Nolan, il papà dei primi videogiochi «Un no a Jobs mi cambiò la vita»

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Nolan, il papà dei primi videogiochi «Un no a Jobs mi cambiò la vita»
Corriere della Sera Venerdì 25 Ottobre 2013
Cronache 35
italia: 57575052495249
L’accordo
L’Osservatorio giovani-editori e Google alleati sulla Rete
Google e l’Osservatorio permanente
giovani-editori hanno siglato ieri un
accordo strategico per costruire un
progetto condiviso che «alleni lo
spirito critico dei giovani sulla Rete».
Così Eric Schmidt, presidente
esecutivo del colosso mondiale dei
motori di ricerca e Andrea Ceccherini,
presidente dell’Osservatorio sono
passati dalle parole ai fatti a distanza
di due settimane. Infatti, lo scorso 9
ottobre a Roma, il top manager
americano aveva dialogato con gli
studenti che partecipano al progetto
«Il Quotidiano in Classe», ideato 13
anni fa dell’Osservatorio permanente
giovani-editori, rimanendo
piacevolmente sorpreso dalla
capacità di analisi e dalle domande
ficcanti dei ragazzi. Specialmente sul
tema dell’informazione di qualità
sulla Rete, sollevato con forza da
Andrea Ceccherini. «Dopo una rapida
riflessione Google e l’Osservatorio —
spiegano dall’Opge e da Google —si
sono trovati in accordo
sull’importanza di continuare a
educare i giovani allo spirito critico
nel vaglio delle notizie, anche in Rete.
Google e l’Osservatorio Permanente
Giovani-Editori costituiranno
quindi, in Italia, un tavolo comune di
lavoro, per studiare insieme un
“format” di progetto, che sull’onda
del successo de “Il Quotidiano in
Classe”, possa aiutare i ragazzi, anche
sul web, a sviluppare il proprio
spirito critico, distinguendo
l’informazione di qualità rispetto al
resto della comunicazione
disponibile». In pratica si tratta della
fase 2.0 dell’iniziativa ideata da
Andrea Ceccherini e che quest’anno
giunge alla quattordicesima edizione.
Oramai sono oltre due milioni gli
studenti delle scuole superiori che,
insieme a 44 mila insegnanti,
leggono in classe il Corriere della
L’obiettivo
Allenare lo spirito critico degli
studenti delle scuole superiori
è lo scopo dell’alleanza
con il colosso del Web
Sera, un quotidiano espressione
dell’area geografica (sono 16 in tutta
Italia) oltre al Sole 24Ore nelle ultime
due classi. Ora con quest’accordo
strategico, si vogliono dare agli
adolescenti gli strumenti necessari
per comprendere in Rete quando si è
di fronte a un’informazione di qualità
e quindi attendibile e verificata e
quando invece si tratti di «semplice»
comunicazione. Un’esigenza sempre
più sentita dai giovani che non si
accontentano del flusso continuo e
quotidiano di notizie ricevute e
consultano motori di ricerca come
Google per formarsi una propria
opinione. Però, dopo aver digitato
una parola chiave e avviato una
ricerca, si trovano da soli davanti a
Insieme
In alto a sinistra,
Erich Schmidt e,
a destra, Andrea
Ceccherini
migliaia di pagine e decine di
migliaia di fonti magari in inglese.
Per questo motivo, lo scorso maggio
alla manifestazione «Crescere tra le
righe», tenutasi a Bagnaia in Toscana,
l’Osservatorio permanente giovani
editori ha invitato a discutere dei
problemi e del futuro del mondo
dell’informazione, tra gli altri, anche i
direttori Jill Abramson del New York
Times e Gerard Baker del Wall Street
Journal. I due giornalisti americani,
in sintesi, avevano spiegato agli
studenti che forse l’unica ricetta
possibile per garantire il futuro del
giornalismo viene dal passato:
garantire la qualità. Anche su
Internet.
Alessio Ribaudo
AlessioRib
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il colloquio Bushnell racconta: «A Steve servivano 50 mila dollari per iniziare: mi avrebbe dato un terzo della Apple. Se ci penso piango»
Storia dei videogiochi
«Stavamo per creare Internet
con più di dieci anni d’anticipo.
Non la rete militare che si stava
sviluppando negli anni Settanta, ma una connessione che
sfruttando le nostre console e i
cavi telefonici avrebbe collegato
le famiglie e le loro case». Però
Nolan Bushnell nel 1976 decise
di vendere la sua Atari alla Warner per 28 milioni di dollari: il
mercato dei videogiochi, appena nato, stava già diventando
enorme e c’era bisogno di capitali. «Ma così la creatività, la voglia di sperimentare svanì. Non
c’era più la voglia di realizzare il
futuro: rimase solo il business».
