SOMMARIO Nasce a Montréal la
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SOMMARIO Nasce a Montréal la
Anno 8 – n. 36 Bollettino trimestrale d’informazione dell’Associazione Valenzano – Montréal (Canada) - Lug. - Set. 2004 Lo storico ci illumina il passato Franco Bellomo Non ricordo di aver sentito parlare della storia del mio paese, quando frequentavo le elementari. Per me la storia era soprattutto la storia dell’Italia, quella che mi insegnavano a scuola. Solo più tardi realizzai che non è così e capii che anche i paesi più piccoli, come Valenzano, hanno una storia. Una storia testimoniata ancora oggi dalle chiese, dai castelli e dalle abitazioni; e dai nomi delle strade e delle contrade. Ma tutto ciò non è sufficiente per una ricostruzione del passato: occorre ricercare documenti manoscritti e testimonianze lasciate da scrittori vissuti nei secoli scorsi. I documenti più antichi sono conservati negli archivi delle chiese, negli atti notarili e negli archivi comunali. Per la storia della popolazione sono fondamentali i registri che le parrocchie furono obbligate a tenere dopo il Concilio di Trento (1548-1563): libri dei battezzati, dei cresimati, dei matrimoni e dei morti, stati delle anime. Per la storia sociale ed economica la fonte più ricca è costituita dagli atti notarili che la gente stipulava per matrimoni, passaggi di proprietà, testamenti, liti ecc.; essi sono conservati presso gli archivi di Stato che si trovano in ogni provincia. Con il governo francese in Italia meridionale (1806-1815) furono riorganizzati gli uffici comunali esistenti e furono istituiti l’anagrafe e lo stato civile. Cominciò così un vero e proprio monitoraggio della vita della comunità, attestato da una ricca documentazione. Altra miniera di notizie è contenuta nel grande archivio di Stato di Napoli; essendo stata Napoli la capitale del Regno dal 1282 al 1860 e sede dei tribunali, il suo archivio conserva documenti di grande importanza per la storia di città e paesi meridionali. Tutte queste fonti sono state solo in minima parte sfruttate dai primi storici di Valenzano, il sacerdote don Vincenzo D’Aloja (1743†1824) e il prof. Vito Caringella (1925†1993); essi, infatti, hanno ricercato soprattutto quanto era stato scritto prima di loro da altri storici. (Cont. pag. 2) Nasce a Montréal la Confederazione dei pugliesi del Nord America. Montréal 2004 Festeggiamenti in onore di San Rocco Il 25 settembre 2004 resterà nei libri di storia per l’associazionismo pugliese nel mondo. A Montréal, infatti, durante il Primo Congresso dei pugliesi del NordAmerica nasce la Confederazione delle Federazioni e Associazioni pugliesi del Nord-America (Stati Uniti e Canada). Dei settanta presidenti di associazioni partecipanti ben tre rappresentanti erano nativi di Valenzano (pag. 6 e 7). Processione della statua di San Rocco, portata a spalla, per le vie di Saint Roch de l’Achigan (30 km. da Montréal) (pag. 5) Tradizioni IL TRAPPETO STORIA di VALENZANO di Leonardo Pietricola La chiesa di Valenzano nell’800 (pag. 12-13) Anche a Valenzano per secoli il trappeto, dove si macinavano le olive, è stato uno stabilimento fondamentale per l’alimentazione, oltre che fonte di lavoro per tanta gente. (pag. 14-15) SOMMARIO 1 Editoriale 2–3 Notiziario 4–7 Avvenimenti: La rrobbe de zizì, festeggiamenti San Rocco 2004, Primo Congresso dei pugliesi del Nord America 8-9 Attualità: I pini di Largo Plebiscito 10- Punto e virgola: Francesco Cimmarrusti 11– Libri: Parle come t’é fatte mamete di Giuseppe Angiuli 12–13 Storia di Valenzano di Leonardo Pietricola 14–15 Tradizioni: Il trappeto 16–17 Spigolando: Notizie da Valenzano 18–19 Galleria di poeti: G. Angiuli – V. De Girolamo – G. Lonigro Pagina2 2 Page IL VALENTINIANO NOTIZIARIO Lo storico ci illumina il passato Un canto per l’emigrazione pugliese (cont. dalla prima pagina) Da alcuni anni il dott. Leonardo Pietricola, dirigente bibliotecario dell’Università degli Studi di Bari in pensione, va conducendo una sistematica esplorazione dei documenti che possano servire ad una ricostruzione della storia del nostro paese. Frutto delle sue lunghe e faticose ricerche sono le pagine di storia pubblicate in questo bollettino, dal 1999 ad oggi. Gli storici valenzanesi, i D’Aloja, i Caringella e i Pietricola, ed altri, innamorati della loro terra e delle loro origini, grazie alla loro passione per la ricerca e per gli studi, contribuiscono a farci conoscere la storia del nostro paese. Noi, amanti della nostra terra d’origine, siamo fieri e grati a questi storici che sacrificando giornate mesi ed anni, e senza alcun compenso, illuminando il passato storico, ci arricchiscono di conoscenze e di cultura. Essi, scoprendo e raccontandoci la storia dei nostri nonni, costruiscono quella “memoria storica” che è alla base della nostra identità d’origine. "Civis Americans Sum" Il Consiglio Generale dei Pugliesi nel Mondo, riunitosi a Bari il 25 e 26 giugno scorso, ascoltato con profonda emozione il canto "Civis Americans Sum", composta dal maestro Felice Iafisco dell'I.I.S. "E. Pestalozzi" di S. Severo sui versi di Joseph Tusiani, considerato che tali versi raccontano in maniera toccante l'epopea dolorosa e gloriosa dei nostri emigranti, auspica che esso diventi il canto dell'emigrazione pugliese nel mondo e dà mandato all'Ufficio di produrre e inviare copia dello stesso a tutte le Associazioni e Federazioni iscritte all’Albo della Regione Puglia. “CIVIS AMERICANUS SUM” La poesia Civis Americanus sum (Sono un cittadino americano), tratta dalla produzione inglese di Joseph Tusiani “Poesia e tradizione. Scelta antologica”, fa parte del Song of Bicentennial (Carme del bicentenario), scritto per i duecento anni degli Stati Uniti (1776-1976). Civis America Sum. Ho giurato fedeltà alla bandiera di Cinquanta Stelle: Evviva l’America! L’America evviva! Ora appartengo alla terra le cui ferite creano un’alba ed un epico canto che né silenzio né tempo potranno affievolire. Ora, ora soltanto per ogni ingiustizia subita finalmente scopro la mia identità: sono la enorme folla italiana. Sono il presente perché sono il passato di quanti per il loro futuro sono giunti, umili ed innocenti eppure scacciati. Io sono il giorno del loro giorno eterno, il sogno sognato in miniere senza luce; io sono il loro buio e il loro raggio supremo, il loro silenzio e la lor voce: parlo e scrivo perché loro sognano ch’io scrivessi e parlassi della lor morte in nessun registro notata. O gloria! Sono il pane ch’essi vennero a cercare, il tralcio piantato per la loro unica estasi, il loro più solenne picco duraturo. A questa mia vita ho fatto ampio largo la lor morte. “NO” del governo canadese all’ingresso di Rai International in Canada La comunità italiana del Canada si sente tradita dall’ingiusto verdetto emesso dalla CRTC e mette in dubbio la parola di quel folto gruppo degli uomini politici che prima delle elezioni avevano solennemente promesso che avrebbero fatto di tutto per far approvare la licenza della venuta di Rai International in Canada. Subito dopo il verdetto, il Primo Ministro del Canada Paul Martin ha chiesto al Ministro del Patrimonio Canadese, Liza Frulla, di rivedere la procedura. Gli italiani e italo canadesi si sentono maltrattati, discriminati, traditi e derisi dalla tanto attesa decisione della CRTC, l’ente canadese preposto a dare i permessi per la diffusione di programmi radiotelevisivi, che ha detto « No » alla richiesta di Rai International per diffondere i suoi programmi in Canada, a beneficio della Comunità Italiana di questo paese, così come divulgato in tutte le altre nazioni del mondo. Il verdetto negativo della CRTC ha dell’incredibile perché è basato su un assurdo e sorpassato regolamento vecchio di oltre 20 anni e su delle erronee valutazioni. Viviamo in tempi di globalizzazione. I nuovi ritrovati tecnici e scientifici ci hanno permesso di abbattere le frontiere commerciali, economiche, industriali e culturali che separavano i vari stati. Il processo di mondializzazione delle informazioni ha accorciato le distanze dei rapporti tra i popoli. Basta dare uno sguardo all’Europa dove ben 25 paesi di etnie e lingue diverse hanno abbattuto le loro frontiere per avviarsi a diventare una unica comunità che vuol vivere in libertà e migliorare il tenore di vita dei popoli. Ma andiamo a vedere quali sono le ragioni per cui ci è stato negato il diritto di avere in Canada Rai Internastional. A questo proposito occorre dire che queste delibere non riguardano soltanto Rai International ma anche altre stazioni radiotelevisive. Le autorizzazioni rifiutate dalla CRTC sono le seguenti: Azteca 13 International (spagnola ); GOL TV (calcio spagnolo-inglese); LBC America (lingua araba) TV Chile (spagnola); TVE International (spagnola); Rai International (programmi in lingua italiana). Dal regolamento della CRTC risulta che una stazione televisiva che trasmette in una terza lingua (come è il caso di Rai International ) non può far concorrenza ad un altro programma sia se trasmette 24 ore al giorno o parzialmente soltanto alcune ore nella stessa lingua già operante in Canada. In appoggio a Rai International la CRTC ha ricevuto 355 lettere di enti, associazioni e privati, insieme ad una petizione di oltre 100 mila firme di italo-canadesi; il pieno appoggio del Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi e dell’Associazione Scrittori Italo-Canadesi. Da aggiungere l’appoggio unanime dei deputati dell’Assemblea Nazionale del Quebec. In appoggio alla richiesta di Telelatino la CRTC ha ricevuto 235 lettere di privati e enti comunitari che esprimono argomenti contrari alla venuta di Rai International e Telelatino fa rimarcare che se Rai International mette piede in Canada ella conoscerà una considerevole erosione delle sue rivenute per la concorrenza che essa le farà. IL VALENTINIANO La comunità italiana in Canada verso una nuova conquista Forse riaperti i termini per il riacquisto della cittadinanza italiana Da alcuni anni a questa parte, la maggior parte dei politici italiani che si recano all'estero, si interessano sempre di più alle questioni delle comunità italiane nel mondo, forse perchè motivati dal voto che presto interesserà, per la seconda volta, anche gli italiani all'estero o perchè si sono accorti che il sistema Italia, visto da fuori, fa qualche grinza. Una cosa è certa però, ed è che, alcuni di loro, hanno sfatato il luogo comune secondo cui i politici italiani si recavano all'estero solo per fare turismo. Gennaio 2004- Il Senatore Nicodemo Filippelli, rientrato in Italia, dopo essere stato in visita a Montreal, dove ha avuto modo di incontrare numerosi rappresentanti della Comunità italiana, ha presentato in Senato un disegno di legge per la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana e scrive: "A fronte di numerose richieste concernenti la questione del riacquisto della cittadinanza italiana, che ci sono giunte dalle comunità degli italiani residenti all'estero, il firmatario del presente disegno di legge propone di riaprire i termini di cui all'articolo 17 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza, scaduti il 31 dicembre 1997, sino al 31 dicembre 2006, al fine di permettere ad altri 'italiani' residenti all'estero di presentare alle rappresentanze diplomatiche la documentazione necessaria all'istruttoria". In quel periodo ricordo infatti che i consolati furono letteralmente presi d'assalto, come quello di Montréal, dove, in pieno dicembre 1997, con dieci centimetri di ghiaccio per terra, oltre trecento persone, in religioso silenzio, attendevano dalle 6 di Pagina Pagina Page 333 NOTIZIARIO mattina, fuori dal Consolato, infreddolite da una temperatura di -20 gradi, l'apertura degli uffici, per poi sentirsi dire, da un impiegato di carriera: "di cosa vi lamentate, ringraziate Dio che ve la diamo". Sono momenti che hanno marcato la storia della Comunità italiana di Montréal. Il Console Generale di allora non