(SOLITO) SILENZIO SUL SAHARA OCCIDENTALE Del
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(SOLITO) SILENZIO SUL SAHARA OCCIDENTALE Del
APPUNTI DI VIAGGIO IL (SOLITO) SILENZIO SUL SAHARA OCCIDENTALE Del popolo Saharawi ne parlammo già qualche anno fa (vedi link più sotto). Le cose da allora non sono cambiate. Ci sono ancora la colonizzazione marocchina, il muro e le mine intorno al territorio del Sahara Occidentale, un popolo orgoglioso, senza patria, né diritto all’autodeterminazione e governo. All’epoca presentammo un programma di accoglienza dei bambini saharawi nel territorio italiano, come breve, ma significativa vacanza per questi piccoli uomini in cerca di identità. Oggi, a fronte di una stasi politica radicata e di sospetti di collusioni tra varie fazioni ribelli, la situazione si è, per quanto fosse già difficile, complicata. Cerchiamo di capire qualcosa di più da una nostra affezionata amica, da anni sostenitrice della causa per il sostegno del popolo saharawi. Intervista a Sabrina Campaldini Fondacci-Campaldini Ciao Sabrina, cos’è El Ouali? cos'è l'Associazione nazionale di solidarietà con il popoloSaharawi? E La prima è un'associazione che opera per il sostegno del popolo Saharawi, in collaborazione spesso con le associazioni locali (regionali o provinciali) ed essendo di carattere nazionale; ha sede a Roma. L'Associazione “El Ouali per la Libertà del popolo saharawi” ha invece sede a Bologna ed è quella della quale faccio parte. Quella con la quale dal 2005 collaboro. Prende il nome da ciò che per i Saharawi è il “Padre della Patria”: nato nel 1948, nel 1971 El Ouali iniziò ad organizzare un gruppo chiamato “Movimento embrionale per la liberazione di Saguia el Hamra e Rio de Oro” che nel 1973 si costituì come Fronte Polisario tutt'ora in essere e massimo organo istituzionale della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD). Fu il primo Presidente della RASD e morì nel 1976 durante un combattimento che indusse la Mauritania ad un accordo di pace con la RASD. Proprio di questi giorni la notizia del rapimento in Algeria della volontaria italiana Rossella Urru. Cosa sai dirci di questo episodio e di questo popolo diviso in più nazioni? Ricordiamo che il popolo saharawi è diviso tra Marocco, Algeria e Mauritania. Rossella Urru lavora per il CISP (Comiato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli) che è un'organizzazione non governativa. I Saharawi sono distribuiti fra territori occupati, territori liberati e campi profughi. I primi, pescosi e ricchissimi di fosfati, sono sotto il dominio marocchino e si trovano lungo la costa oceanica; i territori liberati, aridi e desertici, si trovano longitudinalmente all'interno. I campi profughi sono invece quattro e si trovano in territorio algerino a sud-est di Tindouf. Prendono il nome delle principali città saharawi che si trovano nei territori occupati. Il motivo di ciò sta nell'intenzione da parte dei primi rifugiati (nel 1975) di ricordare a quale città i profughi torneranno una volta risolta la loro causa: Smara, Auserd, El Aiun e Dakla. In ottobre, Rossella si trovava nei campi profughi saharawi; si occupava dei rifornimenti alimentari per i campi stessi, cioè controllava ciò che arrivava e predisponeva per la distribuzione. Nella notte fra il 22 e il 23 è stata rapita, insieme a due volontari spagnoli, da un gruppo di terroristi di Al Qaeda Magreb Come mai questo inquietante silenzio dei media italiani per questo rapimento? Ci sono cause di serie A e altre di serie B? Ah ah ah (risata sarcastica naturalmente!), così come ci sono conflitti di serie A (vedi Iraq) e conflitti di serie B (vedi Somalia, Darfur etc...), dove sicuramente si interviene o meno a seconda degli interessi economici presenti, così ci sono sequestri di serie A e sequestri di serie B... Dopo i primi giorni in cui i TG hanno dato alcune superficiali notizie in merito, ma già credo che dal