne era fuiuta a Catania a quattordici
anni con Miccione un’ attendente della finanza.
Era la loro confidente nei loro amori; in questo campo era come
la Corte Suprema, senza il suo beneplacito
nessuna nipote
prendeva marito( se non era di suo gradimento), e ci ha insertato
con tutte.
Per riconoscenza molte pronipoti
portano il suo nome, con
grande ‘nguttumu di mia nonna.
E’ stata forse la prima femminista, ma differenza di queste
riteneva che la donna dovesse reclamare i suoi diritti a fianco
(e non contro) dell’uomo.
Era una fervente cattolica, andava a messa tutte le mattine,
ma si definiva una libera pensatrice, infatti era a favore del
divorzio e in alcuni casi anche all’aborto.
Era medico di se stessa, lei si faceva le diagnosi e lei si
prescriveva le medicine…nel senso che andava dal medico e
gli
ordinava
- “Dutturi m’ava scriviri sti miricina” se quello obiettava, lo
sostituiva rapidamente.
Siculi!
Abito a Milano ed è il sociale l’ambito del mio lavoro, mi
occupo
in generale di dispersione scolastica e di inserimenti
lavorativi per adolescenti difficili,
che vivono con famiglie
instabili, che abitano in quartieri problematici e che stentano
ad inserirsi nel tessuto sociale.
Le mie origini meridionali alcune volte mi hanno permesso
di
attivare delle soluzioni su ingarbugliate situazioni,
che
pur
studiando tanti testi di psicologia, di pedagogia e di sociologia
mai avrei potuto trovare all’interno di quei libri.
Voglio portare ad esempio il caso di Pietro un ragazzo
palermitano che pur vivendo al nord da parecchi anni è rimasto nel
pensiero, nell’atteggiamento un siciliano doc.
Nel quartiere in cui abita è conosciuto uno “spacchiusu” ma in
realtà chi lo conosce veramente sa che è un bravo ragazzo un po’
troppo reattivo.
Mi raccontava che arrivato a Milano, quando entrava nell’atrio
della scuola media i bidelli si facevano il segno della croce,
così come qualche insegnante (con tanti posti vacanti che ci sono
nell’edilizia)!!
Ogni giorno c’era una problema spesso dovevano
intervenire i carabinieri per risolvere qualche incomprensione con
il preside (anche nel campo dell’agricoltura…).
Un
caso
veramente
tosto,
dopo
un
periodo
di
studio
di
“ciauramentu” reciproco il ragazzo ha aderito al progetto
educativo che gli avevo proposto. Gli ho dato un po’
di lenza
(come si usa dire in gergo) e dopo ho iniziato ha tirarlo a riva.
E’ stata molto dura, mi ha fatto saltare un sacco di progetti,
dalla scuola al lavoro; non è che fosse fesso, all’inizio tutto
bene poi… il suo problema erano
le relazioni: dopo un po’
innescava dei meccanismi per cui veniva espulso dai circuiti in
cui era stato inserito.
Era un problema anche a casa, la madre lo riteneva una delle cause
dell’instabilità familiare e dei continui litigi con il marito.
A febbraio dello scorso anno il ragazzo dopo un’ ennesimo
litigio venne buttato fuori di casa, erano giorni freddi e
piovosi, Pietro che stava lavorando con lo zio materno
come
muratore, mi chiede di dargli una mano, voleva trovare casa e
vivere per conto suo.
Gli trovai una soluzione, ma bisognava aspettare qualche giorno
per metterla in atto; andai a trovarlo sul cantiere e gli chiesi
se lo zio potesse ospitarlo momentaneamente, ma il ragazzo
guardando in viso il familiare sostenne che non poteva dormire da
lui.
Lo
zio
confermò
questa
ipotesi,
non
perchè
non
avesse
l'intenzione, ma se lo avesse saputo la madre (sua sorella)
sarebbero stati guai grossi!!
Pensai di aver capito qualcosa,”si taliaru”, ma per terminare il
“teatrino” domandai a Pietro dove passava le notti, “in soffitta
nel palazzo della madre in un sacco a pelo e delle coperte” mi
rispose il ragazzo abbassando lo sguardo.
