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MONTE DIMON E MONTE PAULARO
NOTIZIE STORICHE
La Seconda linea difensiva italiana nella Grande Guerra.
Sul M. Dimon e M. Paularo passava
durante la Grande Guerra la seconda linea
difensiva italiana rinforzata da numerose
batterie d’artiglieria che avevano
il
compito di sostenere la prima linea che in
quel settore correva dal Pal Grande al
Passo Pramosio - Cuestalta/ Hoher Trieb Cresta Rossa- Valle del Cercevesa - Cul di
Creta.
A testimonianza degli eventi militari
ancora oggi si possono notare
i resti
bellici realizzati sul Paularo e specialmente
Cima del Monte Paularo
sul Dimon dove furono scavate caverne per
il ricovero della truppa (alcune avevano dimensioni tali da poter dare ricovero ad oltre 350
uomini) e delle artiglierie. Da una galleria, posta ad ovest della cima del Dimon, i cannoni
potevano, attraverso due feritoie, dominare il settore austriaco del Monte Lodin , Passo Pramosio e
Monte Scarniz.
La zona non fu scossa da grandi battaglie come avvenne sul fronte Carsico ma fu ugualmente
segnata da episodi di lotta cruenta nei quali furono protagonisti i reparti di presidio di questo
importante settore del fronte.
In questa breve nota storica, a testimonianza del tipo di lotta praticata in quella particolare zona
montana, verranno decritti alcuni episodi, ai più sconosciuti, nei quali furono protagonisti
appartenenti al Battaglione “San Dalmazzo” del 2° Reggimento alpini che vennero stanziati a
presidio di quella importante linea di difesa.
Nell’agosto del 1914, il “ San Dalmazzo” si trasferì a Tolmezzo e nella Valle del But per presidiare
il delicato confine Carnico.
Nel maggio del 1915, all’inizio delle ostilità, fu dislocato nel settore But Degano sulle importanti
posizioni del Monte Paularo - Monte Dimon con propri nuclei di osservazione a Pizzo Avostanis Passo Pramosio - M. Scarnitz - Cuestalta - Creta Rossa – Monte Lodin - Cima Val di Puartis.
Nei giorni seguenti l’entrata in guerra, reparti di fanteria austriaca, appoggiati da notevoli
concentramenti d’artiglieria, provarono inutilmente a rompere la nostra linea difensiva. Un tentativo
più violento venne effettuato il mattino del 3 luglio 1915, quando, dopo fuoco tambureggiante
diretto principalmente contro le nostre posizioni da Pizzo Avostanis a Cima Val Puartis e ridotto
solo nel tratto tra Cima Avostanis - Passo Pramosio - Monte Scarniz - Cuestalta, un battaglione
nemico scese dal Koverhohe e puntò rapido e deciso contro il Pizzo Avostanis.
I difensori, ai quali si sono unite squadre di artiglieri, ed il tempestivo spostamento dei reparti di
riserva, frustrarono l’azione dell’avversario che fu costretto con gravi perdite a ripiegare sulle
trincee di partenza.
Il 30 luglio 1915, gli italiani iniziarono le operazioni per la conquista dell’importante e strategica
posizione di Punta Medatte. L’azione prese il via, dopo un’adeguata preparazione di fuoco, quando
una pattuglia composta da elementi scelti dalla 99a compagnia, seguita a poca distanza da una
squadra dello stesso reparto, riuscì ad occupare la posizione di Punta Medatte, il successo ebbe però
breve durata poiché il violento contrattacco avversario, favorito dalla nebbia, costrinse i nostri a
ritirarsi.
Nel mattino del giorno successivo,
dopo
un
efficacissimo
tiro
d’artiglieria concentrato non solo
su punta Medatte ma anche sulle
posizioni limitrofe, gli alpini della
99a , dopo aver atteso che le nostre
batterie completassero la loro opera
di distruzione, iniziarono la difficile
ascesa per la conquista
del loro
obiettivo ma il nutrito fuoco delle
batterie avversarie impedì loro di
Resti di trincee italiane sulla cima del Monte Paularo
proseguire nell’azione.
A quel punto per distogliere il tiro dei pezzi avversari sugli alpini, furono spinte alcune pattuglie
verso Monte Lodin e verso passo Lodinut. Ciò comportò un buon esito per gli alpini che non più
ostacolati, si spinsero decisamente verso la Punta Medatte, riuscendo così ad rioccuparla.
