SOMMARIO Nasce a Montréal la

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SOMMARIO Nasce a Montréal la
Anno 8 – n. 36
Bollettino trimestrale d’informazione dell’Associazione Valenzano – Montréal (Canada) - Lug. - Set. 2004
Lo storico ci illumina il passato
Franco Bellomo
Non ricordo di aver sentito parlare della storia del
mio paese, quando frequentavo le elementari. Per
me la storia era soprattutto la storia dell’Italia,
quella che mi insegnavano a scuola. Solo più
tardi realizzai che non è così e capii che anche i
paesi più piccoli, come Valenzano, hanno una
storia.
Una storia testimoniata ancora oggi dalle chiese,
dai castelli e dalle abitazioni; e dai nomi delle
strade e delle contrade.
Ma tutto ciò non è sufficiente per una
ricostruzione del passato: occorre ricercare
documenti manoscritti e testimonianze lasciate da
scrittori vissuti nei secoli scorsi.
I documenti più antichi sono conservati negli
archivi delle chiese, negli atti notarili e negli
archivi comunali.
Per la storia della popolazione sono fondamentali
i registri che le parrocchie furono obbligate a
tenere dopo il Concilio di Trento (1548-1563):
libri dei battezzati, dei cresimati, dei matrimoni e
dei morti, stati delle anime.
Per la storia sociale ed economica la fonte più
ricca è costituita dagli atti notarili che la gente
stipulava per matrimoni, passaggi di proprietà,
testamenti, liti ecc.; essi sono conservati presso
gli archivi di Stato che si trovano in ogni
provincia.
Con il governo francese in Italia meridionale
(1806-1815) furono riorganizzati gli uffici
comunali esistenti e furono istituiti l’anagrafe e lo
stato civile. Cominciò così un vero e proprio
monitoraggio della vita della comunità, attestato
da una ricca documentazione.
Altra miniera di notizie è contenuta nel grande
archivio di Stato di Napoli; essendo stata Napoli
la capitale del Regno dal 1282 al 1860 e sede dei
tribunali, il suo archivio conserva documenti di
grande importanza per la storia di città e paesi
meridionali.
Tutte queste fonti sono state solo in minima parte
sfruttate dai primi storici di Valenzano, il
sacerdote don Vincenzo D’Aloja (1743†1824) e il
prof. Vito Caringella (1925†1993); essi, infatti,
hanno ricercato soprattutto quanto era stato scritto
prima di loro da altri storici. (Cont. pag. 2)
Nasce a Montréal la
Confederazione dei pugliesi
del Nord America.
Montréal 2004
Festeggiamenti in onore
di San Rocco
Il 25 settembre 2004 resterà nei libri di
storia per l’associazionismo pugliese nel
mondo. A Montréal, infatti, durante il
Primo Congresso dei pugliesi del NordAmerica nasce la Confederazione delle
Federazioni e Associazioni pugliesi del
Nord-America (Stati Uniti e Canada). Dei
settanta presidenti di associazioni
partecipanti ben tre rappresentanti erano
nativi di Valenzano (pag. 6 e 7).
Processione della statua di San Rocco,
portata a spalla, per le vie di Saint
Roch de l’Achigan (30 km. da Montréal) (pag. 5)
Tradizioni
IL TRAPPETO
STORIA di VALENZANO
di Leonardo Pietricola
La chiesa di
Valenzano nell’800
(pag. 12-13)
Anche a Valenzano per secoli il
trappeto, dove si macinavano le olive,
è stato uno stabilimento fondamentale
per l’alimentazione, oltre che fonte di
lavoro per tanta gente. (pag. 14-15)
SOMMARIO
1
Editoriale
2–3 Notiziario
4–7 Avvenimenti: La rrobbe de zizì, festeggiamenti
San Rocco 2004, Primo Congresso dei pugliesi del
Nord America
8-9 Attualità: I pini di Largo Plebiscito
10- Punto e virgola: Francesco Cimmarrusti
11– Libri: Parle come t’é fatte
mamete di Giuseppe Angiuli
12–13 Storia di Valenzano di
Leonardo Pietricola
14–15 Tradizioni: Il trappeto
16–17 Spigolando: Notizie da
Valenzano
18–19 Galleria di poeti: G. Angiuli
– V. De Girolamo – G. Lonigro
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IL VALENTINIANO
NOTIZIARIO
Lo storico ci illumina il passato
Un canto per l’emigrazione pugliese
(cont. dalla prima pagina)
Da alcuni anni il dott. Leonardo
Pietricola, dirigente bibliotecario
dell’Università degli Studi di Bari in
pensione, va conducendo una
sistematica esplorazione dei documenti
che possano servire ad una ricostruzione
della storia del nostro paese.
Frutto delle sue lunghe e faticose
ricerche sono le pagine di storia
pubblicate in questo bollettino, dal 1999
ad oggi.
Gli storici valenzanesi, i D’Aloja, i
Caringella e i Pietricola, ed altri,
innamorati della loro terra e delle loro
origini, grazie alla loro passione per la
ricerca e per gli studi, contribuiscono a
farci conoscere la storia del nostro
paese.
Noi, amanti della nostra terra d’origine,
siamo fieri e grati a questi storici che
sacrificando giornate mesi ed anni, e
senza alcun compenso, illuminando il
passato storico, ci arricchiscono di
conoscenze e di cultura.
Essi, scoprendo e raccontandoci la
storia dei nostri nonni, costruiscono
quella “memoria storica” che è alla base
della nostra identità d’origine.
"Civis Americans Sum"
Il Consiglio Generale
dei Pugliesi nel Mondo,
riunitosi a Bari il 25 e 26 giugno scorso,
ascoltato con profonda emozione il canto
"Civis Americans Sum", composta dal
maestro Felice Iafisco dell'I.I.S. "E.
Pestalozzi" di S. Severo sui versi di
Joseph Tusiani, considerato che tali versi
raccontano in maniera toccante l'epopea
dolorosa e gloriosa dei nostri emigranti,
auspica che esso diventi il canto
dell'emigrazione pugliese nel mondo e dà
mandato all'Ufficio di produrre e inviare
copia dello stesso a tutte le Associazioni
e Federazioni iscritte all’Albo della
Regione Puglia.
“CIVIS AMERICANUS SUM”
La poesia Civis Americanus sum (Sono
un cittadino americano), tratta dalla
produzione inglese di Joseph Tusiani
“Poesia e tradizione. Scelta
antologica”, fa parte del Song of
Bicentennial (Carme del bicentenario),
scritto per i duecento anni degli Stati
Uniti (1776-1976).
Civis America Sum.
Ho giurato fedeltà
alla bandiera di Cinquanta Stelle:
Evviva l’America! L’America evviva!
Ora appartengo alla terra le cui ferite
creano un’alba ed un epico canto
che né silenzio né tempo potranno affievolire.
Ora, ora soltanto per ogni ingiustizia subita
finalmente scopro la mia identità:
sono la enorme folla italiana.
Sono il presente perché sono il passato
di quanti per il loro futuro sono giunti,
umili ed innocenti eppure scacciati.
Io sono il giorno del loro giorno eterno,
il sogno sognato in miniere senza luce;
io sono il loro buio e il loro raggio supremo,
il loro silenzio e la lor voce: parlo e scrivo
perché loro sognano ch’io scrivessi e parlassi
della lor morte in nessun registro notata.
O gloria! Sono il pane ch’essi vennero a cercare,
il tralcio piantato per la loro unica estasi,
il loro più solenne picco duraturo.
A questa mia vita ho fatto ampio largo la lor
morte.
“NO”
del governo canadese all’ingresso di
Rai International in Canada
La comunità italiana del Canada si sente
tradita dall’ingiusto verdetto emesso dalla
CRTC e mette in dubbio la parola di quel
folto gruppo degli uomini politici che prima
delle elezioni avevano solennemente
promesso che avrebbero fatto di tutto per far
approvare la licenza della venuta di Rai
International in Canada.
Subito dopo il verdetto, il Primo Ministro
del Canada Paul Martin ha chiesto al
Ministro del Patrimonio Canadese, Liza
Frulla, di rivedere la procedura.
Gli italiani e italo canadesi si sentono
maltrattati, discriminati, traditi e derisi dalla
tanto attesa decisione della CRTC, l’ente
canadese preposto a dare i permessi per la
diffusione di programmi radiotelevisivi, che
ha detto « No » alla richiesta di Rai
International per diffondere i suoi
programmi in Canada, a beneficio della
Comunità Italiana di questo paese, così
come divulgato in tutte le altre nazioni del mondo. Il
verdetto negativo della CRTC ha dell’incredibile
perché è basato su un assurdo e sorpassato
regolamento vecchio di oltre 20 anni e su delle
erronee valutazioni.
Viviamo in tempi di globalizzazione. I nuovi
ritrovati tecnici e scientifici ci hanno permesso di
abbattere le frontiere commerciali, economiche,
industriali e culturali che separavano i vari stati. Il
processo di mondializzazione delle informazioni ha
accorciato le distanze dei rapporti tra i popoli. Basta
dare uno sguardo all’Europa dove ben 25 paesi di
etnie e lingue diverse hanno abbattuto le loro
frontiere per avviarsi a diventare una unica
comunità che vuol vivere in libertà e migliorare il
tenore di vita dei popoli.
Ma andiamo a vedere quali sono le ragioni per cui ci
è stato negato il diritto di avere in Canada Rai
Internastional. A questo proposito occorre dire che
queste delibere non riguardano soltanto Rai
International ma anche altre stazioni radiotelevisive.
Le autorizzazioni rifiutate dalla CRTC sono le
seguenti: Azteca 13 International (spagnola );
GOL TV (calcio spagnolo-inglese); LBC America
(lingua araba) TV Chile (spagnola); TVE
International (spagnola); Rai International
(programmi in lingua italiana).
Dal regolamento della CRTC risulta che una
stazione televisiva che trasmette in una terza
lingua (come è il caso di Rai International ) non
può far concorrenza ad un altro programma sia se
trasmette 24 ore al giorno o parzialmente soltanto
alcune ore nella stessa lingua già operante in
Canada.
In appoggio a Rai International la CRTC ha
ricevuto 355 lettere di enti, associazioni e privati,
insieme ad una petizione di oltre 100 mila firme di
italo-canadesi; il pieno appoggio del Congresso
Nazionale degli Italo-Canadesi e
dell’Associazione Scrittori Italo-Canadesi. Da
aggiungere l’appoggio unanime dei deputati
dell’Assemblea Nazionale del Quebec.
In appoggio alla richiesta di Telelatino la CRTC
ha ricevuto 235 lettere di privati e enti comunitari
che esprimono argomenti contrari alla venuta di
Rai International e Telelatino fa rimarcare che se
Rai International mette piede in Canada ella
conoscerà una considerevole erosione delle sue
rivenute per la concorrenza che essa le farà.
IL VALENTINIANO
La comunità italiana in Canada verso una nuova conquista
Forse riaperti i termini per il
riacquisto della cittadinanza italiana
Da alcuni anni a questa parte, la
maggior parte dei politici italiani
che si recano all'estero, si
interessano sempre di più alle
questioni delle comunità italiane
nel mondo, forse perchè motivati
dal voto che presto interesserà,
per la seconda volta, anche gli
italiani all'estero o perchè si sono
accorti che il sistema Italia, visto
da fuori, fa qualche grinza. Una
cosa è certa però, ed è che, alcuni
di loro, hanno sfatato il luogo
comune secondo cui i politici
italiani si recavano all'estero solo
per fare turismo. Gennaio 2004- Il
Senatore Nicodemo
Filippelli, rientrato in
Italia, dopo essere stato
in visita a Montreal,
dove ha avuto modo di
incontrare numerosi
rappresentanti della
Comunità italiana, ha
presentato in Senato un
disegno di legge per la
riapertura dei termini per
il riacquisto della cittadinanza
italiana e scrive: "A fronte di
numerose richieste concernenti la
questione del riacquisto della
cittadinanza italiana, che ci sono
giunte dalle comunità degli
italiani residenti all'estero, il
firmatario del presente disegno di
legge propone di riaprire i termini
di cui all'articolo 17 della legge 5
febbraio 1992, n. 91, recante
nuove norme sulla cittadinanza,
scaduti il 31 dicembre 1997, sino
al 31 dicembre 2006, al fine di
permettere ad altri 'italiani'
residenti all'estero di presentare
alle rappresentanze diplomatiche
la documentazione necessaria
all'istruttoria". In quel periodo
ricordo infatti che i consolati
furono letteralmente presi
d'assalto, come quello di
Montréal, dove, in pieno
dicembre 1997, con dieci
centimetri di ghiaccio per terra,
oltre trecento persone, in religioso
silenzio, attendevano dalle 6 di
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NOTIZIARIO
mattina, fuori dal Consolato,
infreddolite da una temperatura di
-20 gradi, l'apertura degli uffici,
per poi sentirsi dire, da un
impiegato di carriera: "di cosa vi
lamentate, ringraziate Dio che ve
la diamo". Sono momenti che
hanno marcato la storia della
Comunità italiana di Montréal. Il
Console Generale di allora non
informava adeguatamente la
comunità italiana, se non
annunciare alla Radio gli ultimi
giorni che bastava presentare le
domande, anche prive di
documentazione, purchè entro il
termine del 31 dicembre
1997. Domande che
venivano rifiutate,
perchè il certificato di
nascita era stato
rilasciato dal Comune
italiano da più di sei
mesi. I Consolati non
erano in grado di
fronteggiare una simile
richiesta, il più delle
volte, per la scarsità di personale.
E quanti altri casi si potrebbero
raccontare in giro per il mondo.
