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DEBORA TARANTO - Foto di Alessandro Giovannangeli
WEBZINE FREE DOWNLOAD by A.C. JAPANIMATION - Anno VI - n. 61
NEWS
COSP
LAY
CULTURA
MUSIC
A
EVENTI
3
2
EDITORIALE
C
iao a tutti,
carissimi
amici di JAPANIMANDO!
Eccoci nuovamente
a voi con un numero decisamente
interessante, in
quanto ricco di personaggi che non
passeranno sicuramente inosservati ai
più attenti.
Più ci penso e più
mi ritengo orgoglioso di aver deciso di occuparmi
della cultura del
fantastico: sapere
che in una società
allo sbando come la
nostra esistono ancora tantissime persone che hanno il
coraggio, la passione e la determinazione per
trasmettere messaggi di speranza e
quant’altro per migliorarsi e migliorare (nel proprio
piccolo) la vita è
davvero incoraggiante. Il fatto di valorizzare la crescita
interiore, il senso di
meraviglia e l’importanza della fantasia per realizzarsi
pienamente cercando l’armonia
con gli altri lascia
ben sperare in un
cambiamento in positivo nonostante le
difficoltà non indifferenti che la quotidianità ci propone.
Anni fa ho ideato
per la nostra associazione culturale
Japanimation lo slogan “I veri eroi
siamo noi”! (che
successivamente è
stato per altri una
fonte d’ispirazione)
con lo scopo di
sensibilizzare la
gente affinché la
smetta di adegarsi
alla società trascurando i propri sogni
ed il proprio essere... beh, sedevo
dare retta a ciò che
leggo nelle recensioni, sono fiducioso!
SOMMARIO
Gli obiettivi artistici di “Euphemia Art” ....... pag. 4
Il dark fantasy di Gianmario Mattei............... “
8
I progetti creativi di Faith Cosplay ................ “ 10
“Space Chef Caisar” ......................................... “ 14
Elena tra ricordi e progetti ............................. “ 16
Una band animata dal divertimento!............. “ 18
Tutti insieme... ludicamente! ........................... “ 20
La mente ipercreativa di Leonardo............... “ 22
Il videogame diventa romanzo ....................... “ 26
Quando il cosplay incontra la musica........... “ 28
L’universo ideale di Antonio Carmine.......... “ 30
“Il lupo solitario - 1a parte” ............................ “ 32
“Watergate” ....................................................... “ 34
Uno svizzero che non ti aspetti..................... “ 36
L’esordio di Marco Donati.............................. “ 40
Cantiamo insieme ai “Fantabuggy”! .............. “ 42
“The Conjuring: il caso Enfield”..................... “ 44
I fantastici mondi di Alessio Del Debbio ..... “ 46
“Viaggio al centro della Terra”........................ “ 48
Immaginazione & Determinazione ................ “ 51
“Peter Cushing”................................................. “ 54
Lo stile grafico di Ashigami ............................. “ 56
Silvia e l’importanza della fantasia ................. “ 60
“The Darkness”................................................. “ 62
Una nuova promessa artistica ........................ “ 64
Alla riscoperta della meraviglia ...................... “ 68
Ecco il n. 28 di “Sbam! Comics”! ................... “ 70
V. D’Amico
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GLI OBIETTIVI ARTISTICI DI “EUPHEMIA ART”
Su Facebook: Euphemia Art
S
alve a tutti amici di
Japanimando, il mio
nome è Giulia Bellanti, anche se artisticamente potrete
conoscermi come Euphemia Tealeaf (nome che ha
origine da un personaggio di D&D a cui sono
molto affezionata), ho 21
anni e studio per diventare illustratrice.
Fin da quando ero piccola sono sempre stata
affascinata dal mondo del
fantastico e dai personaggi che lo abitano, le
prime storie che mi ci
hanno avvicinata sono
state “Dragonheart” e
(ovviamente) il “Signore
degli Anelli”.
Di “Dragonheart” mi ha
colpito il personaggio di
Draco, poiché è decontestualizzato dal tipico
ruolo di drago che distrugge e uccide, ha una
sua profondità e saggezza
e soprattutto è una crea-
tura nobile dal cuore genitle.
Un altro eroe, o meglio
eroina, fantasy che in-
fluenza moltissimo i miei
lavori è quello di Nihal
della Terra del Vento (Le
Cronache del Mondo
Emerso), è una donna così
forte e sicura, una guerriera che ha un obbiettivo e mette tutta sé
stessa per raggiungerlo, è
tutto quello che io vorrei
essere, e quando disegno
tendo sempre progettare
donne combattenti come
lei, allo stesso modo altri
due personaggi, più recenti, sono Ygritte e Arya
Stark di “Game of Thrones”, sono davvero una
grande fonte di ispirazione.
Un altro aspetto del
mondo fantastico me lo
ha mostrato Walter
Moers con la sua serie di
racconti ambientati nella
misteriosa terra di Za-
monia, dove vivono creaure di tutti i generi, la
sua fantasia così sconfinata mi ha portato a pensare fuori dagli schemi, di
tutti i suoi personaggi il
mio preferito è senza
dubbio Rumo, un “Croccamauro” che combatte
per trovare il “nastro
rosa” a cui è da sempre
legato.
Di questi mondi Fantasy
adoro soprattutto disegnare le Elfe, perché mi
piacciono queste strane
donnine che vivono la natura, che sono parte di
essa e che hanno un
forte legame con la fauna
selvatica, infatti ho un piccolo progettino in corso,
di una breve storia a fumetti riguardante questo
mondo magico e spettacolare.
Mi affascina molto anche
il genere fantascientifico
e post-apocalittico a cui
mi sto avvicinando di recente.
L’illustrazione è un
campo artistico vastissimo che permette un’infinità di possibilità, il mio
sogno nel cassetto è
quello di poter creare un
giorno delle concept art
per videogiochi e film,
adoro l’idea che qualcuno
possa vivere un’avventura
attraverso luoghi magici e
con personaggi usciti dal
mio immaginario, penso
7
6
che sia un bellissimo
modo per mostrare la
mia intimità con persone
affini o anche completamente diverse che però
in un modo o in un altro
si trovano tutte nello
stesso mondo e condividono una stessa esperienza; spero davvero di
riuscire a vedere questa
fantasia realizzata.
Detto questo vi dico
qualcosa di me, ho avuto
la grande fortuna di crescere con una madre e
un padre che amano il disegno, che fin da piccola
mi hanno sempre spronata ed aiutata ad impa-
rare e a migliorare, a loro
devo tutto, perchè hanno
sempre considerato la
mia, una passione e non
un hobby, una qualità su
cui investire tutto.
Quando ero una bambina, disegnavo d’ovunque
potevo con qualsiasi cosa,
e crescendo non è cambiato molto, anche durante le lezioni di scuola,
l’unica cosa che mi aiutava a concentrarmi era
scarabocchiare, così scelsi
di iscrivermi al liceo artistico, che adesso è conosciuto come Ex De
Chirico, in quei 5 anni ho
imparato e sono cre-
sciuta davvero molto e
grazie alla professoressa
di arti figurative ho avuto
la possibilità di imparare
tantissime tecniche sia
moderne che antiche.
Attualmente studio alla
Scuola Internazionale di
Comics di Roma, dove sto
avendo la possibilità di
imparare molto sul settore dell’illustrazione.
Vorrei parlare un po’ di
quello che per me, come
penso per molti altri, significa disegnare, perché
spero i disegnatori che
stanno leggendo siano incoraggiati a perseguire la
loro arte; so che il disegno viene considerato da
molti come una sciocchezza, e che molti con le
loro parole e i loro giudizi vi portano a dubitare
di quello che state facendo, vi capisco, ho vissuto quest’esperienza
con persone che mi
erano molto vicine, mi
hanno portata a pensare
seriamente di non essere
all’altezza, e di dover fare
qualcosa di più “utile”
della mia vita, e adesso
sono davvero felice di
non aver rinunciato, perché l’arte non è un
hobby, o un possibile lavoro, è molto di più, l’arte
ti trasporta in un piccolo
mondo, il tuo piccolo
mondo, dove ti senti in
pace con tutto, dove le
preoccupazioni di tutti i
giorni, le cose che ti
fanno soffrire, non riescono a raggiungerti, è il
tuo angolo di pace nel
quale riesci a tirare fuori
tutto quello che hai dentro, dove riesci a mostrare ciò che veramente
sei, e non ha importanza
se qualcuno ti vede, se a
qualcuno piace e ad altri
no, non ha importanza
se qualcuno compra
quello che hai creato, la
cosa che conta davvero è
che tu sia riuscito a mettere te stesso a nudo, che
tu abbia preso il mondo
che hai dentro e lo abbia
portato nel mondo in cui
vivi.
Non sono molto brava
con le parole ma spero di
avervi dato un po’ di carica positiva, se vi va potete dare un’occhiata alla
mia pagina face book “Euphemia Art” mi piacerebbe avere le vostre
opinioni sui miei progetti
e avere tanti confronti artistici.
Inoltre ringrazio molto
Vincenzo D’Amico e l’associazione culturale Japanimation per avermi dato
la fantastica occasione di
far conoscere i miei lavori, vi saluto e auguro a
tutti il meglio, date sempre il massimo!
Giulia
Bellanti
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IL DARK FANTASY DI GIANMARIO MATTEI
Su Facebook: Gianmario Mattei
S
alve a tutti, lettori e
lettrici, onorato di
fare la vostra conoscenza! Mi chiamo Gianmario Mattei e...
“Gianmario Mattei... chi è
costui??” si staranno domandano in molti e, in
tutta onestà, non saprei
rispondere in modo sod-
disfacente alla vostra domanda. Perché? Semplice:
a 32 anni suonati ancora
non lo so con certezza,
quindi come potrei farlo?
Chimico Industriale?
Forse... Musicista? Me la
cavo abbastanza bene
con la chitarra... Pittura?
Non sono Caravaggio,
certo, ma non sono proprio da buttare... Scrittore? Ho dei grossi dubbi
anche in proposito, ma almeno per il momento è il
campo in cui sto ottenendo i risultati migliori.
Uno scrittore Fantasy volendo essere più precisi a
cui però essere ingab-
biato in un solo genere
letterario non va molto a
genio. Perché? Il mio
modo di intendere il fantasy è radicato negli archetipi del genere, sono
un tolkeniano d.o.c., e dei
pochi suoi “discepoli”
che hanno saputo dare
una svolta al genere
come A. Sapkowski, P. Pullman, G.R.R. Martin, J.K.
Rowling e N. Gaiman. A
questa lunga lista devo
aggiungere altri autori
che prediligo e rileggo
continuamente come
E.T.A. Hoffman, E.A. Poe,
H.P. Lovecraft, R.E. Howard, M. Moorcock (i
final boss del dark
fntasy), F. Dostoevskij,V.
Hugo e V. Evangelisti. Un
bel calderone insomma, a
cui mi sento di aggiungere opere figurate su
carta come Dylan Dog,
Berserk, Hellblazer, La leggenda degli uomini straordinari e From Hell di Alan
Moore (autore che prediligo particolarmente). Per
quanto riguarda le “pellicole” meglio sorvolare
perché la lista sarebbe
davvero troppo lunga.
Posso confessarvi che
adoro gli horror/thriller
per la serie “Sì ai cinematografici serial killer ma
con gusto!”
“Sì, ok, fa anche il simpatico questo qui, perché
non ci dice cosa ha
scritto?” seconda vostra
domanda a cui (forse)
posso rispondere con facilità. Dalla mia “penna”
guidata dalla mente
stramba che mi ritrovo e
infarcita di elementi
scientifici, horror, thriller,
fantasy, esoterici e occulti
ha preso vita un romanzo
Dark Fantasy che risponde al titolo di “James
Every – La Caduta di Saalbard”, pubblicato dai folli
e geniali editori di Edizioni Haiku di Roma lo
scorso 24 ottobre 2015
(sia in formato cartaceo
che ebook). Un romanzo,
permettetemelo di dire
senza superbia, atipico e
unico nel suo genere per
vari motivi: ad esempio
per le illustrazioni (che
sono opera mia); per la
tecnica narrativa utilizzata nota come Point Of
View e per la presenza in
rete di un sito appositamente dedicato al “James
Every – Underworld” e
ideato per soddisfare le
curiosità dei lettori più
esigenti, amanti degli approfondimenti. Per farla
breve non ho scritto solo
un romanzo bensì ho
creato una realtà immaginaria integrata e interagente con la nostra
seppur celata alla percezione sensoriale di noi
semplici mortali. Un “Underworld” per l’appunto
che pagina dopo pagina
innescherà in voi il desi-
derio di entrare in questa
realtà e, chissà, un giorno
potrebbe davvero trascinarvi dentro di sé proprio come accade al
personaggio principale
della saga James Robert
Every e a sua sorella Valentina. Due ragazzi apparentemente normali le
cui vite vengono stravolte
da una serie di eventi che
li trapianterà di forza nel
mondo dei maegi, guerrieri dotati di incredibili
poteri che dedicano la
loro vita alla tutela dell’Equilibrium, il principio
che da consistenza materiale e governa l’intero
Universo. I due Every, seguendo cammini e motivazioni differenti che li
spingeranno all’azione, si
ritroveranno ad avere a
che fare con personaggi
di vario genere e di indole singolare: oltre i
maegi e ai rispettivi addestratori, incontreranno
creature fantastiche di
vario genere, spiriti elementali, demoni, semidei
e divinità benevole, neutre e malevole. In breve
tutto ciò che un avido
lettore del genere spera
e vuole incontrare durante la lettura di un
libro fantasy, a cui ho aggiunto ambientazioni
dark, gothic e horror e
tempi narrativi presi in
prestito dai genere noir e
thriller.
Potrei descrivervi il mio
romanzo ancora, ancora
e ancora ma credo sia
meglio lasciare a voi lettori la curiosità e il gusto
della scoperta nello sfogliare le pagine di questa
mia prima opera. Spero e
mi auguro che “James
Every – La Caduta di Saalbard” riesca a trasmettere a coloro che
decideranno di leggerlo,
lo stesso entusiasmo e la
stessa gioia che ho provato io durante la sua
stesura definitiva. Perché
in fondo la lettura è questo: libertà di spirito, libertà assoluta.
Vi lascio con un saluto
proveniente direttamente
dal mio “Underworld”: Possano gli Yvèsn proteggervi e
allontanare dal vostro cammino le tenebre oscure di
Naz-Shalot”.
Gianmario
Mattei
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I PROGETTI CREATIVI DI FAITH COSPLAY
Su Facebook: Faith Cosplay & World
C
iao a tutti! Il mio
nome è Vera, in
arte Faith Cosplay; ho scelto questo
nome proprio perché
nella mia lingua madre il
mio nome significa
“fede”, dunque “faith” in
inglese!
Sin da quando ho memoria, sono sempre stata
devota all’animazione,
dapprima dei classici Disney che mi hanno portato ad appassionarmi
anche al folklore delle
fiabe, poi a quella giapponese, grazie alla quale ho
scoperto l’hobby del cosplay.
Colleziono manga e
guardo anime da quando
avevo 10 anni. Il primo
manga che ho letto è
stato Dragon Ball. Nonostante la semplicità della
trama e della grafica
d’animazione, Dragon Ball
è il mio manga/anime
preferito tuttora (si sa, il
primo amore non si
scorda mai!) perché mi
ha sempre spronato a
non arrendermi, migliorare e combattere per i
valori che ritengo importanti, come l’amicizia e la
famiglia. Quando, nel
2012, mi sono timidamente azzardata a sfoggiare il mio primo
cosplay, niente meno che
al Lucca Comics & Games,
ho scelto di cominciare
proprio con un personaggio di Dragon Ball. Il mio
idolo è sempre stato Vegeta, per il suo carattere
fiero e forte; ovviamente
avrei voluto fare il suo
cosplay ma, ahimé, essendo una ragazza minuta, ho optato per sua
figlia Bra che ha comun-
Foto di Lary Photography
Foto di Lary Photography
que una personalità
Sayan, oltre allo stile d’abbigliamento che mi ha attirato.
Per scegliere i personaggi
dei miei cosplay, mi baso
sia sulle loro caratteristiche fisiche, sia sul loro carattere nel quale mi
rispecchio in qualche
modo... anche se il cosplay che preferisco di
più tra quelli realizzati va
un po’ fuori da questo
schema.
Come ho accennato
prima, ho sempre amato i
classici Disney. Sono
opere senza tempo,
adatte al pubblico di ogni
età. Da bambina mi sono
raffigurata moltissimo in
Aurora, la Bella Addormentata, poiché ho avuto
una situazione familiare
simile (anch’io sono stata
cresciuta dalle mie “tre
fate buone”) e da allora è
stata la mia principessa
preferita, la mia icona di
femminilità e grazia. Crescendo, ho sviluppato un
carattere indipendente
molto diverso dal suo, ma
mi è sempre rimasto il
sogno nel cassetto di essere, almeno per un
giorno, quella ragazza
dolce e romantica che
aspetta il suo principe... e
grazie al cosplay, ho potuto trasformarmi in una
principessa sognartice.
Il cosplay è decisamente il
mio hobby preferito perché è creativo e artistico.
È divertente interpretare
i propri personaggi preferiti, inoltre, questo è un
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ambiente molto amichevole. Ho conosciuto
tante persone grazie a
questa passione con cui
condividere esperienze e
consigli.
I miei progetti futuri in
questo campo sono sicuramente continuare a
esprimere la mia creatività realizzando i tanti cosplay che ho sulla lista,
migliorando nella cura dei
dettagli e nella creazione
di accessori. Mi piacerebbe variare anche genere realizzando cosplay
anche di personaggi da
film e telefilm, poiché finora mi sono concentrata solo sul mondo
dell’animazione e dei fumetti/manga.
Mi impegno a partecipare
a tutte le fiere di fumetti
organizzate nel Triveneto,
oltre ai due eventi annui
Foto di Alessandro Davia
che più mi piacciono e
che puntualmente frequento, ovvero il Lucca
Comics & Games e il Rimini Comix.