Più volte nella stessa giornata e nei giorni successivi gli avversari contrattaccano, ma sempre
furono respinti dopo violenti corpo a corpo con l’uso della baionetta e con lancio di bombe a mano
dei nostri, a cui furono aggiunti, fin dai primi momenti della conquista, anche reparti di bersaglieri.
Il 5 settembre finalmente al battaglione venne ordinato di scendere a Treppo Carnico per un turno
di riposo.
Ma il 14 settembre 1915 il nemico attaccò nuovamente le nostre linee da Monte Cuestalta a Punta
Cul di Creta. A seguito della violenta azione austriaca gli italiani furono costretti a cedere il Monte
Lodin ed a ritirarsi sul Monte Paularo. In quel giorno, oltre al M. Lodin, perdemmo nuovamente
anche l’importante caposaldo di Punta Medatte.
A seguito di tali negativi eventi al San Dalmazzo fu ordinato di rientrare in linea nello stesso
settore.
Trascorso un breve periodo in relativa tranquillità, nel mattino del 10 ottobre 1915, ebbe inizio
contro le posizioni sottosettore del Monte Paularo un bombardamento lento e sistematico che nel
mattino del 12 andò ad intensificandosi, in special modo contro la linea Cuestalta - quota 2176 –
Creta Rossa.
Le nostre truppe che occuparono subito le trincee avvistarono fra la nebbia il nemico che dal passo
di Pecol di Chiaula si schierava nei pressi della casera omonima mentre altri reparti austriaci
tentavano di risalire lo Scarnitz con l’evidente intenzione di raggiungere la quota 2176.
Dopo la ripresa del bombardamento momentaneamente sospeso, grossi nuclei avversari, appostati
dietro gli alberi, batterono le nostre trincee ed alcune compagnie riuscirono ad avvicinarsi a pochi
metri dalle opere di Creta Rossa, dove però furono accolte da scariche di mitragliatrici italiane che
arrecarono loro gravi perdite e li costrinsero a ritirarsi. Anche l’attacco in direzione dello Scarnitz
venne arrestato e in serata gli ultimi radi colpi segnarono l’estinguersi del combattimento.
Il San Dalmazzo continuò a rimanere fino alla fine dell’anno nel settore svolgendo azioni di
pattuglie e rafforzando il terreno.
L’inverno, che nella seconda quindicina di febbraio 1916 divenne rigido, provocando con le
abbondanti nevicate numerose valanghe che causarono vittime e resero oltremodo dura la vita dei
reparti in trincea.
Il Battaglione che presidiava sempre il sottosettore di Monte Paularo con qualche distaccamento
nell’alto Chiarzò, nonostante le difficoltà ed i disagi continuò l’azione di disturbo contro il nemico e
riuscì a rafforzarsi sulle posizioni occupate.
In seguito a nuova disposizione il “San Dalmazzo” il 1° aprile 1916, scese a Paluzza, raggiunse il 4
aprile la stazione per la Carnia e si spostò a Cividale, passando alla dipendenza del IV corpo
d’armata che lo assegnò al comando del settore di Saga.
Il reparto durante il servizio prestato nella zona del Monte Paularo dal 24 maggio 1915 al 1° aprile
1916 (gli fu concesso di permanere in zona di riposo a Treppo Carnico dal 5 al 13 settembre 1915)
ebbe 79 morti 149 feriti e 7 dispersi.
Le azioni militari che i due contendenti svolsero su questo importante settore del fronte Carnico
non cessarono con le vicende appena descritte ma continuarono sino all’ottobre 1917, quando
avvenne la rottura del fronte di Caporetto, con la ritirata italiana sul Piave.
BIBLIOGRAFIA:
Per approfondire l’argomento, si segnalano i seguenti testi:
-
WALTHER SCHAUMAN, La Grande Guerra tra le montagne
- Alpi Carniche
Occidentali, Sesto, Comelico, Alto Cadore, Elmo, Peralba, Lago di Volaia, Ghedina
Tassotti editori, 2002, Bassano del Grappa;
-
ANTONIO E FULVIO SCRIMALI, -Alpi Carniche – Escursioni e testimonianze sui monti
della Grande Guerra, Edizioni Panorama , 1999, Trento;
-
CONSOCIAZIONE TURISTICA ITALIANA, Su campi di battaglia. Il Cadore , la Carnia,
l’Alto Isonzo C.T.I. 1938.
-
MINISTERO DELLA GUERRA – COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE –
UFFICIO STORICO - Riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918,
Volume decimo parte seconda – Alpini, Libreria dello Stato Roma 1931.