Un giornalista scrisse su un
giornale locale che gli italiani si
preparavano a lasciare il Quebec,
in caso questi si volesse separare
dal Canada. Era poco prima il
referendum per la separazione del
1995. Un altro giornalista di
origini italiane, anche egli in fila
per riacquistare la cittadinanza
scrisse "ogni salmone la sua
riviera". Novembre 2004 Riporto la presentazione del
disegno di legge: "Onorevoli
Senatori - A seguito di un
sopralluogo che una delegazione
della 1^ Commissione del Senato
ha svolto in Canada e negli Stati
Uniti d'America, nell'ambito di
un'indagine conoscitiva circa lo
svolgimento delle elezioni nella
circoscrizione Estero, sono state
riscontrate numerose richieste.
Giovanni Rapanà
Losaspapevate
..........
e ..............
evate cchhe
Lo
Ai viaggiatori in arrivo in
Italia da un Paese che non fa
parte dell'Unione Europea è
concessa un'esenzione dai
diritti doganali per gli oggetti
e i generi di consumo nel
proprio bagaglio personale,
può portare con sé, nel
bagaglio personale ed in
esenzione dai diritti doganali,
acquisti
di
valore
complessivo non superiore a
€ 175 purché si tratti di
importazioni
prive
di
carattere commerciale. Tale
valore si riduce a € 90 per i
minori di 15 anni. Nel valore
complessivo di € 175 non
deve essere considerato il
valore dei generi indicati
nella tabella che segue,
limitatamente ai quantitativi
previsti dalla stessa.
Informazioni necessarie per
lo sdoganamento dei beni
che più frequentemente i
viaggiatori
portano
al
seguito nei loro viaggi
internazionali.
Quantitativi ammessi per
acquisti effettuati all’esterno
dell’Unione Europea
Prodotti del tabacco:
Sigarette 200 pezzi
oppure
Sigaretti (massimo 3 g.
ciascuno) 100 pezzi
oppure
Sigari 50 pezzi
oppure
Tabacco da fumo 250 gr.
Bevande alcoliche:
Bevande distillate e bevande
alcoliche, aventi titolo
alcolometrico superiore a
22% vol., alcole etilico
non denaturato di 80% vol. o
più 1 litro
Disposizioni valutarie:
L'importazione e/o
l'esportazione di valuta
o altri titoli e valori
mobiliari al seguito è libera fino
ad un valore di Euro 12.500,00.
Oltre questo importo è
necessario compilare un
formulario da depositare in
Dogana al momento dell'entrata
o uscita dal territorio doganale.
La mancata dichiarazione
costituisce violazione della
normativa valutaria. È previsto,
pertanto, il sequestro, nel limite
del 40%, dell’importo in
eccedenza il valore di €
12.500,00. L’importo
sequestrato sarà restituito solo
al pagamento della sanzione
fissata dall’Ufficio italiano dei
cambi.
Quando rientrero' dal mio
viaggio in Italia ho restrizioni
doganali sugli oggetti e i generi
di consumo personali nel mio
bagaglio?
Per i viaggiatori non e' previsto
alcuni limite di valore per gli
oggetti e i generi di consumo
esportati dall'Italia, possono
però esservi disposizioni
limitative stabilite dai paesi di
destinazione. Secondo la legge
italiana, basata sulle
disposizioni normative
comunitarie, i viaggiatori
residenti o domiciliati fuori
dell'Unione europea possono
acquistare in Italia beni
destinati all'uso personale o
familiare senza pagamento
dell'imposta sul valore aggiunto
(IVA). Questa agevolazione che non si estende anche alle
prestazioni di servizio ricevute
(quelle, ad esempio, rese da
alberghi, ristoranti, taxi,
agenzie, ecc) - costituisce un
sicuro vantaggio per i viaggiatori stranieri: ciò significa,
infatti, che può essere
risparmiato da un minimo del
4% ad un massimo del 20%
rispetto al prezzo d’acquisto.
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AVVENIMENTI
A Montréal, successo della commedia teatrale in dialetto pugliese
IL VALENTINIANO
Applausi e “standing ovation”
“LA RROBBE DE ZIZI”
In Canada, nelle città
di Montréal e Toronto
saranno ancora molti
co lo r o
che
co nti nu er an no
a
raccontarsi
la
commedia “La rrobbe
de zizì” portata sin
laggiù dalla Compagnia "Attori per
caso" di Bitonto, Palo
del Colle e di Grumo Appula.
Un successo senza precedenti; gli italiani
e gli italo-canadesi di origine pugliese che
vivono da anni in Canada hanno infatti
ritrovato, nelle scene di questa commedia,
il loro passato attraverso il linguaggio
dialettale, che più del linguaggio corrente,
conferisce ai fatti e agli avvenimenti la
realtà più vera, sino a far rivivere ciò che
avevano dimenticato. Nelle frasi
dialettali, e nei loro suoni, emerge la
musica del cortile e del focolare, della
strada e del paese, e di quei sogni che ci
trasciniamo dietro, da sempre: “i valori
della nostra cultura”.
Se grande è stato l’entusiasmo degli
spettatori italocanadesi e pugliesi
canadesi nel riascoltare il "linguaggio"
della loro terra, altrettanto grande è stata
l’emozione degli “Attori per caso” interpreti della commedia in tournée per la
prima volta all’estero e che hanno
riscosso un successo superiore ad ogni
aspettativa, facendo registrare il tutto
esaurito, a Montréal, nella serata programmata del 20 luglio 2004, tanto che
gli organizzatori sono stati costretti a
ripresentare la commedia il giorno dopo
per cercare di soddisfare tutte le richieste
della comunità italiana e pugliese di Montréal.
Complimenti alla Federazione Regione
Puglia di Montréal che con le 16
associazioni pugliesi affiliate ha
presentato per la prima volta a Montréal
una commedia teatrale, in due atti, in
dialetto pugliese “LA RROBBE DE
ZIZI’’ (L’eredità dello zio) e complimenti
a Vito Stallone, validissimo
organizzatore, che si è prodigato al
massimo per portare all’estero un
delizioso spaccato della Puglia.
L’obbiettivo
principale del gruppo
teatrale è quello di
presentare la cultura,
gli usi e i costumi, il
folclore e la lingua
della nostra terra
mediante
la
rappresentazione
teatrale di questa
commedia ai pugliesi
residenti in Canada. Con la messa in scena di
un momento di vita di tutti i giorni, il gruppo
vuole mantenere vivo in loro il ricordo della
nostra terra offrendo loro emozioni, calore
umano, divertimento e solidarietà.
La commedia opera prima di Agostino Galati,
nativo di Bitonto, si ispira alle opere
immortali di Peppino De Filippo e di Totò. É
la storia di una famiglia umile e povera che
spera di ereditare “la rrobbe de zizì” dello zio
d’America.
Gli interpreti, che, tengo a precisare, non sono
attori professionisti ma attori per caso, proprio
come si sono definiti, persone comuni che
hanno voluto gratuitamente cementarsi nella
difficile arte della recitazione, con lo scopo di
divertirsi anch’essi così come hanno fatto
divertire il pubblico presente. La messa in
scena in un puro dialetto pugliese, soprattutto
barese, ha la pretesa, sia pur modesta, di
recuperare la memoria del passato e di far
conoscere le condizioni e le situazioni sociali
in cui ancora oggi si famiglie povere. I
personaggi con i rispettivi interpreti sono stati:
Pasquale (Michele Barone), Rosine (Angela
Bufano), ze Venginze (Vito Stallone), u nonne
(Vito Stallone), Mary (Raffaella Moretti),
Tonine (Francesco Di Santo), Annine (Titina
Rosiello), il medico (Angelo Farella) e don
Nicola (Angelo Farella).
Il pubblico ha risposto in maniera
sorprendente, applaudendo ad ogni battuta
comica ed apprezzando la trama e
l’interpretazione dei vari personaggi. Al
termine vi è stata un'ovazione, “standing
ovation”.
Complimenti ed elogi a tutti gli attori che sono
stati bravissimi. Un grazie a tutti coloro che
hanno voluto assistere allo spettacolo e che
con la loro presenza hanno contribuito al
successo delle due serate.
I protagonisti della commedia teatrale ricevono applausi e
complimenti per l’ottima “performance”
Il gruppo teatrale in compagnia degli organizzatori della
presentazione Franco Bellomo e Rocco Mattiace
Gli attori principali della commedia “La rrobbe de zizì”
Aeroporto di Montréal: il gruppo teatrale in partenza per
Toronto
IL VALENTINIANO
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AVVENIMENTI
4
SAN ROCCO 200
Montréal
Anche quest’anno i festeggiamenti in
onore di San Rocco, organizzati
dall’Associazione Valenzano di
Montréal, si sono svolti domenica 15
agosto, presso la località di St-Roch de
l’Achigan, a pochi chilometri da
Montréal, in una bella giornata estiva.
É un appuntamento tradizionale, per
tutti i valenzanesi e pugliesi residenti in
questa regione del Canada, Québec per
rivedersi, riunirsi e festeggiare insieme
il Santo Patrono.
Molti i fedeli che hanno assistito alla messa solenne
celebrata, in francese ed in italiano, dal parroco padre
Bruno Breault e onorati, come di consueto, dalla presenza
del sindaco di St-Roch Marcel Lescarbeault. Presente la
corale locale che ha magnificamente interpretato vari canti
sacri.
Durante la processione per le vie del paese, la statua è stata
portata a spalla da alcuni devoti, accompagnati dalla banda
di Montréal con canzoni sacre dando un folklore particolare
alla festa.
Il pomeriggio è stato allietato dal cantante "Minguccio u
valzanese" (Domenico Pietrantonio), che con le sue canzoni
e il suo buon umore ha dato un’atmosfera ancora più
gioiosa.
Tra le attività sportive, oltre al tiro della fune, e la corsa nei
sacchi, c’è stato il torneo di scopa che ha visto la
partecipazione di ben ventiquattro coppie, e per la prima
volta nella storia di tale torneo è risultata vincitrice una
coppia femminile: Angela Miolli e Sabina Taccogna,
residente a Toronto.
Come di consueto, a tutti i presenti è stato offerto gratuitamente lo squisito e saporito granturco locale.
Tra i vari premi sorteggiati, una televisione, una bicicletta,
un fornello a gas ed un biglietto per l’Italia.
Complimenti a tutto il comitato dell'Associazione
Valenzano di Montréal che ha saputo perfettamente e
minuziosamente organizzare un programma pieno di
attività.
Bravi! e...... Arrivederci all’anno prossimo.
Momenti più simbolici dei
festeggiamenti in onore di San
Rocco nella località di St. Roch de
l’Achigan a pochi km da
Montréal.
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AVVENIMENTI
Nasce a Montréal la Confederazion
IL VALENTINIANO
e dei pugliesi del Nord America.
“Le luci della Puglia
ica"
si accendono in tutto il Nord Amer
Il 25 settembre 2004 rimarrà una data storica
per tutti i pugliesi del Nord America.
Si è svolto infatti a Montréal, il Primo
Congresso delle Federazioni ed Associazioni
pugliesi del Nord America, che ha dato vita alla
Confederazione Pugliesi del Nord America.
Alla presenza del console reggente italiano di
Montréal, dott.ssa Laura Aghilarre, del deputato
provinciale Tony Tomassi, del presidente del
Comites di Montréal Giovanna Giordano, dei
presidenti delle cinque Federazioni del Nord
America, dei membri del Consiglio Generale dei
Pugliesi nel Mondo, e con la partecipazione di
70 delegati, in rappresentanza di 30 sodalizi
pugliesi del Canada e di 30 degli Stati Uniti, si è
data vita ad una intensa giornata di studio e di
confronto con l’obiettivo di poter costruire "Un
ponte di collegamento tra le associazioni
pugliesi in Nord-America e la Regione Puglia".
Molte sono state le proposte e idee scaturite per
affrontare la sfida della mondializzazione.
Il Congresso si è aperto con il saluto ai presenti
ed il benvenuto a tutti i Delegati da parte di
Franco Bellomo, membro del Consiglio
Generale dei Pugliesi nel Mondo, presidente ad
interim e responsabile dell’organizzazione della
giornata.
Hanno, quindi, portato il loro saluto i Presidenti
delle Federazioni : Rocco Mattiace (Federazione
Regione Puglia di Montréal-Québec), John
Mustaro (United Pugliesi Federation of the
Metropolitan Area New York), Sal Scardigno
(Federazione Pugliesi del New Jersey), Pat
Capriati (Federazione Regione Puglia Chicago,
Illinois), Phil Zita (Federazione Pugliesi in
Ontario). Hanno inoltre preso la parola i membri
del Consiglio Generale dei Pugliesi nel Mondo:
Emilio Alusio (Toronto-Ont), Giovanni Rapanà
(Montréal-Qué) e Silvana Mangione (NY).
I presenti hanno vissuto un emozionante
momento di particolare orgoglio quando, nel suo
breve intervento, il Console Generale d’Italia a
Montréal, dott.ssa Aghilarre – che è oriunda
pugliese per discendenza dai nonni paterni – ha
testualmente detto: "Le luci della Puglia si
accendono in tutto il Nord America".
A coronare la riuscita del Congresso c’è stato
l’intervento del Presidente della Regione,
Raffaele Fitto, che tramite videoconferenza, ha
salutato i 70 delegati presenti. Nel suo discorso
ha dichiarato che "siamo in presenza di un
evento che possiamo ben definire storico" ed ha
affermato che “questa iniziativa riuscirà a
rafforzare i legami tra la Regione e le varie
associazioni”.