Da buon siciliano avevo capito che era ospitato dallo zio,
avevano fatto un po’ di “scena”, e non volevano farlo sapere in
giro! Bene.
In equipe esposi il mio pensiero e tranquillizzai i miei colleghi,
si poteva lavorare per una sistemazione più adatta alle sue
esigente, senza la preoccupazione di urgenza ed emergenza.
Dopo quindici giorni, la soluzione si riassestò
e il minore
rientrò in casa. Molto bene!
In un colloquio successivo, rimandai al ragazzo che avevo capito
che lui e lo zio avevano fatto “teatrino”, che avevo fatto finta
di credere la storia della soffitta e del sacco a pelo…ma Pietro
mi stoppò e mi confermò
che la storia era vera, assolutamente
vera, aveva dormito in soffitta con un sacco a pelo!
Strammato mi sono fatto delle domande; credo di
essere un
“vecchio educatore” mi sono sempre promesso che quando mi renderò
conto di essere un “educatore vecchio”,avrei mollato; che
presuntuoso ero stato!
Quello forse era un segnale, dovevo appendere le scarpe al chiodo
e occuparmi di statistica e tabelle excel!
Passati un paio di mesi la situazione si era consolidata,
Pietro aveva un lavoro stabile, era rientrato a casa, la
situazione era tornata nella normalità.
Una caldo pomeriggio di giugno seduti al tavolino di un bar
all’aperto,il giovane mi guardò fisso negli occhi e mi disse che
doveva raccontare una cosa, (avrà mandato a quel paese il nuovo
datore di lavoro ho pensato) no, mi riportò che quelle due
settimane di febbraio non aveva dormito in soffitta, ma a casa
dallo zio, per rispetto della mamma non l’aveva detto a nessuno
neanche a me, adesso che lo aveva dichiarato alla genitrice era
giusto che lo dicesse anche al suo tutor.
Lo guardai fisso negli occhi e gli chiesi se sapesse quale era
il mio paese d’origine, perplesso mi risponde “Trapani!”.
- Bene e pensi chi sugnu più fesso di un palermitano? Tutto avevo
capito: “Un sugnu pulintuni ù capisti?” ho ribadito.
Pietro mi guardò in viso e cominciò a ridere così forte che
quasi cadde per terra.
L’hanno sabbatico
- Papà appena finisco la maturità voglio
concedermi un anno
sabbatico,voglio prendermi uno periodo e riflettere per il mio
futuro, dice mia figlia nel Natale 2006 mancavano ancora due anni
al diploma.
Un anno
sabbatico! Siamo entrati nel primo girone della
borghesia! Qualche tempo fa, nel mio ceto sociale non si facevano
prospettive di questo tipo: la scuola era ad eliminazione diretta,
se venivi bocciato automaticamente abbandonavi gli studi e andavi
a lavorare.
Ad un mio vicino di casa, poco prima dell’esame per transitare
in terza elementare (anni sessanta)siccome non si impegnava nello
studio, la madre lo portò fisicamente in una putia di meccanico e
lo fece stare una giornata intera per “capiri chi sapuri havi ‘u
travagghiu”.
Angiluzzu aveva 7 anni, la Montessori non era ancora stampata nei
biglietti da mille lire e don Milani aveva appena preso i voti, ma
‘u picciriddu
qualche anno dopo finì gli studi, si laureò e
attualmente insegna matematica in un liceo.
Mi ricordo che Michele, figlio di pescatore, al secondo anno
per ragioniere
fu bocciato. Era un ragazzo solare, sempre
allegro,
ottimista:
arrivò
a
casa
e
sostenne
l’esatto
contrario:promosso a pieni voti!
La zia gli aveva promesso che se ci fosse stata questa evenienza
avrebbe comprato i cannoli da “Culicchia”; era un’opportunità da
non perdere, per questo quella sera a casa Marrone ci fu festa,
la madre preparò “cavatuna cà sassa, e sosizza arrustuta” e alla
fine cannola.
