In queste foto, dall`alto: un cappellano al capezzale di una donna in
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In queste foto, dall`alto: un cappellano al capezzale di una donna in
D. H. WELLS/CORBIS MANILA/XINHUA PRESS/CORBIS C. FABIANO/EIDON ARCHIVIO ORDINARIATO P rotettore dei cappellani delle carceri è san Giuseppe Cafasso, maestro di spirito e confessore della Torino dell’Ottocento: «Dalla sua cattedra di Teologia morale educava a essere buoni confessori e direttori spirituali, preoccupati del vero bene spirituale delle persone, animati da grande equilibrio nel far sentire la misericordia di Dio e, allo stesso tempo, un acuto e vivo senso del peccato», ha detto Benedetto XVI nella catechesi dell’Udienza generale del 30 giugno 2010. Furono legati per consigli e direzione spirituale a Giuseppe Cafasso, ben dieci fondatori di congregazioni religiose tra cui san Giovanni Bosco, il beato Faà di Bruno, il beato Clemente Marchisio e la serva di Dio Giulia Falletti di Barolo. Assiduo visitatore delle carceri, Cafasso fece dei luoghi di pena il suo campo di apostolato preferito. Fu detto il «prete della forca» perché chiamavano lui nelle esecuzioni capitali, possedendo a pieno la virtù della misericordia e l’intuizione prodigiosa della lettura interiore: leggeva nei grovigli dei cuori umani. Lui diceva dei suoi penitenti estremi «i santi impiccati» e li trattava da «galantuomini» tanto da farli immedesimare nel personaggio evangelico del «buon ladrone» e dargli la fiducia di un arrivo immediato, direttamente in Paradiso. Nel 1948 Pio XII proclamò Giuseppe Cafasso patrono delle carceri e nel 1950, con l’esortazione apostolica Menti nostrae, lo propose come modello ai sacerdoti impegnati nella confessione e nella direzione spirituale. I cappellani dei circensi e degli zingari, degli emigranti e di chi viaggia in terra e in mare, sono di più recente istituzione, ma basta uno sguardo fugace alla storia della Chiesa o al calendario per trovare vividi esempi di apostoli impegnati nella cura dei pellegrini, degli emigranti e degli artisti di strada. Il primo vero difensore dei pescatori fu Gesù: dormiva sulla loro barca, gli indicava dove buttare le reti, li frequentava assiduamente e tra loro scelse i suoi collaboratori più fidati per la diffusione del Vangelo. A Pietro disse: «D’ora innanzi tu sarai pescatore di uomini». I cristiani invocano san Pietro come patrono dei marittimi e dei naviganti, insieme a Francesco di Paola che per navigare usava come barca il suo mantello e a santa Francesca Cabrini che attraversò l’oceano Atlantico ben ventiquattro volte ed è onorata con la dedica della stazione Centrale di Milano (13 novembre 2010) e di una statua al Congresso americano. San Genesio martire, rappresentato con una maschera ai piedi, protegge quanti di professione fan spettacolo. Era un capocomico ai tempi di Diocleziano, faceva ridere l’imperatore e tutta Roma. Oggi con l’aiuto anche dei cappellani, rende meno dura la vita dei circensi e degli attori e li fa principi del sorriso per la pace di tutti. In aiuto ai cappellani degli oratori, degli scout, dei giovani impegnati in trasferta di studio, ci sono san Giovanni Bosco e san Filippo Neri, esempi di allegria cristiana e cura dei giovani, della loro crescita spirituale e della maturazione sociale. Sul loro esempio i nuovi cappellani mirano a una formazione integrale della persona, alla crescita di cristiani adulti. Antonio Tarzia In queste foto, dall’alto: un cappellano al capezzale di una donna in ospedale; spettacolo circense; le celle del carcere di Regina Coeli, a Roma. Nella foto grande: un cappellano dell’aeronautica in un momento di preghiera con i militari. LUGLIO 2012 - 53