ERCOLANO, UCCISO A 18 ANNI SAREBBE DIVENTATO PAPÀ

Transcript

ERCOLANO, UCCISO A 18 ANNI SAREBBE DIVENTATO PAPÀ
16
UN GIORNO IN ITALIA
DOMENICA 2 MARZO 2014
brevi
RIMINI SPARI CONTRO I CARABINIERI
È stato trovato un arsenale in casa del 35enne riminese che ieri è uscito di casa con un fucile seminando il panico tra gli abitanti. Nel suo appartamento i carabinieri hanno trovato sei pistole, tre
fucili giocattolo ad aria compressa e più di trecento cartucce di cui 50 pallettoni di vario calibro.
MUOS SCONTRI ALLA MANIFESTAZIONE A NISCEMI
Momenti di tensione durante la protesta a Niscemi contro il Muos, il
sistema di comunicazione satellitare. Ci sono stati alcuni scontri e
una donna è stata ferita. Soccorsa da un medico presente sul posto,
ha aspettato 20 minuti l’ambulanza. Ansa
ERCOLANO, UCCISO A 18 ANNI
SAREBBE DIVENTATO PAPÀ
il Fatto Quotidiano
AUTOSTRADA A10 MUORE UNA BIMBA
È una bimba di 4 anni la vittima dell’incidente
avvenuto sull’A10 tra Varazze e Arenzano. la
piccola, di origine serba, viaggiava sulla Renault
Megane bianca con il padre alla guida, la madre
e un fratellino. Il fratellino è in gravi condizioni,
così come i due genitori.
Il benvenuto a Cellino
IL GIOVANE È STATO VITTIMA DI UN RAID PUNITIVO ORGANIZZATO
DA UN GRUPPO DI SUOI COETANEI. TRA I PARTECIPANTI ANCHE UN MINORENNE
di Vincenzo Iurillo
Napoli
aetano Lavini aveva 18 anni e una
gioventù bruciata
alle spalle. Un precedente per tentato omicidio,
altri per rissa e violenze. L’esperienza del carcere minorile
di Nisida. Poi l’oratorio, il percorso di recupero intrapreso
insieme al suo parroco, don
Pasquale Incoronato. L’attesa,
vissuta con gioia, del bambino
concepito con la fidanzata,
aveva postato su Facebook la
foto dell’ecografia, sotto al nome sul profilo aveva scritto
“presto saremo in tre”. Gaetano Lavini è morto a 18 anni,
ucciso, accoltellato, vittima di
un raid punitivo compiuto da
ragazzi come lui.
G
LA SUA VITA di ragazzo diven-
tato adulto troppo presto si è
conclusa sulla lama impugnata
da un coetaneo in un vicolo di
via Mercato, a Ercolano, a poca
distanza dal Mav, in un quartiere dove i motorini sfrecciano guidati da ragazzi senza casco, e senza casco Gaetano si
era fatto fotografare in sella a
una motocicletta, sorridente,
senza pensieri. Gaetano Lavini
era il nipote di Gaetano Esposito, ritenuto vicino al clan Birra, ucciso a colpi di pistola il 29
marzo 2009 in corso Resina, in
mezzo alla gente, in un tipico
agguato di camorra. Gli voleva
bene e in suo ricordo aveva
cambiato il nome sul social
network in ‘Gaetano Esposito
Lavini’. Il giovane si è spento
all’ospedale ‘Maresca’ di Torre
del Greco, troppo gravi le lesioni riportate, mentre se l’è
cavata con una ferita lieve al
volto un altro ragazzo coinvolto nella rissa. Ha diciassette anni e sarebbe il nipote di un boss
dei Birra, il clan che agisce su
Ercolano e dintorni. È tornato
AFFARI DI FAMIGLIA
Il morto era nipote
di Gaetano Esposito,
ritenuto vicino al clan
Birra, freddato a colpi
di pistola il 29 marzo
2009 in centro città
a casa e sarebbe stato di poco
aiuto ai carabinieri che lo hanno interrogato per provare a ricostruire dinamica e movente
dell’agguato. I carabinieri hanno intensificato controlli e perquisizioni per identificare l’assassino e i complici. Secondo
una prima ricostruzione, l’omicidio sarebbe una vendetta
per una precedente rissa scoppiata una settimana fa davanti
a una gelateria al confine tra
Torre del Greco ed Ercolano.