mercoledì successivo sia calato il silenzio, alcuni intellettuali e le associazioni coinvolte con la causa Saharawi hanno cercato di mantenere viva l'attenzione, certo con risultati modesti... Alcuni scambi di opinioni si sono susseguiti su alcuni quotidiani nazionali e blog. Quella che segue è una bellissima sintesi che Daria Bignardi scrive sul suo blog rispetto alla polemica innestata e che Sabrina ci invita a trascrivere. “Susanna Tamaro scrive una lettera al Corriere della Sera raccontando che lei - che prega ogni mattina per le persone in difficoltà - si chiede che cosa stia facendo l’Italia per Rossella, perché non se ne parla. Allora il Giornale compone un lungo articolo intitolato Quei cooperanti in cerca di guai, che prende spunto dalla lettera di Tamaro per spiegare la complessa situazione dei campi – e fin qui va benissimo, anzi era ora che qualcuno lo facesse –, ma rilancia denunciando la supposta superficialità di chi ha mandato Rossella in una situazione pericolosa. Pare che infatti da tempo Al Qaeda si sia infiltrata tra i rifugiati saharawi” Denuncia il Giornale: «Anche le due Simone rapite a Bagdad nel 2004 e costateci qualche milione di euro di riscatto erano rimaste a operare in una situazione dove bastava il buon senso per intuire che non esistevano più sicurezze». Da qui si citano i costi della liberazione «delle due Simone» e anche quello, drammatico, di Giuliana Sgrena. E si chiede che i responsabili delle Ong paghino di tasca loro, se mettono i cooperanti in situazioni pericolose. A quel punto, Sergio Marelli diOltreconfini, un blog sul sito della Repubblica, risponde: «Beceri, ignoranti! E i costi militari allora? Sarebbe come dire che i generali devono pagare le operazioni di recupero dei militari». L’ultimo virgolettato è una mia sintesi, ma Marelli, esperto di cooperazione, sa di che cosa parla. Come Micalessindel Giornale, prima di fare provocazioni di maniera. Per farla breve: siamo riusciti ad avere qualche notizia in più sui campi profughi saharawi e attenzione su Rossella Urru soltanto grazie alla polemica che si è innescata. Un quotidiano anglosassone ci avrebbe spiegato per filo e per segno la situazione sociale, politica ed economica in cui si è svolto il rapimento e le sue implicazioni internazionali, senza bisogno di dover accusare questo o quello.” Dunque un po' di polemica è servita a far girare un po' di più le informazioni su quanto accaduto... http://www.lavocetta.it/rivista.html Dai media apprendiamo che pare ci sia stato un appoggio interno, grazie al quale sia stato possibile il rapimento. Non sembra nemmeno il primo caso e, anzi, si denuncia il rapimento come annunciato. Se alcune frange estremiste saharawi si appoggiano ad Al Qaida per questi atti terroristici, tutto il popolo rischia di perdere gli appoggi e la solidarietà internazionale. Cosa pensi di tutto ciò? Io sono stata ai campi per tre anni consecutivi nel 2005/2006/2007. Ho frequentato il popolo Saharawi durante i soggiorni in Italia in quegli anni e in anni successivi. Ho conosciuto i rappresentanti del Fronte Polisario in Italia e continuo a seguire e sostenere la loro lotta pacifica. Non ho mai conosciuto nessuno più pacifico di loro. Loro credono nella pace e da più di trent'anni hanno abbracciato questa filosofia per la risoluzione del loro dramma. Qualora pensassi che i loro metodi sono quelli del terrorismo, non avrebbero più il mio appoggio né intellettuale né tanto meno materiale. Cosa penso sia successo? Il Marocco vuole scoraggiare in tutti i modi (benché finora non si sia mai spinto a tanto...) gli aiuti e l'appoggio internazionale al popolosaharawi. Ha tutto l'interesse a disincentivare i contatti e la conoscenza che “il mondo” deve avere di questa causa. Ha conseguentemente il desiderio che si considerino insicuri quel territorio, il suo governo e la sua gente e nessuno li visiti né li aiuti più... Come sostenitrice, hai