Ha quindi dato appuntamento a primavera a tutti i
presenti per la Iª Conferenza della Puglia nel
Mondo.
Si sono poi costituiti i seguenti gruppi di lavoro:
- Associazionismo pugliese
- Diritti Civili e partecipazione
- Promozione lingua e cultura
- Informazione e comunicazione
Le proposte scaturite dai gruppi di lavoro sono state
evidenziate in un documento finale, preparato e
presentato da Silvana Mangione, componente del
Consiglio Generale dei Pugliesi nel Mondo e del
Comitato di Presidenza del CGIE approvato
all’unanimità dai partecipanti al Congresso.
L’assemblea ha adottato a larghissima maggioranza
lo Statuto della Confederazione ed ha eletto il
primo Comitato Esecutivo, che rimarrà in carica per
due anni ed è composto da: Pat Capriati (Fed.
Chicago), Presidente; Rocco Mattiace (Fed.
Montréal), Vice Presidente; John Mustaro (Fed.
New York), Tesoriere. Phil Zita (Fed Ontario) è
stato nominato Segretario.
Il Board of Directors è formato dai componenti del
Consiglio Generale dei Pugliesi nel Mondo: Emilio
Alusio, Franco Bellomo, Silvana Mangione e
Giovanni Rapanà e dal presidente della Federazione
di NJ, Sal Scardigno, in aggiunta ai citati membri
del Comitato Esecutivo.
Il Congresso è stato un successo. I delegati
rientrano nelle varie città del Nord America più
consapevoli, più informati di quando sono giunti e
si sono impegnati a cogliere, nella misura del
possibile, qualsiasi occasione la vita offra per
continuare ad essere protagonisti della nostra
emigrazione, nelle collettività pugliesi e nella
società in cui viviamo. Nel cuore di tutti i delegati
resterà il ricordo indimenticabile di Montréal, la
città che ha dato inizio al grande movimento associativo della Confederazione pugliese, con una
organizzazione impeccabile, garante di un futuro di
pieno successo.
Il Congresso si è concluso con una riuscitissima
serata di gala in onore degli ospiti che ha avuto
luogo presso lo Chateau Princesse, dove, oltre
all’impeccabile servizio ed alla squisita cucina, i
presenti hanno potuto apprezzare l’esilarante
comicità e la bravura artistica del cantante
"Dominic Minguccio". La Federazione Puglia ha
voluto coronare il successo di tutta l’organizzazione
onorando con targhe ricordo i presidenti delle
cinque Federazioni, i membri del Consiglio
Generale dei Pugliesi nel Mondo e le autorità
presenti: Tony Tommasi, deputato provinciale,
Massimo Pacetti, deputato federale e Giovanna
Giordano, presidente del Comites di Montréal.
Montréal, 25 settembre 2004
Alcuni momenti più importanti del Iº Congresso delle
Associazioni e Federazioni dei pugliesi del Nord
America svoltosi con successo a Montréal.
IL VALENTINIANO
AVVENIMENTI
Al Primo Congresso delle Associazioni e Federazioni del Nord-America dei
settanta delegati presenti tre erano valenzanesi doc
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Le FEDERAZIONI
del Nord America presenti
Le luci Valenzanesi presenti al Congresso
Oltre settanta i delegati presenti al Primo
Congresso delle Associazioni e Federazioni
del Nord America, svoltosi a Montréal il 25
e 26 settembre scorso, tutti originari o di
discendenza pugliesi.
Tra loro onoravano i colori di Valenzano
ben tre rappresentanti:
•
F r a nc o B e l lo mo , p r e s id e n t e
Da sinistra Guglielmo Di Lorenzo, Franco Bellomo
dell’Associazione Valenzano di e Franco De Frenza
Montréal-Canada,
• Franco De Frenza, presidente Il Congresso si è concluso con una
dell’Associazione San Rocco di riuscitissima serata di gala in onore degli
ospiti organizzata dalla Federazione
Valenzano di Chicago-U.S.A
• Guglielmo Di Lorenzo vice presidente Puglia di Montréal. Alla serata ha
dell’Associazione Pugliese di p a r t e c i p a t o u n f o l t o g r u p p o
dell’Associazione Valenzano di Montréal
Vancouver-Canada.
Franco Bellomo (nato a Valenzano, “u (foto qui di seguito) che insieme ai
nipote de Ciccille Pantane” è in Canada presenti hanno potuto apprezzare oltre
dal 1974), conosciuto per il suo alla squisita cena, anche la divertente
comicità e la bravura
attaccamento all’associazionismo sia
artistica del cantante
pugliese che valenzanese, è stato nominato
nativo valenzanese
primo presidente ad interim della
"Minguccio
u
Confederazione nascente, in quanto
barese".
organizzatore principale del Congresso di
Nel cuore di tutti i
Montréal. Attualmente, oltre ad essere
delegati resterà il
presidente dell’Associazione Valenzano di
r i c o r d o
Montréal, è vice presidente della
indimenticabile di
Federazione Puglia di Montréal e
Montréal, la città che
componente del Consiglio Generale dei
ha
dato
inizio
al
grande movimento
Pugliesi nel Mondo.
associativo
della
Confederazione
Franco De Frenza (nato a Valenzano, “u
pugliese.
Con
una
organizzazione
figghjie du Caldaral”, emigrò in Canada
impeccabile,
che
garantisce
un futuro di
nel 1966 e poi negli Stati Uniti nel 1968) è
pieno
successo,
forte
di
una
comunità
da
molti
anni
impegnato
valenzanese
compatta
e
ben
rappresentata
nell’associazionismo, oltre ad essere
grande
famiglia
presidente dell’Associazione San Rocco - n e l l a
dell’associazionismo
pugliese.
Valenzano di Chicago, è vice
presidente della Federazione
Regione Puglia di Chicago.
Guglielmo Di Lorenzo (nato a
Valenzano da Ferdinando e
Caterina Camposeo è in Canada
dal 1979). Attualmente è
segretario e si occupa delle
relazioni
pubbliche
dell’Associazione Culturale
Pugliese della British Columbia
(Canada).
Nel 1983 fu uno dei fondatori Alcuni componenti del comitato dell’Associazione Valenzano
dell’Associazione sportiva e presente alla serata di gala. In piedi da sinistra Antonio Parlati,
culturale pugliese della British Rocco Caringella, Pat Capriati, Domenico Selvaggio, Franco De
Franco e Anna Bellomo, Vito Guerra e Giovanni Di
Columbia e per tre anni, dal 1990 Frenza,
Penna; Jeannine Caringella, Anna Guerra, Lina Parlati, Rosa
al 1993, è stato anche presidente. Naccarata-Circelli e Maria Selvaggio
Federazione di Chicago-Illinois - USA
Federazione del New Jersey - USA
Federazione di New York - USA
Federazione dell’Ontario - Canada
Federazione di Montréal - Québec - Canada
I presidenti e rappresentanti di Associazioni
pugliesi di Montréal affiliate alla Federazione
Puglia con i presidenti di Federazioni del Nord
America: J.Mustaro, S.Scardigno, Pat Capriati e
Phil Zita
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ATTUALITA’
I PINI DI LARGO PLEBISCITO
IL VALENTINIANO
Un fico nato sulla pianta
della palma
Franco Bellomo
Foto di Giusy
A cura di Tonio De Nicolò
(tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno)
A Valenzano è attualmente in corso
l'abbattimento di alcuni pini monumentali
e ormai quasi secolari siti in largo
Plebiscito.
Qui di seguito riportiamo, per brevi
cenni, un sunto dell’intera vicenda.
È da più di un anno che l’attuale
Amministrazione Comunale che regge
Valenzano aveva messo in cantiere il
progetto di una riqualificazione di largo
Plebiscito, una delle principali piazze di
Valenzano: progetto che subisce una
accelerazione verso il maggio di questo
anno.
Dal
momento
che
la
presunta
riqualificazione comporta il rifacimento
del selciato e il contestuale abbattimento
della decorazione arborea (54 esemplari
di Pino di Aleppo), nella vicenda
interviene l’associazione Legambiente, e
precisamente il circolo Peucezia di Ceglie
del Campo, che con una nota del 22
giugno
2004
indirizzata
all’Amministrazione chiede chiarimenti e
delucidazioni in proposito, segnalando
che l’abbattimento di esemplari di
carattere monumentale comporterebbe un
danno per il patrimonio ambientale della
comunità.
L’Amministrazione
non
risponde
direttamente alla richiesta di chiarimenti
di Legambiente, e però durante la seduta
del consiglio comunale del 25 giugno il
sindaco, rispondendo alle sollecitazioni di
diversi consiglieri di minoranza, dichiara
che l’abbattimento degli alberi è reso
necessario dal fatto che gli stessi sono
affetti da una patologia irreversibile. A
sostegno
di
questa
tesi,
viene
successivamente prodotto uno studio
commissionato dall’Amministrazione ad
un dottore agronomo, il quale certifica lo
stato di malattia degli alberi, studio
allegato alla documentazione relativa al
progetto di riqualificazione della piazza.
Successivamente,
è
di
nuovo
Legambiente ad intervenire, con una
relazione prodotta all’Amministrazione in
data 5 luglio 2004, nella quale lo studio
effettuato da un esperto della stessa
associazione testimonia che gli alberi non
sono affetti da nessuna patologia
irreversibile.
Fra
l’altro
sembra
interessante far notare che l’esperto
dell’Amministrazione, nei suoi rilievi,
parlando degli alberi li aveva qualificati
come della specie “Pinus pinea”, mentre
la relazione dell’esperto di Legambiente
certifica che si tratta di esemplari della
specie “Pinus halepensis”.
I lavori sono stati avviati alla fine di
luglio del 2004, con la recinzione di una
parte di largo Plebiscito, l’avvio della
rimozione del selciato, l’espianto del
primo albero, e poi interrotti verso la
metà di agosto, per la pausa estiva.
I lavori sono quindi ripresi il 31 agosto
con l’abbattimento di un secondo albero.
Un altro albero è stato quindi abbattuto
l'indomani, il 1° settembre.
Nel ricordare della mia Valenzano alcuni
momenti, qualche angolo, qualche suono,
qualche colore dipinto sui muri di tufo, l'odore
delle olive e mandorli in fiore, mi è rimasto in
mente qualcosa di straordinario. Può darsi che ai
Valenzanesi che la vedono e rivedono
giornalmente non faccia lo stesso effetto che a
chi ritorna sporadicamente. Nell’ultimo mio
soggiorno mi sono soffermato ad osservare
qualcosa di particolare sull’albero di palma nel
centro di largo Plebiscito, proprio vicino
all’edicola. Una pianta di fico che da parecchi
anni è nata in cima della palma e che sta quasi
abbracciando ed accarezzando per tutta la
circonferenza la parte superiore della palma.
Il fico: nato per caso, chi avrà mai potuto lanciare
un seme sulla palma che è così alta.... Ma il bello
è che alla pianta nessuno si interessa, con il caldo
e con il sole la pianta è cresciuta bella e buona e
chissà se i valenzanesi se ne sono accorti?
Il
problema
m a g g i o r e
dell’albero della
palma: come farà
quando le radici
d e l
f i c o
prenderanno
il
sopravvento?
Ma
come
è
possibile? Capisco,
ed è normale, che
se lasci un seme
per terra, stai sicuro che ci cresce la rispettiva
pianta, ma su un tronco... di palma... come si sarà
potuto infiltrare? Lascio a voi lettori la risposta.
IL VALENTINIANO
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ATTUALITA’
La Biblioteca comunale
Ad un anno dall’apertura
Emergenza sangue
Valenzano
in prima linea
Tonio De Nicolò
(tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno)
Valenzano 12 settembre 2004
Inaugurata il 10 settembre di un
anno fa, la biblioteca comunale in
via D'Annunzio stenta ancora a
decollare.
Ad affermarlo è Fernando Stella,
il presidente della cooperativa
sociale «Insider» che gestisce il
servizio. Mancano computer e
software specifici per la regolare
archiviazione dei volumi, molti
dei quali giacciono negli
scantinati a prendere umidità, né
possono essere dati in prestito ai
visitatori, che in vero non
raggiungono le dieci unità al
giorno. Non arrivano quotidiani o
periodici. Non ci sono
collegamenti telefonici, e quindi
non si comunica in tempo reale
con il mondo esterno: non solo
l'utenza, ma anche a ltr e
b ib lio teche, del ter rito rio
nazionale e non, università, centri
culturali, associazioni.
Solo nelle prime settimane di
attività si sono registrate alcune
visite scolastiche, dopo di che più
nulla. Eppure, la struttura era nata
anche per ospitare cineforum,
conferenze, teatro. Non c'è stata
nemmeno una campagna
informativa per promuovere il
servizio nel territorio. Una
sostanziale inattività, insomma,
che fa il paio con quella di un
altro ufficio pubblico con cui la
biblioteca sarebbe dovuta entrare
in sinergia: il centro
Informagiovani, completamente
fermo da oltre un anno.
«Mi rendo conto della situazione ha spiegato il sindaco, Nicola
Tangorra - tant'è che d'ora in poi
me ne occuperò personalmente,
dando nuovamente attualità alla
biblioteca attraverso la
costituzione di un comitato
scientifico e collaborazioni con le
scuole e le associazioni del paese.
«Cercheremo inoltre - continua il
sindaco - di invogliare molta più
gente a servirsi della biblioteca in
modo da verificare che genere di
pubblicazioni e informazioni sono
richieste di più e così calibrare gli
investimenti in altri libri, supporti
informatici e collegamenti in
Internet; frattanto - aggiunge il
sindaco - doteremo subito l'ufficio
di tre computer per completare
l'archiviazione di quelli che già ci
sono. Contestualmente ritornerà a
f u n z i o n a r e
a n c h e
l'Informagiovani, che abbiamo
chiuso per problemi legati al
personale, la cui consistenza è
all'osso senza che si possano
assumere altre unità per rispettare
il patto di stabilità.
