pagine d`esempio - Libreria Universo

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sezione 1 – Domande e risposte
Che cosa significano «semantico» e «pragmatico»?
«Semantico» e «pragmatico» sono termini della linguistica. La semantica è lo studio
delle parole e del loro significato. I bambini cambiano e scelgono il significato delle parole
man mano che creano i concetti del mondo che li circonda. Un bambino piccolo può
imparare che il suo gatto si chiama «Pallino» e quindi chiamare tutti gli animali piccoli
«Pallini». Tuttavia, a mano a mano che il bambino sperimenta altre situazioni e ne parla,
comincia a capire come, per esempio, un «Pallino» sia diverso da un coniglio e può
cominciare a capire e a usare anche la parola «gatto». In questa fase un bambino ha già
qualche idea su ciò che lo circonda e conosce il concetto di «animale». Non direbbe mai
«camion» a un coniglio, ad esempio.
A mano a mano che comprende le classificazioni e le relazioni tra gli oggetti, il bambino
sceglie le parole sulla base delle sue conoscenze. Per esempio, quando il bambino capisce
il concetto di posizione, cominciano a svilupparsi parole come «su» e «dietro» e quando il
bambino si rende conto di come variano e vengono classificate le diverse azioni, comincia
a inserire i verbi nel suo discorso. Lo sviluppo semantico quindi si fonda sulla capacità del
bambino di ragionare, capire e formarsi dei concetti sul mondo che lo circonda.
La pragmatica è lo studio di come il linguaggio (verbale e non verbale) viene usato per
interagire con gli altri nelle situazioni sociali. La comunicazione non si fonda unicamente
sulle parole. I lattanti cominciano a comunicare molto presto: imparano subito che piangere può attirare l’attenzione di quelli che si prendono cura di loro. Essi intrattengono anche
delle «conversazioni» con le altre persone usando il contatto visivo, facendo versetti e
balbettii in sequenza, rispettando i turni per «parlare».
Più l’eloquio si evolve, più i bambini sviluppano queste abilità di comunicazione e usano
le parole in una varietà di modi, per esempio, per fare domande, dare istruzioni o
descrivere. Ai primi stadi del linguaggio il bambino può dare vari significati a una parola
utilizzando una serie di modelli di intonazione: per esempio, «macchinina?» («È una
macchinina?») o «macchinina!» («Voglio una macchinina!»). Gradualmente i bambini sviluppano e affinano la loro capacità di prendere parte alla conversazione e di usare un
linguaggio adatto ai differenti contesti. I bambini che stanno ancora sviluppando queste
abilità possono gridare, con effetti imbarazzanti: «Mamma, guarda quella signora che
brutto cappello che ha!»; a poco a poco, comprendendo i pensieri e i sentimenti altrui e
grazie a una naturale prontezza a mettersi in relazione con gli altri, sviluppano però abilità
pragmatiche più adeguate.
© 2002, C. Firth e K. Venkatesh, Disturbo semantico-pragmatico del linguaggio, Trento, Erickson
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sezione 1 – Domande e risposte
Che cosa può causare le difficoltà
semantico-pragmatiche del linguaggio?
I bambini possono avere delle difficoltà in queste aree per varie ragioni:
1
Un bambino con una menomazione uditiva può trovare difficile sviluppare il suo
vocabolario con la stessa rapidità di un bambino che ci sente bene. Può non essere
in grado di ricavare le stesse cose dalle situazioni quotidiane rispetto agli altri
bambini. Un bambino con carenze uditive può anche trovare difficile seguire e
intervenire in una conversazione.
2
Può succedere che i bambini con difficoltà nell’articolazione o nell’eloquio usino
parole scorrette o scelgano di usare solo parole che sono certi di saper articolare.
Possono anche rendersi conto che spesso non vengono compresi e quindi magari
evitare di parlare con gli altri. Possono perciò avere delle reali difficoltà quando
provano a conversare.
3
I bambini con problemi di comprensione del linguaggio verbale possono avere un
ritardo nelle abilità di vocabolario (e grammaticali), per cui è possibile che trovino
difficile conversare con gli adulti e con i coetanei.