aiutato ad organizzare l’accoglienza temporanea di alcuni bambini saharawi in Italia e partecipato alla maratona nel deserto, sempre a sostegno della causa. Dopo questi rapimenti e, soprattutto, questi sospetti di collusione tra il Polisario (esercito e movimento politico attivo nel Sahara Occidentale e rappresentante il popolo saharawi) e l’Aqmi (AlQaida Maghreb), con che spirito continui il tuo impegno? Il Fronte Polisario ha smentito collegamenti con AQMI. Credo si tratti, come dicevo prima, di una mossa scorretta degli avversari ed oppressori che da trent'anni hanno occupato il territorio saharawi! Il mio impegno prosegue forse addirittura con più forza e convinzione! Hai intenzione di tornare nel Sahara Occidentale a breve? Dovresti chiederlo a Benedetta, la mia bimba di quattro mesi! Certo vorrei tornarci un giorno con lei e mio marito e vorrei tanto trovarci un territorio liberato e consegnato ai suoi legittimi “proprietari”. L’ultimo piano di pace dell'ONU, ha partorito l'Autorità per il Sahara Occidentale che dovrebbe assicurare l'autonomia del territorio sotto il governo marocchino fino al referendum per l'indipendenza. A che punto siamo? Sarò sintetica: sono decenni che si deve tenere il referendum ma purtroppo il Marocco ancora non lo ammette. I saharawi chiedono solo di dare voce alla popolazione. È così tremendo che un popolo possa esprimersi in ordine al suo territorio? Evidentemente per un paese colonizzatore sì, perché si vedrebbe privato di tanta ricchezza che finora ha potuto sfruttare. Parlaci del muro marocchino costruito nel Sahara. Il Marocco negli anni Ottanta ha costruito un muro sul territorio del Sahara Occidentale; si tratta di un insieme di otto muri difensivi con una lunghezza superiore a 2.700 chilometri. È una zona militare con bunker, fossati e campi minati; divide i cosiddetti territori occupati (quelli sulla costa che naturalmente sono pescosissimi e ricchissimi di fosfati che il Marocco sfrutta) dai territori liberati che sono molto più poveri e climaticamente meno ospitali. È l'unico muro ancora esistente al mondo che divide intere famiglie, padri, madri e figli... un terribile dramma a cui ancora non s'è posto rimedio. I recenti sviluppi registrati in Nord Africa, come hanno influito nella politica di liberazione del Saharawi? Benché, ritengo, sia importantissimo ciò che è accaduto nel Nord Africa con la cosiddetta “primavera araba”, il Sahara Occidentale non mi sembra abbia ricevuto grandi attenzioni dal mondo... È il solito problema della povera gente che non è ascoltata da nessuno o quasi. Sono stata un po' riduttiva, forse, ma credo sia proprio così. E invece bisognerebbe arrabbiarsi tutt,i moltissimo, perché è ora di finirla di intervenire solo dove ci sono interessi economici o altre dinamiche perverse... Il minimo che dovremmo fare è parlarne e sensibilizzare gli altri. Hai portato i bambini saharawi tra i monti qualche anno fa. Hai idea di ripetere l’esperienza a breve? Vorrei farlo. Ma mi sono trasferita in un altro paese del Trentino e dovrei ricostituire un comitato sempre collegato all'Associazione di cui faccio parte. Spero di poterlo fare presto... o comunque aiutare anche in altro modo la causa Saharawi. Nel frattempo se qualcuno fosse interessato ad una simile esperienza, può contattare l'Associazione El Ouali all'indirizzo: [email protected] o visitare il sito www.saharawi.org Grazie Sabrina. Teniamoci in contatto. Grazie a te/voi per avermi dato l'opportunità di raccontarvi qualcosa di diverso! Se volete sapere di più sul Saharawi, la causa del suo popolo, la vacanza dei bambini in Italia, la maratona nel deserto e molto altro, qui sotto il link al precedente articolo sul Saharawi, con intervista a Sabrina: L’Avocetta - Anno 4 - n° 10 – Ottobre 2005 – Interviste: L’OSPITALE SAHARA OCCIDENTALE Fonti: Joshuaproject Lettera43 Per approfondire: www.saharawi.org Paolo Fondacci [email protected]