Nella vita di tutti i giorni
ho un semplice impiego
da segretaria ma sogno di
trasformare questo
hobby anche in un lavoro
in modo da lavorare in un
ambiente che amo.Vorrei
aprire un manga/cosplay
caffé nella mia città, Trieste, con la mia migliore
amica e fotografa di fiducia, dove radunare persone con le nostre stesse
passioni per realizzare set
fotografici, party a tema
oppure semplicemente
condividere opinioni.
Un saluto a tutti!
Faith
Cosplay
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“SPACE CHEF CAISAR”
Su Facebook: Andrea De Rosa
“S
pace Chef Caisar” è un
manga coreano
scritto e disegnato da
Boichi, pubblicato inizialmente in Giappone dalla
casa editrice Wani Books,
nella rivista Comic Gum,
2005. È un volume unico
con 6 capitoli che, successivamente nel 2010, la
casa editrice Shonen Gahosha lo riedita, inserendo un settimo
capitolo realizzato per
l'occasione e aggiornando
la copertina con una
nuova illustrazione. Il genere è quello di un Seinen manga di
fantascienza, con molti
tratti di Eros. La storia si
svolge in capitoli autoconclusivi, dove vede i
quattro protagonisti (tre
ragazze, il “team Manade”
e Caisar il cuoco) arrivare in un pianeta diverso, che risulta avere
problemi legati a governatori ingordi e ad animali
geneticamente modificati.
Ogni capitolo procede
con uno scontro contro
queste creature e in seguito la storia si conclude
con una gara di cucina.
Il tutto contornato da
scene fan-service dove
vengono messi in mostra
i corpi, in maniera molto
sensuale ed esplicita,
delle tre protagoniste
femminili, sia nelle scene
di lotta che in quelle di
cucina. Infatti il nostro
protagonista cucina così
divinamente che crea, si
può dire, degli orgasmi
collettivi culinari. Effetti-
vamente non c’è molto
da dire sulla trama, dato
che, essendo un volume
unico, non ha un vero e
proprio finale, ma di sicuro è da elogiare il suo
stile di disegno: molto caricaturato rispetto al suo
vero stile ma anche
un’ottima cura dei dettagli sia in alcuni momenti
espressivi dei personaggi,
ma soprattutto del cibo.
Pecca purtroppo l’inserimento un po’ forzato di
scene di nudo semi integrale delle tre protagoniste che finiscono per
essere eccessivamente
stereotipate. Quello che
risalta però è il profondo
interesse dell'autore per
la cucina. Infatti in ogni
capitolo ci vengono mostrati piatti e metodi di
cucinare molto legati alla
cultura orientale, con
spiegazioni abbastanza ar-
ticolate delle caratteristiche e degli ingredienti,
stravolti anche in maniera
fantascientifica. In alcune
storie vedremo piatti caratteristici della Corea
del Sud come ad esempio
si parla di yukhoe (carne
cruda, solitamente di
manzo, macinata e
condita con spezie e
salse, simile alla bistecca
alla tartara) e galbi (costolette di carne). Ma
vengono trattati anche
piatti caratteristici cinesi,
infatti l'autore a fine volume decide di inserire
una pagina nella quale
racconta brevemente la
sua visita alla China Town
di Yokohama (città del
Giappone), dove ha potuto imparare tutto sulle
pinne di squalo (argomento trattato poi nel
fumetto), e dove ha potuto anche apprendere il
modo in cui i cuochi si
approcciano al loro mestiere e l’atteggiamento
delle persone che lavorano in quell’ambiente. Il
manga in Italia è stato
pubblicato nel 2011 dalla
JPOP.
Andrea
De Rosa
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ELENA TRA RICORDI E PROGETTI
www.elenaticozzivalerio.com - Su Facebook: La Stirpe di Inanna
C
arissimi amici di
Japanimando è un
vero piacere potervi presentare il mio lavoro.
Sono nata a Como nel
1974 e il mio primo ricordo cinematografico è
uno strano essere beige
rugoso, a cui si illuminava
un dito, con dei seri problemi di comunicazione:
cercava inutilmente di telefonare a casa. Tenetevi
forte: allora non esistevano i cellulari, avevamo
delle cabine rosse in cui
rischiavi il tetano, niente a
che vedere con quella del
Doctor Who, e se volevi
giocare a un videogioco
decente dovevi rifugiarti
in un bar e far fuori tutte
le monete per sparare a
delle navicelle spaziali impazzite.
Sono cresciuta con
mamma TV come tutti i
bravi bambini nati negli
anni ‘70, potrei cantarvi
ancora a memoria tutte
le sigle dei cartoni animati. Ho studiato i miti
greci con Pollon e la rivoluzione francese con Lady
Oscar mentre ho scoperto i primi spasimi
d’amore con Candy
Candy. Mi ha insegnato la
cibernetica L’Uomo da sei
milioni di dollari e come
indossare un costume da
bagno Wonder Woman:
non avete idea di quante
ginocchiate nelle poltrone cercando di fare la
piroetta perfetta. Ho imparato che i computer
possono essere pericolosi da Tron, l’originale,
come inseguire un unicorno da un imberbe
Tom Cruise, e che cos’è
la seduzione dal re dei
Goblin in persona e parliamo di David Bowie:
l’uomo che cadde sulla
terra.
Mi ricordo di non aver
smesso di leggere per
due giorni di fila, senza
mangiare, pur di sapere
come andava a finire La
Storia Infinita, facendomi
odiare dall’intera famiglia
che, per un po’, ha creduto di avere in casa uno
zombie che rispondeva
alle domande con versi
incomprensibili. Quello lo
faccio ancora oggi:
quando leggo potrei essere a un concerto metal
e non accorgermi di cosa
mi sta succedendo attorno.
Mi piacevano molto i racconti dei Fratelli Grimm,
non esattamente due tizi
rassicuranti. I miei genitori mi leggevano spesso
la Divina Commedia e se
non è fantasy quella...
quindi giuro: non è colpa
mia se amo tutto ciò che
è “fantastico”!
Crescendo mi sono appassionata agli scritti di
Bram Stoker, Stevenson e
naturalmente del prof. J.
R. R. Tolkien.
Una volta quelli come me
venivano guardati dai
compagni come esseri
strani, quasi peggio dei
Gremlins che avevamo
sulle magliette, non avevamo i raduni per Cosplayers e al massimo ti
potevi sbizzarrire una
volta all’anno a Carnevale, sempre se la nonna
non insisteva a volerti vestire da principessa.
Molto tempo dopo sono
arrivati J. K. Rowling e
Lucca Comics, che sempre
siano benedetti, e siamo
improvvisamente diventati cool... e poi dicono
che la magia non esiste.
In epoca più recente la
mia curiosità si è focalizzata sui Draghi, archetipo
principe presente in tutte
le culture con diverse
sfaccettature, dal bene
supremo orientale al
male terrificante del cristianesimo medioevale, e
per questo ho cominciato a collezionare libri
su questo argomento. La
voce si deve essere
sparsa a mia insaputa
visto che una vicina di
casa mi ha fermato per
strada per chiedermi, da
parte di suo figlio, i tempi
necessari a un uovo di
Drago per schiudersi.
Naturalmente le ho
detto che doveva essere
più precisa, quali uova, di
che specie?
Ho anche sviluppato un
grande interesse per la
storia e la linguistica che
ho cercato di trasmettere nei miei lavori. Non
a caso la mia protagonista è una archeologa di
nome Palindra e nei miei
libri si trovano numerose
lingue da me inventate:
tra queste spicca il Tukcin
per cui ho creato una
vera e propria grammatica e il suo vocabolario
bilingue.
Ho scritto alcune brevi
poesie per una piccola
casa editrice e ora sto
pubblicando come selfpublisher una trilogia il
cui titolo è La Stirpe di
Inanna. Il primo libro è
già disponibile in italiano
e in inglese su Amazon e
si intitola Palindra. Il secondo libro, Viktor, uscirà
in italiano a fine settembre.
I libri sono strutturati in
modo da poter essere
letti singolarmente, quasi
fossero delle avventure
auto-concluse, anche se
naturalmente solo il conoscerli entrambi darà
una visione più completa
del mondo alternativo da
me creato.
I personaggi principali
sono Palindra, brillante
archeologa di Edimburgo;
Viktor, un valoroso co-
sacco del Don, immortale
e consacrato alla dea sumera Inanna; Tybaerius,
un nobile vampiro dandy,
dai modi galanti e pungenti... quasi quanto le
sue zannine.
Attorno ai tre protagonisti si muovono numerosi
personaggi minori che
rappresentano epoche e
culture diverse.
Le parti storiche sono
frutto di ricerche attente
e documentate che sono
per me una delle parti
più divertenti dello scrivere questi libri: mi hanno
infatti permesso di conoscere persone eccezionali
come i soci dell’Accademia delle Antiche Civiltà di
Milano. Un’altra particolarità dei miei libri è quella
di descrivere paesi dove
sono stata personalmente, anche più volte,
come la Scozia, la
Norvegia e le isole Svalbard. Questo mi permette quando scrivo di
“muovermi” sul territorio avendo ben presenti i
luoghi e le tradizioni che
voglio raccontare.
Scrivere è per me un bisogno primario, un modo
di immergermi in me
stessa per trovare uno
spazio senza “rumori”
esterni, una specie di
bolla in cui mi sento a
mio agio e solo con lo
svilupparsi del self-publishing ho deciso di provare a far conoscere
anche agli altri i miei romanzi. È stato meraviglioso scoprire che
qualcuno avesse voglia di
leggere il mio scritto e
ogni riscontro positivo è
stato per me un autentico regalo.
È stato un percorso interessante che mi ha permesso di capire anche
quanto lavoro nascosto al
pubblico sia necessario
per arrivare alla pubblicazione di un libro: scrivere
la storia è veramente
solo il primo passo.
Vi ringrazio molto per il
tempo che mi avete dedicato e se avete voglia di
seguire le avventure de
La stirpe di Inanna potete
farlo sul mio sito e sulla
pagina Facebook dedicata.
Grazie e buona fantasia a
tutti!
Elena Ticozzi
Valerio
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UNA BAND ANIMATA DAL DIVERTIMENTO!
Su Facebook: I Metallari Animati
C
iao a tutti! Allora,
noi siamo metallari e si sa, il
metal è la musica del demonio, è triste, è cupa, è
cattiva, ...GUERRA AL
MONDO DEI VENGANI,
ALL’IMPERO DI JAVA,
MORTE E DISTRUZIONE... no vabbè, non
ce la posso fare... siamo
metallari si, ma siamo
ANIMATI!!!
Quindi... che cosa succede quando sette musicisti cresciuti con le sigle
dei cartoni animati e
tanto heavy metal, decidono di ascoltare quel richiamo in fondo al cuore
che li porta a canticchiare
in continuazione quelle
canzoni che hanno segnato la loro infanzia?
Succede che nasciamo
noi: “I Metallari Animati”.
Sette amici, sette pazzi
scatenati che hanno tantissima voglia di divertirsi
e far divertire e che
hanno deciso di unire la
loro passione per i car-
toni animati alla quella
musica metal creando un
mix esplosivo!
Il progetto è nato da
un’idea di Francesco Barlaam Pucci (voce) e Emiliano Cantiano (batteria),
quando, quest’ultimo nel
corso di un drum festival
ha deciso di eseguire alcune sigle dei cartoni animati in una chiave più
energica.
Dato il riscontro quanto
mai positivo del pubblico
è stato inevitabile pen-
sare di formare in futuro
una metal cartoon band
che mantenesse però intatto il lato scherzoso e
divertente dei cartoni
animati.
Ma dove li avremmo potuti trovare i membri per
realizzare una pazzia del
genere?
Detto fatto... nell’arco di
un anno abbiamo reclutato la nostra
“ciurma”coinvolgendo
nella band Sara De Guidi
(voce), Fabrizio Sclano
(basso), Loretta Venditti
(voce), Marco Russo (chitarra) e Fabio Bonuglia
(tastiere).
Una volta consolidata la
line – up della band ci
siamo praticamente
chiusi in sala prove a lavorare come dei pazzi
per riarrangiare i brani
che avremmo poi proposto nel corso dei nostri
concerti, e fin dall’inizio si
è creato subito un ambiente sereno nel quale
ogni prova si arricchiva
sempre di più di divertimento... e di cibo. Si,
esatto... cibo, perchè noi
mangiamo.
Siamo tutti e sette dei
veri e propri mangiatori
da competizione. E molto
spesso, soprattutto
quando ci capita di dover
fare le prove di mattina,
siamo soliti portare in
sala abbondanti colazioni
e pizze con la mortadella
che irradiano la sala
prove con un profumo invitante!
Però ve lo possiamo giurare, le prove le facciamo
eh!?
Dopo un anno di duro lavoro siamo finalmente
giunti al nostro live di debutto.
Abbiamo avuto l’onore di
debuttare nel corso della
manifestazione Aniene
Comics, presso il Casale
Rock, per la quale approfittiamo di questo spazio
per ringraziare nuovamente tutto lo staff per
averci dato questa opportunità.
Ma soprattutto vogliamo
ringraziare il pubblico che
ci ha accolto con un ca-
lore inaspettato!
Perchè è vero che noi riproponiamo le sigle dei
cartoni della nostra infanzia, ma comunque sono
“personalizzate”... e magari potrebbero risultare
“diverse” per chi è abituato alle sonorità classiche delle sigle.
E sinceramente, ci siamo
stupiti anche noi nel vedere che invece questa
“diversità” è passata praticamente inosservata, il
che è un bene! Vuol dire
che quindi il messaggio è
arrivato. Le sigle sono
sempre le sigle, e un po’
di doppia cassa sul ritornello di certo non ne
cambia l’anima.
Quando sei sul palco e
vedi le persone cantare a
squarciagola le canzoni
dei cartoni animati, ti
rendi conto che nonostante il passare degli
anni, la magia di quelle
canzoni, quelle storie avventurose, divertenti, a
volte anche tristi, sono rimaste sempre lì con te,
da qualche parte nel tuo
cuore, come una calorosa
mano sulla spalla che sta
li a ricordarti che il
bambino che è dentro di
te non è mai cresciuto e
che è sempre pronto a
scatenarsi!
Al momento siamo focalizzati sull’ampliare il più
possibile il nostro repertorio, migliorare l’aspetto
scenico del nostro spettacolo (non si finisce mai
di apportare migliorie) e
vogliamo cercare di suonare dal vivo il più possibile per scatenarci
assieme a tutti voi!!
Se poi volete saperne di
più su “I Metallari Animati” veniteci a trovare
sulla nostra pagina facebook.
Ringraziamo tutto lo staff
di Japanimando per lo
spazio concessoci e ricordatevi di non far mai crescere il bambino che è
dentro di voi!
Anzi, dategli quante più
occasioni possibili per
scatenarsi!
Metallari
Animati
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21
TUTTI INSIEME... LUDICAMENTE!
Su Facebook:The Throne of Games di Luciano Gigante
“Q
uando udrai
un fragor a
mille decibel, su dal cielo piomberà
Mazinger”. Questo era
l’incipit di una delle sigle
che più amo e che hanno
accompagnato la mia crescita, dall’infanzia all’adolescenza ad oggi.
Guardando la via lattea
del mio passato, posso
scorgere momenti indimenticabili dovuti alla
presenza, nella mia vita,
dei cartoni animati e dei
racconti sia fantasy che
horror, i quali indiscutibilmente hanno contribuito
a rendermi il sognatore
che ancor oggi sono. Perdonatemi, non mi sono
ancora presentato, sono
Luciano Gigante, nato nel
fantastico 1980, periodo
d’oro della Tv per ragazzi.
La mia passione per
l’Oriente è stata quasi indotta dal tubo catodico
che si stagliava impo-
nente nelle case di tutti;
non essendoci computer,
smartphone e soprattutto internet, per noi
fanciulli privi di balocchi
tecnologici, nel periodo
scolastico, ci immergevamo nel favoloso regno
dei cartoni animati trascorrendo ore interminabili davanti ai Rocket
Punch di Mazinga Z e ai
danteschi discorsi de I
Cavalieri dello Zodiaco.
Cartoni che mi hanno insegnato valori importanti,
come ad esempio, i già
nominati Cavalieri, sottolineavano l’importanza
dell’ amicizia, della collaborazione e della giustizia; L’Uomo Tigre, invece,
sacrificava il proprio essere, non per un bene
egoistico ma per la felicità di bambini orfani, i
quali, non avendo nessuno a proteggerli o a
evitare che la loro casa
venisse acquistata da Ya-
kuza meschini, si rivolgevano a Naoto Date (che
in segreto era l’Uomo
Tigre) il quale faceva le
veci dei genitori fantasmi,
ricoprendoli di regali. Potrei dilungarmi per ore e
per righe, raggiungere i
confini epici che i romanzi di Margaret Weiss
e Tracy Hickman, Pratchett e H.P. Lovecraft
hanno marchiato a fuoco
nella mia cultura personale del fantasy e dell’horror, amalgamandosi
perfettamente con gli intrattenimenti animati.
Posso solo aggiungere
che tutto ciò non mi ha
abbandonato neanche
all’università di Napoli,
dove mi sono laureato in
Lingua e Civiltà Orientali,
acquisendo padronanza
del Giapponese, non solo
della lingua e della letteratura ma anche nella
cultura sviscerando la
morale dietro gli anime
del Sol Levante.