4
I bambini con un disturbo espressivo del linguaggio (che possono aver difficoltà a
costruire una frase o a ricordare le parole) avranno probabilmente dei problemi a
trovare le parole adeguate per il loro discorso e a seguire le normali regole di
conversazione.
(NB: Questo gruppo di bambini viene spesso confuso con i bambini che hanno un vero
e proprio disturbo semantico-pragmatico).
Tuttavia, anche se le difficoltà di parola e di linguaggio come quelle sopra descritte
possono causare problemi semantici e pragmatici, la maggior parte dei bambini il cui
disturbo del linguaggio viene definito «semantico-pragmatico» ha un tipo particolare di
difficoltà che compromette la maniera in cui sviluppano e acquisiscono le abilità in
generale, non solo quelle linguistiche.
Noi tutti percepiamo con i sensi ciò che ci circonda; vediamo, sentiamo, gustiamo e così
via. Assorbiamo poi queste informazioni e le usiamo per ragionare, creare concetti e
razionalizzare ciò che stiamo sperimentando. In questo modo impariamo dall’esperienza.
Tuttavia, alcuni bambini sembrano essere troppo o troppo poco sensibili alle cose che
sperimentano, questo forse perché trovano difficile elaborarle usando la loro esperienza
di situazioni simili.
Come risultato, un bambino con questo tipo di problemi troverà difficile affrontare nuove
situazioni e si sentirà sicuro e felice solamente con suoni, gusti, situazioni e persone ben
conosciuti. Sarà difficile per lui inferire e quindi razionalizzare in qualsiasi situazione nuova,
e questo può turbarlo; per esempio può tapparsi le orecchie quando sente un rumore nuovo
o fare un capriccio se arriva a casa una persona sconosciuta. Un bambino con questo genere
di difficoltà svilupperà delle competenze lessicali, ma le parole saranno principalmente e
memorizzate e non costruite basandosi sulla crescente capacità di creare concetti sul
mondo. Per questo, le abilità semantiche vengono compromesse. Inoltre, un bambino che ha
delle difficoltà a dare un senso al suo mondo in questo modo, può trovare difficile interpretare i pensieri e i sentimenti degli altri e conseguentemente si sentirà confuso di fronte alle
persone e avrà difficoltà a comunicare con loro. Tenderà quindi a preferire la compagnia di
se stesso o potrà avere problemi a capire e affrontare le regole dell’interazione.
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© 2002, C. Firth e K. Venkatesh, Disturbo semantico-pragmatico del linguaggio, Trento, Erickson
sezione 1 – Domande e risposte
Quali sono le caratteristiche significative di
un disturbo semantico-pragmatico del linguaggio?
Sembra che i bambini con un disturbo semantico-pragmatico del linguaggio abbiano
notevoli difficoltà a elaborare le informazioni, nei modi che abbiamo già visto. Questo
compromette lo sviluppo delle loro abilità linguistiche in alcuni modi caratteristici. Nello
sviluppo delle loro abilità verbali e non verbali si può prevedere una sequenza particolare
che semplifichiamo nel modo seguente (le fasce d’età sono indicative).
Stadio
1
DALLA NASCITA AI 2 ANNI
Abilità di comunicazione
Non è facile riconoscere un disturbo della comunicazione in un bambino molto
piccolo. I genitori dei bambini affetti da disturbo semantico-pragmatico spesso
riferiscono che il loro bambino era un lattante poco esigente e piuttosto passivo.
Magari piangeva se era a disagio o aveva fame, ma mai per richiamare l’attenzione su di sé. Di solito non amava il contatto visivo con gli altri, né si impegnava a fare
versi o balbettii a turno per fare conversazione. Era anche poco disposto a giocare
a «bu bu set-tete» o ad altri giochi simili.
Altre aree
I genitori ricordano anche che da lattante il bambino era turbato da qualsiasi
cambiamento delle abitudini, o da luoghi e persone sconosciuti. Ad esempio, gli
piaceva farsi prendere in braccio solo da certe persone. Lo svezzamento rappresenta uno dei principali cambiamenti nella vita di un bambino e i lattanti con questo
disturbo talvolta vi oppongono resistenza.