informava adeguatamente la comunità italiana, se non annunciare alla Radio gli ultimi giorni che bastava presentare le domande, anche prive di documentazione, purchè entro il termine del 31 dicembre 1997. Domande che venivano rifiutate, perchè il certificato di nascita era stato rilasciato dal Comune italiano da più di sei mesi. I Consolati non erano in grado di fronteggiare una simile richiesta, il più delle volte, per la scarsità di personale. E quanti altri casi si potrebbero raccontare in giro per il mondo. Un giornalista scrisse su un giornale locale che gli italiani si preparavano a lasciare il Quebec, in caso questi si volesse separare dal Canada. Era poco prima il referendum per la separazione del 1995. Un altro giornalista di origini italiane, anche egli in fila per riacquistare la cittadinanza scrisse "ogni salmone la sua riviera". Novembre 2004 Riporto la presentazione del disegno di legge: "Onorevoli Senatori - A seguito di un sopralluogo che una delegazione della 1^ Commissione del Senato ha svolto in Canada e negli Stati Uniti d'America, nell'ambito di un'indagine conoscitiva circa lo svolgimento delle elezioni nella circoscrizione Estero, sono state riscontrate numerose richieste. Giovanni Rapanà Losaspapevate .......... e .............. evate cchhe Lo Ai viaggiatori in arrivo in Italia da un Paese che non fa parte dell'Unione Europea è concessa un'esenzione dai diritti doganali per gli oggetti e i generi di consumo nel proprio bagaglio personale, può portare con sé, nel bagaglio personale ed in esenzione dai diritti doganali, acquisti di valore complessivo non superiore a € 175 purché si tratti di importazioni prive di carattere commerciale. Tale valore si riduce a € 90 per i minori di 15 anni. Nel valore complessivo di € 175 non deve essere considerato il valore dei generi indicati nella tabella che segue, limitatamente ai quantitativi previsti dalla stessa. Informazioni necessarie per lo sdoganamento dei beni che più frequentemente i viaggiatori portano al seguito nei loro viaggi internazionali. Quantitativi ammessi per acquisti effettuati all’esterno dell’Unione Europea Prodotti del tabacco: Sigarette 200 pezzi oppure Sigaretti (massimo 3 g. ciascuno) 100 pezzi oppure Sigari 50 pezzi oppure Tabacco da fumo 250 gr. Bevande alcoliche: Bevande distillate e bevande alcoliche, aventi titolo alcolometrico superiore a 22% vol., alcole etilico non denaturato di 80% vol. o più 1 litro Disposizioni valutarie: L'importazione e/o l'esportazione di valuta o altri titoli e valori mobiliari al seguito è libera fino ad un valore di Euro 12.500,00. Oltre questo importo è necessario compilare un formulario da depositare in Dogana al momento dell'entrata o uscita dal territorio doganale. La mancata dichiarazione costituisce violazione della normativa valutaria. È previsto, pertanto, il sequestro, nel limite del 40%, dell’importo in eccedenza il valore di € 12.500,00. L’importo sequestrato sarà restituito solo al pagamento della sanzione fissata dall’Ufficio italiano dei cambi. Quando rientrero' dal mio viaggio in Italia ho restrizioni doganali sugli oggetti e i generi di consumo personali nel mio bagaglio? Per i viaggiatori non e' previsto alcuni limite di valore per gli oggetti e i generi di consumo esportati dall'Italia, possono però esservi disposizioni limitative stabilite dai paesi di destinazione. Secondo la legge italiana, basata sulle disposizioni normative comunitarie, i viaggiatori residenti o domiciliati fuori dell'Unione europea possono acquistare in Italia beni destinati all'uso personale o familiare senza pagamento dell'imposta sul valore aggiunto (IVA). Questa agevolazione che non si estende anche alle prestazioni di servizio ricevute (quelle, ad esempio, rese da alberghi, ristoranti, taxi, agenzie, ecc) - costituisce un sicuro vantaggio per i viaggiatori stranieri: ciò significa, infatti, che può essere risparmiato da un minimo del 4% ad un massimo del 20% rispetto al prezzo d’acquisto. Pagina4 4 Page AVVENIMENTI A Montréal, successo della commedia teatrale in dialetto pugliese IL VALENTINIANO Applausi e “standing ovation” “LA RROBBE DE ZIZI” In Canada, nelle città di Montréal e Toronto saranno ancora molti co lo r o che co nti nu er an no a raccontarsi la commedia “La rrobbe de zizì” portata sin laggiù dalla Compagnia "Attori per caso" di Bitonto, Palo del Colle e di Grumo Appula. Un successo senza precedenti; gli italiani e gli italo-canadesi di origine pugliese che vivono da anni in Canada hanno infatti ritrovato, nelle scene di questa commedia, il loro passato attraverso il linguaggio dialettale, che più del linguaggio corrente, conferisce ai fatti e agli avvenimenti la realtà più vera, sino a far rivivere ciò che avevano dimenticato. Nelle frasi dialettali, e nei loro suoni, emerge la musica del cortile e del focolare, della strada e del paese, e di quei sogni che ci trasciniamo dietro, da sempre: “i valori della nostra cultura”. Se grande è stato l’entusiasmo degli spettatori italocanadesi e pugliesi canadesi nel riascoltare il "linguaggio" della loro terra, altrettanto grande è stata l’emozione degli “Attori per caso” interpreti della commedia in tournée per la prima volta all’estero e che hanno riscosso un successo superiore ad ogni aspettativa, facendo registrare il tutto esaurito, a Montréal, nella serata programmata del 20 luglio 2004, tanto che gli organizzatori sono stati costretti a ripresentare la commedia il giorno dopo per cercare di soddisfare tutte le richieste della comunità italiana e pugliese di Montréal. Complimenti alla Federazione Regione Puglia di Montréal che con le 16 associazioni pugliesi affiliate ha presentato per la prima volta a Montréal una commedia teatrale, in due atti, in dialetto pugliese “LA RROBBE DE ZIZI’’ (L’eredità dello zio) e complimenti a Vito Stallone, validissimo organizzatore, che si è prodigato al massimo per portare all’estero un delizioso spaccato della Puglia. L’obbiettivo principale del gruppo teatrale è quello di presentare la cultura, gli usi e i costumi, il folclore e la lingua della nostra terra mediante la rappresentazione teatrale di questa commedia ai pugliesi residenti in Canada. Con la messa in scena di un momento di vita di tutti i giorni, il gruppo vuole mantenere vivo in loro il ricordo della nostra terra offrendo loro emozioni, calore umano, divertimento e solidarietà. La commedia opera prima di Agostino Galati, nativo di Bitonto, si ispira alle opere immortali di Peppino De Filippo e di Totò. É la storia di una famiglia umile e povera che spera di ereditare “la rrobbe de zizì” dello zio d’America. Gli interpreti, che, tengo a precisare, non sono attori professionisti ma attori per caso, proprio come si sono definiti, persone comuni che hanno voluto gratuitamente cementarsi nella difficile arte della recitazione, con lo scopo di divertirsi anch’essi così come hanno fatto divertire il pubblico presente. La messa in scena in un puro dialetto pugliese, soprattutto barese, ha la pretesa, sia pur modesta, di recuperare la memoria del passato e di far conoscere le condizioni e le situazioni sociali in cui ancora oggi si famiglie povere. I personaggi con i rispettivi interpreti sono stati: Pasquale (Michele Barone), Rosine (Angela Bufano), ze Venginze (Vito Stallone), u nonne (Vito Stallone), Mary (Raffaella Moretti), Tonine (Francesco Di Santo), Annine (Titina Rosiello), il medico (Angelo Farella) e don Nicola (Angelo Farella). Il pubblico ha risposto in maniera sorprendente, applaudendo ad ogni battuta comica ed apprezzando la trama e l’interpretazione dei vari personaggi. Al termine vi è stata un'ovazione, “standing ovation”. Complimenti ed elogi a tutti gli attori che sono stati bravissimi. Un grazie a tutti coloro che hanno voluto assistere allo spettacolo e che con la loro presenza hanno contribuito al successo delle due serate. I protagonisti della commedia teatrale ricevono applausi e complimenti per l’ottima “performance” Il gruppo teatrale in compagnia degli organizzatori della presentazione Franco Bellomo e Rocco Mattiace Gli attori principali della commedia “La rrobbe de zizì” Aeroporto di Montréal: il gruppo teatrale in partenza per Toronto IL VALENTINIANO Pagina Page 55 AVVENIMENTI 4 SAN ROCCO 200 Montréal Anche quest’anno i festeggiamenti in onore di San Rocco, organizzati dall’Associazione Valenzano di Montréal, si sono svolti domenica 15 agosto, presso la località di St-Roch de l’Achigan, a pochi chilometri da Montréal, in una bella giornata estiva. É un appuntamento tradizionale, per tutti i valenzanesi e pugliesi residenti in questa regione del Canada, Québec per rivedersi, riunirsi e festeggiare insieme il Santo Patrono. Molti i fedeli che hanno assistito alla messa solenne celebrata, in francese ed in italiano, dal parroco padre Bruno Breault e onorati, come di consueto, dalla presenza del sindaco di St-Roch Marcel Lescarbeault. Presente la corale locale che ha magnificamente interpretato vari canti sacri. Durante la processione per le vie del paese, la statua è stata portata a spalla da alcuni devoti, accompagnati dalla banda di Montréal con canzoni sacre dando un folklore particolare alla festa. Il pomeriggio è stato allietato dal cantante "Minguccio u valzanese" (Domenico Pietrantonio), che con le sue canzoni e il suo buon umore ha dato un’atmosfera ancora più gioiosa. Tra le attività sportive, oltre al tiro della fune, e la corsa nei sacchi, c’è stato il torneo di scopa che ha visto la partecipazione di ben ventiquattro coppie, e per la prima volta nella storia di tale torneo è risultata vincitrice una coppia femminile: Angela Miolli e Sabina Taccogna, residente a Toronto. Come di consueto, a tutti i presenti è stato offerto gratuitamente lo squisito e saporito granturco locale. Tra i vari premi sorteggiati, una televisione, una bicicletta, un fornello a gas ed un biglietto per l’Italia. Complimenti a tutto il comitato dell'Associazione Valenzano di Montréal che ha saputo perfettamente e minuziosamente organizzare un programma pieno di attività. Bravi! e...... Arrivederci all’anno prossimo. Momenti più simbolici dei festeggiamenti in onore di San Rocco nella località di St. Roch de l’Achigan a pochi km da Montréal. Pagina6 6 Page AVVENIMENTI Nasce a Montréal la Confederazion IL VALENTINIANO e dei pugliesi del Nord America. “Le luci della Puglia ica" si accendono in tutto il Nord Amer Il 25 settembre 2004 rimarrà una data storica per tutti i pugliesi del Nord America. Si è svolto infatti a Montréal, il Primo Congresso delle Federazioni ed Associazioni pugliesi del Nord America, che ha dato vita alla Confederazione Pugliesi del Nord America. Alla presenza del console reggente italiano di Montréal, dott.ssa Laura Aghilarre, del deputato provinciale Tony Tomassi, del presidente del Comites di Montréal Giovanna Giordano, dei presidenti delle cinque Federazioni del Nord America, dei membri del Consiglio Generale dei Pugliesi nel Mondo, e con la partecipazione di 70 delegati, in rappresentanza di 30 sodalizi pugliesi del Canada e di 30 degli Stati Uniti, si è data vita ad una intensa giornata di studio e di confronto con l’obiettivo di poter costruire "Un ponte di collegamento tra le associazioni pugliesi in Nord-America e la Regione Puglia". Molte sono state le proposte e idee scaturite per affrontare la sfida della mondializzazione. Il Congresso si è aperto con il saluto ai presenti ed il benvenuto a tutti i Delegati da parte di Franco Bellomo, membro del Consiglio Generale dei Pugliesi nel Mondo, presidente ad interim e responsabile dell’organizzazione della giornata. Hanno, quindi, portato il loro saluto i Presidenti delle Federazioni : Rocco Mattiace (Federazione Regione Puglia di Montréal-Québec), John Mustaro (United Pugliesi Federation of the Metropolitan Area New York), Sal Scardigno (Federazione Pugliesi del New Jersey), Pat Capriati (Federazione Regione Puglia Chicago, Illinois), Phil Zita (Federazione