La fotografia aerea, p. 11

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La fotografia aerea, p. 11
LA FOTOGRAFIA AEREA
La fotografia aerea è il prodotto di una macchina fotografia (camera) che differisce dalle
fotocamere tradizionali per una serie di particolari:
— il peso, (70-90 kg. circa);
— l'ingombro (cm. 60x60x50);
— le ottiche utilizzate, regolate con il fuoco fisso all'infinito; la loro lunghezza focale, valutata con
estrema precisione, è indicata con misure dell'ordine del centesimo di millimetro;
— il formato del negativo che presenta una superficie utile di cm. 23x23;
— il magazzino portapellicola capace di 120-150 m. di film (utile per 500-600 fotogrammi);
— la perfetta planeità della pellicola ottenuta con una decompressione esercitata sul retro del telaio
portapellicola;
— l'automatismo dei movimenti (scatto, ricarica, avanzamento della pellicola, ecc.);
— una serie di dispositivi di sospensione utili a mantenere la verticalità della presa.
Una fotocamera concepita con tali caratteristiche è una camera fotogrammetrica. Numerosi
sono i modelli di camere aerofotogrammetriche utilizzate. Attualmente, in Italia, trovano largo
impiego le camere prodotte da due note ditte: la Zeiss e la Wild.
Le camere fotogrammetriche sono in grado di produrre fotogrammi che, fra l'altro, possono
essere utilizzati per la ricostruzione geometrica del territorio nelle sue tre dimensioni. Ogni
fotogramma viene, pertanto, caratterizzato con una serie di elementi tecnici (informazioni sul volo)
che vi appaiono evidenziati su di un margine (Fig. 1). [11]
Essi sono:
a — l’altimetro o statoscopio che, azzerato al livello del mare, registra la quota di volo dell'aereo al
momento della presa fotografica (quota o altezza relativa) che viene espressa in metri e/o piedi
(foot — un ft. è uguale a cm. 30,48);
b — la livella a bolla centrale che permette di valutare la orizzontalità o meno dell'aereo in fase di
ripresa verticale (foto nadirale). Scostamenti superiori ai 5°, dovuti ad impreviste oscillazioni
dell'aereo, influiscono negativamente sulla restituzione dei dati metrici del fotogramma, rendono
difficoltosa la lettura stereoscopica ed in tal senso ne limitano o ne impediscono l'utilizzo;
e — la lunghezza focale dell'obbiettivo utilizzato, leggibile nel riquadro della livella, che permette
di calcolare con una semplice operazione aritmetica, la scala relativa del fotogramma;
d — l’orologio che registra, fino all'ordine del secondo, l'ora di presa di ogni singolo fotogramma.
L'utilizzo di apposite tabelle che, opportunamente predisposte regione per regione e secondo la
latitudine, forniscono l'angolo di incidenza dei raggi luminosi, unitamente alla conoscenza della
data e dell'ora della presa fotografica ed alla lunghezza dell'ombra proiettata da un oggetto,
opportunamente misurata sul fotogramma, permette di calcolare l'altezza del manufattostudiato;
e — le marche di riferimento (Fig. 2), poste a metà dei lati o negli angoli del fotogramma. Il punto
di intersezione delle rette che uniscono le marche sugli angoli o sui lati contrapposti è il punto
principale della fotografia ovvero il punto ove l'asse ottico dell'obbiettivo incontra
perpendicolarmente il piano del fotogramma. In teoria il punto principale e il punto nadirale
coincidono; in realtà oscillazioni dell'aereo che influiscono sull'assetto di volo orizzontale
determinano (nonostante i vari dispositivi di sospensione) la non perpendicolarità dell'asse ottico
della camera fotogrammetrica (Fig. 3);
f — il numero progressivo degli scatti effettuati che indica la posizione del fotogramma nella
relativa strisciata;
g — il datario che oltre ad indicare la data di esecuzione del volo, riporta, di norma, il nome
dell'Ente committente e quello della Ditta esecutrice. [13]