Spesso i genitori ricordano un particolare evento come l’origine delle difficoltà del
bambino, dicendo per esempio: «È stato bene fino a che…» Probabilmente non è
stato l’evento in sé a causare le difficoltà; piuttosto esso può aver reso più evidente
il problema sottostante (assenza di disponibilità al cambiamento).
Stadio
2
DA 3 A 5 ANNI
Abilità di comunicazione
I bambini di solito cominciano a sviluppare il linguaggio parlato attorno ai 18 mesi.
Come già detto, lo sviluppo delle abilità di vocabolario e grammaticali si basa fondamentalmente sulla capacità di crearsi dei concetti sul mondo. A mano a mano che
questo avviene, vengono prodotte parole e frasi di complessità sempre maggiore.
I bambini inoltre ricordano anche intere frasi senza comprendere sempre ciascuna
parola che le compone. Sembra che i bambini affetti da disturbo semantico-pragmatico
utilizzino principalmente quest’ultimo metodo. Usano la loro di solito ottima memoria
per ricordare i discorsi, ma non sviluppano gradualmente la loro capacità di produrre
o costruire frasi. Memorizzare le frasi piuttosto che crearle è un modo complesso per
apprendere il linguaggio e talvolta a questa età si cominciano a sospettare difficoltà di
comunicazione perché il bambino si mostra in ritardo nell’iniziare a parlare.
© 2002, C. Firth e K. Venkatesh, Disturbo semantico-pragmatico del linguaggio, Trento, Erickson
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sezione 1 – Domande e risposte
Spesso, in questa fase, il bambino ripete meccanicamente ciò che ha sentito,
affidando alla memoria qualunque cosa una persona abbia detto. È possibile
anche che non abbia capito ciò che è stato detto e che quindi lo ripeta per questo.
Alcune sequenze molto regolari di linguaggio vengono ricordate particolarmente
bene, per esempio l’alfabeto o i numeri. Per questo non è sempre facile accorgersi
che il bambino ha delle difficoltà a comprendere i discorsi, perfino quelli che
produce lui stesso.
In questa fase le conversazioni sono difficili perché il bambino spesso preferisce
starsene per conto suo e usa il discorso solo per piacere personale (per esempio,
può recitare frasi, ma non usarle molto per relazionarsi con gli altri). Può sembrare
che il bambino parli da solo, piuttosto che con voi.
Altre aree
A questo livello, un bambino con un disturbo semantico-pragmatico può aver già
sviluppato delle forti preferenze e avversioni che possono non risultare molto
evidenti fintantoché non viene esposto a esperienze nuove, come prendere parte a
un gruppo di gioco. Un bambino che ha dei problemi a dare un significato al mondo
che lo circonda si sentirà più sicuro e più felice in situazioni familiari come quelle
che si verificano a casa sua.
È possibile che mangi solo alcuni tipi di cibi, che veda solo alcuni film (spesso di
continuo) o che giochi solo con certi giocattoli (spesso in un modo prestabilito).
Inoltre può non fare giochi di finzione, anche se è in grado di «giocare» come gli
è stato insegnato o di recitare scene dei suoi libri o filmati preferiti.
Stadio
3
DA 6 A 8 ANNI
Abilità di comunicazione
Spesso in questa fase i bambini affetti da disturbo semantico-pragmatico sembrano avere buone abilità linguistiche. Possono produrre frasi ben formate e possono
avere nel loro vocabolario parole piuttosto complesse che sorprendono l’ascoltatore. Queste abilità possono mascherare le difficoltà sottostanti, dato che il bambino può avere comunque dei problemi nel comprendere il linguaggio e i concetti.
Egli può preferire particolari argomenti e parlarne senza in realtà rendersi conto
del vero significato della conversazione. Spesso il suo eloquio è ripetitivo; può
ripetere ad esempio delle domande senza nessun vero interesse per la risposta
(questo probabilmente perché gli piace la natura prevedibile delle vostre risposte).
Inoltre, il bambino tende a essere insensibile ai bisogni del suo partner di conversazione. Può parlare contemporaneamente a un’altra persona o fare dei lunghi
monologhi. L’eloquio del bambino varia nel suo livello di adeguatezza e passa
dall’essere totalmente fuori dal contesto all’essere solo leggermente strano; per
esempio, può dire «sta per piovere», quando sta già piovendo.