Ora Bushnell ha 70 anni ed è a
Milano come ospite d’onore
della Games Week, la fiera italiana dei videogiochi che si apre
questa mattina. Universalmente
conosciuto come «Il papà dei videogiochi», nel 1972 fondò la
Atari e nello stesso anno diede il
via alla storia dei giochi elettronici creando Pong: le barrette
bianche su sfondo nero a simulare una partita di ping pong che
segnarono la nascita di un’industria dell’intrattenimento capace oggi, a livello globale, di più
di 60 miliardi di dollari di fatturato.
Bushnell continua a seguire
da vicino il mondo dell’intrattenimento digitale che ha creato,
ormai 40 anni fa. «E adesso più
di allora sono gli uomini e le
idee a contare. Più dei capitali:
bastano pochi dollari e gli strumenti di sviluppo semplici che
ci sono adesso per fare un gioco
di successo. Che dall’Italia può
Il primo gioco
elettronico
venne brevettato dopo
la fine della Seconda
guerra mondiale.
Cathode-Ray Tube
Amusement Device si
ispirava agli schermi radar
1947
arrivare ovunque nel mondo».
Giocare è nell’animo umano, ne
è un parte fondamentale. «L’interattività è destinata a crescere
e a prendere spazio ovunque,
nella musica, nel cinema, in televisione, il regno della passività». I videogiochi alla fine fagociteranno tutte le forme di intrattenimento? «No, le buone
storie verranno sempre raccontate, al cinema come nei libri,
senza bisogno di vederci protagonisti diretti. Ma vedrete che in
futuro, in una qualche forma, ci
troveremo tutti a giocare. E ne
saremo felici».
La sua infinita storia di imprenditore sembra in effetti un
grande gioco, un’avventura dietro l’altra che di fatto hanno creato buona parte dell’attuale storia economica americana. Avendo studiato negli anni Sessanta
all’Università di Ingegneria dello Utah, Bushnell da studente
entra in contatto con i primi
computer «ad armadio» (e su un
Spacewar fu il primo
gioco «distribuito»:
una sfida nello spazio
che era installata
sui computer
«armadio»
(da 120 mila dollari)
della Dec
1958
Nintendo lancia sul mercato
il Game Boy, che decreta
il successo dei «videogiochi
da passeggio».
Con la successiva versione
Color, il gioiello giapponese
è stato venduto in oltre 120
milioni di esemplari
1961
In Giappone nasce il Nintendo
Entertainment System (che da
noi arrivò nel 1987, come
Sega Master System): aveva
«a bordo» il primo Super Mario
Bros. La patria dei videogame
si sposta dagli Stati Uniti
al Giappone
1989
L’anno della Playstation 2,
la console più venduta
di sempre
(150 milioni di unità).
Nel 2001, negli Stati Uniti
viene lanciata la prima
Xbox: Microsoft scende
nella competizione
Con la settima
generazione di videogiochi,
un anno dopo Xbox 360
e Playstation 3, arriva
sul mercato la Wii
di Nintendo,
che diventa la console
delle famiglie
1994
2000
2006
Nolan Bushnell con Ted
Dabney creò il primo
videogioco «arcade».
Un cabinato a gettoni
distribuito in soli 1500
esemplari: era Computer
Space, una versione rivista
di Spacewar
Bushnell e Dabney fondano
Atari, dando il via al business
videoludico grazie al gioco
Pong: la simulazione «a
barrette» del ping pong
vende 19 mila cabinati
e inauguara il mercato
delle macchinette da bar
1971
1972
I videogiochi entrano
definitivamente nella cultura
popolare: di quest’anno sono
Space Invaders e Asteroids.
Nel 1980 arrivò Pac-Man,
e nello stesso anno Battlezone,
primo gioco a proporre una
grafica tridimensionale
1983
La Playstation arriva in
Giappone: Sony, al debutto,
vende 110 milioni di pezzi
e diventa sinonimo
di console. È la quinta
generazione di console,
si introducono i primi
supporti ottici (i cd-rom)
È l’anno
dell’Atari 2600,
la prima console
domestica che rese
popolare il sistema
«a cartucce»: la macchina
fece l’exploit di 30 milioni
di pezzi venduti
1978
Arriva l’iPhone,
il telefono Apple
che ha dato via all’epoca
degli smartphone.