Pugliesi in Ontario). Hanno inoltre preso la parola i membri del Consiglio Generale dei Pugliesi nel Mondo: Emilio Alusio (Toronto-Ont), Giovanni Rapanà (Montréal-Qué) e Silvana Mangione (NY). I presenti hanno vissuto un emozionante momento di particolare orgoglio quando, nel suo breve intervento, il Console Generale d’Italia a Montréal, dott.ssa Aghilarre – che è oriunda pugliese per discendenza dai nonni paterni – ha testualmente detto: "Le luci della Puglia si accendono in tutto il Nord America". A coronare la riuscita del Congresso c’è stato l’intervento del Presidente della Regione, Raffaele Fitto, che tramite videoconferenza, ha salutato i 70 delegati presenti. Nel suo discorso ha dichiarato che "siamo in presenza di un evento che possiamo ben definire storico" ed ha affermato che “questa iniziativa riuscirà a rafforzare i legami tra la Regione e le varie associazioni”. Ha quindi dato appuntamento a primavera a tutti i presenti per la Iª Conferenza della Puglia nel Mondo. Si sono poi costituiti i seguenti gruppi di lavoro: - Associazionismo pugliese - Diritti Civili e partecipazione - Promozione lingua e cultura - Informazione e comunicazione Le proposte scaturite dai gruppi di lavoro sono state evidenziate in un documento finale, preparato e presentato da Silvana Mangione, componente del Consiglio Generale dei Pugliesi nel Mondo e del Comitato di Presidenza del CGIE approvato all’unanimità dai partecipanti al Congresso. L’assemblea ha adottato a larghissima maggioranza lo Statuto della Confederazione ed ha eletto il primo Comitato Esecutivo, che rimarrà in carica per due anni ed è composto da: Pat Capriati (Fed. Chicago), Presidente; Rocco Mattiace (Fed. Montréal), Vice Presidente; John Mustaro (Fed. New York), Tesoriere. Phil Zita (Fed Ontario) è stato nominato Segretario. Il Board of Directors è formato dai componenti del Consiglio Generale dei Pugliesi nel Mondo: Emilio Alusio, Franco Bellomo, Silvana Mangione e Giovanni Rapanà e dal presidente della Federazione di NJ, Sal Scardigno, in aggiunta ai citati membri del Comitato Esecutivo. Il Congresso è stato un successo. I delegati rientrano nelle varie città del Nord America più consapevoli, più informati di quando sono giunti e si sono impegnati a cogliere, nella misura del possibile, qualsiasi occasione la vita offra per continuare ad essere protagonisti della nostra emigrazione, nelle collettività pugliesi e nella società in cui viviamo. Nel cuore di tutti i delegati resterà il ricordo indimenticabile di Montréal, la città che ha dato inizio al grande movimento associativo della Confederazione pugliese, con una organizzazione impeccabile, garante di un futuro di pieno successo. Il Congresso si è concluso con una riuscitissima serata di gala in onore degli ospiti che ha avuto luogo presso lo Chateau Princesse, dove, oltre all’impeccabile servizio ed alla squisita cucina, i presenti hanno potuto apprezzare l’esilarante comicità e la bravura artistica del cantante "Dominic Minguccio". La Federazione Puglia ha voluto coronare il successo di tutta l’organizzazione onorando con targhe ricordo i presidenti delle cinque Federazioni, i membri del Consiglio Generale dei Pugliesi nel Mondo e le autorità presenti: Tony Tommasi, deputato provinciale, Massimo Pacetti, deputato federale e Giovanna Giordano, presidente del Comites di Montréal. Montréal, 25 settembre 2004 Alcuni momenti più importanti del Iº Congresso delle Associazioni e Federazioni dei pugliesi del Nord America svoltosi con successo a Montréal. IL VALENTINIANO AVVENIMENTI Al Primo Congresso delle Associazioni e Federazioni del Nord-America dei settanta delegati presenti tre erano valenzanesi doc Pagina Pagina Page777 Le FEDERAZIONI del Nord America presenti Le luci Valenzanesi presenti al Congresso Oltre settanta i delegati presenti al Primo Congresso delle Associazioni e Federazioni del Nord America, svoltosi a Montréal il 25 e 26 settembre scorso, tutti originari o di discendenza pugliesi. Tra loro onoravano i colori di Valenzano ben tre rappresentanti: • F r a nc o B e l lo mo , p r e s id e n t e Da sinistra Guglielmo Di Lorenzo, Franco Bellomo dell’Associazione Valenzano di e Franco De Frenza Montréal-Canada, • Franco De Frenza, presidente Il Congresso si è concluso con una dell’Associazione San Rocco di riuscitissima serata di gala in onore degli ospiti organizzata dalla Federazione Valenzano di Chicago-U.S.A • Guglielmo Di Lorenzo vice presidente Puglia di Montréal. Alla serata ha dell’Associazione Pugliese di p a r t e c i p a t o u n f o l t o g r u p p o dell’Associazione Valenzano di Montréal Vancouver-Canada. Franco Bellomo (nato a Valenzano, “u (foto qui di seguito) che insieme ai nipote de Ciccille Pantane” è in Canada presenti hanno potuto apprezzare oltre dal 1974), conosciuto per il suo alla squisita cena, anche la divertente comicità e la bravura attaccamento all’associazionismo sia artistica del cantante pugliese che valenzanese, è stato nominato nativo valenzanese primo presidente ad interim della "Minguccio u Confederazione nascente, in quanto barese". organizzatore principale del Congresso di Nel cuore di tutti i Montréal. Attualmente, oltre ad essere delegati resterà il presidente dell’Associazione Valenzano di r i c o r d o Montréal, è vice presidente della indimenticabile di Federazione Puglia di Montréal e Montréal, la città che componente del Consiglio Generale dei ha dato inizio al grande movimento Pugliesi nel Mondo. associativo della Confederazione Franco De Frenza (nato a Valenzano, “u pugliese. Con una organizzazione figghjie du Caldaral”, emigrò in Canada impeccabile, che garantisce un futuro di nel 1966 e poi negli Stati Uniti nel 1968) è pieno successo, forte di una comunità da molti anni impegnato valenzanese compatta e ben rappresentata nell’associazionismo, oltre ad essere grande famiglia presidente dell’Associazione San Rocco - n e l l a dell’associazionismo pugliese. Valenzano di Chicago, è vice presidente della Federazione Regione Puglia di Chicago. Guglielmo Di Lorenzo (nato a Valenzano da Ferdinando e Caterina Camposeo è in Canada dal 1979). Attualmente è segretario e si occupa delle relazioni pubbliche dell’Associazione Culturale Pugliese della British Columbia (Canada). Nel 1983 fu uno dei fondatori Alcuni componenti del comitato dell’Associazione Valenzano dell’Associazione sportiva e presente alla serata di gala. In piedi da sinistra Antonio Parlati, culturale pugliese della British Rocco Caringella, Pat Capriati, Domenico Selvaggio, Franco De Franco e Anna Bellomo, Vito Guerra e Giovanni Di Columbia e per tre anni, dal 1990 Frenza, Penna; Jeannine Caringella, Anna Guerra, Lina Parlati, Rosa al 1993, è stato anche presidente. Naccarata-Circelli e Maria Selvaggio Federazione di Chicago-Illinois - USA Federazione del New Jersey - USA Federazione di New York - USA Federazione dell’Ontario - Canada Federazione di Montréal - Québec - Canada I presidenti e rappresentanti di Associazioni pugliesi di Montréal affiliate alla Federazione Puglia con i presidenti di Federazioni del Nord America: J.Mustaro, S.Scardigno, Pat Capriati e Phil Zita Pagina8 8 Page ATTUALITA’ I PINI DI LARGO PLEBISCITO IL VALENTINIANO Un fico nato sulla pianta della palma Franco Bellomo Foto di Giusy A cura di Tonio De Nicolò (tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno) A Valenzano è attualmente in corso l'abbattimento di alcuni pini monumentali e ormai quasi secolari siti in largo Plebiscito. Qui di seguito riportiamo, per brevi cenni, un sunto dell’intera vicenda. È da più di un anno che l’attuale Amministrazione Comunale che regge Valenzano aveva messo in cantiere il progetto di una riqualificazione di largo Plebiscito, una delle principali piazze di Valenzano: progetto che subisce una accelerazione verso il maggio di questo anno. Dal momento che la presunta riqualificazione comporta il rifacimento del selciato e il contestuale abbattimento della decorazione arborea (54 esemplari di Pino di Aleppo), nella vicenda interviene l’associazione Legambiente, e precisamente il circolo Peucezia di Ceglie del Campo, che con una nota del 22 giugno 2004 indirizzata all’Amministrazione chiede chiarimenti e delucidazioni in proposito, segnalando che l’abbattimento di esemplari di carattere monumentale comporterebbe un danno per il patrimonio ambientale della comunità. L’Amministrazione non risponde direttamente alla richiesta di chiarimenti di Legambiente, e però durante la seduta del consiglio comunale del 25 giugno il sindaco, rispondendo alle sollecitazioni di diversi consiglieri di minoranza, dichiara che l’abbattimento degli alberi è reso necessario dal fatto che gli stessi sono affetti da una patologia irreversibile. A sostegno di questa tesi, viene successivamente prodotto uno studio commissionato dall’Amministrazione ad un dottore agronomo, il quale certifica lo stato di malattia degli alberi, studio allegato alla documentazione relativa al progetto di riqualificazione della piazza. Successivamente, è di nuovo Legambiente ad intervenire, con una relazione prodotta all’Amministrazione in data 5 luglio 2004, nella quale lo studio effettuato da un esperto della stessa associazione testimonia che gli alberi non sono affetti da nessuna patologia irreversibile. Fra l’altro sembra interessante far notare che l’esperto dell’Amministrazione, nei suoi rilievi, parlando degli alberi li aveva qualificati come della specie “Pinus pinea”, mentre la relazione dell’esperto di Legambiente certifica che si tratta di esemplari della specie “Pinus halepensis”. I lavori sono stati avviati alla fine di luglio del 2004, con la recinzione di una parte di largo Plebiscito, l’avvio della rimozione del selciato, l’espianto del primo albero, e poi interrotti verso la metà di agosto, per la pausa estiva. I lavori sono quindi ripresi il 31 agosto con l’abbattimento di un secondo albero. Un altro albero è stato quindi abbattuto l'indomani, il 1° settembre. Nel ricordare della mia Valenzano alcuni momenti, qualche angolo, qualche suono, qualche colore dipinto sui muri di tufo, l'odore delle olive e mandorli in fiore, mi è rimasto in mente qualcosa di straordinario. Può darsi che ai Valenzanesi che la vedono e rivedono giornalmente non faccia lo stesso effetto che a chi ritorna sporadicamente. Nell’ultimo mio soggiorno mi sono soffermato ad osservare qualcosa di particolare sull’albero di palma nel centro di largo Plebiscito, proprio vicino all’edicola. Una pianta di fico che da parecchi anni è nata in cima della palma e che sta quasi abbracciando ed accarezzando per tutta la circonferenza la parte superiore della palma. Il fico: nato per caso, chi avrà mai potuto lanciare un seme sulla palma che è così alta.... Ma il bello è che alla pianta nessuno si interessa, con il caldo e con il sole la pianta è cresciuta bella e buona e chissà se i valenzanesi se ne sono accorti? Il problema m a g g i o r e dell’albero della palma: come farà quando le radici d e l f i c o prenderanno il sopravvento? Ma come è possibile? Capisco, ed è normale, che se lasci un seme per terra, stai sicuro che ci cresce la rispettiva pianta, ma su un tronco... di palma... come si sarà potuto infiltrare? Lascio a voi lettori la risposta. IL VALENTINIANO Pagina Page 99 ATTUALITA’ La Biblioteca comunale Ad un anno dall’apertura Emergenza sangue Valenzano in prima linea Tonio De Nicolò (tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno) Valenzano 12 settembre 2004 Inaugurata il 10 settembre di un anno fa, la biblioteca comunale in via D'Annunzio stenta ancora a decollare. Ad affermarlo è Fernando Stella, il presidente della cooperativa sociale «Insider» che gestisce il servizio. Mancano computer e software specifici per la regolare archiviazione dei volumi, molti dei quali giacciono negli scantinati a prendere umidità, né possono essere dati in prestito ai visitatori, che in vero non raggiungono le dieci unità al giorno. Non