In questa fase l’uso ridotto del linguaggio corporeo può farsi più evidente: il
bambino può distogliere lo sguardo da voi mentre vi parla. Anche altri aspetti non
verbali del linguaggio possono costituire per lui un problema. Per esempio, non
capisce come il tono della voce possa alterare il significato di quello che viene detto.
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sezione 1 – Domande e risposte
Quindi, poiché egli ha imparato intere frasi con una particolare intonazione, è possibile
che non usi il pattern di intonazione corretto ripetendo la frase in un’altra situazione. È
anche possibile che utilizzi un pattern fisso di intonazione quando parla.
Il bambino affetto da disturbo semantico-pragmatico in questa fase aumenterà la
sua abilità nell’interpretare il linguaggio. Tuttavia, è possibile che si trovi nella
strana situazione in cui è capace di dire molte più cose di quelle che realmente
capisce. Di conseguenza, gli adulti tenderanno a rivolgersi a lui con un linguaggio
piuttosto complesso e la conversazione potrà interrompersi. Anche se il bambino
è in grado di produrre una discreta quantità di linguaggio, spesso ha dei gravi
problemi quando cerca di dire qualcosa di specifico su una nuova situazione (per
esempio, in risposta alle immagini dei test dei logopedisti).
Una volta che il bambino ha memorizzato molte parti del discorso, può cercare di
usare dei «pezzi» di queste frasi per dire qualcosa di più appropriato. Ne risulta
che le frasi possono apparire leggermente strane o mal formulate, come per
esempio: «Il cane abbaia per rincorrere il gatto». Inoltre, può sforzarsi di ricordare frasi e parole apprese e avere delle «false partenze» quando comincia a
spiegare o descrivere qualcosa; per esempio: «mettilo, me mettilo, mettilo alla
sedia, sulla sedia».
Un’altra caratteristica evidente di questa fase è la confusione nell’uso dei nomi e dei
pronomi adeguati. Le persone chiamano «Pietro» il bambino e lui può continuare a
riferirsi in quel modo quando parla di sé stesso, dicendo «Pietro è stanco», per dire
«io sono stanco»; può sentire che gli altri chiamano i suoi genitori per nome e quindi
usare questi nomi anche lui e non «Mamma» e «Papà». Può riferirsi a se stesso
anche con il «tu», perché questo è il pronome che gli altri usano parlando con lui.
Tutto questo perché probabilmente egli apprende il linguaggio, ma non lo modifica
a seconda del punto di vista di chi parla.
Altre aree
A mano a mano che il bambino si sente a suo agio e rassicurato dalle cose da lui
ben conosciute può sviluppare un interesse quasi ossessivo per certi eventi ripetitivi
e prevedibili. Alcuni bambini affetti da disturbo semantico-pragmatico quando
sono in ansia o eccitati fanno dei movimenti, come battere le mani, probabilmente
per rassicurarsi.
Dato che ha una buona memoria uditiva e visiva, il bambino può imparare a leggere
con relativa facilità, ma è possibile che non capisca quello che ha letto. In questa
fase il bambino può ancora farsi turbare dai cambiamenti nelle abitudini, e l’inizio
della scuola può essere un momento di grande sconvolgimento che lo rende
estremamente ansioso.
Stadio
4
DAI 9 ANNI IN POI
Abilità di comunicazione
A mano a mano che il bambino matura ci si attende che sappia distinguere sempre
di più i modi sottili in cui il linguaggio viene utilizzato nei differenti contesti. I bambini
affetti da disturbo semantico-pragmatico tendono a continuare a interpretare il
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sezione 1 – Domande e risposte
linguaggio in modo molto concreto e di conseguenza i discorsi vengono considerati in maniera molto letterale. Gli elementi umoristici, sarcastici e le metafore,
come: «Rimboccati le maniche!» possono quindi creare confusione e reazioni
molto strane!
Può non essere in grado di fare inferenze rispetto a una situazione o alle persone
che vi sono coinvolte. Per esempio, se gli si chiede: «Mi giri la pagina?» può
rispondere: «Sì», ma non fare nulla. A causa di ciò, coloro che non comprendono
la natura dei problemi del bambino possono interpretare il suo comportamento
come scortese. Se qualcuno lo ammonisce dicendo: «Fallo un’altra volta e...», può
interpretare la cosa come un’istruzione e rifarlo.
