Mabanckou, il mio serial killer perdente

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Mabanckou, il mio serial killer perdente
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Mabanckou, il mio serial killer perdente
Scrittore congolese a Roma con nuovo romanzo 'African Psycho'
­ Mauretta Capuano ­ ROMA
08 dicembre 2015 11:17 ­ FOCUS
(ANSA) ­ ROMA, 7 DIC ­ ALAIN MABAMCKOU, 'AFRICAN PSYCHO' (66THAND2ND, PP.
162, EURO 17,90)
Un serial killer "perdente, che sbaglia tutto, che commette un errore dopo l'altro". L'opposto di
quella perfezione che troviamo in 'American Psycho' di Bret Easton Ellis accade nel nuovo
romanzo dello scrittore congolese Alain Mabanckou che non a caso si chiama 'African
psycho' (66thand2nd).
Basso, con la testa a rettangolo, il naso grosso, gli occhi piccoli e la pelle nerissima, Gregoire
Nakobomayo aspira ad essere un assassino seriale, ma la strada del crimine non fa per lui. "Ho
voluto creare un serial killer che non facesse tanta paura. Sono rimasto impressionato dal fatto che
in tutte le storie americane i serial killer sono tutti perfetti. In particolare in American Psycho è
così. C'è un assassino seriale dalla mente matematica, fa tutto alla perfezione" dice all'ANSA
Mabanckou, classe 1966, che vive fra Parigi e Los Angeles dove insegna letteratura francofona alla
Ucla e si veste nel cosiddetto stile dei Sapeur, cioè di quel movimento nato in Congo che voleva
dimostrare al mondo che anche i congolesi sanno essere alla moda. "Nessuno in questo momento,
nel mondo, è sicuro. L'Isis è diventato uno dei più grossi pericoli al mondo. La società sta
diventando multiculturale e l'Isis colpisce perché non vuole che questo accada. La Francia sta
pagando per non aver saputo gestire la politica africana, nel Maghreb" dice lo scrittore che nel
giorno degli attentati era a Parigi ed è stato nominato dalla rivista francese 'Jeune Afrique' una delle
cinquanta personalità africane più influenti al mondo.
La vittoria del Fronte Nazionale di Marine Le Pen alle regionali in Francia "è un problema di
tutta l'Europa ed è legata alla cascata di flussi di immigrati che fa cadere nella paura. La spinta
verso i partiti dell'estrema destra è simile a quello che è successo con il nazismo, quando si votava
Hitler per la paura degli ebrei, dei comunisti" continua Mabanckou, oggi alla fiera 'Più libri, più
liberi' all'Eur, vincitore di prestigiosi premi fra cui il Prix Renaudot e il Grand Prix de Litterature
Henri Gal, conferito dall'Accademia francese. Lo scrittore è stato anche finalista al Man Booker
International Prize 2015 ed è entrato nella cinquina del Premio Strega Europeo con il suo libro
'Pezzi di vetro'.
L'ispirazione per 'African Psycho' viene in realtà da una vecchia leggenda congolese: "Quando
eravamo piccoli ­ racconta ­ ci dicevamo che se non andavamo a dormire presto sarebbe arrivato
Angoualima e ci avrebbe uccisi tutti. Sarebbe venuto da Kinshasa (Congo belga) a Brazzaville
(piccolo Congo). Gli omicidi che accadevano si raccontava fossero stati commessi da lui. Tutti
conoscono questa storia in Congo e ho deciso di inventarne una mia da questa leggenda. E la
rivincita è stata creare un serial killer che non facesse terrore".
Nel romanzo Angoualima è infatti lo spietato pluriomicida che Gregoire vuole imitare, il suo
idolo. Ormai è morto ma il serial killer che colleziona un insuccesso dietro l'altro va in
pellegrinaggio alla sua tomba e lo incalza di domande improbabili. Gregoire aspira al successo
mediatico, a vedere il suo nome sui giornali, ma anche questo è difficile da ottenere.
"Vuole ­ dice lo scrittore ­ diventare famoso e non c'è nulla da fare, se lo vuoi essere devi passare
per la stampa. Anche nei film ci sono scene in cui i serial killer ritagliano gli articoli, li
collezionano. C'è un rapporto maniacale con i media". 'African Psycho' non si sa se diventerà un
film ma da uno dei suoi precedenti romanzi 'Black Bazar', proprio dedicato ai Sapeur, si sta girando
un lungometraggio. "E' in produzione per la regia di Thomas Gilou e io ho scritto la sceneggiatura.
E' prodotto da Canal Plus con la compagnia di Luc Besson. Si girerà nel 2016 tra Congo e
Belgio". Black Bazar è anche un gruppo musicale di rumba congolese fondato dallo scrittore che lo
produce ed è autore delle canzoni. Più che Bret Easton Ellis a influenzare l'autore congolese sono
state le letture di Camus e Dostoevskij,"in particolare 'Lo straniero' e 'Delitto e castigo'. Camus mi
piace perché ha una scrittura perfetta e Dostoevskij per la grandezza della visione e la capacità di
creare mondi interi" dice lo scrittore che dal prossimo marzo insegnerà anche al College de France
letteratura africana. (ANSA).
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