arrivano quotidiani o periodici. Non ci sono collegamenti telefonici, e quindi non si comunica in tempo reale con il mondo esterno: non solo l'utenza, ma anche a ltr e b ib lio teche, del ter rito rio nazionale e non, università, centri culturali, associazioni. Solo nelle prime settimane di attività si sono registrate alcune visite scolastiche, dopo di che più nulla. Eppure, la struttura era nata anche per ospitare cineforum, conferenze, teatro. Non c'è stata nemmeno una campagna informativa per promuovere il servizio nel territorio. Una sostanziale inattività, insomma, che fa il paio con quella di un altro ufficio pubblico con cui la biblioteca sarebbe dovuta entrare in sinergia: il centro Informagiovani, completamente fermo da oltre un anno. «Mi rendo conto della situazione ha spiegato il sindaco, Nicola Tangorra - tant'è che d'ora in poi me ne occuperò personalmente, dando nuovamente attualità alla biblioteca attraverso la costituzione di un comitato scientifico e collaborazioni con le scuole e le associazioni del paese. «Cercheremo inoltre - continua il sindaco - di invogliare molta più gente a servirsi della biblioteca in modo da verificare che genere di pubblicazioni e informazioni sono richieste di più e così calibrare gli investimenti in altri libri, supporti informatici e collegamenti in Internet; frattanto - aggiunge il sindaco - doteremo subito l'ufficio di tre computer per completare l'archiviazione di quelli che già ci sono. Contestualmente ritornerà a f u n z i o n a r e a n c h e l'Informagiovani, che abbiamo chiuso per problemi legati al personale, la cui consistenza è all'osso senza che si possano assumere altre unità per rispettare il patto di stabilità. «In considerazione di ciò termina il primo cittadino - con il prossimo bilancio dovremo rilanciare definitivamente la biblioteca aumentando adeguatamente gli stanziamenti collegati, che ora ammontano a 30mila euro. Prevediamo che la situazione tornerà a regime entro l'anno». IL VALENTINIANO appartiene a noi tutti valenzanesi www.il-valentiniano.com In due anni si registra il miglior trend di tutta la provincia; donazioni record; emergenza sangue, Valenzano in prima linea Valenzano. «Anche tu sei il tipo giusto». All'insegna di questo slogan, si svolgerà domani la decima raccolta di sangue a Valenzano organizzata dalla Fratres. I donatori devono recarsi a digiuno in villa Frate Francesco dalle 8.30 alle 13. Saranno presenti il centro di raccolta mobile e personale medico specializzato del Policlinico, che curerà s ucc es si v a me nt e l 'i n v i o gratuito delle analisi al domicilio di tutti coloro che avranno aderito all'iniziativa. Ogni volontario è in effetti sottoposto ad accurati controlli prima che sia ammesso a donare il proprio sangue. Nato tre anni fa tr a l'indifferenza generale, il gruppo Fratres valenzanese annovera oggi tra le sue file oltre 300 soci. Negli ultimi due anni Valenzano infatti è il paese che, nell'ambito di tutta la provincia di Bari, ha segnato il miglior trend di donazioni: ben oltre il 100%. «I valenzanesi - dichiarano soddisfatti il responsabile dell'associazione, Franco Mangano e la capogruppo, Antonella Devitofrancesco stanno rispondendo in modo mirabile ed assolutamente trasversale: uomini e donne di tutte le età, provenienti da ogni quartiere o zona del paese, da tutte le parrocchie e da tante altre associazioni. Tutto ciò costituisce un motivo di vanto nei confronti di chi all'inizio di questa sfida nel 2001 definì V a le n z a no u n p a e s e insensibile, ragion per cui non valeva la pena nemmeno che si cominciasse con questo tipo di impegno». Ulteriori informazioni si possono chiedere all'indirizzo di posta e l e t t r o n i c a è [email protected]. Tonio De Nicolò (tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno) Pagina10 10 Page PUNTO E VIRGOLA IL VALENTINIANO Francesco Cimmarrusti Francesco (Ciccielle) Cimmarrusti nacque a Valenzano il 6 gennaio 1926 (ma fu registrato il 7, perché il 6 l’ufficio anagrafe era chiuso). Figlio di Giuseppe (u chezzale) e Anna Maria Agostinelli (Iannell’ dalogne o martellate), fu secondo di quattro figli: Luigi (morto giovanissimo durante la seconda Guerra mondiale sull’incrociatore “Trento”), Francesco (1926-2004), Nicola (19301984) e Angela (1931). Frequentò la scuola fino alla seconda media e poi aiutò la famiglia lavorando nelle proprie terre e in quelle del Barone Martucci, dove lavorava suo padre. Sotto la guida del padre (lo chiamava u-priore) imparò a potare e a fare innesti ad alberi d’olivo, di mandorle e ai vigneti. Era un giovane tutto fare: aiutava a vendere scope con Peppino Maurantonio (‘mba peppe de le scope) in vari paesi del meridione; andava ogni anno “alla carose” (dove si tosavano le pecore) per circa due mesi, ricompensato sia col denaro che con salumi (la salzizza toste ), scamorze, prosciutti e formaggi. Un suo amico, Ualicchio Ciclembò, gli insegnò il mestiere di imbianchino e incorniciatore; con questi lavori che erano ben retribuiti, contribuì al benessere della famiglia. Oltre al lavoro spesso trovava anche il tempo con gli amici di una “chetichella” e di divertirsi ballando, specialmente durante il periodo del carnevale. Di amici ne aveva tanti, tra cui Peppine De Bellis (Chegnette), Luigino Labellarte (luigine la ciole), Giuseppe Maurantonio (‘mba peppe de le scope), Franco Fiore (la farine), Michele Vitucci (la barese) e Ciccille Mangechetutte. Come tanti giovani valenzanesi, anche lui aspirava sempre a trovare un lavoro fisso. Quindi iniziò a lavorare nello stabilimento del Barone Martucci dove curava l’importazione, la vinificazione, l’imbottigliamento e l’esportazione di vini sotto la diretta supervisione del dottor Angiuli di Adelfia e del proprietario Don Celio Martucci. Questo lavoro gli portò fortuna poiché in un giorno d’estate, nel lontano 1952, conobbe l’amata e futura moglie Anna Pietrantonio (la figghie de iangela-rose du barone). Per la cronaca l’incontro decisivo avvenne nelle vicinanze del giardino di Donna Nina Martucci (la figghie du barone) la quale chiese ad Anna (Nina) di tirare un “cachino” a Ciccille che stava lavorando su una vasca d’acciaio, usata per il vino, mentre canticchiava “Mamma son tanto felice”, canzone che diventò storica nella loro relazione ed infatti fu da lui scelta come serenata che Falzachicchie interpretò con il suo violino sotto il balcone di Nina. Il fidanzamento avvenne il 17 febbraio 1953, mentre il matrimonio fu celebrato il 18 luglio dello stesso anno. Dal loro matrimonio nacquero quattro figli: Anna Maria (Nella), Giuseppe (Pinuccio), Angela e Domenico. Intanto, dopo tanti anni lo stabilimento Martucci chiuse e Ciccielle iniziò a lavorare presso la ditta Pacucci tramite suo cognato Giuseppe Volpe (peppine manz manz) e l’aiuto di Leonardo Pacucci, proprietario della ditta. Dopo anni di Nozze d’oro, Anno 2003 servizio esemplare diventò finalmente intagliatore di bare anche grazie all’aiuto di Peppino De Frenza (coniuge di nénétte trentatre). Poiché la famiglia aumentava dalla casa di Largo Leonetti si trasferì ad una nuova casa costruita in via Dottore, grazie anche all’aiuto del suocero Domenico Pietrantonio (u mericane). Oltre al lavoro giornaliero, trovava il tempo anche per alcuni lavori in campagna, come imbianchino e incorniciatore e anche come produttore di buon vino, fatto da lui stesso, che vendeva in casa ad altri paesani. Tra le sue capacità c’era quella del disegno: su un muro di casa dipinse la procreazione umana (la storia dall’inizio fino alla nascita di un bambino). Durante il periodo natalizio si dedicava al presepio in cartapesta e fu premiato più volte dal parroco Don Domenico. 8 luglio 1953 Purtoppo durante la recessione degli anni Settanta in Italia, la ditta Pacucci chiuse le porte e lui fu costretto ad emigrare (20 luglio 1974) insieme alla famiglia negli Stati Uniti nella città di Addison, alla periferia di Chicago, grazie all’aiuto dei cognati Nick e Maddalena Pietrantonio. Nella terra degli Sceriffi, uno “Sceriffe valzanese” prese immediatamente lavoro in una fattoria Ultramatic Equipment, di Achille Ferrara, originario di Triggiano, che tutt’ora produce macchine per barilatura, un processo che utilizza macchine a vibrazione circolare che permette di sbavare, pulire e lucidare materiali di vario tipo specialmente in acciaio. Imparando frettolosamente un po’ della lingua inglese Frank (come ormai lo chiamavano in inglese) oltre al lavorare in fattoria, lavorava anche come saldatore, pittore, sbavatore e sformatore, in modo da non far mancare mai il pane sulla tavola, ma anche per far sì che la famiglia potesse ritornare periodicamente in Italia, e rivedere il tanto amato paese Valenzano e i cari parenti, la sorella Angela su tutti, così pure la cognata Vincenza e molti altri familiari. Tanti che ci vorrebbero molte pagine per elencarli, tra loro anche l’amato nipote Tonio Volpe (u figghie de manze manze) che per lui aveva fatto molto. Agli inizi nel 1990 si ritirò in pensione e si dedicò ai suoi cari nipotini, Kella e Franky figli di Angela, Francesco e Antonio figli di Giuseppe e Denise, Angelo e Anthony figli di Domenico e Laura. Insieme ai nipotini, vedeva crescere anche tante belle cose da lui coltivate nel giardino di casa: rucola, cicorie, pomodori, peperoni, melanzane, aglio, fagiolini e tanti altri ortaggi, aveva anche grande attenzione per gli alberi di pesche, da lui cresciuti e mantenuti, tutt’ora orgoglio del borgo. Nel 2001 durante il suo viaggio in Italia, si ammalò, un difficile caso polmonare, che lo abbatté per tanto tempo. Dopo essersi ripreso, nel 2003, Ciccille festeggiò con la moglie Nina le nozze d’oro. Sembrava rinvigorito e sempre schietto, ma nel nel mese di giugno 2004 fu colpito da un ictus cerebrale, che lo portò alla morte il 24 settembre 2004. IL VALENTINIANO LIBRI Pagina1111 Page PARLE COME T’E’ FATTE MAMETE In settembre è stata pubblicata l’ultima fatica di Peppino Angiuli, Parle come t’è fatte mamete: raccolta tematica di frasi e termini dialettali valenzanesi con annesso glossario (Valenzano, Centro Ricerche Valenzano, 2004, pp. 143, ill., € 10). Il volume è introdotto dalla prof.ssa Maria Teresa Colotti, docente di Storia della lingua italiana all’Università degli studi di Bari, che evidenzia l’impressione che suscita la lettura del libro, quella “di entrare in una casa di Valenzano e di ascoltare la voce dei suoi abitanti, intenti alle più variate occupazioni” ed esprime la speranza “in un prossimo dizionario, completo al massimo, del dialetto di Valenzano”. La docente coglie la duplice faccia del lavoro: la stretta aderenza all’ambiente locale e, di conseguenza, la d i f f i c o l t à , p er c h i d i quell’ambiente non fa parte, di capire espressioni, termini e cose, cui essi si riferiscono. All’introduzione fa seguito un fuordopera, firmato da Luigi Lampignano, dal titolo A scuola di dialetto, il dialetto a scuola. Vi si sostiene che “conoscere ... non solo la propria lingua nazionale ma anche il proprio dialetto e poi una lingua internazionale ... porti ad una dimensione globale”; che sia compito delle istituzioni scolastiche preparare i giovani al confronto con la società globale, attraverso il recupero e lo studio delle radici, e, quindi, del dialetto. Sono opinioni e proposte su cui ci sarebbe molto da discutere. Dico solo: guardiamoci dalla retorica; non vorrei che, enfatizzando il “locale”, ci precludessimo la capacità di comprendere il “globale”. Personalmente, mi “accontenterei” che la scuola fornisse strumenti culturali più solidi, al fine di creare nei giovani quella capacità di analisi e di giudizio che sola può consentire di legare vecchio e nuovo e di acquisire una consapevole dimensione di “cittadini del mondo”. Così, forse, potremmo sperare di continuare ad essere persone e non semplicemente consumatori. Ma veniamo al lavoro di Peppino Angiuli. Il libro è articolato in due parti, la prima da p. 13 a p. 