Ho provato a fare il disegnatore di fumetti, incontrando i pilastri del
campo, ho seguito corsi
tenuti da Enzo Rizzi, creatore di Heavy Bone, ma
alcuni ostacoli personali
mi hanno impedito di
raggiungere l’obiettivo di
condividere tutto ciò che
mi affascina e mi rapisce,
sia a livello culturale che
di intrattenimento, a
mezzo di vignette e tavole a fumetti. Ma oggi,
posso orgogliosamente
dire, di aver realizzato in
parte questo sogno di
trasmissione ereditaria
culturale: ho aperto una
attività, “The Throne of
Games di Luciano Gigante”,dove la gente, sia
grazie a me che alla mia
collaboratrice e dolce
metà da due lustri, Tiziana
Lazzarini, può sognare
con i giochi da tavolo fantasy, quali: Talisman, Il
Trono di Spade, oppure
immergersi nelle atmosfere Lovecraftiane di Arkham Horror o Il Segno
degli Antichi, o anche rivedere i personaggi degli
anime in diversi giochi di
carte. I ragazzi che trascorrono ore a sfidarsi a
Force of Will crescono insieme, si confrontano, si
consigliano, si migliorano;
così mi sento, come
Naoto Date che da ospitalità a quei Cavalieri che
hanno appreso quel
senso di collaborazione e
di amicizia e che sentono
l’esigenza di rafforzare
questi valori e legami
sempre più. Se vi trovate
a passare da Taranto, e
siete afflitti dalla pressione dello stress quotidiano e di conseguenza
sentite l’esigenza di evasione nel mondo del fantastico, io sarò il vostro
Gokuraku, io vi aiuterò.
L’attività che gestisco l’ho
concepita non come un
semplice hobby store, ma
come una casa per coloro che cercano relazioni reali, e non mediate
da social, interfacciate da
freddi monitor, per quelle
persone che hanno bisogno di fuga e di divertirsi
in compagnia, ascoltando
la risata fragorosa del
proprio compagno di
squadra o di stringere la
mano di un avversario
sportivo e leale. Si svolgono tornei per chi ha
l’animo agonista o semplicemente per chi si
vuole mettere in gioco
più seriamente, si svolgono serate di intrattenimento ludico, diamo vita
ad eventi di presentazione di giochi un po’ più
di nicchia. Con la mia attività, io e Titty prendiamo spesso parte a
fiere e convention e,
quando abbiamo la possibilità di avere un’area ludica, ci affidiamo alla
collaborazione de La Congrega del Dado Incantato
per intrattenere e divulgare quanto più possibile
questa nostra passione
traslitterata nei boardgames di vario genere.
Sperando di non avervi
tediato con i miei vaneggiamenti onirici,Vi invito
a cercarci, a mettere da
parte timidezza e reticenza e a slacciare le bretelle della serietà per
lasciarsi andare ad un
mondo di divertimento e
di amicizia.
Luciano
Gigante
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23
LA MENTE IPERCREATIVA DI LEONARDO
Su Facebook: Weird Stories - Momon
B
uonsalve a tutti! Il
mio nome è Leonardo Carboni e se
non mi conoscete è perché ancora la mia scalata
al potere non è cominciata! *risata malvagia* A
parte gli scherzi... sono
un aspirante fumettista di
26 anni, nato ad Ascoli Piceno in circostanze
astrali abbastanza complicate. Passo subito a dirvi
“chi” sono: fin da piccolo,
cresciuto con i “cartoni
animati” in tv, il mio
sogno era quello di diventare un “disegnatore
di cartoni animati” e
quando a 10-11 anni ho
conosciuto (seppure già
leggevo i vari Topolino) il
mondo del fumetto, il
mio sogno semplicemente si è evoluto.
In quegli anni ho maturato il segno leggendo e
seguendo manga come
One Piece, Bleach,Vagabond ed altri e ovviamente guardando in tv
anime come Dragon Ball,
Slam Dunk e YuYu Haku-
sho. Il mio primo approccio al mondo del fumetto
esterno al manga, è stato
quando ho cominciato a
frequentare la Scuola Internazionale di Comics e
sono stati sicuramente gli
anni di formazione più
importanti per me, anche
dal punto di vista personale.
Negli anni successivi non
ho fatto altro che sfornare idee su idee: dovete
sapere che la mia mente
è letteralmente una fucina dove tanti piccoli
ometti raccolgono lettere, parole e frasi, per ricomporle e ricacciarle
fuori in maniera talmente
violenta che se non le
metto subito su carta
non sono contento! Proprio mentre stavo portando in giro, tra concorsi
ed editori, una storia a
tema Lovecraftiano (reinventando la figura dello
scrittore e immaginandolo come un essere
umano maledetto da
Nyarlathotep in persona
a vivere e morire in un
ciclo continuo di vite e
continuare a combattere
gli stessi mali per evitare
il risveglio dell’Antico
Cthulhu), come un fulmine a ciel sereno, mi
salta alla testa l’idea di
una giovane ragazza che
riceve in eredità un antico castello in Irlanda,
dunque partirà immediatamente e scoprirà che
questa magione è abitata
da veri e propri mostri...
da questo semplice presupposto è nato
“Momon”, che decisi di
pubblicare come webcomic su Facebook. Disegnai il primo capitolo e
non soddisfatto lo rifeci
interamente da capo; ammetto di essere molto
puntiglioso, ma sto continuando a lavorarci e, anzi,
conto di stamparlo presto come auto-produzione.
Contemporaneamente mi
diletto anche come grafico: realizzo loghi, locandine per eventi e curo la
grafica del canale YouTube
e della pagina Facebook
di un gruppo di amici appassionati di Giochi da
Tavolo, i “The Rolling Gamers”.
Sulla mia pagina Facebook, oltre ad aver pubblicato il primo capitolo
di “Momon”, posto illustrazioni e tavole di altri
progetti.
Ultimamente ho partecipato a un concorso che
chiedeva la realizzazione
di quattro tavole autoconclusive: ho ideato una
storia molto particolare
su cui sto già lavorando e
ampliato per realizzarne
un intero arco narrativo.
Purtroppo non ha un titolo vero e proprio, io lo
chiamo “Mare della Vita”
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24
(che ovviamente vorrei cambiare), e parla di
un ragazzo come tanti.
Egli è depresso e oppresso dal peso di svariati problemi e dentro di
lui avviene una perenne
lotta dove il suo Io è incarnato nelle fattezze di
una creatura. Egli affronta
i mostri che Buio (l’incarnazione dei mali che lo
opprimono), gli scaglia
contro. È una storia
molto fantasy e come in
ogni fantasy che si rispetti, ci sarà un evento
che scatenerà una ricerca, un viaggio, mosso
contemporaneamente dal
protagonista e dall’Io all’interno della sua mente.
Ogni progetto su cui lavoro ha una forte caratteristica fantasy;
quest’ultimo anche molto
fiabesca nei tratti che as-
sumono i personaggi e
ciò deriva dal fatto che
sono un grande appassionato delle opere di Tolkien. Trovo che il mondo
creato da lui sia perfetto
sotto ogni aspetto e le
storie narrate nelle sue
opere, soprattutto ne “Il
Signore degli Anelli”, siano
la dimostrazione pratica
di come dev’essere
scritta una storia. Credo
di essere molto legato,
proprio alla concezione
del viaggio che l’eroe
compie e non lo fa solo
per svolgere quella “missione”, bensì anche per
accrescere e migliorare
sé stesso e l’ambientazione fantasy: la preferisco ad altre magari più
gettonate, come possono
essere quella fantascientifica o horror.
Progetti editoriali di
prossima uscita non ne
ho ma ho altri progetti,
ancora in fase di sviluppo
(embrionale o più avanzato), a cui tengo molto
che prima o poi vedranno la luce. Uno di
essi è proprio una fiaba,
sarà costruita in maniera
differente da una comune
“storia della buonanotte”
e sicuramente una cosa
simile non l’avete mai
vista prima.
Per seguire tutto ciò che
partorirà la mia mente
bacata, basta iscriversi
alla mia pagina Facebook
e colgo l’occasione per
ringraziare Vincenzo
D’Amico per quest’occasione e la webzine Japanimando.
Leonardo
Carboni
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26
IL VIDEOGAME DIVENTA ROMANZO
http://umberecromatica.tk - Su Facebook: Cristiana Bartolini
E’
vero, sono stata
una videogamer
anch’io. Laureata
e impegnata su molti
fronti, è piombato addosso anche a me uno di
quei periodi che capitano
a tutti nella vita, credo,
momenti in cui la voglia
di distrarsi diventa una
specie di bisogno primario, come un vero imperativo fisiologico.
Trovarmi impigliata in diversi generi di passatempi
informatici è stata solo
una conseguenza.
Giochi di ruolo online di
vario genere, principalmente, i MMORPG di
prima maniera, quando si
scalavano montagne di
link e abissi di download
per accedere a server taroccati, e l’uso del denaro
per giocare era off limits.
Parliamo della preistoria
dei videogiochi: quello
che scoprii già da allora,
però, è che funzionavano
alla grande per estraniarsi
e per non pensare.
Un’esperienza stupenda
dal punto di vista del divertimento, solo che...
(c’è sempre un solo che
nella vita). Arrivati a un
certo punto, la vera difficoltà era smettere e
avere voglia di fare qualsiasi altra cosa. Credo
che qualcuno tra gli amici
con spiccata attitudine videoludica che stia aggirandosi da queste parti
possa capire bene che
cosa intendo.
Come ne sono venuta
fuori? Che ci crediate o
meno, nello stesso modo
dei protagonisti di Umber
& Cromantica, il mio
primo romanzo, scritto
per smettere di giocare, e
scritto anche affinché l’incanto che avevo vissuto
restasse nero su bianco,
non fosse mai dimenticato. Poi è accaduto l’impossibile: ho spedito il
manoscritto alla giuria di
un prestigioso concorso
nazionale per la scoperta
di nuovi talenti letterari,
Pegasus Golden Selection
ed. 2016, e il romanzo si
è aggiudicato il primo
premio nella sezione fantasy, la pubblicazione gratuita e la diffusione su
tutto il territorio nazionale.
Ma di cosa narra, esattamente, la storia? Umber è
una metropoli buia del futuro, avvolta perennemente sotto
l’oppressione di uno
schermo di nebbia. In
questa metropoli, una
multinazionale informatica ha progettato un
gioco di ruolo che riproduce con esattezza i confini cittadini, ma li
trasforma in un mondo
ad ambientazione fantasy
pieno di luce e colori
(Cromantica). Un gioco
importante fino a influire
sugli equilibri di potere:
GDR su Cromantica è
impersonare alter ego fiabeschi, in un universo talmente affascinante da
imprigionare la popolazione in una seduzione
fittizia, senza che essi
comprendano la precisa
strategia ‘dall’alto’, la progressiva spersonalizzazione a cui questo
mondo da fiaba li sta condannando. La storia narra
le mille vicissitudini e avventure di un gruppo di
coraggiosi studenti per liberarsi da questa gabbia
virtuale e cercare una via
d’uscita per tutti verso la
vita e la libertà.
Quale omaggio alla rivista
che ospita questo articolo, volevo aggiungere
che la componente Japan
è ben presente nel tessuto narrativo: un intero
settore metropolitano di
Umber è occupato da
popolazione di provenienza orientale, lo chiamano il Borgo Giallo, e un
ragazzo giapponese tredicenne di nome Kim Arushi è tra i protagonisti
principali della vicenda.
Quanto allo stile, ho ricercato i toni leggeri di
una fiaba fantasy per rendere scorrevole la lettura: si tratta infatti di
un’opera dedicata ai ragazzi e pensata per loro,
principalmente. Nel-
l’epoca imperante
delle App e dispositivi affini in cui ci troviamo, tuttavia, credo che il
messaggio sia valido per
tutti.
Per non parlare da sola di
me stessa, comunque,
vorrei riportare a questo
punto lo stralcio di
un’analisi apparsa su un
portale di critica letteraria a proposito di Umber
& Cromantica, che evidenzia tutti i pro e contro
dell’opera, e ha il vantaggio dell’acutezza e della
competenza: Il messaggio
– scrive l’autrice dell’articolo - è molto serio e concreto. Prima di tutto ci fa
ragionare su quanto possa
diventare rilevante nella
vita di un ragazzo, ma
anche di un adulto, quel
mondo fittizio creato dai vi-
deogiochi e ci invita a stare
attenti. Dall’altro c’è pur
sempre il messaggio che
manda ogni romanzo distopico che ci invita a diffidare
della tecnologia in senso assoluto. Non è sicuramente
un elemento da disprezzare ma, come tutte le cose
potenti, va usata con intelligenza e senza spersonalizzarsi. Anche questo lo
ritengo un elemento fonda-
mentale da inserire in
un libro di questo genere;
perché dall’intrattenimento
nasce anche un insegnamento e l’autrice riesce pienamente nel suo intento.”
(Da: Leggo quando Voglio.
Ecco il link per l’intera
recensione: http://leggoquandovoglio.it/libro/576
7ca7aa44402265faa1241)
Volevo concludere dicendo che a stento riesco a credere che tutto
questo stia accadendo sul
serio, la capacità di scrivere, la vittoria in un concorso letterario, la
pubblicazione di un libro
che credevo destinato a
restare per sempre nel
cassetto, e invece oggi
viene letto e commentato. Proprio come dico a
un certo punto del romanzo: perché restare
imprigionati in un sogno?
La realtà può essere così
maledettamente seducente,
a volte. A conferma, se ce
ne fosse bisogno, che vale
la pena vivere, per quanto
dura in qualche punto
possa sembrare.Vale la
pena sempre e comunque.
Cristiana
Bartolini
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QUANDO IL COSPLAY INCONTRA LA MUSICA
www.kellyhilltone.com - Su Facebook: Kelly Hill Tone
C
iao a tutti i lettori
di Japanimando!
Mi chiamo Kelly,
in arte Kelly Hill Tone, ho
22 anni e vengo dalla provincia di Treviso! Mi definisco una DJ/cosplayer:
ho unito musica e cosplay, le mie più grandi
passioni! Vi voglio raccontare un po’ di me: sono
cresciuta ascoltando i
Daft Punk, guardando
tanti anime e giocando ai
videogames. Una volta
terminati gli studi al Liceo
Artistico ho deciso di
provare a realizzare il
mio più grande sogno: diventare una DJ/Producer
e nel mentre ho portato
avanti la mia passione per
il Cosplay. Inizia così la
mia avventura da DJ/Cosplayer: ho pensato di
“mixare” queste due atti-
vità quando mi si è presentata l’occasione di
suonare ad eventi a tema
cosplay e alle fiere del fumetto/games (ho anche
avuto l’ onore di esibirmi
a due fiere molto importanti: alla Games Week di
Milano e alla Games District di Verona). I personaggi che interpreto sono
spesso legati al mondo
della musica: il mio personaggio preferito è Hatsune Miku, la famosa idol
virtuale giapponese, ma
mi piace molto anche DJ
Sona da League Of Legends. Hatsune Miku è il
personaggio che mi ha
portato più fortuna nell’
ambito Cosplay ed è
anche uno dei personaggi
a cui mi sono ispirata di
più; ho realizzato diversi
costumi di alcune versioni tratte dal videogame
Project Diva (Galaxy,
Freely Tomorrow, Sweet
Devil) e anche la versione
default assieme a svariati
original. Ho vinto molti
premi interpretando questo personaggio e ne
sono davvero fiera! Per
quanto riguarda la musica
ci tengo a precisare che
anche se il mio stile è
prevalentemente Electro,
adoro sperimentare e
rendere più particolari i
miei djset con sonorità
8bit che prendono
spunto dai videogames e
mi permetto anche di
osare con qualche pezzo
Chiptune e Vocaloid (per
chi non lo sapesse è un
software, un synth vocale
giapponese come ad
esempio Hatsune Miku);
sono fissata con i videogames retro e arcade,
quando ero piccola un ragazzo mi regalò il suo
NES con cui ormai non
giocava più e già a 3-4
anni giocavo a Super
Mario Bros.: è stato
amore a prima vista. Non
solo ero affascinata da
quel mondo tutto colorato, ma anche dalle colonne sonore. Ne sono
affascinata ancora adesso
e infatti durante i miei
djset aggiungo live dei
sample campionati direttamente da NES o Gameboy. Mi capita ancora
adesso di giocare a Super
Mario Bros. e non mi stufa
mai! Altri giochi che mi
piacciono sono Pac-Man,
Arkanoid, Space Invaders,
Tetris... Mentre per
quanto riguarda i titoli
più recenti mi piacciono
molto Tomb Raider e Minecraft. Recentemente ho
collaborato con un artista americano, si chiama
Blood Code e anche lui
produce musica elettronica che riprende le sonorità del mondo del
retrogaming: potete
ascoltare i nostri remix
sul mio profilo Soundcloud! Inoltre quest’anno
ho deciso di interpretare
un nuovo personaggio
inerente al mondo del re-
trogaming ovvero la Principessa Peach da Super
Mario Bros. Durante il
Cosplay Contest del Far
East Film Festival di Udine
mi sono esibita in coppia
con Super Mario e abbiamo suonato assieme
l’Overworld Theme: è
stato troppo divertente!
In occasione del Nipponbashi di Treviso riporterò
ancora questo personag-
gio, ma con una performance ancora più speciale. Non vedo l’ora! Per
ascoltare la mia musica
sintonizzatevi sul mio sito
e seguitemi sulla mia pagina Facebook. Ora vi saluto... ringrazio tutti i miei
fans, i lettori e gli amici di
Japanimando!
Kelly Hill
Tone
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L’UNIVERSO IDEALE DI ANTONIO CARMINE
www.mutafavole.it - Su Facebook: Antonio Carmine Napolitano
«Questo è forse il mio consiglio più prezioso, ragazzo!
Tienilo sempre a mente:
ogni storia merita di essere
raccontata fino alla fine.
Ogni storia, anche la più
sciocca o la più spaventosa!»
Cit. di Petraeus Sharapov
– Rettore dell’Accademia
del Mastro Orologiaio di
Praga da “Il Mutafavole e
l’Ombra del Primo Buio”.
E
d è così che tutto è
iniziato, raccontando una storia.