Michele ebbe la frattura multipla di carpo e metacarpo, si era
comportato da “sdisonesto”, ma di fame atavica allora ce n’era… e
quel peccato era da rimettere; adesso lavora all’ufficio tecnico
in Comune.
L’anno sabbatico non era
nella
concezione
del mio ceto
sociale e della mia famiglia (che mi ha sempre sostenuto anche
quando ho avuto qualche incertezza scolastica), in quelle più di
più alto rango sì: basti pensare che il primo cittadino di un
grosso Comune della
mia zona(nel lodigiano…) si è laureato a 30
anni; adesso però se la mia discendente vorrà concedersi un “hanno
sabbatico” che ben venga!
Trapanisi i am!
Il nome delle vie di Trapani, quando abitavo in città non le
sapevo; ma conoscevo benissimo il
territorio urbano, sapevo
muovermi quasi a occhi chiusi, soprattutto nella zona
vecchia.
Anche adesso se c’è qualche foto di un angolo, di una via, di un
balcone riesco quasi sempre a orientarmi e capire dove il luogo
dove è stata immortalata l’immagine.
Ricordo che quando si doveva andare da una parte non si
indicavano la via, la piazza eccetera, si enunciava: ‘arre a
Posta, acciancu a Culicchia, ‘o lo Nero, a Raganzili, vicinu a
Maronna ‘o passu Latri, Mezzu i putiedde, ‘a Loggia, a scinnuta di
Santu Luminicu, sutta ‘o coppo loggia, ‘a Jureca ecc.
Oppure si indicavano le vie con il vecchio nome desueto :‘a strada
Tribunali (via Roma),via Cortina(via Nunzio Nasi), ‘a strada i
Porci (via Villanuova) a ‘ra Nova (via Garibaldi) a ‘ra Ranni
(corso Vittorio Emanuele): adesso è tutto diverso?!
Quando torno in città quasi sempre
giro a piedi,ogni tanto
prendo l’autobus solo perchè mi scialo a sentir parlare la gente
che con quella cantilena mi seduce.
Mi sembra di non essere mai partito, le inflessioni,le cadenze, i
dialoghi
e i contenuti popolari sono rimaste immutate. Due mesi
fa un giovanotto
sull’autobussino che arrancava verso il centro
ha chiesto:
- “Sapiti qual’è ‘a scinnuta di l’INAM”?
- “‘A prossima, ‘e scapuccini” rispose prontamente una signora.
Il tempo si è fermato, apparentemente tutto si evolve, ma in
realtà tutto è rimasto saldo, è questa la specifica di Trapani: di
una donna ti innamori del particolare, non solo della grazia che
tutti possono ammirare, così è per la mia città, il particolare
che l’ affascina è l’immobilità!!
Molti emigranti quando tornano al loro paese rimangono un po’
delusi perché nel loro immaginario il luogo di origine è
cristallizzato al passato,la realtà invece è cambiata. Questo
‘nTrapani non succede è rimasta la stessa, meglio così!
Quest’anno dovevo spedire un bagaglio particolare al nord
Italia, una volta questo incarico lo facevano direttamente le
Ferrovie dello Stato, adesso questo servizio è stato appaltato ad
una società di trasporto che ha la sede in un capannone attiguo
alle ferrovie.
Per rendermi conto dove fosse collocata, sono andato un pomeriggio
alla stazione per avere ragguagli. Non c’era nessuna indicazione!
Spazientito, ma con garbo, mi sono avvicinato alla biglietteria ufficio informazioni ed
ho chiesto alla persona adibita
se
conosceva questo ufficio di trasporto che prima
era di
responsabilità delle ferrovie.
L’addetto aveva la faccia antipatica, la
cosa doveva essere
reciproca perché l’operatore mi ha risposto:
- Treni Italia si occupa di trasporto delle persone, la cosa che
domanda lei si faceva una volta…i tempi cambiano caro signore!
Un mi vulia arrispunniri, va!
Ma prontamente ho replicato
- Ha ragione,i tempi sono cambiati… ma le assunzioni sono rimaste
le stesse, come qualche anno fa, gente inadeguata
che ricopre
indegnamente posti che dovrebbero essere occupati da altri!