101 racchiude in 35 classi tematiche (Casa e utensili, Fortuna e sfortuna, Cibi e bevande ecc.) parole, espressioni e modi di dire dialettali corredati dalla traduzione in lingua; la seconda parte, da p. 105 a pag. 139, è costituita da un glossario che riporta i termini presenti nella prima parte con la traduzione. Il glossario è utile quando si voglia cercare il significato di un termine che non si conosce o quando si voglia controllare l’ortografia o la pronuncia di una parola. L’Autore non ha ritenuto altrettanto utile un elenco di termini in lingua con la ‘traduzione’ in dialetto. Il testo è intercalato da ventidue foto stampate color seppia che nulla aggiungono all’essenza dell’opera; forse sarebbe stato più utile riprodurre oggetti e utensili di cui troviamo i nomi ma che sono sconosciuti ai più, ad es.: aràle, ardengìette, caratìedde, fiscue, lòpe, ratavìedde ecc. Ma, quali che siano il livello e la forma della pubblicazione, essa merita rispetto e apprezzamento anzitutto per il faticoso lavoro che c’è dietro. Raccogliere quasi quattromila termini ed espressioni è un’impresa che probabilmente solo Peppino poteva compiere, perché ha una certa età che gli permette di avere una notevole memoria storica dell’ambiente locale, perché conosce bene il mondo contadino da cui il nostro dialetto trae origine e perché ha una più che ventennale consuetudine di studio con la parlata locale. Il suo lavoro è una fotografia dell’esistente, non so quanto completa; d’altronde opere di questo genere non possono ambire alla completezza, perché hanno per oggetto un organismo mutevole che sfugge, che cambia pelle continuamente. Io vi ho letto molti termini che non conoscevo, magari di uso non comune; tra qualche anno molti altri termini cadranno in disuso e tanti altri vi entreranno. Per questo è importante che ci sia questo testo: tra dieci anni, ne sono certo, Peppino ne farà una nuova edizione, e allora comparando le due redazioni si potrà studiare il nostro dialetto e con esso il mutamento sociale. Magari potessimo disporre di strumenti simili di cento e di cinquant’anni fa! Se il dialetto è “la vera lingua madre”, come sostiene Lampignano, esso non può essere insegnato a scuola (e agli insegnanti chi lo insegna?); potrà, invece, essere studiato, ma con adeguati strumenti; solo con uno studio approfondito esso può parlarci del passato suo e nostro, e può dirci da dove viene lui e da dove veniamo noi. E per questo studio è importante il lavoro di Peppino, che per questo aspetto costituisce un punto di partenza, più che un punto di arrivo. Ma al di fuori di questa lettura, che tradisce una mia utilità personale, non mi sfugge che tanti, sfogliando queste pagine, incontreranno parole che rievocheranno momenti della loro vita familiare o lavorativa o paesana. E’ un gran bel risultato, e, conoscendo l’Autore, credo che questo sia stato il fine che si è proposto. Per concludere, è un libro che non dovrebbe mancare in ogni casa di Valenzanesi, siano essi in patria o no. Leonardo Pietricola Giuseppe Angiuli Parle come t’è fatte mamete: raccolta tematica di frasi e termini dialettali valenzanesi con annesso glossario. Peppino Angiuli, dottore in legge e professore di diritto, è nato a Valenzano nel 1930. Qui vive dedicando il suo tempo, tra l’altro, al recupero delle tradizioni popolari locali. Tra le sue opere in vernacolo ricordiamo Stipe ca trueve (1983 e 2a ed. 1997), A la scòle du piètterùsse (1984), Sòtte o cambanàle (1992) e Zembànne... zembànne (1996). Parle come t’è fatte mamete dedicato Ai paesani che amano parlare e far parlare il proprio dialetto, fonte di comunicazione semplice immediata, colorita, calorosa ed armoniosa, convinto che chi conosce più lingue ha più anime Giuseppe Angiuli Per qualsiasi informazione e per l’acquisto si prega di contattare: Giuseppe Angiuli Via Verdi 34, 70010 Valenzano oppure la redazione de Il Valentiniano Email: [email protected] Il costo del libro è di 10 euro più eventuali spese di spedizione Pagina12 12 Page STORIA DI VALENZANO di Leonardo Pietricola Storia della chiesa di Valenzano Ultima parte: Ottocento L’Ottocento fu un secolo denso di avvenimenti per le nostre regioni (oltre che per l’Italia intera): durante il dominio francese (1806-1815) fu abolita la feudalità e fu profondamente modificato il governo locale; nel 1861 fu proclamato il regno d’Italia; nel 1867, per risanare il bilancio dello Stato, furono soppressi conventi, monasteri e patrimoni degli enti ecclesiatici. Questi, ed altri eventi, ebbero i loro riflessi anche sulla chiesa valenzanese; in questa sede possiamo solo accennarne alcuni. Ad esempio, il forte calo del numero dei preti. All’inizio del secolo il clero secolare contava 18 preti capitolari: don Michele Brandonisio, don Michelino Brandonisio, don Michele Capozzi, don Pietro Cettura, don Filippo Collenza, don Nicola Collenza, don Saverio Collenza primicerio, don Vincenzo D’Aloja, don Tommaso De Bellis, don Rocco Ferri primicerio, don Domenico Leuzzi, don Vito Antonio Manzionna arciprete, don Giuseppe Menzulli, don Marino Pantaleo, don Francesco Siciliano, don Nicola Tangorra, don Vincenzo Tangorra e don Domenico Ungari, cui vanno aggiunti alcuni preti novelli non ancora partecipanti al Capitolo. Nel 1887 troviamo 11 preti capitolari (oltre a tre non partecipanti), tutti ordinati dal 1830 al 1860, con un’età media di anni 69: in quasi trent’anni, dal 1860 al 1887, nessuno si era fatto prete. Nel successivo trentennio avremo solo due nuovi preti: don Vito Miolli, ex alcantarino, e don Michele Lucente. Nei primi anni del ‘900 avremo solo quattro preti. Sembra ovvia la conclusione, apparentemente cinica: non conveniva più farsi prete. Se alla fine del ‘500 possiamo calcolare una percentuale del 13 per mille di preti sul totale della popolazione, pari a oltre il 5% della popolazione maschile attiva, alla fine dell’800 si scende all’uno per mille, pari allo 0,5% dei maschi in età lavorativa. Si tratta di stime che non dovrebbero discostarsi di molto dalla realtà. Il fenomeno è dovuto essenzialmente al fatto che nuove vie si Cappella del cimitero vecchio erano aperte alle famiglie per migliorare la posizione economica e il ruolo sociale: la politica matrimoniale, la gestione del potere amministrativo, gli impieghi pubblici e, non ultimo, un certo sviluppo delle attività artigianali e protoindustriali, non essendo ormai sufficiente il reddito da lavoro agricolo a sostenere le famiglie fattesi numerose per il miglioramento delle condizioni igienicosanitarie. Per quanto riguarda gli edifici religiosi, abbandonate quasi del tutto le cappelle di giuspatronato laico, di cui si è parlato nelle puntate precedenti, ci sono importanti novità. Nel 1808 il Capitolo rinuncia al patronato ecclesiastico sulla chiesa di S. Rocco, che diviene di patronato comunale; ciò comporta per il Comune il carico delle spese di manutenzione. Le condizioni delle chiesa erano tali da richiedere ingenti spese di riparazioni. Tanto che nel 1837 il Comune decise di costruirne una nuova, sul suolo, comprato dal Monastero, che si trovava sull’attuale Via Moro, tra la Via Capozzi e la Via Bellomo. Il progetto fu redatto dall’ing. Luigi Revest, che per suoi impedimenti fece figurare Leonardo Maurantonio di Bari; nel 1840 l’Intendente di Terra di Bari pubblicò l’appalto per i lavori, che iniziarono in quell’anno stesso, ma non furono portati a termine per mancanza di fondi. L’interruzione dei lavori e, forse, gli errati calcoli causarono il crollo della costruzione. Il Comune, quindi, si decise a riparare la chiesa di S. Rocco. IL VALENTINIANO Nel 1842 fu inaugurato e consacrato il cimitero, progettato nel 1838 dall’ing. Luigi Revest, che anche questa volta fece comparire Leonardo Maurantonio. Vi fu annessa una cappella di patronato comunale intitolata alla Madonna del Carmine, in cui si celebrava ogni domenica. Il luogo scelto fu Mariniero, un grande fondo del Monastero, che venne tagliato dallo stradone, che oggi si chiama Via Moro e che a sua volta fu troncato dall’edificio della stazione ferroviaria nel 1905. Con la costruzione del cimitero cessò l’usanza di seppellire i morti sotto i pavimenti delle chiese, antica usanza che consentiva ai vivi di non allontanarsi dai defunti, almeno quando frequentavano le chiese; fu indotto nella mentalità della gente un diverso rapporto con i morti e con la morte. Non fu facile per i Valenzanesi realizzare che i loro cari erano tanto lontani dalle loro case. Negli stessi anni fu abbattuta l’antica chiesa di S. Pietro, da tempo ormai chiamata “del Padreterno”; al suo posto sorse l’attuale chiesa, appunto, del Padreterno. Su progetto dell’ing. Nicola Laruccia, i lavori furono eseguiti dai costruttori Vacca e Nitti di Bari. Per la sua costruzione fu imposta una tassa di grana due per otto anni, dal Comune, che ne ebbe il patronato. Il Capitolo ne entrò in possesso il 1860 e nominò cappellano don Alfonso De Toma (1804†1881), cui successe nel 1868 don Nicola Collenza (1822†1901), ricordato in un cartiglio posto sulla parete a sinistra dell’altare maggiore. Per quanto, poi, riguarda il Convento dei frati minori e il Monastero delle monache cistercensi, l’800 ne segnò la fine. Le due, possiamo dire sia pure per motivi diversi, gloriose istituzioni, che pure erano uscite indenni dal periodo francese, non sfuggirono alla politica ecclesiastica del neonato Stato italiano; e bisogna dire che in quel frangente le forze politiche, destra e sinistra, si trovarono d’accordo. Nel 1866, soprattutto per esigenze di bilancio, lo Stato soppresse le corporazioni religiose e ne incamerò i beni; nel 1867 ne autorizzò la vendita all’asta, anche con l’intento, si disse, di accrescere la piccola proprietà agraria (per questo la vendita fu effettuata in piccoli lotti). IL VALENTINIANO STORIA DI VALENZANO di Leonardo Pietricola Per quanto riguarda Valenzano, la vendita dei beni del Monastero (ca. 600 aratri, oltre il 12% dell’intera superficie agraria di Valenzano) non andò certo a beneficio dei contadini. Anche se svalutati per l’immissione sul mercato di una grande quantità di terreni, i lotti rimanevano inaccessibili per chi non disponeva di denaro liquido ed aveva difficoltà a procurarsene in prestito; chi invece ne disponeva, professionisti e grandi proprietari, piuttosto che prestarne ai contadini, preferì investirlo in acquisti diretti. E lo stesso avverrà più tardi per i beni del Capitolo (ca. altri 270 aratri). L’edificio del Monastero, invece, non potè essere acquisito subito dal Comune, perché vi erano ancora nove monache; lo sarà solo nel 1889 e il Comune vi trasferirà la sede municipale. La chiesa venne conservata al culto: nel 1887 troviamo che vi officiava don Vito Bellomo (1832†1906). Soppresso il Convento, l’edificio divenne sede della scuola elementare, mentre la chiesa rimase aperta al culto. Vi officiava padre Bonaventura Ungari (1797†1870), su incarico del Comune; nel 1883 celebrava don Filippo Collenza (1833†1900). Gli ultimi monaci si trasferirono in altre sedi o si ritirarono in famiglia: “in patria”, infatti, morirono padre Bonaventura, padre Giuseppe Antonicchio (1800†1877) e padre Daniele Lucente (1799†1886). Quanto, infine, alla chiesa di Ognissanti, possiamo dire che rimaneva sempre più estranea alla vita del paese e al fervore urbanistico che coinvolgeva e avvolgeva la borghesia cittadina: rimase (e rimane) un segno di un fervore religioso lontano mille anni. Per ricordare qualche religioso dell’800, sorvolando sui tanti che attivamente parteciparono alla Carboneria, ai moti del ’21 e a quelli del ’48 e alla frenesia che prese le classi medie alla vigilia dell’unificazione (perché questa loro attività non riguarda la storia della chiesa), elencheremo gli arcipreti dell’800: don Michele Brandonisio (1745†1831) dal 1802 al 1831; don Filippo Collenza (1769†1840) dal 1831 al 1840; don Angelo Franchini di Noicattaro (ca. 1807†1894) dal 1840 al 1894; don Daniele