Una storia sussurrata
sotto voce a me stesso
che si è poi trasformata
in carta e inchiostro
nero. Prima di imbracciare la “penna” e iniziare
la mia personale crociata
nel mondo del Fantasy,
ero dall’altra parte della
barricata. Sono sempre
stato un lettore, non uno
scrittore. Da bambino
passavo pomeriggi interi a
giocare ai Final Fantasy, ad
evocare Guardian Force
e sconfiggere streghe venute dal futuro; poi è arrivato Harry Potter, con il
quale sono cresciuto, ed
insieme a lui ho scoperto
la Terra di Mezzo di Tolkien, i Draghi di George
Martin e le Lingua di Fata
di Cornelia Funke. Con la
maturità ho apprezzato la
poetica onirica di Guglielmo del Toro, le visioni
di Zack Snyder e dei Fratelli Wachowski e mi
sono perso nei racconti
post-apocalittici di Suzanne Collins e di Terry
Brooks. Un vorace spettatore pronto a sognare
nei mondi altrui. Quando
il Mutafavole ha bussato
alle porte della mia immaginazione, però, non
ho saputo resistere. Non
ho potuto resistere. La
storia si è scritta da sola, i
personaggi e i luoghi si
sono plasmati sotto i miei
occhi, come in un flusso
inconscio; come quando
un ruscello diventa fiume
e poi cascata. L’universo
del Mutafavole, tuttavia,
non si è generato in una
notte. Ci sono voluti
quasi due anni ad incastrare tutti i pezzi, a limare i dettagli, a
conoscere i protagonisti,
renderli credibili e suggestivi. Era un passatempo,
un diletto personale, la
gioia nel restare sveglio
fino alle tre di notte.
Adesso, grazie alla casa
editrice il Ciliegio, è un romanzo, una saga al suo
primo capitolo.
Io sono Antonio, e nella
vita mi occupo di Immagine e Comunicazione
Digitale per importanti
aziende d’abbigliamento. Il
protagonista del mio
libro, invece, si chiama
Dante e nella vita desiderava fare l’archivista, il
professore... forse. Il destino, invece, l’ha investito
di un potere enorme e
tremendo: la capacità di
poter modificare qualsiasi
storia sia mai stata scritta
con la sola forza della sua
fantasia. Questo sconfinato talento diventa l’ago
della bilancia nell’eterno
conflitto tra luce e tenebra e Dante l’epicentro
del mondo magico oltre
la “soglia” dove le creature fantastiche balzano
fuori dalle loro storie e
camminano per le strade
delle nostre città.
La cosa che più mi affascina della scrittura è
poter dare vita ai personaggi: inventare storie, ricostruire il loro passato,
modellare un pensiero o
un comportamento, farli
vivere di passioni e
drammi, regalargli un
nome, insomma, renderli
reali. Le creature che
Dante incontra durante
la sua rocambolesca av-
ventura, sono davvero
numerose e variegate.
Non ho voluto escludere
nessuna delle razze care
alla mia fantasia e così mi
sono ritrovato a scrivere
di Cavalieri, Maghi, Alchimisti, Elfi, Orchi, Demoni,
Mutaforma, Streghe,
Driadi, Nani e molte,
molte altre ancora. Ho
immaginato un universo
capace di contenere tutto
il fantastico partorito
dalla mente umana; un
universo dove il reale e il
fantastico si uniscono
senza limiti di spazio,
forma o tempo. Il mio
universo ideale, magico e
pericoloso.
Adesso, però, è arrivato il
momento di salutarci, ho
un appuntamento importante: Dante mi aspetta,
dobbiamo continuare a
scrivere la sua storia.
Non voglio svelarvi
troppo in merito, ma mi
auguro di aver accesso la
miccia della vostra curiosità e che essa presto
esploda tra le pagine dei
miei romanzi.
Presto! Il Mutafavole
aspetta anche voi!
Antonio
Carmine
Napolitano
www.wondergate.it
Il fantaspazio realizzato dalla Associazione Culturale
JAPANIMATION
Se volete contribuire a questo progetto... contattateci!
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“IL LUPO SOLITARIO - 1a PARTE”
Gruppo di Facebook: Walt Disney e il suo magico mondo
Il lupo solitario ©
Prima Parte
3. L’esorcista del paese
Si viveva tranquilli a Favicella, ma ultimamente, al
calar della notte, la gente
si apprestava a ritornare
nelle proprie case il più in
fretta possibile.
Qualcuno, precisamente
l’ubriacone del paese,
aveva visto, una sera, un
movimento strano nei
pressi del cimitero. E’
vero che era ubriaco fradicio, ma, il giorno dopo,
ricordava tutto, ma proprio tutto.
La gente, ovviamente, non
gli aveva creduto, ma lui
continuava ad insistere
che era tutto vero, che
non era stata una allucinazione dovuta all’alcol.
Ma, allora, cosa aveva
visto di così eclatante?
Antonio, il nome di questo cinquantenne amante
della birra e del vino,
stava ritornando a casa e
per recarcisi, egli deve
passare per forza davanti
al cimitero del paese.
Aveva appena superato il
cancello del cimitero
quando, dietro di lui,
aveva sentito un rumore.
Si era girato di scatto e
aveva gridato con la sua
voce tremolante a causa
della birra: “chi è là?”.
Era buio pesto, ma Antonio ritornava a casa
anche con l’oscurità dato
che conosceva bene la
strada di casa, poiché dal
paese non si era mai allontanato.
La risposta a tale domanda fu, però, solo silenzio.
Antonio ripetè di nuovo:
“Chi è là?”. E ancora a rispondere fu il silenzio.
Antonio credette di aver
sognato dando la colpa
all’alcol e continuò il suo
cammino. Dopo pochi
passi, di nuovo quel rumore; egli, si girò di
scatto e vide, all’improvviso, un’ ombra stagliarglisi di fronte, dopodichè
un grugnito disumano e
poi il buio totale.
Antonio era stato colpito
allo stomaco da quell’essere e aveva perso i sensi.
A trovarlo il giorno dopo,
era stato Don Tano, par-
roco del paese, che si
stava recando al cimitero
per celebrare la Messa
delle sei per le anime dei
defunti.
Don Tano aveva una sessantina di anni ed era robusto di corporatura.
Incuteva timore già a vederlo da lontano. Indossava la sua tonaca nera
quotidianamente e camminava con lo sguardo rivolto al cielo. Ma era
gentile nei modi e disponibile quando ce n’era bisogno.
Don Tano dovette ritornare alla canonica e farsi
aiutare dal suo sacrestano che, a sua volta, interpellò altre persone e
anche il medico di turno
della guardia medica.
Il dottore aveva affermato
che si era trattato di una
sbronza bella e buona e
consigliò assoluto riposo
al paziente, al cui risveglio, in ambulatorio, iniziò
a farfugliare di cose
strane, di un essere
strano, di un rumore
strano, di un ambiente
strano. Il dottore gli intimò di stare tranquillo e
di riposarsi, ma Antonio
non la smetteva più ed
egli dovette sedarlo.
Nel frattempo, come accade nei piccoli paesi, la
voce di uno strano essere
visto nei pressi del cimitero stava circolando a
più non posso. Il sacrestano ne aveva parlato
alla moglie, nonostante
il divieto da parte di Don
Tano di mantenere il segreto. La moglie ne aveva
parlato alla sua vicina e
così via, innescando un
passa parola a catena.
La gente, sulle prime,
aveva dato del matto ad
Antonio, ma poi, si venne
a sapere che anche qualcun altro aveva sentito
strani rumori andando a
curiosare di notte sul
luogo del misfatto.
E così la gente aveva iniziato ad avere paura e a
ritornare a casa prima
che facesse buio.
Anche Don Tano iniziò a
preoccuparsi e convocò
una seduta con il vescovo
della diocesi.
Il vescovo aveva ascoltato
con attenzione il racconto da parte del sacerdote e si era rabbuiato in
volto.
“Cosa proponi, Tano?”
“Monsignore, dopo attenta riflessione, direi che
siamo di fronte a una
presenza non umana, maligna. Direi di prendere
precauzioni, ma soprattutto di non allarmare il
paese perché ciò potrebbe causare disordini
“Si, Monsignore, la ringrazio”.
Don Tano gli baciò
l’anello vescovile e si allontanò.
Monsignore lo guardò allontanarsi e sospirò,
esclamando a voce bassa:
“cerca di stare attento,
Tano. Son dieci anni che
non pratichi più l’esorcismo”.
Don Tano era arrivato
sulla soglia del vescovado,
scese i gradini e si incamminò verso casa volgendo
lo sguardo al cielo.
Continua...
e violenze”.
“Si, giusto, Tano. Ma allora?”
“Io direi che, prima di
tutto, questa voce non
deve uscire al di fuori dei
nostri confini, anche se
dubito che non sia già
uscita conoscendo alcune
pettegole del paese. Comunque, è una faccenda
di cui me ne farò carico
io. Devo studiare il caso
per bene, senza essere disturbato da richiami
esterni. Deve darmi il
permesso di ritirarmi
presso l’eremo del paese
dove posso consultare alcuni testi antichi a disposizione dei frati
francescani. Poi, a conti
fatti, mi farò vivo. Nel
frattempo, qualsiasi movimento strano o altre voci
fondate su questo essere,
mi devono essere riferite”.
“Certo! Puoi contare sul
mio appoggio e su quello
dei miei fidati collaboratori, a cui riferirò tutto.
Ora va, Tano, e mi raccomando: stai attento!”
Ermelinda
Tomasi
35
34
“WATERGATE”
http://www.delosstore.it/delosbooks/49651/writers-magazine-italia-47
Questo mese tratterò
del mio ultimo parto, che
uscirà per lo Speciale SF
della Writers Magazine
Italia, della Delos Books e
per l’antologia Il Magazzino Dei Mondi 3.
P
rima di parlare del
racconto, mi sembra doveroso accennare ai contest con
cui la WMI invita scrittori
a presentare racconti
della lunghezza massima
di duemila battute, spazi
compresi. Per quanto riguarda la fantascienza,
siamo già al terzo. Sembra facile buttare giù una
paginetta e farci stare una
storia, ma non lo è. Innanzitutto bisogna sfoderare
un’idea originale, o, per lo
meno, un modo originale
di trattare temi anche
classici della fantascienza.
L’orizzonte è vasto, ma
molte idee sono state
usate in precedenza. Ciononostante, anche nei
precedenti contest, ho
avuto il piacere di leggere
racconti di amici autori
scritti con stili ottimi e
con idee originali e
spesso temi già trattati,
ma espressi in modo da
invogliare la lettura e con
finali a sorpresa, coup de
teatre, o situazioni da
mozzafiato. Le regole del
contest sono semplici: si
invia il racconto alla Redazione via mail e poi se
ne inserisce metà circa,
quindi un massimo di
mille battute, nel forum,
dove ogni autore legge e
commenta i colleghi, dà
consigli, augura buoni auspici e auguri che la Re-
dazione selezioni la micro
opera, se ritenuta meritevole. Una bella palestra
letteraria dove ci si aiuta
a migliorarsi e dove in
palio c’è la possibilità di
essere selezionato tra
sessanta, dopo una severa
analisi da parte della Redazione. Chi non passa al
primo esame ha la possibilità di ritentare con
nuovi racconti. Al primo
contest non passai. Al secondo, sì. Evidentemente,
forse, sto migliorando.
Questa volta, sono stato
promosso al secondo
tentativo.
Il racconto si intitola Watergate, ma non ha nulla a
che vedere con lo scandalo presidenziale USA
degli anni ‘70 del secolo
scorso. Il titolo vuol essere un gioco di parole
che rimanda a Stargate, il
film degli anni ‘90 a cui
seguì una serie televisiva.
Il tema, quindi, è un gate,
un portale, uno dei temi
classici della Fantascienza.
Il teletrasporto non è una
cosa nuova. Fin dai primordi del genere, ne abbiamo visti di tutti i
colori, e anche in bianco
e nero. Nei fumetti di
Flash Gordon, nella serie
omonima degli anni ‘30.
Da un luogo all’altro, sia
esso nella stanza accanto,
dall’altra parte della Galassia, in un universo parallelo, in un altro tempo,
passato o futuro. Tunnel
del Tempo, Stargates eccetera. Niente di nuovo
in Watergate, quindi. La
”novità”, semmai, è che
questo gate non ha ambizione di portare l’umanità
alle Stelle o in passati
gloriosi. L’invenzione è un
volgarissimo cesso. Il suo
creatore è un idealista
che vuole un mondo
senza fogne. I rifiuti organici, infatti, vendono teleportati in qualche luogo
sconosciuto. Il nostro
eroe non si chiede dove,
calcolando che l’universo
è enorme e ipotizzando
che forse finiscono in
un’altra dimensione o
nello spazio tempo. Il racconto è scritto in prima
persona e in forma di dialogo con un ipotetico interlcutore di cui non si
leggono le repliche, ma
solo le risposte del protagonista. Fin dalle prime
battute si capisce che lo
scienziato sta conferendo
con un generale. A
quanto pare, il tentativo
di vendere l’apparato sanitario a qualche ditta
non ha trovato riscontro,
ma, sembra, i militari
stanno sondando le possibilità di usare il teletrasporto in qualche modo.
Un racconto semiserio,
anzi, volutamente comico,
con lo scienziato che
spara una battuta dietro
l’altra. Ho tentato di scrivere fantascienza comicosatirica: evidentemente,
l’idea è piaciuta alla Reda-
zione e anche a coloro
che hanno letto e commentato. Forse i cessi
nella fantascienza sono
stati considerati originali.
Ma, la comicità non va a
discapito della serietà. La
morale della favola c’è e
si trova nel finale, che
naturalmente non rivelo
qui, rimandandolo all’uscita dell’antologia.
Nello Speciale precedente, risalente a un paio
di anni fa, riuscii a passare
l’esame con un ibrido tra
ucronia e steampunk, La
Torre di Artemide, ambientato nella Siracusa assediata dai romani dove lo
scienziato era nientemeno che Archimede. Il
tentativo della prima, che
non passò, si svolgeva
nella Britannia dei tempi
di Re Artù. Da glorie e
miti antichi a cessi il
passo è molto lungo. Da
un lato bisogna sempre
ampliare i propri orizzonti. A ogni Special è
sempre seguita un’antologia dal titolo Il Magazzino
dei Mondi. Re Artù e
Merlino, pur scartati per
lo Special, apparvero sul
Magazzino 1. I prescelti
per lo Special vengono ripubbicati anche loro. Così
fu per la torre della dea
che per il cesso. Sacro e
profano nella fantascienza.
Ci si sente ad agosto.
Paolo
Ninzatti
37
36
UNO SVIZZERO CHE NON TI ASPETTI
Su Facebook: Eric Zimmermann
M
i chiamo Nimai
Berdat, sono
nato a Friborgo
(Svizzera) nel 1981, da
Eric Berdat e Catherine
Zimmermann, una coppia
di ex hippie dalla mente
molto ampia, non strafatti, ma perspicaci e intelligenti.
Nel 1984, all’età di 3 anni
ci siamo trasferiti in Ticino, vicino a Lugano
(parte italiana della Svizzera) dove risiedo ancora
oggi. Piccola precisazione:
la Svizzera tendenzialmente NON E’ una terra
per artisti emergenti. Infatti le star internazionali,
in Svizzera ci vengono
per starsene tranquille e
per non essere troppo
assillate. E ho detto tutto.
Siamo la terra delle banche, non dell’arte. Poi ok,
abbiamo avuto eroi nazionali come H.R. Giger
(rip) ma tranne lui e qualche altro, onestamente,
nulla di che...
Fin da piccolo mi son
sentito “La Persona Sbagliata Al Posto Sbagliato”... Interessato ed
attratto da tutto ciò che
“i bimbi non dovrebbero
vedere”, immagini forti,
situazioni aberranti... il
buio dell’animo umano mi
ha sempre profondamente intrigato, fosse
anche solo per capirne la
luce.
E’ una sensazione che ho
sempre provato, una
sorta di grande disagio
interiore che ho sempre
avuto bisogno di esprimere attraverso opere
(quasi) sempre più o
meno cupe e/o tetre.
Sono cresciuto imparando a vedere il bello
solo dopo aver visto ed
essermi immerso nel
brutto, quasi in modo catartico.
Ma essendo la mia Arte,
tutto è lecito e nulla è
proibito. Grazie al Cielo!
L’Arte è l’unica vera, totale e assoluta libertà che
esiste a questo mondo. E
questo è diventato un po’
il mio motto! Quella che
in molti miei lavori la
gente comune percepisce
come violenza, non è assolutamente tale. Al limite
una rappresentazione
della violenza. E poi come
le persone più intelligenti
sanno bene, attraverso la
raffigurazione della stessa
si possono veicolare messaggi molto potenti e
spesso, paradossalmente
positivi. Oltre al fatto che
ho sempre adorato scioccare le persone, specialmente i benpensanti che
si scandalizzano per un
non nulla. Si, è troppo facile, lo so, ma mi accontento.
Quindi da un lato un
senso di disagio interiore,
il sentimento di non essere mai la persona giusta
al posto giusto e un
grande amore per la provocazione, unita ad uno
sconfinato amore per la
narrativa fantastica, la
bande déssinée, le graphic
novel inglesi/americane
(Garth Ennis e Frank Miller) e in ultimo, ma non
da meno, i manga e gli
anime giapponesi (Evangelion, I Cavalieri dello Zodiaco, Berserk, Devilman,
Hellsing e molti altri), carichi di una potenza visiva
che tutte le altre espres-
sioni fumettistiche e
animate avrebbero solo
da prendere a modello (a
mio modo di vedere). Poi
il cinema, fonte infinita di
ispirazione, specialmente
l’horror (anni 60-70-80),
la fantascienza (Lovecraft
su tutti) il politicamente
scorretto e il
noir/pulp/hardboiler in
genere (Joe R. Lansdale,
un mito assoluto). Adoro
tutto quello che richiama
più o meno a culture passate, anche quella occidentale della prima metà
del secolo per restare in
epoche “recenti”. Una
delle cose che ricordo,
che in assoluto mi ha influenzato di più da bambino, oltre alle già citate
influenze, è stata una galleria in cui erano esposte
le locandine originali di
vecchi film (horror e SciFi per lo più).
Il concetto della locandina, della potenza evocativa di UNA SOLA
immagine che sintetizzasse un’ora e mezza di
film, le atmosfere, gli
odori e le sensazioni mi
ha colpito come un colpo
di frusta.