I videogiochi diventano
fenomeno di massa: nel
2011 il mercato fatturerà
65 miliardi di dollari
2007
1977
Rispettivamente il 22 e il 29
novembre arriveranno
le nuove console: Xbox One
di Microsoft e Playstation 4
di Sony. Ma la cosiddetta
«next gen» viene considerata
anche come l’ultima
generazione di console
2013
CDS
Nolan, il papà dei primi videogiochi
«Un no a Jobs mi cambiò la vita»
L’ideatore di Pong e dell’Atari: pensai a Internet con 10 anni d’anticipo
L’evento

Il futuro
Oggi contano uomini
e idee. Giocare, in
futuro, sarà la chiave
dell’educazione
Tennis for Two sfruttava
un oscilloscopio
che permetteva ai visitatori
del laboratorio
di ricerca nucleare
Brookhaven di New York
di sfidarsi con un tennis
rudimentale
Pong
Il gioco creato da Bushnell
(sotto) era un simulatore di
ping pong, in bianco e nero,
composto da due barrette e
una pallina (in alto). Lo scopo
era spiazzare l’avversario in
modo che non
prendesse la
pallina
La fiera
Inizia oggi a
Milano, negli
spazi del MiCo
(Gate 5) la
terza edizione
della Games Week, fiera
italiana dedicata ai
videogiochi. Fino a domenica,
si potranno provare in
anteprima 40 titoli inediti e le
nuove console di gioco di Sony
e Microsoft, rispettivamente
Playstation 4 e Xbox One.
Saranno presenti con stand
tutte le principali aziende del
mondo videoludico, e anche
«new entry» come Telecom,
che presenterà il CuboGiochi.
Per informazioni: gamesweek.it.
Dec inizia a giocare allo storico
Space War). Una volta fondata la
sua azienda nella Silicon Valley,
l’idea di passare dalle console di
gioco ai personal computer arriva spontanea. Ma alla fine fu un
suo ex dipendente a entrare da
vincente nella neonata competizione dei pc: Steve Jobs, lasciata
Atari, decise di fondare Apple.
Era l’inizio di una nuova storia.
«E pensare che Steve venne da
me», ricorda Bushnell, «per
chiedermi un piccolo investimento, 50 mila dollari, in cambio di un terzo di Apple. Ero così
furbo allora che dissi di no», ride. «Penso sia una storia divertente, quando non piango al
pensiero». Ma nelle sue parole
non c’è rimpianto: Bushnell è
un vero imprenditore americano, e il fallimento è un’opzione.
La sua storia è quella di un illuminato con il difetto di pensare
le cose (troppo) prima degli altri. «E la cosa più importante nel
business è il tempismo: fare le
cose quando il mercato è pronto». Tra pizzerie e robot casalinghi, le imprese messe in piedi da
Bushnell sembrano senza fine.
La sua Kadabrascope, venduta
negli anni Ottanta a George Lu-
Il creativo Nolan Bushnell, oggi 70enne,
ideò «Pong», il gioco con le barrette verticali che simulavano una partita di ping
pong. Da lì decine di creazioni, dai giochi
ai robot (foto Corbis)
cas, divenne poi la Pixar. La
Etak, da lui finanziata, fu la prima azienda al mondo a digitalizzare le mappe geografiche
con l’intento di creare i primi
navigatori per auto. Venne
quindi venduta a Rupert Murdoch e il materiale raccolto divenne poi la base per le attuali
Google Maps.
«Qui da voi, e in Europa in generale, tutto quello che ho fatto
non sarebbe stato possibile. Ci
sono troppe garanzie nei confronti dei lavoratori, come pensate che qualcuno abbia il coraggio di investire?». Una frase
cruda, figlia del pragmatismo
statunitense. Ma non di un cuore arido. L’imprenditore è figlio
di una famiglia di mormoni:
«Non sento Dio dentro di me,
ma la necessità costante di una
moralità in tutto quello che faccio sì». Soprattutto se si parla di
videogiochi, il primo amore da
cui non si è mai staccato.
«Grand Theft Auto è un grande
videogioco, ma i contenuti che
propone — furti e violenza —
non hanno moralità. E questo
allora non mi interessa». Perché
i videogiochi vanno in mano ai
bambini e ai ragazzi, e sono nell’idea di Bushnell uno strumento formativo importante.
«Quando giochiamo mettiamo
il massimo della concentrazione, e stiamo facendo anche una
cosa piacevole. Credo che i videogiochi siano la chiave per
l’educazione del futuro». È questo uno degli impegni attuali a
cui si sta dedicando il «papà dei
videogame», che non ha nessuna intenzione di andare in pensione. «Quando avrò risolto il
problema della formazione dei
bambini», conclude ridendo,
«mi dedicherò ad altro, sempre
giocando: prima la fame nel
mondo, poi la pace globale. Posso farcela».
Federico Cella
Vitadigitale.corriere.it
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