Ventrella di Capurso (1833†1917) dal 1894 al 1917. Per un tributo alla statistica, si noti: i quattro arcipreti vissero mediamente 82 anni (nell’800!); ed ancora, don Angelo Franchini tenne l’arcipretura per cinquantaquattro anni, superando così don Rocco Domenico Barone (1680†1716) che l’aveva tenuta per cinquant’anni, dal 1716 al 1766. Per i religiosi regolari ci limitiamo a segnalare qui accanto una figura tanto notevole quanto poco nota. Pagina Page 13 13 Padre Daniele da Valenzano Padre Daniele, al secolo Nicola Maria Donato Lucente, nacque a Valenzano il 4 marzo 1799 dal contadino Giovanni Battista e da Angela di mastro Paolino Siciliano. Vestì l’abito di S. Francesco il 1° novembre 1818, pronunciò i voti semplici il giorno in cui compiva 21 anni e i voti solenni il 25 maggio 1822. Terminati con grande profitto gli studi dell’Ordine, fu prima docente di filosofia e matematica nei conventi della Provincia e poi di teologia nella Facoltà dell’Ordine stesso. Dopo il 1830 fu mandato a Molfetta, nella Cappella della Madonna dei Martiri. Antica cappella ceduta dal vescovo ai frati minori nel 1829 per l’erezione di un convento. Qui padre Daniele si distinse per la sua inclinazione al disegno e all’architettura, c o l l a b o r a n d o co n l ’ a r c h i t e t t o nell’ampliamento della Cappella e nella costruzione del Convento. In breve raggiunse i gradi più alti dell’Ordine: nel 1838 fu eletto definitore, cioè membro del Definitorio, che era il consiglio direttivo della Provincia francescana; nel 1841 fu eletto Segretario provinciale; per tre volte rivestì la carica di custode (=vicario provinciale); nel triennio 1853-1856, infine, fu Ministro provinciale dell’Ordine. In tale veste, dando ascolto alla tradizione orale, nel 1855 a Cassano ritrovò in un ipogeo l’affresco della Madonna degli Angeli. Dopo il Plebiscito unitario (1861) fu mandato via da Molfetta per non aver fatto propaganda a favore dei Sabaudi contro i Borboni. Nel 1 8 7 2 , av ve n uta la soppressione di molti conventi, i frati della Provincia furono divisi in undici gruppi o circoli aventi sede in altrettanti comuni, tra cui Valenzano; guardiano fu eletto padre Giuseppe Antonicchio. Nel 1885 ne troviamo guardiano padre Daniele, cui fu affidata la custodia della Chiesa di S. Maria di S. Luca. Nel necrologio, compilato dal cronologo dell’Ordine frate Giantommaso da Santeramo, leggiamo: “[Padre Daniele] era ameno, affabile Sigillo della Provincia di S. Nicolò con tutti i Religiosi, pieno di carità con tutti, ma specialmente con gli ammalati, dal letto dei quali non sapeva amuoversi qualora ne sorgeva il bisogno. Sempre ritirato, amantissimo della povertà, e di tutti gli obblighi della Regola, protettore dei buoni Religiosi, promotore caldissimo degli studii. E a lui si deve la cattedra di Fisica e delle Matematiche sublimi in Provincia, l’acquisto di alquante macchine all’uopo, e la cattedra di Diritto Canonico. Era competentemente istrutto nella botanica applicata, di cui istruì altri Frati ancora [...]. Ah se molti Danieli avessimo avuto!”. Cieco ormai da anni, morì il 18 giugno 1886. Padre Daniele col suo esempio contribuì certamente all’elevazione culturale e sociale della sua famiglia: il figlio di suo fratello Michele, Giovanni (1847†1923), fu medico condotto di Valenzano; il figlio di quest’ultimo, don Michele Lucente (1879†1967), fu arciprete di Valenzano dal 1917 al 1960. Le pagine di storia valenzanese a cura di Leonardo Pietricola sono disponibili sul sito web “Il Valentiniano” www.il-valentiniano.com Pagina 14 Page 14 TRADIZIONI IL VALENTINIANO I L TRAPPETO di Leonardo Pietricola e Franco Bellomo Il termine trappeto ← trapetum (latino) ← trapetés (greco) originariamente indicava il torchio per frangere le olive; più tardi nelle regioni centromeridionali passò a significare anche il luogo dove le olive si frangono. Più largamente diffuso in Italia è il termine frantoio, appunto dal verbo frangere = rompere, frantumare e quindi spremere (le olive). Il primo riferimento ad un trappeto in Valenzano risale alla metà del ‘500: nel castello baronale c’era l’unico tarpeto del paese, di proprietà del feudatario. Nel 1606 il trappeto risulta dato in concessione all’Università (= Comune) di Valenzano per cento ducati annui. Nel corso del ‘600 al primo si aggiunse un secondo trappeto, sempre nel Palazzo baronale; ma più tardi molini e trappeti furono trasferiti fuori dal Palazzo, perché i rumori provenienti dai primi e i cattivi odori causati dai secondi davano fastidio ai residenti. Già nell’anno 1700 è citata la strada dei trappeti, corrispondente all’attuale Via Montecarmelo, in cui si trovavano i trappeti, nel frattempo diventati tre; in un documento inedito del 1734 ne troviamo la descrizione: “In angolo delli muri della Terra verso la volta di levante sta edificato l’edificio di fabrica per comodo delli trappeti da macinar l’olive per uso dell’oglio, e confina nel fronte con la strada verso mezzogiorno, da ponente li beni di Giuseppe Brandonisio, verso levante, e mezzogiorno li muri della Terra, e giardino della Camera Principale; consiste poi al piano della strada in una calata di sette cordoni coverta a tetto, dopo porta che entra in un coverto grande a lamia bislungo, in cui stanno situati due trappeti per macinar l’olive, uno d’essi detto la macina grande, e l’altro la mezzana, consiste ogn’uno di questi in una mola di pietra rotonda situata sopra d’un letto di simil chiamato il tonno, nel quale si macinano l’olive, ed indi si ripongono sotto l’ingegno (macchinario) a due vite in testa. Poi vi è il comodo di due stalle capace ogn’una di due cavalli, a testa del medesimo si ritrova altro coverto a lamia, nel quale sta situato altro trappeto simile all’altro descritto con comodo parimente di stalla, e due finestrini con cancello di ferro verso la strada”. In quell’epoca rendevano, al netto delle spese, 230 ducati annui. I trappeti baronali erano gravati da jus proibitivo; ai valenzanesi, cioè, era proibito costruire trappeti o servirsi di trappeti di altri paesi. A questo Trappeto di Nicola De Santis (mba lunghétte) diritto feudale si contravvenne - quello dei Brandonisio, situato nello largamente negli anni 1731-1748, periodo in scantinato dell’attuale farmacia Addante; cui il feudo di Valenzano, devoluto alla nel 1940 il locale fu affittato ai Piosse Corona, era privo di un feudatario titolare. I (Rocco Lomoro e figli) che avevano a nuovi baroni Zevallos reclamarono il diritto fianco un’officina meccanica e che vi proibitivo, suscitando l’opposizione dei impiantarono una fabbrica di sapone; cittadini, del Capitolo e del Monastero. Di durante la seconda guerra mondiale qui ricorsi e processi che si conclusero nel funzionò da rifugio antiaereo; nel 1948 fu 1809 con l’abolizione del diritto feudale. preso in affitto dal muratore mèste Coline Subito dopo furono costruiti trappeti privati; capedacjidde (Nicola De Frenza), che vi nel 1814 ne troviamo due, oltre i tre conservava la calce; baronali, allora di proprietà dei Martucci. - quello del sacerdote don Michele Alla fine del secolo, negli anni 1883-1884, Pietrantonio (1815†1901) in Via S. Rocco ne troviamo ben undici: (il locale che oggi è di Sciuècchie). Il Angiuli Giuseppe fu Francesco - Corso patrimonio del sacerdote, che ammontava a Vittorio Emauele (attuale Via Bari), 28; £. 100.000 e comprendeva ben ottanta Brandonisio Vincenzo - Corso Vittorio aratri di terra, dopo una lunga causa che Emauele 21; Cettura eredi del fu Francesco - durò oltre la sua morte contro il nipote Corso Vittorio Emauele 26; Collenza Stangarone, passò ai suoi pronipoti Filippo Giuseppe (†1883) - Corso Vittorio Emauele Azzone e Rosa Pietrantonio. Il marito di 77, passato poi al figlio avvocato Domenico quest’ultima, Michele De Filippis (1840†1913); Collenza Pietro - Corso (1869†1936) mandò avanti il trappeto Vittorio Emauele 76; D’Aloia Andrea - Via finché visse e lo lasciò in eredità al figlio Capurso, 8; De Toma Filippo - Largo Rocco (Rocche du sorge). Quest’ultimo Plebiscito, 74; Lamanna Luca - Via ammodernò il frantoio, che funzionava Casamassima, 1; Martucci Barone Celio - ancora con le macine di pietra azionate da Largo Plebiscito, 31; Pietrantonio Michele - un cavallo, istallando un impianto elettrico. Via S. Rocco, 17; Ungari Luigi - Via Nel 1948 anche questo trappeto cessò Montrone, 41. l’attività: il De Filippis con quasi tutta la Nel ‘900 dei vecchi trappeti sopravvissero famiglia emigrò negli USA. solo alcuni: - quello dell’avvocato Luigi Ungari - quelli baronali, situati in Largo Plebiscito (1842†1923) in Via Montrone, passato poi angolo Via S. Rocco; un altro trappeto ai nipoti Labellarte. Alla fine degli anni avevano i Martucci, esclusivamente per la ’50 don Alberto ebbe l’idea di sfruttare le lavorazione della produzione propria, in uno presse del frantoio anche per la premitura scantinato del Palazzo, e precisamente là della vinaccia. Così il trappeto ai tempi dove oggi si svolgono manifestazioni della vendemmia funzionava come gli culturali; antichi palmenti. Alla fine degli anni ’60 la - quello degli Angiuli in Via Bari di fronte macina in pietra fu sostituita da una che trasformava alla Via di Capurso (dove abitavano m a c c h i n a Manuéle de la Melése e la sorella Rocchétte automaticamente le olive in olio. moglie di Rocche u lattatore), che era L’opificio fu gestito da Donato Gramegna, scavato nella pietra e alla macina aveva dei mezzadro dei Labellarte; poi passò a Carlo, figlio di don Alberto. Nel 1968 lo storico cavalli; - quello dei Collenza in Via Bari 77, passato trappeto fu abbattuto per far posto ad un nel 1926 ad Antonio Mele; fu attivo fino al palazzo. 1960; Capurso, in via Sa IL VALENTINIANO Ma nel ‘900 sorsero anche altri trappeti: - quello dei De Santis nell’attuale Corso Moro. Nicola De Santis (1867†1933), che a Barile (PZ) aveva tenuto un frantoio in affitto, tornato a Valenzano, mise su con Michele Mastromarino (1878†1946) una fabbrica per la lavorazione delle mandorle. Con gli utili di questa attività i due soci comprarono diversi immobili. In uno di questi, dopo che la socità fu sciolta, Nicola impiantò un frantoio. Nel 1925 ne diventò proprietario il figlio Michele, che, all’avanguardia per quei tempi, elettrificò gli impianti. Nel 1951 il frantoio passò al figlio di Michele, Nicola ‘mba lunghétte, che l’ha tenuto in attività fino alla fine del 1999. Cessò l’attività perché le nuove normative e la troppa burocrazia ne rendevano difficile la gestione. - quello di Michele Mastromarino, il vecchio socio di Nicola De Santis, in Vico 3° Stazione (l’attuale Via Enrico Toti); - quello di Andrea Cimmarusti (André la rosse, 1892†1973) in Via B r and o nisio , costruito il 1922. Nel 1954 passò al figlio Vito (1924†1996), che dovette chiuderlo nel 1994 perché i rumori delle macine disturbavano i l “André la rosse” vicinato. - quello di donna Elisa Roberto, moglie di Andrea Capozzi, tra le vie Bellomo e Capozzi. Il trappeto passò poi ai figli avvocato Paolo, Michele e Ciccio. - quello di Paolo Lozupone (mèste Pole), sito in Largo Marconi, dietro l’ex campo di pallone, attualmente villa comunale. Mèste Pole, come tutta la famiglia, era costruttore e per arrotondare gli introiti decise di aprire il trappeto. Nella foto Andrea Cimmarusti nipote di “André la Rosse” mentre riempe “le fiscue” Pagina Page 15 15 TRADIZIONI Dalle olive, al trappeto, all’olio extra vergine Nel Regolamento della polizia urbana per gli abitanti di Valenzano del 1837, l’articolo 13 prescrive: è proibito ai proprietarii de’ trappeti non solo far gettare le morchie (scarto delle olive) dietro le muraglie, perché pregiudizievoli alla salute pubblica, dovendo esse venir trasportate alla distanza di un miglio (circa 1850 metri). Nel 1758 i consieri di trappeto Vito e Luca Caringella attestano che: “Dopo la raccolta, le olive devono essere messe in un vaso chiamato camino e devono essere governate. Se non si