Ora, 25 anni dopo ho intrapreso un sentiero artistico che segue questo
“germoglio” che mi si era
piantato nel cuore anni
orsono. Attraverso un
progetto che ho chiamato SAMURAI NOIR
sto realizzando una serie
di opere originali che stilisticamente si collocano
a metà strada tra lo stile
dei primissimi fumetti
38
americani (Superman, Dick
Tracy e Batman) quasi
(quasi) in stile Liberty e
Art Deco e qualcosa di
più contemporaneo, alla
Frank Miller (Sin City).
Volevo creare una serie
di opere che rappresentassero “frammenti” di
una storia più ampia, che
nella mia mente è ben
definita, così da dare un
suggestivo “collante” tra
un immagine e l’altra. Slegate, ma sempre inerenti
una all’altra con una certa
coerenza interna di stile.
Benché io ami gli stili più
particolareggiati e dettagliati, in questo caso ho
cercato la potenza nel
minimalismo, quindi
opere dirette, d’impatto,
dove non ci sia troppo da
scoprire a posteriori,
39
dove tutto è li, senza “girarci troppo intorno”.
Ogni opera è stata realizzata accuratamente a
mano con matita e china,
e successivamente importati e colorati in digitale.
Occorre fare un puntualizzazione: io ODIO il digitale. Per principio. Ma
ho trovato un interessante connubio tra l’imperfetta, ma bellissima
esecuzione della Mano
Umana e la più “possa”,
ma “perfetta” gestione
della macchina. Samurai
Noir è una storia di VOLONTÁ, CORAGGIO,
FORZA, SANGUE,
ONORE e GIUSTIZIA.
Samurai Noir si presenta
come qualcosa di pulito,
netto, ma anche ambiguo.
Infatti per lo piú vi si
vede un losco figuro vestito da gangster con una
maschera da Oni (spirito
maligno giapponese), con
una katana, o una pistola,
intento a combattere in
situazioni che possono ricordare le mattanze inscenate da Quentin
Tarantino nel suo fortunatissimo “Kill Bill”. Eppure il suo messaggio,
proprio come nei cartoni
giapponesi più violenti,
resta: “palesemente positivo, con una morale
chiara, un archetipo tra il
bene e il male, con un
eroe che si ritrova costretto malgrado lui a
dover combattere e togliere la vita a dei nemici
talmente spietati da non
lasciargli nessuna altra
scelta.”
Samurai Noir ha un profondo messaggio NONviolento dietro le sue
goliardiche, “eccessive” e
colorate tavole.
Samurai Noir sta alla violenza, come il libro Hagakure (La Via del Samurai)
sta alla guerra.
Nimai
Berdat
41
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L’ESORDIO DI MARCO DONATI
https://stellenegliocchiblog.wordpress.com - Su Facebook: Marco Donati
C
iao a tutti i gentili
lettori di Japanimando, è un piacere essere ospitato su
queste pagine. Sono
Marco Donati e mi sto
prendendo una pausa
dalla scrittura del mio romanzo Sci-fi/Paranormal,
Stelle negli occhi, per introdurmi come autore e
presentarvi il mio nuovo
progetto.
Partiamo dall’inizio, ovvero da come sono arrivato a scrivere il mio
primo romanzo. Fin da
bambino ho sempre adorato le storie e, come è
accaduto a molti ragazzi
della mia generazione,
grazie alla lettura di Harry
Potter ho scoperto che le
parole su carta erano il
mio metodo espressivo
preferenziale. La narrativa
fantastica ha avuto un importante ruolo nella mia
crescita e formazione,
spaziando da Il Signore
degli Anelli, a Eragon, e mi
ha portato anche al cinema, alla televisione, ai
videogiochi, così da arrivare ad apprezzare il fantasy e la fantascienza a
tutto tondo. Un altro
contributo decisivo è arrivato dal fumetto e dall’animazione giapponese,
che nonostante la lontananza culturale ho sentito vicini ai miei canoni
espressivi e mi hanno
permesso di espandere
l’immaginazione anche
oltre i confini occidentali.
Tutti questi fattori, insieme ai miei studi acca-
demici in ambito linguistico e letterario in cui la
lingua e la letteratura
giapponesi sono state
centrali, hanno acceso la
mia vocazione di scrittore.
Fin da piccolo ho messo
nero su bianco idee e
fantasticherie ispirate
dalle storie che leggevo,
guardavo o sentivo, e più
tardi questa passione mi
ha portato a scrivere e
condividere racconti
brevi su Internet sotto
forma di fanfiction basate
sui miei libri, film e telefilm preferiti, principal-
mente Doctor Who, la
serie sci-fi britannica che
ha ridefinito il mio approccio alla fantascienza
e ha aiutato più di ogni
altra storia a far maturare
la mia sensibilità artistica.
È così che ho pubblicato
un racconto breve ambientato nell’universo di
Doctor Who in occasione
del cinquantesimo anniversario della serie per la
raccolta “Ma il Dottore si
ammalò” organizzata da
Sadastor Edizioni.
In mezzo alle fanfiction
hanno iniziato a svilupparsi anche idee originali,
e di nuovo una spinta importante in questa direzione è arrivata dal
mondo dei manga giapponesi. Il fumetto Bakuman,
che racconta la storia di
due aspiranti fumettisti,
mi ha dato lo stimolo e la
motivazione per provare
a dedicarmi seriamente
alla scrittura con la stessa
passione dei protagonisti
del manga di Ohba e
Obata. Ho così iniziato a
partecipare a piccoli concorsi letterari, a inviare
storie a riviste indipendenti, e a scrivere un
primo manoscritto fantasy giovanile rimasto nel
cassetto, fatta eccezione
per un estratto pubblicato come racconto
breve nell’antologia
“Short Stories” di Edizioni Scudo. Alla fine degli
studi universitari finalmente è arrivata un’ispirazione più matura che
mi vede coinvolto proprio in questo momento
nella scrittura del mio
primo romanzo Science
Fiction/Paranormal, Stelle
negli occhi.
Stelle negli occhi riprende tutte le componenti fantastiche
accennate e le combina in
un nuovo prodotto inedito dedicato a un pubblico giovane, ma rivolto
anche ai lettori più adulti.
Nel romanzo si trova una
punta di mistero e magia
alla Harry Potter, hanno un
ruolo dominante gli elementi paranormali e i
viaggi nel tempo alla Doc-
tor Who, e i personaggi
sono mossi da grandi
sogni e ambizioni come i
protagonisti di Bakuman.
C’è la fantascienza e il
fantasy trasportati in un
contesto contemporaneo
e quotidiano, ma sotto la
superficie affiorano tutti i
problemi giovanili tipici
dell’adolescenza e della
vita universitaria, insieme
ad alcune delle più calde
e complesse tematiche
sociali.
Stelle negli occhi racconta
la storia di un giovane
studente universitario appassionato di fotografia,
Chris. Dopo un problema
alla vista che gli causa
strane allucinazioni visive,
gli occhi di Chris diventano la porta per un’altra
dimensione. Attraverso gli
occhi riesce a vedere
oltre il tempo e lo spazio,
viaggiando in luoghi noti
e sconosciuti anche senza
muovere un passo. Le visioni gli permettono di rivivere momenti del suo
passato fino a cercare di
recuperare il legame con
un’importante persona
che ha perso, ma questo
potere avrà un costo
molto alto. Sarà proprio il
presente a risentirne,
tanto da poter arrivare a
cancellargli il futuro.
Come se la vita di un giovane universitario, fra lezioni, amici e problemi
familiari, non fosse già abbastanza difficile, dovrà
quindi affrontare una
scelta impossibile fra salvare il passato o preservare il futuro. La sfida di
Chris con i suoi occhi
sarà una battaglia mentale
più fisica che mai.
Per fortuna non deve affrontare queste vicissitudini da solo. Al suo fianco
ha una persona speciale,
Emma, con cui è legato
da molti anno per le problematiche comuni che
hanno condiviso. Insieme
hanno affrontato ogni
ostacolo personale e familiare per cercare di ricostruire le loro vite, ma
adesso le inspiegabili visioni di Chris e le sue
scelte discutibili minac-
ciano di cambiare il loro
rapporto, nel bene o nel
male.
Stelle negli occhi investiga
le possibilità della mente
umana, interroga il potere
di memoria e ricordo,
analizza i più comuni fenomeni visivi sotto una
luce paranormale, e riflette su complesse tematiche della sfera emotiva
come la perdita, l’abbandono e la negazione. Il
tutto avviene in un contesto interamente italiano
per ambientazione e personaggi. L’obbiettivo di
questo romanzo di
prossima pubblicazione è
proprio ampliare il panorama fantastico e fantascientifico della
letteratura italiana, che è
storicamente povera di
narrativa di genere. Si rivolge a tutti gli appassionati di science fiction e
fantascienza, fantasy, paranormale e sovrannaturale, ma anche amanti di
libri young adult per ragazzi e romanzi di formazione, e a chi non
disdegna un po’ di romanticismo, introspezione e sentimentalismo.
Spero di avervi incuriosito con questa piccola
presentazione. Se vorrete
seguire l’avventura che
porterà prossimamente
alla pubblicazione di questo romanzo, a cui sto ancora lavorando, potete
farlo sul blog e sulle pagine social del libro. A
presto!
Marco
Donati
43
42
CANTIAMO INSIEME AI “FANTABUGGY”!
Su Facebook: Fantabuggy
C
iao, noi siamo i
Fantabuggy, una
band che ripropone le canzoni dei cartoni animati e delle più
famose sigle di telefilm in
chiave pop rock e ironica.
Ci siamo formati nel luglio del 2013 con un’idea
ben precisa: cercare di far
divertire le persone
usando i ricordi dell’infanzia, che di certo è il
periodo più bello della
vita.
La nostra passione nasce
dall’essere convinti che la
fantasia e il mondo dei
cartoni non siano semplicemente diretti solo ai
bambini, ma che facciano
parte della cultura di
ognuno di noi. Essere
cresciuti con certi cartoni animati, aver letto
determinati libri o aver
visto un certo tipo di film
durante la nostra infanzia
per noi è stata una fortuna, ed è per questo che
vorremmo trasmettere
gli stessi sogni, le stesse
speranze e gli stessi ideali
che i personaggi di quelle
avventure ci hanno regalato quando eravamo ragazzini.
I cartoni ed il genere fantasy insegnano a coltivare
e proteggere i nostri
sogni, ci aiutano a capire
che non c’è un limite di
età per sperare in qualcosa di migliore: ecco il
messaggio che vogliamo
dare nel nostro spettacolo ogni volta che suoniamo.
In questi tre anni di musica abbiamo suonato in
pub, locali, feste di paese
e Comics nella zona della
Lombardia, fino ad avere
il piacere e l’onore di
suonare al San Marino Comics per due edizioni
consecutive.
La musica unita all’ironia
e la voglia di intrattenere
sono il nostro marchio di
fabbrica: ci piace lasciare
un segno ed un sorriso
ogni volta che suoniamo.
Per noi il riscontro del
pubblico è fondamentale,
ed è per questo che nel
nostro show ci sono
anche quiz a premi con
domande (ovviamente sui
cartoni animati) e parti di
cabaret tra una canzone
e l’altra.
Oltre alla passione per la
musica e per i cartoni abbiamo anche un altro interesse che si lega al
nostro gruppo: la beneficenza. Infatti in più di un
occasione abbiamo organizzato serate e concerti
per la raccolta fondi per
aiutare alcune associazioni come l’ENPA (Ente
Nazionale Protezione
Animali), e presto suoneremo per raccogliere
fondi per la ricerca sulla
sindrome di Tay Sachs.
Troviamo che non ci sia
niente di più bello che
esprimere la propria fantasia e la propria arte ed
allo stesso tempo aiutare
chi ha bisogno.
I Fantabuggy sono rispettivamente:
Pat Banjo (voce);
Met Jeega (voce e effetti);
Buddy Mitch (chitarre e
voce);
Yatta Vik (batteria);
Endriu (tastiere);
Mr. Mongusi (basso).
Siamo orgogliosi del
lavoro fatto fino ad ora e
speriamo di poter continuare così, facendoci conoscere e continuando a
portare il nostro messaggio di positività e fantasia
a più persone possibile.
Perché come diciamo
sempre: i Fantabuggy salveranno il mondo!
Fantabuggy
Boys
Siamo ovviamente presenti e attivi sui vari social:
Facebook: Fantabuggy;
YouTube: I Fantabuggy;
Instagram: Fantabuggy
Band;
Twitter: @fantabuggy2013.
Speriamo di poter portare il nostro spettacolo
anche a teatro, unendo la
musica alla recitazione e
al cabaret, per noi l impatto visivo oltre che musicale è importantissimo.
Nei progetti futuri c’è
anche un album di prossima uscita che contiene
cover di cartoni animati e
un pezzo scritto da noi.
ISCRIZIONI APERTE
MASTER IN EDITORIA LIBRARIA “A.VICINANZA”
Corsi:
REDATTORE WEB - CORRETTORE BOZZE,
GRAFICO EDITORIALE DI BASE, REDATTORE EDITORIALE,
EDITING, APRIRE UNA CASA EDITRICE.
FORMULA ON-LINE A DISTANZA
CERTIFICAZIONE EDITORIALE PER TUTTI GLI ISCRITTI
Infoline: [email protected] - 06.33.61.08.00 (Ore 10-14)
45
44
“THE CONJURING: IL CASO ENFIELD”
Su Facebook: Anatomia dell’Horror
A
mare il regista
malese, naturalizzato australiano,
non è difficile. Da anni, ha
riscritto la storia degli
horror, con saghe che
ormai sono culto, tra cui
SAW e Insidious. Nel
2004, il ventisettenne
James Wan, pone letteralmente, una pietra miliare
nella storia del cinema di
genere, creando una delle
saghe horror più amate a
prolifere di sempre. Con
l’ottavo capitolo della
saga dell’Enigmista in
prossimità di arrivo, SAW
è uno di quei casi più
unici che rari, del nuovo
millennio, oltre a rendere
“ufficiale” il termine tor-
ture-porn, per quelle pellicole particolarmente
estreme, nella rappresentazione di torture e
smembramenti. Ma, se
questo non bastasse, nel
2010, con il primo capitolo della saga di Insidious, James Wan si
conferma come la gallina
delle uova d’oro di Hollywood, per gli incassi stratosferici dei suoi film, a
fronte di budget davvero
ridotti all’osso. Oltre alle
sceneggiature convincenti, vanno riconosciute,
al regista, capacità tecniche e conoscenza dei
tempi cinematografici che
non sono da tutti. Anzi. Il
“peggior” Wan, regge
banco alla media di produzioni del settore, lasciando sempre pubblico
e critica, appagati.
Ma è nel 2013 che il nostro eroe, segna l’apice
della sua carriera, confezionando un prodotto
quasi perfetto, che diventa subito il suo marchio definitivo: The
Conjuring – L’Evocazione, è
tutto quello che di bello
e amato, c’è per questo
genere. È un gesto di
puro amore, un dono al
pubblico e un omaggio al
cinema classico horror, di
cui Wan è un evidente
appassionato, un cultore.
Il film è un successo
mondiale, oggettivamente
girato con una maestria
da pelle d’oca... un punto
di non ritorno, difficile,
quasi impossibile da replicare.
Eppure, oggi ci troviamo
a parlare del sequel che,
bene o male, tutti ci
aspettavamo, essendo la
saga incentrata sulla storia dei coniugi Warren e
delle loro indagini sul paranormale, a partire dai
primi anni ’50.
Certo, fare cieco riferimento alle solite frasi di
apertura “Ispirato a fatti
realmente accaduti”, è
quanto di più ingenuo
possa esserci: gli stessi
Warren sono stati additati come cialtroni e
molti casi che loro hanno
affrontato, portavano incongruenze o si erano rivelati assolutamente
farlocchi.Ma, a noi, non
importa, perché le storie
sono affascinanti, il duo
anche (interpretati brillantemente da uno stratosferico Patrick Wilson
e una splendida, incantevole, quasi eterea Vera
Farmiga) e Wan... beh, è
sempre Wan! E non si
smentisce. Infatti, la pellicola, pur pagando lo
scotto di avere alle spalle
un gioiello della filmografia horror moderna, funziona e funziona bene. Se
vogliamo esser pignoli,
sminchia un po’ sul secondo tempo, ma regge.
Ma partiamo da ciò che
successe, il quel lontano
1979: “I fatti si svolsero in
casa di Peggy Hodgson,
una donna divorziata che
viveva con i suoi 4 figli, in
una casa popolare al 284
di Green Street. In particolare, i fenomeni parevano ruotare intorno a
Janet, che aveva allora 11
anni. I primi a lamentare
qualcosa di insolito furono proprio Janet e il
fratello Pete, che raccontarono alla madre di aver
sentito i loro letti tremare. La sera seguente si
udirono degli strani colpi
sulle pareti, e in seguito la
stessa Peggy Hodgson,
inizialmente scettica, vide
un grosso cesto di biancheria scivolare lungo il
pavimento senza che nessuno lo toccasse. Lo rimise al suo posto, ma il
cesto si spostò nuovamente, tornando nella
posizione precedente,
dalla quale fu impossibile
rimuoverlo. Terrorizzata,
la signora Hodgson fuggì
insieme con i suoi figli,
cercando rifugio presso i
vicini. Fu chiamata la polizia, e due agenti intervennero a ispezionare la casa
degli Hodgson. Mentre effettuava la perlustrazione
insieme con un collega,
l'agente Caroline Heeps
udì una serie di colpi di
origine ignota, testimoniati anche dai vicini e
vide una sedia muoversi
da sola. Nei giorni seguenti, i fenomeni si intensificarono: gli oggetti
più disparati cominciarono a muoversi e a colpire i membri della
famiglia, e non solo. Due
giornalisti del Daily Mirror,
il reporter Douglas
Bence e il fotografo Graham Morris, videro alcuni
mattoncini di Lego spostarsi e fluttuare in aria, e
Morris fu colpito sul viso
da uno di essi mentre
cercava di fotografare l'incredibile fenomeno”.