«In considerazione di ciò termina il primo cittadino - con il
prossimo bilancio dovremo
rilanciare definitivamente la
biblioteca aumentando
adeguatamente gli stanziamenti
collegati, che ora ammontano a
30mila euro. Prevediamo che la
situazione tornerà a regime entro
l'anno».
IL VALENTINIANO
appartiene a noi tutti valenzanesi
www.il-valentiniano.com
In
due anni si registra il
miglior trend di tutta la
provincia; donazioni record;
emergenza
sangue,
Valenzano in prima linea
Valenzano. «Anche tu sei il
tipo giusto». All'insegna di
questo slogan, si svolgerà
domani la decima raccolta di
sangue a Valenzano
organizzata dalla Fratres. I
donatori devono recarsi a
digiuno in villa Frate
Francesco dalle 8.30 alle 13.
Saranno presenti il centro di
raccolta mobile e personale
medico specializzato del
Policlinico, che curerà
s ucc es si v a me nt e l 'i n v i o
gratuito delle analisi al
domicilio di tutti coloro che
avranno aderito all'iniziativa.
Ogni volontario è in effetti
sottoposto ad accurati controlli
prima che sia ammesso a
donare il proprio sangue.
Nato tre anni fa tr a
l'indifferenza generale, il
gruppo Fratres valenzanese
annovera oggi tra le sue file
oltre 300 soci.
Negli ultimi due anni
Valenzano infatti è il paese
che, nell'ambito di tutta la
provincia di Bari, ha segnato
il miglior trend di donazioni:
ben oltre il 100%. «I
valenzanesi - dichiarano
soddisfatti il responsabile
dell'associazione, Franco
Mangano e la capogruppo,
Antonella Devitofrancesco stanno rispondendo in modo
mirabile ed assolutamente
trasversale: uomini e donne
di tutte le età, provenienti da
ogni quartiere o zona del
paese, da tutte le parrocchie
e da tante altre associazioni.
Tutto ciò costituisce un
motivo di vanto nei
confronti di chi all'inizio di
questa sfida nel 2001 definì
V a le n z a no u n p a e s e
insensibile, ragion per cui
non valeva la pena
nemmeno
che
si
cominciasse con questo tipo
di impegno».
Ulteriori informazioni si
possono
chiedere
all'indirizzo di posta
e l e t t r o n i c a
è
[email protected].
Tonio De Nicolò
(tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno)
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PUNTO E VIRGOLA
IL VALENTINIANO
Francesco Cimmarrusti
Francesco
(Ciccielle)
Cimmarrusti
nacque
a
Valenzano il 6
gennaio 1926 (ma fu registrato il 7, perché
il 6 l’ufficio anagrafe era chiuso). Figlio di
Giuseppe (u chezzale) e Anna Maria
Agostinelli (Iannell’ dalogne o martellate),
fu secondo di quattro figli: Luigi (morto
giovanissimo durante la seconda Guerra
mondiale sull’incrociatore “Trento”),
Francesco (1926-2004), Nicola (19301984) e Angela (1931). Frequentò la scuola
fino alla seconda media e poi aiutò la
famiglia lavorando nelle proprie terre e in
quelle del Barone Martucci, dove lavorava
suo padre. Sotto la guida del padre (lo
chiamava u-priore) imparò a potare e a fare
innesti ad alberi d’olivo, di mandorle e ai
vigneti. Era un giovane tutto fare: aiutava a
vendere scope con Peppino Maurantonio
(‘mba peppe de le scope) in vari paesi del
meridione; andava ogni anno “alla
carose” (dove si tosavano le pecore) per
circa due mesi, ricompensato sia col
denaro che con salumi (la salzizza toste ),
scamorze, prosciutti e formaggi. Un suo
amico, Ualicchio Ciclembò, gli insegnò il
mestiere di imbianchino e incorniciatore;
con questi lavori che erano ben retribuiti,
contribuì al benessere della famiglia. Oltre
al lavoro spesso trovava anche il tempo
con gli amici di una “chetichella” e di
divertirsi ballando, specialmente durante il
periodo del carnevale. Di amici ne aveva
tanti, tra cui Peppine De Bellis
(Chegnette), Luigino Labellarte (luigine la
ciole), Giuseppe Maurantonio (‘mba peppe
de le scope), Franco Fiore (la farine),
Michele Vitucci (la barese) e Ciccille
Mangechetutte. Come tanti giovani
valenzanesi, anche lui aspirava sempre a
trovare un lavoro fisso. Quindi iniziò a
lavorare nello stabilimento del Barone
Martucci dove curava l’importazione, la
vinificazione, l’imbottigliamento e
l’esportazione di vini sotto la diretta
supervisione del dottor Angiuli di Adelfia
e del proprietario Don Celio Martucci.
Questo lavoro gli portò fortuna poiché in
un giorno d’estate, nel lontano 1952,
conobbe l’amata e futura moglie Anna
Pietrantonio (la figghie de iangela-rose du
barone). Per la cronaca l’incontro decisivo
avvenne nelle vicinanze del giardino di
Donna Nina Martucci (la figghie du
barone) la quale chiese ad Anna (Nina) di
tirare un “cachino” a Ciccille che stava
lavorando su una vasca d’acciaio, usata per
il vino, mentre canticchiava “Mamma son
tanto felice”, canzone che diventò storica
nella loro relazione ed infatti fu da lui
scelta come serenata che Falzachicchie
interpretò con il suo violino sotto il
balcone di Nina. Il fidanzamento avvenne
il 17 febbraio 1953, mentre il matrimonio
fu celebrato il 18 luglio dello stesso anno.
Dal loro matrimonio nacquero quattro figli:
Anna Maria (Nella), Giuseppe (Pinuccio),
Angela e Domenico.
Intanto, dopo tanti anni lo stabilimento
Martucci chiuse e Ciccielle iniziò a
lavorare presso la ditta Pacucci tramite suo
cognato Giuseppe Volpe (peppine manz
manz) e l’aiuto di Leonardo Pacucci,
proprietario della ditta. Dopo anni di
Nozze d’oro, Anno 2003
servizio esemplare diventò finalmente
intagliatore di bare anche grazie all’aiuto
di Peppino De Frenza (coniuge di nénétte
trentatre). Poiché la famiglia aumentava
dalla casa di Largo Leonetti si trasferì ad
una nuova casa costruita in via Dottore,
grazie anche all’aiuto del suocero
Domenico Pietrantonio (u mericane). Oltre
al lavoro giornaliero, trovava il tempo
anche per alcuni lavori in campagna, come
imbianchino e incorniciatore e anche come
produttore di buon vino, fatto da lui stesso,
che vendeva in casa ad altri paesani. Tra le
sue capacità c’era quella del disegno: su un
muro di casa dipinse la procreazione
umana (la storia dall’inizio fino alla nascita
di un bambino). Durante il periodo
natalizio si dedicava al presepio in
cartapesta e fu premiato più volte dal
parroco Don Domenico.
8 luglio 1953
Purtoppo durante la recessione degli anni
Settanta in Italia, la ditta Pacucci chiuse le porte e
lui fu costretto ad emigrare (20 luglio 1974)
insieme alla famiglia negli Stati Uniti nella città
di Addison, alla periferia di Chicago, grazie
all’aiuto dei cognati Nick e Maddalena
Pietrantonio. Nella terra degli Sceriffi, uno
“Sceriffe valzanese” prese immediatamente
lavoro in una fattoria Ultramatic Equipment, di
Achille Ferrara, originario di Triggiano, che
tutt’ora produce macchine per barilatura, un
processo che utilizza macchine a vibrazione
circolare che permette di sbavare, pulire e
lucidare materiali di vario tipo specialmente in
acciaio. Imparando frettolosamente un po’ della
lingua inglese Frank (come ormai lo chiamavano
in inglese) oltre al lavorare in fattoria, lavorava
anche come saldatore, pittore, sbavatore e
sformatore, in modo da non far mancare mai il
pane sulla tavola, ma anche per far sì che la
famiglia potesse ritornare periodicamente in
Italia, e rivedere il tanto amato paese Valenzano
e i cari parenti, la sorella Angela su tutti, così
pure la cognata Vincenza e molti altri familiari.
Tanti che ci vorrebbero molte pagine per
elencarli, tra loro anche l’amato nipote Tonio
Volpe (u figghie de manze manze) che per lui
aveva fatto molto. Agli inizi nel 1990 si ritirò in
pensione e si dedicò ai suoi cari nipotini, Kella e
Franky figli di Angela, Francesco e Antonio figli
di Giuseppe e Denise, Angelo e Anthony figli di
Domenico e Laura. Insieme ai nipotini, vedeva
crescere anche tante belle cose da lui coltivate nel
giardino di casa: rucola, cicorie, pomodori,
peperoni, melanzane, aglio, fagiolini e tanti altri
ortaggi, aveva anche grande attenzione per gli
alberi di pesche, da lui cresciuti e mantenuti,
tutt’ora orgoglio del borgo. Nel 2001 durante il
suo viaggio in Italia, si ammalò, un difficile caso
polmonare, che lo abbatté per tanto tempo. Dopo
essersi ripreso, nel 2003, Ciccille festeggiò con
la moglie Nina le nozze d’oro. Sembrava
rinvigorito e sempre schietto, ma nel nel mese di
giugno 2004 fu colpito da un ictus cerebrale, che
lo portò alla morte il 24 settembre 2004.
IL VALENTINIANO
LIBRI
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PARLE COME T’E’ FATTE MAMETE
In settembre è stata
pubblicata l’ultima fatica di
Peppino Angiuli, Parle come
t’è fatte mamete: raccolta
tematica di frasi e termini
dialettali valenzanesi con
annesso glossario (Valenzano,
Centro Ricerche Valenzano,
2004, pp. 143, ill., € 10).
Il volume è introdotto dalla
prof.ssa Maria Teresa Colotti,
docente di Storia della lingua
italiana all’Università degli
studi di Bari, che evidenzia
l’impressione che suscita la
lettura del libro, quella “di
entrare in una casa di
Valenzano e di ascoltare la
voce dei suoi abitanti, intenti
alle più variate occupazioni”
ed esprime la speranza “in un
prossimo dizionario, completo
al massimo, del dialetto di
Valenzano”. La docente coglie
la duplice faccia del lavoro: la
stretta aderenza all’ambiente
locale e, di conseguenza, la
d i f f i c o l t à , p er c h i d i
quell’ambiente non fa parte, di
capire espressioni, termini e
cose, cui essi si riferiscono.
All’introduzione fa seguito un
fuordopera, firmato da Luigi
Lampignano, dal titolo A
scuola di dialetto, il dialetto a
scuola. Vi si sostiene che
“conoscere ... non solo la
propria lingua nazionale ma
anche il proprio dialetto e poi
una lingua internazionale ...
porti ad una dimensione
globale”; che sia compito delle
istituzioni scolastiche
preparare i giovani al
confronto con la società
globale, attraverso il recupero e
lo studio delle radici, e, quindi,
del dialetto. Sono opinioni e
proposte su cui ci sarebbe
molto da discutere. Dico solo:
guardiamoci dalla retorica; non
vorrei che, enfatizzando il
“locale”, ci precludessimo la
capacità di comprendere il
“globale”. Personalmente, mi
“accontenterei” che la scuola
fornisse strumenti culturali
più solidi, al fine di creare nei
giovani quella capacità di
analisi e di giudizio che sola
può consentire di legare
vecchio e nuovo e di acquisire
una consapevole dimensione di
“cittadini del mondo”. Così,
forse, potremmo sperare di
continuare ad essere persone e
non
semplicemente
consumatori.
Ma veniamo al lavoro di
Peppino Angiuli. Il libro è
articolato in due parti, la prima
da p. 13 a p. 101 racchiude in
35 classi tematiche (Casa e
utensili, Fortuna e sfortuna,
Cibi e bevande ecc.) parole,
espressioni e modi di dire
dialettali corredati dalla
traduzione in lingua; la
seconda parte, da p. 105 a pag.
139, è costituita da un
glossario che riporta i termini
presenti nella prima parte con
la traduzione. Il glossario è
utile quando si voglia cercare il
significato di un termine che
non si conosce o quando si
voglia controllare l’ortografia o
la pronuncia di una parola.
L’Autore non ha ritenuto
altrettanto utile un elenco di
termini in lingua con la
‘traduzione’ in dialetto. Il testo
è intercalato da ventidue foto
stampate color seppia che nulla
aggiungono all’essenza
dell’opera; forse sarebbe stato
più utile riprodurre oggetti e
utensili di cui troviamo i nomi
ma che sono sconosciuti ai più,
ad es.: aràle, ardengìette,
caratìedde, fiscue, lòpe,
ratavìedde ecc.
Ma, quali che siano il livello e
la forma della pubblicazione,
essa merita rispetto e
apprezzamento anzitutto per il
faticoso lavoro che c’è dietro.
Raccogliere quasi quattromila
termini ed espressioni è
un’impresa che probabilmente
solo Peppino poteva compiere,
perché ha una certa età che gli
permette di avere una notevole
memoria storica dell’ambiente locale,
perché conosce bene il mondo
contadino da cui il nostro dialetto
trae origine e perché ha una più che
ventennale consuetudine di studio
con la parlata locale.