Le sue abilità di conversazione sono limitate e può essere necessario insegnargli
regole di linguaggio più appropriate. Può ancora trovare le altre persone difficili
da capire ma, se motivato, può essere aiutato a interpretare quello che gli altri
stanno probabilmente sentendo e pensando. Senza queste abilità egli può dire
troppo o troppo poco; per esempio: «Ne ho comprato uno nuovo là» (senza dire a
che cosa si riferiscono «uno» e «là»).
In questa fase il bambino può continuare ad avere difficoltà a rispettare i turni
della conversazione. È possibile anche che parli troppo a lungo di un particolare
argomento, senza rendersi conto di poter essere noioso per chi ascolta. Inoltre il
bambino può usare un volume o tono di voce inadeguati quando parla. Il suo
eloquio può risultare anche troppo adulto ed eccessivamente preciso.
Altre aree
I bambini più grandi affetti da disturbo semantico-pragmatico a volte possono
sperimentare delle difficoltà a scuola nei compiti presentati in maniera molto
astratta, usando un linguaggio complesso e pochi indizi visivi. La scuola secondaria può porre altri problemi in quanto il bambino deve affrontare lezioni, insegnanti
e aule diversi e orari complessi (e ogni insegnante avrà uno stile linguistico
leggermente diverso). È molto importante identificare le difficoltà del bambino in
questa fase, in quanto possono non essere particolarmente ovvie.
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© 2002, C. Firth e K. Venkatesh, Disturbo semantico-pragmatico del linguaggio, Trento, Erickson
sezione 1 – Domande e risposte
Che relazione c’ è tra il disturbo semantico-pragmatico e l’autismo?
I genitori dei bambini affetti da disturbo semantico-pragmatico che sentono parlare di
bambini autistici, possono vedere delle somiglianze tra questi e il loro bambino. Forse è già
stato detto loro anche che il loro bambino presenta «caratteristiche» o «tendenze autistiche». Se il disturbo del linguaggio semantico-pragmatico sia lo stesso, o sia correlato o
simile all’autismo non è ancora chiaro.
Forse dovremmo esaminare meglio il disturbo sottostante. Gli individui che ne sono
colpiti elaborano e integrano le informazioni sensoriali in maniera significativamente
insolita e questo compromette il loro modo di sviluppare e acquisire abilità in certe aree.
Il disturbo può essere da grave a molto blando e creare quindi una vasta gamma di difficoltà
in molte diverse aree di sviluppo.
Quando queste difficoltà nell’elaborazione sensoriale hanno un effetto significativo
sullo sviluppo linguistico, può essere preferibile descrivere il disturbo del bambino in
termini di linguaggio. È possibile che egli abbia anche altri problemi di sviluppo, ma in grado
minore e meno significativo. È possibile in questo caso usare il termine «disturbo semantico-pragmatico». Va tenuto comunque presente che il bambino ha, in una certa misura, lo
stesso problema sottostante di un bambino autistico. È molto probabile che un bambino
affetto da autismo possa avere un disturbo pragmatico, ma possiede comunque gravi
difficoltà anche in altre aree (come in quella del funzionamento sociale).
C’è chi sostiene che chiunque soffra di questo disturbo dovrebbe essere definito da
leggermente a gravemente autistico. Un’altra opinione è che «autismo» dovrebbe essere
la definizione per un particolare tipo e grado di questo disturbo. Da questo punto di vista,
descrivere un bambino con un disturbo semantico-pragmatico come «leggermente autistico» o come «portatore di caratteristiche autistiche» sarebbe come descrivere una persona
miope come «leggermente cieca» o «portatore di caratteristiche di cecità». Tuttavia, dobbiamo essere consapevoli del fatto che, se il bambino presenta difficoltà semantiche e
pragmatiche, è perché le sue difficoltà fanno parte della gamma di disturbi che comprende
l’autismo. Se non affrontiamo questo problema potremmo non riuscire a individuare la vera
natura delle difficoltà del bambino.
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