James Wan rimpasta la
storia, ci mette del suo e
ce lo mette benissimo,
creando un ennesimo villain da cardiopalma: la
suora (che vedrà uno
spin-off intitolato The
Nun, come seguì lo spinoff mediocre, del primo
capitolo, dedicato alla
bambola indemoniata Annabelle). Nonostante, probabilmente, il film sia il
più compatto, studiato, riflessivo e coerente del
regista, segno di un ulteriore passo di maturità
artistica, forse manca di
quel pizzico di passione
in più che fa del prequel,
un titolo da vedere e rivedere, negli anni. Nonostante ciò, il film gira
benissimo, intrattiene,
spaventa e sembra dirigersi verso un terzo capitolo che possa, davvero,
unire gli elementi caratteristici del primo, con
quelli funzionali di questo
sequel. Gli attori sono
perfetti, Wilson e Farmiga
si confermano una coppia
affiatata e credibile, supportata dal resto del,
buon, cast, effetti speciali
ben integrati, senza mai
esagerare con la CGI e
una soundtrack, come
sempre, da brividi ad
opera del maestoso Joseph Bishara.
VOTO: 8 ½
CONSIGLIATISSIMO!
Francesco
Bernardis
46
47
I FANTASTICI MONDI DI ALESSIO DEL DEBBIO
www.alessiodeldebbio.it - Su Facebook: Alessio Del Debbio
S
alve a tutti e grazie
per l’ospitalità! Sono
uno scrittore di Viareggio, cresciuto a fantasy
e fumetti. Il primo libro
che ho letto, e che mi ha
appassionato tantissimo,
aprendomi un mondo
tutto nuovo, è stato “Lo
hobbit”; da lì è stato
amore verso il fantastico,
in tutte le sue sfumature.
Ricordo che, alle medie,
con un amico di infanzia,
ci divertivamo a realizzare filmini amatoriali, interpretando i personaggi
dei fumetti o dei cartoni
animati. Tra le mie serie
preferite, “I Cavalieri dello
Zodiaco” sono al primo
posto, simbolo della mia
fanciullezza e anime che
ha contribuito a farmi appassionare alla mitologia.
Ho anche scritto diverse
fanfiction su Pegasus e
amici, disponibili su
www.icavalieridellozodiaco.net. Altre serie che
adoro sono PK (Paperinik)
e Transformers.
Sono un divoratore di
libri, prevalentemente
fantasy e, nello specifico,
adoro il genere urban
fantasy. Tra gli italiani,
sono un grande fan di
Cecilia Randall, Luca Tarenzi, Aislinn e dei giovani
Bianca Marconero e Valerio la Martire. Tra gli stranieri, amo Tolkien, Martin,
la Zimmer Bradley e
Abercrombie. Non scriveva fantasy, ma adoro
comunque i libri di Kerouac.
I miei primi lavori sono
stati dei romanzi per ragazzi, poi nel 2014 ho iniziato a scrivere racconti,
prendendo spunto dalle
tradizioni popolari lucchesi: è nato così “L’ora
del diavolo”, primo di una
serie di racconti ispirati al
folklore locale. Questa
storia, incentrata su Lucida Mansi, la celebre nobildonna lucchese che
strinse un patto con il
diavolo per rimanere giovane e bella, è stata selezionata per entrare
nell’antologia “I mondi
del fantasy IV” di Limana
Umanìta. A questo primo
racconto ne sono seguiti
una ventina, tutti ambien-
tati tra la Versilia, la piana
di Lucca e le Alpi Apuane,
popolate da bizzarre e
fantasiose creature, come
le fate di pioggia, gli streghi e i loro serpenti volastri, i buffardelli e il
linchetto.
Tra i tanti racconti, ricordo “La guerra del Fatonero”, vincitore del
contest “Tenebrae” del
sito Isola Illyon, “Le fate di
pioggia”, secondo classificato al concorso “Verso
Valinor”, di Valinor Edizioni, e “La donna di
fuoco”, vincitore del concorso “Primavera di racconti” di Panesi Edizioni.
Molti di questi racconti
sono stati pubblicati su
riviste (come “Contempo” o “StreetBook
Magazine”, free press fiorentine di narrativa breve
inedita) o in varie antologie, cartacee e digitali
(come “Racconti Toscani”, di Historica Edizioni, o “Oltre i media”,
di Panesi Edizioni, disponibile gratis su tutti gli
store di ebook), finché
non ho deciso di riunirli
in un unico volume, che
ha preso il nome dal
primo racconto scritto,
“L’ora del diavolo”. Quest’antologia ha vinto la
terza edizione del concorso ObiettivoLibro, di
Sensoinverso Edizioni e si
configura come un vero e
proprio viaggio nel folklore lucchese, per riportare alla luce tradizioni
dimenticate. Un po’ horror, un po’ fiabesche, un
po’ fantasy puro, in queste storie ho giocato
molto con lo stile e il linguaggio.
Adesso sono impegnato
in un tour di presentazioni per promuovere
“L’ora del diavolo”, nelle
province di Lucca e Pisa,
per cui se siete in zona
passate per un saluto!
Nel frattempo sto lavorando a due nuove antologie, una legata a
leggende toscane e un’altra ambientata a Berlino,
una raccolta di storie
dark fantasy e horror
tratte dal folklore germanico.
Ispirato alla mitologia polinesiane è invece
“L’abisso alla fine del
mondo”, ambientato in
un futuro distopico, in
un’enorme Conchiglia
sottomarina dove l’umanità si è rifugiata per sopravvivere alla fine del
mondo; il racconto è disponibile sia in ebook singolo che nell’antologia
“Dreamscapes – i racconti perduti.Volume 2”.
A giugno 2017 uscirà invece il mio primo romanzo urban fantasy,
genere che adoro tantissimo, perché permette di
giocare con la storia e le
leggende, reinterpretandole e caricando di mistero e fantasia luoghi a
noi abituali. Si tratta del
primo capitolo di una
saga incentrata sugli ulfhednar, i leggendari guerrieri lupo di Odino, e
ambientata tra la Garfagnana, Lucca e la Versilia.
Seguiranno altri progetti,
tante altre idee che spero
di riuscire a trasporre su
carta.
Ringrazio Japanimando
per l’ospitalità e invito
tutti a non rinunciare mai
ai propri sogni, falene in
volo e simbolo della nostra creatività e libertà.
Alessio
Del Debbio
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49
“VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA”
Gruppo su Facebook: I FUMETTI SONO UNA COSA SERIA!
“T
anto tempo
fa, un esploratore solitario,
di nome Arnie Saknussen,
durante una discesa nelle
viscere della Terra fece
una scoperta sensazionale il leggendario perduta di Atlantide al
centro della Terra. Dopo
molti secoli, il suo percorso è stato scoperto: la
prima volta da me, il professor Oliver Lindenbrook, mia nipote Cindy,
studente Alec McEwen, la
nostra guida Lars, e la sua
anatra Gertrude.
Ma non eravamo soli. Il
malvagio conte Saknussen, ultimo discendente
della famiglia, una volta
nobile dei Saknussen, ci
aveva seguiti per rivendicare per sé i tesori della
leggendaria città al centro
della Terra. Ordinò al suo
come servo, Torg, di distruggere le tracce lasciate dal suo antenato.
Ma il piano fallì,perchè
l’esplosione fu così potente che sigillò l’ingresso
per sempre. E così, per
noi, ha iniziato una corsa
disperata per il centro
della Terra per cercare un
passaggio che ci ripor-
tasse sulla via del ritorno.
Questa è la storia del nostro nuovo viaggio al centro della Terra!”
Questa è l’introduzione
alla serie a cartoni animati “Viaggio al Centro
della Terra” prodotta dalla
Filmation in collaborazione con la 20th Century Fox, nel 1967.
La serie fu trasmessa
negli Stati Uniti il sabato
mattina sul canale ABC
era composta da 17 episodi di trenta minuti
ognuno.
Ispirato più al film del
1957 diretto da Henry
Levin e interpretato tra
gli altri da James Mason e
Diane Baker che al romanzo di Jules Verne,
questo cartone animato è
la cronaca delle avventure
del professor Lindenbrook e dei suoi compagni alla scoperta di cosa
ci sia al centro della
Terra.
Per il lungo viaggio lo accompagnano, come detto,
la nipote del professore,
Cindy, il suo Alec McEwen, e la loro guida Lars.
Cindy porta con sé il suo
animale domestico anatra
Gertrude cui sono affidati gli “stacchetti” comici. La squadra così
composta è mutuata direttamente dal film e non
dal romanzo di Verne,
come la scelta di ambientare il tutto ad Edimburgo e l’accenno alla
scoperta di Atlantide
posta al centro della
Terra.
Come se il nucleo della
Terra non fosse abbastanza pericoloso, la
squadra è costantemente
messa in pericolo dal
conte malvagio Saknussen
e il suo scagnozzo Torg. Il
conte vuole raggiungere il
centro prima del professore, anche se ciò che si
aspettano di trovare non
c’è mai stato rivelato. Infatti la serie finisce prima
che la spedizione arrivi a
trovare la mitica Atlantide.
Viaggio al centro della
Terra sembra quasi fatta
apposta per l’animazione,
in quanto gli autori sono
stati in grado di inventare
una gamma illimitata di
strane creature ed esseri
che abitano le profondità
del pianeta. Si sono sbizzarriti anche nel “contaminare” la serie con altri
romanzi o racconti fantastici come I Viaggi di Gulli-
ver. Non mancano draghi, uomini delle caverne
o guerrieri di civiltà perdute. Insomma tutti gli ingredienti del classico
cartoon di avventura. E la
serie nel suo complesso è
divertente e ancora oggi
si lascia guardare.
Del tipo di animazione
adottata dalla Filmation
ne abbiamo parlato
spesso e anche stavolta
rimangono sui loro standard. Anche per i disegni
vale lo stesso discorso,
anzi qui i volti dei personaggi somigliano in modo
quasi inquietante a quelli
di Batman, la serie animata.
Tuttavia rispetto alle altre
serie della stessa casa di
produzione, si possono
notare due importanti
differenze.
La prima è che gli episodi
non sono autoconclusivi
ma hanno un “finale
aperto” o meglio un cliffhanger che viene risolto
nell’episodio successivo.
La seconda differenza,
che è comunque una
conseguenza della prima,
è la mancanza degli “stacchetti” a fine episodio,
dove i personaggi in qualche modo spiegano la
“morale della favola”
dell’episodio stesso.
La serie è stata in seguito
sempre negli Stati Uniti
sul canale tematico Cartoon Quest ed è stata riproposta una versione di
DVD e Blue Ray.
Alfonso
Verdicchio
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IMMAGINAZIONE & DETERMINAZIONE
www.immaginadiesserealtro.it - Su Facebook: Marko D’Abbruzzi
K
onnichiwa! Mi
chiamo Marko
D’Abbruzzi, sono
nato e cresciuto a Roma
in quel del 1° maggio
1982. Fin da piccolo fumetti e libri sono stati
sinceri compagni di viaggio nel sentiero di un
bambino che si affacciava
al mondo per la prima
volta, scoprendo l’astio
dei suoi coetanei, il bullismo crudele, l’emarginazione indotta da parole
pesanti come macigni. Il
mondo reale era un inferno così io me ne stavo
rinchiuso tra le pagine di
un libro, fra le tavole di
un fumetto, scoprendo sirene seducenti, pirati a
caccia di tesori, draghi roventi e cavalieri alla ricerca di principesse da
salvare. La passione per la
lettura nacque così, dalla
solitudine di un bambino
vessato che preferiva
starsene a casa immerso
in mondi fantastici che
sulle strade laccate di cattiveria. Dalla lettura alla
scrittura il passo fu breve;
iniziai a scrivere via i miei
pensieri, le paure, le frustrazioni, le speranze e le
illusioni, aspettando di
crescere per scoprire se
la vita mi serbasse altro
oltre a quei giorni di
pianti e radi momenti di
spensieratezza. Parlavo
con la carta perché nessuno parlava con me e
quel foglio bianco non mi
giudicava, non mi additava, non mi prendeva in
giro, era semplicemente
lì, pronto ad accogliere le
parole silenziose di un ragazzino stanco. Scrivere
fu senza dubbio terapeutico, mi aiutò a non tenere dentro malumori
che avrebbero oscurato
la mia anima. Tutto finiva
immortale su carta e potevo leggere le mie emozioni in quel momento
cruciale della vita. Scri-
vere diventò il punto
d’inizio per un percorso
d’introspezione e presa di
coscienza che ha comportato lo sviluppo della
mia spiccata sensibilità e
vorace curiosità. Con
l’adolescenza giunse la
scoperta dei giochi di
ruolo e potei mettere in
pratica le tante letture
per creare i miei mondi.
Ho sempre avuto una notevole immaginazione ma
quel tipo di giochi mi offrì
nuovi orizzonti e per intere estati salpai su vascelli di nuvole
esplorando terre lontane.
Durante i giochi di ruolo
ero il Master, il narratore,
raccontavo di regni e
oscuri nemici, affascinavo
i giocatori mischiando
tutte le epopee lette negli
anni e le avventure rispecchiavano la mitologia,
le saghe classiche, i regni
di Gondor, le ombre di
Bosco Atro, a caccia della
Spada di Shannara, affrontando Elric di Melniboné,
conquistando Avalon, cavalcando le ali di Pegaso
per ascendere all’Olimpo
o salvare l’albero di Yggdrasil.
Poi, come ogni adolescente, scelsi il mio futuro frequentando un
Istituto Alberghiero.
Avevo il terrore delle superiori. Già le mie elementari e scuole medie
furono gironi danteschi,
figurarsi le scuole superiori. Invero quel sentiero
fu più semplice, passai
quasi inosservato, avevo
imparato bene come
usare il mantello dell’invisibilità. La strada della vita
s’inerpicò quindi verso il
lavoro e la passione per
la scrittura, benché vibrasse nel sangue esplodendo in sere solitarie,
finì in secondo piano. Fu
verso i ventuno anni che
decisi di provare a scrivere un romanzo. Barcamenandomi fra un lavoro
che mi portava via 12 ore
di vita, in quattro anni
scrissi il mio primo manoscritto. Eh già. A mano.
1475 pagine. Poi scoprii
che non prendevano più
manoscritti e riscrissi
tutto al computer. Nacque così il mio primo romanzo fantasy, I Cavalieri
di Speranza, pubblicato
nel 2007 con un editore a
pagamento (sbagliando si
impara...) che non si curò
nemmeno dell’editing e
fece una copertina che “il
mio falegname con 30
euro la faceva meglio”
(cit. Aldo, Giovanni e Giacomo). Ebbi comunque
un buon riscontro dai lettori, alcuni dei quali mi
accusarono di aver ucciso
il personaggio migliore.
Presi coraggio e scrissi il
mio secondo libro, Cattivi
Ragazzi, un romanzo di
formazione ambientato
nella Roma di fine anni
‘90, pubblicato nel 2010
come self publishing.
Nello stesso anno misi
mano alla prima stesura
di Le Cronache di Ansorac,
una saga fantasy innova-
tiva che può essere definita “real fantasy”. Misi da
parte elfi, nani e orchi, dimenticai il classico Signore Oscuro e diedi vita
a un mondo dove magia,
tecnologia e problematiche socio-culturali offrono spunti di riflessione
sul concetto di “volontà
umana”. Impiegai quattro
anni per scrivere tutti e
sette i romanzi della saga,
nel frattempo un mio
racconto breve, Il Tempo
degli Umani, fu inserito
nella collana Storie Fantastiche dell’Associazione
Games Rebels nel 2013 e
sempre nello stesso anno
vinsi un concorso di poesia con Ghiaccio nelle
vene, iniziando nel frattempo a collaborare con
degli articoli su Realtà Nascoste, editoriale dell’Associazione Tabit.
In quegli anni conobbi
Claudia Cintio, laureanda
in filosofia, alla quale proposi in amicizia la lettura
della saga appena conclusa. Fu lei a spronarmi
alla ricerca di un editore
e nell’anno successivo ri-
fiutai molti contratti editoriali, tutti dello stesso
tipo; “si lo pubblichiamo,
dacci xxxx euro e via”.
Avevo già provato l’editoria a pagamento e non
avevo voglia di percorrere quella strada. Decidemmo così insieme di
mettere in piedi un progetto editoriale che sfociò poi, per questioni
burocratiche, in una
micro-casa editrice chiamata I.D.E.A. Immagina Di
Essere Altro, nata agli inizi
del 2016. Con noi collaborano illustratori, fumettisti, grafici e web
designer, tutti accomunati
dalla passione per il fantasy e dalla voglia di mostrare il proprio talento
riuscendo a trasformalo
in professione. Pubblicammo così il primo volume di Le Cronache di
Ansorac: Genesi – Inferno &
Paradiso, accompagnato
dalle splendide illustrazioni che i ragazzi dello
staff hanno creato leggendo il romanzo. Partecipammo al Romics di
aprile e parteciperemo a
Le immagini /pagg. 48, 49 e 50) sono di
Suwan Cancedda e Diana Cintio
53
52
quello di ottobre con il
secondo volume, Le Cronache di Ansorac: Apocalisse
– Olocausto. Porteremo
un fumetto che farà da
sponda tra il primo e il
secondo romanzo e pubblicheremo il primo libro
di una giovane scrittrice
romana che esordisce
con una storia dark sullo
stile di Mary Shelley. In
cantiere, oltre gli altri volumi della saga, l’ambientazione per giochi di
ruolo basata sul mondo
di Ansorac, la riedizione
(per ora esclusivamente
ebook) di Cattivi Ragazzi
e assieme all’Associazione Book Faces di Civitavecchia stiamo
preparando una raccolta
di racconti che uscirà
come strenna natalizia.
Stiamo imparando con
l’esperienza sul campo a
migliorare e a migliorarci,
lavoriamo sodo per far
crescere questo progetto
che, sebbene nato da
poco, ci sta donando
tante soddisfazioni, come
questa offerta dall’Associazione Culturare Japanimation e per la quale
ringrazio di cuore il presidente Vincenzo D’Amico
e tutti i soci.