Il suo lavoro è una fotografia
dell’esistente, non so quanto
completa; d’altronde opere di questo
genere non possono ambire alla
completezza, perché hanno per
oggetto un organismo mutevole che
sfugge, che cambia pelle
continuamente. Io vi ho letto molti
termini che non conoscevo, magari di
uso non comune; tra qualche anno
molti altri termini cadranno in disuso
e tanti altri vi entreranno. Per questo
è importante che ci sia questo testo:
tra dieci anni, ne sono certo, Peppino
ne farà una nuova edizione, e allora
comparando le due redazioni si potrà
studiare il nostro dialetto e con esso
il mutamento sociale. Magari
potessimo disporre di strumenti
simili di cento e di cinquant’anni fa!
Se il dialetto è “la vera lingua
madre”, come sostiene Lampignano,
esso non può essere insegnato a
scuola (e agli insegnanti chi lo
insegna?); potrà, invece, essere
studiato, ma con adeguati strumenti;
solo con uno studio approfondito
esso può parlarci del passato suo e
nostro, e può dirci da dove viene lui e
da dove veniamo noi. E per questo
studio è importante il lavoro di
Peppino, che per questo aspetto
costituisce un punto di partenza, più
che un punto di arrivo.
Ma al di fuori di questa lettura,
che tradisce una mia utilità personale,
non mi sfugge che tanti, sfogliando
queste pagine, incontreranno parole
che rievocheranno momenti della
loro vita familiare o lavorativa o
paesana. E’ un gran bel risultato, e,
conoscendo l’Autore, credo che
questo sia stato il fine che si è
proposto.
Per concludere, è un libro che non
dovrebbe mancare in ogni casa di
Valenzanesi, siano essi in patria o no.
Leonardo Pietricola
Giuseppe Angiuli
Parle come t’è fatte mamete:
raccolta tematica di frasi e
termini dialettali valenzanesi
con annesso glossario.
Peppino Angiuli, dottore
in legge e professore di diritto,
è nato a Valenzano nel 1930.
Qui vive dedicando il suo
tempo, tra l’altro, al recupero
delle tradizioni popolari locali.
Tra le sue opere in
vernacolo ricordiamo Stipe ca
trueve (1983 e 2a ed. 1997), A
la scòle du piètterùsse (1984),
Sòtte o cambanàle (1992) e
Zembànne... zembànne (1996).
Parle come t’è fatte
mamete
dedicato
Ai paesani che amano
parlare e far parlare il proprio
dialetto, fonte di comunicazione
semplice immediata, colorita,
calorosa ed armoniosa, convinto
che chi conosce più lingue ha
più anime
Giuseppe Angiuli
Per qualsiasi informazione e per
l’acquisto si prega di contattare:
Giuseppe Angiuli
Via Verdi 34, 70010 Valenzano
oppure la redazione de
Il Valentiniano
Email:
[email protected]
Il costo del libro è di 10 euro
più eventuali spese
di spedizione
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STORIA DI VALENZANO di Leonardo Pietricola
Storia della chiesa di Valenzano
Ultima parte: Ottocento
L’Ottocento fu un secolo denso di
avvenimenti per le nostre regioni (oltre che
per l’Italia intera): durante il dominio
francese (1806-1815) fu abolita la feudalità
e fu profondamente modificato il governo
locale; nel 1861 fu proclamato il regno
d’Italia; nel 1867, per risanare il bilancio
dello Stato, furono soppressi conventi,
monasteri e patrimoni degli enti
ecclesiatici. Questi, ed altri eventi, ebbero i
loro riflessi anche sulla chiesa valenzanese;
in questa sede possiamo solo accennarne
alcuni.
Ad esempio, il forte calo del
numero dei preti. All’inizio del secolo il
clero secolare contava 18 preti capitolari:
don Michele Brandonisio, don Michelino
Brandonisio, don Michele Capozzi, don
Pietro Cettura, don Filippo Collenza, don
Nicola Collenza, don Saverio Collenza
primicerio, don Vincenzo D’Aloja, don
Tommaso De Bellis, don Rocco Ferri
primicerio, don Domenico Leuzzi, don
Vito Antonio Manzionna arciprete, don
Giuseppe Menzulli, don Marino Pantaleo,
don Francesco Siciliano, don Nicola
Tangorra, don Vincenzo Tangorra e don
Domenico Ungari, cui vanno aggiunti
alcuni preti novelli non ancora partecipanti
al Capitolo.
Nel 1887 troviamo 11 preti
capitolari (oltre a tre non partecipanti), tutti
ordinati dal 1830 al 1860, con un’età
media di anni 69: in quasi trent’anni, dal
1860 al 1887, nessuno si era fatto prete.
Nel successivo trentennio avremo solo due
nuovi preti: don Vito Miolli, ex
alcantarino, e don Michele Lucente. Nei
primi anni del ‘900 avremo solo quattro
preti.
Sembra ovvia la conclusione,
apparentemente cinica: non conveniva più
farsi prete. Se alla fine del ‘500 possiamo
calcolare una percentuale del 13 per mille
di preti sul totale della popolazione, pari a
oltre il 5% della popolazione maschile
attiva, alla fine dell’800 si scende all’uno
per mille, pari allo 0,5% dei maschi in età
lavorativa. Si tratta di stime che non
dovrebbero discostarsi di molto dalla
realtà.
Il
fenomeno
è
dovuto
essenzialmente al fatto che nuove vie si
Cappella del cimitero vecchio
erano aperte alle famiglie per
migliorare la posizione economica e il
ruolo sociale: la politica matrimoniale, la
gestione del potere amministrativo, gli
impieghi pubblici e, non ultimo, un certo
sviluppo delle attività artigianali e
protoindustriali, non essendo ormai
sufficiente il reddito da lavoro agricolo a
sostenere le famiglie fattesi numerose per
il miglioramento delle condizioni igienicosanitarie.
Per quanto riguarda gli edifici
religiosi, abbandonate quasi del tutto le
cappelle di giuspatronato laico, di cui si è
parlato nelle puntate precedenti, ci sono
importanti novità. Nel 1808 il Capitolo
rinuncia al patronato ecclesiastico sulla
chiesa di S. Rocco, che diviene di
patronato comunale; ciò comporta per il
Comune il carico delle spese di
manutenzione. Le condizioni delle chiesa
erano tali da richiedere ingenti spese di
riparazioni. Tanto che nel 1837 il Comune
decise di costruirne una nuova, sul suolo,
comprato dal Monastero, che si trovava
sull’attuale Via Moro, tra la Via Capozzi e
la Via Bellomo. Il progetto fu redatto
dall’ing. Luigi Revest, che per suoi
impedimenti fece figurare Leonardo
Maurantonio di Bari; nel 1840 l’Intendente
di Terra di Bari pubblicò l’appalto per i
lavori, che iniziarono in quell’anno stesso,
ma non furono portati a termine per
mancanza di fondi. L’interruzione dei
lavori e, forse, gli errati calcoli causarono
il crollo della costruzione. Il Comune,
quindi, si decise a riparare la chiesa di S.
Rocco.
IL VALENTINIANO
Nel 1842 fu inaugurato e
consacrato il cimitero, progettato nel 1838
dall’ing. Luigi Revest, che anche questa
volta
fece
comparire
Leonardo
Maurantonio. Vi fu annessa una cappella
di patronato comunale intitolata alla
Madonna del Carmine, in cui si celebrava
ogni domenica. Il luogo scelto fu
Mariniero, un grande fondo del
Monastero, che venne tagliato dallo
stradone, che oggi si chiama Via Moro e
che a sua volta fu troncato dall’edificio
della stazione ferroviaria nel 1905.
Con la costruzione del cimitero
cessò l’usanza di seppellire i morti sotto i
pavimenti delle chiese, antica usanza che
consentiva ai vivi di non allontanarsi dai
defunti, almeno quando frequentavano le
chiese; fu indotto nella mentalità della
gente un diverso rapporto con i morti e
con la morte. Non fu facile per i
Valenzanesi realizzare che i loro cari
erano tanto lontani dalle loro case.
Negli stessi anni fu abbattuta
l’antica chiesa di S. Pietro, da tempo
ormai chiamata “del Padreterno”; al suo
posto sorse l’attuale chiesa, appunto, del
Padreterno. Su progetto dell’ing. Nicola
Laruccia, i lavori furono eseguiti dai
costruttori Vacca e Nitti di Bari. Per la
sua costruzione fu imposta una tassa di
grana due per otto anni, dal Comune, che
ne ebbe il patronato. Il Capitolo ne entrò
in possesso il 1860 e nominò cappellano
don Alfonso De Toma (1804†1881), cui
successe nel 1868 don Nicola Collenza
(1822†1901), ricordato in un cartiglio
posto sulla parete a sinistra dell’altare
maggiore.
Per quanto, poi, riguarda il
Convento dei frati minori e il Monastero
delle monache cistercensi, l’800 ne segnò
la fine. Le due, possiamo dire sia pure per
motivi diversi, gloriose istituzioni, che
pure erano uscite indenni dal periodo
francese, non sfuggirono alla politica
ecclesiastica del neonato Stato italiano; e
bisogna dire che in quel frangente le forze
politiche, destra e sinistra, si trovarono
d’accordo. Nel 1866, soprattutto per
esigenze di bilancio, lo Stato soppresse le
corporazioni religiose e ne incamerò i
beni; nel 1867 ne autorizzò la vendita
all’asta, anche con l’intento, si disse, di
accrescere la piccola proprietà agraria
(per questo la vendita fu effettuata in
piccoli lotti).
IL VALENTINIANO
STORIA DI VALENZANO di Leonardo Pietricola
Per quanto riguarda Valenzano, la vendita
dei beni del Monastero (ca. 600 aratri, oltre il
12% dell’intera superficie agraria di Valenzano)
non andò certo a beneficio dei contadini. Anche
se svalutati per l’immissione sul mercato di una
grande quantità di terreni, i lotti rimanevano
inaccessibili per chi non disponeva di denaro
liquido ed aveva difficoltà a procurarsene in
prestito; chi invece ne disponeva, professionisti e
grandi proprietari, piuttosto che prestarne ai
contadini, preferì investirlo in acquisti diretti. E
lo stesso avverrà più tardi per i beni del Capitolo
(ca. altri 270 aratri). L’edificio del Monastero,
invece, non potè essere acquisito subito dal
Comune, perché vi erano ancora nove monache;
lo sarà solo nel 1889 e il Comune vi trasferirà la
sede municipale. La chiesa venne conservata al
culto: nel 1887 troviamo che vi officiava don
Vito Bellomo (1832†1906).
Soppresso il Convento, l’edificio divenne
sede della scuola elementare, mentre la chiesa
rimase aperta al culto. Vi officiava padre
Bonaventura Ungari (1797†1870), su incarico del
Comune; nel 1883 celebrava don Filippo
Collenza (1833†1900). Gli ultimi monaci si
trasferirono in altre sedi o si ritirarono in
famiglia: “in patria”, infatti, morirono padre
Bonaventura, padre Giuseppe Antonicchio
(1800†1877) e padre Daniele Lucente
(1799†1886).
Quanto, infine, alla chiesa di Ognissanti,
possiamo dire che rimaneva sempre più estranea
alla vita del paese e al fervore urbanistico che
coinvolgeva e avvolgeva la borghesia cittadina:
rimase (e rimane) un segno di un fervore
religioso lontano mille anni.
Per ricordare qualche religioso dell’800,
sorvolando
sui
tanti
che
attivamente
parteciparono alla Carboneria, ai moti del ’21 e a
quelli del ’48 e alla frenesia che prese le classi
medie alla vigilia dell’unificazione (perché
questa loro attività non riguarda la storia della
chiesa), elencheremo gli arcipreti dell’800: don
Michele Brandonisio (1745†1831) dal 1802 al
1831; don Filippo Collenza (1769†1840) dal
1831 al 1840; don Angelo Franchini di
Noicattaro (ca. 1807†1894) dal 1840 al 1894;
don Daniele Ventrella di Capurso (1833†1917)
dal 1894 al 1917. Per un tributo alla statistica, si
noti: i quattro arcipreti vissero mediamente 82
anni (nell’800!); ed ancora, don Angelo
Franchini
tenne
l’arcipretura
per
cinquantaquattro anni, superando così don Rocco
Domenico Barone (1680†1716) che l’aveva
tenuta per cinquant’anni, dal 1716 al 1766.
Per i religiosi regolari ci limitiamo a
segnalare qui accanto una figura tanto notevole
quanto poco nota.
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Padre Daniele da Valenzano
Padre Daniele, al secolo Nicola
Maria Donato Lucente, nacque a
Valenzano il 4 marzo 1799 dal
contadino Giovanni Battista e da Angela
di mastro Paolino Siciliano. Vestì l’abito
di S. Francesco il 1° novembre 1818,
pronunciò i voti semplici il giorno in cui
compiva 21 anni e i voti solenni il 25
maggio 1822.
Terminati con grande profitto gli
studi dell’Ordine, fu prima docente di
filosofia e matematica nei conventi della
Provincia e poi di teologia nella Facoltà
dell’Ordine stesso.
Dopo il 1830 fu mandato a
Molfetta, nella Cappella della Madonna
dei Martiri. Antica cappella ceduta dal
vescovo ai frati minori nel 1829 per
l’erezione di un convento. Qui padre
Daniele si distinse per la sua
inclinazione al disegno e all’architettura,
c o l l a b o r a n d o co n l ’ a r c h i t e t t o
nell’ampliamento della Cappella e nella
costruzione del Convento.