governano con piedi mattina e sera con la perizia dei consieri, vanno a perdersi con marcire. Detto governo porta seco molto tempo, secondo la quantità. Bisogna farle ben stagionare in detti camini almeno per tre mesi, altrimenti si perdono, marcirebbero e non frutterebbero olio, e detto olio sarebbe di pessima qualità”. Una volta tutti i lavori venivano eseguiti con animali, muli bendati, e con la forza manuale. Le olive pigiate si riducevano in poltiglia e la pasta presa dal cape chenzjire iniziava a farcire le fiscue realizzati in un primo momento in tessuti di capelli e poi con trecce di cocco utilizzando u cuenz. La pasta pressata diveniva sansa ed era destinata alla vendita; così pure quella parte dell’olio, misto all’acqua vegetale, dalla quale non potendo ricavare altro olio, veniva stivata ai “morchiai”. Con l’olio ricavato si riempivano gli otri realizzati con pelli di agnello, trasportati a spalla dai trappettari. Poi, con l’evoluzione tecnologica, si passò alla premitura idraulica. Con l’avvento della corrente elettrica, i trappeti si adeguarono ai tempi: scomparvero gli animali e le forze delle braccia furono sostituite da una pompa elettrico-idraulica che azionava le presse. L’intero processo si articola in diverse fasi. LA RACCOLTA La "brucatura" avviene a mano, la pratica migliore, anche se più onerosa. Le olive vengono raccolte a tempo ideale, a maturazione iniziale, per ottenere un olio "viride", ricco di antiossidanti naturali. Il frutto, sano ed integro, viene conferito giornalmente presso il frantoio per la più immediata molitura e spremitura a freddo. LA FRANGITURA ovvero MOLITURA Le olive, appena raccolte e conferite nel trappeto, vengono schiacciate e trasformate in pasta con pesanti ruote di pietra (molazze), come anticamente, a differenza della moderna tecnologia, così da mantenere inalterata la viscosità naturale dell'alimento. LA GRAMMOLATURA Ha il compito di amalgamare la pasta oleosa, rimescolarla e conferirle temperatura ideale per prepararla alla fase successiva di spremitura. I FISCOLI La pasta oleosa, a grammatura avvenuta, si distribuisce a strati su diaframmi circolari, chiamati fiscoli. Questi, sovrapposti l'uno all'altro, costituiscono la torre per la fase della pressatura. LA PRESSATURA Anticamente il torchio, nel nostro dialetto detto u m’line a m’lazze, veniva avvitato nella madrevite fissa per mezzo di una manovella azionata da uno o due manovali. Successivamente fu impiegato anche un argano (ruota con rullo in legno) per aumentare la pressione ed ottenere così una maggiore quantità di olio. Il trappeto, in epoca a noi vicina, continuò a coesistere con la macchina olearia a presse e con il frantoio azionato dalla forza idraulica. Da detto processo, a bassa pressione, si estrae il "Fiore di Frutto". Il liquido estratto, l'insieme di olio vergine di oliva ed acqua di vegetazione, necessita di separazione. Il liquido della torchiatura (olio frammisto a morchia) si faceva colare in un tino o vasca dove l'olio si separava dalle morchie e affiorava; a decantazione avvenuta veniva raccolto con un arnese simile a un grosso cucchiaio detto vol garmen te pi at to coppato (sprofondato). LA SEPARAZIONE Fase molto delicata e importante, la separazione praticata con taglio a mano, per affioramento naturale, è quella ideale, in quanto evita dannosi sbattiti all'olio, al fine di mantenere la viscosità naturale dell'alimento. La separazione viene fatta, con una serie di vasche a sifone, delle sanse dai nòccioli; la sansa (u nuzze), per il suo minore peso specifico, affiorava sul pelo dell'acqua mentre i nòccioli, più pesanti, si depositano nel fondo. Le sanse raccolte venivano di nuovo torchiate e davano un olio di qualità scadente detto per l'appunto "olio di sansa o lampante". Nasce in tal modo il "mosto" dell'olio "Extra Vergine di Oliva" - Fior di Frutto" LA STAGIONATURA L'olio mosto ricavato necessita di un primo stivaggio, per la decantazione e maturazione naturale. Lo stivaggio avviene in cisterne ricavate in roccia, sottoterra, onde consentire una lenta lievitazione-maturazione, a temperatura naturale costante, tenendo l'alimento lontano da fonti di aria, luce, calore. La decantazione avviene naturalmente e può essere prolungata a seconda delle necessità e delle caratteristiche del prodotto. Pagina16 16 Page SPIGOLANDO: Notizie da Valenzano IL VALENTINIANO PALLAVOLO Campionato di Serie C Femminile “LE VALENTINE” di VALENZANO La squadra ha centrato la promozione in seconda categoria dopo dieci anni La «Nuova Valenzano»: la squadra è pronta a onorare anche il campionato di II categoria dopo la promozione VALENZANO - Cresce l’entusiasmo intorno alla Nuova Valenzano, che nella scorsa stagione ha centrato l’obiettivo della II categoria dopo dieci lunghi anni di attesa. Un periodo in cui finalmente allo stadio comunale si è tornato a vedere il bel gioco ed un pubblico caloroso al seguito della squadra, anche in trasferta. E c’è pure chi comincia a respirare la magica atmosfera che alcuni lustri fa portò il calcio cittadino ai livelli della Promozione. In vista del più impegnativo campionato, che partirà il 12 settembre, è cominciata già d a alcuni gio r ni la preparazione del gruppo allenato dal mister Muzio Belfiore, che ha condotto i giovani calciatori valenzanesi alla serie superiore inanellando 19 vittorie su 25 gare disputate, grazie ad un attacco ed una difesa da record: ben 94 reti messe a segno contro 16 subite tra andata e ritorno. Anche quest’anno saranno Vito di Gravina e Lorenzo Castelletti il presidente ed il v i c e p r e s i d e n t e nell’organigramma della società, mentre si punta a rinforzare l’organico con almeno un paio di innesti. I dirigenti sportivi sono al lavoro per setacciare il mercato. Per il resto, la rosa degli atleti resta sostanzialmente confermata, perché si é rivelata competitiva anche per affrontare la serie superiore. Tra le file della Nuova Valenzano, infatti, si contano diversi gioielli che sono stati richiesti anche da formazioni che militano in Eccellenza e Promozione. Lo spirito con cui si affronta la prossima stagione è nelle p ar o le d ell’al le nato r e: «Quest’anno miriamo ad una salvezza senza affanni dichiara Belfiore - ma se dovesse venir fuori qualche opportunità in più non ci tireremo certo indietro». (Tonio De Nicolò, tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno) Le VALENTINE di Valenzano, dell’Associazione Sportiva Pallavolo(ASPAV), sono iscritte al campionato femminile di pallavolo di serie C, 2004-2005. La squadra, formata di ottime atlete locali, è fra le più forte del campionato. Ogni partita casalinga è seguita da molti tifosi entusiati che incoraggiano la squadra riempendo al massimo il palazzetto dello sport di Valenzano. Fra le atlete di spicco, la capitana Marianna Lorusso e Danila De Liso, inoltre fanno parte della squadra: Roberta Battaglia, Rosa Camarda, Rosy Ceci, Mary Francioso, Simona Marasco, Bruna Micelli, Angelica Tricarico, Ida Lioi, Stefania Nappi, Romy Greco. L’ASPAV oltre alla squadra femminile di serie C, dispone di altre formazioni giovanili: • 1ª divisione femminile, • squadra giovanile femminile (Baby Valentine) • squadra giovanile maschile (I Valentini). Per tutti coloro che desidererebbero informazioni aggiornate sulla squadra con tutti i risultati, informazioni varie della società, ecc., possono consultare la pagina web realizzata da Fabio Ferri al sito http://www.aspav.it/ ASPAV VALENZANO Presidente Giacomo Vitucci Vice Presidente Pasquale Lamanna Consiglieri Antonio Battaglia, Zella Rocco, Paolo Carone, Silvio De Frenza e Michele Iodice ASPAV News-Speaker Franco Mangano Marketing Agata Centonze Webmaster Fabio Ferri Staff Tecnico Allenatore 1ª squadra Francesco Marzocca Vice allenatore Michele D’Elia Allenatore 2ª divisione Giovanni Angiuli Vice Allenatore: Dario Ferri Istruttori settore giovanile Giovanni Angiuli, Francesco Marzocca, Roberta Battaglia, Dario Ferri, Fabio Ferri Medico sociale Michele De Frenza Fisioterapista: Michele Cafagna Storia Albo Società Anno 2001-2002 - Serie D Promosso in serie C 2002-2003 - Serie C 12 posto 2003-2004 - Serie C 4º posto in classifica Vincitrice Coppa Puglia 2004-2005 - Serie C IL VALENTINIANO SPIGOLANDO: Notizie da Valenzano Elezioni in Italia Si informa che, con Decreto del Presidente della Repubblica del 19 novembre 2004, pubblicato in G.U. Serie Generale n. 276 del 24 novembre 2004, sono stati convocati per domenica 23 gennaio 2005 i comizi per le elezioni suppletive del Senato della Repubblica nei collegi uninominali n. 8 della regione Veneto e n. 2 della regione Puglia. Le operazioni di votazione si svolgeranno domenica 23 gennaio 2005 dalle ore 8,00 alle ore 22,00 e lunedì 24 gennaio 2005 dalle ore 7,00 alle ore 15,00. I comuni e le zone che fanno parte dei collegi in cui si terrà questa consultazione sono i seguenti: COLLEGIO UNINOMINALE N. 2 REGIONE PUGLIA Alcune zone del Comune di Bari: CARBONARA – CEGLIE – LOSETO; PALESE – SANTO SPIRITO; SAN PAOLO – STANIC + 8 Comuni della Provincia di Bari: 1. BITONTO 2. BITRITTO 3. CAPURSO 4. MODUGNO 5. NOICATTARO 6. SANNICANDRO DI BARI 7. TRIGGIANO 8. VALENZANO Festeggiamenti in onore di SAN ROCCO Valenzano San Rocco 2004 Valenzano 16 agosto 2004, ferragosto. É stata una mia esperienza indimenticabile essere presente a Valenzano durante i tre giorni dei festeggiamenti in onore del Patrono San Rocco. Qualcosa che resterà per sempre nei miei ricordi e che difficilmente potrò dimenticare. Sono rimasto sorpreso da tanta affluenza di gente sia alla processione che nel paese. É una esperienza bellissima e consiglierei a tutti i miei coetanei residenti all’estero di essere presenti almeno una volta a questa tradizionale festa paesana che attira tanta gente sia dai paesi circostanti che valenzanesi residenti in tutti i continenti. Tutto mi è sembrato un sogno: l’illuminazione, i fuochi d’artificio, la marea di gente, i concerti musicali, la processione. Complimenti a tutti coloro che hanno contribuito all’organizzazione perfetta di questa memorabile giornata. Solo costatando dì persona posso essere fiero delle mie origini e di Valenzano che ha visto nascere i miei nonni e mio padre. Joseph Bellomo (19 anni - figlio di Franco e Anna Bellomo) Nasce il centro polifunzionale dedicato al gioco e alla cultura Valenzano - Un investimento di circa 700mila euro (a cura di Tonio De Nicolò, Gazz,Mezz.) Creare uno spazio di aggregazione e crescita culturale, in cui ospitare attività ludiche, cineforum, conferenze, biblioteca con annessa sala letture. Ma sono previste anche attività di carattere motorio e collegamenti multimediali. Con queste finalità sorgerà nel quartiere San Lorenzo un centro polifunzionale inserito in un'area a verde attrezzato che si estenderà per quasi tremila metri quadrati di proprietà del Comune, poiché proveniente da precedenti lottizzazioni. In base alle stime effettuate dall'ufficio tecnico comunale, l'investimento ammonterà, a base d'asta, a circa 700mila euro, e sarà finanziato con l'accensione di un mutuo presso la Cassa depositi e prestiti. Alla struttura si potrà accedere da via Martiri di Nassirya, nelle vicinanze della scuola materna che sarà costruita secondo le previsioni contenute nel piano triennale delle opere pubbliche elaborato dall'assessore Vitantonio Leuzzi. Il centro si articolerà in tre corpi di fabbrica distinti e collegati sul piano funzionale. Pagina Page1717 Due edifici laterali, nei quali si concentreranno le iniziative culturali ed una costruzione più piccola riservata ai servizi comuni, che sarà separata dal resto dell'infrastruttura attraverso superfici trasparenti. All'esterno, manti erbosi e ulivi di gran fusto, con pavimentazioni idonee ad accogliere attrezzature destinate ai più piccoli per i giochi all'aperto. Una volta realizzata l'opera, si studieranno le misure più opportune per farla funzionare coinvolgendo il territorio. «Dopo i giardini e le scuole realizzate nella zona ville in via Bari - osserva l'assessore Leuzzi - con questo intervento vogliamo dare ancor più attenzione alle periferie del paese, perché consentirà di offrire occasioni di aggregazione e socializzazione riqualificando al tempo stesso una zona del quartiere ora in stato di degrado, spesso piena di rifiuti e materiali inerti che persone poco civili gettano senza il rispetto di alcuna norma, con le ovvie conseguenze anche sul piano igienico e sanitario». CORTEO STORICO Pagina18 18 Page GALLERIA DI POETI …….dal libro di Vito De Girolamo “Un sogno finito” LA NOTTE NON FINISCE MAI Se fossi meno buono starei accanto al mio amore, ma solo la notte mi è amica. vedendomi capisco che neanche respirare mi riesce, ogni minuto chiudo gli occhi e mi innamoro ancora di lei. La notte non finisce mai, è bello poter parlare ancora di lei, ma il suo cuore elettrico, mi ha bruciato la vita. Ogni piccolo istante si accende di lei, lei che ha capito il suo ostacolo, ha bruciato l’amicizia del passato con il silenzio verso di me. Tel. (514) 270-8177 Fax: (514) 270-1328 Pat De Palo AL NOSTRO CARO NONNO FRANCESCO dai nipoti Angelo e Anthony e figlio Domenico Il tempo era ormai diventato breve ... ed ingiallivano sugli alberi le foglie ... il nostro nonno purtroppo non migliorava .. Un giorno quando il nostro papa` comincio` a pregare... io e mio fratello ANTHONY pensammo .... c'e` lassu` nel cielo blu ...un dottore che puo` aiutare il nostro nonno.... Perche` non chiediamo a lui ......... E cosi` fu` ........ quel giorno , papa` pregava intensamente a sperare ad una cura che non arrivava per il nostro nonno .. Ancora una volta il nostro papa` chiese al SIGNORE aiuto... Noi sentimmo la voce dell'altro nonno ........nonno DOC.. ma solo nel regno di DIO che FRANCESCO guarira' e stara` bene .. e fra poco lo domandero` a lui ' . Con il permesso di DIO, nonno DOC disse al nostro nonno ... IL VALENTINIANO Egregio signor FRANCO BELLOMO, vi mando la lettera che ho scritto per il mio papa'. Questa lettera intitolata "AL NOSTRO CARO NONNO" esprime una volonta` virtuale da parte dei miei figlioletti ANGELO ed ANTHONY (i due gemelli hanno meno di sette mesi) nei confronti del nonno FRANCESCO. Domenico Cimmarrusti "sciamanin .... Ti curic jei .... Nan ti si preoccupa’, Frangisc”. Il nostro nonno rispose " be, ci na na ma sci, sciamanin, Cenan ma sci, na ne sim scienn ...” Abbiamo visto il nostro nonno DOC, GUERINO, camminare mano a mano con il nonno FRANCESCO a portarlo al regno di DIO ...... Sara` lui il dottore che guarira` e fara` star bene il nostro caro nonno FRANCESCO ...... Che grande gioia sapere cio` !!!!!!!!!!. Quindi carissima nonna, non e` tempo di piangere piu` perche` il nostro caro nonno sta` alla mensa di DIO , nonno DOC, i suoi fratelli e tutti i santi ........ ANGELO ed ANTHONY ( con l'aiuto del nostro papa` DOMENIC ) IL VALENTINIANO …..dal libro di Giuseppe Angiuli “A la scole du Pietterusse” U MUNNE DE MO’ U munne de mò nann’è come a cudde d’apprime acquanne la fame fascève sfennà u veddiche mò sta l’amare il secco il ginsècche u cinarr e u ramazzotte il punde e mèzze e u doppio kiummell, l’aperitive e u digestive mò se mange sère e matine ma siende a mmè ière megghje u tiembe andiche acquanne se mangiave u ppane che le fiche ci se fasce la fettine ci se mange la patatine tutte canoscene la fondine e la banane stà sembe mmane corne e chiacune nan le canosce chiù nesciune ma ière mégghje u tiembe andiche acquanne se mangiave sarache e meddiche u munne de mò nann’è come a cudde d’ajiere acquanne a la matine se bevève u siere mò sta u cafè e u cappuccine la paste e la briosce u toste e la tartine u panine cu formaggine però ière megghjie u tiembe andiche acquanne se mangiave u pane che tutte la meddiche u tiembe de mò nann’è come a cudde d’ajiere acquanne avastave nu becchiere de miere Pagina Page19 19 GALLERIA DI POETI ma mò sta la libertà de mangià e d’arrebbà l’amare è libbre l’abborte pure de fadeià nesciune se cure o mare prime se scève vestute e mò se va tutte all’anute prime se merève jinde a la case mò se more jinde o spetale prime iende alla ville nan te petiève manghe vasà mò te puote pure streguà e le file? nutèlle e marmèllate mogghia a ddì nu sckaffe o na stambate puote fernèsce ngarciarate prime le ladre stevene iende e le crestiane stèvene da fore mò ié tutte a la vicevèrse e te siemde sémbe cchiù spèrse iere mégghje u tiembe andiche acquanne s’acchegghièvene le meddiche janze u sa c’è digghe? Ji digghe ca vène arrète u tiembe de la chepète. IL MONDO DI ADESSO Il nostro mondo / non è quello / di prima / quando la fame / faceva arretrare / l’ombellico // ora si mangia / sera e mattina // chi mangia / la fettina / chi mangia / le patatine / tutti conoscono / la fondina / e la banana / sta sempre in mano // carrube e fichi secchi / non li conosce / più nessuno // ma era il migliore / il tempo antico/ qundo si mangiava / arrighe e molliche // il mondo attuale / non è / come quello / di ieri / quando al mattino / si beveva il siero // adesso c’è il caffé ed il capuccino / la pasta e la brioches / il toast e la tartina / il panino con il formaggio // però / era migliore / il tempo antico / quando / si mangiava il pane / con la mollica // il tempo attuale / non è / come quello di ieri / quando bastava / un bicchiere di vino // adesso / c’è l’amaro / il secco e il ginseng / il cinar ed il ramazzotti / il punt e mes / e il doppio Kummel / l’aperitivo ed il digestivo // ma ascolta me / era migliore / il tempo antico / quando / si mangiava / il pane con i fichi // ma adesso c’è la libertà / di mangiare e di rubare // l’amore è libero / l’aborto pure / di lavorare / nessuno si cura // al mare / prima si andava vestiti / ora si va / tutti nudi // prima si moriva / dentro le case / adesso si muore / dentro l’ospedale // prima / dentro la villa / non ti potevi neppure baciare / adesso ti puoi / anche strofinare // ed i figli? / nutella e marmellata / non sia mai / uno schiaffo o un calcio / puoi finire / carcerato // prima / i ladri stavano in galera /e la gente per bene / stava fuori // adesso è tutto / all’inverso / e ti senti / sempre / più perso // era migliore / il tempo antico / quando / si raccoglievano / le molliche // anzi / sai che dico? // io dico / che viene di nuovo / il tempo del pesto di carrube. …….dal libro di Giuseppe Lonigro “E la vite continue…” CAR’ valzane Tu si bell', car' Valzan' chiss'uldm'ann' a osp'tat' tand a cristian' gend' bon' e gend' brutt' però l'important' te l'à p'gghjiat' tutt' tu p' mè, si u megghje pajis ca esist' e ji vogghji, speriam' a Crist' ca d'vji'nd chiù bell angor tand da d'v'ndà u pajis' du amor. Tu si bell' car Valzan', mo ch' tutt' chidd' lusc' t'vit' da 100 migghji' l'ndan', a Sand' Rocc' n'g fasc' ogniè iann' chedda bella fest' addacc'ssì, n' tèn' semb' l'ndan dalla pest'. O Vènèrdì Sand', fasc' chedda sort d' br'g'ssion' ca na la fasc'n' nè a Tr'ggian', nè a Capurs' e mangh' a M'ndron', oh 1º novèmbr' fasc' chedda fèr' ca jiè l'invidji d' tutt' quand' nald'è picch' a va d'v'ndà com' a la Fèr' du Levand'. Nann' parlam' du m'rcat' du Vènèrdì l' cr'stiàn' la tir'n ch'l'zac chedda dji', ci accatt' la tièdd', ci accatt' la cammis', ma stonn' chidd' ca jièss'n' p' v'dè stu bell' pajis, s'è fatt' nu camb sportiv' ca par' u stadji' d' Bar' ch' la pist', la grad'nét', e pur' le far'. Jind' a 10 ann', s'vonn' fatt' cos' da pazz', vill' appartamjind' e palazz' tutt' cos' ca l'ald pajis, s' lonna s'nnà, p`rcè mo Valzan` jiè com` a na città. Però ta jià disc' schitt' nu d'fett' na `ng' stà nu bell' gab'nétt' e c' nu frastjir' vol' piscià se vold' e s'aggir' e na sap' comm à va fà. Caro Valenzano Tu sei bello, caro Valenzano, / questi ultimi anni / hai ospitato tanti cristiani / gente buona e gente cattiva / però l’importante / te l’hai presi tutti / tu per me, sei il miglior / paese che esiste / ed io voglio, speriamo al Cristo / che diventi ancora più bello / tanto da diventar / il paese dell’amore. Tu sei bello caro Valenzano / ora tutti quelli / luce ti vede / da cento miglia lontano / a San Rocco / ci fanno ogni anno / quella bella festa / così, ci tiene sempre / lontano dalla peste. Il Venerdì Santo, / si fa quella processione / che non la fanno / né a Triggiano, né a Capurso / e neanche a Montrone, / Il primo novembre fanno / quella fiera che è / l’invidia di tutti quanti, / un altro poco diventerà / come la Fiera del Levante. Non ne parliamo / del mercato del Venerdì / le persone la tirono con le zacche / quella giornata / chi compra il tegame / chi compra la camicia / ma stanno quelli che escono / per vedere questo bel paese / si è fatto un campo sportivo / che sembra lo stadio di Bari / con la pista e le gradinate, / ed anche le luci / dentro dieci anni, si son fatti / cose da pazzi, / ville, appartamenti e palazzi / tutte cose che gli altri paesi, / se lo devono sognare, / perché ora Valenzano / è come una città. Però ti devo dire / solo un difetto / non c’è un bello gabinetto / e se un forestiero vuole urinare / si volta e si gira / e non sa come deve fare. Page 20 AGENDA Riceviamo e pubblichiamo BUON COMPLEANNO ai membri dell’Associazione Valenzano di Montréal: Ottobre 6 – Angelina Scalia Rizzuto 10 – Michele Scalera 10 – Filippo Tangorra 12 – Franco Bellomo 17 – Michele Giannini 19 - Franca Primiani-Mancino 23 – Pat Pietrantonio 30 – Angela Leuzzi Morais Il 14 agosto 2004, a Montréal, si è celebrato il matrimonio di Domenica Schiralli (figlia di Maria Cuccumazzo, nativa di Valenzano e Alessandro Schiralli) e Paolo Manzo. Nella foto la coppia degli sposi con i genitori e la nonna Domenica Schiralli, giunta dall’Italia insieme alla figlia Maria. Auguri di felicità agli sposi da tutti i soci dell’Associazione Valenzano di Montréal. L’Associazione VALENZANO di Montréal ringrazia sentitamente Anthony DE PALMA e la compagnia MINERALS TECHNOLOGIES Inc. per il suo prezioso e generoso contributo, in onore di San Rocco. F r e d D e P a l ma , v i c e Presidente del Comitato Festivo “San Rocco” dell’Associazione Valenzano di Montréal in compagnia del figlio Anthony, devoti di San Rocco. Novembre 2 – Giuseppina Muggeo 9 – Anna Calia 11 – Nick Berardi 12 – Franco De Palma 14 – Antonia De Bellis 15 – Franco Bellomo Jr. 16 – Maria De Palma 17 – Frank Grasso 19 – Alessandro Schiralli 20 - Anna Cozzolino 23 – Rocco Caringella 26 – Vito Schiralli 28 – Carlos Morais 28 – Maria Bruno Volpicella Dicembre 3 – Maria Pagnelli 4 – Giovanni Leuzzi 7 – Jeannine Caringella 8 – Vito Pagnelli 8 – Francesca Bellomo/Palermo 9 – Rosa Di Penna 18 – Anna Rita Pietrantonio 24 – Mark Donnici IL VALENTINIANO I migliori auguri di un Felice Anniversario di matrimonio ai coniugi: Marisa e Luca Berardi 12 anni – 3 ottobre 1992 Lina e Franco Del Duca 33 anni – 4 ottobre 1971 Anna e Vito Guerra 43 anni - 7 ottobre 1961 Angie e Carlos Morais 10 anni – 8 ottobre 1994 Irene e Giuseppe Panarelli 54 anni – 21 ottobre 1950 Grace Nicola e Antonio Bellomo 10 anni – 22 ottobre 1994 Antonietta e Vincenzo Lonigro 42 anni – 27 ottobre 1962 Sofia e Giovanni Simboli 38 anni – 28 ottobre 1966 Elisa e Franco Partipilo 37 anni – 2 dicembre 1967 Carmela e Pasquale De Palo 33 anni – 4 dicembre 1971 Rosa e Filippo Tangorra 45 anni – 12 dicembre 1959 Angela e Michele Scalera 52 anni – 17 dicembre 1952 Lina e Marcel Brossard 39 anni - 19 dicembre 1965 IL VALENTINIANO appartiene a noi tutti valenzanesi 7677 Montbrun - St. Léonard (Québec) H1S 2k3 - CANADA Tel. 514-376-4622 N e w E m a i l: [email protected] La pagina web www.il-valentiniano.com A Montréal il 9 ottobre 2004 si è celebrato il matrimonio di Angela De Palma (figlia di Antonio e Maria De Palma) e Roberto Mastrangelo. Auguri di felicità agli sposi da tutti i parenti e amici e da tutti i soci dell’Associazione Valenzano di Montréal. a cura di Michele PARTIPILO E-mail: [email protected] http://www.il-valentiniano.com Ponte d’unione dei valenzanesi nel mondo