In risposta a quell’episodio, ci
sarebbe stata la spedizione punitiva e la nuova rissa tra ragazzi abituati a circolare con
un coltello in tasca. E l’ecces-
siva facilità con la quale i ragazzi si procurano, nascondono e usano armi da taglio, ricorda Don Marco Ricci, parroco della Chiesa di Santa Maria della Consolazione, “ha
spinto qualche anno fa il cardinale Crescenzio Sepe a formulare l’appello ai giovani ‘deponete i coltelli’”. Per don Ricci
“occorre sì deporre le armi, ma
c’è bisogno di un maggiore
controllo dei genitori. All’appello devono seguire fatti e
controlli”. E riflette: “Dovremmo trovare tutti nuovi linguaggi con cui parlare ai ragazzi
perché siamo in due paesi diversi: loro stanno su un piano
LEEDS, TIFOSI VESTITI DA MAFIOSI
I tifosi del Leeds in trasferta a Londra, durante la
partita contro il Queens Park Rangers, salutano a modo
loro il neoazionista di maggioranza Massimo Cellino
troppo materiale, noi spirituale e dovremmo trovare un punto d’incontro. Purtroppo il nostro messaggio viene cancellato dai genitori o dai videogiochi”. Secondo Luisa Bossa, deputato Pd e sindaco di Ercolano dal 1995 al 2005, “tragedie
come questa continueranno ad
accadere se non togliamo i ragazzi dalla strada e costruiamo
modelli innovativi di aggrega-
zione sociale nelle scuole, nelle
associazioni, negli oratori e nei
centri giovanili. É urgente ricostruire un welfare comunale
di qualità”. Don Pasquale Incoronato, parroco di Santa
Maria del Pilar, da anni impegnato in attività di sostegno per
i minori a rischio, ha appreso la
morte di Gaetano dal cronista:
“Proprio ieri avevo parlato di
lui con mio cugino”.
Il programma di Libera per il governo
DON CIOTTI SPIEGA AI MINISTRI COME COMBATTERE LE MAFIE RAFFORZANDO LA LEGGE SUI BENI CONFISCATI
di Irene Buscemi
e mafie restituiscono il maltolto”.
L
Questo il titolo della conferenza
con don Luigi Ciotti in Campidoglio, a
Roma, per celebrare i diciotto anni della
legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia. Un provvedimento
varato nel 1996, grazie alla battaglia del
prete di Belluno e dalla sua associazione
Libera, e figlio della legge Rognoni-La
Torre che nel 1982 istituì la confisca e il
reato di associazione a delinquere. “Il
bilancio di questi anni è positivo, abbiamo dato lavoro e costruito inclusione sociale, strappando appartamenti,
ville, terreni agricoli dalle grinfie della
mafia - afferma Don Ciotti – ma ci sono
modifiche da fare al più presto per rendere la legge ancora più efficace”.
Ad ascoltare Don Ciotti ci sono il sindaco di Roma Ignazio Marino, i ministri Andrea Orlando, Giuliano Poletti,
Maurizio Martina e il presidente della
commissione antimafia Rosi Bindi. nizzata, istituita nel 2010, sempre graCiotti dice: “Noi lotteremo con forza zie all'impegno di Libera, deve essere
contro tutto ciò che no va. Ci possono migliorata e rafforzata nelle sue comessere le condizioni per vendere i beni petenze. “É inutile mantenere tante sedi
confiscati sul mercato, ma non può che sparse, meglio una sola sede centrale a
essere un’ipotesi residuale. La mafia Roma, sotto le dipendenze della presitrova sempre stratagemmi.”
denza del Consiglio”. Il fondatore di LiPer Don Ciotti i nodi principali da scio- bera chiede inoltre che lo stesso regime
gliere sono tre. Bisogna rendere più per gli immobili confiscati previsto daltempestivo il riutilizzo del beni confi- la legge del 1996 possa essere esteso anscati, snellire le lunche alle imprese sequeghe pratiche burostrate alla mafia.
cratiche. Spesso pasIn Italia i beni confiscaLE RICHIESTE
sano 7 o 8 anni prima
ti secondo i dati dell'ache l’immobile segenzia nazionale sono
“Agevolazioni per
questrato possa fini12.946, 5.515 soltanto
re in mano alle cooin Sicilia. E da lì che arle imprese sequestrate
perative che lo trarivano gli esempi più
ai clan. Nei pranzi con
sformano in un bene
virtuosi di cooperative
comune per il terriche hanno trasformato
i capi di Stato stranieri
torio. L’agenzia naappezzamenti di terrezionale per i beni seni e ville di mafiosi in
solo cibo prodotto sui
questrati e confiscati
importanti realtà ecoterreni sottratti ai boss”
alla criminalità organomiche locali, capaci
di produrre prodotti agricoli di qualità,
dando lavoro a molte persone del posto.
Due esempi: la cooperativa Placido Rizzotto e quella dedicata a Pio La Torre a
San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo. Libera ha svolto anche un censimento per quantificare le realtà più
rilevanti. Si contano 395 cooperative in
tutta Italia, il 65 per cento al Sud, il 25
per cento nel Nord, il 9 per cento nel
Centro Italia. “Ci sono circa 9 milioni di
italiani a rischio povertà – afferma don
Ciotti - il tema dei beni confiscati non è
slegato dal tema sociale, dalla speranza
di fare qualcosa tutti insieme per il bene
della collettività”.
Il fondatore di Libera, nell’aula Giulio
Cesare, in ultimo ha lanciato una proposta di consumo critico. “Abbiamo
costruito un'economia sana nei territori. Ora al governo chiedo che i grandi
pranzi coi capi di Stato e i ministri si
facciano coi prodotti di Libera derivanti dai terreni confiscati alle mafie".