In breve raggiunse i gradi più alti
dell’Ordine: nel 1838 fu eletto
definitore, cioè membro del Definitorio,
che era il consiglio direttivo della
Provincia francescana; nel 1841 fu eletto
Segretario provinciale; per tre volte
rivestì la carica di custode (=vicario
provinciale); nel triennio 1853-1856,
infine, fu Ministro provinciale
dell’Ordine. In tale veste, dando ascolto
alla tradizione orale, nel 1855 a Cassano
ritrovò in un ipogeo l’affresco della
Madonna degli Angeli.
Dopo il Plebiscito unitario (1861)
fu mandato via da Molfetta per non aver
fatto propaganda a favore dei Sabaudi
contro i Borboni.
Nel 1 8 7 2 , av ve n uta la
soppressione di molti conventi, i frati
della Provincia furono divisi in undici
gruppi o circoli aventi sede in altrettanti
comuni, tra cui Valenzano; guardiano fu
eletto padre Giuseppe Antonicchio. Nel
1885 ne troviamo guardiano padre
Daniele, cui fu affidata la custodia della
Chiesa di S. Maria di S. Luca.
Nel necrologio, compilato dal
cronologo dell’Ordine
frate
Giantommaso da Santeramo, leggiamo:
“[Padre Daniele] era ameno, affabile
Sigillo della Provincia di S. Nicolò
con tutti i Religiosi, pieno di
carità con tutti, ma specialmente con gli
ammalati, dal letto dei quali non sapeva
amuoversi qualora ne sorgeva il bisogno.
Sempre ritirato, amantissimo della
povertà, e di tutti gli obblighi della
Regola, protettore dei buoni Religiosi,
promotore caldissimo degli studii. E a lui
si deve la cattedra di Fisica e delle
Matematiche sublimi in Provincia,
l’acquisto di alquante macchine all’uopo,
e la cattedra di Diritto Canonico. Era
competentemente istrutto nella botanica
applicata, di cui istruì altri Frati ancora
[...]. Ah se molti Danieli avessimo
avuto!”.
Cieco ormai da anni, morì il 18
giugno 1886.
Padre Daniele col suo esempio
contribuì
certamente
all’elevazione
culturale e sociale della sua famiglia: il
figlio di suo fratello Michele, Giovanni
(1847†1923), fu medico condotto di
Valenzano; il figlio di quest’ultimo, don
Michele Lucente (1879†1967), fu
arciprete di Valenzano dal 1917 al 1960.
Le pagine di storia valenzanese
a cura di
Leonardo Pietricola
sono disponibili sul sito web
“Il Valentiniano”
www.il-valentiniano.com
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TRADIZIONI
IL VALENTINIANO
I L TRAPPETO
di Leonardo Pietricola e Franco Bellomo
Il termine trappeto ← trapetum (latino) ←
trapetés (greco) originariamente indicava il
torchio per frangere le olive; più tardi nelle
regioni centromeridionali passò a significare
anche il luogo dove le olive si frangono. Più
largamente diffuso in Italia è il termine
frantoio, appunto dal verbo frangere =
rompere, frantumare e quindi spremere (le
olive).
Il primo riferimento ad un trappeto in
Valenzano risale alla metà del ‘500: nel
castello baronale c’era l’unico tarpeto del
paese, di proprietà del feudatario.
Nel 1606 il trappeto risulta dato in
concessione all’Università (= Comune) di
Valenzano per cento ducati annui. Nel corso
del ‘600 al primo si aggiunse un secondo
trappeto, sempre nel Palazzo baronale; ma
più tardi molini e trappeti furono trasferiti
fuori dal Palazzo, perché i rumori
provenienti dai primi e i cattivi odori causati
dai secondi davano fastidio ai residenti.
Già nell’anno 1700 è citata la strada dei
trappeti, corrispondente all’attuale Via
Montecarmelo, in cui si trovavano i trappeti,
nel frattempo diventati tre; in un documento
inedito del 1734 ne troviamo la descrizione:
“In angolo delli muri della Terra verso la
volta di levante sta edificato l’edificio di
fabrica per comodo delli trappeti da macinar
l’olive per uso dell’oglio, e confina nel
fronte con la strada verso mezzogiorno, da
ponente li beni di Giuseppe Brandonisio,
verso levante, e mezzogiorno li muri della
Terra, e giardino della Camera Principale;
consiste poi al piano della strada in una
calata di sette cordoni coverta a tetto, dopo
porta che entra in un coverto grande a lamia
bislungo, in cui stanno situati due trappeti
per macinar l’olive, uno d’essi detto la
macina grande, e l’altro la mezzana,
consiste ogn’uno di questi in una mola di
pietra rotonda situata sopra d’un letto di
simil chiamato il tonno, nel quale si
macinano l’olive, ed indi si ripongono sotto
l’ingegno (macchinario) a due vite in testa.
Poi vi è il comodo di due stalle capace
ogn’una di due cavalli, a testa del medesimo
si ritrova altro coverto a lamia, nel quale sta
situato altro trappeto simile all’altro descritto
con comodo parimente di stalla, e due
finestrini con cancello di ferro verso la
strada”.
In quell’epoca rendevano, al netto
delle spese, 230 ducati annui. I
trappeti baronali erano gravati da jus
proibitivo; ai valenzanesi, cioè, era
proibito costruire trappeti o servirsi
di trappeti di altri paesi. A questo
Trappeto di Nicola De Santis (mba lunghétte)
diritto feudale si contravvenne
- quello dei Brandonisio, situato nello
largamente negli anni 1731-1748, periodo in scantinato dell’attuale farmacia Addante;
cui il feudo di Valenzano, devoluto alla nel 1940 il locale fu affittato ai Piosse
Corona, era privo di un feudatario titolare. I (Rocco Lomoro e figli) che avevano a
nuovi baroni Zevallos reclamarono il diritto fianco un’officina meccanica e che vi
proibitivo, suscitando l’opposizione dei impiantarono una fabbrica di sapone;
cittadini, del Capitolo e del Monastero. Di durante la seconda guerra mondiale
qui ricorsi e processi che si conclusero nel funzionò da rifugio antiaereo; nel 1948 fu
1809 con l’abolizione del diritto feudale.
preso in affitto dal muratore mèste Coline
Subito dopo furono costruiti trappeti privati; capedacjidde (Nicola De Frenza), che vi
nel 1814 ne troviamo due, oltre i tre conservava la calce;
baronali, allora di proprietà dei Martucci.
- quello del sacerdote don Michele
Alla fine del secolo, negli anni 1883-1884, Pietrantonio (1815†1901) in Via S. Rocco
ne troviamo ben undici:
(il locale che oggi è di Sciuècchie). Il
Angiuli Giuseppe fu Francesco - Corso patrimonio del sacerdote, che ammontava a
Vittorio Emauele (attuale Via Bari), 28; £. 100.000 e comprendeva ben ottanta
Brandonisio Vincenzo - Corso Vittorio aratri di terra, dopo una lunga causa che
Emauele 21; Cettura eredi del fu Francesco - durò oltre la sua morte contro il nipote
Corso Vittorio Emauele 26; Collenza Stangarone, passò ai suoi pronipoti Filippo
Giuseppe (†1883) - Corso Vittorio Emauele Azzone e Rosa Pietrantonio. Il marito di
77, passato poi al figlio avvocato Domenico quest’ultima,
Michele
De
Filippis
(1840†1913); Collenza Pietro - Corso (1869†1936) mandò avanti il trappeto
Vittorio Emauele 76; D’Aloia Andrea - Via finché visse e lo lasciò in eredità al figlio
Capurso, 8; De Toma Filippo - Largo Rocco (Rocche du sorge). Quest’ultimo
Plebiscito, 74; Lamanna Luca - Via ammodernò il frantoio, che funzionava
Casamassima, 1; Martucci Barone Celio - ancora con le macine di pietra azionate da
Largo Plebiscito, 31; Pietrantonio Michele - un cavallo, istallando un impianto elettrico.
Via S. Rocco, 17; Ungari Luigi - Via Nel 1948 anche questo trappeto cessò
Montrone, 41.
l’attività: il De Filippis con quasi tutta la
Nel ‘900 dei vecchi trappeti sopravvissero famiglia emigrò negli USA.
solo alcuni:
- quello dell’avvocato Luigi Ungari
- quelli baronali, situati in Largo Plebiscito (1842†1923) in Via Montrone, passato poi
angolo Via S. Rocco; un altro trappeto ai nipoti Labellarte. Alla fine degli anni
avevano i Martucci, esclusivamente per la ’50 don Alberto ebbe l’idea di sfruttare le
lavorazione della produzione propria, in uno presse del frantoio anche per la premitura
scantinato del Palazzo, e precisamente là della vinaccia. Così il trappeto ai tempi
dove oggi si svolgono manifestazioni della vendemmia funzionava come gli
culturali;
antichi palmenti. Alla fine degli anni ’60 la
- quello degli Angiuli in Via Bari di fronte macina in pietra fu sostituita da una
che
trasformava
alla Via di Capurso (dove abitavano m a c c h i n a
Manuéle de la Melése e la sorella Rocchétte automaticamente le olive in olio.
moglie di Rocche u lattatore), che era L’opificio fu gestito da Donato Gramegna,
scavato nella pietra e alla macina aveva dei mezzadro dei Labellarte; poi passò a Carlo,
figlio di don Alberto. Nel 1968 lo storico
cavalli;
- quello dei Collenza in Via Bari 77, passato trappeto fu abbattuto per far posto ad un
nel 1926 ad Antonio Mele; fu attivo fino al palazzo.
1960;
Capurso, in via Sa
IL VALENTINIANO
Ma nel ‘900 sorsero anche altri trappeti:
- quello dei De Santis nell’attuale Corso
Moro. Nicola De Santis (1867†1933),
che a Barile (PZ) aveva tenuto un
frantoio in affitto, tornato a Valenzano,
mise su con Michele Mastromarino
(1878†1946) una fabbrica per la
lavorazione delle mandorle. Con gli utili
di questa attività i due soci comprarono
diversi immobili. In uno di questi, dopo
che la socità fu sciolta, Nicola impiantò
un frantoio. Nel 1925 ne diventò
proprietario il figlio Michele, che,
all’avanguardia per quei tempi,
elettrificò gli impianti. Nel 1951 il
frantoio passò al figlio di Michele,
Nicola ‘mba lunghétte, che l’ha tenuto in
attività fino alla fine del 1999. Cessò
l’attività perché le nuove normative e la
troppa burocrazia ne rendevano difficile
la gestione.
- quello di Michele Mastromarino, il
vecchio socio di Nicola De Santis, in
Vico 3° Stazione (l’attuale Via Enrico
Toti);
- quello di Andrea
Cimmarusti (André la
rosse, 1892†1973) in
Via
B r and o nisio ,
costruito il 1922. Nel
1954 passò al figlio
Vito (1924†1996), che
dovette chiuderlo nel
1994 perché i rumori
delle
macine
disturbavano
i l “André la rosse”
vicinato.
- quello di donna Elisa Roberto, moglie
di Andrea Capozzi, tra le vie Bellomo e
Capozzi. Il trappeto passò poi ai figli
avvocato Paolo, Michele e Ciccio.
- quello di Paolo Lozupone (mèste Pole),
sito in Largo Marconi, dietro l’ex campo
di pallone, attualmente villa comunale.
Mèste Pole, come tutta la famiglia, era
costruttore e per arrotondare gli introiti
decise di aprire il trappeto.
Nella
foto
Andrea
Cimmarusti
nipote di
“André la
Rosse”
mentre
riempe
“le
fiscue”
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TRADIZIONI
Dalle olive, al trappeto, all’olio
extra vergine
Nel Regolamento della polizia urbana per gli abitanti di
Valenzano del 1837, l’articolo 13 prescrive: è proibito ai
proprietarii de’ trappeti non solo far gettare le morchie
(scarto delle olive) dietro le muraglie, perché
pregiudizievoli alla salute pubblica, dovendo esse venir
trasportate alla distanza di un miglio (circa 1850 metri).
Nel 1758 i consieri di trappeto Vito e Luca
Caringella attestano che: “Dopo la raccolta, le
olive devono essere messe in un vaso chiamato
camino e devono essere governate. Se non si
governano con piedi mattina e sera con la perizia
dei consieri, vanno a perdersi con marcire. Detto
governo porta seco molto tempo, secondo la
quantità. Bisogna farle ben stagionare in detti
camini almeno per tre mesi, altrimenti si perdono,
marcirebbero e non frutterebbero olio, e detto olio
sarebbe di pessima qualità”.
Una volta tutti i lavori venivano eseguiti con
animali, muli bendati, e con la forza manuale.
Le olive pigiate si riducevano in poltiglia e la
pasta presa dal cape chenzjire iniziava a farcire le
fiscue realizzati in un primo momento in tessuti
di capelli e poi con trecce di cocco utilizzando u
cuenz. La pasta pressata diveniva sansa ed era
destinata alla vendita; così pure quella parte
dell’olio, misto all’acqua vegetale, dalla quale
non potendo ricavare altro olio, veniva stivata ai
“morchiai”. Con l’olio ricavato si riempivano gli
otri realizzati con pelli di agnello, trasportati a
spalla dai trappettari.
Poi, con l’evoluzione tecnologica, si passò alla
premitura idraulica. Con l’avvento della corrente
elettrica, i trappeti si adeguarono ai tempi:
scomparvero gli animali e le forze delle braccia
furono sostituite da una pompa elettrico-idraulica
che azionava le presse.
L’intero processo si articola in diverse fasi.