L’obbiettivo del progetto
I.D.E.A. è quello di poter
promuovere il fantasy italiano e i talenti nostrani,
seguendoli passo dopo
passo fino alla pubblica-
zione dell’opera supportandola con immagini
tratte dal romanzo per
mostrare che, persino in
un momento storicamente difficile come questo, la forza dell’unità e
della volontà può valicare
qualunque muro. Personalmente sono molto orgoglioso del nostro staff,
tutti giovani talentuosi
che seguono ogni lavoro
con professionalità e voglia di fare, lavorando al
contempo in settori decisamente diversi per finanziarci. Ripensando al me
bambino ringrazio quei
bulli che mi hanno spinto
verso quei mondi fantastici, mi hanno dato la
possibilità di immaginare
la Locanda delle Storie
Mai Narrate, un ritrovo
simile al “Bar sotto il
mare” di Stefano Benni,
un posto dove avventurieri e saggi silenti si raccontano e io sono lì,
pronto a trascrivere le
loro storie.
Marko
D’Abbruzzi
55
54
“PETER CUSHING”
Gruppo di Facebook: Walt Disney e il suo magico mondo
P
eter Cushing fu un
attore di lingua inglese che recitò in
molti film horror e di fantascienza (Star Wars, Doctor Who, Frankenstein,
ecc!), ma anche in quelli
di genere storico e supereroistico (Pride and Prejudice, King Richard, Avengers
e così via).
Cushing nacque nella
contea del Surrey il 26
maggio del 1913.
Vinse una borsa di studio
per la Guildhall School of
Music and Drama di Londra e dopo un breve periodo come attore di
teatro, partì per Hollywood nel 1939 per poi
ritornare in patria nel
1941 e iniziare a recitare
per la Hammer Films,
casa cinematografica specializzata in film horror.
I film che lo resero famoso furono quelli in cui
interpretò Frankenstein:
The curse of Frankenstein
(1957), primo film in assoluto a colori della
Hammer Films e primo di
una serie di film su questo personaggio. Qui, Cushing, recita assieme ad
altri attori famosi, come
Christopher Lee (la creatura) di cui divenne
grande amico.
I due si ritrovano anche
nel film Dracula (negli
USA il titolo fu Horror of
Dracula per distinguerlo
dal film interpretato da
Bela Lugosi nel 1931).
Qui, Cushing è il dottor
Van Helsing e Lee, invece,
Dracula.
Nel 1959, uscì il film su
Sherlock Holmes, The
Hound of the Baskervilles,
con Cushing nei panni di
Holmes e Lee in quelli di
Baskerville, primo film a
colori sul detective più
famoso di Inghilterra. Cushing, nove anni dopo, lo
reinterpreta per la BBC.
Intorno alla metà degli
anni ‘60, Cushing recita
nel Doctor Who (Dr.Who
and the Daleks e Daleks –
Invasion Earth: 2150 A.D.)
che si basa sulla serie tv
della BBC a colori e su
schermo cinematografico.
Peter Cushing recita la
parte del Doctor Who
che ha inventato una
macchina del tempo, chiamata Tardis, che li porta
in un mondo devastato
da una guerra messa in
atto tra due razze aliene:
i Daleks e i Thals.
E’ il momento di Star
Wars (1977): Cushing
entra nel cast nei panni
del Governatore Tarkin
(nome fittizio completo
Grand Moff Wilhuff Tarkin), il cattivo per eccellenza.
Primo della famosa trilogia creata da George
Lucas, egli governa l’Impero Galattico ed è comandante della Death
Star; inoltre, insieme a
Darth Vader, ha il compito di distruggere i Ribelli.
Vincitore di ben sette
statuine Oscar, il film ha
avuto un notevole successo divenendo una vera
e propria icona che dura
ancora oggi.
Cushing apparirà di
nuovo in Star Wars, Rogue
One, grazie alla tecnologia
del CGI (Computer-generated imagery). Sarà diretto da Gareth Edwards,
prodotto dalla Lucas Film
e distribuito dalla Walt
Disney Studios Motion
Pictures.
Dopo Star Wars, e in seguito alla morte della
moglie, Helen, Cushing
ebbe un crollo psichico e
fisico. Per cui, le ultime
apparizioni furono maggiormente per la tv, per la
BBC e dopo per la Thames Television.
La salute di Cushing non
è proprio delle migliori:
nel 1982, si ammala di
cancro alla prostata.
Nel 1989, egli riceve la
medaglia di ufficiale
dell’Ordine dell’Impero
Britannico, una delle cariche più importanti di
questo ordine cavalleresco inglese fondato da re
Giorgio V.
Cushing si ritirò nel Kent,
in una casa sulla costa,
dove si dedicò al birdwatching e alla stesura di due
autobiografie.
L’ultimo lavoro, prima
della sua morte avvenuta
l’11 agosto del 1994, all’età di 81 anni, fu di conarratore per il
documentario televisivo “Flesh and Blood: the
hammer heritage of horror”, prodotto dall’americano Ted Newsom.
Peter Cushing fu cremato
e le ceneri poste in un
luogo a noi sconosciuto.
Termino con le parole
che il suo amico Christopher Lee spese per Cushing:
“Arrivati a un certo punto
della vita, ti rendi conto di
avere un amico a cui voler
bene e di cui prendersi
cura. Questa persona è così
vicina a te che riesci a condividere alcune cose con lei.
Si può scherzare e sorridere con lui spesso. E
quando non c’è più, non ce
ne sarà un altro come lui”.
Ermelinda
Tomasi
57
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LO STILE GRAFICO DI ASHIGAMI
http://ashigami.deviantart.com - Su Facebook: Ashigami Art
C
iao a tutti, cari
lettori! Mi chiamo
Fabrizio Crosara,
ma più comunemente mi
potete trovare sotto il
mio nome d’arte: Ashigami.
Sono un appassionato di
fumetti, cartoni animati e
libri fantasy come voi
prima di tutto.
Dall’altra parte però
sono un illustratore e
character designer, anche
se più semplicemente
preferisco farmi attribuire dagli altri il titolo di
fumettista.
Ho coltivato la passione
per il disegno fin da piccolo, da quando ero in
grado di tenere una matita in mano.
Da bambino disegnavo
soprattutto i cartoni animati della mia epoca, Dra-
gon Ball, Pokémon e I Cavalieri dello Zodiaco per i
quali avevo un debole.
A scuola tutti i miei compagni mi chiedevano sem-
pre un disegno, e durante
le ore di Arte, oltre al
mio dovevo fare anche il
lavoro degli altri. Ma devo
dire che la cosa non mi
dispiaceva, anzi mi rendeva orgoglioso.
Dopo le scuole medie
non ho avuto dubbi nella
scelta di un percorso artistico al liceo “U. Boccioni” di Valdagno (VI).
La mia passione per il disegno non è nata in un
periodo particolare della
mia vita era già insita in
me da bambino, mi è
sempre piaciuto disegnare e mi piace tutt’oggi,
non parlo solo di manga
o fumetti, disegno qual-
siasi cosa. La strada
per diventare illustratore/fumettista però l’ho
presa con più serietà dal
2012, quando ho vinto un
contest indetto da Mangaka1996 (Mangaka96
oggi) su YouTube, tramite
il quale ho avuto la possibilità di pubblicare il mio
primo manga: “CODE-Firewall”. Da lì in poi ho
frequentato i corsi base e
intermedio dell’accademia europea di manga
per affinare e pulire la
mia tecnica.
Lo stile che utilizzo si
basa sul pubblico che
credo di avere, cioè ragazzi di un età compresa
nel ciclo delle superiori.
Disegno quindi i corpi dei
personaggi strutturandoli
come degli adolescenti,
con le proporzioni della
testa ridotte rispetto al
corpo adulto; gli occhi
sono grandi per dare più
espressività e le ragazze
sono carine perchè
punto ad un pubblico maschile. I caratteri del
corpo sono tutti portati
all’eccesso, occhi grandi,
capelli voluminosi, bocche
piccole. Tutto per aumentare il fattore estetico dei
personaggi femminili,
mentre per i personaggi
maschili preferisco un età
più avanzata (20-25 anni)
59
58
con fisici slanciati e
occhi più stretti dandogli
un aspetto sadico o maligno.
Malgrado le basi che vi
ho elencato per come
creo i personaggi, il mio
stile è in continuo cambiamento, non ha ancora
trovato la sua forma definitiva, in poche parole è
un continuo percorso
per ottenere la perfezione. Per quanto riguarda invece i maestri a
cui faccio riferimento e
sono legato sono molti,
chi per la tecnica di colorazione chi per il tratto e
altri per il character design. Le due persone che
però rispecchiano maggiormente il mio stile
sono: Takeshi Obata (disegnatore di Death Note)
e Luca Donnarumma,
meglio conosciuto come
MEGA-NE, che è un illustratore italiano in tecnica giapponese.
Durante il periodo del
liceo è venuta a formarsi
la mia personalità artistica e di conseguenza
anche il mio nome d’arte
Ashigami.
In seconda superiore il
nome era nato per un
unione puramente casuale di ashi e gami, lo
utilizzavo per firmare i disegni invece del mio
nome originale. Successivamente negli anni, gli è
stato attribuito il suo significato da un mio amico
che conosceva bene il
mio carattere, e il mio
ego smisurato.
Così Ashigami nel 2013
ri-nasceva dalle ceneri
come una fenice, acquisendo il significato di: “il
Dio che supera tutti i
confini/limiti”, ed è il significato che ha tutt’oggi.
“Quando disegno c’è una
continua lotta interiore contro me stesso, voglio sempre superare i mie limiti.
Uso ogni e qualsiasi pretesto per mettermi in competizione. La si potrebbe
definire come una continua
scalata verso il successo.”
- Ashigami
Negli anni ho ottenuto
svariati riconoscimenti e
collaborato per grandi
progetti.
Sono il creatore della
mascotte “Vi-chan” per il
gruppo di appassionati
Anime & Manga Vicenza.
Ho avuto l’onore di
creare il logo per vari negozi e siti, tra cui ci tengo
a citare il logo per Warchess Steampunk. Attualmente sto lavorando alla
light novel a colori: AxB
Chronicles di quale sono
l’ideatore e illustratore.
Inoltre ho pubblicato una
mia light novel: Death’s
Death.
Il mondo dell’editoria italiana è complesso, ma
non ho la minima intenzione di scoraggiarmi e il
mio obbiettivo rimane
sempre lo stesso: fare
della mia passione un lavoro e diventare uno dei
migliori nel mio campo!
Fabrizio Crosara
61
60
SILVIA E L’IMPORTANZA DELLA FANTASIA
Su Facebook: Silvia Brindisi
C
ari amici e amiche
sono Silvia Brindisi, scrittrice
esordiente.
Sono una persona solare,
determinata e amo la mia
città Roma, sempre piena
di bellezze e colori.
Ho diverse passioni tra
cui la lettura, la scrittura,
e i film (che ho coltivato
negli anni).
Sin da piccola mi sono
piaciuti diversi generi di
libri: dalle favole alla fantascienza (ma nel tempo
ho abbandonato i libri di
fantascienza).
I miei eroi dei cartoons
sono stati diversi: “La carica dei 101”, “Mila e
Shiro”, “I puffi”, “Memole
dolce Memole”, “Piccole
Donne”, “I Cavalieri dello
Zodiaco” mentre, tra i vari
telefilm adoravo “Fantaghirò”, “Happy Days”, “La
casa nella prateria”, “Haz-
zard”, “I ragazzi del muretto” e “I ragazzi della
3C”.
Mi è sempre piaciuto seguire entrambi, perché da
una parte c’erano cose di
fantasia, mentre dall’altra
c’erano spunti dalla realtà
o comunque da momenti
e situazioni della quotidianità che poteva vivere
ognuno di noi.
Col tempo, oltre ai libri,
l’altra mia grande pas-
sione sono stati i film.
Non ho mai seguito solo
un tipo di genere, ma diversi, perché mi è sempre
piaciuto confrontare e
vedere diverse storie ed
emozioni.
Mi piace spaziare nelle
cose che mi piacciono, altrimenti rischio facilmente di annoiarmi.
Sono una persona curiosa a cui piace vedere
ed imparare cose nuove e
diverse, sempre.
Alcuni dei miei diversi
film preferiti sono: “Lo
chiamavano Trinità”, “Chi
trova un amico trova un tesoro”, “In viaggio con
papà”, “Bianco rosso e verdone”, “Borotalco”, “Compagni di scuola”, “Acqua e
sapone”, “Sotto una buona
stella”, “Uno sceriffo extraterrestre”, “E.T”, “Sette
anni in Tibet”, “Edward
mani di forbici”, “Siddartha”, ”La storia infinita”,
“Mamma ho perso l’aereo”, “I Goonies”, “Ritorno
al futuro”, “Una poltrona
per due”, “Il sapore della
vittoria”, “Save the last
dance”. Ogni film mi ha
insegnato e trasmesso
qualcosa nel tempo.
Alcune cose che mi
hanno colpito, sono la curiosità verso il paranormale, l’importanza
dell’amicizia, la passione
per i viaggi, il non avere
barriere né pregiudizi
verso nessuno, la curiosità di scoprire e conoscere le altre culture, la
voglia di sognare e magari
provare anche a realiz-
zare qualche sogno.
Penso sia importante
avere delle passioni: ti
permettono di arricchirti
e confrontarti con gli altri
e ciò può aiutare molto
nella vita, soprattutto a
crescere.
Ho pubblicato a fine 2015
il mio primo libro per
bambini “Amicizie magiche” con alcune favole.
Penso che sia importante
sognare e leggere sempre, a qualsiasi età (me-
glio se già da piccoli)
senza che ciò vada perduto negli anni.
Ho scritto questo libro in
due giorni, in modo
molto spontaneo, naturale, senza programmare
nulla, senza pensarci
troppo né impormi per
forza il genere che avrei
scritto.
Le cose più belle appunto
capitano quando non le
programmi e ti lasci guidare da ciò che senti e
che vuoi scrivere; questo
perché viene tutto da
sé... bisogna solo trovare
il momento e il modo
giusto per rendere tutto
concreto.
Mi sono stupita molto
anche io, perché per me
è stata una nuova esperienza, sia scrivere un mio
libro di fantasia e riguardante i bambini.
Penso che per i bambini
siano molto importanti le
favole: gli permettono di
evadere, sognare, scoprire cose nuove con
occhi ed emozioni diversi.
Inoltre, tra le righe delle
varie favole, ci sono sia
immagini colorate che
una piccola morale.
Il loro mondo è qualcosa
di colorato, innocente,
bello, semplice... e poi i
bambini comunicano in
modo spontaneo e soprattutto senza filtri.
Osservano e sentono
molto, tutto ciò che li circonda.
Penso sia anche utile condividere il dialogo, le letture e le loro emozioni
con i genitori: è un modo
per esternare ciò che i
piccoli pensano e sentono, in modo libero,
senza forzarli.
E’ importante che i genitori aiutino i bambini a
coltivare questa passione
e magari condividerla
anche insieme.
E’ proprio vero: bisogna
sempre credere nei sogni
e provare fino in fondo a
realizzarli, senza mollare mai, nonostante le diverse difficoltà che si
possono incontrare sul
proprio cammino.
Sono stata contenta di
averci provato e di esserci riuscita!
Bisogna sempre coltivare
le cose semplici, perché
sono le più speciali e ti
danno emozioni davvero
belle.
Mi piace scrivere da sempre perché penso sia
molto importante trasmettere i propri pensieri
ed emozioni a tutti.
E’ una forma di comunicazione vera e diretta.
Il libro per me è un compagno di viaggio che ti
permette di evadere e riflettere in ogni momento
della giornata.
Ho diversi progetti (ho
scritto altri libri anche di
altri generi) e spero con
tutta me stessa di realizzarli e che vadano alla
grande. Non ho fretta, ma
ho molta pazienza e determinazione nel vedere i
risultati che il tempo mi
darà.
E’ bello credere in dei
sogni e avere degli obiettivi, bisogna sempre provarci a realizzarli, anche
perché la vita è una e non
bisogna mai avere rimpianti, soprattutto se riguarda ciò in cui
vogliamo.