LA RACCOLTA
La "brucatura" avviene a mano, la pratica
migliore, anche se più onerosa. Le olive vengono
raccolte a tempo ideale, a maturazione iniziale,
per ottenere un olio "viride", ricco di antiossidanti
naturali. Il frutto, sano ed integro, viene conferito
giornalmente presso il frantoio per la più
immediata molitura e spremitura a freddo.
LA FRANGITURA ovvero MOLITURA
Le olive, appena raccolte e conferite nel trappeto,
vengono schiacciate e trasformate in pasta con
pesanti ruote di pietra (molazze), come
anticamente, a differenza della moderna
tecnologia, così da mantenere inalterata la
viscosità naturale dell'alimento.
LA GRAMMOLATURA
Ha il compito di amalgamare la pasta oleosa,
rimescolarla e conferirle temperatura ideale per
prepararla alla fase successiva di spremitura.
I FISCOLI
La pasta oleosa, a grammatura avvenuta, si
distribuisce a strati su diaframmi circolari,
chiamati fiscoli. Questi, sovrapposti l'uno all'altro,
costituiscono la torre per la fase della pressatura.
LA PRESSATURA
Anticamente il torchio, nel nostro dialetto detto u
m’line a m’lazze, veniva avvitato nella madrevite
fissa per mezzo di una manovella azionata
da uno o due manovali. Successivamente fu
impiegato anche un argano (ruota con rullo in
legno) per aumentare la pressione ed ottenere così
una maggiore quantità di olio.
Il trappeto, in epoca a noi vicina, continuò a
coesistere con la macchina olearia a presse e con il
frantoio azionato dalla forza idraulica. Da detto
processo, a bassa pressione, si estrae il "Fiore di
Frutto". Il liquido estratto, l'insieme di olio
vergine di oliva ed acqua di vegetazione, necessita
di separazione. Il liquido della torchiatura (olio
frammisto a morchia) si faceva colare in un tino o
vasca dove l'olio si separava dalle morchie e
affiorava; a decantazione avvenuta veniva raccolto
con un arnese simile a un grosso cucchiaio detto
vol garmen te pi at to coppato (sprofondato).
LA SEPARAZIONE
Fase molto delicata e importante, la separazione
praticata con taglio a mano, per affioramento
naturale, è quella ideale, in quanto evita dannosi
sbattiti all'olio, al fine di mantenere la viscosità
naturale dell'alimento. La separazione viene fatta,
con una serie di vasche a sifone, delle sanse dai
nòccioli; la sansa (u nuzze), per il suo minore peso
specifico, affiorava sul pelo dell'acqua mentre i
nòccioli, più pesanti, si depositano nel fondo. Le
sanse raccolte venivano di nuovo torchiate e
davano un olio di qualità scadente detto per
l'appunto "olio di sansa o lampante". Nasce in tal
modo il "mosto" dell'olio "Extra Vergine di Oliva"
- Fior di Frutto"
LA STAGIONATURA
L'olio mosto ricavato necessita di un primo
stivaggio, per la decantazione e maturazione
naturale. Lo stivaggio avviene in cisterne ricavate
in roccia, sottoterra, onde consentire una lenta
lievitazione-maturazione, a temperatura naturale
costante, tenendo l'alimento lontano da fonti di
aria, luce, calore. La decantazione avviene
naturalmente e può essere prolungata a seconda
delle necessità e delle caratteristiche del prodotto.
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SPIGOLANDO: Notizie da Valenzano
IL VALENTINIANO
PALLAVOLO
Campionato di Serie C Femminile
“LE VALENTINE” di VALENZANO
La squadra ha centrato la promozione in seconda categoria
dopo dieci anni
La «Nuova Valenzano»: la squadra è pronta a onorare
anche il campionato di II categoria dopo la promozione
VALENZANO - Cresce
l’entusiasmo intorno alla
Nuova Valenzano, che nella
scorsa stagione ha centrato
l’obiettivo della II categoria
dopo dieci lunghi anni di
attesa. Un periodo in cui
finalmente allo stadio
comunale si è tornato a
vedere il bel gioco ed un
pubblico caloroso al seguito
della squadra, anche in
trasferta. E c’è pure chi
comincia a respirare la
magica atmosfera che alcuni
lustri fa portò il calcio
cittadino ai livelli della
Promozione.
In vista del più impegnativo
campionato, che partirà il 12
settembre, è cominciata già
d a alcuni gio r ni la
preparazione del gruppo
allenato dal mister Muzio
Belfiore, che ha condotto i
giovani
calciatori
valenzanesi alla serie
superiore inanellando 19
vittorie su 25 gare disputate,
grazie ad un attacco ed una
difesa da record: ben 94 reti
messe a segno contro 16
subite tra andata e ritorno.
Anche quest’anno saranno
Vito di Gravina e Lorenzo
Castelletti il presidente ed il
v i c e p r e s i d e n t e
nell’organigramma della
società, mentre si punta a
rinforzare l’organico con
almeno un paio di innesti. I
dirigenti sportivi sono al
lavoro per setacciare il
mercato.
Per il resto, la rosa degli
atleti resta sostanzialmente
confermata, perché si é
rivelata competitiva anche
per affrontare la serie
superiore. Tra le file della
Nuova Valenzano, infatti, si
contano diversi gioielli che
sono stati richiesti anche da
formazioni che militano in
Eccellenza e Promozione.
Lo spirito con cui si affronta
la prossima stagione è nelle
p ar o le d ell’al le nato r e:
«Quest’anno miriamo ad una
salvezza senza affanni dichiara Belfiore - ma se
dovesse venir fuori qualche
opportunità in più non ci
tireremo certo indietro».
(Tonio De Nicolò, tratto dalla
Gazzetta del Mezzogiorno)
Le VALENTINE di Valenzano,
dell’Associazione Sportiva
Pallavolo(ASPAV), sono iscritte al
campionato femminile di pallavolo
di serie C, 2004-2005.
La squadra, formata di ottime atlete
locali, è fra le più forte del
campionato. Ogni partita casalinga è
seguita da molti tifosi entusiati che
incoraggiano la squadra riempendo
al massimo il palazzetto dello sport
di Valenzano.
Fra le atlete di spicco, la capitana
Marianna Lorusso e Danila De Liso,
inoltre fanno parte della squadra:
Roberta Battaglia, Rosa Camarda,
Rosy Ceci,
Mary Francioso,
Simona Marasco, Bruna Micelli,
Angelica Tricarico, Ida Lioi,
Stefania Nappi, Romy Greco.
L’ASPAV oltre alla squadra
femminile di serie C, dispone di
altre formazioni giovanili:
• 1ª divisione femminile,
• squadra giovanile femminile
(Baby Valentine)
• squadra giovanile maschile (I
Valentini).
Per tutti coloro che desidererebbero
informazioni aggiornate sulla
squadra con tutti i risultati, informazioni varie della società, ecc.,
possono consultare la pagina web
realizzata da Fabio Ferri al sito
http://www.aspav.it/
ASPAV VALENZANO
Presidente
Giacomo Vitucci
Vice Presidente
Pasquale Lamanna
Consiglieri
Antonio Battaglia, Zella Rocco,
Paolo Carone, Silvio De Frenza
e Michele Iodice
ASPAV News-Speaker
Franco Mangano
Marketing
Agata Centonze
Webmaster
Fabio Ferri
Staff Tecnico
Allenatore 1ª squadra
Francesco Marzocca
Vice allenatore
Michele D’Elia
Allenatore 2ª divisione
Giovanni Angiuli
Vice Allenatore: Dario Ferri
Istruttori settore giovanile
Giovanni Angiuli, Francesco
Marzocca, Roberta Battaglia,
Dario Ferri, Fabio Ferri
Medico sociale
Michele De Frenza
Fisioterapista: Michele Cafagna
Storia Albo Società
Anno 2001-2002 - Serie D
Promosso in serie C
2002-2003 - Serie C
12 posto
2003-2004 - Serie C
4º posto in classifica
Vincitrice Coppa Puglia
2004-2005 - Serie C
IL VALENTINIANO
SPIGOLANDO: Notizie da Valenzano
Elezioni in Italia
Si informa che, con Decreto del Presidente
della Repubblica del 19 novembre 2004,
pubblicato in G.U. Serie Generale n. 276 del
24 novembre 2004, sono stati convocati per
domenica 23 gennaio 2005 i comizi per le
elezioni suppletive del Senato della Repubblica
nei collegi uninominali n. 8 della regione
Veneto e n. 2 della regione Puglia.
Le operazioni di votazione si svolgeranno
domenica 23 gennaio 2005 dalle ore 8,00 alle
ore 22,00 e lunedì 24 gennaio 2005 dalle ore
7,00 alle ore 15,00.
I comuni e le zone che fanno parte dei collegi
in cui si terrà questa consultazione sono i
seguenti:
COLLEGIO UNINOMINALE N. 2 REGIONE PUGLIA
Alcune zone del Comune di Bari:
CARBONARA – CEGLIE – LOSETO;
PALESE – SANTO SPIRITO; SAN PAOLO –
STANIC + 8 Comuni della Provincia di Bari:
1. BITONTO
2. BITRITTO
3. CAPURSO
4. MODUGNO
5. NOICATTARO
6. SANNICANDRO DI BARI
7. TRIGGIANO
8. VALENZANO
Festeggiamenti in onore di
SAN ROCCO
Valenzano
San Rocco 2004
Valenzano 16 agosto 2004, ferragosto.
É stata una mia esperienza indimenticabile
essere presente a Valenzano durante i tre
giorni dei festeggiamenti in onore del Patrono
San Rocco. Qualcosa che resterà per sempre
nei miei ricordi e che difficilmente potrò
dimenticare.
Sono rimasto sorpreso da tanta affluenza di
gente sia alla processione che nel paese. É una
esperienza bellissima e consiglierei a tutti i
miei coetanei residenti all’estero di essere
presenti almeno una volta a questa
tradizionale festa paesana che attira tanta
gente sia dai paesi circostanti che valenzanesi
residenti in tutti i continenti. Tutto mi è
sembrato un sogno: l’illuminazione, i fuochi
d’artificio, la marea di gente, i concerti
musicali, la processione.
Complimenti a tutti coloro che hanno
contribuito all’organizzazione perfetta di
questa memorabile giornata.
Solo costatando dì persona posso essere fiero
delle mie origini e di Valenzano che ha visto
nascere i miei nonni e mio padre.
Joseph Bellomo (19 anni - figlio di Franco e
Anna Bellomo)
Nasce il centro polifunzionale dedicato al gioco e alla cultura
Valenzano - Un investimento di circa 700mila
euro (a cura di Tonio De Nicolò, Gazz,Mezz.)
Creare uno spazio di aggregazione e crescita
culturale, in cui ospitare attività ludiche,
cineforum, conferenze, biblioteca con annessa
sala letture. Ma sono previste anche attività di
carattere motorio e collegamenti multimediali.
Con queste finalità sorgerà nel quartiere San
Lorenzo un centro polifunzionale inserito in
un'area a verde attrezzato che si estenderà per
quasi tremila metri quadrati di proprietà del
Comune, poiché proveniente da precedenti
lottizzazioni. In base alle stime effettuate
dall'ufficio tecnico comunale, l'investimento
ammonterà, a base d'asta, a circa 700mila euro,
e sarà finanziato con l'accensione di un mutuo
presso la Cassa depositi e prestiti. Alla struttura
si potrà accedere da via Martiri di Nassirya,
nelle vicinanze della scuola materna che sarà
costruita secondo le previsioni contenute nel
piano triennale delle opere pubbliche elaborato
dall'assessore Vitantonio Leuzzi. Il centro si
articolerà in tre corpi di fabbrica distinti e
collegati sul piano funzionale.
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Due edifici laterali, nei quali si
concentreranno le iniziative culturali ed una
costruzione più piccola riservata ai servizi
comuni, che sarà separata dal resto
dell'infrastruttura attraverso superfici
trasparenti. All'esterno, manti erbosi e ulivi
di gran fusto, con pavimentazioni idonee ad
accogliere attrezzature destinate ai più
piccoli per i giochi all'aperto. Una volta
realizzata l'opera, si studieranno le misure
più opportune per farla funzionare
coinvolgendo il territorio. «Dopo i giardini e
le scuole realizzate nella zona ville in via
Bari - osserva l'assessore Leuzzi - con
questo intervento vogliamo dare ancor più
attenzione alle periferie del paese, perché
consentirà di offrire occasioni di
aggregazione e socializzazione
riqualificando al tempo stesso una zona del
quartiere ora in stato di degrado, spesso
piena di rifiuti e materiali inerti che persone
poco civili gettano senza il rispetto di alcuna
norma, con le ovvie conseguenze anche sul
piano igienico e sanitario».
CORTEO STORICO
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GALLERIA DI POETI
…….dal libro di
Vito De Girolamo
“Un sogno finito”
LA NOTTE NON FINISCE MAI
Se fossi meno buono
starei accanto al mio amore,
ma solo la notte mi è amica.
vedendomi capisco che
neanche respirare mi riesce,
ogni minuto chiudo gli occhi e
mi innamoro ancora di lei.
La notte non finisce mai,
è bello poter parlare ancora di lei,
ma il suo cuore elettrico,
mi ha bruciato la vita.
Ogni piccolo istante si accende di lei,
lei che ha capito il suo ostacolo,
ha bruciato l’amicizia del passato
con il silenzio verso di me.
Tel. (514) 270-8177
Fax: (514) 270-1328
Pat De Palo
AL NOSTRO
CARO NONNO
FRANCESCO
dai nipoti
Angelo e Anthony
e figlio
Domenico
Il tempo era ormai diventato breve ...
ed ingiallivano sugli alberi le foglie ...
il nostro nonno purtroppo non
migliorava ..
Un giorno quando il nostro papa`
comincio` a
pregare...
io e mio fratello ANTHONY
pensammo ....
c'e` lassu` nel cielo blu ...un dottore
che puo` aiutare il nostro nonno....
Perche` non chiediamo a lui .........
E cosi` fu` ........
quel giorno , papa` pregava
intensamente a sperare ad una
cura che non arrivava per il nostro
nonno ..
Ancora una volta il nostro papa`
chiese al SIGNORE aiuto...
Noi sentimmo la voce dell'altro
nonno ........nonno DOC..
ma solo nel regno di DIO che
FRANCESCO guarira' e stara` bene ..
e fra poco lo domandero` a lui ' .
Con il permesso di DIO, nonno DOC
disse al nostro nonno ...
IL VALENTINIANO
Egregio signor
FRANCO BELLOMO,
vi mando la lettera che ho scritto per il
mio papa'.
Questa lettera intitolata "AL NOSTRO
CARO NONNO" esprime una volonta`
virtuale da parte dei miei figlioletti
ANGELO ed ANTHONY (i due gemelli
hanno meno di sette mesi) nei confronti
del nonno FRANCESCO.
Domenico Cimmarrusti
"sciamanin .... Ti curic jei ....
Nan ti si preoccupa’, Frangisc”.
Il nostro nonno rispose
" be, ci na na ma sci, sciamanin,
Cenan ma sci, na ne sim scienn ...”
Abbiamo visto il nostro nonno DOC,
GUERINO, camminare
mano a mano con il nonno
FRANCESCO a portarlo al regno di
DIO ......
Sara` lui il dottore che guarira` e
fara` star bene il nostro caro nonno
FRANCESCO ......
Che grande gioia sapere
cio` !!!!!!!!!!.
Quindi carissima nonna, non e`
tempo di piangere piu` perche`
il nostro caro nonno sta` alla mensa
di DIO , nonno DOC,
i suoi fratelli e tutti i santi ........
ANGELO ed ANTHONY
( con l'aiuto del nostro papa`
DOMENIC )
IL VALENTINIANO
…..dal libro di
Giuseppe Angiuli
“A la scole du Pietterusse”
U MUNNE DE MO’
U munne de mò
nann’è
come a cudde
d’apprime
acquanne la fame
fascève sfennà
u veddiche
mò
sta l’amare
il secco il ginsècche
u cinarr e u ramazzotte
il punde e mèzze
e u doppio kiummell,
l’aperitive e u digestive
mò se mange
sère e matine
ma siende a mmè
ière megghje
u tiembe andiche
acquanne se mangiave
u ppane che le fiche
ci se fasce
la fettine
ci se mange
la patatine
tutte canoscene
la fondine
e la banane
stà sembe mmane
corne e chiacune
nan le canosce
chiù nesciune
ma ière mégghje
u tiembe andiche
acquanne se mangiave
sarache e meddiche
u munne de mò
nann’è
come a cudde
d’ajiere
acquanne a la matine
se bevève u siere
mò sta u cafè
e u cappuccine
la paste e la briosce
u toste e la tartine
u panine cu formaggine
però
ière megghjie
u tiembe andiche
acquanne
se mangiave u pane
che tutte la meddiche
u tiembe de mò
nann’è
come a cudde d’ajiere
acquanne avastave
nu becchiere de miere
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GALLERIA DI POETI
ma mò sta la libertà
de mangià e d’arrebbà
l’amare è libbre
l’abborte pure
de fadeià
nesciune se cure
o mare
prime se scève vestute
e mò se va
tutte all’anute
prime se merève
jinde a la case
mò se more
jinde o spetale
prime
iende alla ville
nan te petiève
manghe vasà
mò te puote
pure streguà
e le file?
nutèlle e marmèllate
mogghia a ddì
nu sckaffe o na stambate
puote fernèsce
ngarciarate
prime
le ladre stevene iende
e le crestiane
stèvene da fore
mò ié tutte
a la vicevèrse
e te siemde
sémbe
cchiù spèrse
iere mégghje
u tiembe andiche
acquanne
s’acchegghièvene
le meddiche
janze
u sa c’è digghe?
Ji digghe
ca vène arrète
u tiembe de la chepète.
IL MONDO DI ADESSO
Il nostro mondo / non è quello / di
prima / quando la fame / faceva
arretrare / l’ombellico // ora si mangia / sera e mattina // chi mangia / la
fettina / chi mangia / le patatine /
tutti conoscono / la fondina / e la
banana / sta sempre in mano // carrube e fichi secchi / non li conosce /
più nessuno // ma era il migliore / il
tempo antico/ qundo si mangiava /
arrighe e molliche // il mondo
attuale / non è / come quello / di ieri /
quando al mattino / si beveva il
siero // adesso c’è il caffé ed il
capuccino / la pasta e la brioches / il
toast e la tartina / il panino con il
formaggio // però / era migliore / il
tempo antico / quando / si mangiava
il pane / con la mollica // il tempo
attuale / non è / come quello di ieri /
quando bastava / un bicchiere di
vino // adesso / c’è l’amaro / il secco
e il ginseng / il cinar ed il ramazzotti / il punt e mes / e il doppio
Kummel / l’aperitivo ed il
digestivo // ma ascolta me / era
migliore / il tempo antico / quando /
si mangiava / il pane con i fichi // ma
adesso c’è la libertà / di mangiare e
di rubare // l’amore è libero / l’aborto
pure / di lavorare / nessuno si cura //
al mare / prima si andava vestiti / ora
si va / tutti nudi // prima si moriva /
dentro le case / adesso si muore /
dentro l’ospedale // prima / dentro la
villa / non ti potevi neppure baciare /
adesso ti puoi / anche strofinare // ed
i figli? / nutella e marmellata / non
sia mai / uno schiaffo o un calcio /
puoi finire / carcerato // prima / i
ladri stavano in galera /e la gente per
bene / stava fuori // adesso è tutto /
all’inverso / e ti senti / sempre / più
perso // era migliore / il tempo antico / quando / si raccoglievano / le
molliche // anzi / sai che dico? // io
dico / che viene di nuovo / il tempo
del pesto di carrube.
…….dal libro di
Giuseppe Lonigro
“E la vite
continue…”
CAR’ valzane
Tu si bell', car' Valzan'
chiss'uldm'ann'
a osp'tat' tand a cristian'
gend' bon' e gend' brutt'
però l'important'
te l'à p'gghjiat' tutt'
tu p' mè, si u megghje
pajis ca esist'
e ji vogghji, speriam' a Crist'
ca d'vji'nd chiù bell angor
tand da d'v'ndà
u pajis' du amor.
Tu si bell' car Valzan',
mo ch' tutt' chidd'
lusc' t'vit'
da 100 migghji' l'ndan',
a Sand' Rocc'
n'g fasc' ogniè iann'
chedda bella fest'
addacc'ssì, n' tèn' semb'
l'ndan dalla pest'.
O Vènèrdì Sand',
fasc' chedda sort d' br'g'ssion'
ca na la fasc'n'
nè a Tr'ggian', nè a Capurs'
e mangh' a M'ndron',
oh 1º novèmbr' fasc'
chedda fèr' ca jiè
l'invidji d' tutt' quand'
nald'è picch' a va d'v'ndà
com' a la Fèr' du Levand'.
Nann' parlam'
du m'rcat' du Vènèrdì
l' cr'stiàn' la tir'n ch'l'zac
chedda dji',
ci accatt' la tièdd',
ci accatt' la cammis',
ma stonn' chidd' ca jièss'n'
p' v'dè stu bell' pajis,
s'è fatt' nu camb sportiv'
ca par' u stadji' d' Bar'
ch' la pist', la grad'nét',
e pur' le far'.
Jind' a 10 ann', s'vonn' fatt'
cos' da pazz',
vill' appartamjind' e palazz'
tutt' cos' ca l'ald pajis,
s' lonna s'nnà,
p`rcè mo Valzan`
jiè com` a na città.
Però ta jià disc'
schitt' nu d'fett'
na `ng' stà nu bell' gab'nétt'
e c' nu frastjir' vol' piscià
se vold' e s'aggir'
e na sap' comm à va fà.
Caro Valenzano
Tu sei bello, caro
Valenzano, / questi
ultimi anni / hai
ospitato tanti cristiani /
gente buona e gente
cattiva
/
però
l’importante / te l’hai
presi tutti / tu per me,
sei il miglior / paese
che esiste / ed io
voglio, speriamo al
Cristo / che diventi
ancora più bello / tanto
da diventar / il paese
dell’amore.
Tu sei bello caro
Valenzano / ora tutti
quelli / luce ti vede / da
cento miglia lontano /
a San Rocco / ci fanno
ogni anno / quella
bella festa / così, ci
tiene sempre / lontano
dalla peste.
Il Venerdì Santo, / si fa
quella processione /
che non la fanno / né a
Triggiano,
né
a
Capurso / e neanche a
Montrone, / Il primo
novembre fanno /
quella fiera che è /
l’invidia di tutti
quanti, / un altro poco
diventerà / come la
Fiera del Levante.
Non ne parliamo / del
mercato del Venerdì /
le persone la tirono
con le zacche / quella
giornata / chi compra
il tegame / chi compra
la camicia / ma stanno
quelli che escono / per
vedere questo bel
paese / si è fatto un
campo sportivo / che
sembra lo stadio di
Bari / con la pista e le
gradinate, / ed anche
le luci / dentro dieci
anni, si son fatti / cose
da pazzi, / ville,
appartamenti
e
palazzi / tutte cose che
gli altri paesi, / se lo
devono sognare, /
perché ora Valenzano /
è come una città.
Però ti devo dire / solo
un difetto / non c’è un
bello gabinetto / e se
un forestiero vuole
urinare / si volta e si
gira / e non sa come
deve fare.
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AGENDA
Riceviamo
e
pubblichiamo
BUON COMPLEANNO
ai membri dell’Associazione
Valenzano di Montréal:
Ottobre
6 – Angelina Scalia Rizzuto
10 – Michele Scalera
10 – Filippo Tangorra
12 – Franco Bellomo
17 – Michele Giannini
19 - Franca Primiani-Mancino
23 – Pat Pietrantonio
30 – Angela Leuzzi Morais
Il 14 agosto 2004, a Montréal, si è celebrato il matrimonio di
Domenica Schiralli (figlia di Maria Cuccumazzo, nativa di Valenzano e Alessandro Schiralli) e Paolo Manzo. Nella foto la coppia
degli sposi con i genitori e la nonna Domenica Schiralli, giunta
dall’Italia insieme alla figlia Maria. Auguri di felicità agli sposi
da tutti i soci dell’Associazione Valenzano di Montréal.
L’Associazione
VALENZANO
di Montréal
ringrazia sentitamente
Anthony DE PALMA
e la compagnia
MINERALS
TECHNOLOGIES Inc.
per il suo prezioso e
generoso contributo,
in onore
di San Rocco.
F r e d D e P a l ma , v i c e
Presidente del Comitato
Festivo “San Rocco”
dell’Associazione Valenzano
di Montréal in compagnia del
figlio Anthony, devoti di San
Rocco.
Novembre
2 – Giuseppina Muggeo
9 – Anna Calia
11 – Nick Berardi
12 – Franco De Palma
14 – Antonia De Bellis
15 – Franco Bellomo Jr.
16 – Maria De Palma
17 – Frank Grasso
19 – Alessandro Schiralli
20 - Anna Cozzolino
23 – Rocco Caringella
26 – Vito Schiralli
28 – Carlos Morais
28 – Maria Bruno Volpicella
Dicembre
3 – Maria Pagnelli
4 – Giovanni Leuzzi
7 – Jeannine Caringella
8 – Vito Pagnelli
8 – Francesca Bellomo/Palermo
9 – Rosa Di Penna
18 – Anna Rita Pietrantonio
24 – Mark Donnici
IL VALENTINIANO
I migliori auguri
di un Felice
Anniversario di
matrimonio ai
coniugi:
Marisa e Luca Berardi
12 anni – 3 ottobre 1992
Lina e Franco Del Duca
33 anni – 4 ottobre 1971
Anna e Vito Guerra
43 anni - 7 ottobre 1961
Angie e Carlos Morais
10 anni – 8 ottobre 1994
Irene e Giuseppe Panarelli
54 anni – 21 ottobre 1950
Grace Nicola e Antonio Bellomo
10 anni – 22 ottobre 1994
Antonietta e Vincenzo Lonigro
42 anni – 27 ottobre 1962
Sofia e Giovanni Simboli
38 anni – 28 ottobre 1966
Elisa e Franco Partipilo
37 anni – 2 dicembre 1967
Carmela e Pasquale De Palo
33 anni – 4 dicembre 1971
Rosa e Filippo Tangorra
45 anni – 12 dicembre 1959
Angela e Michele Scalera
52 anni – 17 dicembre 1952
Lina e Marcel Brossard
39 anni - 19 dicembre 1965
IL VALENTINIANO
appartiene a noi tutti valenzanesi
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H1S 2k3 - CANADA
Tel. 514-376-4622
N e w E m a i l:
[email protected]
La pagina web
www.il-valentiniano.com
A Montréal il 9 ottobre 2004 si è celebrato il matrimonio di Angela De Palma
(figlia di Antonio e Maria De Palma) e Roberto Mastrangelo. Auguri di felicità
agli sposi da tutti i parenti e amici e da tutti i soci dell’Associazione Valenzano di
Montréal.
a cura di
Michele PARTIPILO
E-mail: [email protected]
http://www.il-valentiniano.com
Ponte d’unione dei valenzanesi nel mondo