Silvia
Brindisi
63
62
“THE DARKNESS”
Su Facebook: Anatomia dell’Horror
V
edere Kevin Bacon
dopo 3 stagioni di
una serie spettacolare, e ingiustamente interrotta, come The
Following, finire in un film
di questa “caratura”, è un
colpo al cuore. Perché, diciamocelo francamente e
subito: sto film è
BRUTTO. Ma non brutto
normale... Brutto, brutto,
brutto. Ma partiamo dall’inizio: accolto (malis-
simo) da pubblico e critica, con una media del 2
su 5 e del 4 su 10, The
Darkness del regista (è
quasi un’offesa rivolta a
quelli bravi) australiano
Greg McLean è stata dav-
vero una, pessima, sorpresa. Sì, perché McLean
ha alle spalle un paio di
pellicole non da poco:
Wolf Creek e Wolf Creek
2. Stiamo parlando di due
film davvero validi, girati
bene e concepiti ottimamente, seppur non portando niente di nuovo nel
panorama. Ma, sicuramente, si facevano guardare e lo facevano con
onore e dignità. Ora, cosa
sia successo è inspiegabile: se avete visto le due
pellicole sul serial killer
australiano... bene, cancellate tutto! Qua, non c’è la
minima ombra di quanto
di appagante e ben strutturato c’era in quei prodotti. E il fatto che ci
abbia anche investito i
soldi, in qualità di produttore, la dice lunga su
cosa, di gravissimo, deve
essere successo nella vita
del regista. Davvero, non
ci sono scusanti, oltretutto nel 2016, dove devi
scontrarti con mostri
sacri come James Wan o
Scott Derrickson (The
exorcism of Emily Rose, Sinister), che in quanto a
possessioni, presenze
oscure e villain, hanno
creato il top. Almeno
PROVACI. Partiamo dalla
trama: “Quando una famiglia torna a casa da una
vacanza al Grand Canyon,
portano involontariamente con loro una forza
sovrannaturale che preda
le loro paure e vulnerabilità, minacciando di distruggerli dall'interno,
consumando la loro
vita con conseguenze terrificanti”. Ma magari
fosse... in realtà, di terrificante e sovrannaturale, in
questa pellicola, c’è solo il
coraggio avuto di passarla
in post-produzione. Di
una lentezza allarmante,
fatta di macchiette familiari in cui il regista butta
dentro un po’ di tutto,
dall’infedeltà all’alcolismo,
passando per i disturbi
alimentari, ma senza affrontarne decentemente
nessuno, ha il sapore di
un pomeriggio domenicale, in compagnia di Barbara D’Urso, dove, sul
divano, in preda al sonno
da overdose di carboidrati, fai fatica a tenere gli
occhi aperti. Coadiuvato
dal totale NULLA che ti
scorre, atrocemente, davanti agli occhi. Il film
parte già male, con personaggi stereotipati (e pure
male), quasi fastidiosi e
decisamente privi di un
QI medio decente e continua con personaggi che
appaiono e scompaiono,
litigano, fanno pace, pensano all’infedeltà, si redimono, vomitano, strillano,
fanno i trasgressivi... il
tutto girato quasi sempre
tra le 4 mura di una casa,
oltretutto mostrata a
spezzoni, dove fai fatica a
farti una piantina mentale
di come è disposta (ma
The Conjuring di James
Wan, l’avrà visto? No,
perché la ripresa iniziale
del trasloco nella nuova
casa è da manuale), fa
sembrare il tutto, ne più
ne meno, ad una puntata
di Beautiful. A buttare
benzina sul fuoco, lo
stesso Bacon che gira per
le inquadrature del film,
non certo al massimo
della sua forma, quasi a
volersi omologare al
resto del cast, davvero
osceno. Fotografia e regia
relegano il girato a quelle
triste produzioni pseudothriller per famiglie, che
tanto erano care alle
mamme nei week-end
Mediaset e che erano più
un digestivo per l’impepata di cozze, che una visione gradevole. Ma
parliamo di questa entità:
apre i rubinetti. WOW. Fa
apparire animali che, per
lo più, si defilano, risultando più spaventati che
spaventosi. Lascia impronte di mani sui muri e
sulle coperte. Fa sclerare
i componenti della fami-
glia. Non che ci volesse
molto, eh, ci stava già
pensando l’alcolismo latente della madre, la bulimia della figlia, la
segretaria figa del padre
che appare in due scene
già per provarci con lui
(ma solo nei film? Sì, solo
nei, PESSIMI, film), le
stramberie del figlio che
ha non si sa quale disturbo, visto che viene
appena accennato con un
generico “lui vede le cose
in modo diverso”... cioè?
Si droga? È daltonico?
Cosa? Cosa? Cosaaa?
Spiegatecelo, dannazione!
Sono le basi! Il pubblico
deve comprendere le situazioni, i personaggi, le
problematiche. No,
niente, tutto il film gira
così: e quella beve come
beveva prima (perché?
Mistero); e lui potrebbe
tradire perché lo ha fatto
in passato (perché? Con
chi? Niente); e il figlio è
problematico da sempre
(?!? Neanche questo ci è
dato sapere) e gli si perdona pure il fatto che diventi uno strangolatore di
gatti o dia fuoco alla casa,
e via dicendo, in un susseguirsi di situazioni patetiche, sfinenti e
inconcludenti, nella
messa in scena quanto
all’utilità per la trama del
film. Quando poi inciampa pure nei jumpscare, si realizza
l’incapacità di creare l’atmosfera, il momento
clou. Niente. Questo film
è il NIENTE. Perché esistono tanti film brutti
che, comunque, riesci a
visionare fino alla fine per
trarre le tue conclusioni...
con The Darkness, no. È
pura fatica. Imprechi fra i
denti, speri in ogni stacco
di inquadratura, in ogni
montaggio sbagliato che,
finalmente, succeda qualcosa. E non succede
NIENTE. Davvero. E a
scandire il nulla più totale, le sottotrame appena abbozzate e le
incapacità registiche, c’è
una snervate soundtrack
che non sa né di carne,
né di pesce. Ma neanche
di formaggio.
VOTO 2
EVITATELO COME LA
PESTE!
Francesco
Bernardis
65
64
UNA NUOVA PROMESSA ARTISTICA
http://miss-pannacotta.deviantart.com - Su FB:The Art of Alessandra Baccaglini
C
iao a tutti! Sono
Alessandra Baccaglini, anche se
su DeviantArt mi conoscono come Miss Pannacotta! Classe 1992,
stramba disegnatrice e
aspirante fumettista con
una passione per gli unicorni. Cresciuta in un
paese sperduto vicino a
Rovigo, sono stata alle-
vata con grandi quantità
di film d’animazione (in
fin dei conti sono nata
proprio durante il rinascimento Disney, non poteva essere altrimenti),
Topolino (ne ricordo interi
scatoloni che giravano
per casa) e libretti illustrati trovati in giro per
le edicole.
Si può quindi dire che
sono stata attirata nel
mondo del disegno sin da
piccolissima e tra una
cosa e l’altra non l’ho mai
abbandonato per fortuna!
Ho cominciato a seguire
regolarmente una serie a
fumetti verso l’inizio delle
medie e come per tantissimi altri è stata proprio
W.I.T.C.H. di Barbucci e
Canepa (autori che seguo
e venero tutt’ora) a cui
sono tuttora legatissima e
di cui conservo ancora
tutti i volumi acquistati al
tempo (i miei tesssssori).
Circa nello stesso periodo ho anche cominciato a leggere tantissimi
libri, soprattutto fantasy
ma non solo; ogni volta
che entravo in libreria
riuscivo sempre a portarmi a casa qualcosa. Ci
sono due titoli che mi
sono rimasti nel cuore e
che rileggo sempre volentieri e casualmente entrambi hanno come
protagonisti degli animali:
“Il richiamo della foresta”
di Jack London (di cui ho
anche un’edizione illustrata da Paolo Barbieri)
e “Il portatore di fuoco” di
David Clement-Davies.
Sono entrati nella mia libreria anche Licia Troisi e
Paolo Barbieri con le
saghe del Mondo Emerso,
libri che adoro leggere e
guardare grazie ad en-
trambi.
Quindi, considerando che
passavo le mie giornate a
leggere e disegnare, dopo
le medie che avrei fatto?
Ma il Liceo Artistico ovviamente! Cinque anni di
indirizzo Grafico in cui
ho scoperto e provato un
sacco di tecniche nuove e
che, col senno di poi, mi
hanno lasciato veramente
un bel ricordo. Mentre
comincio a fare le cose
sempre meno a casaccio,
tra pastelli, sculture con
materiali strani, acquerelli, acrilici e altro, arriva
lui... il disegno digitale! E
niente, scoperto grazie ad
internet, appena sono riuscita ad avere sul mio pc
un programma di grafica
oltre a Paint mi si è
aperto un mondo. Mi
sono decisa a comprare
la mia prima (e per ora
unica visto che dopo 6
anni non ha ancora perso
un colpo) tavola grafica a metà della quarta
superiore, dopo aver capito che col mouse e i
vettori non sarei andata
lontano. Armata di Bamboo e Photoshop mi
sono avventurata in questo magico mondo senza
la minima idea di quel che
stessi facendo. Abituata
ad avere intorno davvero
poche persone con la mia
stessa passione ho cominciando a pubblicare
qualche disegno su DeviantArt e da lì il mio
mondo è diventato molto
più grande.
Ma gli anni delle superiori
sono stati anche gli anni
in cui ho scoperto i
manga, ne leggevo davvero tantissimi, i miei preferiti restano “D.
Grey-man” della bravissima Katsura Hoshino e
“Dogs” del mostruosamente bravo Miwa Shi-
67
66
row, ma ci sono anche
“Host Club”, “xxxHolic”,
“BLEACH”, “The Calling”,
“Il mondo di Ran” e “L’attacco dei giganti”, oltre ad
un sacco di altri titoli che
adoro.
Ho seguito anche tantissimi anime e altre serie
animate, ma quella che
col tempo mi ha più influenzato è stata senza
dubbio la saga di Avatar
(sia Aang che Korra). Il
modo di raccontare, i
personaggio, il mondo, il
ritorno degli elementi naturali come poteri
(Witch è colpa tua), tutto
mi ha portato a pensare
di voler raccontare una
storia così (che poi ci rie-
sca sul serio è un altro
discorso).
Finite le superiori c’era
da prendere un’altra decisione... e niente, di corsa
alla Scuola Internazionale
di Comics a Padova in cui
ho frequentato i corsi di
Fumetto e Colorazione
digitale. Lì ho imparato
talmente tante cose che
ancora faccio fatica a crederci e piano piano è saltato fuori anche qualcosa
che forse posso chiamare
“stile”.
Ho scoperto di adorare
la linea pulita francese, il
tratto morbido da abbinare a colori vivaci. Mi
piace disegnare personaggi espressivi, cerco
sempre di farli sembrare
vivi, magari con un’alzata
di sopracciglio, un sorriso
più spontaneo o una posa
meno statica, in modo da
dare tridimensionalità al
quel determinato personaggio.
Nel mentre la “fase
manga” col tempo si è
evoluta ed ampliata, sono
tornata alle origini con
SKYDOLL di Barbucci e
Canepa (e praticamente
qualunque altra cosa in
cui ci sia il loro zampino),
ho scoperto Zerocalcare,
Black Sad, Saga e tantissimi altri titoli ed autori
meravigliosi.
Un paio di anni fa ho ampliato i miei orizzonti e
aperto una paginetta
su Facebook, grazie alla
quale ho scoperto e conosciuto tutto il mondo
del fumetto italiano portato avanti dai miei coetanei, tantissimi disegnatori,
alcuni già con grandi traguardi raggiunti, con percorsi simili al mio da cui
prendere forza, ispirazione e da sostenere a
mia volta.
A non essere cambiata di
una virgola è invece la
mia passione per i film
d’animazione (se cantano
è pure meglio, così posso
riascoltare le canzoni
mentre disegno) e tra Rapunzel, la saga di Dragon
Trainer, Le 5 Leggende,
Zootropolis e tutto il resto
non potrei essere più felice!
Ora che la scuola è ufficialmente finita ho cominciato a guardarmi in
giro, tra editor, case editrici e autoproduzioni per
trovare la mia strada; nel
mentre vorrei provare a
disegnare “The White Shaman”, una mia storia ori-
ginale e, ovviamente, migliorare sempre di più.
Direi che ho scritto pure
troppo, è arrivata l’ora di
far parlare direttamente i
miei disegni che probabil-
mente sanno spiegarsi
molto meglio di me!
Alessandra
Baccaglini
69
68
ALLA RISCOPERTA DELLA MERAVIGLIA
www.angelocoscia.it - Su Facebook: Angelo Coscia
M
i chiamo Angelo
coscia nato a Salerno nel 1971;
mi occupo di animazione
sociale sono cresciuto
svegliandomi la mattina
con Jeeg Rrobot d’acciaio e
Goldrake, crescendo mi
hanno affascinato sempre
le storie i miei primi libri
letti sono stati Il Gabbiano
Jonathan Livingston di Richard Bach e il Siddharta
di Hermann Hesse e
credo di non essermi mai
più fermato nella lettura.
Affascinato da tutto ciò
che è la letteratura onirica e visionaria mi sono
innamorato di Tolkien.
Adoro la poesia di Alda
Merini. In televisione
amavo la serie Happy
Days vivendo profonda
ammirazione per la figura
di Fonzie... forse anche
per questo ho cominciato
ad amare la vita biker a
tutt’oggi giro sulla mia
moto.
Caro Lettore, penso
spesso a te con un libro
fra le mani, e naturalmente spero che sia uno
dei miei.
Ti vedo fare smorfie e
mossette, ma ciò che più
mi attira è il tuo sguardo,
con una domanda perenne “c’è la meraviglia
dell’emozione dentro?”, si
perché è quello che
spero, che tu provi leggendo ciò che provo io
scrivendo.
Ogni emozione è una
“meraviglia” dell’anima,
me lo insegnano i bambini con cui lavoro tutti
giorni.
Il pianto, il riso, la scoperta, il buio, la luce tutto
fa parte di una grande avventura che ognuno di
noi è chiamato a vivere,
ma noi adulti dimentichiamo la “meraviglia” rispetto a tutto questo.
E’ per questo che scrivo
per lo più favole, perchè
non voglio perdere la
“meraviglia”, anzi voglio
averne talmente tanta da
regalarne a chiunque decida di leggere ciò che
scrivo.
E così osservo il mondo, i
bambini, gli adulti che incontro sulla mia strada, e
ad un certo punto non so
se nella testa o nell’anima
nasce un personaggio che
comincia con insistenza a
chiedermi di raccontare
la sua “meraviglia”, la sua
avventura, con parole e
luoghi che non possono e
non devono essere comuni, perché un avventura nella “meraviglia” è
una ricerca, è un viaggio,
un cammino nei sentieri
della propria anima, dei
propri valori, di quello in
cui credi, di quello che
sogni di essere o di cambiare.
Da quel momento quel
mio “amico immaginario”
inizia a parlare, e mi costringe a guardarmi dentro, perché è da lì che
viene la voce, a porre
orecchio, e a scrivere.
E così ho incontrato Logean, Olivier, Bardil, Jacopo che mi hanno
portato in paesi lontani e
magici, fra castelli, fate folletti e maghi, alla ricerca
di se stessi, delle proprie
radici, del proprio essere
speciale ed unico, si perché amico mio ognuno di
noi lo è, e ognuno di noi
ha bisogno che la propria
vita abbia un senso.
Ho incontrato Filippo,
uomo mite e pauroso,
che decide di uscire da se
stesso, conoscere il
mondo, e incontra i bambini a cui stanno to-
gliendo “la meraviglia”, e
così decide di esserci per
loro, di lasciare la porta
aperta, e di essere uno di
quegli adulti che a gran
voce dice “io ci sono”.
E ho incontrato Antoine,
che li accoglie tutti e tanti
altri, facendo della “meraviglia” uno stile di vita da
portare ovunque con il
suo circo delle “diversità”
che si incontrano e si arricchiscono a vicenda.
Ti confesso, amico mio,
che Antoine e colui che
spero di “essere” o “diventare” io, portando
avanti la mia vita come un
grande carrozzone in cui
accogliere le “meraviglie”
della vita, anche quelle un
po’ arrugginite, per ripulirle e farne dono a mia
figlia, nella speranza che
anche lei inizi a farne raccolta sul suo cammino.
A proposito, natural-
mente mi piace immaginarti che leggi con tuo figlio se sei un genitore,
che discuti con lui, perché
sai è lui che può ridarti il
senso della “meraviglia” e
sei tu quello che deve
aiutarlo a non perderla
mai, mantenendo ferme
le radici della sua storia,
perché si senta più sicuro
nel suo cammino, nella
sua ricerca, che neanche
tu sai dove porterà. E
questa è la più grande
delle “meraviglie”.
Uno dei miei libri di favole brevi è nato dall’osservare la meravigliosa
relazione tra mia figlia
Aurora e i suoi giochi, di
cui ero partecipe all’in-
terno della sua stanza,
che diveniva tutto il
mondo e tanto di più.
Quindi amico mio ti auguro che la lettura sia
piacevole, che il tuo
cuore si emozioni, che la
tua mente rifletta, ma soprattutto che alla fine del
libro tu abbia voglia di
giocare, di viaggiare, di
raccontare, e soprattutto
di meravigliarti. Solo così
io e i miei compagni di
viaggio avremmo raggiunto l’obiettivo e continueremo a credere.
Con infinita riconoscenza.
Angelo
Coscia
71
70
ECCO IL N. 28 DI “SBAM! COMICS”!
www.sbamcomics.it - www.museowow.it
S
BAM! Comics è la
rivista digitale a fumetti e sui fumetti.
Esce ogni due mesi e si
scarica gratuitamente dal
sito: presenta una vetrina
di anticipazioni, recensioni e interviste dal
mondo dei comics e
vuole essere un punto di
incontro e dibattito tra
appassionati. Si propone
inoltre di pubblicare le
opere dei nuovi fumettisti
e degli aspiranti professionisti. È ora disponibile
il numero 28, luglio/agosto 2016.
In questo numero:
- Celebriamo due grandi
anniversari del Fumetto
italiano con una doppia
copertina: il 25° compleanno di Nathan Never e il
30° di Dylan Dog. Ripercorriamo le vicende dei
due eroi e ne approfondiamo i retroscena con le
nostre interviste a Bepi
Vigna, Glauco Guardigli e
Giampiero Casertano.
- L’estate di Wow Spazio
Fumetto a Milano è all’in-
segna della Storia: la mostra più ampia mai realizzata di tavole originali di
Diabolik, dal numero 1 a
quello che... non è ancora
uscito!
- Il canale video on-demand della Gazzetta dello
Sport dedicato al mondo
anime unisce i grandi
classici con le novità in
diretta dal Giappone: abbiamo voluto saperne di
più...
- L’autore spagnolo Pedro
Pérez porta in Italia la sua
eroina sexy-umoristica:
Trizia, a sua volta... disegnatrice di fumetti!
- Per la nostra rubrica dedicata ai giovani autori,
ecco Antonio Russo Tan-
taro con il suo personaggio realizzato per Skorpio.
- Denise Sarrecchia ci
conduce in un viaggio tra
le illustrazioni dei classici
della letteratura per ragazzi.
- Sbam-carrellata delle
novità più succose in libreria, edicola e fumetteria, con le nostre
recensioni. Inoltre su
queste pagine: grandi classici per l’estate, le newsFlash da edicola e libreria
e anche 3-domande-3 al
volo al grande Angelo
Stano.
- Le strip del Tarlo, di
Pieri, Piccinini & Kant, di
Federica, di PV, del Pappatacio, di Gatto Pepè e di
Kugio&Gina. Il manga di
Sabrina Sala. Le storie
brevi di Davide Percoco e
del duo Simone Di Matteo-Giorgia Lungarella e
gli Intrugli di Antonio Littarru.
Redazione
Sbam! Comics

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